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Valentina Fontan, "Nel segno del destino"

27 Aprile 2022 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #storia, #personaggi da conoscere

 

 

 

 

 

Nel segno del destino

Valentina Fontan

Literary Romance, 2022

 

Rispetto a Il prezzo della felicità, Valentina Fontan appare molto maturata come autrice di romanzi storici a tutti gli effetti. Nel segno del destino mescola le vicende di personaggi inventati con quelle di altri realmente esistiti.

Lorenzo e Greta sono due giovani innamorati. Lei, pia e dolce, avrebbe voluto ritirarsi in convento, ma è costretta a sposare il vecchio e sgradevole promesso sposo della defunta sorella. Lorenzo è un soldato romano che finirà per essere la guardia del corpo di Martin Lutero, il noto riformatore tedesco. Praticamente, Lorenzo sarà “l’ombra” onnipresente che ci permetterà di conoscere da vicino le vicende della vita di Martin Lutero.

Lutero dette inizio al protestantesimo, condannando la vendita delle indulgenze e sostenendo che chiunque può interpretare le Sacre Scritture senza bisogno di intermediari. Le sue famose 95 tesi segnarono il principio dello scisma della chiesa protestante da quella cattolica. La Fontan ripercorre tutti i principali avvenimenti della vita del monaco, dalla scomunica, al rogo della bolla papale, alla traduzione in tedesco della Bibbia etc. Ne esce una figura di uomo convinto delle proprie idee, impavido, capace di sfidare tutto e tutti e alla ricerca di una spiritualità autentica ma, soprattutto, di pace interiore.

Fra Martino e Lorenzo si instaura un cameratismo, a fasi alterne di odio e amore, che si approfondisce di giorno in giorno e che mi ha ricordato, per libera associazione mentale, quello scanzonato ma emozionante fra Merlin e Arthur nella serie televisiva Merlin.

Il percorso di Greta, invece, s'intreccia con le vicende di Katharina Bora, la suora divenuta poi moglie di Lutero, fra fughe rocambolesche dal convento, letture segrete e ricongiungimenti sempre rimandati. È interessante, quindi, questo chiasmo stabilito dall’autrice fra le due coppie di amanti, quelli di fantasia e quelli storicamente esistiti.   

Si sente il lavoro imponente di ricerca e studio dietro la stesura del romanzo. La maggior parte dello sviluppo è affidato al dialogo più che all’azione o alle descrizioni. Come nel precedente testo della Fontan, anche qui i personaggi, tutti indistintamente, tendono ad avere una certa qual “bizzosità” di fondo, comunque giustificata dalle diatribe e liti storiche.

All’autrice va il merito di aver riportato in auge una personalità basilare per la cultura occidentale, ma controversa e forse ultimamente un po’ accantonata.

 

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Frank Ostaseski, " I cinque inviti"

26 Aprile 2022 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni

 

 

 

I cinque inviti

Frank Ostaseski

Mondadori, 2017

 

Libro delicato e maestoso insieme, racchiude le esperienze di Frank Ostaseski, buddhista e co-fondatore dello Zen Hospice, struttura che accoglie malati terminali spesso in condizioni economiche o sociali disagiate. Ostaseski in decenni di esperienza a fianco dei pazienti come semplice "facilitatore" o "accompagnatore" ci fa dono dei cinque insegnamenti più importanti appresi da questa sua incredibile esperienza. Il primo è "non aspettare": la vita va vissuta con consapevolezza ogni momento. Se sentiamo di volere fare qualcosa, e quel qualcosa rischia di renderci felici, dobbiamo farlo senza esitare, soprattutto se ciò ha a che fare con i nostri sentimenti. Il secondo è "accetta tutto, non rifiutare nulla": difficile soprattutto nella seconda parte, Ostaseski ci suggerisce di non gettare via nemmeno quelle esperienze che noi giudichiamo negative o brutte, perché vivremmo e ci conosceremmo solo a metà. Il terzo è "porta nell'esperienza ogni parte di te stesso": esattamente come non dobbiamo rifiutare nulla dall'esterno, dobbiamo farlo con ogni parte di noi, anche quelle sgradevoli. Conoscerci resta sempre il grande obiettivo di questa vita. Il quarto insegnamento è "riposa nel pieno dell'attività": così come tra inspirazione e espiazione esiste una brevissima pausa, così dobbiamo trovare un momento per noi, e quel momento coincide con la nostra vulnerabilità, la nostra benedizione che ci apre al mondo. Il quinto invito è" coltiva la mente che non sa": stupiamoci, sperimentiamo cose nuove abbandonandoci, cogliamo la bellezza nel mondo. Tutti gli inviti si dipanano tra le storie dei malati, le loro toccanti condivisioni, il profondo senso che alcuni di loro hanno trovato solo al limitare della Soglia. In Ostaseski non c'è mai ostentazione del dolore, mielositá, ma sempre e solo compassione pura e pietà per la condizione umana, fatta di una unica illusione, su cui spesso nemmeno la Morte riesce ad alzare il velo.

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Il mostroquindici

25 Aprile 2022 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #eventi, #fotografia

 

 

 

 

Amici lettori, la primavera è inoltrata e l’arte, che in letargo non va mai, è presente per voi alla TAG con un'interessante mostra fotografica di gente veramente speciale, “il mostro#15”.

Una serie di opere d’arte fotografiche selezionate e allestite presso la Tevere Art Gallery di Roma, in via di Santa Passera, 25. Che altro vi dirò? Beh! Venite a vederla, e per chi ancora non la conosce, tranquilli, non abbiate paura dei mostri, anzi i "mostri della fotografia" saranno lieti di vedervi felici e contenti. Godrete della bellezza di una serie di foto in b/n e colore che vi coinvolgeranno in scene di vita passata, presente e futura, lasciando viaggiare la vostra fantasia. Attraverso gli scatti fotografici strapperanno sorrisi e motivi per riflettere, questo è il compito dei mostri. Artisti che si sentono e sono “mostri dentro”: due occhi, un'anima, un cuore, dita con una camera in mano. Come da una calamita vengono attratti da un immagine e in quel momento diventano “mostri”.

Bene, ora, anche se dovrei, non vi citerò i nomi degli artisti scelti per questa occasione, la quindicesima, che si sono voluti mettere in gioco. Oh! Sì! Esporranno il proprio talento per dimostrare di essere artisti autentici, l’elenco è lungo ma voi potrete scoprirli e abbracciarli a Roma alla TAG di Via di Santa Passera. Tributate loro il giusto merito e ne uscirete migliori ed emozionati. Il percorso dei mostri va sempre avanti e questa edizione è parte di un progetto che, di volta in volta, diventa sempre più bello e ambizioso.

Amici lettori, ci rivediamo alla prossima uscita artistica e sarà sempre un piacere farlo insieme a voi.

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La santa piccola di Silvia Brunelli

22 Aprile 2022 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni, #cinema

 

 

 

 

La santa piccola (2021)
di Silvia Brunelli

 

La santa piccola è la convincente opera prima di Silvia Brunelli, prodotta con l’aiuto della Biennale di Venezia e di altre realtà territoriali come Mosaicon Film, Antracine, Nuovo Teatro Sanità e Accademia di Belle Arti di Napoli. Presentata al Farnese di Roma, selezionata al Tribeca Film Festival, ha dato il via a un tour italiano che la porterà nei cinema di Ragusa, Iglesias, Bologna, Caserta, per approdare a Napoli, quartiere Sanità, luogo naturale dove tutto è cominciato. La pellicola è tratta dal buon romanzo di Vincenzo Restivo (Milena Edizioni, collana di narrativa LGBT), sceneggiato dalla regista in collaborazione con Francesca Scanu, ambientata benissimo in una Napoli solare e vitale, nel quartiere Sanità, dove convivono superstizione e miseria, religiosità diffusa e quotidiane mancanze. Si racconta una storia di amicizia tra due ragazzi, Lino e Mario, che dopo notti di sesso sfrenato e avventure nel rione, sembra sfociare in qualcosa di più intenso, ma soltanto il secondo cerca l’approccio omosessuale, mentre il primo non trova il coraggio per osare e interrompe persino l’amicizia. La regista è bravissima a descrivere la vita quotidiana di un quartiere povero, dove sembra non accadere niente, fino allo sconvolgente evento che irrompe nell’ordinario e modifica il corso degli eventi. Personaggio principale della vicenda la piccola santa, suo malgrado, Annaluce (sorellina di Lino) che fa volare una colomba apparentemente morta e sembra resuscitare la madre intossicata dal gas. Tutto il quartiere grida al miracolo e la povera casa di Perla - madre depressa abbandonata dal marito - si popola subito di fedeli come se fosse un santuario.  Silvia Brunelli dipinge con mano felice un’umanità povera e dolente, con tratti pasoliniani, una macchina a mano convulsa e nervosa che si alterna alla macchina fissa per inquadrature mai banali di volti, vicoli e piazze. Attori giovani e bravi, sia Pellegrino (Lino) che Antonucci (Mario), ben guidati in complesse (ma credibili) sequenze erotiche che a tratti sconfinano nell’hard. Per la prima volta sullo schermo, la giovanissima Sophia Guastaferro non se la cava male, così come Pina Di Gennaro (Perla) è una convincente madre depressa. Fotografia luminosa di una Napoli periferica con suggestivi spaccati marini, curata da Sammy Paravan, colonna sonora a base di suggestioni partenopee di Emiliano Rubbi, mentre la regista cura in parte anche un compassato montaggio, secondo le regole del miglior cinema d’autore.  Questa è una storia che racconta di tenerezza e di crudeltà - spiega la regista - di bisogno di credere che qualcosa di buono e di superiore possa accadere, di speranza che qualcosa ci salverà dalla quotidianità e dalla sua monotonia. A nostro parere l’autrice centra il bersaglio alla perfezione, dimostrando che il buon cinema italiano (come si faceva un tempo) esiste, bisogna solo scoprirlo, senza fermarsi alle pellicole promosse da televisioni e circuiti multisala. 

Titolo originale: La santa piccola. Anno 2021. Paese di Produzione: Italia. Genere: Drammatico. Produzione: Rain Dogs Production, con la collaborazione di Mosaicon Film, Antracine, Nuovo Teatro Sanità, Accademia Belle Arti di Napoli. Durata: 97’. Regia: Silvia Brunelli. Soggetto: Vincenzo Restivo (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Silvia Brunelli, Francesca Scanu. Fotografia: Sammy Paravan. Montaggio: Luna Gualano, Silvia Brunelli. Musiche: Emiliano Rubbi. Distribuzione internazionale: Minerva Pictures Group, TVCO. Distribuzione Italia: Rain Dogs Production, Emera film. Interpreti: Francesco Pellegrino (Lino), Vincenzo Antonucci (Mario), Sophia Guastaferro (Annaluce), Pina Di Gennaro (Perla), Gianfelice Imparato (Don Gennaro), Alessandra Mantice (Assia), Sara Ricci (Marina), Carlo Gertrude.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GIALLO BERICO – Summer Edition

14 Aprile 2022 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #cinema, #eventi

 

 

 

 

 

 

SHATTER Edizioni, in collaborazione con l’Associazione Culturale Amour Braque, presenta “GIALLO BERICO – Summer Edition”, versione spin-off della rassegna cinematografica e letteraria dedicata al genere giallo/thriller, la cui prima edizione ha avuto luogo il 18 e 19 febbraio 2022 presso la Sala Maggiore di Ponte di Barbarano (VI).

Dopo il successo riscosso dalla prima edizione, a grande richiesta, “GIALLO BERICO” torna in una versione tutta da scoprire e per l’occasione cambia location e “aspetto”: l’appuntamento con il brivido è fissato infatti per il 18 giugno 2022 presso la Sala Polivalente del Comune di Agugliaro (VI).   

L’evento, a ingresso libero previa prenotazione, vedrà protagonisti della giornata scrittori, reporter, documentaristi, saggisti e giornalisti investigativi che trasformeranno ancora una volta la suggestiva cornice dei colli berici in uno spazio di informazione, approfondimento, cultura e, non per ultimo, intrattenimento.

Al centro della Summer Edition due fatti di sangue che hanno profondamente segnato un solco nella nera italiana: la strage di Erba e l’efferato delitto Pasolini. In occasione del centenario dalla nascita del regista, intellettuale, scrittore e poeta, infatti, GIALLO BERICO rende omaggio a uno dei più grandi esponenti del Novecento, brutalmente assassinato e sul cui omicidio ancora oggi non mancano ombre e misteri.

A ripercorrere, come da titolo del libro inchiesta, L’ultima notte di Pasolini sarà il reporter Paolo Cochi, autore anche dell’omonimo documentario e che per l’occasione verrà proiettato, che ha co-firmato il volume, edito da Runa, assieme all’avvocato Nino Marazzita e il criminologo Francesco Bruno. L’incontro, moderato dalla giornalista Daniela Boresi, sarà preceduto dalla lettura di alcuni passi da “Le Ceneri di Gramsci” di Pier Paolo Pasolini, a cura di Amour Braque.

L’altro fatto di sangue in cartellone è poi la tristemente nota strage di Erba. A far luce su un caso ancora oggi dibattuto e che vede dietro le sbarre, accusati di omicidio plurimo, Olindo Romano e Rosa Bazzi, sarà il giornalista investigativo Edoardo Montolli, autore della controinchiesta, assieme a Felice Manti, “Il grande abbaglio”, trasposto poi anche in podcast e del quale sarà possibile ascoltare alcuni passaggi. Oggi, che tanti dubbi sono stati sollevati sulla colpevolezza di Olindo e Rosa e che il dibattito sulla coppia si è riaperto, il libro è stato riproposto in versione aggiornata, sulla base delle scoperte fatte dagli autori. A moderare l’incontro sarà il già professore di Diritto penale presso l’Università di Ferrara Guido Casaroli.

Ma come da format originale, anche GIALLO BERICO Summer Edition rende omaggio ai classici della letteratura gialla. E per l’occasione lo fa chiamando in causa un ospite d’eccezione: l’investigatore per eccellenza Sherlock Holmes, protagonista di alcuni dei racconti del giallista Rino Casazza che presenterà le indagini del più noto indagatore alle prese, per i Gialli di Crime, con lo squartatore, Lupin e il mannaro del Lario, per citarne alcuni.

Più ampio spazio poi al cinema giallo e ai cult movies anni Settanta-Ottanta che hanno caratterizzato la scena italiana con la partecipazione di Antonio Tentori, sceneggiatore che ha lavorato al fianco dei più grandi registi di genere di casa nostra quali Dario Argento, Lucio Fulci, Joe D’Amato, Bruno Mattei e che presenterà due volumi, editi da SHATTER Edizioni, da lui scritti: La notte degli assassiniCult movies del thriller italiano anni Settanta, saggio che prende in analisi titoli celebri e meno del giallo made in Italy, e La mano guantata della morte, sceneggiatura quest’ultima co-firmata da Nico Parente. E quale occasione migliore per portare in scena una performance teatrale che rievochi il nostro cinema più glorioso? Ed ecco infatti entrare in azione Alessandro Romano e Veronica Galeazzo, che daranno vita a una messinscena liberamente ispirata dal capolavoro di Dario Argento Quattro mosche di velluto grigio.

Ad inaugurare la sezione 2 PASSI NEL GIALLO sarà invece la scrittrice Paola Totis, autrice del romanzo La compagnia del silenzio (Logikal Edizioni), in un incontro moderato da Fabio Berton e che comprenderà alcune letture a cura di Amour Braque.

Un evento imperdibile per tutti gli amanti del brivido che, a partire dalle 17.30 di sabato 18 giugno, potranno accedere alla Sala Polivalente di Agugliaro.

La direzione artistica di “GIALLO BERICO” è di Nico Parente.

 

 

Per info e prenotazioni: gialloberico@shatteragency.com

www.shatteragency.com

 

 

 

 

 

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Patrizia Poli, "Axis Mundi"

8 Aprile 2022 , Scritto da Laura Nuti Con tag #laura nuti, #poli patrizia, #recensioni, #miti e leggende, #saggi, #fantasy

 

 

 

 

Il  mito assume aspetti diversi nel tempo a seconda delle culture, dei narratori, del pubblico a cui si rivolge, dell’epoca in cui viene narrato, MA il suo significato profondo, il suo messaggio, resta inalterato perché a quello deve l’eternità, il suo non essere stato dimenticato insieme a tante altre storie. Rimangono le storie più importante per il loro significato profondo e per il modo come sono scritte.

Qual è il significato del mito di Artù e dei suoi cavalieri più famosi, le cui storie si sono aggregate solo in seguito? Tristano e Isotta incarnano l’amore fatale, che travolge le istituzioni, in particolare quella del matrimonio  su cui poggia la costruzione del potere nel medioevo e nei secoli successivi (“Tristano e Isotta è il grande mito lasciato in eredità dal Medioevo all’età moderna" in Romanzi medievali, pag XL); Lancillotto e Ginevra, al contrario, la fedeltà alle istituzioni, aldilà dei propri sentimenti, bisogni e desideri; Parsifal la difficoltà di diventare adulti, Galaad l’innocenza e la perfezione delle anime giovani. 

Le versioni della stessa storia sono infinite: le une riprendono le altre, aggiungono particolari o episodi,  oppure li abbandonano, esaltano comportamenti, li condannano o li negano ecc. Patrizia Poli ha dato una nuova trasformazione e lettura di questi racconti immortali.

Questo è un libro sul potere. Artù è un  re che ha un grande potere ma non lo usa, cioè lo usa per il bene del suo popolo ed è questo che fa di lui un sovrano. Come dice San Francesco, è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati e morendo che si resuscita alla vita eterna e in effetti re Artù vive in eterno perché muore da re. Artù è caratterizzato dall'onestà e dalla gentilezza, il che non gli impedisce di essere un guerriero (armatura opera di sangue), ma lui non ama la guerra, è costretto a farla per difendere il regno o i deboli però è un re di pace, un giovane “di cuore”, “da amare”, come lo vede Ginevra  quando si incontrano. Artù perdona le miserie degli altri e le vive in prima persona. Conosce la gioia, il dolore, la paura, l’odio, l’amore, la tristezza, la sconfitta. Insomma è un uomo vero, un uomo normale. Non è un eroe puro come Lancillotto o un eroe amante come Tristano. Loro sono creature “mitiche”, Artù è una persona. Forse anche Morgana lo è, ma lei è anche “magica”, “primitiva”, legata alla grande dea, Artù è umano e basta. E in questo essere umano e restare umano sta la sua grandezza e dalla sua regale grandezza viene il bene del suo popolo e dell’intera natura. La grandezza di Artù sta nel non  usare il suo potere, il potere è solo servizio per il bene del suo popolo, per il bene della comunità, si direbbe oggi. Non esercita potere sulle persone (moglie, amici…) non utilizza mai le loro debolezze e le loro fragilità, non condanna i loro errori nonostante la sofferenza che gli procurano. Lui è tradito nel suo essere marito, fratello, padre, nella fiducia per la moglie, nell’affetto per la sorella, nel legame col figlio. Eppure lui capisce e perdona, senza mai rinnegare la delusione, la gelosia, la frustrazione, il dolore e anche l’orrore che queste persone a lui così profondamente legate gli procurano. Nel vivere con dignità e consapevolezza la sua fragilità sta la sua grandezza di uomo e il suo potere di monarca. Non usando il potere come comunemente si intende, lui lo esercita nel senso più alto. Potere vuol dire che si “può”, cioè si può fare il bene come il male, si può stare sopra o accanto, si può schiacciare o sostenere. Il potere è una vox media, dipende da come si usa e da come si intende, come la fortuna. In Artù, al momento della sua morte, c’è anche il tema della solitudine per l’allontanamento dalle persone care.

Forse la storia più “commovente” è quella di Parsifal, perché è  una storia di iniziazione, quindi attualissima: un ragazzo orfano di padre, con  una madre possessiva  - iperprotettiva diremmo oggi - che lo tiene al riparo - e quindi lontano – dal mondo, che a un certo punto si cimenta con la realtà. Non si può sfuggire al destino di diventare adulti, sembra dire la storia, forse sarebbe bello restare nel mondo ovattato e senza nubi dell’infanzia, protetti dai genitori e dalla famiglia. Ma sarebbe anche senza senso, noioso, alla fine. E comunque non si può: come Siddartha e come il ragazzo delle papere di Boccaccio, la natura, il mondo, la vita esercitano un richiamo irresistibile. Parsifal significa” che si apre un varco” e questo varco  verso la vita reale lui se lo apre con tutte le sue forze. 

La figura di Merlino è molto diversa in "Axis Mundi". Religione e magia si incontrano.

Questa è una nuova, affascinante, moderna lettura di un mito antichissimo che sta alla base della nostra cultura, del nostro immaginario e della nostra anima. Sta a voi scoprire chi sono Artù, Ginevra, Tristano ecc raccontati da Patrizia, quali miti ci narrano, quale veste nuova ha dato l’autrice, se e che cosa continua a toccarci nel profondo. Oppure, semplicemente, potete godervi una storia raccontata come al solito con audacia, maestria e con una nuova, piacevole “morbidezza”. Il piacere del racconto è ciò che ha permesso a quelle di Beroldo, Chretienne ecc, fra le varie e innumerevoli versioni, di arrivare fino a noi. È il piacere del racconto, il MODO come è raccontato, a salvare quella versione di una storia immortale di per sé. Perciò: buona lettura.

 

 

 

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Alessandro Del Gaudio, "Lo specchio dell'anima"

6 Aprile 2022 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni, #interviste, #fantasy

 

 

 

 

 

Alessandro Del Gaudio
Lo specchio dell’anima
Saga Edizioni, 2021 – Pag. 310 – Euro 19

www.saga-edizioni.cominfo@sagaedizioni.com

 

Alessandro Del Gaudio è un autore che conosco molto bene per aver pubblicato diversi suoi libri interessanti, da saggi come Identità segreta - libro sui supereroi che andrebbe ristampato e aggiornato - e Kyoko mon amour, per finire con una trilogia fantasy (Metallo d’ombra, Lacrime d’ombra e Anello d’ombra) e alcuni romanzi classici (Italoamericana). Lo specchio dell’anima esce per Saga, un editore di narrativa pura, specializzato nel genere fantasy che Del Gaudio ama narrare e per il quale è decisamente portato. Vediamo la trama desunta dallo strillo editoriale. Radian vive a Roccabruna, mentre la sua esistenza gli scivola tra le dita, tra notti insonni e uno strano dado, un dono del suo amico Ferge. Durante una di quelle serate vuote, decide di entrare al Bianconiglio, un locale dove niente è ciò che sembra, nel quale incontra Feef, un personaggio alquanto singolare, molto interessato a quel dado di cui Radian è estremamente geloso. Dopo quell’incontro, niente sarà più lo stesso: Radian perderà un occhio e si ritroverà su Najar, una dimensione in cui vige ancora un sistema feudale. Il Pescatore di Anime gli ha ghermito l’anima e a lui non resta che prepararsi, assieme ai suoi nuovi amici per la battaglia che libererà la dimensione da quel sovrano spietato: lo scontro finale. Un breve estratto: Tu potrai riavere la tua anima, ma per farlo dovrai trovare il Pescatore di Anime e affrontarlo con il tuo dado. Esso ti aiuterà, ti è già servito una volta a sconfiggere un suo maleficio.

Abbiamo avvicinato l’autore per fare qualche domanda.

Da dove nasce l’ispirazione?

In genere i miei libri possono iniziare da un titolo, da un’idea, o da una tipologia di personaggio. Ormai posso dire che nelle mie storie, più che in passato, ci sia il giusto equilibrio tra quel che vedo intorno a me e ciò che leggo, tenuto conto che le mie letture virano dal fantastico al thriller scandinavo, dalla narrativa asiatica alla graphic novel.

Inizio di una nuova saga o romanzo autoconclusivo?

Lo Specchio dell’Anima è, insieme a Aurora d’Inverno, una serie di romanzi autoconclusivi che avrebbe dovuto far parte dello stesso ciclo, pur senza aver punti di contatto tra le storie, se non per pochi elementi. In entrambi i libri, infatti, compaiono personaggi che si conoscono, anche se le loro avventure si svolgono in universi diversi. Questo fa sì che ogni lettore possa decidere di cominciare da uno qualsiasi dei libri per iniziare a leggere, senza correre il rischio di perdersi informazioni importanti dalla lettura degli altri.

Pensi di tornare alla saggistica?

Al momento non credo. La saggistica, un po’ come la poesia, hanno rappresentato delle parentesi nella mia carriera di romanziere o più propriamente di scrittore di narrativa, dato che negli ultimi anni ho scritto anche racconti. Per adesso preferisco proseguire su questa linea.

Progetti per il futuro.

Con la mia nuova casa editrice, la Sága Edizioni, ho in programma tre o quattro libri nuovi, che abbracciano il fantastico a 360 gradi. A novembre esordirò nella fantascienza, con un romanzo ispirato ai mecha giapponesi e al cyberpunk. Poi sarà il turno (per il 2023) di un’antologia di racconti in stile hard boiled con protagonisti degli investigatori alle prese con casi che immancabilmente sconfinano nel mistero e nell’impossibile. E poi darò alle stampe il mio romanzo più corposo, un urban fantasy che molto probabilmente sarà pubblicato in due volumi separati. Ho in lettura presso gli editori anche un thriller fantasy e sono in attesa di responso.

Gordiano Lupi
www.ilfoglioletterario.it

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Paolo Parrini, "Prima della voce"

5 Aprile 2022 , Scritto da Rita Bompadre Con tag #rita bompadre, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

L'opera Prima della voce di Paolo Parrini (Samuele Editore - Collana Callisto, 2021 pp. 70 € 12.00) parla al cuore della vibrazione poetica, modula i segni espressivi dello stupore interiore, trasmette l'essenza iniziale delle parole considerando la materia comune della memoria con l'appropriata elezione d'immagini e tradizioni universali. Il poeta concede al linguaggio una diffusione rituale, iniziatica, attribuisce al miracolo incantevole della poesia la traduzione biografica in riflessioni indispensabili, contratte tra l'intuizione di una sensazione provvisoria e la sensibilità permanente, custodisce la rispondenza sonora della vita nell'oscillazione di una devozione pagana con la natura correlativa degli eventi. Prolunga il senso sottile e delicato della relazione estetica con l'unità dell'esperienza sensibile, osserva il presentimento acuto della visione del mondo e dei suoi struggenti accordi, traccia il rilievo emerso delle emozioni, distingue la cavità difensiva dell'ispirazione come il salvifico territorio delle occasioni e della verità. Il percorso elegiaco incrocia la scheggia indicativa nell'intreccio dei ricordi, l'intensità dello sguardo quotidiano sulla consistenza saggia della realtà. Prima della voce rintraccia la grammatica e la ricostruzione dei significati affettivi, recupera il dialogo spirituale trasferendo nella rappresentazione delle fotografie artistiche, contenute nel libro, la contemplazione della bellezza, riscatta la percezione delle impressioni che il disincanto ha estinto intorno alla nostra esistenza. Paolo Parrini riacquista la possibilità di vivere i legami con la naturale capacità di ascoltare e capire le proprie passioni, accoglie la cura dei sentimenti, concentra il raccoglimento religioso delle attese nei labirinti dei propri desideri, salvaguarda il sincero legame con le proprie promesse, affermando l'estensione di un'esecuzione lirica obiettiva, l'elevazione di un'epifania meravigliata, in comunione con un equilibrio riportato in  luce oltre la discordanza oscura del vivere. Risana l'intermittente dimensione del tempo e la direzione di appartenenza ai propri versi, ricompone le incertezze nell'esercizio stilistico di conquista dell'amore e di perizia dell'inquietudine, abita il luogo esteso dell'anima, ospita intenzioni e metafore della quiete. Il ritmo dei testi celebra la visione dinamica della pagina, come spazio e corpo degli elementi letterari, il carattere sacro e sensuale di una conversazione insistentemente scampata alla dimenticanza. La poesia di Paolo Parrini riconduce sulla soglia di un avvenimento, traduce il realizzarsi scrupoloso della successione del rumore e della sospensione, nel calpestio dei passi della vita,  definisce una voce segreta e ritrovata, estende la cortina della fragilità nell'infinito riflesso dell'estremità esistenziale, percorre le venature, la condensazione e  l'evaporazione dell'assenza. Fonda la sua dottrina nel respiro del miracolo sacro e familiare della tenerezza, nell'impalpabile sensualità, annoda il tessuto evocativo dei luoghi inattesi, escludendo il debito della parola alla deviazione del silenzio: “La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare.” Octavio Paz

 

 

Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”

https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

Il lento schiudersi

della notte nel mattino

il sonno stemperato

in un caffè forte.

La resurrezione di ogni giorno.

Fuori stanotte è caduta la neve.

 

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Si scompone la sera.

Ritmico il suono del tergicristallo

intacca il tempo perso

ad aspettare il giorno.

Alla mia sera aggiungi la tua.

Non siamo fatti di certezze.

 

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Poi nasce un fiore all'improvviso

là dove tacciono le fronde

ha il nome di una voce ormai passata

persa tra le dune e il temporale.

Stanotte ha raffrescato sopra i tetti

sui vetri già colmi dell'inverno

piccole dita intrise di calore

hanno scolpito i segni del tuo tempo.

Domani risvegliati avremo un altro sole.

 

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Attraversi la strada a capo chino

svanisci dentro il fiato caldo

e il sorriso che hai lasciato.

Nella nebbia s'appoggia

il rumore del mattino.

 

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Altre stanze gridano.

In questo giardino muto

anche le piante assorbono dolore.

Aspettare la luce della sera

il tacere delle voci.

Un calmo lago le dita.

 

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Amare una sedia, una mano,

il vuoto dentro un temporale.

Come se fossi nato solo per

questo darmi e avere,

una bilancia, un saliscendi.

Poi una fontana e lo scroscio,

il perdono. Non so

come altro dire amore.

 

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Farsi raggio o crepa,

sottile, annidarsi nei concavi

spazi, addormentare la memoria.

Quello che non abbiamo

sono i suoni iniziali dei nomi

che un tempo ebbero un volto.

                          Sia benedetto

questo spazio fatto altrove.

 

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Il cammino si conclude qui

dove era cominciato.

I giorni sono sentinelle stanche

riconosci gli odori e il silenzio.

Forse solo un poco più fondo

questo muoversi piano delle cose

l'emozione sale a cercare il fiore incolto.

Sei partito per tornare a casa

ora è tempo di raccoglimento.

 

 

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Merlin

3 Aprile 2022 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #serie tv, #televisione, #fantasy, #miti e leggende

 

 

 

 

Forse è un segno del destino che io abbia visto l’ultima puntata della serie televisiva Merlin proprio il giorno dopo l’uscita del mio Axis Mundi. Certo quando ho iniziato a seguire la prima stagione di questa lunga produzione ormai datata - trasmessa da BBC One dal 2008 al 2012 - non avrei mai pensato di spenderci due parole. Invece, vuoi l’affezione ai personaggi, vuoi il mutamento e l’evoluzione di stagione in stagione, ora lascio Arthur e Merlin con dispiacere e con il magone.

La serie parte con un piglio e una allure infantile, sembra una di quelle storie televisive per bambini degli anni 90, per capirci, Fantaghirò. Ma poi cresce, stagione dopo stagione, fino alla quinta che raggiunge uno status epico anche nelle scene corali e di battaglia. Mutano pure i personaggi, persino nel fisico. All’inizio poco più che ragazzi scapestrati, diventano alla fine quello che hanno sempre rappresentato nel mito, figure gigantesche ed eroiche.

Tutto si basa su un bromance, o meglio una storia di “quasi amore” asessuato fra due amici maschi, Arthur e Merlin. Arthur (Bradley James) è bello, nobile e incarna la regalità. Ha un cuore d’oro nascosto sotto modi altezzosi ed è un grande e imbattuto guerriero. Ma la figura centrale è Merlin (Colin Morgan), con il suo viso da elfo, la sua bontà, la sua apparente goffaggine, la sua semplicità e totale umanità. Merlin, però, è anche, di nascosto a tutti, Emrys, il più grande incantatore mai vissuto, l’ultimo signore dei draghi.

Arthur, che è retto ma cieco e offuscato dai pregiudizi e dall’arroganza inculcatagli dal padre, capisce la statura di Merlin solo nel finale. Solo allora comprenderà quanto Merlin gli sia stato vicino, quanto lo abbia aiutato, quante volte gli abbia salvato la pelle, quanta maieutica abbia messo in atto per tirare fuori le sue qualità fino a farne il Grande Re. Persino la famosa estrazione della spada è congegnata da Merlin per aiutare Arthur a credere in se stesso.

Per tutta la vita, Merlin sostiene Arthur, gli è a fianco in ogni avventura, sempre disarmato e un passo indietro, sempre all’apparenza inferiore ai cavalieri del re e tuttavia indispensabile, sempre umile ma capace di indirizzare il sovrano verso le scelte giuste. Lo fa con testardaggine e pazienza, senza mai ricevere un grazie o il dovuto rispetto.

Merlin non può rivelare i propri poteri magici ad Arthur, come a nessun altro, in un regno da cui la magia è bandita pena la morte. Ho sofferto pensando alla forza intrappolata dentro il giovane mago il quale, fino all’ultima puntata, non ha potuto mostrare la propria natura e ha dovuto nascondersi sotto un aspetto dimesso e imbranato, quello che una parte di lui effettivamente è. “Sono sempre la stessa persona” dice ad Arthur morente, dopo che questi ha finalmente scoperto la verità.

Il loro rapporto va oltre la fratellanza scanzonata, è puro destino, è mito. Arthur è nato per essere re e Merlin per aiutarlo nel suo compito, “per amore di Camelot”. Merlin, quindi, non ha quei poteri per se stesso, ma per un compito che è indissolubilmente legato al destino di Arthur e di Albion tutta. Ciò che accade ad Arthur, nel bene ma anche nel male, è dovuto proprio a Merlin, alle sue decisioni, alla sua volontà di contrastare la profezia nefasta che vedrà Arthur cadere a Camlann per mano di Mordred. Le azioni compiute da Merlin metteranno in moto l’inevitabile destino, certe sue scelte compassionevoli risulteranno poi fatali. Quindi Merlin è colui che aiuta Arthur ma anche chi ne decreta involontariamente la fine. Perché è così che deve essere, perché il destino è già stato scritto.

Alcuni rapporti fra personaggi sono molto interessanti. Arthur è devoto al padre Uther Pendragon ma ne è anche succube, non riesce a essere pienamente ciò che è, un re giusto e capace, se non dopo la morte dell’ingombrante e ottuso genitore. Merlin, a sua volta, ha un rapporto tenero e filiale con il medico/mago Gaius, e uno controverso con lo splendido e nobile drago Kilgharrah, bestia sapiente e minacciosa come tutti quelli della sua specie.

Certo ci sono delle incongruenze nella trama, ci si chiede come mai tutto ciò per cui Arthur e Merlin lottano sia un regno di pace, prosperità e giustizia che dura solo tre anni. Ciò avviene perché non si vuole invecchiare i protagonisti, perché Arthur e Merlin devono restare quelli che erano all’inizio: due ragazzi. Però si lascia intendere che Arthur tornerà, come è nella effettiva profezia del ciclo arturiano. Quando la Britannia ne avrà bisogno, il re dormiente ricomparirà e perciò, nell’ultima scena, si vede un Merlin invecchiato che percorre una strada ai giorni nostri. Sta aspettando, crediamo, il ritorno del re che lui, ancora una volta, fedelmente servirà.

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Paolo Borzacchiello, "La parola magica"

1 Aprile 2022 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni

 

 

 

 

La parola magica

Paolo Borzacchiello

Mondadori, 2022

 

 

La storia contenuta in questo libro non è il fine ultimo della lettura. Anzi. È un mezzo. Come avverte lo stesso autore nella versione audio, il libro è pianificato in maniera tale da essere intrigante e coinvolgente (lo è, garantito) nella trama, ma allo stesso tempo contiene una serie di principi di mindfulness e comunicazione tali da plasmare il nostro modo di pensare tramite la reiterazione o, nella versione scritta, tramite caratteri in grassetto. Insomma: tu leggi una bella storia, e nel mentre inizi a sviluppare doti di maggiore consapevolezza, autostima, usare le parole in un certo modo, modificare i tuoi pensieri e di conseguenza la realtà. Pronti? Via! Leonard è l'alter ego dell'autore a Londra. Un giorno una vecchia acidona e scurrile lo assume per convincerla a non sterminare l'Umanitá. Perché sì, la decrepita ciminiera è Dio, con tanto di Arcangeli, Lucifero e compagnia cantante. Schizofrenica delirante o vera divinità? E come agirà Leonard? Usando e spiegando a noi lettori tutte le tecniche e i trucchi della comunicazione verbale e non verbale, e utilizzando i principi della PNL (di cui Borzacchiello è stato docente per anni) con tutto il razionale neurofisiologico sottostante. Funziona? Per il protagonista non ve lo dico, leggetevi il libro, per il lettore assolutamente sì. Le frasi che "devono restare impresse" sono piccoli semi che germogliano nei giorni a venire. Ci si troverà a prediligere i termini positivi pensando anche solo a noi stessi, per ingannare quella stupidotta della mente che non capisce negazioni e ironia, cercheremo di fare dire almeno 3 volte di seguito sì ai nostri interlocutori (anche qui, se volete sapere perché, leggete il libro), osserveremo con più attenzione labbra e occhi degli altri ma soprattutto ogni grattata di naso, nostra o altrui, ci dovrà subito far chiedere perché la situazione è stressante, a meno di allergie primaverili. Un buon consiglio è quello di scrivere le frasi in grassetto e i concetti reiterati su un quaderno, da leggere ogni giorno. Il pensiero si plasma ma è materia dura e resiliente, tende a tornare alle idee precedenti con estrema facilità. Buona lettura e buon percorso.

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