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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Una storia milanese (1962) di Eriprando Visconti

28 Febbraio 2018 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #cinema, #personaggi da conoscere

 

 

 

Regia: Eriprando Visconti. Soggetto e Sceneggiatura: Renzo Rosso, Vittorio Sermonti, Eriprando Visconti. Fotografia: Lamberto Caimi. Montaggio: Mario Serandrei. Musiche: John Lewis. Paesi di Produzione: Italia / Francia. Casa di Produzione: 22 Dicembre di Ermanno Olmi. Durata: 80’. Genere: Sentimentale. Formato: 1.33 – Bianco e Nero – 35 mm. Interpreti: Daniéle Gaubert (Valeria), Enrico Thibault (Giampiero), Romolo Valli (padre di Giampiero), Lucilla Morlacchi (Francesca, sorella di Giampiero), Regina Bianchi (madre di Valeria), Rosanna Armani (Vicky), Anna Gael (amica di Valeria), Giancarlo Dettori (Dario), Ermanno Olmi (sig. Turchi).

 

Un libro interessante e utile come Prandino – L’altro Visconti, scritto da Corrado Colombo (aiuto regista del Visconti meno noto) e da Mario Gerosa (esperto di cinema  a tutto tondo), edito in questi giorni da Edizioni Il Foglio, mi ha convinto a riscoprire la scarna filmografia del talentuoso regista milanese. Nove lungometraggi, in fondo, quasi tutti accomunati da un unico tema: dimostrare l’incomunicabilità tra uomo e donna (sulla scia di Antonioni) e la fragilità del rapporto sentimentale (seguendo Bergman). Eriprando Visconti (1932 - 1995) viene avvicinato dalla critica più attenta a registi come Alberto Cavallone e Cesare Canevari, per tematiche affrontate e modo di sperimentarle da un punto di vista cinematografico, esibendo anche il non mostrabile, per scelta professionale e onestà intellettuale. Eriprando Visconti, detto Prandino, sin dal primo film, pur rispettando le convenzioni cinematografiche dei primi anni Sessanta, cerca di andare oltre, mettendo in primo piano il personaggio di una donna libera, indipendente, insoddisfatta, che non si accontenta del matrimonio e di un figlio, ma che vuole essere interprete della sua vita. Valeria - che ha il volto della giovanissima quanto brava Gaubert - è una donna che lascia gli uomini, che decide la fine di un rapporto, che perde la verginità, aspetta un figlio e va ad abortire in Svizzera per non essere costretta a sposarsi, è una donna che non cerca il matrimonio come scopo di vita ma vuole essere libera da condizionamenti. Bravo anche Enrico Thibault nel ruolo maschile da borghese innamorato, uomo del suo tempo che non comprende una donna così diversa da come dovrebbe essere secondo un ruolo assegnato dalla tradizione. I due attori principali sono giovani e alle prime esperienze ma vengono guidati con mano ferma da un regista che pretende molto da loro, soprattutto una recitazione teatrale ricca di dialoghi e di primi piani, molto impostata ma naturale, secondo regole che provengono dalla lezione neorealista. Una storia milanese è un film originale, girato in maniera perfetta, fotografato in un nebbioso e languido bianco e nero dal bravo Caimi, impaginato da Serandrei tra piani sequenze e primissimi piani, intensi campi e controcampi, ricco di dialoghi verbosi e complessi, sempre ben impostati. Visconti espone la sua idea di cinema e dimostra di avere le idee chiare sin dalla prima opera, anche se la gigantesca ombra dello zio peserà non poco sulla produzione futura, relegandolo ai margini del sogno. Ermanno Olmi produce e interpreta un piccolo ruolo che prevede tre lunghe sequenze insieme all’attrice principale, quasi un viatico di un grande regista a un giovane autore che descrive con sapienza la Milano del boom, le contraddizioni di una famiglia borghese, il rapporto tra padre e figlio, l’affetto complice per la sorella e la frequentazione di amici della stessa classe sociale con i quali trascorre serate sempre uguali e va a caccia in palude. Colonna sonora straordinaria di John Lewis, che comprende brani di Enzo Jannacci e di musica popolare, per una pellicola che passa dal mito americano all’esaltazione della tecnica, polemizza con la cultura classica imperante, mostra il traffico di una Milano attiva e moderna, i navigli, la campagna fredda e nebbiosa. Alcune sequenze d’amore si spingono oltre il lecito per la rigida censura del periodo storico, cosa che costa un divieto ai minori per una pellicola in ogni caso adatta a un pubblico adulto e preparato. Una storia milanese è un film coraggioso, per niente convenzionale, una piccola storia d’amore descritta con rapide pennellate, iniziata e finita per volontà di una donna che vuole essere libera e indipendente. Un film risolto, teatrale, intenso, a tratti persino poetico, sceneggiato con cura e senza sbavature, che analizza in maniera approfondita la psicologia dei personaggi. Visconti  mette sul piatto della bilancia i temi futuri della contestazione giovanile e dell’emancipazione femminile, anticipando la lotta femminista che condurrà l’Italia ad accettare la modernità, divorzio e aborto compresi. Da rivedere, consapevoli che per essere apprezzati certi film devono essere storicizzati e lo spettatore deve calarsi nella temperie culturale che li ha prodotti.

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Brava Mariarosa

26 Febbraio 2018 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #come eravamo, #televisione

 

Se le pubblicità degli anni sessanta e settanta andassero in onda oggi:

Calimero sarebbe un pulcino di colore
Caballero sarebbe troppo maschilista.
Gringo farebbe capo alla lobby delle armi.

Cimabue andrebbe contro la laicità dello stato.
Mira creerebbe un incidente diplomatico con l’Olanda.
Dolce cara mammina farebbe infuriare le femministe, per non parlare di Olivella sposa novella.
Il gigante sarebbe un diversamente alto e Jo Coondor una specie protetta insieme agli amici di Gioele.
E chissà le proteste dal pianeta Papalla

Ad analizzarle, queste pubblicità,  si vede che erano basate sulla dicotomia saper fare (dolce mammina, Gringo, Mariarosa, Lancillotto) non saper fare (Cimabue).

L’intento è didascalico, chi sa fare è bravo, s’impegna, merita un premio, chi non sa fare ha per fortuna qualcuno che lo salva in extremis e riporta l’ordine.

Impegno, bontà, sacrificio, dedizione, dovere, merito, fatica… parole scomparse dalla nostra cultura, valori sostituiti da altri come integrazione, inclusione, condono, recupero, multiculturalità etc…

E allora viva Mariarosa che sapeva far tutto beata lei.

 

Brava brava Mariarosa

Ogni cosa sai far tu

Qui la vita è sempre rosa

Solo quando ci sei tu

Mariarosa, facciamo una torta?  

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I rimedi di nonna Rosa: come sbiancare le unghie

24 Febbraio 2018 , Scritto da Nicole Con tag #nicole, #i rimedi di nonna rosa, #la posta del cuore

 

 

 

 

 

Alta, magra, rossa e con i riccioli, così dovete pensarmi. Sono la vostra Nicole. (A proposito, per chi fosse interessato, sono anche single).

Mi occupo da sempre di estetica e oggi vi dico che, per avere unghie belle, chiare, pulite e splendenti, nonna Rosa raccomanderebbe di metterci sopra un po' di... dentifricio!

Eh, sì, il dentifricio fa miracoli, anche per l'acne, sapete, può tranquillamente sostituire la pomata ittiolo, ma questa è un'altra storia.

A risentirci presto, con un altro de #irimedidinonnarosa

Ah... pensavo... perché non mi scrivete? Sono qui per voi, pronta a risolvere tutti i vostri problemi, anche quelli sentimentali.

Ricordate la vecchia posta del cuore sulle riviste femminili? Ecco, aspetto le vostre lettere. Chiedetemi pure rimedi, consigli, trucchi e parlatemi delle vostre pene d'amore. Risponderò a ciascuno di voi dalle pagine di questo nostro blog.

 

Scrivete a        nicole.sdf@tim.it

Un bacio da Nicole

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La conversazione

21 Febbraio 2018 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 

 

 

 

La conversazione verbale ha perso d'importanza a vantaggio della parola scritta.
     Una vola e l'altra resta, invece, ma una si fa "faccia a faccia", mentre l'altra si crea a distanza ed essa stessa, col suo autore, crea distanza dal suo lettore.
     Vorrei che la nostra fosse civiltà dell'immaginazione, ma non è che viltà di ogni bella immagine che cela, dietro ad ogni bella maschera, ogni vero e brutto volto!!!

          Luca Lapi

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Mezzogiorno di cuoco

18 Febbraio 2018 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #come eravamo, #televisione

 

Sì, sì… più riguardo questi vecchi spot pubblicitari degli anni sessanta e settanta, più capisco quanto fossero avanti rispetto a noi. Quello della Carne Montana, con Gringo, il cattivo Black Jack e la bella Dolly, era un misto fra uno spaghetti western e un rap. Molto moderno, tutto musicato e in rima, con quelle desinenze che – mannaggia – dovevano sempre far rima con Gringo.

 

S’iniziava con:

Lassù nel Montana fra mandrie e cowboy c’è sempre qualcuno di troppo fra noi

 

E si finiva sempre con:

Il sole nel cielo è una palla di fuoco

Sarà mezzogiorno, mezzogiorno di cuoco

 

Vabbè... tanta nostalgia, tempi pionieristici e, allo stesso tempo, già molto maturi, anzi d'avanguardia. Tempi che non torneranno più.

 

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Claudio Martinelli, Presidente e Direttore della scuola Danzerò di Prato, ci svela come rimanere in forma con la danza

17 Febbraio 2018 , Scritto da Sonia Russo Con tag #danza

 

 

 

 

 

In forma con la danza

Il fitness che va di moda ruba ritmi e movimenti alla danza. Allora perché non rimettersi in forma semplicemente… ballando? Abbiamo intervistato Claudio Martinelli, ballerino e coreografo di balli caraibici e di Modern jazz e Presidente e Direttore della scuola Danzerò di Prato, per capire quali sono le discipline di tendenza e i benefici che apporta la danza.


 

Claudio, quali sono le novità della prossima stagione? 

Parlare di novità è abbastanza difficile, anche se da qualche anno in Italia spopola la Kizomba. Si tratta di un ballo di origine angolana che sta avendo grande successo. Hanno sempre un buon riscontro la Salsa, la Bachata e il Raggaeton, così come anche il tango argentino e la danza del ventre, anche se sono meno diffusi. Tra i più giovani continuano a destare molta attenzione la danza classica e l’hip hop.

Ci sono tipologie di danza più adatte a determinate persone e sconsigliate per altre? 

Per quanto riguarda il ballo sociale non ci sono tipologie più o meno adatte, per quanto riguarda, invece, la danza sportiva o da show occorrono caratteristiche fisiche e mentali diverse. Tutti possono approcciarsi al mondo del ballo e, se seguiti nel modo giusto, possono ottenere ottimi risultati.
 

Che benefici apporta la danza? 

I maggiori benefici che si traggono dalla pratica del ballo e della danza sono senz’altro legati alla socializzazione, alla conoscenza di sé e all’equilibrio. Il valore aggiunto del ballo, che Curt Sahs definiva l’arte più completa in quanto si sviluppa nel tempo e nello spazio, è anche il fatto che oltre alla disciplina fisica implica l’ascolto e la comprensione della musica.

Che consiglio può dare agli aspiranti ballerini? 

Consiglio a chiunque si approcci a questo mondo di farlo con una scuola di ballo seria e strutturata, evitando quelle che sono le offerte da “villaggio turistico”. Il ballo è divertimento soltanto attraverso lo studio: anche se blando e basilare, serve per ottenere risultati che durano nel tempo. Ai giovani  che vogliono fare un percorso più impegnativo o addirittura professionale consiglio massima dedizione e massimo impegno, necessari per crearsi un mestiere che è tanto bello quanto duro.

Di Sonia Russo
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Il "Salvini"

16 Febbraio 2018 , Scritto da Pee Gee Daniel Con tag #pee gee daniel, #racconto

 

 

 

 

 

 

Era il più cazzone di tutti.

Dentro la ghenga era quello che valeva poco meno di un cazzo di niente.

Per quanto si vantasse che la sua scuola era sempre stata il marciapiede si capiva a colpo d’occhio che era una mammoletta. E per quanto lui ci si incistasse a dare un’impressione tutta diversa, acchittandosi e atteggiandosi da splendido, questo non faceva che caricarlo ancor più di un’aria ridicola, tipica di quello che vuole ma non può. Non ce n’era uno, tra di noi, che sarebbe mai ricorso a lui, se avesse avuto bisogno di una mano per sbrigare uno dei nostri soliti affarucci, perché da una lenza come quella non ti potevi aspettare altro che ti mollasse quattro a zero proprio sul più bello, quando magari tu stavi lì lì per chiudere la rapa e si sentivano le sirene della madama in avvicinamento o quando svaligiavi la cassa automatica e usciva fuori la guardia col ferro in mano, se ti aspettavi che quello lì ti venisse in aiuto stavi fresco. Per quello non lo facevamo mai partecipare, per quanto ce lo supplicasse tutti i giorni, facendo il ganassa coi resoconti dei suoi colpi fantomatici che ci propinava giusto per darci a bere che pure lui l’è un bel filone.

Si vedeva che ci pativa che noi avevamo sempre da contarne una, sul portavalori buttato giù con un uppercut dato bene o sulla fuga dai ghisa in sella al cinquantino sfiatato e lui ciccia.

Allora un bel giorno, tanto per far vedere di che stoffa era fatto, attaccò a far la teppa lui pure.

Solo che, messo com’era, per vincerla facile lui se la prendeva coi poveracci che trovava in giro, giusto per darsi un tono.

Per fare un esempio, se vedeva dei barboni a dormire tra i cartoni in un freddo siberiano, lui passava di lì e ci tirava le molotov: «Almeno vi scaldate!» gli sghignazzava dietro prima di sgommare via.

Quando vedeva un immigrato non perdeva occasione per prenderlo a sprangate o tirargli pietre e sampietrini, gridandogli: «Tornatene in Africa, brutta scimmia!» Questo però solo con quelli piccinini. Se per caso incontrava per strada un cristone nigeriano largo e lungo come un armadio era difficile che gli venisse voglia di offenderlo. Il più delle volte allora abbassava lo sguardo e tirava dritto.

E se trovava una zingarella pidocchiosa lì a stendere la mano per alzare un paio di euro di elemosina davanti a una chiesa gli veniva automatico ficcare un calcione al piattino delle offerte che lo mandava in orbita col pianto dirotto della poverella come sottofondo, subito prima di raccogliere le monetine, ficcarsele in tasca e sparire con un dito medio alzato esibito in faccia alla giovane rom.

Non che tutto questo migliorasse di una virgola il nostro giudizio su di lui, anzi, non facevamo che ignorarlo ancora peggio di prima: fare il forte con i più deboli lo rendeva ai nostri occhi come il nulla mischiato al niente.

Eppure lui andava avanti così. Se non se la prendeva con qualche tapino stava mica bene.

Ora spero si sarà capito perché nel giro quando parlavamo di lui lo chiamavamo… il “Salvini”.

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GLI ABITI DI CINZIA DIDDI SONO APPRODATI SULL'ISOLA DEI FAMOSI:  MODELLO D'ECCEZIONE UN GIUCAS CASELLA IN GRANDE FORMA!

15 Febbraio 2018 , Scritto da Daniela Lombardi Con tag #moda, #televisione

 

 

 

 

 

Considero il mio lavoro una forma d'arte, quindi non tutti i giorni o tutti i momenti sono buoni per dare libero sfogo alla creatività perché è necessaria la giusta ispirazione.

Certo è che, quando il mio stato vitale è elevato, riesco a cogliere nell'ambiente che mi circonda ogni dettaglio e a trasformarlo in spunti e idee per creare.

Amo fare abiti da cerimonia o da grandi occasioni, dietro ai quali c’è un enorme lavoro ... in termini di creatività, di tecnica sartoriale, di ricerca dello stile, di scelta  dei tessuti e accostamenti di materiali e accessori.

La parola chiave per me nel lavoro è DIVERTIRSI.
Una frase di Confucio dice: "Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita"

Fortunatamente io faccio il lavoro che amo ... in questo modo lavorare diventa divertimento.
Anche vestire Giucas Casella all'Isola dei famosi è stata una vera parentesi divertente... ho accolto a braccia aperte questa esperienza.
La chiamo parentesi perché, in realtà, si discosta un po' da quello che faccio abitualmente e, pur discostandosi, non ho voluto tirarmi indietro. Ritengo che ogni esperienza sia in grado di arricchire il proprio bagaglio emotivo.

Nessuna consulenza di immagine in questo caso, dovevo semplicemente fare abiti  comodi, casual e adatti al clima dell' Honduras.

Per Giucas ho scelto di fare T-shirt dai colori pastello, jeans, bermuda, giacche in cotone e scarpe in tela.

                                                                 

                                                                                                                                                                                 CINZIA DIDDI

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Arriva Lancillotto

14 Febbraio 2018 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #televisione, #come eravamo

 

 

Ripensando allo spot del miele Ambrosoli, dolce cara mammina, e a quello che vi presento oggi dei cracker Gran Pavesi, “arriva Lancillotto succede un 48”, vien da pensare che a quei tempi là - per il secondo si tratta del ventennio dal 65 all’85 - fossero molto più avanti di oggi. Pochi tratti, grafica e musica esile ma idee da teatro dell’assurdo, giochi di parole, insomma avanguardia e sperimentazione che oggi ci sogniamo.

Allora, dicevamo, arriva Lancillotto e arrivano anche re Artù, Ginevra e tutti i cavalieri della tavola rotonda. E quindi facciamo un bel passo indietro.

Lancillotto o il cavaliere della carretta, scritto tra il 1176-77, è la storia dell’amore esclusivo di Lancillotto per la regina Ginevra, moglie di Artù. La materia di Bretagna, o arturiana, affonda le proprie radici nella realtà storica di un condottiero britanno della fine del v secolo, che avrebbe contrastato con successo l’avanzata degli invasori sassoni, a favore della cultura celtica autoctona. C’è chi, invece, fa risalire Artù al romano Artorius.

Mentre nella poesia epica, come nella Chanson de Roland, le azioni dei vari eroi, ispirate da ideali religiosi nazionali, hanno sempre qualcosa di collettivo, quelle dei personaggi cortesi, soprattutto quelle dei romanzi di Chrètien de Troyes, sono espressioni dell’individualità del cavaliere.

L’autore del più noto romanzo arturiano è Thomas Malory, vissuto nel 1400, persona, tra l’altro, poco onesta e raccomandabile che visse da fuggiasco o da prigioniero.

Se il ciclo francese era imperniato anche sul significato mistico del santo Graal, con Malory la psicologia del personaggio diviene centrale. E la sua opera rappresenta la transizione dal romanzo medievale a quello moderno.

L’ideale (e la poesia) cortese ha al centro l’amore. La donna è signora, l’innamorato è suo servo e suddito del re, l’amore è fonte di elevazione spirituale, come sarà in seguito per Cavalcanti, Dante e la scuola dello stilnovo.

Anche il cinema si è occupato della materia arturiana con molti film. Se Il primo cavaliere di Jerry Zucker è insulso, Excalibur di John Boorman resta un capolavoro assoluto.

Altro grande mito è La storia di Tristano e  Isotta, uno dei più grandi racconti d’amore e morte lasciato dal Medioevo in eredità all’età moderna. Dopo il più antico romanzo di Thomas, Tristan, scritto tra il 1160 e il 1190, non si contano le versioni, straniere e italiane: Schlegel, Tennyson, Swinburne, Wagner. Inesauribile il fascino sentimentale e la potenzialità suggestiva della storia. Il tema è quello del’amore fatale, l’amore ossessione, prodotto dal filtro, che non conosce limiti se non nella morte.

 

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Radioblog: Bibliolibrò, la lettura su un calessino ape

11 Febbraio 2018 , Scritto da Chiara Pugliese Con tag #chiara pugliese, #radioblog, #interviste, #case editrici, #eva pratesi, #vignette e illustrazioni

 
 

 

 
Cari lettori di signoradeifiltri.blog in questa puntata di Radioblog vi racconteremo un modo nuovo ed originale di portare in giro la lettura e la letteratura… su un’ape calessino!! Ospiteremo infatti gli amici di Bibliolibrò, un furgone itinerante che gira l’Italia carico di libri e nuove proposte editoriali e soprattutto una vera e propria casa editrice in movimento. Eh sì, perchè Bibliolibrò i libri non solo li porta in giro ma li produce e li pubblica e potrete trovarli anche nelle migliori librerie indipendenti d’Italia.
Nostro interlocutore di oggi sarà Valentina Rizzi, capoprogetto di Bibliolibrò, con la quale, oltre che di questa interessante iniziativa, parleremo anche di letture e scrittori e di molti altri temi legati ai libri e all’editoria.
Allora mettetevi comodi per godervi questa nuova avventura letteraria. Buon ascolto!
 

Come sempre ricordiamo la nostra illustratrice ufficiale, Eva Pratesi, che potete conoscere meglio visitando la sua pagina web www.geographicnovel.com - I viaggi disegnati di Eva.

 

 

Musica: www.bensound.com

Illustrazioni: Eva Pratesi  http://geographicnovel.com

 

Per contattarci: radioblog2017@gmail.com

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