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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Rossella Abortivi, "Corrispondenze"

26 Agosto 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Abortivi Rossella

 

CORRISPONDENZE

 

La raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una prefazione di Enzo Concardi esauriente, centrata e ricca di acribia.

Scrive il critico che la poesia di Rossella Abortivi è essenzialmente di carattere esistenziale ed onirico allo stesso tempo con un’alternanza fra realtà e sogno che mette in luce i chiaroscuri di una vita vissuta con ritmi bipolari.

Evocativo il titolo Corrispondenze che farebbe pensare ad un’idea della ricerca espressa simbolicamente di inviare messaggi in bottiglia gettati nel mare del web.

Ogni singola poesia diviene una missiva per il fortunato lettore e tuttavia non può prescindere dalle altre, vista la compattezza semantica del volume espressione di una vita in bilico tra gioia e dolore come condizione umana imprescindibile per cui il lettore, cosa che accade spesso può identificarsi con l’io-poetante anche per l’universalità delle situazioni descritte in un’atmosfera di onirismo purgatoriale che ha un indiscutibile fascino,

Tutti i componimenti presentano i versi centrati sulla pagina elemento che crea un ritmo sincopato che genera una felice musicalità.

Sospensione e magia in questi versi leggeri e icastici che centrano l’anima del lettore generando forti emozioni.

Poetica neolirica tout-court quella della Abortivi che sembra provocare nel lettore un’immersione nelle acque di un di un lago rilassante e protetto più che in un oceano con tempeste e del resto la natura è uno sfondo controcampo alle parole dell’autrice dette sempre con urgenza.

Leggiamo nella splendida poesia Figlia: «È un segmento appuntito / che vibra nell’aria / il tuo lamento notturno / o bimba rosa, / batuffolo di rugiada mai spento...».

Una chiarezza che si coniuga a luminosità pare essere la cifra essenziale del poiein di Rossella elemento connesso ad un forte amore per la vita che la poetessa mette in scena con levigate pennellate di stringhe di sintagmi e unità minime che si aggregano con effetti di straniamento.

In Nebbia è affrontato il tema del tempo: «Nelle mie giornate di nebbia / c’è il calore del cuore / stretto nella morsa del passato di / sbarre pungenti / nere / pesanti».

Il passato qui è una provenienza della quale ogni riferimento resta taciuto e la nebbia del titolo diviene simbolo del dolore.

Mirabile il componimento Azzurro tratto dalla sezione Epochè che significa in filosofia sospensione del giudizio: «Vorrei entrare / nelle finestrelle del cielo / accucciarmi tra le nuvole / e dormire…».

Il senso di una reverie si stempera nella linearità dell’incanto costituendo atmosfere suggestive di grande bellezza nella sottesa consapevolezza del ruolo salvifico della poesia stessa e spesso quella che si potrebbe chiamare dolcezza si adegua ai canoni del mal d’aurora anche se non manca la tematica del male di vivere di montaliana memoria.

Anche il tema amoroso è affrontato in modo sublime in Lampadina: «Il mio amore è come una lampadina / a tratti si accende con bagliori di fuoco / e illumina intere contrade / di desiderio infinito…»

Un esercizio di conoscenza in versi di spiccata originalità in controtendenza con l’oscurità dei nei orfismi e degli sperimentalismi.

Raffaele Piazza

 

 

Rossella Abortivi, Corrispondenze, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 68, isbn 979-12-81351-07-3, mianoposta@gmail.com.

 

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Aldo Dalla Vecchia, "Le tre parche"

3 Agosto 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni

 

 

 

 

Le tre parche

Aldo Dalla Vecchia

Pegasus Edition, 2023

 

 

Vita pubblica e privata coincidono negli scritti di Aldo Dalla Vecchia, giornalista e autore televisivo fra i più conosciuti, cosicché questa sua nuova fatica mescola l’affresco di costume con la saga familiare, i personaggi noti a tutti con le figure che popolavano la provincia veneta di tanti anni fa. Fra estati sonnolente in campagna, zii che salvavano dalla noia di un lavoro in cantiere imposto dal padre, fumetti e fotoromanzi letti avidamente il giovedì appena usciti in edicola, si snodano queste lettere dedicate a qualcuno che un tempo c’era e ora non c’è più.

Una serie di quadri raffiguranti figure fondamentali nella vita di Dalla Vecchia, legate da un filo rosso, o meglio nero, la morte. Delle tre parche è Atropo a vincere sempre, anche se le altre due, Cloto e Lachesi, si danno un bel da fare a ingarbugliarci l’esistenza, a riempirla d’incontri casuali e di coincidenze che si riveleranno importanti. Ma la morte, democratica e dispettosa, arriva per tutti. E di morti sono  costellate l’infanzia, l’adolescenza e la maturità dell’autore, in questo “romanzo” che va all’indietro nel tempo, dove l’inizio è la fine e viceversa.

Tutti questi lutti, queste scomparse, queste lacerazioni dell’anima, anticipano e prefigurano l’altra, la più importante, quella che ha segnato l’esistenza dello scrittore, ovvero la perdita del padre Michele, perito improvvisamente per un incidente in montagna quando Dalla Vecchia era bambino.

Le persone defunte sono definite solo con il loro nome; alcuni sono familiari, come gli zii, i nonni, altri sono amici, altri ancora figure famose, i personaggi televisivi granitici come Mike (Bongiorno) o storici e giganteschi come Carol (Wojtyla).

Non mancano cani e gatti, primi grandi amici persi, primi dolori sofferti, e persino un personaggio fittizio, il cane Argo dell’Odissea. Con Argo, Dalla Vecchia ci riporta d’un balzo indietro, ricrea un piccolo quadro d’epoca, lo vediamo insieme alla nonna guardare quelli che erano i grandi sceneggiati televisivi di allora, lo immaginiamo singhiozzare disperato sulla morte del fedele animale. Questo bozzetto ha riacceso in me il ricordo di un mio inconsolabile e straziante pianto, dopo la visione di un cartone animato nel quale un disgraziato pinguino moriva di freddo e di stenti perché incapace di abbandonare l’uovo che non si schiudeva e che in realtà era stato sostituito con un sasso. Ancora, se ci penso, provo lo stesso strazio di Aldo e il magone mi chiude la gola.

La nostalgia allegra dei primi testi di Dalla Vecchia, per me che li ho letti tutti, si sta facendo vieppiù amara, sta perdendo la briosità della giovinezza per divenire struggente e dolorosa, quasi crudele. Libro dopo libro il tempo passa. Forse per chi è sensibile come Aldo passa ancora di più, lascia un segno, riannoda e disfa i fili dell’esistenza e del destino.

Tutto si perde e tutto torna, la fine e l’inizio combaciano. Atropo apre le sue forbici e aspetta.

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L'ammartaggio

1 Agosto 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

Immagine generata con Picfinder AI

 

 

 

Stop! Non va assolutamente bene! 

Lo so, risulto una specie di Stanley Kubrick, quindi rassegnatevi, d'altro canto la Federazione Russa ci ha assegnato un compito estremamente difficile. Ve lo ripeto per l'ultima volta: noi di Rossiyawood non dobbiamo destare sospetti. Avete presente la Hollywood negli anni sessanta con l'allunaggio? Ecco, evitiamo.

Prima di rimetterci al lavoro, è doveroso esporre alcune osservazioni. Innanzitutto una tirata d'orecchie al tecnico delle luci in quanto non mi soddisfa l’illuminazione. Ditegli anche di cambiare la tonalità rossastra, d'altronde il set deve ricreare una porzione convincente della superficie di Marte. 

Michail, sposta la bandiera russa vicino a un cratere, cosicché i cameramen possano offrire inquadrature più accattivanti. Il discorso del Presidente, accompagnato dall'inno nazionale in sottofondo, meglio inserirlo sul finire, il pubblico deve totalmente concentrarsi sulle immagini e sui “dialoghi” dei due astronauti. Umh, a proposito…

Sceneggiatoreeeeee! Non ti avevo detto di modificare il copione e di depennare le sequenze con i marziani che accolgono gli astronauti con intenzioni pacifiche? Ascolta, non stiamo mica girando un film di fantascienza.

Popov, quelle macchie di caffè sul busto si vedono lontano un miglio. Fatti dare dalla costumista un'altra tuta spaziale. Dai, sbrigati, non restare imbambolato. 

Zobnin, fammi leggere la frase-tagline che ritieni ideale per Olenikov.

- Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità. -

Ma sei impazzito? Vorresti proporre le stesse identiche parole di Neil Armstrong? Vattene, sennò sulla Luna ti ci spedisco io con un calcio in culo. In giornata vedi di stilare una riga idonea. 

Questo è tutto. Aspettiamo che ritorni Popov per il duecentesimo ciak

 

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