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pittura

Wanda Lombardi, "Volo nell'arte"

20 Ottobre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia, #arte, #pittura

 

 

 

 

Wanda Lombardi

VOLO NELL’ARTE

 

«La pittura può risultare poesia muta, e la poesia pittura parlante. Per secoli sono prevalsi i principi dell’arte poetica di Orazio e l’assioma di Simonide di Ceo, riferito da Plutarco. E sono numerosi nella storia dell’arte i rapporti di amicizia tra pittori e poeti…»; così scrive Michele Miano nell’introduzione al volume che prendiamo in considerazione in questa sede: Wanda Lombardi, Volo nell’arte, Guido Miano Editore 2021.

La coesione e forza sinergica di pittura e poesia, il loro fondersi, sovrapporsi e intersecarsi è un capitolo affascinante nelle espressioni estetiche contemporanee che diventano ipertesti secondo le due linee di codice creando connubi affascinanti e non si tratta solo di pittura ma anche di scultura in immagini che suscitano effetti felici esaltando la sana immaturità del pensiero divergente.

L’Editore Guido Miano con questa pubblicazione e con altre della collana “Parallelismo delle Arti” ha capito la funzione catartica della poesia e dell’arte in generale come strumenti per esaltare giustamente la leggerezza della vita e che l’arte stessa è portatrice di serenità nel nostro liquido, consumistico e alienato postmoderno occidentale.

Entrando nel merito di Volo nell’arte di Wanda Lombardi è doveroso sottolineare che presenta una prefazione di Rossella Cerniglia esauriente e ricca di acribia. Il volume si dipana come una sintesi di parole e segni giocati sulla tastiera delle immagini pittoriche e scultoree e delle poesie nel realizzarsi di un felicissimo effetto globale per la qual cosa può essere letto come un ipertesto. Scorrendo il sommario del testo si nota che le poesie sono talora accostate ad immagini con le quali si creano rapporti osmotici di ispirazioni reciproche, magiche armonie esteriori e interiori e di rimandi che producono malia e sospensione.

Nella lirica Dipinto di poesia, titolo che racchiude l’essenza suddetta del testo, leggiamo: «Specchio della parola / una stupenda tela / ove il sorriso e la malinconia / soave s’intrecciano / al fascino di un paesaggio, / alla grazia di un interno. / Coinvolgenti storie / descritte con colori / ad ammaliar lo sguardo…»; questa poesia ben si accosta al dipinto Il poeta di Filippo Pirro che raffigura uno scrittore sognatore mentre dipinge parole sul mare.

Tra le tavole inserite, molto suggestiva è anche quella del pittore Franco Ruggero, Ragazza che si pettina, quadro suadente dalle tinte tenui e sfumate che riproduce una giovane donna dai bei lineamenti e dalle belle mani, dalle vesti policrome campita su uno sfondo che tende al carminio; affiancata alla riproduzione d’arte possiamo leggere la poesia di Wanda Lombardi Vanità: «Sentimento mai sopito vanità. / Esso serve a rinnovarsi, / ad apparir sempre migliori e in forma. / Come quello interiore, / ognor l’aspetto fisico è importante, / più giovane fa apparire, aitante / e nella cura del corpo più attraente. / Vanità talvolta estendesi ai pensieri / scelti con cura, molto raffinati / tesi a stupire e di sicuro effetto. / Ben venga allora sobria vanità / se essa almeno, breve tratto, / al mondo darà / parvenza di nitore».

I rapporti tra immagini e icone sono sottesi a qualcosa di indefinibile e di incerta identificazione che parrebbe trovare l’etimo nel concetto di tensione e di ricerca della bellezza come punto di coagulo di tensioni che tendono ad esaltare i valori dell’essere e non quelli dell’avere.

Nella lirica Note nell’aria leggiamo: «Manciate di fiori / soavi note si diffondono nell’aria, / e al vento ondeggiando affidano, / qual poesia, ritmi, accenti, dolci silenzi. / Profumo imprecisato di magia / quasi a rincorrere chimere / a lontananze arcane giunge / come speranza mai stanca di viaggiare…». I «dolci silenzi» e il «profumo di magia» si possono scorgere anche nel quadro Anna Maria del pittore pavese Attilio De Paoli da Carbonara che raffigura la moglie seduta vicino ad un albero, immersa in un’atmosfera incantata e sognante, mentre contempla un fiore tenuto in mano.

La poetica di Wanda Lombardi può essere considerata come neolirica tout-court e il suo poiein è sempre elegante e ben controllato e si articola come un esercizio di conoscenza implicitamente ispirato dalle immagini di autori eterogenei.

Raffaele Piazza   

 

Wanda Lombardi, Volo nell’arte, prefazione di Rossella Cerniglia; Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-38-1; mianoposta@gmail.com.

 

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Fabio Recchia "Il libro della vita"

25 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #L'angolo della poesia, #arte, #pittura

 

 

 

 

Fabio Recchia

IL LIBRO DELLA VITA

poesie e dipinti

 

 

Il volume di Fabio Recchia Il libro della vita (Guido Miano Editore, 2021) che si ipostatizza sul duplice versante parallelo della poesia e della pittura presenta una premessa iniziale di Michele Miano intitolata Parallelismo delle Arti e una prefazione di Nazario Pardini esauriente e ricca di acribia.

Il libro non è scandito e l’alternanza di alcune poesie ispirate ad icone policrome produce un senso di magia affascinante che crea un ammaliante ipertesto e dà al lettore un senso di rêverie.

Le poesie in massima parte brevi nel loro insieme possono essere considerate un poemetto perché la parte letteraria non è scandita in sezioni e hanno spesso un carattere vagamente epigrammatico.

Il titolo della raccolta è forte e intenso e sottende un forte amore per la vita stessa, amore innanzitutto per l’amata che è il tu al quale l’io poetante si rivolge e poi per la natura.

C’è la presenza di una forte componente neolirica nel tessuto dei versi imbevuti di bellezza e solarità,

Il poiein è rarefatto e raffinato e ben cesellato e le composizioni nel loro librarsi sulla pagina nell’incipit planano dolcemente nelle chiuse e i tessuti linguistici sono raffinati e ben cesellati,

Programmatica la prima poesia che è una poesia sulla poesia, poesia intitolata Le parole: «Le parole / rischiarano il mattino / come raggi di sole. / Perforano le nubi buie / s’infrangono silenziose / sul foglio del cuore / colorando le pagine del libro della vita».

Nel suddetto componimento è detta magistralmente la forza delle parole stesse che salvifiche perforano le nubi e colorano le pagine del diario di bordo della vita e non si deve dimenticare quanto scritto nella Bibbia non solo nell’antico testamento e cioè che non ci sarà parola detta che sarà senza effetto e questo vale anche per le parole scritte come in questo caso.

In Il gabbiano leggiamo: «Il gabbiano / dispiega le ali / come vele sul mare, / si libra sul respiro del vento, / immobile e attento, / poi sale / per cadere come fulmine sul mare, / più veloce dei pensieri / che volano in me».

Per quanto riguarda le immagini pittoriche bisogna innanzitutto sottolineare che sono o tecniche miste o appartenenti al genere della spray art e che traggono ispirazione dalle poesie e viceversa.

Si possono considerare queste icone come vagamente figurative e sono connotate da un acceso cromatismo che entra negli occhi di chi le contempla provocando un piacevole effetto.

Affascinante la tecnica mista del dipinto Barche al tramonto (del 2020) che raffigura delle vele stilizzate e affascina in questo quadro la linea mare-cielo ed è singolare che il cielo stesso sia di colore arancio compatto e non azzurro cosa che crea un effetto surreale di grande bellezza.

Il dipinto Galattica (del 2020) rappresenta tre sfere di cui una simile ad un’arancia, una colore azzurro con delle sfumature e una verde e marrone, pianeti campiti su uno sfondo scuro e con una striscia verde, arancio e bianco,

Un’opera in toto affascinante che meriterebbe uno studio approfondito di dimensioni saggistiche.

Raffaele Piazza

           

 

Fabio Recchia, Il libro della vita, pref. di Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-65-7, mianoposta@gmail.com.

 

Fabio Recchia "Il libro della vita"
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#immaginieparole : Turkimera

13 Giugno 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #patrizia poli, #poesia, #walter fest, #arte, #pittura, #vignette e illustrazioni

Immagine di Walter Fest

Immagine di Walter Fest

 

Turkimera                                                       

 

"Un occhio di Allah per te, uno per lei".

Una tartaruga di pietra, una con gli occhi blu.

Un punto sul foglio con tante frecce che s’irraggiano,

che vorrebbero espandersi, che pulsano un ritorno

d’amore su di sé.

Il bisogno è così grande che non si può colmare,

come un grande lago salato, amaro, refrattario,

che si asciuga da solo per farsi del male.

Una paura infantile, dilagante, dilatata.

Vorrei baciare ad uno ad uno tutti i fiori blu

della tua camicia

e la tua mano che mi rialza (allegra)

dal tappeto della moschea.

I baci al telefono mi stridono nelle orecchie.

Vorrei perdermi nel muezzin delle cinque a Santa Sofia

Nell’attesa delle navi che passano il Bosforo.

 

Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli

 

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#immaginieparole : Sotto la cenere

12 Giugno 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #patrizia poli, #poesia, #walter fest, #arte, #pittura, #vignette e illustrazioni

Immagine di Walter Fest

Immagine di Walter Fest

 

Sotto la cenere

 

Ti ho lavato

dove tu lavavi me

ti ho lavato

dove ora io lavo i bambini

che non ti piacciono

che non capisci.

Ti ho imboccato

con la bava

e la lingua

di traverso.

Farfugliare esasperato

Rabbioso

occhi come lampi d’impotenza

anche tu diventi figlia

anche tu ritorni figlia

il mio niente si fa paura

il primo fremito di un dolore ritrovato

che c’era

che c’è

 

 

Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli

 

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#immaginieparole : Il guardiano del faro

5 Giugno 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #walter fest, #arte, #pittura, #vignette e illustrazioni

Disegno di Walter Fest

Disegno di Walter Fest

 

 

Elia, il guardiano, adorava i profumi e i suoni del mare, in particolar modo i cavalloni selvaggi che si schiantavano sugli scogli sotto al faro nei giorni e nelle notti di burrasca. Chi l'avrebbe mai detto che da lui avrei ereditato tali sensazioni ed emozioni estatiche?

Sembra ieri. Il risveglio in una piccola stanza dalle pareti ammuffite, il letto duro come la banchina di un porto e i raggi del sole che filtravano dalla suggestiva finestra che dava sul Golfo di Genova. Io che mi inoltravo, scalzo, in direzione della cucina, noncurante del pavimento mal ridotto e di alcune schegge di legno che andavano a conficcarsi nella pianta dei piedi.

Mi comparve davanti Elia, appoggiato a uno sgangherato e rumoroso frigorifero, a fumarsi la pipa con espressione malinconica. Dopo una frugale colazione, andammo in spiaggia per ammirare le magnifiche onde che si infrangevano delicatamente sulle rocce che circondavano la struttura. Elia, le mani nodose, il viso solcato dalle rughe e la lunga barba bianca davano l'idea un uomo provato. Non mi degnava di uno sguardo. Sospettai che quella specie di eremitaggio gli avesse fatto dimenticare come guardare una persona negli occhi.

«È necessario che tu e i riflettori siate in simbiosi per far da guida ai naviganti» mi disse improvvisamente, indicando con l'indice la lanterna posta in alto.

Successivamente mi spiegò le mansioni da svolgere, per poi effettuare una serie di esempi pratici. Imparai in fretta, grazie a una dote innata per la manualità risalente ai tempi dell'orfanotrofio. Qualora ci fossero stati problemi di natura tecnica, mi sarei avvalso di un manuale o, nei casi peggiori, avrei potuto utilizzare il telefono per chiedere assistenza a chi di dovere. Riguardo la paga e gli approvvigionamenti, in quel periodo venivano garantiti mensilmente dalla marina mercantile.

L'ormai ex guardiano mi consegnò le chiavi e ci salutammo senza che gli chiedessi dove fosse diretto. Dalla porta d'ingresso lo osservai percorrere lentamente una stradina sterrata, portando con sé una logora valigia. Restai da solo, i gabbiani in volo che garrivano sembravano darmi il loro benvenuto. Rientrai.

In cucina, nell'accendere il fornellino a gas, desideroso di una cioccolata calda, pronosticai che le stagioni invernali sarebbero state un problema a causa del gelo. E difatti non mi sbagliai.

In quel primo giorno di lavoro feci il secondo "trekking" sulla torre, ove le scale in ferro risalivano a spirale lungo i muri, immaginando la fatica del povero Elia per tutte quelle volte che si era dovuto cimentare nelle "arrampicate."

Una volta raggiunta la cima, mi prodigai scrupolosamente per pulire i pannelli in vetro, lucidare l'obiettivo, sistemare gli stoppini e riempire d'olio una moltitudine di lampade, assieme ad altre incombenze che diventarono consueta routine giornaliera. 

***

Anni dopo, in un tetro pomeriggio di novembre prossimo alla tempesta, da una finestrella della struttura notai una figura femminile che s'incamminava a passo spedito verso il bordo della scogliera. Dapprima trovai strano che, con l’imminente scatenarsi della tormenta, quella donna avesse deciso di dirigersi proprio lì, finché realizzai quali fossero le sue reali intenzioni. Corsi e la raggiunsi per invitarla a ritornare indietro. Inizialmente rimase zitta, poi parlammo un po', la sua voce sofferta mi colpì profondamente. 

Improvvisamente sciolse il nastro che le legava la coda. I suoi lunghi, ondulati capelli castani caddero a cascata e furono rapidamente sferzati dal minaccioso vento carico di pioggia. Era bella, decisamente bella, i lineamenti delicati enfatizzavano il chiarore della carnagione, per non parlare del suo lungo vestito azzurro che fluttuava come quello di un angelo.

«Mi manca mio marito!» esclamò portandosi la mano alla bocca per soffocare un singulto. Infine si girò di spalle chiaramente intenzionata ad attuare l’insano gesto. Il suo amato probabilmente era un marinaio o un pescatore. E lei lo stava per raggiungere, il mare le avrebbe fatto da ponte per il cielo.

La vidi gettarsi. Non potei fare nulla.

***

Sono passati circa trent'anni, costellati da episodi belli e meno belli. Stamattina vengo a sapere che presto sarò sollevato dal mio incarico. In buona sostanza la tecnologia cartografica e altri strumenti di navigazione installati nei mezzi marittimi non giustificano più il mio operato come, naturalmente, l’utilizzo dell'emettitore di segnali luminosi della struttura.

Dovrei essere rabbuiato, deluso… invece no, da quanto ho appreso dalla raccomandata che mi è stata fatta pervenire dal postino, il faro avrà un nuovo contratto di locazione. Il Comune di Genova prevede di trasformarlo in un luogo di interesse turistico e di consentire al pubblico visite panoramiche, oltretutto mi è stato chiesto di rimanere in qualità di custode. Accolgo con entusiasmo la proposta, per di più sarò lieto di condividere le mie storie con i visitatori, tranne un drammatico e triste episodio. Io, Tancredi Diotallevi, ho ancora vivido il ricordo di quella apollinea donna che mi pesa sul cuore.

 

 

Immagine di Walter Fest, racconto di Giuseppe Scilipoti

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#immaginieparole : Grumo

16 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #walter fest, #arte, #vignette e illustrazioni, #pittura, #poesia

Immagine di Walter Fest

Immagine di Walter Fest

 

Coagulo di dolore
condensa di passione
che non si scioglie
non si dilava
ma grava
piange negli occhi
annoda la gola
stringe le mani
ferite.
Gesto aspro
ingiusto
mille volte rivissuto
sofferto e inferto.
Oscenamente violenta
di paura mi scaglio
mi scheggio
mi frango.

 

Disegno di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli

 

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#immaginieparole : Il faro

14 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #patrizia poli, #walter fest, #poesia, #pittura, #arte, #immaginieparole

Disegno di Walter Fest

Nell’aria un sottile odore di osso succoso

seguo la scia sbavando e leccandomi

ma il mio padrone ha solo alzato la mano

 e fatto un gesto indefinito

l’osso ce l’ho messo io.

Adesso non c’è nemmeno più quel “vedrai”.

Un muro, col cuore di calcina,

di pietra refrattaria, insensibile.

Sento il mio amore contrarsi

come la materia di un buco nero.

Finché la luce di questa estate mi vorrà viva

vedrò la vita dal crepuscolo,

ma, se posso scegliere, voglio un faro,

una torre in mezzo al mare,

con una piccola spiaggia.

Sentirò il rumore delle onde

dalla mia finestra

la risacca laverà via il dolore

mi purificherà.

Ogni granello di sabbia

 ogni guscio di granchio seccato al sole

saranno intrisi del mio amore.

Dimenticherò il magro raccolto della mia vita

Dio scenderà a toccarmi

 e non avrò più bisogno di nessuno.

Disegno di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli

 

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Intervista con l'artista Mario Schifano

12 Febbraio 2023 , Scritto da Walter Fest Con tag #le interviste pazze di Walter Fest, #interviste, #walter fest, #arte, #pittura

 
Omaggio di Walter Fest a Mario Schifano

 

 
 
 
Amici lettori,  questa è la prima di una serie di interviste dedicate a grandi artisti che hanno lavorato ed esposto le loro opere a Roma. Cosa dovete aspettarvi da questi incontri? E’ facile, insieme faremo un tour fra le bellezze di questa meravigliosa città, parlando di arte attraverso dialoghi impossibili, in un mix d'ironia e immaginazione. Allora, che fate, ci seguite? 
 
Eccomi, sono pronto, esco dal garage, Vespasidecar tour di piazza Margana e, per sicurezza, telefono a  Mario
 
Drinn, drinn
 
- Marioo, sei sveglio? Forza, che ti sto venendo a prendere, sbrigati e fatti trovare sotto al portone che sto arrivando!
 
Vi state chiedendo chi è Mario? Oggi intervisteremo e porteremo a spasso per Roma il famoso artista Mario Schifano.
 
Per Mario Schifano (Homs, 20 settembre 1934 – Roma, 26 gennaio 1998), grazie al  padre archeologo e restauratore, l’arte diventa il pane quotidiano. A venticinque anni la prima mostra a Roma, il suo carattere esuberante lo porta a rompere gli schemi dell’arte classica, tutta tavolozza e cavalletto, per sperimentare l’informale, l’astrazione e tutto ciò che è nuovo. La tecnologia e la modernità esaltano la sua immaginazione, l’artista è una forza della natura e così, poco più che trentenne, sbarca negli States.
E' troppo facile non venirne ispirato e condizionato ma la sua genialità sarà personale, originale, senza limiti. Ed infatti, insieme all’uso della materia e degli strumenti tradizionali, inizia a utilizzare la pellicola della macchina da presa come nuovo linguaggio espressivo. La fantasia lo spinge ad andare oltre, inizierà con il 16 mm per poi alzare l’asticella del suo talento a tutto tondo. La musica sarà la colonna sonora di ogni sua espressività.
Ha il potere di utilizzare nuove tecniche e nuovi linguaggi.  Nella sua azione artistica unica e originale non è mai solo, ma collabora in squadra con tutti coloro che insieme a lui sanno battere il tempo per un nuovo sound creativo.
Purtroppo l’iperattività richiede un costo pagare e il maestro subirà nel tempo alcuni periodi di ripensamenti e spunti di riflessione che lo porteranno a sfilarsi dalla scena e a lavorare in solitaria come un uccello in gabbia, per poi ritornare in pubblico più forte che mai.
La sua arte gira per il mondo attirando consensi, il formato delle sue opere è extralarge, la sua opera di grandi dimensioni è fatta per attrarre l’osservatore e farlo godere del colore così pieno di energia. 
Inoltre, Mario Schifano è attento e impegnato su alcune tematiche sociali, nella condivisione e nella consapevolezza che l’arte è uno degli strumenti migliori per fare luce sugli errori della nostra società.
Purtroppo morirà troppo presto nel cuore di Trastevere, lasciando a tutta l’umanità un patrimonio artistico di enorme valore.
 
 
- Walterino, devi aspettare un momentino!
 
- D’accordo, ho capito, sbrighiamoci che prima andiamo a far colazione a Piazza Esedra.
 
Mario esce dal portone  e indossa un maglione rosso Ferrari e un pantalone nero.
 
- Oh! Ma questa cos'è? Mica sarai matto?
 
- E’ una Vespa sidecar, non ti piace?
 
- Ma io preferisco le biciclette, non avevi una bella bici da corsa?
 
- Mario, non fare il difficile, Christo, che verrà dopo di te, non s’è lamentato, sappi che è veramente comoda, e poi non vedi quant’è bella?
 
- Forza, partiamo e facciamo velocemente quest’intervista  che devo lavorare, ce l’hai una sigaretta?
 
- No, lo vuoi un cioccolatino?
 
 
I due partono, direzione piazza Esedra, faranno colazione al bar. Splende il sole, è una bella mattinata romana, bella da vivere lentamente, quasi pigramente, e, a spasso per Roma, dopo parleranno di arte. Eccoli a bordo della Vespa sidecar, l’aria che ti accarezza è dolce e piacevole da farti ritornare indietro nel tempo.
 
- Senti, ma adesso dove andiamo?
 
- Sei pronto a dire la verità?
 
- Ci posso provare. Sì, vabbè, ma dove andiamo?
 
- Ecco, adesso, da piazza Esedra scendiamo per Via Nazionale, breve curva per via Cavour, poi via dei Fori, a sinistra lasciamo il Colosseo, giriamo a destra direzione piazza Venezia, un saluto doveroso al milite ignoto, gli giriamo dietro, poi in discesa verso via del teatro Marcello, e, infine, eccoci arrivati sulla sinistra alla bocca della verità.
 
- Oh! Ma c'è di fuori una bella fila!
 
- Non preoccuparti, mentre aspettiamo, parcheggiamo, e insieme conversiamo di arte, i lettori  sono curiosi di sentirti parlare.
 
- Lo riconosco, è stata una bella passeggiata; insomma, io sono molto legato alla città di Roma, e sai perché?
 
- Lo immagino, ma vorrei sentirlo da te.
 
- Roma è rimasta indietro nel tempo. Lo ammetto, a me piace tutto quello che è moderno, ma poi ritorniamo sempre al punto di partenza. L’umanità non può e non deve esse schiava della tecnologia, noi siamo geniali nella nostra naturalezza, nella nostra spontaneità, ed è allora che diamo il meglio di noi. Tutto quello che sembra vecchio e antico è così pieno di fantasia! E poi il cuore, il cuore, questa energia che muove tutto, senza il cuore la modernità che significato avrebbe? L'intelligenza artificiale mica tiene il cuore! Ma eccoci qua, Roma è antica ma troppo bella per esse considerata vecchia.
 
- La tua arte è sempre uscita dagli schemi.
 
- Naturalmente la sperimentazione serve proprio a questo, l'artista prova, studia, analizza, tenta nuove strade, mica tutti possiamo parlare la stessa lingua, sai che noia!
 
- Mario, come vedi l’attuale società?
 
- Un gran casino, la gente va di corsa, non rallenta, non s’accorge della bellezza, e poi tutti sono incazzati e, si sa, quando stai su di giri perdi la lucidità, non t’accorgi che le cose più belle stanno sotto al naso.
 
- E’ a questo che serve l’arte?
 
- Direi di sì, ma tutto deve iniziare dai ragazzini, quando sei piccolo sei libero nella testa e devi imparare subito le cose belle della vita, dopo sarebbe troppo tardi. Ma adesso non dobbiamo  essere catastrofisti, possiamo avere fiducia nel genere umano, finché c'è  l’arte c’è speranza.
 
- Mario, questa intervista sarà molto fantasiosa, puoi parlarci della tua “chimera” in piazza Santissima Annunziata a Firenze?
 
- Che grande esperienza!
 
- Grande come le dimensioni dell’opera?
 
- Sì, grande in tutto, dieci metri di lunghezza e quattro di altezza. Era il 1985 e me l’avevano chiesta per l’inaugurazione dell’anno dedicato agli Etruschi, la tela l’avevamo messa a terra. Per facilitare il trasporto, l’avevamo divisa in dieci parti di due metri per due e ho cominciato a lavorare con dentro una passione infinita, volevo fare tutto in una notte, ogni cosa ben organizzata, e mi sentivo gasato perché era tutto dal vivo, pure la gente intorno era viva, un bel pubblico numeroso, perbacco se era vivo, era rumoroso e  fastidioso, mi stavano addosso quasi a toccarmi.
 
- Non ti sentivi a disagio?
 
- Macché, mica li sentivo, e poi, a dirti la verità, nelle orecchie tutto era assordante ma più sentivo sconquasso e più mi divertivo, non avvertivo fatica né paura, ero tutto me stesso in sintonia con i colori e con la mia fantasia. Intanto, questa grande massa di colori prendeva forma come per magia.
 
- Una grande massa di colore nella quale la gente  poteva tuffarsi?
 
- No, al contrario: era l’arte, la mia arte, che abbracciava e veniva incontro alla gente. E' la bellezza dell’arte che ti avvolge come un sogno. La rappresentazione che stavo realizzando occupava lo spazio e, con amore, entrava in armonia con tutti quelli che erano presenti, un amore fatto di materia potente. Il bianco era pieno di luce e, come un sipario naturale, ne facevo uscire le chimere in una danza vorticosa verso la parte blu miscelata con il verde, una materia scura come la notte, dolce come la poesia, e poi in basso tutto rosso, rosso e giallo, rosso che diventa arancio, e poi pennellate forti di un verdone, era la terra che abbiamo sotto ai piedi, non la senti  come brucia di passione e come da sotto terra la storia del mondo ci ricorda dove siamo, chi siamo, cosa vogliamo?
 
-E poi? 
 
- E poi, quando abbiamo alzato in piedi l’opera, la gente non aveva più parole, tutti in silenzio, tutti zitti, perché l’arte aveva messo tutti d’accordo. E così ho fatto montare un trabattello, ci sono salito sopra e ho dato gli ultimi ritocchi, ho visto il colore fresco colare verso il basso, e con le mani lo amalgamavo, lo impastavo e danzavo insieme alle chimere nel mondo della fantasia. Gli spettatori pensavano che fossi un fenomeno, un semi-dio, macché, io ero solo uno di loro con il privilegio di essere nato artista.
 
- Mario, sei stato più genio o più sregolatezza?
 
- Sinceramente, mi sento più genio, sregolato è solo un'impressione, io la pittura la faccio mia, gli do dentro, l’energia ci fa bene, ci fa sentire vitali e in fusione con la natura che lascia andare la vita e le cose del mondo, camminare lentamente e poi d'un tratto di corsa, cancellando il tempo. Io ho viaggiato lungo il mio tempo e non mi sono mai annoiato, genio sì, sregolato no.
 
- Mario, sei pronto?
 
- A fare cosa?
 
- A mettere la mano nella bocca della verità, dai che tocca a noi.
 
- Prima mettila te, per esempio, dì la verità: ma davvero questa Vespa sidecar è reale, oppure una tua invenzione? 
 
- Mario, la mano lì dentro posso metterla senza problema, ti assicuro che è tutta verità, e poi chiedi a Picasso che una volta l'ha guidata e ha pure sgommato.
 
- Picasso? Bel tipetto, ha cambiato il mondo dell’arte.
 
- E la prossima volta chi ci porti?
 
-Te l’ho detto: prossimo appuntamento con Christo, e andremo a vedere via Veneto e le mura. Forza, adesso tocca a te mettere la mano nella bocca della verità.
 
- Giuro che, con la fantasia, null'altro che tanta fantasia, ho detto tutta la verità.
 
E dopo che, sfilando la mano, la bocca della verità ci ha risparmiato, è giunta l’ora del ritorno alla base.
 
- Mario, ti ringrazio, questa intervista è stata bella.
 
- Non perdiamo tempo, metti in moto che ho fretta, l’arte e il futuro non possono aspettare.
 
Amici lettori di signoradeifiltri, speriamo di avervi fatto passare qualche buon minuto in nostra compagnia, porto Mario Schifano a casa e dopo tornerò in garage. Pronti per un nuovo tour? Non mancate, sarà sempre un piacere farlo insieme a voi.
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"I magici lidi della bella Circe" di Silvana Troisi

27 Marzo 2022 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #pittura, #eventi

 

 

 

 

Da Sabato 26 Marzo al 6 Aprile 2022, presso la Ikigai art gallery di Roma diretta da Alessia Ferraro, entra in scena l’arte di Silvana Troisi. 

Uno scricciolo di artista, dagli occhi brillanti e dal pennello soffice come una piuma, mostrerà la sua visione di luoghi magici, con colori pastello tenui e delicati come la brezza marina che profuma di poesia. Silvana, con grande amore, ha dipinto e rappresentato  il Circeo e Sabaudia, luoghi storici e affascinanti al centro del Mar Tirreno. Sapete una cosa? Adesso, con la mia fantasia voglio immaginare una navicella che dallo spazio scende proprio sulla spiaggia di Sabaudia dipinta da Silvana Troisi. Ne escono due marziani che si trasformano in due umani come in Man in black. Si mettono in costume da bagno, prendono ombrellone e  sdraio, vanno a farsi il bagno, tranquillamente godono della bellezza del posto, poi  guardano l’orizzonte e sospirano, guardano il monte della maga Circe e sognano, bevono un buon caffè e ridono. Alla fine dicono: “Minchia, ma noi questa roba qua in giro per il cosmo mica ce l’abbiamo!”.

 Questo è ciò che ha dipinto ad arte Silvana Troisi. Se potete, venitela a vedere…

Volete sapere dei due marziani? Ve lo dico alla prossima mostra. Cari amici lettori del blog più stellare che ci sia, è bello parlare di arte con voi, ci rivediamo in giro per il blog signoradeifiltri e sarà sempre un piacere.

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Polonia Suwalki

3 Gennaio 2022 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #pittura, #sport, #racconto, #vignette e illustrazioni

Polonia Suwalki

 

Amici lettori, eccoci catapultati nel nuovo anno, come sarà questo 2022? Lo ignoro, ma sono ottimista e spero diventi migliore dei precedenti. Pertanto a voi, che ci seguite fedeli e appassionati, facciamo il nostro fervido e sincero augurio di buon anno. Vada come vada, noi cercheremo di impegnarci perché sia buono davvero.

Molto bene, sicuramente ricorderete che tempo fa vi parlai di un progetto artistico riguardante il mondo del football. Ebbene, dovete sapere che a Suwalki, una cittadina della Polonia, in un quartiere imprecisato, c'è una strada chiusa. Sul muro di fondo la porta del calcio è stata dipinta con vernice bianca. I ragazzi hanno scelto questo spazio per giocare perché ai lati ci sono solo alcuni box o botteghe e quindi la palla non può uscire in strada rotolando tra le automobili. Ha nevicato, il terreno potrebbe essere scivoloso ma per questo sarà  più divertente. Il muro è alto e qualcuno ha disegnato delle scritte sulla parete grezza, magari per farlo sembrare un vero stadio. Con la vostra fantasia non vedete i giocatori? Giocatori di calcio? Sì, perché a breve è qui che si svolgerà una partita fra due squadre speciali. Io e Mario il fantasma racconteremo la cronaca dell’incontro. Mario? Un fantasma? Per chi non mi conosce, quando scrivo tutto può succedere…

- Walter, sono pronte le squadre che ti ho procurato, non ti preoccupare, si gioca per divertimento, ma più tardi possiamo avere altro cioccolato?

- Ehi Mario, ma non ti farà male?

- Abbiamo tanto bisogno di ridere, e poi a noi fantasmi il cioccolato aggrada molto.

- Penso di non poter raccontare tutto questo in giro.

- Oh sì, certo che puoi. Allora andiamo?

E così, io e Mario abbiamo portato in Polonia una squadra di fantasmi. Sul campo di calcio improvvisato che ho dipinto, se la vedranno con dei ragazzini del posto.

Ha nevicato ma il campo  fortunatamente è praticabile. Ben schierati da una parte i ragazzini polacchi, con le guance rosse, i calzoni corti e la faccia sfrontata di chi non vuole perdere, di fronte gli avversari, una squadra di fantasmi amici di Mario, alcuni anzianotti, altri un po' meno. Va detto che è davvero una squadra di pivelli alla "viva il parroco" ma vogliono divertirsi e, in fondo, non ci stanno a perdere neanche loro. Ce la metteranno tutta per fare bella figura.

- Ok ragazzi, mettiamo la palla al centro e iniziamo a giocare, al termine cioccolata calda per tutti.

- Ehi Walter, vuoi fare l'arbitro?

- Non ci penso proprio! Mica avete bisogno di un arbitro. E poi voglio godermi la partita!

La partita è iniziata, le due squadre si affrontano come se stessero giocando la finale di coppa del mondo, sonore risate si mescolano agli incitamenti a passare la palla, fiocca anche qualche parolaccia per un passaggio sbagliato o per un duro colpo ricevuto. Tutti corrono  spensierati a perdifiato con l'unico obiettivo di vincere e divertirsi, i ragazzi polacchi sono più forti ma i fantasmi se la cavano con qualche piccolo colpo di magia. Da una parte e dall'altra ci vorrebbe un pallottoliere, i gol non si contano più e la partita rimane in parità. 

Sembra una gara senza fine ma il gioco termina quando un ragazzino calcia la palla così in alto, ma così in alto, da raggiungere il cielo. Come per incanto, quel pallone rimbalza sulla luna che si accende e illumina tutte le stelle più belle. Il cielo pieno di stelle è bellissimo, davanti a questo spettacolo tutti si fermano a bocca aperta con il naso all'insù.

- Ehi Walter, abbiamo finito la partita, ci siamo divertiti un sacco, ora puoi portarci del cioccolato, sbrigati che abbiamo bisogno di dolcezza!

- Certo, sto arrivando... Non vuoi il tè caldo prima?

- No, per favore, solo cioccolato e... anche un sacco di biscotti, sbrigati che abbiamo fame!

Amici lettori, ora c'è un problema, per favore non spifferate l’inghippo: mentre guardavo la partita ho sgargarozzato tutta la cioccolata da solo, qualcuno di voi può aiutarmi?

-Ehi, ragazzi sul campo di calcio, tranquilli, ho ordinato la cioccolata per telefono, via mail, via megafono, via telefax, insomma, tranquilli, sta arrivando.

Cari lettori, che disattenzione! E adesso? Ho molta fantasia ma come posso risolvere la questione? Idea!  Chiamo la Befana, ci penserà lei a portare la cioccolata, va tutto bene quel che finisce bene, lasciamo i ragazzi su quel campo di calcio improvvisato in Polonia e speriamo che la vecchina si sbrighi a portare il cioccolato e non dimentichi i biscotti. Io e Mario andiamo a preparare la prossima partita, vi porteremo in Irlanda del Nord, amici lettori, ancora buon 2022: passarlo insieme a voi sarà sempre un piacere.

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