Frutta martorana e Ossa di Morto
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Durante il periodo di Ognissanti e la Festa dei Morti nelle pasticcerie e nei bar risulta onnipresente la frutta martorana, dolci tradizionali che simboleggiano, nonché ricreano, i frutti tipici siciliani: mandarini, limoni, arance, fichi d'India etc, prodotti morbidissimi realizzati con la pasta reale o pasta di mandorle. Avendo un alto concentrato di zucchero, se divorati in grandi quantità possono causare la carie ai denti.
Da menzionare le Ossa dei Morti, caratteristici biscotti Made in Sicily, di dura consistenza, preparati con zucchero, farina, albume e chiodi di garofano. Data la croccantezza, danneggiarsi qualche dente non é affatto difficile. In proposito é “morto” probabile che annualmente i dentisti tra Ottobre e Novembre faciano affari d'oro, quindi occhio e… bocca!
Ad ogni modo sia la frutta martorana e sia le Ossa dei Morti solitamente vengono combinati insieme e venduti in vassoi o in cestini con l'aggiunta di caramelle e cioccolatini, al fine di arricchirli, rendendoli di fatto più gradevoli all'occhio e naturalmente al palato. Associare tali prodotti ad Halloween è da ritenersi una bestemmia, in quanto con la festività americana non c'azzeccano nulla, sebbene le Ossa dei Morti potrebbero far pensare il contrario.
Avevo otto anni e non avevo ancora assaggiato entrambe le tipologie di dolci. Idem per mia sorella Cettina, tant'è che tutti e due sbavavamo alla vista, con quell'incollare le nostre facce alle vetrine delle pasticcerie ,immaginando di quanto potessero essere buoni. Un pomeriggio i nostri genitori ci promisero di acquistarne un misto, a patto di pazientare una settimana in attesa del 2 di Novembre, il giorno della Commemorazione dei defunti, e con la raccomandazione di mangiarli con parsimonia sia per prestare attenzione ai i denti e sia perché molto calorici.
Per la Festa dei Morti andammo a pranzare dai nonni paterni. Fu nonno Peppino ad andare in mattinata al bar sotto casa per comprare i dolci desiderati, sostenendo che, data la confusione, il proprietario a fine giornata con i guadagni forse si sarebbe potuto permettere l'acquisto di una villetta al mare con piscina. A tavola, io e mia sorella fondamentalmente eravamo impazienti di "sconfezionare" il vassoio che stava in bella mostra sopra il frigorifero.
Dopo un gozzoviglio di pasta al forno, carne e bibite gassate, arrivammo alla frutta, ma non ancora a quella frutta zuccherata tanto ambita. Mi scoglionai e presi l'iniziativa di prendere il vassoio e di aprirlo proprio mentre la mia famiglia era distratta a parlare o a sbucciare i vari frutti posizionati, per non dire ammassati nella fruttiera. I miei familiari si accorsero di ciò che avevo fatto e per ovvi motivi si irritarono. Indifferente, afferrai un pugno di frutta martorana in una mano e un pugno di Ossa di Morto in un'altra.
«Sei uno zulu!» mi rimproverò mia madre.
«Prendine ancora, mi raccomando» ironizzò, seccato mio padre. «Stai sicuro che poi ti potrai fare la dentiera come a tuo nonno!»
I nonni sorridevano, presumibilmente non volevano unirsi alle polemiche. Sorprendentemente mia sorella rimase a guardare, sembrava aspettare il permesso dei grandi.
Assaggiai avidamente un Ossa di Morto e un dolcetto qualsiasi di frutta martorana, precisamente una pera. Restai deluso. Il primo troppo croccante, valutandolo niente di che, il secondo troppo dolce, sdegnoso e senza un retrogusto di frutta come avevo erroneamente immaginato. Con nonchalance rimisi al suo posto l’ormai inutile bottino che tenevo tra le mani, ovvero nella rettangolare guantiera di cartone.
Mia sorella cominciò a lagnarsi fastidiosamente dal momento che era decisamente schifiltosa.
«Ah, non li voglio più! Sto scimunito li ha toccati con quelle sue manacce zozze e li ha buttati lì con gli altri!»
Litigammo. Siccome la schizzinosa Cettina si trovava seduta di fronte a me, non potendola percuotere facilmente le lanciai un Ossa di Morto sulla fronte, un biscotto duro come pochi.
Mia sorella con l'intento di scendere dalla sedia per reagire allo sgarro, maldestramente fece cascare una bottiglia di coca cola senza tappo sopra il vassoio aperto; tuttavia lo strato trasparente che di norma viene inserito dai pasticceri o dai baristi nella parte superiore della confezione aveva salvaguardato quasi interamente il contenuto.
Il risultato fu il seguente: mio nonno strafottendosene della ricorrenza si lasciò andare a una serie di bestemmie, mia nonna, sospirando, provvide ad asciugare dove necessario e a gettare nella pattumiera la sottile striscia protettiva, mia madre, invece, mi guardò con espressione inviperita, mentre mio padre mi aveva semplicemente "martorato" emh, martoriato a dovere con degli schiaffoni.
E la rompi di Cettina?
«Così ti impari!» esclamò compiaciuta, sgranocchiando candidamente un agrume martorana.
Premiazione trofeo Rill
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I misteri della cripta
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Cristian Vitali - Maurizio Targa, "Undici metri"
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Cristian Vitali - Maurizio Targa
Undici metri - Storie di rigore
Sensoinverso Edizioni - Euro 17 – pag. 290
La letteratura calcistica (come il cinema) non ha mai avuto grande fortuna in Italia, nonostante scrittori come Arpino abbiano celebrato i mondiali del 1974 con Azzurro tenebra e registi come Pupi Avati abbiano girato Ultimo minuto. In ogni caso escono libri e film dedicati al calcio, che continuo a leggere e vedere, fedele a un’antica passione che mi tiene avvinto alla palla di cuoio almeno dal 1965, in pratica da quando ho l’età della ragione. Tra le ultime belle cose lette e viste posso citare il libro di racconti Undici metri di Vitali e Targa, il film La partita di Francesco Carnesecchi, ma anche l’ennesima visione de L’allenatore nel pallone di Sergio Martino e de I due maghi del pallone con Franco e Ciccio.
Soffermiamoci su Undici metri - Storie di rigore, che gode della bella prefazione di Darwin Pastorin (altro grande scrittore di calcio) e analizza con lo strumento narrativo il ruolo del penalty nella storia del calcio. Vitali e Targa partono dal primo tiro dagli undici metri per giungere ai giorni nostri, prendono in considerazione il trionfo di Berlino, i tiri mondiali di Baresi, Baggio e Di Biagio, il cucchiaio di Totti, le imprese di Zico, Platini, Falcao e Gullit. Sessanta racconti dove trovano spazio persino due bidoni come Caraballo e Toffoli, con i loro errori macroscopici, accanto alle autoreti del mitico Comunardo Niccolai.
Sessanta racconti di passione calcistica, una vera manna per gli appassionati, perché forse non tutti sanno che il calcio di rigore è nato nel 1890, sette anni prima che nascesse la Juventus, e che prima si giocava senza il penalty, fino a quando un portiere irlandese non propose l’innovazione alla federazione britannica. Un’invenzione che non portò fortuna al povero Mc Crum (questo il cognome del vecchio carneade), morto dimenticato da tutti, tradito dalla moglie, alcolizzato e pieno di debiti. Un’altra curiosità la leggiamo sul miglior rigorista di sempre, un tal Giampiero Testa (nato a Magenta nel 1938), che ha giocato soltanto in serie C ma non sbagliava mai un penalty, perché diceva: “Per tirare bene un calcio di rigore si deve avere la testa libera!”. E visto il cognome che portava ci riusciva. Gli autori narrano la storia di Antonin Panenka, che ha giocato fino a 45 anni nelle serie minori, ma viene ricordato per il rigore decisivo del 1976 contro la Germania, primo penalty a decidere una competizione importante. Si rammenta il cucchiaio di Totti del 2000 contro l’Olanda, ma anche il rigore assurdo di Platini in uno stadio pieno di morti, in Belgio, contro il Liverpool. Benito Lorenzi, invece, non tutti lo conosceranno, era Toscano come me e lo chiamavano Veleno, quando nel 1957 con un rigore al limone (leggete il libro per capire!) fece fuori l’odiato Milan indossando la maglia nerazzurra.
Un libro imperdibile per tutti gli appassionati di calcio.
Il progetto: “PARALLEL WORLDS”
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L’atteso primo disco solista del leader e tastierista della leggendaria band ROCKETS.
Quattordici sfumature di colore per gli outfit di Fabrice Pascal come 14 sono i brani. La sua immagine è curata dalla stilista fiorentina Cinzia Diddi. Queste le sue parole: stravaganza, contrasti di colore, nuances esclusive studiate per il mitico leader dei ROCKETS.
Venerdì 23 ottobre esce PARALLEL WORLDS” (Intermezzo/The Orchard), l’atteso primo disco solista di FABRICE PASCAL QUAGLIOTTI, leader e tastierista della leggendaria band Rockets.
In questo disco imperdibile, Fabrice Pascal Quagliotti esprime tutta la sua attitudine compositiva e la sensibilità musicale che lo contraddistinguono, creando una colonna sonora del 21° secolo che trasporterà l’ascoltatore in un viaggio unico e ricco, attraverso un universo di suoni ricercati e d’avanguardia.
Le esplorazioni musicali elettroniche hanno portato Fabrice in vari mondi paralleli, da quelli spaziali (con riferimenti a figure come David Bowie e Tovarisch Gagarin), ai mondi interiori della mente, del misticismo e della magia e al misterioso mondo dell'amore.
L’album vede la collaborazione in due brani (“Friends” e “Strange Loop”) dell’amico e collega Frederick Rousseau, compositore e musicista francese che ha lavorato con Vangelis e con Jean-Michel Jarre e ha collaborato a celebri colonne sonore come Blade Runner (Ridley Scott) e Alexander (Oliver Stone). In “Walk Away” ha invece collaborato il dj milanese Axel Cooper.
Parallel Worlds sarà disponibile in digitale e nelle seguenti versioni, tutte in edizione limitata e da collezione: doppio vinile trasparente, doppio vinile nero, CD Book di 32 pagine.
Tracklist: Alchemy, So Long Major Tom, Princess, Friends, Renaissance, Song of the Earth, Hubble Space Telescope, Japanese Tattoo, Mezcal, Tovarisch Gagarin, Strange Loop, Harem, El Fuego e Walk Away.
La versione in vinile dell’album conterrà due tracce in più rispetto al disco, 2 speciali Binaural Version mix by Frederick Rousseau.
A cosa si è ispirata per vestire Fabrice Pascal Quagliotti?
Amo i colori, il loro significato. Gli abiti sono come “diamanti di tessuto” che valorizzano e rendono più preziosa la nostra immagine, parlando di noi agli altri definendo la nostra identità. Rappresentano un collegamento tra gli aspetti più profondi del sé e l’immagine esterna. Non sono solo l’espressione delle tendenze moda, ma anche del rapporto profondo con noi stessi e con la persona che siamo, con quella che vorremmo essere e con quella che pensiamo di dover essere.
La scelta dei colori dunque sta alla base di tutto, oltre ovviamente allo studio dei tratti somatici, al colore della carnagione degli occhi.
Su FABRICE Pascal Quagliotti vedrete 14 sfumature di colore, perché il suo mondo interiore è colorato ed era giusto comunicarlo attraverso gli abiti.
Orgogliosa di condividere questo progetto con Fabrice Pascal.
A spasso con il morto.
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La sincerità è il privilegio delle menti libere
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Cinzia Diddi è una nota stilista fiorentina conosciuta per aver vestito molti vip, per il suo Luxury brand e per l’ultimo libro scritto La Stella più bella.
Costante il suo impegno nel sociale contro il femminicidio e, durante il lockdown, molto impegnata a sostegno dei più bisognosi.
Ha donato mascherine e aiuto economico alla protezione civile, a favore di ospedali per l’emergenza Covid.
A cosa sta lavorando adesso?
La mia passione è creare, sono sempre in movimento, mi piace il dinamismo della vita.
Sto curando l’immagine di un personaggio RAI, ancora non posso anticipare niente ma fornirò alcune foto degli outfit.
La modella dello shooting è Irene Casartelli, e la giovane fotografa è Matilde Bessi, una bella squadra di lavoro che ci ha portato a raggiungere degli ottimi successi.
Non posso svelare molto!
Come è Cinzia Diddi sul lavoro?
Amo far sentire le persone a loro agio, lavorare in un bel clima è fondamentale per ottenere il massimo.
Io seguo tutto, dalla creazione ai dettagli, alle pose durante lo shooting, e deve essere fatto come dico io, indiscutibilmente, su questo non transigo! Io ho studiato proprio per poter padroneggiare ogni fase del mio lavoro!
E poi ha altri progetti?
Moltissimi, ma uno in particolare mi sta entusiasmando.
Sono la fashion designer di Fabrice Pascal Quagliotti nella sua esperienza da solista che è appena iniziata, un bellissimo progetto.
La collezione A/I 2020 è molto particolare?
È una collezione all’insegna del colore, ma soprattutto ho deciso di fare le foto dello shooting nella nostra Italia: Roma, piazza di Spagna, il Colosseo, Prato, Siena, Firenze, Pistoia, Montecatini e molte altre città .
Ha un titolo interessante?
Amata Terra: scopriamo l’Italia... oltrepassando i confini dell’egoismo.
Giungerà un’alba nuova per coloro che sfidano i momenti bui.
Durante il lockdown ho scritto un libro, nel quale ho raccolto poesie, disegni e foto delle mie creazioni di moda.
Hanno dato il loro contributo molti personaggi del mondo dello spettacolo, della musica, dell’arte, avvocati e psicologi, raccontando con sincerità come stavano vivendo l’isolamento sociale, e quanto stavano cambiando e riflettendo grazie ad esso.
La sincerità è il privilegio delle menti libere. Ci siamo ripetuti innumerevoli volte: "Andrà tutto bene". Ma se i pensieri non sono supportati da azioni difficilmente accadrà. Chi rispetta le regole è saggio! Nasce da qui lo shooting della mia Collezione A/I 2020, 2021.
Tra le tante regole etiche da seguire sarebbe bene non muoversi dall’Italia alla volta di paesi esteri per limitare la possibilità di contagi.
Senza seguire le regole non si riesce a controllare un’epidemia. Il fatto che ci sia stata in questi mesi una diminuzione dei contagi non può giustificare la promozione dell’idea di normalità.
Ho riflettuto molto su questo e ho pensato che questa pandemia ci sta “regalando” la possibilità di scoprire la nostra terra, di visitare luoghi sconosciuti.
Mannaggia alla prostata
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Sequenze da sogno e fantastici scenari
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Sto volando appeso a un palloncino arancione. Il cielo, d'un meraviglioso azzurro turchino, mi appare particolarmente invitante ed è divertente osservare da quassù la gente che sta laggiù. Volo, volo sempre più in alto, le nuvole mutano costantemente di forma e si spostano al mio passaggio. Improvvisamente vengo inghiottito da un enorme nuvolone grigio, il rimbombo che sento aumenta di ritmo e potenza, facendomi scuotere.
Bum! Il palloncino esplode rilasciando una miriade di coriandoli verdi, bianchi e rossi. Sto cadendo, per di più a una velocità pazzesca, tra breve mi sfracellerò al suolo.
Contro ogni previsione, atterro su un morbido prato. Mi alzo di scatto e nel guardarmi intorno rimango a bocca aperta dallo stupore. Mi ritrovo in un mondo in cui si respira una magica atmosfera dove vivono fiabesche creature, tra fatine argentate, gnomi dai buffi cappelli e draghetti che svolazzano felicemente.
Senza pensarci due volte cavalco un unicorno viola chiaro, fino ai piedi di una scogliera. Scendo dal bellissimo cavallo in quanto desideroso di salire su un'alta quercia. Mi arrampico agilmente e dalla cima dell'albero osservo quattro giganti che giocano spensierati tra gli scogli. Il panorama è singolarmente suggestivo, i colori corrono e si mescolano insieme, sembrano acquarelli lasciati cadere da un bambino.
Da quest’altezza, proprio sotto di me, impossibile descrivere il mare cristallino da abbagliare gli occhi. Mi lancio, un tuffo che mi procura un'emozione irreale. Sott'acqua scovo una moltitudine di noci di cocco grandi come palloni da calcio, ne prendo una e riemergo. Rimetto piede sulla terraferma e m'incammino lungo la spiaggia dalla sabbia dorata in direzione di un gazebo avente due panche e un tavolo. Ai lati di un palo portante in legno della graziosissima struttura, noto una mini canna di bambù appuntita. La raccolgo, e la sfrutto mo’ di punteruolo per effettuare un forellino al frutto che tengo in mano ed infine ne traggo una cannuccia improvvisata dalla quale posso succhiare. Mmm, l'acqua di cocco della noce è STRAbuona, tra l'altro curiosamente frizzante.
Puff! Suona la sveglia sul mio Android, sveglia impostata sulle dolci note de Andantino di Wolfgang Amadeus Mozart che chiudono in bellezza il fantastico sogno appena fatto.
Nasce Milena in love
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Aria di novità in Officina Milena: la casa editrice lancia un nuovo marchio dedicato agli amanti del romance. Alla nuova collana lavoreranno Federica Cabras (referente), Grazia Caputo, Ada Legnante e Valeria Cardarano.
Quale sarà l’ingrediente principale dei libri targati Milena in love? Be’, l’amore, naturalmente. Ma cos’è l’amore? L’amore è un attimo di trambusto e poi è silenzio. L’amore è tutto e niente. L’amore è nascosto in una risata rivolta al cielo e in una lacrima che scivola a terra senza fare rumore. L’amore è una caduta e un volo.
Certo, questo è il nostro punto di vista. Ma cos’è per voi l’amore?
Scrittori, fatevi avanti. Mandateci le vostre storie strappalacrime. Fateci immergere in un mondo dove le emozioni esplodono, dove i tasselli tornano al proprio posto, dove la vita brilla.
Il lieto fine è preferibile; se non presente, è necessario che l’opera veicoli un messaggio positivo.
I generi richiesti sono vari: romantico, chick lit, erotico, young adult, fantasy romance, storico.
Le modalità - tassative – di invio alla mail milenainlove.romance@gmail.com sono le seguenti:
- Biografia dell’autore
- Sinossi dettagliata dell’opera comprensiva di finale
- Opera completa in word
I tempi di lettura non saranno inferiori ai quattro mesi. E ora, fatevi sotto: vi aspettiamo!