luoghi da conoscere
La felicità
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In Mozambico avevo un bel gruppetto intorno a me, e questo era una barriera agli scherzi degli altri. Però, anche questa barriera ti sottoponeva al ridicolo. Pur condividendo tanti segreti e barzellette, le amiche si tormentavano ogni tanto, mi tormentavano, a dire il vero anch'io lo facevo con loro. Ma non era tanto importante, eravamo amiche. Abitavamo vicinissimo le une alle altre, e siccome c'erano pochissime auto in giro, lo spazio era nostro per giocare e correre, per gareggiare in bicicletta. Di notte, era frequente andare a dormire a casa di una o dell'altra, tutte noi lo facevamo, in un miscuglio felice e spensierato.
Ricordo una cosa un po' cattiva che facevamo, tutte noi, come un esercito ben addestrato: toglievamo piccoli gocci di whiskey dai bicchieri degli ospiti di casa, e li conservavamo in una bottiglia. Quando toccava a una di noi andare a dormire da qualche amica, c'era sempre un piccolo sorso di whiskey accuratamente conservato. Quando tutti in casa dormivano, era la nostra ora assieme a quel liquido, la cui attrazione piuttosto amara era principalmente l'essere vietato.
Certo che questo evento ansiosamente aspettato non era un granché: ci ubriacavamo nella nostra piccola stanza, avevamo conversazioni stupide, e, alla fine, non andavamo da nessuna parte. Per di più, il giorno seguente avevamo un dolore nella testa insopportabile. Ma tutto questo è vivere, tutto questo è apprendimento, tutto questo è felicità. Insomma, tutto questo è amicizia.
Si non ci fosse l'amicizia, avresti vissuto quei momenti felici?
Affascinante
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In Mozambico quasi sempre c'è il sole. Tutti i giorni mi sveglio presto per incominciare la giornata, ma la luce è più veloce di me, arriva, splendente, alle cinque del mattino. Ogni giorno è già là che mi guarda, sembrando molto allegra. Anch'io mi sento allegra. La giornata intera è davanti a me per passeggiare, studiare, giocare, imparare.
Esco. Ma all'improvviso tutto cambia e comincia a piovere. All'inizio non tanto forte, poi ogni secondo di più, e di più, e di più, fino a che la strada sterrata è allagata, ed io, che non ho trovato un rifugio sicuro, sono ugualmente bagnata. Mi fa ridere. Sembra impossibile che ci sia tant'acqua, quando, un secondo prima, c'era il sole.
Così com'è cominciata, pochi istanti dopo, ecco che la pioggia rallenta. Ogni secondo cade meno forte, e meno, e meno, fino a che smette. E il sole arriva di nuovo. La vita esplode, la gente esce, la gente gioca, la gente passeggia, la gente impara. Io non esco, stavo già fuori, e per questo sono bagnata.
Così è il giorno in Mozambico, un fascino a volte anche eccessivo.
#mannaggialaprostata: Se avete coraggio dite la verità
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Come si può essere felice nonostante un incidente: la mia storia
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Mi chiamo Paula e sono portoghese. Direi che la mia vita è cominciata in Mozambico perché ci sono arrivata da Lisbona alla piccolissima età di due anni, troppo presto per aver persino una scintilla di idea della città.
La vita in Mozambico era molto libera, spensierata, affascinante. Lì ho vissuto tantissimi momenti d'oro mentre giocavo, scherzavo, andavo alla spiaggia, mi tuffavo nell'acqua di una limpidezza impressionante. C'è qualcosa di magico nei paesi caldi, che sembra attraversare la tua pelle e che ti fa stare bene. Ti senti grande, ti senti potente. Sei "invincibilmente" felice.
Adesso so che questi sentimenti derivano dall'ambiente in cui sono cresciuta. Una volta non lo sapevo, pensavo che fosse normale essere felice nella famiglia, ma, evidentemente, non è così. Quel sentire di essere vivo e che il giorno è delizioso, potrebbe aver qualcosa a che fare con il clima, ma quello star bene ogni giorno, no. Questo è la famiglia. È la tua madre incantevole, notevolmente abile, il tuo padre un po'austero, addolcito dall'amore delle sue figlie, la tua sorella amorevole che ti dà tanta attenzione. Nonché Bina, che ti ama tanto, quella signora il cui gusto per l'avventura ha portato in Africa con i tuoi.
Ma non tutto è andato liscio, c'è stato il buono e c'è stato il cattivo. Ma la vita non è più forte di me.
Paula Martins
ANEMA E CORE SOTTO LA SCALINATA DEL COLOSSEO QUADRATO
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Mannaggia alla prostata
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Natale in Italia: Roma

Domenica 25 dicembre 1966.
La voce di Mina mi sveglia, è Natale, ieri sera ho solamente aperto i regali a casa dei miei nonni a Trastevere, poi siamo tornati a casa nostra, a via Ostiense.
I regali sono rimasti lì, tanto oggi torneremo per pranzo.
Mentre “Sono come tu mi vuoi”, la sigla di “Gran varietà”, prosegue, anticipando il presentatore Johnny Dorelli, mi alzo! Non vedo l’ora di tornare lì. Mia madre è occupata a far fare colazione al “biondo”, mio fratello Danilo che ha un anno e mezzo.
Il babbo è il primo ad essere pronto, mentre Paolo Panelli sta angosciando la sua spalla con “Menelao Strarompi”, mi diverte ascoltarlo, “aaaaanvedi chi c’è….”
11.30: sta passando mio zio Renato a prenderci con la sua “600”, scendiamo nell’aria frizzantina del mattino, si parte!
Lungotevere con vista a sinistra della basilica di San Paolo, mentre attraversiamo ponte Marconi mi giro per vedere la facciata d’oro che splende al sole, il traffico è scarso, arriviamo subito alla stazione Trastevere e saliamo tutta viale Trastevere… aria di casa… tutti i miei ricordi sono qui.
La confusione si sente dalla strada appena entriamo su via della Luce, il cuginetto piccolo nato da quattro mesi ulula la sua felicità, mentre sono tutti impegnati per il pranzo. Nonna ha iniziato stanotte a cucinare il ragù, anche se la “stracciatella” di pollo arriverà per prima a tavola, la tovaglia a pallini rossi che ha seguito la mia infanzia già è stata messa, il “servizio buono” la sta seguendo, fervono i preparativi, ne approfitto per andare a giocare, anche se non ho molti giocattoli nuovi, per la mia famiglia la vera festa, con i regali veri, sarà il 6 gennaio, quando arriverà la befana.
Mi chiamano, s’inizia col brodino, gli ovetti della gallina, rimasti dentro, mi aspettano e mi spettano, ancora gli altri cuccioli di casa sono piccoli, per 7 anni sono rimasto l’unico nipote, con i suoi diritti, per altri due o tre anni resisterò… forse.
Tante persone, tanti parenti ed amici di famiglia… tante persone scomparse negli anni… tanti ricordi struggenti di un Natale lontano… troppo lontano.