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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Fabio Recchia "Il libro della vita"

25 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #L'angolo della poesia, #arte, #pittura

 

 

 

 

Fabio Recchia

IL LIBRO DELLA VITA

poesie e dipinti

 

 

Il volume di Fabio Recchia Il libro della vita (Guido Miano Editore, 2021) che si ipostatizza sul duplice versante parallelo della poesia e della pittura presenta una premessa iniziale di Michele Miano intitolata Parallelismo delle Arti e una prefazione di Nazario Pardini esauriente e ricca di acribia.

Il libro non è scandito e l’alternanza di alcune poesie ispirate ad icone policrome produce un senso di magia affascinante che crea un ammaliante ipertesto e dà al lettore un senso di rêverie.

Le poesie in massima parte brevi nel loro insieme possono essere considerate un poemetto perché la parte letteraria non è scandita in sezioni e hanno spesso un carattere vagamente epigrammatico.

Il titolo della raccolta è forte e intenso e sottende un forte amore per la vita stessa, amore innanzitutto per l’amata che è il tu al quale l’io poetante si rivolge e poi per la natura.

C’è la presenza di una forte componente neolirica nel tessuto dei versi imbevuti di bellezza e solarità,

Il poiein è rarefatto e raffinato e ben cesellato e le composizioni nel loro librarsi sulla pagina nell’incipit planano dolcemente nelle chiuse e i tessuti linguistici sono raffinati e ben cesellati,

Programmatica la prima poesia che è una poesia sulla poesia, poesia intitolata Le parole: «Le parole / rischiarano il mattino / come raggi di sole. / Perforano le nubi buie / s’infrangono silenziose / sul foglio del cuore / colorando le pagine del libro della vita».

Nel suddetto componimento è detta magistralmente la forza delle parole stesse che salvifiche perforano le nubi e colorano le pagine del diario di bordo della vita e non si deve dimenticare quanto scritto nella Bibbia non solo nell’antico testamento e cioè che non ci sarà parola detta che sarà senza effetto e questo vale anche per le parole scritte come in questo caso.

In Il gabbiano leggiamo: «Il gabbiano / dispiega le ali / come vele sul mare, / si libra sul respiro del vento, / immobile e attento, / poi sale / per cadere come fulmine sul mare, / più veloce dei pensieri / che volano in me».

Per quanto riguarda le immagini pittoriche bisogna innanzitutto sottolineare che sono o tecniche miste o appartenenti al genere della spray art e che traggono ispirazione dalle poesie e viceversa.

Si possono considerare queste icone come vagamente figurative e sono connotate da un acceso cromatismo che entra negli occhi di chi le contempla provocando un piacevole effetto.

Affascinante la tecnica mista del dipinto Barche al tramonto (del 2020) che raffigura delle vele stilizzate e affascina in questo quadro la linea mare-cielo ed è singolare che il cielo stesso sia di colore arancio compatto e non azzurro cosa che crea un effetto surreale di grande bellezza.

Il dipinto Galattica (del 2020) rappresenta tre sfere di cui una simile ad un’arancia, una colore azzurro con delle sfumature e una verde e marrone, pianeti campiti su uno sfondo scuro e con una striscia verde, arancio e bianco,

Un’opera in toto affascinante che meriterebbe uno studio approfondito di dimensioni saggistiche.

Raffaele Piazza

           

 

Fabio Recchia, Il libro della vita, pref. di Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-65-7, mianoposta@gmail.com.

 

Fabio Recchia "Il libro della vita"
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Claudia Messelodi, "Emozioni"

19 Settembre 2023 , Scritto da Marco Zelioli Con tag #marco zelioli, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Claudia Messelodi

 

EMOZIONI

 

 

La raccolta poetica Emozioni di Claudia Messelodi, proposta da Guido Miano Editore, ci fa ritrovare le accattivanti atmosfere dell’ormai dozzina di opere pubblicate, dal 2012 in qua, dalla poetessa trentina, di Arco.

Il suo stile conciso e ‘spezzato’, anche nei componimenti più lunghi (una decina, su circa ottanta), si adatta perfettamente alla brevità della scrittura di Haiku, quasi una specialità dell’Autrice, che qui ne offre numerosi, interessanti esempi. Concisione che ben si adatta anche ai momenti di più intensa emotività delle poesie, rendendoli ‘leggeri’ anche “quando ogni barriera difensiva della razionalità crolla sotto la spinta indomabile della passione” – come scrive Enzo Concardi nella prefazione alla raccolta. Si leggano questi versi, ad esempio: “Vuote memorie / e il mondo piange ancora / pietra su pietra” (p.27); o si legga Fiordalisi e lacrime, dall’incipit melodioso che pare una canzone di Franco Battiato: “Carezzerò ogni tua ombra / dissiperò le nebbie d’ogni tua malinconia. / I tuoi silenzi cospargerò d’azzurro / come d’estate certi fiordalisi / a rubare il cielo e fiorirmi dentro gli occhi / …” (p.31).

Il Concardi sottolinea anche la peculiarità delle “strutture linguistiche sommamente e prevalentemente sintetiche, raccoglitrici comunque di baluginanti ma densi concetti, astrazioni, messaggi”; come in questi Haiku, per fare tre soli esempi: “Smarrirsi dentro... / baci e anelli mancanti / farfalle erranti” (p.32); “Vertigine blu / e sotto i piedi un mondo / così lontano” (p.41); “Per un attimo / la mano nella mano / per una vita” (p.49).

La ricchezza degli spunti di riflessione personale è spesso stemperata in un’atmosfera rarefatta, meditativa, che rasserena il lettore anche quando s’intuisce una sottostante durezza, come in questi versi: “Mitiga il tempo / questo freddo nel cuore / baci di roccia” (p.44).

Insomma, una raccolta in buona parte introspettiva e per nulla banale, queste Emozioni, che sono accompagnate anche da due suggestive immagini fotografiche che quasi commentano la lirica d’apertura, Croce di Baone, e da sole bastano ad allargare il cuore quasi quanto i versi di Claudia Messelodi. Una lettura che invita alla rilettura, più e più volte, perché non stanca mai.

Marco Zelioli

 

Claudia Messelodi, Emozioni, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 68, isbn 979-12-81351-12-7, mianoposta@gmail.com.

 

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Sillvia Marzano, "Voci"

18 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Silvia Marzano, VOCI,

2023

 

Come scrive il prefatore Enzo Concardi con grande acribia già nella precedente raccolta dal titolo Liriche scelte (Guido Miano Editore, 2021), nella sua più autentica ispirazione erano apparse componenti intuitive, irrazionali, misteriche, emotive e sentimentali tali da avvicinarla ad una sensibilità di tipo pascoliano, superando tuttavia il pianto interiore proprio del poeta romagnolo, acquisendo poi un linguaggio tendente a forme ermetiche, fino a sviluppare in ultima istanza uno stile personale assai levigato e trasparente, senza mutuare dall’intellettualità filosofica concetti astratti, ma creando immagini suggestive, accostamenti analogici, oggettualità e fantasie, inserendo bagliori di significati con molta levità e trasparenza.

Voci (G. Miano Editore, 2023) è un titolo che fa riflettere ed è molto affascinante: la voce è quella dell’ispirazione poetica stessa che secondo Borges viene per i pagani dalla musa, per i giudei e i cristiani dallo Spirito Santo e per gli psicoanalisti dall’inconscio, e secondo Franco Fortini da tutte e tre insieme le categorie che si sovrappongono e fondono in un’unica istanza ipostatica.

Anche Alda Merini parlava di Voci che ascoltava e traduceva e inverava in versi, i suoi splendidi versi ed è tipico dei poeti in generale sentire il Visiting Angel, benefico e catartico per l’atto di generare, creare poesie.

Voci è un testo non scandito e per la sua unitarietà potrebbe essere considerato un denso poemetto.

In alcune poesie della raccolta ritroviamo in alcuni versi un’effusione tutta elegiaca che ha qualcosa di filosofico.

Nella poesia eponima che apre la raccolta leggiamo: «Voci sorgive / oscillanti, / un canto fuggevole / remoto. / Un fremito / attraverso il linguaggio / nel bianco delle parole. / Voci dell’anima, / un sussurro inudibile / Eppure un dire / sommesso, impalpabile. / Un suono del pensiero, / un’eco di Nulla»

Una chiara ascendenza speculativa e anche religiosa ritroviamo in Polvere cosmica: «Polvere cosmica noi siamo/ e nell’azzurra vertigine/ al di là dei cieli, / nel tempo che non è nostro/ e nello spazio più che spazio, / è forse la nostra origine remota,/ il Padre delle luci, / incommensurabile infinito, / il divino silenzio/ da cui veniamo./ Luce luminosissima, / traccia di una traccia/ di cui portiamo il sigillo».

L’io poetante-è molto autocentrato spesso nel suo ripiegarsi solipsisticamente su se stesso e incontriamo leggerezza ed icasticità nei versi raffinati e ben cesellati detti con urgenza.

Nei componimenti brevi si avverte la tendenza all’epigramma e pare che lo stesso io-poetante punti una cinepresa sul mondo circostante come un abile regista che traduce le cose in parole luminose che generano stringhe di unità minime sempre ben calibrate e veloci.

Anche la natura a volte decantata in modo idilliaco è centrale in molte composizioni per esempio quando è nominata la bellezza dei tulipani, fiori che in bilico tra gioia e dolori nel tripudio primaverile festeggiano ignari il dolore del mondo.

C’è qualcosa di vagamente struggente in questi meravigliosi versi che esprimono la salvifica ansia per il dono della vita.

Raffaele Piazza 

 

 

Silvia Marzano, Voci, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 76, isbn 979-12-81351-09-7, mianoposta@gmail.com.

 

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Angela Ragozzino, "Voci d'anima, d'arte e di natura"

15 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

 

Angela Ragozzino

 

VOCI D’ANIMA, D’ARTE E DI NATURA

 

 

Ricorre nel 2023 il 250° anniversario della morte dell’architetto Luigi Vanvitelli progettatore della celeberrima Reggia di Caserta, icona storica dell’arte di tutti i tempi.

In questo libro che va oltre la mera raccolta di poesie, non a caso inserito nella Collana Parallelismo delle Arti accanto alle poesie, ritroviamo fotografie tra le quali spicca quella relativa alla statua di Luigi Vanvitelli stesso, opera del 1879 dello scultore Onofrio Buccini (1825-1896), immagine connessa, interagente, con l’omonima poesia encomiastica dedicata all’architetto della Reggia di Caserta.

Da notare che la poetessa Angela Ragozzino è nata a Sant’Angelo in Formis, frazione di Capua, in provincia di Caserta, dove attualmente risiede e quindi come punto di partenza c’è la vicinanza geografica proprio con Caserta come chiave d’accesso a questo volume che non a caso sarà presentato tra breve a Sant’Angelo in Formis e a San Leucio.

A proposito di parallelismi il libro può essere considerato un ipertesto, frutto dell’interazione dei piani espressivi, delle linee di codice che si sovrappongono e intersecano appunto di poesia, fotografia e arti figurative.

Affascinante e compiuto il progetto nella sua originalità e nella sua eclettica bellezza.

Poetica neolirica ed elegiaca quella della Ragozzino dove non a caso la natura gioca un ruolo importante e dove la partita si gioca tra rêverie e linearità dell’incanto in un incantevole connubio.

In A Luigi Vanvitelli, poesia ispirata dalla stessa scultura che raffigura l’architetto, leggiamo: «Lo sguardo spazia / nella fertile piana / e si ferma là sulla collina. / Il verde bosco è percorso / da cervi e cinghiali / tra ninfe e fauni giocosi. / E vedi mute di cani, creature silvane / tra alberi e acque sorgive…».

Nella suddetta poesia c’è anche un chiaro richiamo al mito con figure mitologiche classiche che sono nominate, elemento veramente raro nel nostro panorama letterario in un recupero del passato magico e ammaliante.

Filosoficamente in Canne al vento la poetessa riprendendo l’assunto di Pascal afferma di essere appunto una canna al vento ma canna pensante e parla di solitudine, ma comunque scrive ottimisticamente che al vento non si spezza nel mirare nuvole bianche e tasselli di una natura incontaminata: «Canne al vento / sulla riva, onde increspate / dalla brezza marina. / Rocce arse, baciate / dal caldo sole d’agosto. / Il fico d’India, verde / dai frutti spinosi, / ma dal cuore tenero e dolce. / Canna al vento, si piega / ma non si spezza…».

Piacevole la poesia Il raccolto verrà in connubio con il dipinto olio su tela Al ritorno dai campi di Franca Maschio connotato da un fresco cromatismo che raffigura sei uomini visti di spalle che camminano per un suggestivo sentiero ai cui lati si stagliano coltivazioni di spighe alte e rigogliose e tutto pare pronto per la primeva mietitura che avverrà ancora anche nella nostra realtà liquida, alienata e consumistica tipica dei nostri giorni.

Intenso il dipinto Notturno di Fabio Recchia che si può considerare di tipo figurativo perché rappresenta dei vaghi rami di pino, rischiarati dalla luna, sullo sfondo di tinte surreali rosse, blu, verdi e azzurre che creano sospensione e mistero accentuate dalla tecnica spray art che aumenta la suggestione e la rarefazione delle immagini. Tale dipinto ben si accosta alla poesia Nel silenzio della sera: «… / Oh! luna che brilli lassù, / illumina i miei passi / per questi ultimi scampoli di vita. / Solo nel silenzio della sera / ritrovo me stessa / e la mia anima trova la pace».

Un globale e superlativo esercizio di conoscenza se è vero che l’unione fa la forza anche in campo estetico.          

Raffaele Piazza

      

 

Angela Ragozzino, Voci d’anima, d’arte e di natura, prefazione di Enzo Concardi; Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 80, isbn 979-12-81351-02-8.

 

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Giuseppe Bertòn, "Danza con me - Dance with me"

11 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

Giuseppe Bertòn

 

DANZA CON ME -  DANCE WITH ME

 

 

 

Danza con me - Dance with me (Guido Miano Editore, 2023), con traduzione in inglese di Luisa Randon, la raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, ha come cifra dominante nel suo inverarsi una poetica intellettualistica sottesa ad una matrice che determina accensioni e spegnimenti di tipo neolirico e a volte elegiaco.

Composito e articolato architettonicamente il volume nel suo essere scandito nelle seguenti sezioni: Parte I: L’ultima sera dell’anno; Parte II: Marocco; Parte III: Mille anni; Parte IV: Una volta ho scritto una poesia; Parte V: Alla luna; Parte VI: Danza con me.

Il testo presenta una prefazione di Floriano Romboli esauriente e ricca di acribia nel metterne in luce i molteplici aspetti.

Affascinante la prima composizione intitolata Il tempo che ha per argomento la stessa percezione soggettiva del tempo da parte del poeta e non solo del poeta, tempo che fugge inesorabilmente.

Del resto il tempo è una dimensione imprescindibile nella letteratura e anche nell’arte in generale perché ogni forma estetica è nel tempo e per esempio T. S. Eliot aveva una forte coscienza del tempo che è segno di limite e di morte a meno che non sia presente nel bagaglio del poeta una categoria religiosa e mistica per la quale il tempo è infinito e sconfina nell’eternità come per esempio in Dante: «Questa sera, l’ultima sera dell’anno, / ho messo la legna / nella stufa di montagna, // e miracolosamente la casa si è scaldata, / ed è l’ultima sera dell’anno, / ed il tempo passa, e qualche volta vola. // E pensavo come pensiamo il tempo, / che i fisici misurano, i poeti soffrono, / i religiosi credono infinito. // Io penso che il tempo è un’illusione, / è solo un’illusione in questa vita sconosciuta. / E vale meno di un bacio» (Il tempo).

Una parvenza di rêverie è presente costantemente nei versi e una magia e una malia caratterizzano gli stessi versi detti con urgenza, versi raffinati, ben cesellati e perfettamente controllati.

Giustamente il prefatore parla di anafora e di iterazione lessicale e sintagmatica in questo poiein accattivante e intelligente.

Intrigante per il lettore la traduzione a fronte in inglese che intensifica il piacere del testo.

Anche un’aurea di mito e sacralità pagana è presente in queste pagine quando sono dette le divinità Apollo e Dioniso che per il correlativo oggettivo divengono simboli e metafore di bellezza e armonia cosmica che riportano alla Grecia attica dell’armonia per antonomasia di quando il tempio è costruito sul monte per una fusione ontologica con la natura.

Anche l’amore è una tematica della poesia e l’io poetante non si rivolge alla persona amata ma parla genericamente d’amore.

In Un giorno leggiamo: «Un giorno ero innamorato, / e guardavo il mio amore, / e guardavo le persone, / e le case, / e l’aria, / e le strade. // Guardavo il mio amore, / e sentivo le cose intorno cambiare. / Sentivo lo spazio ed il tempo modificarsi, // in qualche modo come la gravità modifica / lo spazio ed il tempo, / intorno all’universo. // Dove lo spazio è diverso, / dove il tempo è diverso. / Mentre guardavo il mio amore», poesia veramente notevole.

I versi procedono per accumulo e il ritmo crea musicalità e a volte ci sono epifanie di freschezza e dolcezza come nel distico: «…Oggi è una bella giornata / e ho baciato il mio amore», Una bella giornata).

Raffaele Piazza

 

 

 

Giuseppe Bertòn, Danza con me – Dance with me, pref. Floriano Romboli, trad. in inglese di Luisa Randon, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 108, isbn 979-12-81351-06-6, mianoposta@gmail.com.

 

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Patrizia Poli, "La pietra in tasca"

9 Settembre 2023 , Scritto da Maddalena De Leo Con tag #maddalena de leo, #recensioni, #poli patrizia

 

 

   

 

 

 

LA PIETRA IN TASCA

di Patrizia Poli

Literary Romance, 2023

 

 Recensione a cura di Maddalena De Leo (Referente Italiana della Brontё Society)

 

 

     Il piccolo libro La pietra in tasca di Patrizia Poli (Literary Romance, 2023) si divide in due parti in cui nella prima leggiamo un’attenta riproposizione della biografia Brontё dal punto di vista di Emily e, nella seconda, una sintesi particolareggiata e pedissequa della trama del suo unico romanzo Wuthering Heights (Cime Tempestose).

     L’idea di base, cioè quella di far parlare Emily Brontё dall’al di là facendole ripercorrere a ritroso la propria vita e rivivere l’ambiente e i paesaggi che l’hanno vista interagire con la natura, risulta originale e contribuisce a creare la giusta prospettiva in cui inquadrare un’autrice misteriosa e così poco comprensibile ai tanti ammiratori postumi. Questo stesso filo conduttore porta a descrivere nella seconda parte del libro con minuzia la trama del romanzo che, pur scontata per il lettore informato e addirittura eccessivamente puntuale per lo studioso brontёano, viene comunque riscattata dalle frasi finali che riportano alla visione retrospettiva che Emily Brontё sta operando su sé stessa dall’oltretomba.

     Anche il titolo del libro è da leggere in questa chiave perché, come spiegato fra le pagine del testo da Patrizia Poli in riferimento a Heathcliff, la pietra tenuta nascosta equivale a una vendetta a lungo covata che non appartiene solo al protagonista ma anche a Emily, detentrice della fama postuma che ha di gran lunga superato quella di tanti altri autori e detrattori passati e presenti.

     Sono da segnalare purtroppo i numerosi refusi presenti nella proposizione dei nomi di persone e luoghi: ‘Elisabeth’ invece di Elizabeth, l’ibrido ‘Brussel’ invece di Brussels (in inglese) o almeno e più correttamente Bruxelles (in francese), ‘Raw Hill’ invece di Law Hill, il reiterato ‘Edgard’ quando viene nominato Edgar Linton, e i mancati crediti per le sette evocative illustrazioni che ben riproducono i due protagonisti nei momenti più salienti del romanzo.

   

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Michele Petullà e Viola Petullà, "Teorie evoluzionistiche in antropologia"

8 Settembre 2023 , Scritto da Maria Elena Mignosi Picone Con tag #maria elena mignosi picone, #recensioni, #saggi

 

 

 

 

Michele Petullà – Viola Petullà

 

TEORIE EVOLUZIONISTICHE IN ANTROPOLOGIA

Modelli e sviluppi

 

 

Come Copernico rivoluzionò il Sistema Tolemaico così Darwin rivoluzionò il Creazionismo, cioè la concezione del Dio Creatore, con il conseguente Piano Provvidenziale divino, finalizzato alla Vita Eterna per l’uomo.

Nella sostanza, si tratta in fondo di un riecheggiamento del passaggio dal Teocentrismo all’Antropocentrismo, dominanti rispettivamente nel Medio Evo e nel Rinascimento.

L’uomo viene considerato ora non tanto nella sua umanità ma più specificatamente nella sua fisicità; e fioriscono gli studi intorno all’essere umano sotto questo aspetto, tanto da dar luogo ad una nuova disciplina, l’Antropologia, che comprende anche Sociologia, Archeologia con attenzione in particolare anche allo studio dei Fossili, e considerando l’uomo sia in sé, come individuo, sia in rapporto alla società.

La novità di questo studio è che si considera l’essere umano alla stregua di ogni altro essere vivente, appartenente al regno animale o vegetale. Viene presa in considerazione, dell’uomo, specialmente l’anima sensitiva, che ha in comune con gli animali, prescindendo dall’anima spirituale, per la quale si ha la somiglianza con Dio. Quindi è esclusa ogni trascendenza, e siamo lontani, o meglio dire autonomi, dalla Teoria Tomistica, di San Tommaso, che vede l’uomo a immagine e somiglianza di Dio, in quanto possiede lo spirito perché Dio è Spirito.

A questo punto saremmo indotti a pensare ad una frattura tra Creazionismo ed Evoluzionismo. Ma in effetti non c’è tra queste due concezioni di pensiero una contrapposizione. Basti pensare ad esempio al mare. Esso c’è sempre, è un elemento del Creato, che esiste nella sua fissità. Ma quanto moto ha in sé, quanta trasformazione, quanta diversità tanto da cambiare sempre, di colore, di moto, di tutto! È sempre uguale e sempre diverso. Così hanno ragione tutti e due. I Creazionisti e gli Evoluzionisti. Sono perfettamente conciliabili gli antichi filosofi greci, Parmenide, sostenitore dell’Essere, Immutabile, ed Eraclito per il quale “tutto scorre”. Del resto lo stesso Darwin ha confidato di non essere ateo ma di credere in un Dio Creatore.

L’Evoluzionismo ha conferito al Creazionismo o Fissismo vivacità, dinamismo, in fondo un maggiore realismo. L’uomo, in conclusione, è sempre lo stesso ma col tempo cambia sempre: mentalità, usanze e consuetudini, e tanto altro ancora.

Gli autori, Michele e Viola Petullà, del saggio Teorie evoluzionistiche in antropologia. Modelli e sviluppo (G. Miano Editore, 2023), hanno esaminato a fondo l’Evoluzionismo, non solo sotto l’aspetto scientifico ma anche storico, spaziando anche a ritroso nel tempo per individuarne gli antecedenti.

Il fine cui mirano con quest’opera è la diffusione nelle scuole, soprattutto nei Licei a indirizzo “Scienze umane e pedagogiche”.

Da prendere soprattutto in considerazione, in questo libro, è la parte in cui gli autori mettono in guardia dalle interpretazioni improprie delle novità di carattere scientifico. Infatti l’Evoluzionismo, male interpretato, ha portato alla concezione della superiorità della razza. E conosciamo tutti gli orrori che ne sono derivati. Questo succede quando si sconfina dal campo scientifico e si applica la scoperta in altri campi, come la filosofia, l’etica, la morale. Portiamo ad esempio la teoria della relatività di Einstein, che, traslata al di fuori della scienza, divenne, (pure al di fuori delle opinioni, rispetto alle quali è accettabile), relativismo, con la negazione di una verità assoluta. E il conseguente sbandamento della società.

L’ideale sarebbe per i giovani integrare l’Evoluzionismo con il Tomismo, in modo da considerare Darwin non disgiunto da San Tommaso, o ancora più indietro nel tempo da Aristotele. Così si avrebbe una idea completa dell’essere umano, sia come anima sensitiva che come anima spirituale.

E l’uomo non sarebbe equiparato, quando va dal medico, all’animale quando lo portano dal veterinario.

Non possiamo ignorare che l’uomo non è solo un insieme di molecole e cellule ma è soprattutto scintilla di Dio.

Maria Elena Mignosi Picone

 

 

 

Michele PetullÀ, Viola PetullÀ, Teorie evoluzionistiche in antropologia. Modelli e sviluppi, premessa di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 84, isbn 979-12-81351-01-1, mianoposta@gmail.com.

 

 

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Alfredo Alessio Conti, "Il viaggio e la speranza"

7 Settembre 2023 , Scritto da Rita Bompadre Con tag #rita bompadre, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Il viaggio e la speranza di Alfredo Alessio Conti (Carello Editore, 2023 pp. 46 € 12.00) è una conferma poetica all'orizzonte di un itinerario dentro la parola divina e umana, il varco di un confine sacro in cui il cammino esitante dell'uomo è la prima, necessaria missione della coscienza interiore per intraprendere la migliore esperienza della vita. Il percorso di Alfredo Alessio Conti circonda il tracciato fragile e sofferto del tempo presente, alimenta la traccia esplicativa di una liturgia emotiva, scandisce il movimento interpretativo dell'esistenza, la linearità geometrica di ogni profondo ed essenziale verso, segue la complessità incessante del fondamento della conoscenza. I testi assegnano una teologia esegetica, distendono la volontà di una consapevolezza, nelle frammentarie inquietudini dell'uomo, assorte nell’incertezza del vivere, trafitte nel timore e nei tormenti della solitudine. Alfredo Alessio Conti abita la maturità della propria espressività linguistica, indaga l'archetipo del significato cognitivo, confronta la propria anima con la transitorietà del proprio corpo, per essere testimone alla rivelazione trascendente della propria condizione, avverte la via dell'impegno educativo per rivolgersi a una umanità ritrovata, nell'appartenenza del pensiero che eleva il respiro alla libertà e all'ascolto rivelativo del silenzio, contempla la riappropriazione di una identità evocata attraverso la ricerca riflessiva e l'ancoraggio di ogni prospettiva. Consente alla propria verità elegiaca di dispiegare il paradigma dell'attitudine spirituale, la devozione nei confronti dell'amore e della grazia, sorregge la tensione intrinseca del paesaggio interno. Il viaggio e la speranza apre le pagine al dono della comprensione, diffonde lo stupore monastico di una liturgia esplorativa al servizio elegiaco dei ricordi e al valore ermeneutico della nostalgia, illustra il contenuto incarnato dell'insegnamento pastorale a inchinarsi alle trame dell'assoluto, indica l'esortazione per nutrire l'opportunità coraggiosa di stare con se stessi, di accettare la crudele e misteriosa frattura del dolore, di contemplare l'oscura inaccessibilità che alberga nella soglia del cuore, di incoraggiare il suo superamento per ritrovare la sincera corrispondenza di verità con l'universo e con Dio. Alfredo Alessio Conti analizza una continua e insistente custodia del pensiero, sorveglia l'esercizio lirico della percezione soggettiva dei sentimenti per rendere agibile lo spazio ecumenico dell'amore, rivolge la sua attenzione all'osservazione monologante delle esperienze della vita. La poesia di Alfredo Alessio Conti pone a fondamento l'esigenza di un rifugio introspettivo, analizza la condizione emozionale che resiste oltre lo spaesamento e lo sgretolamento inarrestabile della provvisorietà delle attese, il precipizio inesorabile dell'assenza, riceve lo svelamento della meraviglia vitale, l'autenticità della tenace e paziente speranza. Affronta la vulnerabilità delle vicissitudini, intuisce le imperfezioni terrene, ritrova il valore purificatore di ogni alta meditazione e fortifica la preghiera quotidiana verso l'armonia della natura e il sereno raccoglimento verso la luce. Ricorda ai lettori la dolce e amorevole misericordia della fede, nell'ordine di un elemento carnale e divino preesistente all'uomo stesso, nella radice di un verso che instilla il bene: “Sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene. Ama e fa ciò che vuoi” (Sant'Agostino)

 

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Daurija Campana, "Sola tra memoria e dolore"

6 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Daurija Campana

SOLA TRA MEMORIA E DOLORE

 

 

 

La raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una prefazione di Enzo Concardi esauriente e ricca di acribia.

Scrive con acutezza il prefatore che a proposito della poetica, del poiein dell’autrice forse si potrebbe anche parlare d’una sorta di lirica apologetica della soggettività delle emozioni personali, ma, beninteso, non sotto forma di vittimismo – come nel tardo romanticismo – bensì di limpido calore umano, accorata partecipazione, tenerezza e delicatezza espressive.

Da notare che la Campana è anche pittrice e che nel volume sono inserite le riproduzioni di suoi oli su tela, opere figurative di tutto rilievo che aumento il piacere della lettura dell’opera in toto.

Se la condizione umana è dolorosa soprattutto per persone sensibili come questa autrice e il dolore si concentra nella fattispecie nella perdita del padre e della persona amata esistono per lei sottesi alla sua visione del mondo dei valori che la portano ad abitare poeticamente la terra in questo liquido e alienato postmoderno occidentale.

Non è assolutamente un gemersi addosso quello di questa autrice davanti a una vita che dà scacco, quanto piuttosto in lei notiamo il coraggioso proposito di salvarsi tramite la parola, proposito consapevole che si perfeziona oltre che tramite i bellissimi versi controllati come lo stesso dolore all’unisono e non solo con i versi ma anche con le opere pittoriche già menzionate in una salvifica interazione dei due piani estetici.

La poesia è sempre d’occasione e se nella fattispecie il padre e l’amato non ci sono più resta la speranza di aprirsi nuovi spazi per ritrovare la gioia anche se il baratro del dolore è profondissimo e non bastano idilliache forme di natura dette con urgenza, assorbite nell’anima per fare la risalita dall’abisso in cui l’ansia si è specchiata al culmine del dolore stesso.

Neolirica tout-court questa poetica all’insegna di una chiarezza inconsueta nel nostro panorama letterario, luminose le parole leggere e icastiche.

La memoria dell’amatissimo padre come in uno dei quadri è associata a ricordi campestri, alla coltivazione della terra e la natura sorgiva e incontaminata della quale un tassello può essere anche un grazioso scoiattolino aiuta la Campana nel suo corazzarsi contro le perdite affettive per ritrovare il senso vero della vita.

Del resto scrivere è catartico come testimoniano anche nei nostri giorni uomini e donne scampati ai lager nazisti, ora viventi e molto anziani che hanno dichiarato che nei campi di sterminio si misero a scrivere.

La vita resta un dono e nei versi è nominato anche Dio come conforto nel dolore Dio su cui gettare ogni ansia per le tribolazioni dell’anima.

La raccolta non è scandita ed è compatta e unitaria e potrebbe anche per questo essere considerata come un poemetto ben risolto quando l’anima dell’io-poetante si placa anche se è solo una pausa tra i dolori.

La farfalla (dedicata al padre) «Giovane bruco, divori la casa/ che ospitò il tuo corpo per saziarti:/ quante scelte strane impone la vita, / e con lo sguardo leggero la tua seta// cominci a tessere di gioia invasa…».

Così il suddetto bruco diviene simbolo, metafora correlativo oggettivo di una gioia possibile e se il bruco tesse la gioia non dimentichiamo che testo deriva da tessuto etimologicamente.

Raffaele Piazza

 

 

Daurija Campana, Sola tra memoria e dolore, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 80, isbn 979-12-81351-05-9, mianoposta@gmail.com.

 

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Epicuro, il pennuto

5 Settembre 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

Immagine generata con Pic Finder AI

 

 

 

Premessa: Epicuro, il pennuto fa parte di una trilogia intitolata Il pappagallo che comprende anche Il pappagallo del nonnaccio e Il re, la regina e il pappagallo i cui testi risultano senza apparenti legami

 

 

 

Non mi sarei mai immaginato che alcune specie di pappagalli disponessero di una particolare capacità di adattamento e di apprendimento. Il mio Epicuro, un cenerino che mi è stato regalato due mesi fa, ne è un esempio lampante; oltretutto ritengo di avere il merito di acuire la sua intelligenza ogni giorno che passa. 

Essendo io un insegnante di Filosofia in un liceo di Roma, per arrotondare, impartisco lezioni private ad alcuni studenti in difficoltà, affinché possano recuperare i brutti voti a scuola. A tal proposito, i programmi di studio vengono svolti nel soggiorno di casa mia, in presenza del pennuto che, fuori dalla gabbia, se ne sta seduto su un trespolo di metallo ad ascoltare attentamente, esprimendosi di tanto in tanto con dei brevissimi interventi davvero pertinenti. 

Nonostante il suo indiscutibile intelletto, Epicuro ha il difetto di essere un po' malavvezzo. Tra le varie cose, per la sua golosità, pretende che la ciotola sia sempre piena di biscotti danesi, altrimenti emette dei fastidiosi garriti che mi fanno impazzire. Da ciò deduco che abbia messo in pratica una serie di lezioni che riguardavano Avidità, un mattone tedesco, esistenzialista, di Andreas Bierhoff, scrittore morto suicida giovanissimo. Copie vendute: due milioni.

***

Oggi è arrivato al punto di "chiudere il becco" e di servirsi da solo, difatti, mentre ero in bagno per una doccia, Epicuro dal trespolo ha spiccato il volo dal salone alla cucina per intrufolarsi all'interno di un mobile lasciato sbadatamente aperto. Senza troppi complimenti ha scoperchiato con il becco una scatola di latta di Royal Dansk per divorare i frollini con grande voracità. 

«Ci sono più biscotti nella tua credenza, Orazio, di quanto io ne possa sognare nella mia ciotola» mi sfotte lo sfacciato pappagallo sulla falsariga di Shakespeare per poi riprendere a beccare gli ultimi danesini rimasti.

Pazienza, meglio prenderla con filosofia.

 

 

Nota dell'autore: il passaggio [un mattone tedesco, esistenzialista, di Andreas Bierhoff, scrittore morto suicida giovanissimo. Copie vendute: due milioni.] è un riadattamento di una linea di dialogo di Giovanni Storti del film Tre uomini e una gamba.

 

 

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