rita bompadre
Meuccio Bertarione, "Tra Valchiusella e Messico in giro per l'Olivetti"
Tra Valchiusella e Messico in giro per l'Olivetti di Meuccio Bertarione (Hever Edizioni 2023 pp. 116 € 20.00) è la narrazione sensazionale e avventurosa della tematica poetica del viaggio, inteso come metafora della vita, alla ricerca del fortuito e inconsueto peregrinare nella fedeltà emotiva degli affetti fraterni e duraturi. Il protagonista ricorda la promessa fatta da bambino, nel momento in cui alla sua famiglia viene recapitata una lettera con la notizia della scomparsa dello zio Pietro in Messico. Il sincero e accorato impegno di riportare i resti mortali nella città di Vico, in Valchiusella, è il motivo avvincente di una trama che trae il suo sentimentale spunto dal valore romantico, spinge la qualità iniziatica dell'affermazione esistenziale e della scoperta dinamica di ogni altrove, ritrovato nelle testimonianze della travolgente biografia. Il libro, corredato magnificamente da superbe immagini d'epoca e interessanti illustrazioni a tema, dipinge la cornice struggente e commovente della storia, ripercorre il destino inesplorato nella direzione temporale di quattro viaggi, tutti mossi dall'esigenza di tradurre nella chiave storico - geografica la relazione attendibile delle scoperte unite dai legami, dal desiderio di conoscere e sapere la volontà documentaria del parente scomparso. Meuccio Bertarione alimenta il suo spirito di osservazione attraverso la peregrinazione appassionata di una storia con risvolti inattesi e sorprendenti, ammalia il lettore con un rendiconto entusiasmante e riflette, nello stile lineare e semplice, la vocazione di interiorizzare l'itinerario privato, di misurare lo stimolo della funzione narrativa e di controllare lo spazio dell'esperienza ancestrale, proiettando la miracolosa ed eccezionale prospettiva del sentire nel passaggio sconfinato della ricerca familiare. L'autore custodisce con riserbo e tenerezza la nostalgia delle emozioni, ricostruisce il cammino della memoria con il recupero ancestrale di avvenimenti fondamentali e di incroci determinanti sul senso di appartenenza, cura il dettaglio coraggioso e intraprendente di ogni confine del mondo alla scoperta di luoghi dell'identità. Il libro dilata la monografia relazionale dello zio con la combinazione di altre storie, degli studi e della carriera nella società Olivetti, annota gli episodi caratterizzati dalle incursioni imprevedibili della vita, i suggerimenti passionali delle ispirazioni dirette in giro per il mondo, dedica alla sequenza indicativa delle fotografie l'intensità emotiva della bellezza, assorbe l'impatto istintivo nelle parole della speranza, nel coinvolgimento di ogni persuasione aderente al racconto. L'esposizione autobiografica racchiude il tempo carezzevole dei ricordi dagli anni quaranta fino al 2001. Meuccio Bertarione ripercorre le tappe di una possibilità fiduciosa nell'emigrazione, nell'investimento seducente di un sogno, per cercare fortuna, per sottrarsi alla limitazione della povertà, per integrare l'orgoglio e la rispettabilità di un percorso sviluppato nella solidità e nel conforto del successo. Il ruolo altruistico dell'Olivetti contribuisce, nell'indimenticabile vicenda, alla solidarietà nobile e umana, alla disponibilità di una caritatevole generosità e al raggiungimento della felice conclusione. Il libro concentra il profumo della risolutezza, nelle pagine pervase di temerarietà e di grande forza d'animo, racchiude la calorosa e amorevole condivisione per la famiglia rendendo complice il lettore in un'incantevole spirale di armonia, di avventura, di dramma e di gioia, rappresenta l'itinerario di una formazione umana sostenuta nell'intensità dell'amore oltre le attese, i dolori e le soddisfazioni.
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Valentina Marzulli, "Divenire"
Divenire di Valentina Marzulli (Eretica Edizioni, 2023 pp. 60 € 15.00) cattura l'energia ispiratrice dello svolgimento del tempo intorno al passaggio esistenziale del mutamento. La poetessa intuisce nel divenire qualcosa che diviene, nel movimento interpretativo della realtà, che si manifesta e si dissolve nelle contraddizioni emotive, non disperde l'essenza originaria dell'evoluzione passionale ma la rinnova. La visione ontologica di Valentina Marzulli accoglie la molteplicità della vita, dilata il contenuto incondizionato dell'amore, include la progressiva conversione attraverso l'illusoria provenienza delle aspettative e la concreta destinazione dell'assenza, realizza l'incessante necessità di presagire le espressioni del desiderio e la sospensione del sentimento, di riconoscere, nelle relazioni, l'intensità del coinvolgimento e di dare un significato profondo al qualcos'altro che anima la percezione sensuale della carnalità e la coscienza sincera della spiritualità. Valentina Marzulli concretizza il simbolico richiamo del passato nella concezione dialettica delle vibrazioni evocative del cuore, alterna l'indeterminatezza del silenzio con la risolutezza delle parole, scrive versi incisi nel carattere coraggioso ed efficace di una poetica che adotta il sentire in tutte le sue carismatiche declinazioni. Divulga la sconfinata estensione di ogni orizzonte sensitivo attraverso la viscerale, impulsiva e ineluttabile prospettiva dei ricordi, distende la deviazione impetuosa degli affetti nei provocanti intrecci lirici e romantici dell'anima, assapora l'inquieto profumo della malinconia, esplora l'intonazione suggestiva delle divagazioni autobiografiche, affianca alla riflessione sul cambiamento la conservazione autentica della speranza. Divenire svolge il suo insegnamento poetico intorno alla discordanza irrequieta degli interrogativi, evidenzia lo stridore dei contrasti, mostra il turbamento della fragilità, pone l'accento sui discorsi interrotti e sospesi, consuma la dolcezza dei baci e il fascino ineluttabile degli incontri, l'impronta infinita e imprevista del destino, oppone all'oscurità del vuoto la limpidezza dei giorni, mantiene la lacerazione delle ferite interiori, trattiene l'equilibrio della verità per lenire il dolore e saldare i margini di ogni guarigione. “Divenire” è tramutare le sensazioni provate e vissute lungo lo spostamento introspettivo del pensiero, è il valico che collega la prospettiva dinamica della trasformazione alla libertà di affidarsi alla vita e al suo sincero entusiasmo, sostiene la proiezione della consapevolezza. Valentina Marzulli invita il lettore a prestare attenzione e cura alle occasioni e a credere alla straordinaria forza delle corrispondenze, a imparare a sorprendersi e a svincolarsi serenamente da tutto ciò che non è più un giovamento e limita il nostro essere, a seguire l'indicazione positiva delle decisioni, a ricevere tutto ciò che accade e allontanare tutto ciò che vaga. La poesia di Valentina Marzulli approccia la metamorfosi dell'anima, fa spazio all'inarrestabile ribaltamento delle situazioni, nella dimensione seducente e sconosciuta del diventare altro, fluisce naturalmente nel luogo simbolico del riscatto e della serenità che protegge l'identità sacra dell'amore, culla l'immutabilità del bene e tutto quello che resta.
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IL SUO VUOTO
Il suo vuoto
aveva il colore
di tutti gli occhi malati,
delle mani sgarbate,
del suo corpo
per sempre marchiato.
Il suo vuoto
era pieno di sale,
e di terra,
e di strappi,
e di piccoli pezzi di cuore.
STATO DI NATURA
Come acqua scorro,
turbolenta, tra i miei pensieri.
Come un sasso affondo,
tutta intera, tra le mie voglie.
Come un naufrago mi abbandono,
miserabile, ai miei tormenti.
CONTRASTI
Bianco.
L'orlo
del vestito
sul ginocchio.
Il seme
che si sparge
e cola piano.
Il cielo
che risplende
e, anche oggi,
scorre invano.
È nero.
AUT AUT
Vedere, non guardare.
Volere, non toccare.
Sentire, non pensare.
Capire, non parlare.
Amare.
UTOPIE
E domani amore,
domani tu incontrami.
Lasciamo una volta,
che la vita poi scorra,
che la Luna rinasca,
che il destino si compia,
che nei tuoi baci io muoia.
LE STELLE POI CADRANNO
Verranno giorni limpidi,
le nubi passeranno.
Al mare in pieno Agosto,
le stelle poi cadranno.
12 LUGLIO
Io non lo so
dove poi ce ne andiamo
quando smettiamo di esserci.
Dove finisce
tutto il nostro incessante pensare?
E tutti quei sogni, l'anima, i baci?
So di certo,
che quel mattino d'estate,
quando mi hanno chiamato,
io nel mio corpo esistevo
tanto quanto tu,
forse, dal tuo già te ne andavi.
Ed è stato un bene
che poi tu sia restato,
come avremmo saputo altrimenti,
in tanta confusione, dove ritrovarci?
La vita, come la morte,
è solo un passaggio,
così mi hai insegnato.
La prossima volta,
allora, ricordati di lasciarmi
il tuo nuovo recapito.
Carla Malerba, "La milionesima notte"
La milionesima notte di Carla Malerba (FaraEditore, 2023 pp. 64 € 12.00) è una raccolta poetica delicata e preziosa che consegna la sottile inquietudine di un tempo in bilico, arreso ai titoli delle sezioni che compongono la silloge. “Attese”, “Segnali”, “Tracce” danno già il significato interpretativo del percorso introspettivo dell'autrice e delineano l'espressione ermeneutica delle parole. Carla Malerba affronta la consuetudine insistente e ossessiva della vulnerabilità umana, comprende la dolorosa invariabilità dell'inconsistenza, subita nell'assenza, canta la superficie delle emozioni, descrive la percezione della malinconia e la consapevolezza della proiezione inesorabile della fragilità, insegue la luminosa nostalgia del desiderio, contro la crudele vacuità del tutto. Diffonde l'inclinazione del suo pensiero poetico, attinge nella risorsa spazio-temporale dell'attesa l'indicazione positiva per accogliere l'evoluzione dell'anima, esplora la forza inalterabile dell'invocazione, intonata alla toccante solennità della propria sensibilità, nel vivo clamore di ogni risonanza, capace di amplificare l'oscillazione delle immagini nell'inabissamento prolungato della memoria, di rimuovere l'intervallo incerto e indolente della dissolvenza. Concentra l'illuminazione di una trasmutazione vitale, cerca con energica fermezza di oltrepassare l'indefinita e assorta provvisorietà per poter infine manifestare le indicazioni della gioia, attraversare il confine silenzioso di un epilogo e di un nuovo principio. La poesia di Carla Malerba si posa lungo gli argini dell'oscurità, nell'indugio esitante delle notti insonni, nella mancanza, nella speranza fiduciosa di poter recuperare l'agilità della vita. Nel torpore del succedersi tra il giorno e la notte la protettiva salvaguardia dei luoghi familiari subisce un restringimento, ma il segnale inequivocabile della presenza consola e incoraggia la conversazione dei pensieri, valica la fenditura degli eventi angosciosi degli ultimi anni, affianca l'epifania del vivere e del morire. La milionesima notte conta la progressione della parabola esistenziale, include la disorientante discordanza delle reazioni dell'uomo, spiega l'inafferrabile solitudine della comunità, commenta il lento affievolimento delle relazioni nel tentativo vano del loro annientamento, trasferisce la mutevole e indefinita destinazione della psiche nelle confessioni delle percezioni intime e confidenziali. Carla Malerba riscatta il proprio turbamento attraverso la pacatezza dei versi, guida la trasparenza sensibile della funzione disvelativa della sua poesia. Legge la propria realtà nelle pagine tracciate dalla tenerezza dell'inconscio, stimola l'orizzonte empatico della riflessione e lo svolgimento autentico dell'osservazione quotidiana. L'espansione dell'esclusione dei contatti umani, subita nel devastante provvedimento durante la pandemia, è per l'autrice una nota fondamentale per la sua poesia che affranca il tracciamento e l'identità di ogni territorio interiore, finalizza una lacerazione nel presente, indispensabile per riscrivere la biografia dei ricordi, per inseguire le tracce che riportano l'energia coraggiosa della vigilanza al senso dell'appartenenza. L'agguato disincantato della consapevolezza di sé è un'interazione privilegiata con la necessità di illuminare le esperienze in sintonia con l'esilio poetico e l'attitudine generosa di amare.
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Il buio ci sorprende
quando la luce indora
un poco le montagne
e precipita il giorno
oltre il crinale
così di fretta
tra un aprire al mattino una finestra
e richiuderla appena si fa sera.
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Un piccolo lume
in questa veglia
nel chiuso delle case
l'amore un filamento
di fumo parola impastata
dal sonno corrotta
dall'abitudine.
Lo sguardo
si allunga a spiare
barlumi di faville
che brillano nel buio
il tempo di un batter di ciglia.
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Quello che resta in fondo
è la poesia.
Non ti ricorderai
di chi l'ha scritta,
ma sempre e perdurante
il senso dato,
il respiro allargato
nella sosta, nel sogno
dire ti ho incontrato,
ho provato in quel giorno
ed in quell'ora lo smarrimento
dell'anima che sola
ancora
non ha scorto la salita.
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L'oro dei girasoli
mi hai portato
invade la stanza
riverbera di luce
tra pareti che sanno
quanto vorremmo
per un giorno almeno
essere girasoli
in mezzo a un campo.
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Se qualcosa ci è stato donato
non è da dire con astruse parole
ma col piano linguaggio dei baci
che si unisce assai bene
al volo delle api
e allo stormire leggero del vento
al raggio di sole
che s'infiltra fra i rami
e crea sospese
cattedrali di luce.
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Nella milionesima notte
il plenilunio rischiara
l'astro trafitto
da un nero ramo.
L'ombra percorre i fossati
scivola lungo gli argini:
troppo lieve la speranza
i gesti ormai racchiusi
nei fardelli della memoria
nei rigagnoli di neve
di un maledetto febbraio.
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Mi disegna la notte
un ventaglio di immagini
sparse
tra il vero e l'ombra
che mai mi abbandona.
Al buio scrivo parole
che la mente illumina
e guida la mano
il pensiero del nulla che siamo.
Sonia Petroni, "Di*vento"
Di*vento di Sonia Petroni (Eretica Edizioni, 2023 pp. 74 € 15.00) eleva la saggia persuasione del tempo umano in relazione all'infinito, consuma il primitivo desiderio del silenzio in un patrimonio d'armonia e di pienezza emotiva, nella riflessione di una sorgente formata nel linguaggio simbolico della natura incontaminata e rivelatrice d'ispirazione. Sonia Petroni concede, all'immanente qualità dei suoi immacolati versi, il prezioso e raffinato intuito meditativo per trascrivere la direzione della transitorietà esistenziale e indicare la successione delle presenze e la tessitura delle assenze lungo le stagioni itineranti del sentire. Accoglie la dimensione contemplativa del pensiero nella compassione, nella capacità di alleggerire il dolore attraverso la comunanza cognitiva della coscienza. L'autrice modula il suo respiro poetico con l'intonazione essenziale di una esperienza interiore, concentrando l'appassionato perimetro espressivo nell'inesauribile, sapiente equilibrio tra il nutrimento lirico del naturalismo e il vincolo della materia, declinando il solco dei versi nella percezione del percorso vitale e nella sensazione dello smarrimento e del rinvenimento. Seduce l'autentico miracolo della poesia con la disposizione a cogliere in ogni disposizione d'animo la dimensione interpretativa del molteplice, a ritrovare, nella diffusione del battito in relazione ricorrente con la natura, il richiamo della realtà come applicazione della proiezione all'ascolto. L'analisi costante e spontanea del mistero umano compone il mosaico della conversazione intorno alla frammentaria erosione dell'esistenza, permette di cogliere il flusso di connessione e di attenzione ai doni della vita, aggrappati alla devozione della luce. La poesia di Sonia Petroni intensifica la corrispondenza dell'incanto, l'improvvisa e imprevedibile risonanza dell'orizzonte emotivo, commuove l'inclinazione all'applicazione letteraria della spiritualità in ogni sentimento, abitato dalla fiduciosa generosità di una permanenza nella vibrazione della meraviglia, dialoga intorno alla benedizione di una preghiera invisibile che attende di ricevere l'immensità delle promesse avvolte nelle radici della terra. “Di*vento” racconta il territorio dell'identità, nel confine tra la timorosa solitudine delle domande e la condivisione silenziosa delle risposte, illustra l'inviolabile requisito stilistico di inaugurare il rifugio intimista tra noi e il significato dei valori nella sfera sensibile, riempie le pagine con una declinazione scultorea delle parole, nell'intesa confidente dell'energia divinatoria della consapevolezza, nella compiutezza della prospettiva profetica che gravita intorno a noi. Sonia Petroni lascia intatta la località tumultuosa del buio per aggirare il tragitto iniziatico della sofferenza, immerge nella ferita del dolore l'incisione del riflesso luminoso, dissolve il raccoglimento di ogni vincolo verso la benevola meditazione, rinnova la cadenza di una conversione panteistica che assimila l'apertura, intensamente viva, di ogni luogo a essere definito un luogo dell'anima. Sonia Petroni alberga con la sua poesia l'entità indivisibile suggerita dalla congiunzione tra il corpo e la mente, sussurrata dalla delicatezza di un alito di vento che accarezza l'insegnamento della voce nuda, trattiene il torpore della sacralità, conforta la religiosità dell'abbraccio universale nel paesaggio rapito dallo sguardo primordiale.
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Valeria Balistreri, "#inaltreparole
#inaltreparole di Valeria Balistreri (Eretica Edizioni, 2023 pp.130 € 16.00) è una suggestiva e carismatica silloge poetica che seduce il lettore attraverso la dinamica magica e intrigante della parola. Valeria Balistreri sa dosare il complesso significato dell'eredità espressiva, le dona una percezione assoluta verso l'essenza emotiva, ipnotizza il canto dei ricordi, condivide l'intenzione di una vita intensa, attraversata dalla possibilità felice degli incontri, dall'elogio indispensabile dei sentimenti, sostiene l'incavo archeologico dell'elemento linguistico. Relaziona il pensiero presente con l'entusiasmo di chi conserva l'esercizio affascinante della riflessione con l'analisi sincera della propria identità, rivolge l'autentico miracolo della corrispondenza nel mondo interiore, oltrepassa le inquietudini del quotidiano sovvertendo il senso di estraniamento dell'umanità, impiegando altre parole che non sono dissonanti ma rispondono al dono dell'empatia. La poesia di Valeria Balistreri inaugura una semantica privata, trasmette la chiara e distintiva invocazione di ogni modello analitico interpretativo, rinnova la funzione comunicativa del linguaggio, l'adesione a una realtà in cui ogni enunciato linguistico è identificato con la poetica del cuore e dell'appartenenza. Valeria Balistreri segue la volontà di recapitare, con i propri versi, una nuova visione intorno a tutto ciò che osserva con i propri occhi, adopera il taglio obliquo di ogni approdo esplicativo. Le parole di Valeria Balistreri sono la disposizione sincronica della rappresentazione emotiva, trascinano il riferimento abituale della pronuncia eloquente nella confidenza dei contenuti mutevoli dell'uomo, spiegano la densità dell'emancipazione e l'evoluzione di un'autonomia esistenziale che riveste la spontaneità verbale svincolata dalle intelaiature ordinarie e accorda il favore dei contesti letterali alla funzionalità colta dei versi. La raccolta poetica #inaltreparole è composta da tre sezioni: Parole per dire, Parole per amore, Parole per strada. I versi descrivono un universo intimo avvolto nella necessità di manifestare la traiettoria temporale e sentimentale delle occasioni, incrociano la consistenza della vita con il passaggio della bellezza scandita dal riparo dei luoghi, trattengono il precipizio amoroso nel coraggio di ogni verità improvvisa, nello sguardo interrogativo verso ogni fragilità, nella trasparenza del distacco, nell'epifania dei cambiamenti. L'ultima parte del libro è dedicata alla rivelazione del dialetto siciliano, espone un romantico approfondimento di fonemi arcaici e familiari, dotati della propria capacità emblematica, rappresenta un confidenziale itinerario verso la memoria e la profonda identificazione del vernacolo come segmento prezioso delle origini. Valeria Balistreri racconta il senso ontologico della parola laboriosa, artefice della propria efficacia. Ascolta il privilegio di creare e diffondere il dettaglio di ogni esperienza e il riconoscimento dei territori introspettivi. Le parole si fanno strada lungo il patrimonio affettivo di ogni voce che sorveglia un cammino ed entra come una sfumatura sussurrata nell'anima, sul germoglio accennato di una citazione che indica: “fra l'ultima parola detta/ e la prima nuova da dire/ è lì che abitiamo” (Pierluigi Cappello)
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PASSAGGI
Passerà?
Sì passerà
Passerà al mattino presto
quando fa luce.
E passerà a notte fonda
con l'ultimo dei suoni della città.
E a sera
quando si accendono i lampioni
o rincasi
e sospiri.
Passerà come un malanno con la cura.
Come il tempo lungo
se non è spiato.
E la paura
dentro ad un abbraccio.
Come l'angoscia
se le parli piano.
Passerà.
Anche se non deve
anche se
“Che peccato!”.
Anche se non capita tutti i giorni.
Passerà
e ne sentirai sollievo.
E poi il vuoto dei vuoti.
E la gigantesca certezza
di avere
per caso
sfiorato il miracolo.
Passerà
e lascerà un'impronta.
O un impossibile incastro
O un'ombra di desiderio.
Passerà.
Al passare di ogni cosa.
Allo scoccare dell'ora.
All'inizio di altri.
Alla foce del fiume.
Passerà.
E lì sarai.
E ne parlerai a qualcuno.
Ne parlerai
forse
sorridendo.
Cauta
al battere
nel petto
del ricordo.
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UN SOFFIO
Sembrava che fosse.
Sfuggiva:
rapido
silenzioso.
Ma
ecco
è riapparso.
Tiepido
con un profumo di pane.
È un cuore quello che chiedi?
Con un contorno e un peso?
Una storia come una poesia
Parole per un delicato amore?
Non c'è tempo
se non infinito.
Ne passi che passino.
I miei non lasciano
ma trovano
e trattengono te.
Qui dove io sono
e sento di te.
Che d'improvviso
come in un soffio
abiti per me.
Paolo Pedrazzi, "Optica"
Optica di Paolo Pedrazzi (Eretica Edizioni, 2023 pp. 86 € 15.00) è una propagazione dell'iridescenza poetica, una illuminazione colta e fluttuante sull'unità inscindibile della percezione umana. Dissemina il contenuto elegiaco intorno alla visione inconscia di ogni spazio di oscillazione, riflette l'eco dei luoghi occulti del possibile, distende le giunture nella curva dell'inatteso. Paolo Pedrazzi concede alla superficie incrinata delle parole il significato originario della sorgente linguistica, impugna l'abrasione di una realtà opaca con il riscontro della deviazione del mistero umano, con il risultato di una successione dei contrasti. La poesia di Paolo Pedrazzi imprime una intuizione profonda nei confronti della autenticità, distingue il bagliore della materia immaginativa nell'andatura ferita del mutamento, segue il battito dell'inquietudine, obbedisce profeticamente allo stimolo visivo ogni volta che interagisce con la comprensione delle illusioni. I testi si misurano con l'assegnazione spettrale della coscienza, confermano la vibrazione dell'incarnazione emotiva, dissolvono il dispositivo esegetico della capacità introspettiva attraverso l'appropriazione contemplativa delle immagini. Optica racchiude l'espressione spirituale e materiale dell'inconoscibilità, coniuga l'etica della scrittura nelle relazioni metafisiche sul senso dell'esistere, elogia la consapevolezza interpretativa dell'ombra, nella labirintica e sorprendente emanazione del temibile disorientamento, simboleggia l'arcana memoria della riserva divinatoria di chi sprigiona il sigillo oracolare della nostalgia nella deriva mistificatoria dell'infinito. Paolo Pedrazzi dona l'inesorabilità dell'oscuramento alla distorsione della provvisorietà, oltrepassa la sospensione dell'abisso con la selezione filologica dei versi, nell'artificio intellettuale dell'orizzonte ontologico dei vocaboli. Comprende la direzione del paradosso, nell'inevitabile avvertimento, influenzato dal discernimento dell'ombra che elude la ragionevole verità, definisce il passaggio dell'esitazione nella voragine di ogni miracolosa appartenenza, giustifica l'indulgenza nella remissione temporale dell'innocenza, svela l'enigma magmatico della perplessità. I contenuti di Paolo Pedrazzi consacrano il percorso dell'intangibile, richiamano il profilo delle interferenze dell'assenza, consegnano all'indirizzo della finitezza umana, il bagliore del deserto e dei suoi miraggi. Concentrano l'esigenza della ricerca verso la possibilità concreta dell'uomo, diffondono l'accentuazione trascendentale dell'assoluto, l'immanente riflessione sulla solitudine, gli interrogativi fenomenologici sul mondo, riscontrano una filosofica aporia nell'indecifrabile ostacolo alla natura dell'uomo e del suo pensiero, attestano le contraddizioni inesorabili e le provocazioni nella loro spontanea etimologia. Paolo Pedrazzi insegue l'origine di ogni monolitica eloquenza scardinando la frammentarietà della dottrina ermeneutica, glissando l'esitazione esistenziale, scompone il dominio delle illuminazioni con la sacralità catartica dell'ispirazione, sorveglia il principio sinuoso di ogni orizzonte.
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IL RITO DEL FIAMMIFERO
Si sa che l'Achmatòva, intercettata
ventiquattr'ore al giorno in casa propria,
ovunque spie! per non farsi carpire
dalla gerarchia i versi più scomodi,
fingeva di parlare in compagnia
del più e del meno; scriveva intanto
fitto sopra un bigliettino. Quindi
lo dava una per una alle sue amiche
perché se lo imparassero a memoria.
Dopodiché bruciava tutto quanto
in un piattino, fine della storia.
Ma sono invero salve al Sacro Fuoco
di questo mondo le sue parole?
ECLISSI
Hai interpolato fra lo sguardo truce
del sole e il tuo un corpo celeste, quello
bagnato dall inchiostro delle meste
parole. Così ti potrai salvare
forse da tutta la luce che investe
inesorabile il bucato, steso
a candeggiare contro le finestre.
OMBRA PROPRIA
La lampada a incandescenza iscrive
la sagoma di un vaso sull assito;
l'oscurità rivela la sua essenza,
ne mostra invero la profondità.
Così l'oceano con la sua pienezza
si riduce a un cattivo infinito
tristemente, se investito di luce.
OMBRA PORTATA
L'ombra della colomba sulla riva
del fiume rese fosca in un preciso
punto la trasparenza delle acque.
Fu sì improvviso che scattò una viva
violenta tensione superficiale;
non ci si accorse invece quanto piacque
il nuovo oscuramento al fondale.
CREPUSCOLO
I profili del ponte all orizzonte
laggiù, dietro il più alto campanile,
sono e non sono; nel pulviscolo
celeste e nel vapore acqueo, misti
in una specie d'opera al rosso,
sta il rischio più grosso: tramontare
senza nessuno che ti stia a guardare.
INDICE DI RIFRAZIONE
Nel ciglio impigliata, la ciocca
si agita, palpita, ammicca
e la mia mano non la tocca,
se di un raggio di luce spicca
sulla fronte il bianco fiore;
di esso non basta la forza
a passarle attraverso, sembra
- com'eco che avanza e si smorza -
al suo stesso splendore
e all'universo fare ombra.
ILLUMINATIONS
Le vedo pendere dalle cimase
come spade di Damocle forgiate
nel ghiaccio, schegge di caducità;
digrignano la celeste minaccia
contro il suolo, là dove l'Amaryllis
cela la sua concavità. (La luce
se dio vuole è cosa temporanea).
Francesca Gentili, "Nel tuo giorno"
Nel tuo giorno di Francesca Gentili (Eretica Edizioni, 2022 pp. 98 € 16.00) è una raccolta poetica espressa nella dimensione elegiaca dello spazio, inteso come rifugio quotidiano, nella dinamica immersiva della memoria, un elogio alla riflessione disvelativa dell'esistenza. La poesia di Francesca Gentili è un territorio intimo e privato, una postazione emotiva che difende l'intervallo del tempo, persegue la necessità di esprimere, attraverso l'accurata funzione sensibile del testo poetico, i coinvolgenti affetti e la disincantata libertà, la realtà attraverso il linguaggio metaforico delle immagini. Afferma, nel generoso dettaglio del contesto biografico, la consistenza dell'esperienza come interpretazione agli interrogativi dell'animo umano, amplia la qualità comunicativa e sacra delle parole, nella sequenza ontologica della radice dell'umana condizione, genera la naturale e originaria possibilità di decifrare l'intenzione della profondità, trasmette la confidenza dell'inconscio, nell'equilibrio di una fiducia che concede l'accordo tra la compassione e l'estraneità, consente l'elaborazione sull'essenza della vita. Francesca Gentili presenta l'evoluzione del pensiero ispirato con la consapevolezza della malinconia, con l'appartenenza a un istinto essenziale e seducente, immerge nella sua affascinante scrittura la provocazione del silenzio, descrive l'incanto privilegiato della cronaca dell'amore, insegue il richiamo romantico del respiro nella grazia della bellezza inattesa. Evidenzia la cadenza delle stagioni interiori pronunciata nella curvatura mutabile dei giorni, celebra la meraviglia disarmante e struggente dei luoghi, depositari di felicità e di dolore, indica il cammino di speranze interrotte, la protezione segreta della perdita. Nel tuo giorno racchiude, nell'intreccio prezioso delle pagine, una voce autentica, l'esclusivo desiderio di rendere poetico il contenuto della verità, il segno metafisico delle intonazioni introspettive, la traccia terrena e materiale dell'evidenza impulsiva nell'immediata contraddizione, delinea l'osservazione del vissuto con il sostegno dell'assenza, spesso rivendicata nella risonanza infinita dell'archetipo ineluttabile del vuoto. Rappresenta il veicolo istintivo dell'identità nell'ascolto empatico di ogni pulsione originaria, identifica la corrispondenza intuitiva dei ricordi nella testimonianza terapeutica di ogni trasformazione emotiva. L'incongruenza tangibile dei comportamenti umani nutre il suggestivo suggerimento di riconoscere il disagio e l'inquietudine dell'abisso con l'influsso esperienziale del rilievo letterario. Le poesie raccolte nel libro riproducono il risultato talentuoso di un appello al miracolo carismatico di componimenti raccolti nell’arco di dieci anni, sostenuti dalle spontanee percezioni, rispondono all'imprevista e inesorabile dissolvenza, trasportano la permanenza del principio visibile lungo l'essenza evidente del linguaggio, nella volontà di spiegare l'invisibile, nell'urgenza di manifestare l'accento di ogni legame affettivo. Francesca Gentili unisce la migliore intenzione di eclissare le esitazioni e le incertezze alla delicata padronanza degli interrogativi e delle attese, muovendo la lama della luce nel profumo indelebile di un sogno, tra i labirinti della nostalgia.
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
LE TUE PAROLE
Le parole viaggiano nel tempo.
Le tue, al pari delle altre,
si ristorano
in luoghi a me sconosciuti.
Sono diamanti le tue parole,
come la luce del mio giorno le abbraccia,
così le vedo.
E la tua voce ancora mi parla
come se fosse la prima volta.
GUARDARTI
C'è un solo modo di leggerti,
come cavando il buio da una grotta facendosi largo,
la luce sulla fronte.
Un solo modo di guardarti,
dividendo l'immagine con le ombre,
come pane di affamati.
NEL TUO GIORNO
Nel tuo giorno
si placa il vento,
la matassa si dipana
non per un filo trovato
ma per il nodo sparito.
-
Nel tuo giorno il mondo apparente dilegua,
i pensieri mutano,
si flettono come luci di aurora boreale,
è sospesa la guerra
e questo frastuono di ombre che mi passa dentro,
si ferma e poi muore in silenzio.
-
Nel tuo giorno mi porti lontano,
davanti alle stelle,
dove era per tutti
ma solo noi stiamo.
DOVE
Chiunque io sia,
checché se ne dica,
di me guardi un punto
io non so dove,
ma è dove mi trovo
perché ogni volta mi incontri.
NELLA PIAZZA
In me vive una sera in letargo
un profumo di quartiere
un sottile marciapiede.
In me vanno foglie miste d'autunno
a cercare altri approdi.
In me siedo a una fontana
col rombo della tua voce di prima,
si raccolgono galassie mute
per tacere la nostra storia che ripete l'acqua.
Nella piazza è nato un fiore che non ti conosce
ma che tu ameresti.
DICEMBRE
Se più non esisti tra le cose del giorno
ti farò venire fuori dai sogni
come si issa la vela puntando al Nord
in un mattino di sole.
Alfredo Alessio Conti, "Il viaggio e la speranza"
Il viaggio e la speranza di Alfredo Alessio Conti (Carello Editore, 2023 pp. 46 € 12.00) è una conferma poetica all'orizzonte di un itinerario dentro la parola divina e umana, il varco di un confine sacro in cui il cammino esitante dell'uomo è la prima, necessaria missione della coscienza interiore per intraprendere la migliore esperienza della vita. Il percorso di Alfredo Alessio Conti circonda il tracciato fragile e sofferto del tempo presente, alimenta la traccia esplicativa di una liturgia emotiva, scandisce il movimento interpretativo dell'esistenza, la linearità geometrica di ogni profondo ed essenziale verso, segue la complessità incessante del fondamento della conoscenza. I testi assegnano una teologia esegetica, distendono la volontà di una consapevolezza, nelle frammentarie inquietudini dell'uomo, assorte nell’incertezza del vivere, trafitte nel timore e nei tormenti della solitudine. Alfredo Alessio Conti abita la maturità della propria espressività linguistica, indaga l'archetipo del significato cognitivo, confronta la propria anima con la transitorietà del proprio corpo, per essere testimone alla rivelazione trascendente della propria condizione, avverte la via dell'impegno educativo per rivolgersi a una umanità ritrovata, nell'appartenenza del pensiero che eleva il respiro alla libertà e all'ascolto rivelativo del silenzio, contempla la riappropriazione di una identità evocata attraverso la ricerca riflessiva e l'ancoraggio di ogni prospettiva. Consente alla propria verità elegiaca di dispiegare il paradigma dell'attitudine spirituale, la devozione nei confronti dell'amore e della grazia, sorregge la tensione intrinseca del paesaggio interno. Il viaggio e la speranza apre le pagine al dono della comprensione, diffonde lo stupore monastico di una liturgia esplorativa al servizio elegiaco dei ricordi e al valore ermeneutico della nostalgia, illustra il contenuto incarnato dell'insegnamento pastorale a inchinarsi alle trame dell'assoluto, indica l'esortazione per nutrire l'opportunità coraggiosa di stare con se stessi, di accettare la crudele e misteriosa frattura del dolore, di contemplare l'oscura inaccessibilità che alberga nella soglia del cuore, di incoraggiare il suo superamento per ritrovare la sincera corrispondenza di verità con l'universo e con Dio. Alfredo Alessio Conti analizza una continua e insistente custodia del pensiero, sorveglia l'esercizio lirico della percezione soggettiva dei sentimenti per rendere agibile lo spazio ecumenico dell'amore, rivolge la sua attenzione all'osservazione monologante delle esperienze della vita. La poesia di Alfredo Alessio Conti pone a fondamento l'esigenza di un rifugio introspettivo, analizza la condizione emozionale che resiste oltre lo spaesamento e lo sgretolamento inarrestabile della provvisorietà delle attese, il precipizio inesorabile dell'assenza, riceve lo svelamento della meraviglia vitale, l'autenticità della tenace e paziente speranza. Affronta la vulnerabilità delle vicissitudini, intuisce le imperfezioni terrene, ritrova il valore purificatore di ogni alta meditazione e fortifica la preghiera quotidiana verso l'armonia della natura e il sereno raccoglimento verso la luce. Ricorda ai lettori la dolce e amorevole misericordia della fede, nell'ordine di un elemento carnale e divino preesistente all'uomo stesso, nella radice di un verso che instilla il bene: “Sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene. Ama e fa ciò che vuoi” (Sant'Agostino)
Ilaria Petriglia, "Baratri tiburtini"
“Cala queste ceneri e cerca tra l'universo, raccogli polvere di stelle per me” così scrive Ilaria Petriglia nel suo Baratri tiburtini (L'Erudita, 2022 pp. 58 € 16.00). La sua opera poetica è un significativo esordio, una affascinante esposizione di contenuti esistenziali, una efficace raccolta di versi, espressi nel contesto discordante e divergente dei sentimenti umani. Ilaria Petriglia riproduce un incantevole scenario in cui l'umanità dipinge la propria prospettiva d'identità attraverso l'evocazione di un paesaggio autentico, accoglie l'invito della natura a preservare la bellezza della città di Tivoli. La poesia restituisce l'ispirazione visiva nelle immagini celebrative del meraviglioso anfiteatro Colli Aniene, luogo di infinita suggestione e spirito del mondo. La poesia di Ilaria Petriglia riferisce l'incastro del tempo nelle riflessioni sensibili, dichiara le proprie esperienze vissute con la consapevolezza della percezione del precipizio emotivo, trasmette la resistenza elegiaca a ogni proiezione interiore, oltrepassa il concetto ostile dell'abisso, interpreta l'intuitiva capacità di valutare e possedere la materia della redenzione morale. Baratri tiburtini varca l'accentuata e inevitabile instabilità della condizione umana, incrocia la desolazione della fragilità, incoraggia a sostenere le difficoltà e a coltivare la cura. Descrive la validità del riscatto, illustra l'estensione delle certezze, spiega la volontà di risvegliare il carattere umano per ravvivare l'inclinazione della congiunzione relazionale. La parola poetica eleva una intonazione profonda in un'intesa con l'ordine naturale delle cose, con l'equilibrio empatico delle sensazioni, contro un'attualità danneggiata dalla sostanza vertiginosa e tortuosa della solitudine. I versi di Ilaria Petriglia ricompongono la superficie dell'inchiostro, oltrepassano l'elemento scritto e trasmettono la libertà salvifica del pensiero, plasmano la finalità di dare voce ai sentimenti dell'io poetico, accostano l'immediatezza letteraria del linguaggio alla persuasiva densità della sincerità, dilatano la luminosità di una liturgia, valorizzata nella forma dell'unità distintiva delle preghiere di vicinanza. Rivestono l'arte incisiva di ogni orizzonte, inseguono il traguardo delle possibilità, l'urgenza purificatrice per reagire all'assenza e al dolore. Ilaria Petriglia analizza la fragilità e il disorientamento degli uomini, profetizza lo specchio frammentario della propria drammaticità, consegna al lettore l'occasione per ascoltare il sussurro dell'anima, per trattenere l'inafferrabile consistenza del cuore, dischiude il respiro della speranza. Declina la valutazione dell'amore in tutte le sue carismatiche e infinite sfaccettature, elogia l'esclusiva e protettiva dedizione nei confronti di persone, familiari, luoghi che sostano nella nostra memoria, coniuga la magia degli incontri, nel cammino della vita, con l'insistenza magnetica del ricordo, trasporta tra le pagine la ricchezza iniziatica dell'energia universale. Abbraccia la condivisione della generosità, include, all'incondizionato valore delle promesse, la gentilezza e la compassione dei desideri, accoglie, nella combinazione del bene, la saggezza delle direzioni. Tratteggia il disegno del destino, conduce il soffio vitale nel territorio privato della coscienza, ritrae il chiarore dell'amorevolezza nella benevolenza della misura affettiva e ci insegna a mostrarci per quello che siamo.
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Baratri tiburtini
Le parole caddero in silenzio
da una nuvola,
nei baratri tiburtini.
I pensieri desiderati si fecero spazio
in una teca trasparente
agganciati in due punti:
il cuore e la mente.
Proprio lì
tra una lama
e delle parole calandrate dal tempo
trovarono finalmente il loro interstizio.
(X) Il valore assoluto
Ho bisogno di me.
Di me che sto bene.
Di me che sto bene con me.
Forse allora potrò stare con te.
E amare per davvero l'indecifrabile.
Trabocco
Insieme siamo l'ago
di quel trabocco
quei bracci protesi sul fiume
e ancorati alla roccia.
Autunno
Guardar(si)
con lo stesso obiettivo di una foglia
accartocciata
e cercare oltre.
Avvolger(si)
tra le foglie indurite e
braccheggiare altrove
le lamine che mutano la propria sostanza,
dirigersi lì, lontano dall'essenza.
Lì in fondo c'è il dove.
C'è cosa.
C'è casa.
Due imperfette equivalenze
Stiro i miei panni sbuffati
tutte le sere e li consegno a te
afferro i sogni tra le pieghe sgualcite
mi illudo di essere illesa
e mi do a te
anche se la mia mente
ogni tanto sgattaiola altrove,
sto venendo – via
pronuncio parole vuote e stupide
rimango abbracciata a questi precipizi aerei
li contengo
intanto che il mondo ruzzola
come volontà e rappresentazione
spiaccicata sul primo gradino della nostra casa;
ritorno all'essenziale: io meno te.
Ho sete
di nuovi spazi ed eccessi
di cattive abitudini:
Marco Farinella, "Ascolta il tuo suono, ti riporterà a casa"
Ascolta il tuo suono: ti riporterà a casa di Marco Farinella (Vivere d'Arte Editore, 2021 pp. 348 € 19.90) è un libro molto interessante. Il saggio concentra il significato dell'educazione e della formazione dell'essere umano nel coinvolgimento emotivo e sensibile dell'apprendimento artistico. L'autore, cantante professionista, conduce attraverso il canto, una moderna pedagogia in cui la relazione con il suono decifra una compiuta armonia dell'esistenza. Analizza le caratteristiche di ogni interpretazione vocale, nella sequenza di ogni conseguimento di competenza, nella sinfonia del registro talentuoso. Marco Farinella, ideatore del sistema Mod. A.I. (Modello Acustico Interagente con il sistema nervoso umano), seduce con un linguaggio appassionante l'espressione culturale e sentimentale del suono, conferma la suprema conoscenza della voce umana, attua la ricerca del suo progetto educativo. L'estensione del suo sapere trasforma la didattica narrativa, forma il codice edificante della comunicazione all'interno dello svolgimento di organizzazione dell'energia creativa. La rappresentazione di una metodologia come sviluppo intuitivo e naturale spiega le dinamiche ancestrali alla base dei riferimenti di apprendimento e di costruzione del sé. Marco Farinella focalizza la sua attenzione esponendo la nobile vocazione della sua ricerca sull'educazione concretizzata attraverso l'esperienza della ispirazione artistica, in un confronto di disciplina estetica e di rigore morale, nell'impiego lineare e scrupoloso del sapere. Insegue il dialogo applicativo delle percezioni nella funzione rivelativa dei suoi effetti, spiega l'intima connessione tra la iterazione delle frequenze sensoriali e la composizione psicologica, congiunge la relazione fondamentale tra il meccanismo acustico e le vibrazioni fenomeniche dell'uomo. Leggere Ascolta il tuo suono: ti riporterà a casa è come accettare l'incantevole suggerimento della bellezza, restituire alla nostra anima il motivo di legittimo privilegio, riconsegnare l'accoglienza delle modulazioni corporee e mentali, riconoscere le proprie sensazioni e assorbirle attraverso una speciale consapevolezza. L'autore dona al lettore una particolare e sapiente concezione della propria dottrina innovativa, trasmette una reale e coraggiosa capacità funzionale, riconosce alla destinazione designata dalla superficie sonora una illimitata validità curativa. L'opera di Marco Farinella apre un mondo sulla eccezionale volontà di esplorare le proprie attitudini e di rivelare il risultato conseguito nell'itinerario empatico delle parole. Il linguaggio, sempre preciso e pertinente all'arte narrata, cattura l'autentico entusiasmo ricorrente tra le pagine, attrae la saggia agilità dell'eloquenza. Marco Farinella, spinto da un originale, naturale istinto di afferrare il devoto entusiasmo della vita, indirizza lo spazio dell'acustica come luogo di benessere, ascolta il significato della riflessione intensa del suono, entra in profonda sinergia con la sensorialità dell'uomo. Riporta a casa la viva e carismatica sensazione del sentire, amplia il desiderio di decifrare le intonazioni dell'inconscio, conquista l’esclusività della propria tecnica e la diffonde nella meravigliosa qualità di svelare ogni volta una voce nel compimento generativo di infinite possibilità.
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