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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

#immaginieparole : Tempo inutile

31 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #walter fest, #arte, #fotografia, #poesia, #poli patrizia

#immaginieparole : Tempo inutile

Tempo inutile

 

Bambole

immobili

sguardo fisso

occhi incollati

fila di mummie

in cripte di cartone rosa

conigli neri di Pinocchio.

Ora su tutto

le luci dell’ikea

alogene

livide

ferme come cuori fermi

come anime serrate

 e bocche cucite.

Non è più la foto

non sono gli oggetti

ma uguale il muso di topo sperso

la montatura delle lenti

anche in mezzo a tutta questa carta bianca

in mezzo ai rotoli

ai pacchi

sei tu

come allora

senza speranza

e senza più gioventù.

Ogni fiocco, ogni stella, ogni candela

ti dice quanto tempo è passato

inutile.

 

 

Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli

 

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#immaginieparole : Raccogliendo pioggia

30 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #walter fest, #fotografia, #arte, #poesia, #poli patrizia

Immagine di Walter Fest

Immagine di Walter Fest

Raccogliendo pioggia

 

La fontana zampilla

il beagle tira il guinzaglio

sotto la panca ghiaccia

di piazzale Michelangelo

dove i coreani fotografano

 la cupola di Brunelleschi

e l’urne de forti a Santa Croce

Non c’è altro

solo questo

Ma non vuoi andare

non vuoi lasciare

il pullman che arriva e riparte

l’aria umida

le ginestre

neppure la carta, la lattina, lo sterpo

nero e secco

 il sole che continuerà a sgelare, a ripulire.

Quando anche un tremito freddo

ti scalderebbe

e persino il dolore

sarebbe meglio di niente

 

Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli

 

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#immaginieparole : Amore tardivo

29 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #walter fest, #arte, #vignette e illustrazioni, #poesia, #poli patrizia

Immagine di Walter Fest

Immagine di Walter Fest

Amore tardivo

 

 Questo amore tardivo

  morirà solo insieme a me

  come tutte le cose che non si realizzano,

  che rimangono sognate,

  incompiute.

  In ogni volto cercherò sempre il suo volto,

  in ogni poesia una sua poesia.

  Passeranno gli anni e mi chiederò se è vivo,

  se è felice,

  se ha trovato la donna giusta.

  E soffrirò di nascosto,

  perché anche soffrire è un tradimento.

 

Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli

 

 

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Adriana Deminicis, "8 INFINITO8 - La gemma di Giada"

25 Maggio 2023 , Scritto da Enzo Concardi Con tag #enzo concardi, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

8 INFINITO 8 – LA GEMMA DI GIADA di ADRIANA DEMINICIS

 

 

 

“8 Infinito 8 - La gemma di giada” di Adriana Deminicis, con prefazione di Enzo Concardi, collana “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore, Milano 2023.

 

La gemma di giada è un’opera del genere utopico. Fatte le debite proporzioni tra i piccoli e i grandi, essa, come finalità, rimanda a similari scritti della storia del pensiero umano, tra cui La Repubblica (380-370 a.C.) di Platone, Utopia (1516) di Tommaso Moro, e La città del Sole (1602) di Tommaso Campanella. Il dialogo dell’antico filosofo greco (Atene, V secolo a.C.) è centrato sulla teoria di uno “Stato ideale”, oltre che sviluppare temi come la giustizia, le idee, la conoscenza, la famiglia, l’immortalità dell’anima. Il trattato-romanzo dell’umanista inglese (Londra, 1478 - ivi, 1535) racconta di un’isola dove vive una “società perfetta” a base agricola, con istituzioni e stili di vita comunitari, senza proprietà privata e commercio, con libertà di pensiero e parola, pratica della tolleranza religiosa. Nel libro del frate domenicano (Stilo, 1568 - Parigi, 1639) si vagheggia una “repubblica naturale e ideale”, fondata sui principi etico-religiosi di un Cristianesimo purificato ed egualitario, nella quale prevalgono il bene comune, la sapienza e l’amore.

L’affinità tra tali opere utopiche e il lavoro di Adriana Deminicis non va ricercata nelle costruzioni filosofiche, politiche e sociali dettagliate e minuziose che regolano la vita dei loro mondi irreali, ma scoperta soprattutto nelle dimensioni delle aspirazioni, dei valori, degli ideali che - se realizzate - dovrebbero condurre l’individuo e l’umanità intera ad un’esistenza moralmente, spiritualmente e culturalmente più elevata, fino a raggiungere la felicità in questa vita, senza rimandarla oltre il suo tempo. I termini che definiscono i concetti basilari della visione autorale sono posti sulla pagina e in risalto con l’iniziale maiuscola e li incontreremo nel corso della prefazione. Verso la fine dei testi l’autrice – violando la quasi-regola dei componimenti di lunga durata – condensa in una sola terzina l’utopia più grande: «Può esistere una vita / così come io la cerco, / senza la morte, qui sulla Terra?» (Una domanda). È un pensiero che sottende la non accettazione dell’attuale condizione umana e che ribalta il destino dell’umanità, ma è un desiderio di molti, l’immortalità, che nell’antichità era prerogativa esclusiva degli dèi e che oggi invece non costituisce più una questione filosofica. È una domanda ancora relegata nel nostro substrato onirico.

La gemma di giada è scritta in poesia, ma si tratta di una poesia-prosa, di un ‘raccontare’ in versi il proprio io che, da un punto di partenza reale non soddisfacente e mancante dell’essenziale, tende a processi di sublimazioni e metamorfosi per raggiungere l’Infinito attraverso una completa compenetrazione con le realtà Altre. È dunque una poesia eminentemente di ricerca, che traccia un cammino da percorrere per approdare all’isola ideale, dove il nuovo mondo è già concretizzato. Noi tuttavia siamo ancora nel mezzo di tale guado, tra un già e un non ancora. Al lettore potrebbe sembrare, la scrittura della poetessa, un interminabile monologo, un auto-interrogarsi sulle questioni ultime e penultime dell’esistenza, tuttavia qui, se il referente è senz’altro individuale, la sua proiezione è decisamente universale, ovvero interessante per tutti. In un’opera di tal fatta la presenza del linguaggio simbolico e metaforico – segnatamente poi nel genere poetico – è inevitabile per rappresentare in modo immaginifico concetti e visioni.

Fin dalla prima composizione, un quasi-poemetto dal titolo Infinito, cardine di tutti i testi successivi, ciò è evidente. I suoi punti salienti possono essere individuati nei seguenti capisaldi. C’è la consapevolezza di essere vicini all’Infinito ma di non poterlo ancora utilizzare nella sua energia totale e senza limiti. C’è la coscienza della nostra ricchezza interiore che tuttavia tarda a farsi palese e ciò vale anche per gli elementi naturali: ecco la metafora onirica del sassolino che non dialoga come lei vorrebbe per trasmettere bagliori di gioia. Si alternano immagini di lei e lui, mano nella mano, pronti a salpare per l’isola deserta alla ricerca della felicità, lontani da un mondo frenetico e caotico. Essi sono coesi con la natura, con le energie cosmiche da cui provengono rigenerazioni e guarigioni: la Terra, il Cielo, il Sole, la Luna, i Gabbiani (simbolo di leggerezza dell’essere), i tronchi d’albero scaraventati dal mare sulla spiaggia e altro in un’armonia del Tutto. Ecco dunque la Natura vissuta quasi come una divinità alleata dell’umano e medicatrice dei suoi mali. Qui riecheggia la visione del filosofo americano Henry David Thoreau (Concord, 1817 – ivi, 1862), uno dei precursori delle idee ecologiste.

Appare un’altra immagine onirica e simbolica: un viandante nel deserto che suscita la curiosità sul suo andare circolare, ma non si sa da dove viene e dove va. È quindi facile interpretare questa figura nell’uomo che non conosce la sua origine e il suo destino, poeticamente rappresentato negli idilli leopardiani. Finalmente l’isola è raggiunta, ma ancora mancava qualcosa, il cuore era rimasto silenzioso per troppo tempo, c’era bisogno di ritrovare se stessi in un luogo isolato, la ricerca doveva continuare, nulla era scontato e facile quando prima si era vissuta una vita faticosa, senza mete.

Finalmente, con un cuore più elevato, tutto inizia a cambiare: l’Energia ritrovata e introiettata dava inizio a una nuova costruzione edificata sul Bello, sull’Utile vero, sull’Amore, sull’Anima riscoperta e dialogante. È l’alba di una nuova vita ed anche altri mettono mano all’opera. Il testo non termina con un punto, poiché il discorso continua in modo paradigmatico in tutte le altre pagine del libro: anche questo accorgimento può dare il senso del cammino, del viaggio da intraprendere per abbracciare l’Infinito (curioso l’inserimento del simbolo matematico verticalizzato) titolo anche del progetto della poetessa che dovrebbe comprendere diverse raccolte poetiche di cui La gemma di giada è la prima.

Cammino, viaggio, ricerca sono prodromi di scoperta, meraviglia, incanto. In ogni pagina del libro, infatti, accanto alla reiterazione di conquiste precedenti, si affiancano nuove invenzioni, emozioni, relazioni. Parliamo ora di alcune di queste. Il pensiero consapevole permette di collocare mattone su mattone nella costruzione del nuovo modo di vivere. Appare la gemma dell’Immortalità che custodisce il pensiero Eterno e «… nel Tempo che non segnava le Ore, / si udiva solamente il battito del Cuore, / era un battito felice, senza pesi ed affanni, / la rotta era sicura e conduceva / alla mia vera casa, che solo l’Universo / pieno di Amore vero poteva darmi» (Le gemme e l’Immortalità). Un’altra gemma, La gemma del sole rappresenta la nostra sorgente di vita, la fonte della luce che riproduce l’esistenza, l’energia intramontabile che rende tutto quaggiù degno di essere vissuto. Occorre riuscire a mettersi in contatto con la Musica delle sfere, quel suono universale che dona equilibrio e Bellezza, armonia e desiderio d’essere una parte del Tutto, così che l’Anima penetri negli spazi infiniti della perfezione.

Nella sinfonia del Creato arriva il momento di Un pensiero alla Luna, che non è la luna dei romantici e quindi nemmeno la matrigna leopardiana che non svela all’uomo i segreti del vivere umano, ma «... volevo andare a guardar la Luna in Cielo / perché riconoscevo che avrei guardato / qualcosa di veramente grande, / la bellezza, la giovinezza, la guarigione e l’Amore». Possiamo rilevare in tali deificazioni cosmiche tracce di una visione panteistica, che tuttavia lascia spazi all’esistenza di altre dimensioni divine di origine trascendente.

Nel viaggio capitano frangenti nei quali s’incontrano ostacoli, difficili da superare se siamo soli: «...Volevo scavalcare il muro e mi sono ferito / mani amiche, amorose sono arrivate / e mi hanno salvato» (Aspettando). Il concetto e le immagini della natura medicatrix vengono più volte ripresi, ma forse il luogo migliore per coglierli sta nella lirica Tronco d’albero, dove avviene un’osmosi vera e propria tra l’elemento umano e l’essenza vegetale (per tale aspetto c’è assonanza con alcune movenze della dannunziana La pioggia nel pineto). Il cammino verso la liberazione, ormai è chiaro, non è lineare, dal momento che sopraggiungono anche Giorni nebulosi e stanchi, quando si ha bisogno di rientrare in se stessi, l’unica e vera Casa esistente, per rimettere ordine e riprendere l’ascesa: qui emerge, nonostante l’altezza delle mete da raggiungere, il limite della natura umana che fa prendere coscienza della distanza dal sogno utopico: «…si interrompe l’idilliaco incontro / si ritorna larve di esistere, / la mano lascia la presa, / il cuore cessa di battere, / lo sguardo diviene assente…».

Tra le poesie da visitare della Deminicis suggerisco al lettore anche Un cantiere, Un orologio fermo, La città delle formiche. La prima è una metafora del lavoro opprimente, nemico del Benessere; nella seconda troviamo il simbolo del tempo vuoto, da superare con l’Energia dell’alto dei Tempi; la terza è un’allegoria della sopravvivenza di comunità viventi organizzate, immagine di solidarietà tra enti identitari.

Nell’epilogo del libro riprende il viaggio verso l’Infinito, dall’apologia della Bellezza (del creato, della vita, dell’Amore) all’evocazione del tempo Ideale dove il vivere sarebbe libero ed egualitario negli spazi del Benessere, fino al confidare alla gemma Giada un pensiero segreto affinché lo custodisca gelosamente: il sogno di un mondo perfetto, senza sudore, malattie, un mondo di giovinezza eterna e di felicità. Osare ad andare oltre il dato di fatto, non pensare che questo sia il migliore dei mondi possibili, attribuire all’utopia una funzione progressiva come in effetti è sempre stata nella storia, penso sia il merito maggiore di La gemma di giada.

Enzo Concardi

 

_________________

L’AUTRICE

Adriana Deminicis è nata a Montegiorgio (FM) nel 1958. È docente nella Scuola Secondaria di II grado. Attualmente insegna presso l’I.T.T. Montani Fermo. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Il mio tempo a che ora è arrivato? (2012), Il mio domani non è mai uguale (2013), Oggi così, domani in altro modo (2013), Momenti di vita quotidiana (2013), Quando (2015), Da un Poemetto alla Luna. I fiori di gelsomino (2022). Altre sue poesie sono pubblicate in vari volumi antologici.

________________

 

Adriana Deminicis, 8 Infinito 8. La gemma di giada, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 100, isbn 979-12-81351-04-2, mianoposta@gmail.com.

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#immaginieparole : Monito

24 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #walter fest, #arte, #fotografia, #poesia, #vignette e illustrazioni, #poli patrizia

Immagine di Walter Fest

Immagine di Walter Fest

                              

 

 

Monito

 

Sul frontespizio

una dedica

proprio il giorno che ho conosciuto l’amore

le lucciole e il buio

il profumo della notte

i corpi nudi nel bosco

il vapore del vetro

che appannava

 

 

Ora solo uno sfogo

un rifugio

un brivido gentile

una stella di ghiaccio

perché siamo quello che siamo

e si sogna

 

Cerco in me la forza

per non essere chi

alla fine rinuncia

e si porta dietro

il peso

di colpe non sue

 

Ascolto

leggo

il cuore naviga

vola su un altro pianeta

 

Tornerò a casa

ferita

umiliata.

soffrendo

crescerò

in silenzio.

 

 

Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli

 

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#immaginieparole : Mancheranno

23 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #walter fest, #arte, #poesia, #poli patrizia

Immagine di Walter Fest

Immagine di Walter Fest

Mancheranno

 

Mancheranno

le istruzioni di volo

all’alba

sui tetti.

Mancheranno

le prime ricognizioni d’aprile,

il fischio

nell’ora indefinita

della sera

quando il pipistrello

vola radente.

Mancheranno

le stoviglie

le voci

gli asciugamani stesi

la quiete della domenica

giù nel cortile.

Fra qui e là

c’è solo

tempo da riempire.

 

 

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#immaginieparole : Mani belle sul volante

22 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #walter fest, #arte, #poesia, #poli patrizia

Immagine di Walter Fest

Immagine di Walter Fest

Mani belle sul volante

 

Mani belle sul volante

e la strada che mi scorre via

insegne spezzate

sassi, mucche e case senza intonaco

di pietra grigia

di mattoni grigi.

Cespugli bassi di ginepro

cespugli verdi e rossicci

e monti bruciati

alberi arrossati dagli incendi

e mare azzurro

a volte più verde

smeraldo che mette sete.

Nubi di vapore s’addensano

minacciano

si spostano

il vento è un’illusione del finestrino.

Mucche color sassi

E sassi color mucca,

mucca che ti guarda

e aspetta che piova.

Un uccello piccolo su ogni sasso

fermo perché non c’è niente da fare

e la mucca è silenziosa

e tutti i sassi sono uguali.

Mani belle sul volante io t’aspettavo

nell’aria ferma sono viva

parte del sasso e del ginepro.

Gli sterpi assorbono la paura

io piango e inumidisco la terra.

mani belle sul volante

io non ti perderò

come si perdono le scorie.

 

Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli

 

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#immaginieparole : Giorni che non finiscono

21 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #walter fest, #arte, #poesia, #poli patrizia

Immagine di Walter Fest

Immagine di Walter Fest

Giorni che non finiscono

 

Giorni che non finiscono

e non iniziano

la fila dei carri al crematorio

che pare ieri

la foto del viaggio

l’abbraccio di bimbi annoiati

ma forse la noia fa bene

il tempo che hai per te

ma non è tuo

e non sai più che fartene

e diventano vita gli uccelli in formazione

che vanno dove vogliono

 

 

Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli

 

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Ana Danca, "La voce del silenzio"

19 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #recensioni, #poli patrizia

 

 

 

 

La voce del silenzio

Ana Danca

Gilgamesh Edizioni, 2020

pp 103

14,00

 

 

Ana Danca è romena e pare si sia voluto lasciare il testo di questa autrice allofona così come lei lo ha scritto, con alcune imprecisioni linguistiche, scelta per me sbagliata a prescindere, visto che comunque il livello di scrittura sarebbe stato buono.

Pare anche che il romanzo (ma è un romanzo?) faccia parte – anzi, ne sia la conclusione – di una trilogia dedicata a Bene, Verità e Bellezza.  In cosa consista questo testo, però, è difficile stabilirlo. Sembra più che altro un insieme di scritti personali raggruppati nello stesso volume – da pagine di diario a lettere indirizzate a un’amica immaginaria dal nome non casuale di Gioia, ad accadimenti vissuti in forma narrativa.

La protagonista è, appunto, la stessa autrice che ci narra un paio di eventi della sua vita, la perdita di un treno dopo aver partecipato alla presentazione di uno dei suoi libri e la perdita del lavoro. Due “perdite” dalle quali, però, è scaturita una conoscenza, nuove amicizie, nuove possibilità di vita. Dal male alla fine è nato un Bene, qualcosa di positivo.

Ana Danca crede nel prossimo, nella necessità di aprirsi all’altro e al nuovo che ci porta la bellezza, la gioia, l’affinità e la condivisione. Tutto questo, insieme allo splendore della natura e della vita in generale, produce Bellezza, intesa come idea platonica addirittura generatrice di realtà.

La Danca è anche profondamente religiosa, ha fede nei segni che indicano la via, in apparizioni non fortuite destinate a lei sola, a una sorta di provvidenza che ci guida verso il bene. Usa la parola scritta per comunicare ciò che non si può dire durante una normale conversazione. Non è lo small talk che le interessa ma l’approfondimento di impulsi spirituali elevati, anche scomodi se vogliamo, e l’introspezione da operarsi rigorosamente in silenzio, inteso come vuoto interiore, spazio che permette all’occhio di rivolgersi all’interno, dentro noi e dentro il prossimo che incrocia il nostro cammino.

Insomma, non tutto il male viene per nuocere.

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Trentatré anni

18 Maggio 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

Immagine generata con Pic Finder.AI

 

 

 

E siamo a trentatré! Ma guarda te!

Adesso come adesso, mi balza subito alla mente un bellissimo film americano sulla boxe, ma soprattutto una significativa e acuta linea di dialogo formulata da un manager. Costui, rivolgendosi a un pugile, gli dice testuali e seguenti parole: «Lascia che ti spieghi una cosa, la boxe è lo sport dove chi picchia di più vince, però questo vale solo fino ai trent'anni. Dopo diventa lo sport dove vince chi le prende meno.»

Da tali frasi posso prendere degli spunti da cui trarne un mio parallelismo esistenziale, del resto, come canta Gino Paoli, "La vita è un ring" .

Allora, pur ritenendomi una persona combattiva, sempre in posizione di guardia tra jab, diretti e quant'altro, in determinate situazioni non mi sono mai preso il lusso di dare testate. In verità, nel pugilato le capocciate non risultano contemplate, tuttavia bisogna constatare che la vita non è certo indice di sportività, quindi vedrò di usare anche... la testa. In ogni caso, continuerò a stringere i pugni quanto i denti, e se qualche volta dovessi finire al tappeto, perlomeno avrò la consolazione di ricevere il premio dell'evoluzione nonché la soddisfazione di non aver gettato la spugna. 

E adesso fate largo, sto salendo nuovamente sul ring, da oggi rientro nei pesi massimi interiori.

La campana è suonata trentatré volte: sotto a chi tocca!

 

 

 

Nota dell'autore: anni fa, questo componimento, esattamente il 15/05/2017 giorno del mio compleanno, nasceva originariamente come post su Facebook. Dal momento che l'avevo salvato, tra modifiche e correzioni sono riuscito a realizzare un racconto introspettivo il cui contenuto è valevole anche adesso che di anni ne ho fatti trentanove e che naturalmente varrà per il resto della mia vita. 

 

    

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