Ana Danca, "La voce del silenzio"
19 Maggio 2023 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #recensioni, #poli patrizia
La voce del silenzio
Ana Danca
Gilgamesh Edizioni, 2020
pp 103
14,00
Ana Danca è romena e pare si sia voluto lasciare il testo di questa autrice allofona così come lei lo ha scritto, con alcune imprecisioni linguistiche, scelta per me sbagliata a prescindere, visto che comunque il livello di scrittura sarebbe stato buono.
Pare anche che il romanzo (ma è un romanzo?) faccia parte – anzi, ne sia la conclusione – di una trilogia dedicata a Bene, Verità e Bellezza. In cosa consista questo testo, però, è difficile stabilirlo. Sembra più che altro un insieme di scritti personali raggruppati nello stesso volume – da pagine di diario a lettere indirizzate a un’amica immaginaria dal nome non casuale di Gioia, ad accadimenti vissuti in forma narrativa.
La protagonista è, appunto, la stessa autrice che ci narra un paio di eventi della sua vita, la perdita di un treno dopo aver partecipato alla presentazione di uno dei suoi libri e la perdita del lavoro. Due “perdite” dalle quali, però, è scaturita una conoscenza, nuove amicizie, nuove possibilità di vita. Dal male alla fine è nato un Bene, qualcosa di positivo.
Ana Danca crede nel prossimo, nella necessità di aprirsi all’altro e al nuovo che ci porta la bellezza, la gioia, l’affinità e la condivisione. Tutto questo, insieme allo splendore della natura e della vita in generale, produce Bellezza, intesa come idea platonica addirittura generatrice di realtà.
La Danca è anche profondamente religiosa, ha fede nei segni che indicano la via, in apparizioni non fortuite destinate a lei sola, a una sorta di provvidenza che ci guida verso il bene. Usa la parola scritta per comunicare ciò che non si può dire durante una normale conversazione. Non è lo small talk che le interessa ma l’approfondimento di impulsi spirituali elevati, anche scomodi se vogliamo, e l’introspezione da operarsi rigorosamente in silenzio, inteso come vuoto interiore, spazio che permette all’occhio di rivolgersi all’interno, dentro noi e dentro il prossimo che incrocia il nostro cammino.
Insomma, non tutto il male viene per nuocere.
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