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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Radio Blog: Sandra Petrignani

31 Gennaio 2019 , Scritto da Chiara Pugliese Con tag #chiara pugliese, #radioblog, #sandra petrignani, #persoanggi da conoscere

 

 

 

Appena ho finito di leggere questo libro, esattamente il giorno dopo o forse due al massimo… ho ricominciato a leggerlo di nuovo! Non è uno scherzo, non ho potuto resistere a quella brutta sensazione di solitudine che ti prende quando finisci un libro che avresti voluto continuare all’infinito e, quel che più mi ha sorpreso, è che la seconda lettura mi è parsa forse ancora più entusiasmante della prima. Di Natalia Ginzburg avevo letto diversi libri, ma non immaginavo che, ancor più dei suoi racconti, sarebbe stata  la SUA personale storia che mi avrebbe definitivamente conquistato, la storia di Natalia Levi prima, poi Natalia Ginzburg.

Già nelle pagine di Lessico famigliare la si inizia a conoscere piuttosto bene e, in fondo, in tutta la sua produzione letteraria la scrittrice parla indirettamente di lei e della sua famiglia. Come lei stessa dice, intervistata da Luigi Silori: “La realtà io in fondo l’ho raccontata sempre, soltanto la mascheravo e la mescolavo ad elementi fantastici”. Ma è con questo libro, La Corsara, che finalmente abbiamo un ritratto accurato e completo di questa grande scrittrice e intellettuale italiana del Novecento.

Oggi a Radio Blog abbiamo il grandissimo piacere di conversare con l’autrice Sandra Petrignani dunque, come al solito, mettetevi comodi e … buon ascolto!

 

A cura di Chiara Pugliese

Musica: Bensound

Per contattarci: radioblog2017@gmail.com

 

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Fotogrammi: MELVIN SOKOLSKY "Bouquet Seine"

31 Gennaio 2019 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #fotogrammi, #fotografia, #arte, #personaggi da conoscere

Bouquet Seine di Melvin Sokolsky e l'omaggio di Walter FestBouquet Seine di Melvin Sokolsky e l'omaggio di Walter Fest

Bouquet Seine di Melvin Sokolsky e l'omaggio di Walter Fest

Dalla serie "Bubble and fly"
 

Amici lettori, blogfan della signoradeifiltri, eccomi ritornato per una nuova serie di illuminazioni artistiche: "FOTOGRAMMI".

Questa volta mi immergerò per voi, insieme a voi, nel grande mare della fotografia, inizierò a scrutare, scovare, occhiare, acchiappare i migliori fotografi del mondo, potrebbero essere noti o meno noti e, di sicuro, l'immagine fotografica e i miei scarabocchi saranno i protagonisti. Di volta in volta analizzerò e descriverò la loro vita e le loro opere, saranno in bianco e nero o a colori?

A sorpresa, per il vostro piacere, apriremo le pagine di questa tecnica artistica ma in tutto questo non sarò solo, sarò accompagnato dal mio amico fedele e titolato assistente Mario il benzinaio. Questa volta sarà un'escursione viaggiante perché io e lui andremo a spasso per il tempo a bordo di una vecchia Fiat 500, gireremo in lungo e in largo. Il nostro mezzo non è un bus ma c'è posto per tutti, siete pronti? In vettura, si parte, e ricordatevi di allacciarvi le cinture della fantasia, vi porterò molto lontano.

Sto aspettando, sulla solita piazza alberata, il mio amico Mario, di solito è puntuale come un barista birmano, eccolo, lo vedo arrivare.
 

- Ciao Mario, forza che i lettori della signoradeifiltri ci aspettano.
 

- Avrebbero ragione, sei mancato per qualche settimana.
 

- Ho avuto un po' da fare.
 

- Certo, avrai visto un sacco di film e mangiato tanta cioccolata.
 

- Non spifferare i nostri gusti segreti, comunque saremo in tema, sai di che parleremo?
 

- Ho visto il titolo della nuova serie "Fotogrammi", con cosa e con chi cominciamo?
 

- Melvin Sokolsky.
 

- Metti in moto la 500 e andiamo a tutto gas!
 

- Ma abbiamo il motore elettrico a energia solare!
 

- Non ti ricordi che con la fantasia possiamo viaggiare a velocità supersonica?
 

- Eh sì, ma cerchiamo di prendercela comoda eh!

 

Melvin Sokolsky (nato a New York il 9 ottobre 1933), fotografo e regista americano. Quando Melvin era un ragazzino, non era per nulla simile agli attuali, pieni di giocattoli e confusi in un consumismo sociale straripante, il piccolo Melvin, a soli dieci anni, era già un piccolo appassionato di fotografia, affascinato dalla fotocamera del padre. Sin da bambino inizia a sognare, può farlo perché libero da condizionamenti e, prestissimo, come un medium riesce leggere nel proprio futuro. Sono queste le questioni affettive che fortunatamente per certi artisti accendono la miccia della creatività che segnerà il loro destino. Quella professione a vent'anni sarà il lasciapassare per la libertà. Da giovani si è perennemente entusiasti e col sorriso sulle labbra, è così che Melvin entrò nell'ambito pubblicitario, esordendo per la rivista americana di moda Harper's Bazaar. Dopo centinaia di migliaia di scatti, nel 1963 l'inventiva dell'artista emerge con la serie "Bubble".

Melvin Sokolsky aveva aperto il diaframma della sua fotocamera per allargare la luce del nuovo modo di interpretare la fotografia di moda e pubblicitaria, uscendo in strada, normalissime strade fra normalissime persone, testimoni della realizzazione di un'opera d'arte fotografica, fra immaginazione e affascinante eleganza.

Nella sua arte non ci sono solo la tecnica, la manualità, il conoscere la luce e tutti gli aspetti legati alla buona ripresa fotografica, nelle sue immagini c'è anche la passione per i pittori del cinquecento. La sua relazione con la pittura si manifesta anche nella serie delle bolle sulla Senna, con un riferimento al surrealismo.

Nelle opere di Melvin Sokolsky è molto importante lo studio grafico, attraverso una serie di disegni e bozzetti preparatori per gli scatti, ma la sua visione artigianale e tradizionale non gli impedisce di apprezzare gli attuali cambiamenti del mondo della fotografia, i progressi tecnologici che rendono più facile per chiunque fare una buona foto. Tutti gli artisti sanno aggiornarsi, riconoscere e confrontarsi con le nuove realtà, l'arte vera è fatta di passione e talento, lavoro e sacrificio, e solo un buon artista riesce a manifestare tutta la propria anima in un colpo di genio. Per Melvin Sokolsky non serve scandire la sua bio, basta lasciare parlare le sue fotografie, vere opere d'arte.
"Non ti ho preso per le mie idee, ti ho preso per le tue idee.” Henry Wolf

 

- Mario, la vedi questa foto?
 

- Che ci fa una modella dentro una sfera trasparente su un fiume?
 

- Sembra molto irreale vero? Mi ha colpito moltissimo il momento che ho scoperto questo fotografo e visto questa serie di opere.
 

- Galleggia e si sposta a pelo d'acqua come se fosse su una barca immaginaria.
 

- Melvin Sokolsky ha avuto una genialata, era il 1963, a quell'epoca per scattare una foto del genere bisognava essere pazzi.
 

- Oppure avere una grande inventiva, come si può ricercare l'originalità senza rischiare un flop?
 

- Io credo che quella serie di scatti, oltre a venire realizzata attraverso una grande e scrupolosa preparazione tecnica, nel fissare quelle sfere con dei cavi che le mantenessero in completa sicurezza, comportava che tutte le location fossero impregnate di una grande energia creativa fra tutto lo staff, e Melvin Sokolsky ne era il regista, con la sicurezza di sapere che stava realizzando una grande opera d'arte.
 

- Mi sarebbe piaciuto essere lì per rimanere meravigliato di fronte a quella lavorazione. Che poi, in fondo, era completamente artigianale, senza effetti speciali.
 

- Sì, Mario, hai detto bene, tutto senza effetti speciali e ausilio di trucchi scenici, le sfere trasparenti sono in plastica e galleggiano realmente sul fiume o nel vuoto, come in altri scatti effettuati a Parigi.
Che ne dici se ci proviamo pure noi con la nostra 500?

 

- A volare?
 

- Come Peter Pan!
 

- Che mondo sarebbe senza la fantasia?
 

- Forza, proviamo, e dove andiamo?
 

- A cercare un altro fotografo.
 

- Prima possiamo andare a prenderci cioccolato caldo?
 

- E' un classico, certo con la dolcezza si vive meglio... Amici lettori della signoradeifiltri, io e Mario andiamo alla ricerca di un nuovo fotografo, non possiamo darvi anticipazioni, sicuramente dopo un cioccolato caldo avremo una bella ispirazione.

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Radio Blog: Carlo Valentini, "Elvira"

30 Gennaio 2019 , Scritto da Chiara Pugliese Con tag #chiara pugliese, #radioblog, #poli patrizia, #recensioni, #pittura

 

 

 

"Essere ritratti da Modì, si era soliti dire nell’ambiente, era come “farsi spogliare l’anima”. L’ambiente è quello di Montmatre e Montparnasse, il ritratto in particolare campeggia sulla copertina del libro di Carlo Valentini: Elvira la modella di Modigliani"- Graus Edizioni.

 

Riscopriamo questo libro grazie alla recensione di Patrizia Poli amministratrice di signoradeifiltri.blog.

Buon ascolto!

 

A cura di Chiara Pugliese

Musica: Incompetech
Per contattarci:radioblog2017@gmail.com

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L'incenso

29 Gennaio 2019 , Scritto da Laura Nuti Con tag #laura nuti, #miti e leggende

 

 

 

 

La figlia di Minia smise di parlare e di nuovo si sentirono canti e grida giungere dalla strada.

-  La tua storia è bellissima, mia cara - disse il padre, commosso dalla triste sorte di Piramo e Tisbe - Ma ora, ti prego, vai a onorare Bacco, insieme alle tue sorelle. Sento che anche la nostra casa sta per essere colpita dalla sventura! –

- Ma no, padre, non temere: qui siamo al sicuro, niente può farci del male! - risposero sorridendo le fanciulle - Rimani ancora con noi, abbiamo tante storie da raccontarti! Ascolta...

E la seconda figlia cominciò a narrare:

«Un giorno il Sole si innamorò di una bella principessa, di nome Leucotoe. Era così innamorato che, per poterla ammirare più a lungo, sorgeva presto e tardava a tramontare, perciò rendeva più lunghe le sere d’inverno.

Di notte i quattro cavalli del Sole si riposano dalle fatiche della giornata e pascolano nelle terre che si trovano agli estremi confini del mondo. Non si nutrono d’erba, ma d’ambrosia, il meraviglioso cibo degli dèi: chi ne mangia diventa immortale, perciò i cavalli del Sole sono sempre forti e giovani.

Mentre Piroente, Eoo, Etone e Flegetonte brucavano tranquilli il loro cibo divino, il Sole decise di incontrare la dolce Leucotoe ...

La fanciulla, figlia di Orcamo, un re dell’Oriente, era timida e schiva. Le sue compagne pensavano già alle nozze e facevano progetti per il futuro: un bravo marito, la casa, i figli ... Leucotoe, invece, sognava l’amore. Passava il giorno lavorando al telaio e, mentre la spola volava fra un filo e l’altro, anche i pensieri della fanciulla prendevano il volo e la sua mente si riempiva di immagini bellissime e vaghe, che le facevano battere il cuore. Non si era mai innamorata, ma sapeva, sentiva, che questo stava per accadere: colui che attendeva da sempre, era vicino...

Da qualche tempo Leucotoe faceva uno strano sogno: la sua stanza, a un tratto, si riempiva di una luce bellissima, che l’avvolgeva tutta. Si sentiva invadere da un calore meraviglioso e sconosciuto: era la perfetta felicità! Poi quel calore improvvisamente svaniva e la stanza diventava sempre più buia, sempre più fredda, sempre più desolata ... Leucotoe si svegliava piangendo, in preda al terrore.

Una notte aveva raccontato il sogno a sua madre Eurinome, che era accorsa per consolarla.

-  Non temere, figlia mia! - aveva detto la donna, abbracciandola - Tutte le fanciulle, quando pensano all’amore, sono piene di gioia, ma provano anche strani timori ... Non aver paura del futuro e confidati con me: anch’io sono stata giovane, posso capirti! Però, ti prego, non parlare di questo a tuo padre: per lui sei sempre una bambina e non vuole che tu pensi all’amore. Ha paura che qualcuno ti inganni. Farebbe qualunque cosa per difenderti, qualunque cosa!

 La fanciulla, rasserenata dalle parole di sua madre, aveva ripreso a tessere e a sognare.

Anche quella sera Leucotoe sedeva al telaio, al lume della luna, circondata da dodici ancelle; e il Sole, intanto, avvolto in un mantello scuro, si avvicinava alla casa della fanciulla ...

- Come posso restare solo con lei? - pensava il dio - Certo re Orcamo avrà ordinato alle ancelle di non lasciarla neppure un attimo ... È terribilmente geloso e orgoglioso! Come fare? Ecco, ho trovato! Prenderò l’aspetto di Eurinome: chi può sospettare di una madre? -

In un attimo si trasformò; quindi entrò nella stanza e si avvicinò a Leucotoe.

Da vicino, la fanciulla era ancora più bella, più dolce, più gentile ... Il Sole, tremante, la baciò, proprio come una madre può fare con la figlia. I capelli di Leucotoe avevano un profumo meraviglioso ...

-  Nessuno dei fiori che faccio nascere ha questa fragranza! - pensò il dio; poi disse, rivolto alle ancelle:

-  Uscite, vi prego! Ho bisogno di parlare con la mia figliola –

Le ancelle ubbidirono e in un attimo lasciarono la stanza. Per il Sole, quell’attimo fu lungo come un secolo! Appena Leucotoe rimase sola, la strana madre le sussurrò:

- Io sono colui che illumina la Terra, fa crescere il grano, crea le stagioni ... Ma tutto questo non vale il profumo dei tuoi capelli. Ti prego, credimi: sono innamorato di te! -

Per lo spavento, la fanciulla lanciò un grido e lasciò cadere la spola ... La paura la rendeva ancora più candida e bella.

Allora il Sole riprese l’aspetto consueto e si mostrò in tutto il suo splendore; subito i timori di Leucotoe svanirono: colui che aspettava era giunto, finalmente!

- Io ti conosco già – disse la fanciulla - Ti ho visto tante volte nei miei sogni, e ti amo da sempre!

Così, per qualche tempo, nessuno, sulla Terra o nel cielo, fu più felice del Sole e della sua Leucotoe ...

E come tutti gli innamorati, essi si curavano solo del loro amore, senza accorgersi di ciò che accadeva intorno.

Anche Clizia, l’amica più cara di Leucotoe, era da tempo innamorata del Sole, ma lui non l’aveva mai degnata di uno sguardo. Quando lei le confidò il suo segreto, Clizia si senti bruciare di dolore e di gelosia. In un momento di rabbia, andò da Orcamo e gli raccontò che la figlia, di notte, si incontrava col Sole.

- È un dio che si innamora facilmente, quello! - disse Clizia al re - E con la stessa facilità abbandona chi ha conquistato; poi si vanta delle sue imprese con gli dèi e con gli uomini! Ho visto piangere tante fanciulle e anch’io sono stata una sua vittima ... Ora tocca a Leucotoe perdere l’onore e subire l’ennesimo inganno! -

A quelle parole, re Orcamo si sconvolse: la sua unica figlia, la luce dei suoi occhi, insultata e ingannata! Era così fragile e innocente: sarebbe morta di dolore ... Tutti avrebbero riso di lei e del suo sciocco padre, che non aveva saputo difenderla!

- Devo salvarla, a ogni costo! - pensò, fuori di sé dal dolore - Devo nasconderla in un luogo dove il Sole non possa mai più raggiungerla!-

La mente del re cadde preda della follia ... Così chiamò le guardie e ordinò che la figlia fosse seppellita in una fossa profonda e poi coperta da un pesante mucchio di terra!

Tutto accadde in un attimo. Re Orcamo, sguainata la spada, trafisse Eurinome, che cercava di difendere la figlia; le ancelle, sbigottite, si nascosero negli angoli più remoti del palazzo; Leucotoe, mentre le guardie la trascinavano verso la fossa, ebbe solo il tempo di ricordare il suo antico sogno ... Ma fu un attimo: poi il freddo e il buio l’avvolsero per sempre.

Quando il Sole venne a sapere ciò che era accaduto, gridò di dolore, come impazzito: dopo la morte di suo figlio Fetonte, non aveva mai provato una pena così grande! Disperato, il dio trapassò con i raggi il mucchio di terra, raggiunse Leucotoe, l’abbracciò, cercò di riscaldare quel corpo gelido, ma invano: non riuscì a fare niente per strapparla alla morte! Allora cosparse di nettare la terra sotto la quale giaceva la fanciulla e disse, fra le lacrime:

- In questo modo riuscirò a portarti in cielo con me! -

Subito il corpo di Leucotoe, imbevuto di nettare, si discioglie in un liquido odoroso, che bagna la terra; poi, a poco a poco, un arbusto, l’incenso, mette radici e cresce, fino a raggiungere la luce del Sole.

Da allora, nelle cerimonie in onore del dio, i sacerdoti gettano nel fuoco rami d’incenso. Quando il calore della fiamma l’avvolge, l’arbusto ricorda gli abbracci appassionati del Sole e dalle sue ceneri si sprigiona ancora il profumo dei capelli di Leucotoe. Poi quella meravigliosa fragranza sale verso l’Olimpo, in cerca del dio innamorato ...»

 

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Radio Blog: Dino Buzzati, "Barnabo delle montagne"

28 Gennaio 2019 , Scritto da Chiara Pugliese Con tag #chiara pugliese, #radioblog, #valentino appoloni, #recensioni

 

"Si tratta di un breve romanzo di Dino Buzzati, pubblicato nel 1933 quando l’autore era ventisettenne [...] ci si muove davanti a scenari di grande suggestione, tra vette, crode, ghiaioni, foreste".

 

Oggi riscopriamo Barnabo delle montagne di DINO BUZZATI - Libri Mondadori e lo facciamo grazie ad una recensione scritta da Valentino Appoloni proprio per noi di signoradeifiltri.blog.

Buon ascolto!

 

A cura di Chiara Pugliese
Musica : Incompetech
Per contattarci: radioblog2017@gmail.com

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O LUNA, O LUNA TU ME LO DICEVI … di Angelo Malinverni

27 Gennaio 2019 , Scritto da Valentino Appoloni Con tag #valentino appoloni, #storia, #recensioni

 

 

 

 

Angelo Malinverni, torinese, medico, classe 1877, ci ha lasciato un diario di guerra molto particolare che copre la sua esperienza al fronte dal 1915 al 1918 nell’alto Isonzo. Il titolo del libro ricorda l'ardita impresa degli alpini che presero il Monte Nero, guidati dal tenente Picco.

L’opera fu apprezzata da Marinetti che ne lodò l’ottimismo futurista e l’assenza di nostalgie deprimenti. C’è da chiedersi le ragioni del giudizio del celebre letterato; certamente il diario è vivace quanto a scrittura e terminologia, linguisticamente appare originale e fuori dai consueti  schemi espressivi. Malinverni chiama le nuvole “nubecole”,  gli shrapnel diventano “srapanelli”, parla di occhi “impeciati di sonno” e gli esempi di invenzione sono davvero molti.

Ma per il resto l’opera non fa (poco futuristicamente) sconti nel raccontare la sofferenza senza rimedio del combattente.

Non c’è esaltazione per la guerra, ma vivissima solidarietà verso i compagni, con pagine intensissime quando si narra di rapporti di amicizia recisi da qualche arma nemica.

Malinverni si sente pienamente partecipe dei disagi e dei pericoli della trincea; sta in prima linea e ha cultura militare oltre che coraggio, tanto da diventare addirittura aiutante maggiore nel battaglione, pur continuando a fare il medico. Una situazione decisamente particolare. Eccolo disegnare le postazioni nemiche, compilare il resoconto dei fatti d’arme da inviare ai superiori, suggerire un’azione per uscire da un momento di grave impasse o dipingere il paesaggio dato che è anche un pittore.

È un testo che spesso ci fa sorridere; come nel Diario di un imboscato di Attilio Frescura, il libro abbonda di battute, episodi spassosi, ironia.

Non si può comunque non pensare all’elenco dei tanti caduti del battaglione in cui il medico era diventato per i commilitoni una sorta di mascotte e di portafortuna, dato che, in mille azioni cui anch’egli aveva preso parte, l’esito era stato abbastanza felice per il reparto. I molti episodi del 1915 descrivono con efficacia le prime fasi della grande mattanza al fronte e danno l’idea del compito immane dei medici durante le battaglie: “.. passo da un ferito all’altro, al fioco lume d’un moccolo vagolante sostenuto dal cappellano ... Che fare di fronte ai feriti all’addome, votati a morte quasi certa, che bisognerebbe muovere, e qui non si possono tenere?”

Particolarmente intenso è il resoconto di una giornata passata a Gorizia allo scopo di procurarsi le bare per gli ufficiali amici morti, passando a stento tra le maglie della burocrazia e col pensiero sempre ai compagni perduti.

Esemplare, inoltre, quando descrive gli spostamenti notturni in montagna tra strapiombi e dirupi, con il rischio delle valanghe che obbligano a soccorsi temerari per cercare di salvare i soldati travolti.

Il dato di fondo, comunque, è che il tono leggero e a tratti scanzonato non riesce a distogliere dal dramma consumato sui monti del Carso, raccontato in modo indimenticabile.

Chi desidera procurarsi il libro, può scrivere all’Associazione Carsoetrincee (carsoetrincee@gmail.com) che ha curato la riedizione di ottimi diari e memoriali, tutti recensiti in questo blog.

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Radio Blog: Gordiano Lupi - Cristina de Vita, "Sogni e altiforni"

26 Gennaio 2019 , Scritto da Chiara Pugliese Con tag #chiara pugliese, #radioblog, #gordiano lupi, #cristina de vita, #stefano tamburini

 

"Sfogliando questo libro sembra quasi di sentirlo il profumo del tempo passato, l’odore della nostalgia, di quella sana, dolce nostalgia che fa bene al cuore".

 

A Radio Blog vi presentiamo oggi il nuovo libro di Gordiano Lupi e Cristina de Vita - Sogni e altiforni - A.Car Edizioni
Lettura della prefazione di Stefano Tamburini.

Buon ascolto!

A cura di Chiara Pugliese

Musica: Bensound.
Per contattarci: radioblog2017@gmail.com

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Pongo e Das

25 Gennaio 2019 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #come eravamo

Pongo e DasPongo e DasPongo e Das

 

Sfido qualsiasi nonno stia plasmando il Didò insieme al nipote a non chiamarlo Pongo.

Il Pongo era un tipo di plastilina della Adica Pongo, in voga ai miei tempi. Era come l’attuale Didò, colorato e morbido, facile da modellare, delizia di tutti i bambini.

Poi c’era il Das, (acronimo del suo produttore Dario Sala che lo brevettò nel 1962), maggiormente ambito se eri più grandicello. Consisteva in un blocco pastoso e compatto di argilla grigia, simile alla creta, che non necessitava di cottura in forno, proprio come quella modellata dagli scultori veri, e potevi farci cose da grandi, persino un vero vaso (come quello della mitica scena di Ghost per capirci). E c’era anche il Vernidas, una vernice da stenderci sopra per vetrificarlo e farlo brillare.

Mia madre mi diceva sempre di usarne poco “se no si seccava”, ed io, dispiaciuta e frustrata, mi limitavo fino a che, ahimè, la pasta seccava davvero senza che ne avessi potuto usufruire. E bisognava stare attenti, perché al minimo forellino della confezione si prosciugava davvero tutto e diventava inservibile.

In seguito si è saputo che il Das conteneva amianto, che tutti noi bimbi degli anni sessanta lo abbiamo maneggiato inconsapevoli e beati, ma vuoi mettere il piacere di usare gli strumenti appositi per tagliare il blocco e cercare di modellarlo? Vuoi mettere aprire la confezione e sentirsi fra le mani quel bel pezzo di creta che si appiccicava al palmo e ti lasciava le mani ruvide e secche? Vuoi mettere le infinite possibilità che si aprivano, nonostante la mia scarsissima manualità? Vuoi mettere la gioia di provare a colorare l’informe manufatto con gli acquerelli e, infine, lucidare il tutto col prodigioso (per quei tempi ingenui e romantici) Vernidas?

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Radio Blog: #caseeditrici Tic Edizioni

24 Gennaio 2019 , Scritto da Chiara Pugliese Con tag #chiara pugliese, #radioblog, #case editrici

 

 
"Tic Edizioni è una casa editrice indipendente, anche dalla sua stessa volontà".
 
Oggi su Radio Blog conosciamo il mondo magico, colorato e "magnetico" mondo di Tic Edizioni .
 
Per saperne di più : www.ticedizioni.com
Buon ascolto!
 
A cura di Chiara Pugliese
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Solitudine e isolamento

23 Gennaio 2019 , Scritto da Luca lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

 

 

 
 
 
Continuo a sostenere di non soffrire di soliTUdine, ma che è l'isolaMEnto a farmi soffrire, facendomi sentire confinato su di un'ISOLA, facendo sentire LAME dentro di me, facendomi sentire arrivato all'AMEN di un Requiem Aeternam dedicatomi da qualcuno, facendomi esternare un LAMENTO.
     La soliTUdine è, per me, una transustanziazione, in positivo, (che mi arricchisce) dell'isolaMEnto, negativo (che m'impoverisce).
     Subisco, da fuori, l'isolaMEnto e, per evitare di soffrire, dentro, cerco di transustanziare l'isolaMEnto subìto (che impoverisce me, ma anche e soprattutto, chi me lo fa subire) in soliTUdine vissuta e condivisa.
     Cerco di offrire la mia soliTUdine vissuta, condividendola sui Social Networks, indipendentemente dall'assenza o presenza di reciprocità, con l'obiettivo di cercare di evitare di soffrire d'isolaMEnto subìto a causa di chi (soprattutto, compaesani) mi fa capire di essere disponibile a stabilire contatti, ad instaurare rapporti con me, unicamente, attraverso i Social Networks.
     Mi arrivano, talvolta, cose belle attraverso la condivisione sui Social Networks da parte di miei compaesani e sono contento poiché la parola detta, faccia a faccia, vola, mentre quella scritta, a distanza, rimane.
     Ma mi arriverebbero, talvolta, cose belle anche attraverso la condivisione fisica, faccia a faccia, che mi aiuterebbero ad uscire dal mio mutismo e dal mio monosillabismo, se, soltanto, fisicamente, davanti a me ci fossero esseri umani più coraggiosi nell'affrontare la battaglia, la sfida del contatto, del rapporto fisico (e non sto parlando di sesso), della condivisione, faccia a faccia (non su di uno schermo) con me.
 
          Luca Lapi luca.lapi@alice.it
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