fotogrammi
Fotogrammi: NEVILLE GABIE "Posts"
Signoradeifiltri, il vostro blog di riferimento culturale e anche di più, oggi per voi amici lettori apre la finestra di un fotogramma speciale, lo fa attraverso la porta, una porta senza maniglia, o meglio, una maniglia c'è ed è quella della fantasia, siete pronti ad entrare?
- Ciao, Walter.
- Ciao Mario.
- Che facciamo di bello oggi?
- Che ne dici di farci una partita?
- Ma se neanche sai giocare a carte.
- Non intendevo una partita a carte.
- E allora a che cosa?
- A calcio.
- Adesso mi sento meglio, ma alla tua età non pensi di essere troppo vecchio per giocare?
- Si può giocare al calcio in tanti modi anche da vecchietti... Comunque, prima di entrare in campo, ti racconterò una vecchia storia con due protagonisti più una.
- Sentiamo.
- Qualche anno fa, per una casualità, mi capitò fra le mani un magazine sportivo, l'inserto settimanale di un quotidiano, lo aprii e la mia attenzione venne attirata da un certo articolo, un servizio fotografico dedicato a un artista, Neville Gabie, che aveva realizzato un libro, Posts, nel quale il protagonista era una porta da calcio, hai presente due pali e una traversa su un terreno di gioco?
- Sì.
- Molto bene, ma, nel caso di quest'opera, l'artista aveva girato il mondo fotografando una serie di porte nei luoghi più disparati, campi di gioco improvvisati, dove non c'erano tribune, un settore stampa, un prato verde perfetto, le linee, le due porte con la rete e sopratutto nessuna superstar del football, ma solo passione per lo sport più famoso e amato del mondo, vissuto semplicemente attraverso la fantasia. Neville Gabie, attraverso la sua fotocamera, ne era stato il cronista, per testimoniare ad arte tutto questo amore nascosto, lasciato fuori dagli stadi di tutto il pianeta, una porta, un'autentica finestra dalla quale osservare un orizzonte fatto d'immaginazione.
- La porta e il fotografo sono due protagonisti, il terzo chi è?
- Quando vidi quelle foto, subito esclamai "A'nvedi questi 'n do' giòcàno!!" (dal romanesco "ma guarda questi dove giocano a calcio") e così immediatamente mi frullò per la testa un'idea, se Neville Gabie aveva rappresentato quei luoghi attraverso la fotografia, io pensai di rendergli omaggio riproducendo e interpretando con la pittura quelle porte così piene di passione.
- Il gioco del calcio è bello, però anche pieno di contraddizioni.
- Mario, purtroppo è vero, il panorama calcistico, anche se è solo di un gioco, muove interessi colossali, e milioni di persone vivono e lavorano per una palla che rotola, inseguita da 22 atleti, pertanto in esso possiamo trovare positività e negatività, la speranza che alla fine prevalga sempre la passione e la gioia.
- Tu sai bene che non sempre è così, e allora che si fa?
- Neville Gabie, fotografando quelle porte, ci ha dato una soluzione, e cioè che bisogna vivere questo sport con passione genuina, solo per il piacere di appassionarsi senza troppe ansie e frenesie che portano collettivamente, in più casi, a violenza e quant'altro, come nelle cronache sotto gli occhi di tutti. Prima di tutto bisogna ricordarsi di quando eravamo bambini e giocavamo in quegli stessi campetti all'uscita di scuola, e poi con la fantasia si entrava in campo attraverso quella porta in un mondo fatto di sogno e divertimento, e poi magari la domenica allo stadio godersi lo spettacolo, che volere di più?
- Una porta che dà accesso a un vero ideale di vita.
- Sì, quelle porte sbilenche, pitturate sui muri, arrangiate alla meno meglio, sono l'antidoto alla brutalità umana.
- Non esagerare.
- Il fatto è che abbiamo la memoria corta e cerchiamo di allontanare i ricordi dei brutti episodi accaduti, per fortuna l'arte, come nel caso di Neville Gabie, corre in soccorso e ci offre i lati migliori degli esseri umani. A proposito di umanità, che ne dici di andare a tirare due calci ad un pallone?
- Dico di non aver paura di sbagliare un calcio di rigore non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, eh!
Carissimi amici lettori noi andiamo a giocare, ma prima, con il pennello e la vernice bianca, dipingeremo su un vecchio muro una porta e un omino che farà da portiere. Possiamo fare due squadre, chi di voi vuole entrare?
- Senti, io mi prendo CR7
- Mario, con la fantasia puoi prendere chi vuoi, io mi prendo Pelè e voi?
"Nel 2002, per rendere omaggio all'opera di Neville Gabie, e ispirato al suo libro Posts, ho realizzato 12 opere pittoriche con una tecnica mista su carta e senza l'uso dei tradizionali pennelli, ma solo con la punta di un cacciavite a mo' di spatola, seduto su una latta di lubrificante e lavorando su una tavola poggiata a sua volta su un bidone della spazzatura. Tutto il resto è stata passione e entusiasmo, anch'io, grazie all'artista sudafricano, attraverso quelle porte ero entrato nel mio mondo. Successivamente ho proseguito quel progetto con altre porte dislocate in altri luoghi, spero in futuro di farle diventare una mostra". (Walter Fest.)
Potete vederle tutte qui.
Neville Gabie è nato a Johannesburg in Sudafrica nel 1959 e ha conseguito un MA in Scultura al Royal College of Art di Londra.
La sua arte è fatta di lavoro all'aperto, in luoghi dove la gente si muove, dove gli animi sono a contatto con la natura, la sua opera di artista è mettere in armonia l'ambiente con le persone,in una fusione naturale. La scultura e la fotografia sono le tecniche con le quali esprime il suo linguaggio.
Ha pubblicato numerosi libri, lavorato ed esposto opere in tutto il mondo.
"Gabie è un interventista esperto, abile nel fondere informazioni fattuali e materie prime e impiegare una leggerezza di tocco per trarre il significato dal quotidiano" (Aldo Rinaldi, Senior Public Arts Officer, Bristol City Council).
"La personalità di un artista emerge sempre nel suo lavoro e per Neville Gabie è un interesse per le persone e per la sua innata umanità che emerge". (Tessa Jackson, Chief Exectutive, INIVA Institute of International Visual Arts).
"Neville Gabie ama passare attraverso luoghi [anche se ciò può richiedere tre anni] e il suo impegno con questi luoghi è tale che si pensi a ogni nuovo posto in cui è appartenuto. Ma allora cos'è l'appartenenza? E bisogna considerare il suo interesse per le persone che, per un motivo o per l'altro, si sentono dislocate." (David Lillington, scrittore e critico).
"Il precario di Gabie nel paesaggio riflette la situazione del viaggiatore, dell'estraneo la cui presenza transitoria ... non ha la sicurezza del possesso e il conforto della familiarità. Eppure è proprio questa mancanza di radici che apre opportunità per un dialogo con quelle persone che abitano la terra e crea le condizioni per un impegno partecipativo con il sito " (Marco Marcon, Direttore IASKA Australia).
"Coinvolgendo gli operai edili sin dall'inizio, Neville ha dimostrato ancora una volta l'incrollabile generosità, la curiosità per le persone e lo spirito democratico feroce che scorre come una cucitura attraverso tutto il suo lavoro" (Peter Jenkinson, Independent Cultural Advisor).
Fotogrammi: GUIDO HARARI "Dario Fo"
Amici lettori della signoradeifiltri, eccomi ritornato a voi, siamo in pieno inverno, pioggia e freddo ci fanno chiudere a riccio e così oggi ho scelto per voi una foto allegra, fatta a un personaggio allegro che quando lo vedrete sorriderete e vedrete la vostra giornata con occhi diversi. Vado a prendere Mario che mi sta aspettando su Lungotevere, da un po' di tempo ha preso l'abitudine di parlare con i gabbiani.
- Dai, Mario, piantala di raccontare le barzellette ai gabbiani, dobbiamo andare.
- Eccomi che arrivo, ho il dubbio che ai pennuti piacciano di più i biscotti che le barzellette.
- Perché, ai gabbiani dai i biscotti?
- Un po' di dolcezza mica fa male.
- Dai, sali in macchina che adesso ci penso io a farti ridere.
- E con la dolcezza come la mettiamo?
- Ti sono rimasti i biscotti?
Amici lettori, dovreste guardare la faccia di Mario... Lo ammettiamo... A noi piace molto la dolcezza, e a voi?
- Mario, dato che ci troviamo su Lungotevere, facciamoci un bel giro intorno al fiume mentre parliamo del nuovo fotografo e di una sua opera, guarda un po' questa e poi dimmi che ne pensi.
- Ma è Dario Fo.
- Sì, e lo ha fotografato Guido Harari
Guido Harari ((Il Cairo, 1952), fotografo e critico musicale, il suono, la musica e l'immagine sono il suo sogno materializzato giorno dopo giorno. Chi non ricorda la mitica "Ciao2001" per la quale ha collaborato? Ma, sopratutto, ha firmato le copertine di tantissimi musicisti importanti fra i quali Fabrizio De André, Vasco Rossi, David Crosby, Bob Dylan; è impossibile continuare perché l'elenco è lunghissimo e, per lo stesso motivo, non citerò gli altri innumerevoli artisti ritratti dal grande fotografo.
Il prezioso lavoro di questo artigiano, poeta dell'immagine, è quello di fermare l'attimo, rendendo arte "il tempo di uno scatto", ed è grazie a Guido Harari se tutto il mondo ha la possibilità di ammirare e gioire dei numerosi momenti raffiguranti gente straordinaria, dotata di talento, al servizio di ognuno di noi. Lo scorrere dei secondi, dei minuti, delle ore, dei giorni, degli anni, una scia temporale inesorabile che cammina lasciando alle spalle ogni cosa, in un immenso vortice di ricordi che solo la bravura di un fotografo riesce a fermare.
Guido Harari è uno di questi e, proprio grazie al suo amore per la musica e la fotografia, nel 2011 ha fondato Wall Of Sound Gallery, una bellissima galleria fotografica italiana, situata nel centro storico di Alba, dedicata alla musica e ai suoi protagonisti; pertanto, dal momento che il fotografo ha la possibilità e il dovere di poter fermare il tempo con i suoi scatti, questa galleria non può essere definita un museo nel senso stretto del termine ma un luogo di vera cultura viva.
"Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido. So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento. Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi. Considero Guido un amico, non un semplice fotografo". Lou Reed
- Mario, ho preferito questa foto di Dario Fo perché mi ha colpito sin da subito. La cosa più facile sarebbe stata esaminare uno dei tantissimi musicisti, c'era una vasta scelta ma ho preferito questa immagine perché penso realmente che la gente abbia sempre più bisogno di ridere, e l'idea di mostrare questa espressione mi piaceva un sacco. Guarda come questo faccione stacca benissimo dal fondo nero, ogni ruga, i capelli argentati scapigliati, gli occhi che parlano, il sorriso contagioso, ecco, ho detto giusto, in questa foto il sorriso dell'artista ti contagia, è impossibile non ridere insieme a lui. Guido Harari è stato grande nel fermare quell'istante formidabile nella sua semplicità ma dall'effetto dirompente sull'animo di chi lo guarda. Io non vedo una maschera da guitto ma un amico che mi sta invitando a prendere la vita con più leggerezza, a non arrabiarmi per una sciocchezza e a ridere delle cose, per scacciare odio e violenza, alzi la mano chi non vorrebbe avere un amico così?
- Beh, io ho te!
-E vabbè, ma mica sono bravo come Dario Fo!
- Però fai ridere lo stesso, sopratutto quando parli in romanesco.
- Hai ragione, mi sento come un attore di teatro... Dai, passami un biscottino che è meglio...
- Mi dispiace, sono finiti, li ho mangiati perché parlavi solo tu. E mentre ti ascoltavo mangiucchiavo.
- Sei incredibilmente goloso, e adesso che facciamo?
- Abbiamo la batteria solare carica, è ancora giorno e domani è domenica... Andiamo a Napoli a prenderci qualche babà insieme a un bel caffè.
Amici lettori della signoradeifiltri, noi andiamo, non serve che ve lo diciamo, forza, salite a bordo, la dolcezza ci aspetta e la prossima volta parleremo ancora di un altro fotografo a sorpresa.
Fotogrammi: MELVIN SOKOLSKY "Bouquet Seine"
Dalla serie "Bubble and fly"
Amici lettori, blogfan della signoradeifiltri, eccomi ritornato per una nuova serie di illuminazioni artistiche: "FOTOGRAMMI".
Questa volta mi immergerò per voi, insieme a voi, nel grande mare della fotografia, inizierò a scrutare, scovare, occhiare, acchiappare i migliori fotografi del mondo, potrebbero essere noti o meno noti e, di sicuro, l'immagine fotografica e i miei scarabocchi saranno i protagonisti. Di volta in volta analizzerò e descriverò la loro vita e le loro opere, saranno in bianco e nero o a colori?
A sorpresa, per il vostro piacere, apriremo le pagine di questa tecnica artistica ma in tutto questo non sarò solo, sarò accompagnato dal mio amico fedele e titolato assistente Mario il benzinaio. Questa volta sarà un'escursione viaggiante perché io e lui andremo a spasso per il tempo a bordo di una vecchia Fiat 500, gireremo in lungo e in largo. Il nostro mezzo non è un bus ma c'è posto per tutti, siete pronti? In vettura, si parte, e ricordatevi di allacciarvi le cinture della fantasia, vi porterò molto lontano.
Sto aspettando, sulla solita piazza alberata, il mio amico Mario, di solito è puntuale come un barista birmano, eccolo, lo vedo arrivare.
- Ciao Mario, forza che i lettori della signoradeifiltri ci aspettano.
- Avrebbero ragione, sei mancato per qualche settimana.
- Ho avuto un po' da fare.
- Certo, avrai visto un sacco di film e mangiato tanta cioccolata.
- Non spifferare i nostri gusti segreti, comunque saremo in tema, sai di che parleremo?
- Ho visto il titolo della nuova serie "Fotogrammi", con cosa e con chi cominciamo?
- Melvin Sokolsky.
- Metti in moto la 500 e andiamo a tutto gas!
- Ma abbiamo il motore elettrico a energia solare!
- Non ti ricordi che con la fantasia possiamo viaggiare a velocità supersonica?
- Eh sì, ma cerchiamo di prendercela comoda eh!
Melvin Sokolsky (nato a New York il 9 ottobre 1933), fotografo e regista americano. Quando Melvin era un ragazzino, non era per nulla simile agli attuali, pieni di giocattoli e confusi in un consumismo sociale straripante, il piccolo Melvin, a soli dieci anni, era già un piccolo appassionato di fotografia, affascinato dalla fotocamera del padre. Sin da bambino inizia a sognare, può farlo perché libero da condizionamenti e, prestissimo, come un medium riesce leggere nel proprio futuro. Sono queste le questioni affettive che fortunatamente per certi artisti accendono la miccia della creatività che segnerà il loro destino. Quella professione a vent'anni sarà il lasciapassare per la libertà. Da giovani si è perennemente entusiasti e col sorriso sulle labbra, è così che Melvin entrò nell'ambito pubblicitario, esordendo per la rivista americana di moda Harper's Bazaar. Dopo centinaia di migliaia di scatti, nel 1963 l'inventiva dell'artista emerge con la serie "Bubble".
Melvin Sokolsky aveva aperto il diaframma della sua fotocamera per allargare la luce del nuovo modo di interpretare la fotografia di moda e pubblicitaria, uscendo in strada, normalissime strade fra normalissime persone, testimoni della realizzazione di un'opera d'arte fotografica, fra immaginazione e affascinante eleganza.
Nella sua arte non ci sono solo la tecnica, la manualità, il conoscere la luce e tutti gli aspetti legati alla buona ripresa fotografica, nelle sue immagini c'è anche la passione per i pittori del cinquecento. La sua relazione con la pittura si manifesta anche nella serie delle bolle sulla Senna, con un riferimento al surrealismo.
Nelle opere di Melvin Sokolsky è molto importante lo studio grafico, attraverso una serie di disegni e bozzetti preparatori per gli scatti, ma la sua visione artigianale e tradizionale non gli impedisce di apprezzare gli attuali cambiamenti del mondo della fotografia, i progressi tecnologici che rendono più facile per chiunque fare una buona foto. Tutti gli artisti sanno aggiornarsi, riconoscere e confrontarsi con le nuove realtà, l'arte vera è fatta di passione e talento, lavoro e sacrificio, e solo un buon artista riesce a manifestare tutta la propria anima in un colpo di genio. Per Melvin Sokolsky non serve scandire la sua bio, basta lasciare parlare le sue fotografie, vere opere d'arte.
"Non ti ho preso per le mie idee, ti ho preso per le tue idee.” Henry Wolf
- Mario, la vedi questa foto?
- Che ci fa una modella dentro una sfera trasparente su un fiume?
- Sembra molto irreale vero? Mi ha colpito moltissimo il momento che ho scoperto questo fotografo e visto questa serie di opere.
- Galleggia e si sposta a pelo d'acqua come se fosse su una barca immaginaria.
- Melvin Sokolsky ha avuto una genialata, era il 1963, a quell'epoca per scattare una foto del genere bisognava essere pazzi.
- Oppure avere una grande inventiva, come si può ricercare l'originalità senza rischiare un flop?
- Io credo che quella serie di scatti, oltre a venire realizzata attraverso una grande e scrupolosa preparazione tecnica, nel fissare quelle sfere con dei cavi che le mantenessero in completa sicurezza, comportava che tutte le location fossero impregnate di una grande energia creativa fra tutto lo staff, e Melvin Sokolsky ne era il regista, con la sicurezza di sapere che stava realizzando una grande opera d'arte.
- Mi sarebbe piaciuto essere lì per rimanere meravigliato di fronte a quella lavorazione. Che poi, in fondo, era completamente artigianale, senza effetti speciali.
- Sì, Mario, hai detto bene, tutto senza effetti speciali e ausilio di trucchi scenici, le sfere trasparenti sono in plastica e galleggiano realmente sul fiume o nel vuoto, come in altri scatti effettuati a Parigi.
Che ne dici se ci proviamo pure noi con la nostra 500?
- A volare?
- Come Peter Pan!
- Che mondo sarebbe senza la fantasia?
- Forza, proviamo, e dove andiamo?
- A cercare un altro fotografo.
- Prima possiamo andare a prenderci cioccolato caldo?
- E' un classico, certo con la dolcezza si vive meglio... Amici lettori della signoradeifiltri, io e Mario andiamo alla ricerca di un nuovo fotografo, non possiamo darvi anticipazioni, sicuramente dopo un cioccolato caldo avremo una bella ispirazione.