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raffaele piazza

Domenico Minardi, "Qunand' ca sémia burdèl"

10 Aprile 2024 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Domenico Minardi

 

QUAND ’CA SÉMIA BURDÈL

 (Quando eravamo ragazzi)

 

In Quando eravamo ragazzi Domenico Minardi diviene un cantore della vita e ottimisticamente in versi descrive efficacemente la gioia dell’essere sotto specie umana per dirla con Mario Luzi.

Questa felicità, come per Leopardi e Pavese, si riferisce in particolare alla giovinezza e alla sua riattualizzazione nell’età matura.

Il poeta ha scritto queste poesie da adulto e in esse serpeggia lo scarto e lo scatto memoriale come in Alla ricerca del tempo perduto di Proust.

Lo scavare nella memoria del poeta è struggente ma senza autocompiacimenti e senza gemersi addosso: al contrario il poeta, che anche da adulto sa apprezzare la gioia della vita come dono, rievoca la giovinezza con la sua verginità morale di un’anima in formazione.

Minardi è romagnolo e molto legato alle radici del suo paese natio, alla campagna alla terra e alla natura oltre che agli affetti familiari e ama il suo microcosmo il paesino dove vive che sembra proteggerlo dal mare magnum del mondo che è fuori. In questo il poeta è paragonabile a Giovanni Pascoli nel fare del cronotopo dove è nato e vive un luogo di elezione e contrariamente allo stesso Leopardi non ama il naufragare cosmico dell’individuo negli spazi infiniti dell’universo.

I componimenti in italiano presentano la traduzione nel dialetto della sua terra e l’uso del dialetto del suo paese conferma l’amore per il luogo natale unico per caratteristiche antropologiche rispetto a ogni altro posto come ogni paese del mondo.

Le generazioni si susseguono e il poeta è conscio che questo è il normale iter della vita e qui viene affrontato il tema del senso del profitto domestico comune alla specie che si coniuga a sentimenti nobili che nel terzo millennio liquido, consumistico e alienato sembrano essersi persi definitivamente.

L’adulto Minardi era conscio perfettamente dell’importanza per il raggiungimento della felicità del dovere sentirsi giovani nell’anima e nel corpo anche nella maturità e nella vecchiaia e lo scrivere poesie, che sono generate dai ricordi della giovinezza e direi anche dall’adolescenza, lo aiuta a sentirsi giovane.

Del resto un noto pedagogista ha scritto un saggio intitolato Elogio dell’immaturità nel quale mette in luce il fatto che è salutare avere un approccio adolescenziale con la vita a tutte l’età e lo stesso San Giuseppe Moscati nei suoi scritti ha affermato che i ricordi dell’adolescenza, della giovinezza e dell’infanzia rielaborati nella mente in età matura fanno bene al corpo e all’anima dell’uomo.

Il lettore s’identica nell’io-poetante quando scrive nella poesia eponima: - “Stavamo in una capanna sopra un fosso / fatta di canne di lamiera e qualche bastone / ricoperta di stracci turchini, gialli o rossi / e una fionda posata in un angolo”; qui il tema del gioco diviene, nel minuzioso rivelarsi dei particolari, stato soave per dirla con il recanatese, gioco che è preludio di quello della vita adulta fatta di responsabilità, ma non per questo vissuta a 360 gradi con spensieratezza, come antidoto ai malesseri della società dai quali l’individuo non riesce a sottrarsi.

Raffaele Piazza

 

 

 

Domenico Minardi, Quand ’ca sémia burdèl (Quando eravamo ragazzi), prefazione di Enzo Concardi, postfazione di Pier Guido Raggini, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 84, isbn 979-12-81351-11-0, mianoposta@gmail.com.

 

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Wanda Lombardi, "Opera Omnia" II edizione

9 Gennaio 2024 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Wanda Lombardi

OPERA OMNIA

II edizione

 

Wanda Lombardi, scrittrice e poetessa, è nata e vive a Morcone (Benevento), pittoresca cittadella dell’Alto Sannio. Laureata in Pedagogia, ha insegnato materie letterarie nelle scuole secondarie. Ha partecipato a concorsi letterari, nazionali e internazionali, ottenendo numerosi riconoscimenti. Fa parte di Accademie e Associazioni Culturali. L’autrice in gioventù ha sofferto per malattie e incomprensioni, ma l’ha aiutata sempre la Fede in particolare la devozione a Padre Pio.

Come scrive Maria Rizzi nella sua prefazione approfondita e ricca di acribia «La presente Opera Omnia, arrivata alla seconda edizione (la prima è uscita nel 2018), è una scelta antologica molto vasta delle poesie di Wanda Lombardi, nella quale sono concentrati i suoi migliori motivi ispiratori». Data la vastità del volume, in questa sede preferisco soffermarmi sulle poesie di carattere religioso e su quelle dedicate ai giovani e ai loro problemi.

La poetica della Lombardi è pervasa da religiosità, misticismo e coscienza etica e si può considerare neolirica tout-court. L’autrice ha fiducia nei sentimenti autentici per Dio e per il prossimo, sentimenti che la portano a vincere il dolore e a varcare la soglia della speranza, speranza che si traduce nei suoi armonici, precisi e luminosi versi.

Ella si proietta in una felicità grandiosa e senza paura nella figura di Dio Creatore che, oltre a essere onnipotente e onnisciente, potrebbe essere inteso in senso immanente come amico per antonomasia dell’uomo roccia, rifugio, fortezza e giustiziere, protezione da ogni male per chi confida in Lui come si evince dalla lettura dei Salmi veterotestamentari.

Nella lirica Eterno leggiamo: «Ultimo rifugio sei Tu, Signore, / avvolgimi nella Tua luce / allevia il mio penoso andare. / La mia vita si vesta di Te…» a conferma della fortissima grande Fede della poetessa. Ci rendiamo conto della cifra distintiva del poiein di Wanda che si potrebbe definire realismo mistico e che è veramente unica e originalissima, per la sua chiarezza e le parole procedono per accumulo e per il lettore divengono come acqua sorgiva da bere per la loro luminosità, precisione e bellezza.

In Violenza giovanile leggiamo: «Nel labirinto dell’odio / inconsciamente ti aggiri, / giovane insicuro, / per superare la frustrazione, / la sofferenza, le difficoltà. / In cerca di affermazione, / violi la legge, il tuo istinto segui…». In questo testo ci si riferisce al disagio giovanile tipico della contemporaneità nella quale prevale la mentalità dell’avere su quella dell’essere, nel mondo alienato e non meritocratico ma consumistico e liquido in cui c’è stata una caduta di valori.  

Il lavoro della Lombardi va controcorrente nella produzione poetica contemporanea, perché gli scrittori del nostro tempo si esprimono prevalentemente tramite sperimentazioni e neo-orfismi connotati da complessità e spesso oscurità nella forma e nei contenuti, mentre la  poesia di Wanda Lombardi si distingue per limpidezza e chiarezza di linguaggio, per linearità dell’incanto, leggerezza e  notevole icasticità.

In questa sede, nello spazio di una recensione, è impossibile soffermarsi su tutte le raccolte pubblicate nell’Opera Omnia, tutte dense e caratterizzate da un magistrale controllo formale. Globalmente si intende, leggendo questi testi, che la figura della scrittrice è conscia che attraverso la Fede, strettamente legata alla poesia, può elevarsi da creatura a persona.

La Lombardi, che nei suoi versi sintetizza un discorso esteticamente valido e carico di bellezza e fascino, nutrito, come si diceva, da misticismo e anche da un grande amore per la natura, getta l’ansia e l’angoscia proprio su Dio che diviene amore e conseguentemente gioia, proprio perché ha donato la vita e ha fatto Lui il primo passo verso l’uomo; invito che Wanda accetta con gioia nell’esaltare proprio il Signore stesso, il creato e la natura.

Raffaele Piazza

 

 

 

Wanda Lombardi, Opera Omnia, II edizione, prefazione di Maria Rizzi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 200, isbn 979-12-81351-13-4, mianoposta@gmail.com.

 

   

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Francesco Terrone, "Quando finisce la luce"

14 Dicembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia, #arte

 

 

 

 

Francesco Terrone

QUANDO FINISCE LA LUCE

 

Francesco Terrone è nato a Mercato San Severino (SA); è autore di numerose raccolte di poesia. La sua produzione poetica è trattata in varie opere pubblicate da Guido Miano Editore tra cui Storia della Letteratura Italiana. Il Secondo Novecento, vol. IV (2015), Itinerario Organico delle Critiche Letterarie alle Poesie di Francesco Terrone (2016). Dizionario Autori Italiani Contemporanei (2017), Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Francesco Terrone.

Quando finisce la luce (Guido Miano Editore, Milano 2019) il libro di poesia di Francesco Terrone che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Nazario Pardini esauriente e ricca di acribia. L’opera è illustrata con fotografie di dipinti eseguiti con varie tecniche e di sculture in legno di molteplici autori. Si crea così una interessante osmosi tra poesia e arti figurative anche se non necessariamente le poesie hanno un’attinenza con le sculture e i dipinti. Del resto è indicativo a tale proposito l’inserimento nel testo prima della prefazione dello scritto Parallelismo delle arti di Michele Miano.

Il titolo della raccolta è tratto dall’ultimo verso del primo componimento intitolato La rondine e la zanzara: «Un sogno non muore / quando è guidato / da ali d’amore. / Le rondini volano in aria / alla ricerca / di piccoli insetti / che volano anch’essi nell’aria, / ma il loro volo, / pur essendo utile, / è fastidioso e senza speranza: / finisce / quando finisce la luce». Lo stesso titolo evoca un senso di perdita e di pessimismo un sentore di spleen che è tipico nelle opere anche di poeti contemporanei. Del resto i poeti sono spesso ultrasensibili e la loro produzione poetica stessa diviene il viatico per superare le difficoltà della vita che non è arte e spesso dà scacco all’individuo.

La raccolta non scandita potrebbe essere letta come un poemetto o canzoniere amoroso e se è vero che l’amore stesso fa soffrire può riservare gioie ineffabili connesse alla capacità di controllare le emozioni e tutto questo discorso è connesso alla capacità d’amare che è espressione nelle persone di intelligenza e sensibilità nel manifestare i propri sentimenti.

Le poesie di Terrone neo liriche tout-court sono sempre in bilico tra gioia e dolore nel relazionarsi dell’io-poetante alla figura dell’amata nel creare situazioni nelle quali tutti potrebbero identificarsi. È struggente il pathos espresso da Francesco in molte poesie per il manifestato timore di non essere ricambiato dalla sua donna.

Come contraltare incontriamo anche componimenti nei quali l’autore manifesta intima e profonda gioia vincendo la malinconia nel vivere lasciandosi andare nella sua passione.

Nella lirica Ti amo il poeta ci presenta la rima cuore-amore che è tipica di molti poeti del passato. L’amore stesso trova sfondo in contesti naturalistici anche idilliaci e le emozioni provate dal lettore si amplificano attraverso la contemporanea fruizione delle opere figurative che sono di grande pregio.

Il poeta esprime una notevole linearità dell’incanto attraverso composizioni che sfiorano anche l’elegiaco e si esprime con un versificare luminoso e narrativo nella sua forte chiarezza e immediatezza che ha una forte presa sul lettore.

Raffaele Piazza

  

 

Francesco Terrone, Quando finisce la luce, prefazione di Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2019, pp. 80, mianoposta@gmail.com.

 

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Francesco Terrone, "Le valli del tempo"

9 Dicembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Francesco Terrone

 

LE VALLI DEL TEMPO

 

 

Francesco Terrone è nato a Mercato San Severino (SA): è autore di numerose raccolte di poesia. La sua produzione poetica è trattata in varie opere pubblicate da Guido Miano Editore tra cui Storia della Letteratura Italiana. Il Secondo Novecento, vol. IV (2015), Itinerario Organico delle Critiche Letterarie alle Poesie di Francesco Terrone (2016). Dizionario Autori Italiani Contemporanei (2017), Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Francesco Terrone.

Le valli del tempo (G. Miano Editore, 2015), la raccolta di poesie di Francesco Terrone che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una premessa dell’Editore ed è suddivisa in cinque parti che sono precedute ciascuna da uno scritto introduttivo.

I suddetti brani sono: L’incanto della memoria nei testi di Francesco Terrone e Juan Ramòn Jiménez a firma di Angela Ambrosini, Le problematiche dell’essere in Francesco Terrone e Jorge Gullén della stessa Ambrosini, Il tema dell’amore nei testi di Francesco Terrone, Franz Werfel e Martinus Nijhoff di Guido Miano, Il percorso della spiritualità in Francesco Terrone e Guido Gezelle di Enzo Concardi e Il tema della Natura Medicatrix in Francesco Terrone e Johannes Bobrowski di Fabio Amato. Seguono, in appendice, la prefazione al libro Pitagora, sempre opera del Nostro, intitolata Una poesia “interlocutoria” a cura di Gaetano Iaia e la presentazione al libro Via Crucis di Giuseppe Agostino Arcivescovo Emerito di Cosenza-Bisignano.

Tutti i componimenti racchiusi nel volume presentano il titolo della raccolta da cui sono tratti e l’anno di pubblicazione.

Quindi il testo può considerarsi un’antologia di poesie composta da eterogenee composizioni della copiosa produzione di Terrone pubblicate prima del 2015.

Si prenderà in considerazione la sublime poesia eponima situata nella terza scansione, componimento rarefatto e concentrato verticale tout-court in quanto alcuni versi sono composti da un solo vocabolo. Si tratta di una poesia luminosa e magica, icastica e leggera che sorprende nella sua metafisica bellezza in un panorama come il nostro dominato dagli sperimentalismi e dai neo - orfismi.

 Vale la pena riportare integralmente il testo perché si tratta davvero di un momento alto nella sua chiarezza ed è doveroso mettere in rilievo che la composizione è tratta dalla raccolta Pitagora del 2014. Ecco la poesia: «Bagno / le mie mani / nell’acqua / delle tue acque / ed accarezzo / la vita / che da secoli / riempie le valli / del tempo. / Leggere diventano / le mie mani / come ali / spiccano il volo / e conducono / il mio cuore / verso / l’infinito mare / verso / l’infinito amore» (Le valli del tempo).

Protagonista del componimento sono le mani dell’io - poetante in questa poesia neolirica come del tutto neolirica è la cifra della poetica di Terrone di raccolta in raccolta.

Quando il poeta dice con urgenza di bagnare le sue mani nell’acqua delle acque del tu al quale si rivolge si assiste ad un interanimarsi mistico-naturalistico dell’io poetante con lo stesso tu al quale si rivolge del quale ogni riferimento resta taciuto e che è presumibilmente l’amata.

Del resto l’archetipo dell’acqua riporta ad amniotiche fonti dalle quali sgorga la vita. Sembra di uscire dal tempo lineare leggendo questa composizione e questo è un fatto affascinante quando il poeta afferma di accarezzare la vita che da secoli riempie le valli del tempo ed è detto l’infinito non a caso come attimo dell’atemporalità che sottende l’intero componimento.

Raffaele Piazza

 

 

 

Francesco Terrone, Le valli del tempo, a cura di Angela Ambrosini, Guido Miano, Enzo Concardi, Fabio Amato; Guido Miano Editore, Milano 2015, pp. 84, mianoposta@gmail.com.

 

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Francesco Terrone, "Tra i miei sogni"

8 Dicembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Francesco Terrone

TRA I MIEI SOGNI

 

Francesco Terrone è nato a Mercato San Severino (SA) il 05 giugno 1961. Ha conseguito la Laurea in Ingegneria Meccanica presso l’Università Federico II di Napoli e vi ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione. Ha fondato con orgoglio la Società di Ingegneria Sidelmed S.p.A.

È autore di numerose raccolte di versi. La sua produzione poetica è trattata in varie opere pubblicate da Guido Miano Editore tra cui Storia della Letteratura Italiana. Il Secondo Novecento, vol. IV (2015), Itinerario Organico delle Critiche Letterarie alle Poesie di Francesco Terrone (2016). Dizionario Autori Italiani Contemporanei (2017), Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Francesco Terrone.

Tra i miei sogni (Guido Miano Editore, 2018), la raccolta di poesie di Francesco Terrone che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Gualtiero De Santi esauriente e ricca di acribia intitolata L’impromptu del leone.

Il volume non è scandito, e per la sua unitarietà contenutistica, stilistica e semantica può essere considerato un poemetto o un canzoniere amoroso.

L’io poetante è sempre in bilico tra gioia e dolore nel suo vivere l’amore nel lanciare messaggi alla sua lei nella perenne ansia e pena della paura dell’abbandono o di non essere ricambiato nei suoi sentimenti sublimati tramite la parola poetica.

Tra eros e pathos si gioca la partita e si avverte continuamente la tensione del poeta verso il suo oggetto meta dei desideri, la sua amata, che lo fa soffrire e a tratti lo riempie di gioia quando spera di essere corrisposto soavemente e sensualmente nello stesso tempo.

In una maniera che ricorda quella degli stilnovisti, del Dante de La vita nova e a tratti anche di Petrarca, il poeta effonde nei versi il suo animo delicato e sensibile nelle tribolazioni e le gioie del suo vissuto sentimentale.

Da notare che l’opera è illustrata con dipinti a olio, disegni e opere di legno policromo di vari autori che bene si amalgamano con le poesie.

Come scrive Gualtiero De Santi «pensieri, riflessioni e emozioni sentimentali e congiuntamente scorci e profili di figure (interiori ed esterne) e insieme ambienti: queste le molteplici e variamente ripartibili tematiche. In più, una qual certa distanza da qualsivoglia compiacimento oltremodo formale e tecnicista come da esigenze non altro che dettate dalle convenzioni del momento animano i componimenti».

Nettamente neolirica ed elegiaca l’ispirazione di Terrone in questo libro che come dal titolo consapevole Tra i miei sogni ha un tono onirico e a tratti rasenta la magia con una parola detta sempre con urgenza icastica e leggera nello steso tempo.

Ma il dolore serpeggia sempre come ad esempio nella lirica Corteccia d’amore quando il poeta scrive: «Vivo con rassegnazione / questa profonda ferita / che insiste / senza pietà / in fondo al mio cuore. / Capirai un giorno / il male che / mi hai fatto. / Ormai per me / sei solo una corteccia / che galleggia / sulle onde di un oceano / senza pace!».

E il poeta talvolta torna all’infanzia come in Cuore bambino: «Ho dipinto / i fiori / con il cuore / di un bambino, / la mia vita / con la luce / della tua anima».

Sembra quasi atemporale l’ordine del discorso di Francesco in questa sua raccolta e qualsiasi lettore che abbia vissuto la dimensione amorosa può empaticamente e facilmente identificarsi nell’io - poetante.

Raffaele Piazza

 

 

Francesco Terrone, Tra i miei sogni, pref. di Gualtiero De Santi, Guido Miano Editore, Milano 2018, pp. 100, mianoposta@gmail.com.

 

         

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ALCYONE 2000 – QUADERNI DI POESIA E DI STUDI LETTERARI, vol.17

3 Novembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #riviste letterarie

 

 

 

 

ALCYONE 2000 – QUADERNI DI POESIA E DI STUDI LETTERARI, vol.17

Guido Miano Editore, Milano 2023

 

 

La composita, corposa ed eclettica pubblicazione, che prendiamo in considerazione in questa sede, Alcyone 2000 - vol.17, costituisce un volume che per la sua essenza, vista la commistione di saggi di critica letteraria, recensioni, sillogi poetiche, con articoli su pittori e scultori, corredati da belle riproduzioni a colori delle opere, si può considerare un ipertesto, per l’infinito gioco di rimandi tra le varie parti, per la qual cosa il fortunato lettore immergendosi nella lettura affonda nelle pagine incantato da tanta bellezza e intelligenza.

I volumi “Alcyone 2000”, pubblicati da Guido Miano Editore, pur essendo impaginati come una rivista sono dei veri e propri repertori di critica letteraria e poesia e si occupano anche di arte: si distinguono per la qualità dei saggi pubblicati, la cura e la professionalità. Per esempio i nomi dei critici letterari e dei poeti nonché dei pittori e degli scultori che hanno firmato le parti letterarie e figurative sono tutti importanti nel panorama letterario, artistico e culturale non solo italiano. Un simile repertorio, nel mare magnum di una società postmoderna, globalizzata, liquida e consumistica come la nostra, che vede la caduta dei valori e il prevalere della mentalità dell’avere su quella dell’essere, come già stigmatizzato da Erich Fromm negli anni ottanta del secolo scorso, nella sua fruizione può divenire un’ancora di salvezza per ogni suo lettore, antidoto contro l’alienazione tipica nella vita attuale, attraverso una salutare immersione a trecentosessanta gradi nell’arte e nella cultura.

Ben vengano questi quaderni quasi come espressione del pensiero divergente anche perché cartacei, non destinati solo a un limitato numero di cultori, ma a chiunque abbia voglia di fare propri felicemente gli alti contenuti eterogenei del repertorio, che evoca per il lettore atmosfere simili a quelle degli oceani della tranquillità lunari, o la vicinanza con i grandi laghi portatori di pace allo spirito per usare delle metafore.

 

*      *       *

 

Non avendo la possibilità, nello spazio di una recensione, di analizzare tutti gli articoli presenti nel volume, ci si limita ad esaminare - a livello esemplificativo -  per la saggistica l’articolo Paesaggio di Quasimodo di Giuseppe Zagarrio; per l’arte l’articolo sullo scultore e poeta Don Marco Morelli e per la poesia la silloge di Cinzia Magarelli, per me una scoperta, una nuova poetessa di Milano alla sua prima pubblicazione.  

In Paesaggio di Quasimodo il saggista scrive sul tema affascinante del senso della notte per il Premio Nobel siciliano, la sua percezione anche di paura della notte, una notte che partendo dal dato fenomenico delle atmosfere del buio del firmamento, redento dalle stelle e dalla luna, viene interiorizzata dal poeta e ovviamente diviene occasione per i componimenti poetici di Quasimodo stesso che il critico cita: «…Dammi vita nascosta / e se non sai me pure occulta, / notte aereo mare…» (Vita nascosta). «…mobile d’astri e di quiete / ci getta notte nel veloce inganno: / pietre che l’acqua spolpa ad ogni foce…» (Mobile d’astri e di quiete). Scrive Giuseppe Zagarrio che Quasimodo è poeta che ama a questo modo la notte per quella sensazione che da essa viene: di pienezza nell’annullamento e di delirio nell’angoscia. Per il poeta il timore di sperdersi nella notte, fa venire in mente L’infinito leopardiano e in particolare il verso «e il naufragar mi è dolce in questo mare», ma se il recanatese trova dolce la sua fusione con il cosmo, Quasimodo la vive anche con dolore e inquietudine: «…Ti cammino sul cuore / ed è un trovarsi d’astri / in arcipelaghi insonni, / notte, fraterni a me / fossile emerso da uno stanco flutto…» (Dammi il mio giorno). La notte è per Quasimodo ambivalente portatrice di un sogno ad occhi aperti pauroso e soave nello stesso tempo, residenza per l’anima in un misticismo naturalistico vissuto e sentito con tutti gli strumenti umani.

 

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Per la sezione arte ci soffermiamo sull’articolo di Enzo Concardi riguardante Don Marco Morelli scultore, poeta e filosofo, del quale sono inserite varie riproduzioni di opere in terracotta e in bronzo. Nato nel 1942, il Nostro come scultore autodidatta ha avuto la prima commissione pubblica nel 1973 e ad essa sono seguite decine di commissioni per varie chiese. Dalle forme armoniche e plastiche in altorilievo le sue sculture hanno qualcosa di neoclassico; tra queste spicca una Crocefissione in bronzo, originale perché in essa Cristo, accolto dal Padre, è circondato da vari Santi e Sante che condividono il suo atrocissimo dolore per consolarlo. Come afferma lo stesso Don Morelli nella sua arte ritroviamo una commistione di Fede e filosofia che sottendono una consapevole coscienza artistica che non a caso raggiunge esiti mirabili.

 

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La poetessa Cinzia Magarelli è presente con la silloge La carezza della vita composta da poesie brevi e concentrate neo liriche tout-court. Scrive nella sua nota Concardi: «…e vita è la dimensione, il luogo esistenziale, l’esperienza emotiva più visitata nel dipanarsi della sua ricerca di una serenità vissuta e forse conquistata…». Un ottimismo intelligente pervade queste liriche nel senso di ammirazione per il Creato e la pratica della poesia stessa fa in modo che la creatura diventi persona.  È forte il tema dell’amicizia in Amica componimento pervaso da gioia: «Aperta era la porta / selvatica amica / dal cuore gitano / rifugio, / minuti rubati / alla vita che era / luce negli occhi / cuore intelligente. / La vita è bella». Nella lirica Per mio marito leggiamo: «Oggi ti vedo / luce nuova / vera promessa / le mani ti ho dato / arrese nelle tue, / coraggioso compagno / ti seguo». Il poiein di questa opera prima della Magarelli brilla per bellezza, originalità, icasticità, leggerezza e luminosità.

       Raffaele Piazza

 

 

Alcyone 2000 – Quaderni di Poesia e di Studi Letterari, n°17; Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 108, isbn 979-12-81351-16-5, mianoposta@gmail.com.

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Wanda Lombardi, "Volo nell'arte"

20 Ottobre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia, #arte, #pittura

 

 

 

 

Wanda Lombardi

VOLO NELL’ARTE

 

«La pittura può risultare poesia muta, e la poesia pittura parlante. Per secoli sono prevalsi i principi dell’arte poetica di Orazio e l’assioma di Simonide di Ceo, riferito da Plutarco. E sono numerosi nella storia dell’arte i rapporti di amicizia tra pittori e poeti…»; così scrive Michele Miano nell’introduzione al volume che prendiamo in considerazione in questa sede: Wanda Lombardi, Volo nell’arte, Guido Miano Editore 2021.

La coesione e forza sinergica di pittura e poesia, il loro fondersi, sovrapporsi e intersecarsi è un capitolo affascinante nelle espressioni estetiche contemporanee che diventano ipertesti secondo le due linee di codice creando connubi affascinanti e non si tratta solo di pittura ma anche di scultura in immagini che suscitano effetti felici esaltando la sana immaturità del pensiero divergente.

L’Editore Guido Miano con questa pubblicazione e con altre della collana “Parallelismo delle Arti” ha capito la funzione catartica della poesia e dell’arte in generale come strumenti per esaltare giustamente la leggerezza della vita e che l’arte stessa è portatrice di serenità nel nostro liquido, consumistico e alienato postmoderno occidentale.

Entrando nel merito di Volo nell’arte di Wanda Lombardi è doveroso sottolineare che presenta una prefazione di Rossella Cerniglia esauriente e ricca di acribia. Il volume si dipana come una sintesi di parole e segni giocati sulla tastiera delle immagini pittoriche e scultoree e delle poesie nel realizzarsi di un felicissimo effetto globale per la qual cosa può essere letto come un ipertesto. Scorrendo il sommario del testo si nota che le poesie sono talora accostate ad immagini con le quali si creano rapporti osmotici di ispirazioni reciproche, magiche armonie esteriori e interiori e di rimandi che producono malia e sospensione.

Nella lirica Dipinto di poesia, titolo che racchiude l’essenza suddetta del testo, leggiamo: «Specchio della parola / una stupenda tela / ove il sorriso e la malinconia / soave s’intrecciano / al fascino di un paesaggio, / alla grazia di un interno. / Coinvolgenti storie / descritte con colori / ad ammaliar lo sguardo…»; questa poesia ben si accosta al dipinto Il poeta di Filippo Pirro che raffigura uno scrittore sognatore mentre dipinge parole sul mare.

Tra le tavole inserite, molto suggestiva è anche quella del pittore Franco Ruggero, Ragazza che si pettina, quadro suadente dalle tinte tenui e sfumate che riproduce una giovane donna dai bei lineamenti e dalle belle mani, dalle vesti policrome campita su uno sfondo che tende al carminio; affiancata alla riproduzione d’arte possiamo leggere la poesia di Wanda Lombardi Vanità: «Sentimento mai sopito vanità. / Esso serve a rinnovarsi, / ad apparir sempre migliori e in forma. / Come quello interiore, / ognor l’aspetto fisico è importante, / più giovane fa apparire, aitante / e nella cura del corpo più attraente. / Vanità talvolta estendesi ai pensieri / scelti con cura, molto raffinati / tesi a stupire e di sicuro effetto. / Ben venga allora sobria vanità / se essa almeno, breve tratto, / al mondo darà / parvenza di nitore».

I rapporti tra immagini e icone sono sottesi a qualcosa di indefinibile e di incerta identificazione che parrebbe trovare l’etimo nel concetto di tensione e di ricerca della bellezza come punto di coagulo di tensioni che tendono ad esaltare i valori dell’essere e non quelli dell’avere.

Nella lirica Note nell’aria leggiamo: «Manciate di fiori / soavi note si diffondono nell’aria, / e al vento ondeggiando affidano, / qual poesia, ritmi, accenti, dolci silenzi. / Profumo imprecisato di magia / quasi a rincorrere chimere / a lontananze arcane giunge / come speranza mai stanca di viaggiare…». I «dolci silenzi» e il «profumo di magia» si possono scorgere anche nel quadro Anna Maria del pittore pavese Attilio De Paoli da Carbonara che raffigura la moglie seduta vicino ad un albero, immersa in un’atmosfera incantata e sognante, mentre contempla un fiore tenuto in mano.

La poetica di Wanda Lombardi può essere considerata come neolirica tout-court e il suo poiein è sempre elegante e ben controllato e si articola come un esercizio di conoscenza implicitamente ispirato dalle immagini di autori eterogenei.

Raffaele Piazza   

 

Wanda Lombardi, Volo nell’arte, prefazione di Rossella Cerniglia; Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-38-1; mianoposta@gmail.com.

 

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Adriana Deminicis, "8Infinito8"

10 Ottobre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Adriana Deminicis, 8  Infinito  8La gemma di giada

Guido Miano Editore, Milano 2023

 

 

La raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una prefazione di Enzo Concardi esauriente e ricca di acribia.

Scrive il Nostro che La gemma di giada di Adriana Deminicis (G. Miano Editore, 2023)  è scritta in poesia, ma si tratta di una poesia-prosa, di un “raccontare” in versi il proprio io che, da un punto di partenza reale non soddisfacente e mancante dell’essenziale, tende a processi di sublimazioni e metamorfosi per raggiungere l’Infinito attraverso una completa compenetrazione con le realtà altre.

Si dice che la poesia è sempre metafisica e in questo caso l’assunto sfonda una porta aperta a partire dall’affascinante titolo 8 Infinito 8 e non a caso nell’obiettivo della macchina fotografica l’infinito spazio della distanza è rappresentato da un simbolo pari ad un otto e si può aggiungere che nella smorfia napoletana l’otto, qui ripetuto in modo ridondante, è il numero che si riferisce alla Madonna.

Come scrive il prefatore si tratta di un’opera del genere utopico, utopia ma non illusione, aggiungerei, perché la Fede come dice San Paolo è la certezza della Speranza e non deve mai abbandonare l’essere umano la tensione ad abitare poeticamente la terra.

Leggiamo in Infinito: «Abbondanza che risponde al richiamo, / lungimirante arrivo di due uccellini, / quasi a voler revocare con tangibile segno / i pensieri invalidanti, / le ali del vivere anche se nascoste c’erano, / così pure il mare e le onde che s’infrangevano…».

Tessuti linguistici affascinanti quelli che ci propone Adriana Deminicis e nella suddetta poesia si nota il movimento verso una saggezza che può essere raggiunta e diventare cosa tangibile come in tutte le poesie della raccolta varco di montaliana memoria perché nella nostra contemporaneità liquida e alienata e consumistica possono esistere i valori della giustizia, della famiglia e del bene attraverso il profitto domestico di generazioni che si passano il testimone.

Il titolo La gemma di giada fa pensare ad una fogliolina di una pianta aggettante verso la vita e veramente rarefatta connotata presumibilmente sia da un’essenza vegetale sia da un’essenza minerale perché la giada è una pietra.

Poetica frutto di un poiein intellettualistico in quello che si può considerare un poemetto: «C’era una consapevolezza / che non poteva essere ascoltata, / il più grande errore sarebbe stato / di ometterlo di farlo, / ma pochi sapevano che il pensiero consapevole / veniva a produrre qualcosa di speciale…» (C’era una consapevolezza).

E quel qualcosa di speciale è proprio l’anima di questa poesia stessa imbevuta di fascino e bellezza perché leggendo questi versi si ha l’impressione di essere immersi in un oceano della tranquillità lunare e la forma e lo stile sono sotto l’essenza di un’immensa leggiadria e sono controllatissimi in tutte le loro manifestazioni.

Una magia, una grande malia alimenta questo lavoro raffinato e ben cesellato e anche i versi lunghi sono sorvegliatissimi nel loro essere debordanti.

In ogni poesia il verso dell’incipit decolla soavemente per poi planare nelle chiuse e c’è un’apertura alla felicità e l’Infinito di leopardiana memoria potrebbe coincidere con Dio, con un «centro di gravità permanente che non ci faccia cambiare idea sulle cose e sulla gente» per citare il famoso testo di Franco Battiato,

Nel nominare l’infinito c’è una tensione mistica e religiosa sottesa e l’ansia verso un oltre se il tran tran quotidiano va stretto e noi siamo degli eroi appunto nell’epica dello stesso quotidiano.

Si tratta di costruire e ricostruire ogni giorno l’edificio della vita permeati da valori come l’amore e la fratellanza, l’arte, la compassione e l’ascesi per citare Schopenhauer.

Se l’essere umano è canna al vento è anche canna pensante sottesa alla speranza della felicità da ritrovare non in modo minimalistico in tutto anche nei due uccellini della poesia citata (Infinito di Deminicis) che potrebbero essere una gioia senza peso lungimiranti nella loro bellezza se nel Vangelo è scritto: «Voi valete più di molti passeri».

Raffaele Piazza   

 

Adriana Deminicis, 8 Infinito 8. La gemma di giada, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 100, isbn 979-12-81351-04-2, mianoposta@gmail.com.

 

           

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Fabio Recchia "Il libro della vita"

25 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #L'angolo della poesia, #arte, #pittura

 

 

 

 

Fabio Recchia

IL LIBRO DELLA VITA

poesie e dipinti

 

 

Il volume di Fabio Recchia Il libro della vita (Guido Miano Editore, 2021) che si ipostatizza sul duplice versante parallelo della poesia e della pittura presenta una premessa iniziale di Michele Miano intitolata Parallelismo delle Arti e una prefazione di Nazario Pardini esauriente e ricca di acribia.

Il libro non è scandito e l’alternanza di alcune poesie ispirate ad icone policrome produce un senso di magia affascinante che crea un ammaliante ipertesto e dà al lettore un senso di rêverie.

Le poesie in massima parte brevi nel loro insieme possono essere considerate un poemetto perché la parte letteraria non è scandita in sezioni e hanno spesso un carattere vagamente epigrammatico.

Il titolo della raccolta è forte e intenso e sottende un forte amore per la vita stessa, amore innanzitutto per l’amata che è il tu al quale l’io poetante si rivolge e poi per la natura.

C’è la presenza di una forte componente neolirica nel tessuto dei versi imbevuti di bellezza e solarità,

Il poiein è rarefatto e raffinato e ben cesellato e le composizioni nel loro librarsi sulla pagina nell’incipit planano dolcemente nelle chiuse e i tessuti linguistici sono raffinati e ben cesellati,

Programmatica la prima poesia che è una poesia sulla poesia, poesia intitolata Le parole: «Le parole / rischiarano il mattino / come raggi di sole. / Perforano le nubi buie / s’infrangono silenziose / sul foglio del cuore / colorando le pagine del libro della vita».

Nel suddetto componimento è detta magistralmente la forza delle parole stesse che salvifiche perforano le nubi e colorano le pagine del diario di bordo della vita e non si deve dimenticare quanto scritto nella Bibbia non solo nell’antico testamento e cioè che non ci sarà parola detta che sarà senza effetto e questo vale anche per le parole scritte come in questo caso.

In Il gabbiano leggiamo: «Il gabbiano / dispiega le ali / come vele sul mare, / si libra sul respiro del vento, / immobile e attento, / poi sale / per cadere come fulmine sul mare, / più veloce dei pensieri / che volano in me».

Per quanto riguarda le immagini pittoriche bisogna innanzitutto sottolineare che sono o tecniche miste o appartenenti al genere della spray art e che traggono ispirazione dalle poesie e viceversa.

Si possono considerare queste icone come vagamente figurative e sono connotate da un acceso cromatismo che entra negli occhi di chi le contempla provocando un piacevole effetto.

Affascinante la tecnica mista del dipinto Barche al tramonto (del 2020) che raffigura delle vele stilizzate e affascina in questo quadro la linea mare-cielo ed è singolare che il cielo stesso sia di colore arancio compatto e non azzurro cosa che crea un effetto surreale di grande bellezza.

Il dipinto Galattica (del 2020) rappresenta tre sfere di cui una simile ad un’arancia, una colore azzurro con delle sfumature e una verde e marrone, pianeti campiti su uno sfondo scuro e con una striscia verde, arancio e bianco,

Un’opera in toto affascinante che meriterebbe uno studio approfondito di dimensioni saggistiche.

Raffaele Piazza

           

 

Fabio Recchia, Il libro della vita, pref. di Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-65-7, mianoposta@gmail.com.

 

Fabio Recchia "Il libro della vita"
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Sillvia Marzano, "Voci"

18 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Silvia Marzano, VOCI,

2023

 

Come scrive il prefatore Enzo Concardi con grande acribia già nella precedente raccolta dal titolo Liriche scelte (Guido Miano Editore, 2021), nella sua più autentica ispirazione erano apparse componenti intuitive, irrazionali, misteriche, emotive e sentimentali tali da avvicinarla ad una sensibilità di tipo pascoliano, superando tuttavia il pianto interiore proprio del poeta romagnolo, acquisendo poi un linguaggio tendente a forme ermetiche, fino a sviluppare in ultima istanza uno stile personale assai levigato e trasparente, senza mutuare dall’intellettualità filosofica concetti astratti, ma creando immagini suggestive, accostamenti analogici, oggettualità e fantasie, inserendo bagliori di significati con molta levità e trasparenza.

Voci (G. Miano Editore, 2023) è un titolo che fa riflettere ed è molto affascinante: la voce è quella dell’ispirazione poetica stessa che secondo Borges viene per i pagani dalla musa, per i giudei e i cristiani dallo Spirito Santo e per gli psicoanalisti dall’inconscio, e secondo Franco Fortini da tutte e tre insieme le categorie che si sovrappongono e fondono in un’unica istanza ipostatica.

Anche Alda Merini parlava di Voci che ascoltava e traduceva e inverava in versi, i suoi splendidi versi ed è tipico dei poeti in generale sentire il Visiting Angel, benefico e catartico per l’atto di generare, creare poesie.

Voci è un testo non scandito e per la sua unitarietà potrebbe essere considerato un denso poemetto.

In alcune poesie della raccolta ritroviamo in alcuni versi un’effusione tutta elegiaca che ha qualcosa di filosofico.

Nella poesia eponima che apre la raccolta leggiamo: «Voci sorgive / oscillanti, / un canto fuggevole / remoto. / Un fremito / attraverso il linguaggio / nel bianco delle parole. / Voci dell’anima, / un sussurro inudibile / Eppure un dire / sommesso, impalpabile. / Un suono del pensiero, / un’eco di Nulla»

Una chiara ascendenza speculativa e anche religiosa ritroviamo in Polvere cosmica: «Polvere cosmica noi siamo/ e nell’azzurra vertigine/ al di là dei cieli, / nel tempo che non è nostro/ e nello spazio più che spazio, / è forse la nostra origine remota,/ il Padre delle luci, / incommensurabile infinito, / il divino silenzio/ da cui veniamo./ Luce luminosissima, / traccia di una traccia/ di cui portiamo il sigillo».

L’io poetante-è molto autocentrato spesso nel suo ripiegarsi solipsisticamente su se stesso e incontriamo leggerezza ed icasticità nei versi raffinati e ben cesellati detti con urgenza.

Nei componimenti brevi si avverte la tendenza all’epigramma e pare che lo stesso io-poetante punti una cinepresa sul mondo circostante come un abile regista che traduce le cose in parole luminose che generano stringhe di unità minime sempre ben calibrate e veloci.

Anche la natura a volte decantata in modo idilliaco è centrale in molte composizioni per esempio quando è nominata la bellezza dei tulipani, fiori che in bilico tra gioia e dolori nel tripudio primaverile festeggiano ignari il dolore del mondo.

C’è qualcosa di vagamente struggente in questi meravigliosi versi che esprimono la salvifica ansia per il dono della vita.

Raffaele Piazza 

 

 

Silvia Marzano, Voci, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 76, isbn 979-12-81351-09-7, mianoposta@gmail.com.

 

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