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Adriana Deminicis, "8 Infinito 8 - La gemma di giada"

10 Luglio 2023 , Scritto da Marco Zelioli Con tag #marco zelioli, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Adriana Deminicis

Infinito  8La gemma di giada,

Guido Miano Editore, Milano 2023 

 

 

La raccolta che Guido Miano Editore propone, scritta dalla poetessa fermana Adriana Deminicis, La gemma di giada, è la prima parte di un progetto che dovrebbe comprendere altre raccolte, in un percorso che perciò si presenta come non finito: questo stanno a indicare i due simboli dell’infinito posti prima e dopo il titolo (ma verticalmente). Nella prefazione all’opera, Enzo Concardi sottolinea opportunamente la consapevolezza dell’autrice “di essere vicini all’Infinito ma di non poterlo ancora utilizzare nella sua energia totale e senza limiti … la coscienza della nostra ricchezza interiore che tuttavia tarda a farsi palese…”, e da ciò vede affiorare il tema (ricorrente nella poesia d’ogni tempo) della natura medicatrix – quasi che essa possa dare risposte, mentre è essa stessa creatura (medicatrix, ma non certo creatrix). Questo è il fil rouge che tiene fortemente unite le composizioni di questa raccolta, che si può a buon diritto considerare un poemetto. Si presenta, infatti, come un flusso continuo di riflessioni (che non di rado, curiosamente, la scrittrice declina al maschile) tutte tese a rispondere ai tre soli versi di Una domanda (unica poesia chiusa da un segno di interpunzione e, al pari di Armenian Duduk Music, la più breve della raccolta): “Può esistere una vita / così come io la cerco, / senza la morte, qui sulla Terra ?”.

Leggendo, subito colpisce il ritmo delle parole, che dalla prima composizione (non a caso intitolata Infinito) fino all’ultima (Una scarpa rotta) sembra quasi togliere il fiato al lettore, data la “necessità” dell’autrice di esprimere, in un impeto ininterrotto di sensazioni e pensieri, tutta la sua positiva ansia di vivere e di trovare la pienezza della vita anche in momenti che sembrano fuggevoli, in fatti che paiono marginali, quasi troppo “normali” per essere poesia, e che pure lo sono (“… con l’aria fresca a dissetar / come una bevanda refrigerante, / e il caffè per rifocillare le pause / e i sorrisi per il buon parlare / in una stagione di sollievo …” - Un pensiero alla Luna). Pienezza che l’artista sembra trovare adombrata anche solo in un tronco d’albero, o in oggetti ormai da buttare come un orologio fermo, e perfino in un cane che ama la musica (Dudù e la Panchina).

Così, sensazione dopo sensazione, considerazione dopo considerazione, emergono tutte le innumerevoli linee di ricerca di un senso possibile all’umana vicenda. Tutto può esser segno dell’anelito di compiutezza che guida la scrittrice: la terra, il cielo, la luna, le stelle, il sole, i gabbiani (tutti nomi scritti il più delle volte con l’iniziale maiuscola, come anche le parole Amore ed Anima, al pari di Viaggio e di Vita – e l’elenco potrebbe continuare, non solo coi sostantivi, ma anche con diversi aggettivi). Una ricerca che forse trova nella natura che ci avvolge “il luogo” dove tutto pare potersi alleare per rendere la vita piena, felice, con “l’entusiasmo di chi racconta / una storia vissuta a lieto fine” (Una terrazza sul Mare), col perenne accompagnamento di una musica capace di aprire “tutti i varchi nascosti per giungere / in siti mai visitati” (La Musica che porta lontano). E così “… le stelle cadenti / erano tutte consolazioni, / erano baci al cuore, / erano abbracci per condurre / in un mondo ricco di gratitudine / e di risposte positive piene / di Energia Buona, / nel caro e prezioso vivere ove tutti / potevano esistere sereni e tranquilli” (finale de Il giorno di San Lorenzo). Una tensione continua alla ricerca di un sogno che si intuisce potersi realizzare (come “…una tartaruga cammina veloce / all’interno di un giardino, / una pianta riporta la mappa / con tutti i saperi…”,  Una poesia d’Amore), ma ben sapendo che non è ancora il tempo che ciò accada, pur constatando che man mano, nel tempo “… i versi si riempivano di contenuti / formando una comprensione / che a poco a poco diveniva consistente, / tasselli giunti a trovare / una collocazione, tanto cercata / nel corso della mia vita, / non più soggetta a limiti, / perché oltre l’Orizzonte / la vista non si perdeva…” (Steli di rose). Per questo, forse, ogni composizione non è chiusa da un punto fermo, la cui omissione volutamente indica che bisogna cercare sempre più in là.

Quella di Adriana Deminicis si presenta così come una poesia sognante. È proprio come un sogno la confidenza che ella fa alla gemma Giada: “… le dissi con tutto il mio Cuore / di aiutarmi a far venire / un mondo senza sudore, senza malattie, / un mondo di giovinezza eterna, / di felicità e bellezza / …” (Giada): è l’eterno sogno dell’umanità, è un sogno di paradiso. E sognare è non solo lecito, ma a volte benefico, come ci ricorda la poetessa de La gemma di giada.

Marco Zelioli

 

 

Adriana Deminicis, 8 Infinito 8. La gemma di giada, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 100, isbn 979-12-81351-04-2, mianoposta@gmail.com.

 

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