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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

9 domande e 1/2 a Patrizia Poli  

6 Luglio 2023 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #interviste, #poli patrizia

 

 

 

 

 

Amici lettori di signoradeifiltri.blog, Patrizia Poli ha scritto un libro nel quale ha messo tutta se stessa, la sua anima e la sua professionalità. Ora, per darvi modo di conoscere La pietra in tasca, edito da Literary Romance Edizioni, le rivolgerò le mie proverbiali 9 domande e 1/2.

 

 

1 Cosa vuoi dire ai lettori che conoscono la storia delle sorelle Brontë?

 

Il testo è liberamente ispirato alla vita di Emily Brontë e al suo imperituro romanzo Cime tempestose.

Non è l’ennesima biografia, per questo vi rimando a quella classica, e fuorviante, di Elizabeth Gaskell – da cui è tratto il mirabile romanzo di Lynne Reid Banks e che ha contribuito a creare la “leggenda dei Brontë” –, a quella monumentale, moderna e innovativa di Juliet Barker o a quella poetica e struggente di Paola Tonussi.

Qui è Emily che, ormai spirito nella brughiera come la sua Cathy e il suo Heathcliff, ricorda la propria vita e rivive il romanzo. Per questo ci sono ripetizioni e rimandi continui, per questo si va volutamente avanti e indietro nel tempo, mentre i ricordi si mescolano e rincorrono, insistenti, in un flusso di coscienza inarrestabile.  

Oltre alla bellezza immortale del romanzo scritto dalla più misteriosa e solitaria delle sorelle Brontë, a colpirmi è l’atmosfera di morte che ha accompagnato questa tragica famiglia, a partire dal luogo dove i fratelli sono cresciuti, circondato da cupe pietre tombali, fino ai drammatici fatti che li hanno strappati al mondo nel fiore degli anni, uno dopo l’altro.

Che cos’ha di tanto travolgente il romanzo di Emily? L’eroe byronico è scisso in due e non ha nessuna controparte capace di rabbonirlo e redimerlo. In realtà l’eroe satanico trova qui la sua amata metà dell’inferno. Heathcliff e Cathy non “s’innamorano”, non si scoprono, semplicemente “esistono” l’uno nell’altra, da sempre e per sempre (e, entrambi, sono Emily Brontë).

Un libro senza scampo, senza redenzione, almeno per i due eroi principali – dove la morte non è una sconfitta o una punizione bensì un premio. Non vanno in paradiso, questi due, né all’inferno, vanno in un luogo – la brughiera – al quale entrambi appartengono; si ritrovano, tornano a fondersi, a essere di nuovo la persona che la sorte aveva diviso.

Personaggi non immorali ma premorali, agiscono come gli elementi atmosferici, come un fiume che esce dal suo letto o un terremoto che scuote le fondamenta della terra. Non importa quante vittime lascino sul cammino, loro devono fare quello che fanno, cioè amarsi, azzannarsi, fondersi. Ecco perché questo romanzo è così unico, così speciale, così fuori dal tempo.

Né biografia né riscrittura, quindi, come sempre, ho solo parlato di quello che mi piace immensamente e che conosco, rivivendolo dentro di me.

 

2 E per quelli che invece non le conoscevano?

 

Si lascino pure trasportare dall’atmosfera e dalla storia ma poi, chiuso il mio testo, corrano a leggersi il classico.  

 

3 Puoi raccontarci la tua gioia e il tuo dolore nello scrivere il testo?

 

Gioia grande per aver potuto approfondire come meritava un argomento che mi affascina da sempre, dalla prima volta quando, ragazzina, mi sono calata nell’atmosfera “haunted and ghosted” del romanzo, fino a quella prima tesina scritta all’università, insieme alla mia amica C.D., che mi ha lasciato la voglia di saperne di più. Su questo si basa tutta la conoscenza e anche la scrittura per me: la curiosità di saperne di più.

Dolore nel ripercorrere le vicende della famiglia Brontë, così disgraziata. Pensare a tutte quelle vite e quei talenti andati persi nel fiore degli anni, rivivere la solitudine di Charlotte rimasta sola con i ricordi nella casa vuota, è straziante.

 

4 Com'è stato lavorare con Literary Romance Edizioni?

 

Avevo già lavorato con Simona Friio della Literary Romance per L’isola delle lepri e devo dire che mi sono trovata benissimo. Lei è una persona seria, competente, affidabile, professionale. In più, abbiamo la stessa sensibilità e lo stesso bagaglio culturale, fatto di letture e passioni comuni.

 

5 Hai mai avuto paura di non farcela?

 

Ho certamente avuto paura di non rendere giustizia al mostro sacro che è Emily Brontë.

Per quanto riguarda la mia carriera letteraria, invece, bisogna vedere cosa s’intende per “farcela”. I tempi sono cambiati, siamo alle soglie di un mutamento epocale, non sappiamo neanche se in futuro esisterà ancora la parola scritta. Quindi, “farcela” non coincide più con il successo e le vendite. Per me, ogni volta che qualcuno mi scrive dicendo di aver provato grandi emozioni leggendomi, sento di aver raggiunto lo scopo.

 

6 L’epoca nella quale sono vissute le sorelle Brontë cosa ha di affascinante?

 

Tutto e nulla. Bellissima la sensibilità romantica, l’anelito verso il trascendente mai raggiungibile, l’ideale contrapposto al reale. Pessime in pratica le condizioni, visto che la speranza di vita non raggiungeva i trent’anni. La famiglia Brontë ne è un tragico esempio.

 

7 Il tuo sogno nel cassetto.

 

Quello comune a molti scrittori: che da uno dei miei romanzi venga realizzato un film o una serie tv.

 

8 Sei più classica o hard rock?

 Senz’altro e ovviamente classica.

 

9 Stai camminando a piedi a spasso con il tuo cane e incontri Andrea Camilleri, che gli chiedi?

 

Se non avrebbe preferito raggiungere il grande successo da giovane invece che in tarda età.

 

1/2 Risottino o carbonara?

 

Entrambi. Sono una buona forchetta e purtroppo si vede.

 

 

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