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raffaele piazza

Angela Ragozzino, "Voci d'anima, d'arte e di natura"

15 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

 

Angela Ragozzino

 

VOCI D’ANIMA, D’ARTE E DI NATURA

 

 

Ricorre nel 2023 il 250° anniversario della morte dell’architetto Luigi Vanvitelli progettatore della celeberrima Reggia di Caserta, icona storica dell’arte di tutti i tempi.

In questo libro che va oltre la mera raccolta di poesie, non a caso inserito nella Collana Parallelismo delle Arti accanto alle poesie, ritroviamo fotografie tra le quali spicca quella relativa alla statua di Luigi Vanvitelli stesso, opera del 1879 dello scultore Onofrio Buccini (1825-1896), immagine connessa, interagente, con l’omonima poesia encomiastica dedicata all’architetto della Reggia di Caserta.

Da notare che la poetessa Angela Ragozzino è nata a Sant’Angelo in Formis, frazione di Capua, in provincia di Caserta, dove attualmente risiede e quindi come punto di partenza c’è la vicinanza geografica proprio con Caserta come chiave d’accesso a questo volume che non a caso sarà presentato tra breve a Sant’Angelo in Formis e a San Leucio.

A proposito di parallelismi il libro può essere considerato un ipertesto, frutto dell’interazione dei piani espressivi, delle linee di codice che si sovrappongono e intersecano appunto di poesia, fotografia e arti figurative.

Affascinante e compiuto il progetto nella sua originalità e nella sua eclettica bellezza.

Poetica neolirica ed elegiaca quella della Ragozzino dove non a caso la natura gioca un ruolo importante e dove la partita si gioca tra rêverie e linearità dell’incanto in un incantevole connubio.

In A Luigi Vanvitelli, poesia ispirata dalla stessa scultura che raffigura l’architetto, leggiamo: «Lo sguardo spazia / nella fertile piana / e si ferma là sulla collina. / Il verde bosco è percorso / da cervi e cinghiali / tra ninfe e fauni giocosi. / E vedi mute di cani, creature silvane / tra alberi e acque sorgive…».

Nella suddetta poesia c’è anche un chiaro richiamo al mito con figure mitologiche classiche che sono nominate, elemento veramente raro nel nostro panorama letterario in un recupero del passato magico e ammaliante.

Filosoficamente in Canne al vento la poetessa riprendendo l’assunto di Pascal afferma di essere appunto una canna al vento ma canna pensante e parla di solitudine, ma comunque scrive ottimisticamente che al vento non si spezza nel mirare nuvole bianche e tasselli di una natura incontaminata: «Canne al vento / sulla riva, onde increspate / dalla brezza marina. / Rocce arse, baciate / dal caldo sole d’agosto. / Il fico d’India, verde / dai frutti spinosi, / ma dal cuore tenero e dolce. / Canna al vento, si piega / ma non si spezza…».

Piacevole la poesia Il raccolto verrà in connubio con il dipinto olio su tela Al ritorno dai campi di Franca Maschio connotato da un fresco cromatismo che raffigura sei uomini visti di spalle che camminano per un suggestivo sentiero ai cui lati si stagliano coltivazioni di spighe alte e rigogliose e tutto pare pronto per la primeva mietitura che avverrà ancora anche nella nostra realtà liquida, alienata e consumistica tipica dei nostri giorni.

Intenso il dipinto Notturno di Fabio Recchia che si può considerare di tipo figurativo perché rappresenta dei vaghi rami di pino, rischiarati dalla luna, sullo sfondo di tinte surreali rosse, blu, verdi e azzurre che creano sospensione e mistero accentuate dalla tecnica spray art che aumenta la suggestione e la rarefazione delle immagini. Tale dipinto ben si accosta alla poesia Nel silenzio della sera: «… / Oh! luna che brilli lassù, / illumina i miei passi / per questi ultimi scampoli di vita. / Solo nel silenzio della sera / ritrovo me stessa / e la mia anima trova la pace».

Un globale e superlativo esercizio di conoscenza se è vero che l’unione fa la forza anche in campo estetico.          

Raffaele Piazza

      

 

Angela Ragozzino, Voci d’anima, d’arte e di natura, prefazione di Enzo Concardi; Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 80, isbn 979-12-81351-02-8.

 

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Giuseppe Bertòn, "Danza con me - Dance with me"

11 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

Giuseppe Bertòn

 

DANZA CON ME -  DANCE WITH ME

 

 

 

Danza con me - Dance with me (Guido Miano Editore, 2023), con traduzione in inglese di Luisa Randon, la raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, ha come cifra dominante nel suo inverarsi una poetica intellettualistica sottesa ad una matrice che determina accensioni e spegnimenti di tipo neolirico e a volte elegiaco.

Composito e articolato architettonicamente il volume nel suo essere scandito nelle seguenti sezioni: Parte I: L’ultima sera dell’anno; Parte II: Marocco; Parte III: Mille anni; Parte IV: Una volta ho scritto una poesia; Parte V: Alla luna; Parte VI: Danza con me.

Il testo presenta una prefazione di Floriano Romboli esauriente e ricca di acribia nel metterne in luce i molteplici aspetti.

Affascinante la prima composizione intitolata Il tempo che ha per argomento la stessa percezione soggettiva del tempo da parte del poeta e non solo del poeta, tempo che fugge inesorabilmente.

Del resto il tempo è una dimensione imprescindibile nella letteratura e anche nell’arte in generale perché ogni forma estetica è nel tempo e per esempio T. S. Eliot aveva una forte coscienza del tempo che è segno di limite e di morte a meno che non sia presente nel bagaglio del poeta una categoria religiosa e mistica per la quale il tempo è infinito e sconfina nell’eternità come per esempio in Dante: «Questa sera, l’ultima sera dell’anno, / ho messo la legna / nella stufa di montagna, // e miracolosamente la casa si è scaldata, / ed è l’ultima sera dell’anno, / ed il tempo passa, e qualche volta vola. // E pensavo come pensiamo il tempo, / che i fisici misurano, i poeti soffrono, / i religiosi credono infinito. // Io penso che il tempo è un’illusione, / è solo un’illusione in questa vita sconosciuta. / E vale meno di un bacio» (Il tempo).

Una parvenza di rêverie è presente costantemente nei versi e una magia e una malia caratterizzano gli stessi versi detti con urgenza, versi raffinati, ben cesellati e perfettamente controllati.

Giustamente il prefatore parla di anafora e di iterazione lessicale e sintagmatica in questo poiein accattivante e intelligente.

Intrigante per il lettore la traduzione a fronte in inglese che intensifica il piacere del testo.

Anche un’aurea di mito e sacralità pagana è presente in queste pagine quando sono dette le divinità Apollo e Dioniso che per il correlativo oggettivo divengono simboli e metafore di bellezza e armonia cosmica che riportano alla Grecia attica dell’armonia per antonomasia di quando il tempio è costruito sul monte per una fusione ontologica con la natura.

Anche l’amore è una tematica della poesia e l’io poetante non si rivolge alla persona amata ma parla genericamente d’amore.

In Un giorno leggiamo: «Un giorno ero innamorato, / e guardavo il mio amore, / e guardavo le persone, / e le case, / e l’aria, / e le strade. // Guardavo il mio amore, / e sentivo le cose intorno cambiare. / Sentivo lo spazio ed il tempo modificarsi, // in qualche modo come la gravità modifica / lo spazio ed il tempo, / intorno all’universo. // Dove lo spazio è diverso, / dove il tempo è diverso. / Mentre guardavo il mio amore», poesia veramente notevole.

I versi procedono per accumulo e il ritmo crea musicalità e a volte ci sono epifanie di freschezza e dolcezza come nel distico: «…Oggi è una bella giornata / e ho baciato il mio amore», Una bella giornata).

Raffaele Piazza

 

 

 

Giuseppe Bertòn, Danza con me – Dance with me, pref. Floriano Romboli, trad. in inglese di Luisa Randon, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 108, isbn 979-12-81351-06-6, mianoposta@gmail.com.

 

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Daurija Campana, "Sola tra memoria e dolore"

6 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Daurija Campana

SOLA TRA MEMORIA E DOLORE

 

 

 

La raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una prefazione di Enzo Concardi esauriente e ricca di acribia.

Scrive con acutezza il prefatore che a proposito della poetica, del poiein dell’autrice forse si potrebbe anche parlare d’una sorta di lirica apologetica della soggettività delle emozioni personali, ma, beninteso, non sotto forma di vittimismo – come nel tardo romanticismo – bensì di limpido calore umano, accorata partecipazione, tenerezza e delicatezza espressive.

Da notare che la Campana è anche pittrice e che nel volume sono inserite le riproduzioni di suoi oli su tela, opere figurative di tutto rilievo che aumento il piacere della lettura dell’opera in toto.

Se la condizione umana è dolorosa soprattutto per persone sensibili come questa autrice e il dolore si concentra nella fattispecie nella perdita del padre e della persona amata esistono per lei sottesi alla sua visione del mondo dei valori che la portano ad abitare poeticamente la terra in questo liquido e alienato postmoderno occidentale.

Non è assolutamente un gemersi addosso quello di questa autrice davanti a una vita che dà scacco, quanto piuttosto in lei notiamo il coraggioso proposito di salvarsi tramite la parola, proposito consapevole che si perfeziona oltre che tramite i bellissimi versi controllati come lo stesso dolore all’unisono e non solo con i versi ma anche con le opere pittoriche già menzionate in una salvifica interazione dei due piani estetici.

La poesia è sempre d’occasione e se nella fattispecie il padre e l’amato non ci sono più resta la speranza di aprirsi nuovi spazi per ritrovare la gioia anche se il baratro del dolore è profondissimo e non bastano idilliache forme di natura dette con urgenza, assorbite nell’anima per fare la risalita dall’abisso in cui l’ansia si è specchiata al culmine del dolore stesso.

Neolirica tout-court questa poetica all’insegna di una chiarezza inconsueta nel nostro panorama letterario, luminose le parole leggere e icastiche.

La memoria dell’amatissimo padre come in uno dei quadri è associata a ricordi campestri, alla coltivazione della terra e la natura sorgiva e incontaminata della quale un tassello può essere anche un grazioso scoiattolino aiuta la Campana nel suo corazzarsi contro le perdite affettive per ritrovare il senso vero della vita.

Del resto scrivere è catartico come testimoniano anche nei nostri giorni uomini e donne scampati ai lager nazisti, ora viventi e molto anziani che hanno dichiarato che nei campi di sterminio si misero a scrivere.

La vita resta un dono e nei versi è nominato anche Dio come conforto nel dolore Dio su cui gettare ogni ansia per le tribolazioni dell’anima.

La raccolta non è scandita ed è compatta e unitaria e potrebbe anche per questo essere considerata come un poemetto ben risolto quando l’anima dell’io-poetante si placa anche se è solo una pausa tra i dolori.

La farfalla (dedicata al padre) «Giovane bruco, divori la casa/ che ospitò il tuo corpo per saziarti:/ quante scelte strane impone la vita, / e con lo sguardo leggero la tua seta// cominci a tessere di gioia invasa…».

Così il suddetto bruco diviene simbolo, metafora correlativo oggettivo di una gioia possibile e se il bruco tesse la gioia non dimentichiamo che testo deriva da tessuto etimologicamente.

Raffaele Piazza

 

 

Daurija Campana, Sola tra memoria e dolore, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 80, isbn 979-12-81351-05-9, mianoposta@gmail.com.

 

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Claudia Messelodi, "Emozioni"

2 Settembre 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Claudia Messelodi

 

EMOZIONI

 

          

           

Emozioni è un titolo pregnante e forte in quanto è sottinteso che la poesia nasca proprio da emozioni del poeta che sono trasmesse al lettore, è un titolo per una raccolta di poesie coraggioso e spiazzante, forse un titolo che tutti i poeti darebbero alle loro raccolte.

Presenta una prefazione di Enzo Concardi esauriente e ricca di acribia e include due splendide fotografie a colori: Croce di Baone e Panorama del monte Baone, immagini molto suggestive.

Il testo è costituito da un alternarsi di poesie di media grandezza suddivise in strofe e connotate da titoli e da molte poesie haiku, caratterizzate dalla forma lapidaria e dalla straordinaria concentrazione intrinseca.

La raccolta potrebbe essere letta come un poemetto per la sua unitarietà strutturale e contenutistica.

Cifra essenziale di questa poetica è quella di una vena neolirica e romantica con esiti che raggiungono costantemente la linearità dell’incanto e una grande chiarezza che si coniuga a icasticità, luminosità e leggerezza che si fanno espressione di questi versi che viaggiano sulla pagina con rara precisione.

Fascino, magia e malia sono costanti nei tessuti linguistici caratterizzati spesso da accensioni e subitanei spegnimenti e nei casi delle poesie di media lunghezza con il primo verso c’è un librarsi del senso che poi plana nelle chiuse associato a significati e significanti sempre controllati e nonostante la chiarezza emerge una forte dose d’ipersegno in queste suadenti ed equilibratissime pagine nel quale emerge un andamento sicuro non scevro da luminosità e grandissima bellezza.

Tema dominante del volume è quello dell’amore, un amore che ha qualcosa d’intellettualistico ed è intriso di misticismo di stampo naturalistico.

Anche una natura rarefatta e lussureggiante è messa in scena da Claudia con maestria e sapienza e fa da sfondo alle poesie, quasi uno sfondo controcampo.

«Così per caso… / E se in quegli occhi c’è un Dio / cieli d’indaco».

In Portami lontano leggiamo: «Portami lontano/ dove s’accende il desiderio/ dove l’onda dei pensieri/ si fa muta/ di stupori e di abbagli/ tra silenzi ambrati di roccia. / Portami nei lidi dove non si dice/ dove non si deve,/ ma solo è respiro/ la presa calda della tua mano,/ battito/ il carbone celeste dei tuoi occhi…».

Densità metaforica e semantica caratterizza questi versi che sgorgano come acque di sorgente alpina, acqua di ghiaccio che la luce del sole irida come cristallo in un giorno che si trasfigura per entrare nell’eterno, nell’infinità.

E c’è spesso un tu al quale l’io-poetante si rivolge, un’entità della quale ogni riferimento resta taciuto e che dovrebbe essere presumibilmente l’amato, se in poesia tutto è presunto, l’amato ricercato con parole che sfiorano e rasentano l’invisibile.

Meraviglia è quella dalla quale viene sorpreso il lettore dinanzi all’esercizio di conoscenza in versi della Messelodi che colorato da tinte suadenti diviene il precipitato di un’anima e dei suoi sentimenti più intimi.

In bilico tra gioia e dolore si rivela l’essenza di questa poesia che è intrisa di una vena forte di melanconica e nello stesso tempo gioiosa bellezza.

          Raffaele Piazza

 

 

Claudia Messelodi, Emozioni, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 68, isbn 979-12-81351-12-7, mianoposta@gmail.com.

 

 

 

 

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Rossella Abortivi, "Corrispondenze"

26 Agosto 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Abortivi Rossella

 

CORRISPONDENZE

 

La raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una prefazione di Enzo Concardi esauriente, centrata e ricca di acribia.

Scrive il critico che la poesia di Rossella Abortivi è essenzialmente di carattere esistenziale ed onirico allo stesso tempo con un’alternanza fra realtà e sogno che mette in luce i chiaroscuri di una vita vissuta con ritmi bipolari.

Evocativo il titolo Corrispondenze che farebbe pensare ad un’idea della ricerca espressa simbolicamente di inviare messaggi in bottiglia gettati nel mare del web.

Ogni singola poesia diviene una missiva per il fortunato lettore e tuttavia non può prescindere dalle altre, vista la compattezza semantica del volume espressione di una vita in bilico tra gioia e dolore come condizione umana imprescindibile per cui il lettore, cosa che accade spesso può identificarsi con l’io-poetante anche per l’universalità delle situazioni descritte in un’atmosfera di onirismo purgatoriale che ha un indiscutibile fascino,

Tutti i componimenti presentano i versi centrati sulla pagina elemento che crea un ritmo sincopato che genera una felice musicalità.

Sospensione e magia in questi versi leggeri e icastici che centrano l’anima del lettore generando forti emozioni.

Poetica neolirica tout-court quella della Abortivi che sembra provocare nel lettore un’immersione nelle acque di un di un lago rilassante e protetto più che in un oceano con tempeste e del resto la natura è uno sfondo controcampo alle parole dell’autrice dette sempre con urgenza.

Leggiamo nella splendida poesia Figlia: «È un segmento appuntito / che vibra nell’aria / il tuo lamento notturno / o bimba rosa, / batuffolo di rugiada mai spento...».

Una chiarezza che si coniuga a luminosità pare essere la cifra essenziale del poiein di Rossella elemento connesso ad un forte amore per la vita che la poetessa mette in scena con levigate pennellate di stringhe di sintagmi e unità minime che si aggregano con effetti di straniamento.

In Nebbia è affrontato il tema del tempo: «Nelle mie giornate di nebbia / c’è il calore del cuore / stretto nella morsa del passato di / sbarre pungenti / nere / pesanti».

Il passato qui è una provenienza della quale ogni riferimento resta taciuto e la nebbia del titolo diviene simbolo del dolore.

Mirabile il componimento Azzurro tratto dalla sezione Epochè che significa in filosofia sospensione del giudizio: «Vorrei entrare / nelle finestrelle del cielo / accucciarmi tra le nuvole / e dormire…».

Il senso di una reverie si stempera nella linearità dell’incanto costituendo atmosfere suggestive di grande bellezza nella sottesa consapevolezza del ruolo salvifico della poesia stessa e spesso quella che si potrebbe chiamare dolcezza si adegua ai canoni del mal d’aurora anche se non manca la tematica del male di vivere di montaliana memoria.

Anche il tema amoroso è affrontato in modo sublime in Lampadina: «Il mio amore è come una lampadina / a tratti si accende con bagliori di fuoco / e illumina intere contrade / di desiderio infinito…»

Un esercizio di conoscenza in versi di spiccata originalità in controtendenza con l’oscurità dei nei orfismi e degli sperimentalismi.

Raffaele Piazza

 

 

Rossella Abortivi, Corrispondenze, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 68, isbn 979-12-81351-07-3, mianoposta@gmail.com.

 

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Michele Petullà - Viola Petullà, "Teorie evoluzionistiche in antropologia"

9 Maggio 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #saggi

 

 

 

 

 

Michele Petullà – Viola Petullà

 

TEORIE EVOLUZIONISTICHE IN ANTROPOLOGIA

Modelli e sviluppi

 

 

Il saggio che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una premessa di Enzo Concardi acuta e ricca di acribia; scrive il critico che siamo di fronte ad un lavoro che ci conduce all’interno dell’appassionante dibattito sviluppatosi intorno al tema dell’evoluzione, una vasta e complessa materia che si estende anche ad altre discipline oltre l’antropologia – come la biologia, la filosofia, la sociologia e in genere le scienze umane e della natura.

Come leggiamo nell’introduzione nell’opera, viene trattato ed approfondito il tema relativo ai modelli e agli sviluppi della Teoria dell’evoluzione nelle molteplici e diverse accezioni con cui è stata presentata nel corso della storia: un argomento che trova spazio e s’inserisce nell’ambito della disciplina dell’Antropologia.

Evoluzione, nel senso biologico della parola, significa un lento e graduale perfezionamento delle specie umane e vegetali dalle forme più semplici a quelle più differenziate come organizzazione anatomica e funzionamento fisiologico. È stata spiegata variamente con le ipotesi di Lamarck e di Darwin e di altri sostenitori dell’evoluzionismo in generale.

Come scrivono gli autori nel paragrafo Inquadramento teorico: Antropologia ed Evoluzionismo - Definizione della disciplina, l’Antropologia, come disciplina scientifica, può essere definita come “la scienza dell’uomo”, la quale si concretizza come concezione, teoria, programma di ricerche sull’uomo inteso sia come soggetto individuale (persona a sé), sia come soggetto collettivo (all’interno di aggregati, gruppi, comunità).

Sintetizzare il saggio nella sua totalità e complessità nello spazio di una recensione, nel tentativo di coglierne la chiave interpretativa e i concetti salienti, sottende ovviamente il risultato di una comprensione non completa del testo nei particolari per il lettore e lo rimanda alla lettura integrale tout-court per l’acquisizione di tutti i contenuti che sono articolati e compositi

A proposito di quanto detto, Concardi nella premessa scrive che la pubblicazione ha un carattere e quindi uno scopo divulgativo-didattico: tant’è vero che se ne consiglia l’utilizzo anche da parte delle scuole superiori soprattutto nei licei ad indirizzo “scienze umane e pedagogiche”. È lampante che, in un mondo giovanile liquido e alienato come quello attuale dove domina il consumismo connesso alla tecnologia, parlare di antropologia ed evoluzionismo ai ragazzi è qualcosa di particolarmente interessante e pregnante. Da parte dei docenti serve per dare ai giovani coordinate nuove e diverse da quelle dominanti del mondo attuale e può essere paragonato questo modello culturale e didattico a quello dello studio delle poesie. Entrambi i modelli vanno sotto il nome di pensiero divergente diverso dai modelli dell’avere e del materialismo, da quello delle tre s sesso, soldi e successo. Non a caso l’antropologia come già detto è la scienza dell’uomo e con l’arte può aprire le porte ad un nuovo umanesimo.

L’origine della specie è un tema affascinante e interessantissimo anche per gli uomini del terzo Millennio per venire a capo della nostra provenienza e molti studiosi si sono accostati a questo tema per fornire soluzioni diverse o meglio interpretazioni per spiegare il fenomeno.

E, per esempio, il filosofo francese Jean Guitton nell’opera Dio e la scienza afferma che la materia che forma l’uomo, le specie animali e vegetali ma anche i mari, i monti il sole la luna, i pianeti e tutto quello che ha un’essenza sensibile è cosi composita e perfetta che solo una mente ordinatrice poteva realizzarla; e qui si tocca la tematica dell’esistenza di Dio.

È un lavoro originalissimo quello che Michele e Viola Petullà ci presentano nel nostro panorama della contemporaneità, stimolante per tutti i lettori ma soprattutto per i giovani studenti di cui si diceva.

Come scrivono gli autori nell’introduzione, l’opera muove dalla consapevolezza che fare una storia della teoria dell’evoluzionismo e dei suoi sviluppi nel tempo, non è cosa semplice, data la complessità della materia e i diversi e molteplici elementi che entrano in gioco nonché l’accavallarsi e il mescolarsi di considerazioni di carattere biologico e antropologico ma anche sociologico che nel corso della storia si sono verificati riguardo a questo tema.

È veramente affascinante pensare che l’Antropologia scienza dell’uomo si arricchisce nelle sue cognizioni anche nella ricerca sul campo quando appunto gli antropologi si recano su luoghi particolari nei quali vivono comunità di persone ancora legate a modelli primitivi di vita, come gli aborigeni, i pigmei e gli eschimesi che hanno usi e costumi ancestrali e anche forme di religiosità e civiltà lontane anni luce da quelle del nostro postmoderno occidentale tecnologico e cibernetico quando per esempio alcuni popoli compiano ancora rituali di tipo religioso come la danza della pioggia e anche riti che servono nelle mentalità primitive a fecondare la terra.

Un lavoro importante quello degli autori per il fortunato lettore che s’imbatte in queste pagine dense e redatte con una forte coscienza letteraria e anche scientifica.

Raffaele Piazza

                 

 

Michele PetullÀ, Viola PetullÀ, Teorie evoluzionistiche in antropologia. Modelli e sviluppi, premessa di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 84, isbn 979-12-81351-01-1, mianoposta@gmail.com.

     

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Grazia Marzulli, "Nella carezza del vento, sbocciano fiori"

10 Aprile 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

GRAZIA MARZULLI

Nella carezza del vento, sbocciano fiori

 

 

Come scrive Michele Miano, nella prefazione al libro di poesia che prendiamo in considerazione in questa sede, la silloge di Grazia Marzulli Nella carezza del vento, sbocciano fiori, risulta un florilegio dei suoi volumi precedenti in aggiunta a vari testi inediti. Un verso strutturato il suo e non sempre di immediata e facile lettura proprio perché attinge al mondo classico.

Un fortissimo amore per una natura espressione dell’armonia del creato pare essere la cifra fondante della poetica dell’autrice, elemento costante nella sua ventennale attività letteraria.

Un poiein tout court neolirico quello che Grazia ci presenta del tutto in controtendenza con i vari sperimentalismi e neo orfismi che sono tipici dei libri di poesia del nostro panorama letterario italiano contemporaneo e potremmo dire internazionale.

Emerge nei testi una forte capacità di stupirsi nel seguire il sentiero della linearità dell’incanto e tale dono suscita nel lettore forti emozioni e gli restituisce sentimenti e pensieri che pensava di avere sperimentato nel preconscio ma che non erano mai venuti fuori nell’inverarsi di un esercizio di conoscenza attraverso una parola detta con urgenza, parola stessa che è luminosa e icastica e leggera nello stesso tempo e nonostante la complessità architettonica il volume può essere letto come un poemetto che ha per protagonista la natura.

E a proposito del tempo qui di lirica in lirica si realizza mirabilmente un’atemporalità, nella presenza stabile dell’attimo che s’innesta nel cronotopo nei versi levigati e sempre ben controllati.

Leggiamo in Il tempo delle more: «Vorrei tornare / a cogliere le more / con la freschezza / di tanti anni fa. // Pei viottoli / andavamo spensierati / con i bambini / cicalanti intorno / che si pungevano / tra i rovi dei cespugli / pregustando / la buona marmellata…».    

Al discorso naturalistico si affianca nel pervaderlo quello religioso e quella della poetessa è una religiosità serena e di ringraziamento a Dio per i doni che le restituisce e le elargisce.

Un ottimismo di fondo pare dunque permeare questi versi carichi di luminosità e speranza e la natura stessa espressione della divinità pare essere benevola verso l’essere umano che da creatura diviene persona, natura antitetica a quella della concezione leopardiana che la considerava matrigna e spietata nei confronti degli uomini.

Natura come spazio scenico o scenografico per usare una metafora teatrale quella messa in scena da Grazia e a volte c’è un tu al quale l’io-poetante si rivolge in modo accorato un tu che presumibilmente è l’amato e del quale ogni riferimento resta taciuto in atmosfere sempre rarefatte.

Leggiamo in Fuoco: «In cammino / sfidando nastri / dalla volta del cielo e annodando // All’arcobaleno i colori della vita / nella purezza dell’alba / ricerco essenze odorose. // E incontro tra i roghi / del crepuscolo virtuale un bimbo-eroe / solo tra i rovi al primo vagito…».

Magia, mistero e sospensione connotano questi versi che varcano per la loro essenza positiva la soglia della speranza postulando che la serenità stessa posso divenire felicità anche perché irradiata da bellezza e suadente mistero.

       Raffaele Piazza 

 

 

Grazia Marzulli, Nella carezza del vento, sbocciano fiori, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 96, isbn 978-88-31497-98-5, mianoposta@gmail.com.

 

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Antonio Crisci, "L'uomo di ghiaccio"

6 Aprile 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #storia

 

 

 

 

Nel corso della Storia dell’umanità la terribile realtà delle guerre, con tutto il male e la morte che hanno causato, costituisce una lezione incontrovertibile da tenere in considerazione soprattutto nella nostra contemporaneità.

Guerre che nei secoli prima e dopo Cristo hanno scosso le coscienze dei sopravvissuti per i tantissimi morti e feriti spesso anche innocenti, come i civili, tra i quali bambini, oltre che per le distruzioni di paesi e città e per i danni ambientali.

La lezione suddetta si dovrebbe imprimere nelle menti dei capi delle nazioni del pianeta terra che dovrebbero assolutamente cercare l’antidoto di una pace universale per il mondo per evitare quella che sarebbe una vera Apocalisse.

Ma ciò costituisce un’utopia e lo dimostra chiaramente una guerra tremenda come quella che si sta combattendo in questi mesi del terzo Millennio in Ucraina, guerra che, vista la portata degli arsenali nucleari e chimici delle superpotenze, potrebbe essere anche l’ultima guerra con la distruzione totale della vita sulla terra in un folle quanto tragico Olocausto a livello globale, totale e definitivo nel tristissimo prevalere dell’irrazionalità e della violenza.

Scrive Michele Miano nell’introduzione al volume, preceduta da una premessa dell’autore, di non sentirsi all’altezza nel delineare alcuni aspetti delle vicende narrate in questo libro costituito da brevi capitoli, opera che ha per argomento l’immane tragedia del corpo di spedizione italiano dell’Armir in Russia durante il secondo conflitto mondiale.

Perché il titolo L’uomo di ghiaccio? Credo che questa definizione sia stata coniata da Crisci in riferimento al clima glaciale, alla neve con la quale dovettero fare i conti i soldati italiani in Russia, soldati che bestemmiavano nelle sofferenze che li portavano spesso alla morte affondando nella neve stessa, nei loro passi stentati,ed erano bersaglio dei colpi delle armi dei russi.

Anche se ci furono rarissimi casi di miracolati, come quello del soldato italiano che cambiò identità e divenne cittadino russo, il bilancio per l’esercito italiano fu terribile e anche ai giorni nostri si è verificato che reliquie dei soldati italiani siano state restituite a genitori e parenti affranti e i soldati caduti in Russia potrebbero essere considerati persone dallo sfortunatissimo destino terreno. 

Viene in mente l’ibernazione dell’uomo dalla quale nessuno si è risvegliato, quindi nel titolo vediamo un simbolo di morte, il senso di qualcosa di inerte, l’icona di colui che vittima del male e/o della follia, muore sul campo di battaglia, e ciò vale anche per i soldati russi e per tutti i soldati di ogni nazionalità in ogni tempo.

Una terra desolata pare divenire il luogo dell’immane tragedia inconcepibile per chi è nato ed è presente nel nostro liquido e alienante postmoderno occidentale nel quale le persone vivono esistenze che nella loro essenza sono lontane anni luce dal baratro e dal dolore dei soldati italiani caduti in Russia e dal loro tragico destino.

Scrive Crisci, nel frammento Un giorno alla memoria, che dopo troppi anni di oblio sarebbe doveroso dedicare un giorno alla memoria di questi innocenti e giovani martiri.

Il tempo non ha cancellato l’ardimento e il sacrificio di giovani vite immolatesi per cause a loro non completamente note ma dettate dal senso del dovere e da ideali patriottici e si potrebbe aggiungere che tali ideali furono più sentiti dai soldati italiani nel primo conflitto mondiale che nel secondo, anche se non crediamo all’assunto di Hegel che affermava che le guerre sono necessarie.

Raffaele Piazza 

     

     

Antonio Crisci, L’uomo di ghiaccio, introduzione di Michele Miano, II° edizione, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 136, isbn 978-88-31497-91-6, mianoposta@gmail.com.

 

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Sergio Camellini, "Opera omnia"

26 Febbraio 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

 

Sergio Camellini

 

OPERA OMNIA

II edizione

 

Recensione di Raffaele Piazza

 

        

 

Il volume che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una premessa a cura dell’Editore e una prefazione di Michele Miano centrata, esauriente, acuta e ricca di acribia.

Come scrive il prefatore non è facile affrontare il discorso poetico e umano di Sergio Camellini, autore prolifico che ha scoperto la vocazione letteraria in età matura. La sua ricerca poetica originale e personalissima si radica in un fondamento antico ma sempre nuovo: il rapporto profondo che lega il proprio io nella più intima coscienza percettiva e individuale alla coscienza di un universo tutto inteso come il topos assoluto e naturale della poesia.

Figura di poeta e operatore culturale attivissima sullo scenario italiano attuale Sergio Camellini ha sostanzialmente un approccio gioioso alla vita ed esprime in gran parte della sua produzione un discorso che si rifà ad una sicura espressione forma di pedagogia della gioia.

La raccolta composita e articolata architettonicamente è scandita nelle seguenti sezioni: Lasciami di te un’emozione, I colori della fantasia, Ascolto i silenzi, Viandante dei sogni, S’accende una luce, Il canto delle Muse, Madre natura è vita, Tra le righe del pensiero, Ponte dei sogni, So di essere, Un sogno con le ali, Bagliori, Il pianeta delle nuvole rosa, Nel corpo un soffio dell’anima.

Una vena riflessiva e vagamente intellettualistica sottende le poesie di Camellini che non possono considerarsi neo liriche tout court anche se non mancano spesso accensioni liriche alle quali seguono subitanei spegnimenti nel percorrere i salvifici sentieri della linearità dell’incanto.

Il poeta con intelligenza punta la sua cinepresa interiore sulla realtà che lo circonda, che può essere anche una natura idilliaca da lui tanto amata.

La materia amorosa ed erotica è spesso espressione del poeta e c’è un tu femminile al quale egli si rivolge del quale ogni riferimento resta taciuto e l’amore detto con urgenza può essere anche quello per la poesia stessa, amore ricambiato che diviene il punto di partenza per giungere alla gioia e, visto il carattere allegro del poeta, quella da lui detta può essere una dimensione amorosa che, nell’aprirsi la coppia alla socialità, riesce a superare il limite della solitudine a due.

La vena intellettualistica riflessiva si realizza per esempio nella considerazione che l’autostima genera serenità.

Anche il sogno, che può essere rêverie, anima qualche composizione della raccolta come Vorrei scrivere un sogno: «Vorrei scrivere un sogno / con penna d’amore / che ci portasse là, / perché v’è libertà / anche s’adombra il vero; / è la fantastica / spontaneità / dello spirito onirico…».

Una caratteristica di questi versi è la forte chiarezza nei dettati sempre nitidi e luminosi leggeri e icastici che permette al poeta di raggiungere esiti alti con componimenti che decollano sulla pagina per poi planare dolcemente nelle chiuse.

A conferma di quanto suddetto in Versi calorosi leggiamo: «Con la penna / imbibita d’amore / tra le righe / dei pensieri / dov’eri? / Ogni parola / scritta / qualora resti sola / indispettita / scappa via, / se non trovi / allo schioccar / del fuoco / i versi calorosi / d’una poesia».

Forma e stile sono eleganti nella loro raffinatezza, nella realizzazione di un senso ottimistico della vita che giunge alla conclusione che la felicità è possibile.

Raffaele Piazza    

           

 

Sergio Camellini, Opera Omnia, II edizione, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 188, isbn 978-88-31497-97-8, mianoposta@gmail.com.

 

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Floriano Romboli, " Il fascino e la forza della letteratura" vol 2.

19 Febbraio 2023 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #floriano romboli, #recensioni, #saggi

 

 

 

 

Floriano Romboli

 

IL FASCINO E LA FORZA DELLA LETTERATURA

VOL.2

Saggi su Fogazzaro - Dante – De Sanctis - Malaparte

D’Annunzio - De Roberto - Sanminiatelli

 

 

Dal titolo del saggio che prendiamo in considerazione in questa sede emerge la forte convinzione dell’autore che la letteratura è un mezzo potente per elevare la mente umana e che la lettura di romanzi, poesie e saggi è un’arma formidabile per l’anima e la psiche del lettore come espressione del pensiero divergente ,che diviene esercizio di conoscenza prezioso e necessario producendo una preziosa sintesi di conscio e inconscio e anche di corpo e mente.

Non c’è bisogno di essere psicologi, psicoanalisti o psichiatri per rendersi conto che immergersi in ottimi libri riequilibri il mondo interiore dell’essere umano che da caos diviene cosmo, come l’entrare in un’oasi nel deserto soprattutto nel tempo della pandemia e della guerra, e che la letteratura e l’arte in generale siano un valore fondante nel mare magnum di una società superficiale dove prevalgono i valori dell’avere su quelli dell’essere che portano ad una dimensione alienata e liquida dell’esistenza.

Ed era politically correct uno slogan televisivo di qualche anno fa che mostrava la vignetta che raffigurava un uomo che leggendo un libro diviene più alto fisicamente ma soprattutto interiormente, e il discorso complessivo si sintetizza con quello di una pedagogia della gioia e di un elogio dell’immaturità nel ritornare virtualmente il lettore stesso adulto bambino o adolescente.

Quanto suddetto si collega alle considerazioni sul libro classico, quello cartaceo, che è sopravvissuto ai fenomeni computer e internet, fenomeni che d’altro canto hanno fatto aumentare il potenziale della letteratura stessa nell’avvicinare alla tradizione nuove modalità di fruizione del piacere dei testi con il sorgere di siti e blog letterari e con il proliferare dei PDF e degli e-book, e quindi la letteratura stessa è diventata ancora più presente nella nostra complessa e contraddittoria ma anche affascinante contemporaneità.

Originale e intrigante la scelta degli autori da analizzare con accostamenti inediti e originali e certamente non casuale per la stessa coscienza letteraria di Romboli, acuta e profonda per il fatto di spaziare dalla cattedrale Dante Alighieri poeta medievale fino a Sanminiatelli poeta e critico dei nostri giorni.

Questo procedimento fornisce al volume in toto un carattere seducente e movimentato e per un’analisi metodica dell’opera servirebbe non una recensione ma uno scritto delle dimensioni di un saggio vista la complessità e la profondità del discorso esauriente e ricchissimo di acribia portato avanti da Floriano.

E c’è da mettere in rilievo come affermava Focault che la letteratura stessa è figlia del tempo in cui viene prodotta, della società nella quale si trova ad essere contestualizzata e quindi lo stesso Dante è figlio del Medio Evo come Sanminiatelli è figlio del postmoderno occidentale e come, per esempio, D’Annunzio è espressione della mentalità del Novecento.     

Come scrive Enzo Concardi nella premessa non c’è tema, argomento, problema, dimensione, aspetto dell’umano vivere che la letteratura non abbia trattato in ogni epoca, cultura, civiltà, territorio del nostro pianeta, ovviamente dopo l’avvento della scrittura, che ha gradualmente sostituito la trasmissione orale del sapere, delle conoscenze, delle creazioni spirituali dell’uomo. 

Scrive Romboli in L’opera di Dante nelle riflessioni storico culturali ed etico-religiose di alcuni Papi contemporanei che Benedetto Croce, alla fine de La poesia di Dante, la giustamente celebre monografia del 1921, dopo aver a lungo discorso del rapporto fra tradizione filosofico-culturale, problematiche teologiche e dottrinali, e valori artistico-letterari nella Commedia, concludeva sottolineando il significato universale del poema dantesco poiché in esso prontamente si riconosce «quella voce che ha il medesimo timbro fondamentale in tutti i grandi poeti ed artisti, sempre nuova, sempre antica, accolta da noi con sempre rinnovata trepidazione e gioia: la Poesia senza aggettivo. A coloro che parlano con quel divino o piuttosto umano accento si dava un tempo il nome di Genî; e Dante fu un Genio».

Un saggio da divorare utile sia per il lettore comune che per i critici letterari.

          Raffaele Piazza

 

Floriano Romboli, Il fascino e la forza della letteratura, vol.2, pref. di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 148, isbn 978-88-31497-93-0, mianoposta@gmail.com.

 

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