Marco Lugli, "Sette domande per Dio"
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Elia Galati è il proprietario e gestore di un B&B composto da 4 camere, che amministra in autonomia, in compagnia del suo gatto Teo, della sua compagna di colore Ada, fervente cattolica e del suo amico Aronne, uno studente di filosofia fuori corso. Un brav’uomo, senza particolari talenti, tranne il suo buon carattere e la sua indole generosa. Infatti, ogni giorno, il suo amico e la sua fidanzata si ritrovano agli orari dei pasti per scroccargli pranzo e cena, per poi sparire nei momenti in cui avrebbe più bisogno di loro. La sua vita muterà irrimediabilmente quando Dio lo sceglierà per vestire i panni dell’“Illuminato”: il prescelto per porgli sette domande dopo un’attenta selezione di quesiti globali. Un cielo verde segna la “rivelazione” di Dio nel mondo, sconvolgendo tutte le confessioni religiose, che di malavoglia riconosceranno quel “Dio” come il proprio. E sarà così che anche la vita di Elia muterà, ritrovandosi avvolto da un fascio di luce e una lunga barba, perseguitato dai giornalisti e da nuovi particolari clienti ospiti nel suo Bed and Breakfast. Agenti del Mossad in incognito, arabi giunti a loro volta, per controllare sia gli ebrei che lui, dapprima ostili, poi si uniscono tra loro, mossi dal desiderio e dall’amore, mostrando che si è tutti uguali di fronte alle pulsioni del cuore. Una struttura ricettiva che si trasforma da terreno di scontro e divisioni a incontro etnico e interreligioso. «Mentre io e Aronne discutevamo, attorno al porco si sono radunati David, Asma, Ada e Saad. Li vedevo chiacchierare e sorridere come se la millenaria storia di conflitti non fosse mai esistita. Defilato e in apparenza disinteressato agli avvenimenti, Tana aveva finito di mangiare e si era seduto sopra al tavolo in posizione del loto, inspirava ed espirava con forza contraendo ed espandendo l’addome, nel tentativo di spingere a forza verso l’intestino le proteine animali a cui il suo stomaco non era più abituato. Tra le sue gambe intrecciate Teo sonnecchiava cullato dalla ritmica oscillazione. Rah’el era invece rannicchiata in un angolo assieme alle sue valige con il volto scuro e un’espressione insofferente. Non sarei riuscito a darle una stanza prima del pomeriggio». Un libro umoristico, ma con una morale profonda, che allieta, mentre impartisce i primi fondamenti della filosofia, riflettendo sull’origine dell’esistenza.
SCHEDA TECNICA
Genere: Narrativa satirica
Pagine: 301 pagine formato cartaceo
Prezzo: € 14,00
Codice ISBN: 979-8830223560
Data di uscita: 19/05/2022
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Piero Meli, "Amoreamaro"
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I sentimenti: una rarità dell’epoca contemporanea. Lo racconta Piero Meli in Amore amaro, racconti tratti da storie (quasi) vere: una vera e propria antologia delle relazioni in chiave contemporanea. In un’epoca i cui ritmi sociali sono scanditi dai social network anche l’amore ne è affetto, tanto da venirne influenzato: relazioni che durano quanto la durata di una story su instagram e altre, che si nutrono degli equivoci alimentati dal web 2.0. Una sorta d'incapacità di andare in profondità nel relazionarsi, che viene ben interpretata dai racconti de “il tizio dell’alba”, capace di immortalare gli attimi più intensi e unici con una sola parola. «“Devo andare. Mi aspettano. Gianni si starà chiedendo dove io sia finita”.
“Non andartene, non questa volta, non di nuovo”, avrei voluto dirle, ma sono rimasto zitto. Qualcuno ha detto che gli amori più intensi sono quelli che ereggiamo su determinati istanti, attimi che idealizziamo, che eleviamo ad una dimensione superiore. Sono trascorsi anni, ma la sua pelle mi fa ancora lo stesso effetto, mi elettrizza e potrei non smettere mai di accarezzarla. E so bene che Aurora non si stancherebbe mai di accogliere la mia mano sul suo corpo. Anche se lo scorrere inesorabile del tempo stropiccia i cuori, invecchia i visi e sfiorisce gli animi, le emozioni restano le stesse. Basta un attimo per dirsi addio ed un istante per ritrovarsi. Un lampo in una giornata di pioggia. Mi ha chiesto il numero, ma non lo ricordo mai a memoria... voleva darmi il suo, ma non avevo lo smartphone con me... Lo avevo lasciato in ufficio».
Uno stile che riecheggia il poeta e scrittore Charles Bukowski, la sua intensità nel dare voce ai sentimenti negati e inespressi, con un realismo “pure et dure” che tocca le corde del cuore del lettore: allo stesso modo Meli è il cantore dei giovani contemporanei, di cui interpreta alla perfezione il modo di amare e la paura di lasciarsi andare. Il tutto corredato da aforismi – autoprodotti - di grande sapienza e sintesi, che precedono ogni racconto. «Se durante la cena non guarda mai lo smartphone, allora, e solo allora, è vero amore».
SCHEDA TECNICA:
Titolo: “AmoreAmaro: racconti tratti da storie (quasi) vere”
di Piero Meli
Casa Editrice: Secop edizioni.
Collana: correlazioni universali.
Categoria: narrativa.
Prezzo: 10 E
Codice ISBN: 979-12-80554-20-8
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Arte Cosmodromica
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Ma 'ste scarpe le vuoi o non le vuoi?
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Il concetto d'infinito
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Walter, durante la lezione, alzò la mano e chiese al nostro eccentrico professore di matematica se poteva fornire una definizione globale e semplificata del concetto di infinito.
La risposta che ricevette fu la seguente: «Il concetto di infinito è inteso come ciò che non è compiuto, o come ciò che non ha limite.»
Il mio compagno di banco, essendo duro di comprendonio, mise a dura prova l’“infinita” pazienza dell'insegnante con una sequela di domande.
Il docente improvvisamente scoppiò in una risata isterica, poi prese un gessetto bianco per tracciare una linea continua sul pavimento della classe. Sotto lo sguardo sbigottito del bidello, l'ente geometrico proseguì imperterrito nel corridoio, arrivando persino all'esterno della scuola. Assai stupiti, dalla finestra guardammo il professore allontanarsi.
Da quel giorno non lo vedemmo più.
La mascherina
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--- Nessuna mascherina, nessun ingresso, nessuna uscita ---
Così recitava l'insegna al neon sopra l'hotel. A rendere la situazione maggiormente tediosa, un agile drone volante di nome Nikita dalla robotica voce ammonitrice che ripeteva agli ospiti le stesse identiche parole nell'eventualità in cui fossero stati privi del dispositivo di protezione.
A volte, per prevenzione, quell'apparecchiaccio volante attivava un congegno di sicurezza che isolava i trasgressori in specifici ambienti, fino a quando non avessero indossato le stramaledette mascherine. In caso di assenza delle suddette, bisognava attendere qualcuno del personale per poterne ricevere almeno una.
Una sera, in seguito a una rilassante sauna, mi trovavo sdraiato in posizione prona su una panca, con un asciugamano avvolto intorno alla vita. All'improvviso, un tizio grassoccio, arrivando di soppiatto, mi sgraffignò sia la mascherina - che tenevo momentaneamente abbassata sotto al mento - sia il marsupio appeso allo schienale di una sedia, contenente la carta d'identità, i soldi e le carte di credito. Seminudo, mi cimentai a rincorrere il ladro, certissimo di acciuffarlo in quanto non era esattamente una scheggia. Purtroppo ebbe la meglio!
Il furfante, oltrepassando l'uscita a pochi metri dal sottoscritto, provocò la chiusura immediata della porta metallica.
In quel preciso istante, alle mie spalle, udii la solita e odiosa tiritera di Nikita: «Nessuna mascherina, nessun ingresso, nessuna uscita.»
Medusa
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Chi non conosce Medusa, una delle tre Gorgoni che ha il potere di trasformare in pietra chiunque incroci il suo sguardo? La suddetta, nonostante sia quella che è, qui in Grecia ha diritto all'assistenza sanitaria. A tal proposito, secondo il nuovo ordinamento emanato dall'Olimpo, i diritti valgono per tutti, compresi i criminali della peggior specie, le figure leggendarie e i mostri della mitologia.
Ma perché Medusa fra i tantissimi oculisti di Atene ha scelto proprio me? Sono rimasto "paralizzato" per non dire "pietrificato" appena ho letto il suo nome sulla ricetta che mi ha fatto pervenire la segretaria.
Sento un sibilo di serpenti, la donna-mostro sta quasi per entrare nel mio studio, nel frattempo sulla scrivania piazzo lestamente un paio di occhiali da sole e una iconografia nella quale è raffigurata la protettrice dea Atena.
Una cosa è certa: terrò gli occhi ben aperti!
Giorgio Diddi, beneficienza a favore di Kepos
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Kepos Onlus, Gruppo Diddi e la casa d'aste Farsettiarte: tre mondi apparentemente distanti che si incontrano per realizzare insieme un evento benefico, l'Asta in favore di Kepos Onlus. L'appuntamento è stato il 13 luglio alle 19.30 al Gruppo Diddi, in via E. Strobino 50/52.
Grande successo: 14.000 euro raccolti!
45 opere realizzate dai ragazzi della Kepos Onlus e battute all'asta alla presenza del sindaco di Prato Matteo Biffoni, dalla prestigiosa e nota casa d'aste pratese Farsettiarte.
Il ricavato permetterà ai ragazzi di Kepos di tornare al mare insieme, dopo due anni di pandemia: un soggiorno importante per loro! Inoltre la somma di denaro raccolta andrà a sostenere il progetto "Evoluzione Kepos. Nuovi spazi per la disabilità, e non solo" che, cercando di rispondere all'esigenza di supportare altri ragazzi con disabilità, mira ad ampliare il nuovo centro Kepos, ora in fase di realizzazione.
L'idea dell'asta nasce da un gruppo di imprenditori, Giorgio Diddi, Matteo Pierozzi e Matteo Pocchi, amici da anni, insieme a Flavio Hu, rappresentante dell'Associazione Giovani Imprenditori Cinesi in Europa che, unendo le proprie risorse e professionalità, hanno deciso di creare valore in un momento critico per la società tutta e in particolare per quella industriale, commerciale e produttiva.
Fotografo dell’evento Stefano Nannucci.
Antonino Genovese, "Delitti e maestrale"
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Antonino Genovese
Delitti e maestrale
Fratelli Frilli Editori, 2022
Euro 13,90 – Pag. 240
Confesso che la narrativa di genere mi ha stancato. Prima di Delitti e maestrale non leggevo un giallo da qualche anno. Non ho mai letto fantasy, thriller, action, spionaggio. Non frequento l’horror, genere che ho amato, da almeno dieci anni. Per avvicinarmi a un poliziesco devo trovare altro, non mi basta l’indagine, il mistero, la suspense. Se devo seguire una storia fine a se stessa preferisco il cinema o una serie televisiva, piuttosto che la forma romanzo. Scegliere il racconto (breve o lungo che sia) necessita altro, serve la letteratura, come in questa commedia umana a base di maschere pirandelliane. Nino Genovese è un autore che conosco bene per aver seguito la sua evoluzione sin dai primi passi con Il Foglio Letterario, dalla poesia alla narrativa pura, alle prime (riuscite) opere per ragazzi. Adesso pare aver trovato la sua strada con il giallo, inventando un credibile personaggio seriale come il maresciallo Mariangelo che si muove nella sua Barcellona Pozzo di Gotto, tra problemi di vita quotidiana e un matrimonio finito male. Il suo compito è scoprire delitti e risolvere casi giudiziari, mentre la città è percossa da un caldo vento di scirocco o dal freddo maestrale che arriva dal mare, s’insinua tra la gente, scuote gli animi più torbidi. Delitti e maestrale segue Scirocco e zagara, ma anche il racconto La morte viaggia in cartolina, pubblicato da Il Giallo Mondadori, tutte opere che non si limitano a raccontare un mistero, ma che si caratterizzano per un’accurata ambientazione siciliana, sia paesaggistica che culturale. Vediamo i vigneti di Barcellona, le spiagge di Cicerata, le Eolie come scenario di fondo, assaggiamo i cannoli ripieni di ricotta, il vino bianco del sud profumato d’infinito, ci lasciamo affascinare da poche (ma azzeccate) espressioni dialettali che ricordano il grande Camilleri. Tutto questo ricorda un Maestro, che abbiamo già nominato, ma Genovese è padrone della tecnica mistery che affina romanzo dopo romanzo, sa ammaliare il lettore che lo segue alla scoperta dei colpevoli di una morte violenta, tra parenti poco affidabili, pericolosi strozzini e magagne amministrative sulla raccolta dei rifiuti. Il segreto di un buon giallo sta nella costruzione dei personaggi, che devono essere così ben scritti da convincere il lettore della loro veridicità. Non meno importante la location dove si svolge l’azione, a mio parere meglio se provinciale e conosciuta da chi scrive, come in questo caso, visto che Barcellona è il luogo natale di Genovese. Vorrei poter dire che l’autore siculo ha imparato qualcosa dai miei insegnamenti, ma so che i veri maestri sono altri e sono un seguace della teoria di Franco Franchi (A me mi ha scoperto soltanto la levatrice!), pur restando un convinto assertore dei romanzi ambientati nel luogo di nascita dello scrittore, piccoli o grandi che siano. Barcellona Pozzo di Gotto vive e freme sotto i colpi di penna di Genovese, così come i suoi personaggi si muovono per strade conosciute, frequentano spiagge e locali ben rintracciabili nella geografia cittadina. Delitti e maestrale gode di un impianto molto classico, suggestive descrizioni dei luoghi si avvicendano a dialoghi rapidi e ficcanti. Un giallo da leggere, non solo al mare. Frilli è una garanzia di qualità editoriale, con il suo formato e le copertine riconoscibili, la buona distribuzione, anche in formato e-book, la cura delle edizioni e la condivisibile idea sulla riconoscibilità dei luoghi. Di Frilli ho apprezzato anche Giallo in Versilia di Paolo Giannotti, un’indagine di Pompilio Nardini, giornalista televisivo in crisi che si aggira tra le Apuane e il mare per cercare di risolvere il mistero della morte di un amico che sbarca il lunario come fotoreporter. Il romanzo localizzato in provincia può essere apprezzato da una vasta comunità locale e può servire anche da volano per un turismo culturale.
Salvatore Cafiero e Lisa Di Giovanni, "Phoenix"
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Salvatore Cafiero e Lisa Di Giovanni
Phoenix
L’Erudita – Euro 15 – Pag. 90
www.lerudita.it
La potenza della musica. Un percorso di crescita. Il filo dei ricordi. Un incipit di copertina che attira subito e fa venir voglia di leggere un libro che insegna come attraversare il tunnel più oscuro e scorgere la luce, nel caso in questione grazie alla musica. Gli autori sono Salvatore Cafiero - musicista, cantautore, produttore - e Lisa Di Giovanni - psicologa, editor, scrittrice - due anime che si compenetrano e si completano per dare vita a una storia interessante, che poi è il racconto esistenziale di Salvatore. Lisa Di Giovanni convince Salvatore a scrivere la propria vita, a narrare alle nuove generazioni una diversità che proviene da una malattia, un senso di impotenza e di fragilità che ne segna la fanciullezza e l’adolescenza. La musica salva la vita a Salvatore (scusate il bisticcio), che si chiudeva in uno stanzino e suona la chitarra, vivendo grazie alle note che sprigiona lo strumento. Un ragazzo celiaco ma anche un musicista, che ripercorre gli itinerari di un se stesso bambino con tutti i conflitti interiori, durante il lokdown causa Covid e tira fuori un testo utile per tutti, un romanzo verità, confessione matura e sincera di problematiche interiori. Una storia che si basa sul potere immenso della musica, che vuol dimostrare tutti i suoi benefici terapeutici nella cura di malattie psicologiche e del disagio esistenziale. Ventitre capitoli compongono un mix di emozioni e ricordi, in un numero di segmenti speciale come il numero che li indica, pieno di ingredienti magici per spiegare diversità e bellezza. Capitoli brevi e intensi, a tratti poetici, arricchiti da descrizioni evocative, come nel capitolo dedicato al mare e in quello sull’aliante, per raccontare le vicissitudini di una crisalide incompleta, per giungere alla conclusione che ogni essere umano è unico e irripetibile. Salvatore ce l’ha fatta grazie alla musica, altri riusciranno nella vita grazie allo sport, al cinema, al teatro, alla letteratura. La sola cosa importante è cercare di vivere realizzando i propri sogni per portare a compimento il progetto di partenza, toccando ogni corda dell’anima. Da leggere.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi