Cinzia Diddi, "La stella più bella"
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Oggi la nostra finestrella del calendario dell'avvento si apre su un libro. Cosa c'è di più natalizio che raggomitolarsi sul divano, magari con una tazza di tè fumante e un plaid sulle ginocchia, col gatto che ti ronfa sulla pancia e il cane accoccolato sul tappeto, prendendo in mano un bel libro? Un libro che parla di speranza ma non dimentica ciò che accade fuori dai vetri appannati e decorati con Babbo Natale e i pupazzi di neve. Là fuori ululano le sirene delle ambulanze ma c'è anche tanta vita, c'è questo strano Natale fatto di gioia a e dolore. (P.P.)
Amata Terra: scopriamo l’Italia... oltrepassando i confini dell’egoismo.
Giungerà un’alba nuova per coloro che sfidano i momenti bui.
Durante il lockdown ho scritto un libro nel quale ho raccolto poesie, disegni e foto delle mie creazioni di moda.
Hanno dato il loro contributo molto personaggi del mondo dello spettacolo, della musica, dell’arte, avvocati e psicologi, raccontando con sincerità come stavano vivendo l’isolamento sociale e quanto stavano cambiando e riflettendo grazie ad esso.
La sincerità è il privilegio delle menti libere.
Ci siamo ripetuti innumerevoli volte: - Andrà tutto bene.
Ma se i pensieri non sono supportati da azioni difficilmente accadrà.
Chi rispetta le regole è saggio!
Nasce da qui lo shooting della mia Collezione A/I 2020, 2021.
Tra le tante regole etiche da seguire sarebbe bene non muoversi dall’Italia alla volta di paesi esteri per limitare la possibilità di contagi.
Senza seguire le regole non si riesce a controllare un’epidemia, il fatto che ci sia stata in questi giorni una diminuzione dei contagi non può giustificare la promozione dell’idea di normalità.
Ho riflettuto molto su questo ed ho pensato che questa pandemia ci sta “regalando” la possibilità di scoprire la nostra terra, di visitare luoghi sconosciuti.
È per questo che ho scelto Roma, piazza di Spagna, il Colosseo, Firenze e la mia amata Prato per scattare le foto della collezione A/I.
La moda deve guardare oltre i giorni della quarantena, verso un futuro nel segno della “Spensieratezza”.
Il lavoro deve andare avanti, e così viene ugualmente proposta la collezione A/I Amata Terra: scopriamo l’ITALIA. Come messaggio di forza. Perché la vita continua! Anche se adesso la concentrazione di tutti noi è altrove.
Per superare gli attuali gravi problemi, dobbiamo spostare il pensiero da ciò che ci manca, la libertà, a ciò che abbiamo, amore, salute, speranza, e a ciò che potremmo fare per chi sta peggio di noi. Questo è il modo migliore per proiettarsi verso un futuro di rinascita e di completa liberazione.
Tornerà la quiete.
Tornerà la calma.
Tornerà la pace.
E non cadremo più nell’inganno di pensare che la Normalità sia monotonia.
E quando tornerà, la considereremo Straordinarietà.
E spiccheremo il volo
Si spiccheremo di nuovo il volo!
Liberi ma consapevoli
Liberi ma rispettosi
Liberi ma grati.
Perché, ogni giorno normale, è sempre un giorno speciale.
Questi sono i nostri anni.
Questi sono i nostri anni!
Tratto dal Libro La Stella più bella/ Falco editore di Cinzia Diddi
Advent's Calendar
Ricordate l’hashtag #unasettimanamagica? Bene, quest’anno il nostro periodo dedicato al Natale si trasforma in un vero e proprio calendario dell’avvento. A partire da oggi apriremo una finestrella al giorno e scopriremo qualcosa che riguarda il Natale.
Iniziamo col dire che sarà indubbiamente un Natale diverso, questo del 2020, un Natale difficile e inaspettato. La pandemia che ha colpito il pianeta ci costringe a confrontarci con la nostra pochezza, con la fragilità, con la paura di morire ogni giorno e con le cose sostanziali della vita.
Intanto abbiamo capito che per vivere è necessario … respirare, avere ossigeno a sufficienza. Mai come adesso temiamo di non riuscire più a farlo. E mai come adesso capiamo la necessità di avere buoni polmoni planetari, cioè foreste e plancton marino.
E, come diceva qualcuno in televisione l'altro giorno, abbiamo compreso anche che fare programmi è inutile, perché poi arriva sempre chi te li scompagina. E allora, a differenza di sempre, io che sono una programmatrice folle, dovrò per forza vivere le feste alla giornata, anzi, alla mezza giornata. Che già chiamarle feste con centinaia di morti il giorno fa un poco impressione.
Quindi prepariamoci a questo Natale lasciando andare tutto ciò che è di troppo, il lusso, la corsa sfrenata agli acquisti, il consumismo - con buona pace dell'economia - i regali forzati a chi ci sta antipatico, i parenti serpenti.
Sarà un Natale dove dovremo togliere e non aggiungere, come in un buono scritto, sarà un Natale ridotto all’osso, all’essenziale. Non per forza peggiore. Anzi, forse...
Gianni Marcantoni, "Complicazioni di altra natura"
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Complicazioni di altra natura di Gianni Marcantoni (Puntoacapo Editrice - Collezione Letteraria, 2020) è una trasparente diagnosi della poesia contemporanea, una leale interpretazione analitica che osserva e presagisce le contrarietà impreviste della vita, gli ostacoli di ogni esperienza, riconoscendo all’altruistica elaborazione della sincerità l’intuizione emotiva dei valori, dileguati nell’indistinta incertezza del futuro. I versi diramano tortuosità impulsive, nella curva oscura delle immagini inquiete e malinconiche, diffondono contraddizioni interiori che ricadono sul dolore raccolto ed intimo dell’anima e dilatano lacerazioni e crudeli instabilità sentimentali. La parola offre in dono la protezione di ogni percettibile verità interiore e proietta la sensibilità nel dettaglio della nostalgia, sconfinando la cognizione di una poesia disincantata, prolungando il disagio delle illusioni e la condizione complicata di ogni mancanza. Il poeta agevola il significato degli impedimenti influenzando le conseguenze favorevoli della profondità espressiva, incisa nella nitidezza delle idee e nella lucidità della coscienza. La necessità poetica di Gianni Marcantoni è energia generatrice delle sensazioni contemplate ed esaminate, percepite attraverso la mediazione del senso, capaci di trasformare la proprietà empatica della realtà oggettiva. La riflessione intimista sulla natura incerta e provvisoria dell’inconsistenza umana, l’assenza e la solitudine dell’individualità invocano il coraggio dell’analisi sulla contemporaneità, l’essenza ontologica della temporalità, e, nelle poesie, i “correlativi oggettivi” sono l’identificazione di un’evocazione, nel legame tra contenuti profondi e motivazioni esterne. Il poeta dichiara di riconoscere la propria autenticità, intraprendendo l’indagine dell’essere, ridestando alla conoscenza l’abilità di essere nel mondo. La maturità sensibile dell’autore si nutre dell’originaria appartenenza alla propria riservatezza e indica la familiarità con la memoria percepita, compresa e legata al destino di chi scrive. Gli “strumenti umani” sono un’occasione esistenziale e rivelano una confidenza elegiaca svelando la spirituale coerenza del patrimonio affettivo, confermando la comprensione degli eventi e l’esposizione delle situazioni autenticamente trascorse e sofferte. I motivi d’ispirazione e d’idealizzazione poetica vivono del momento presente, scarno e vorace, ma evocano il coraggio di vedere oltre, di accogliere i conflitti, le ossessioni e gli inganni che invitano alla stabile permanenza del rifugio esistenzialista. L’orizzonte della consistenza è svelato dalla solidarietà umana, quando la finitudine della realtà, lucida e scaltra, asseconda ogni espressione in corrispondenza degli istinti e dei sogni che produce. Gianni Marcantoni ritorna lungo i luoghi perduti, i territori che con commozione e resistenza conoscono la parte migliore di ogni destinazione privata delle parole, nella distensione di ogni trasferimento della sofferenza. Il poeta si lascia attraversare dall’indugio alla consapevolezza e assegna lo sguardo disarmante e alieno all’abisso generato da ogni emergenza.
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”
https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
Caduta
Il sole trita il mattino davanti al suo corteo
d'ombre, la notte rapiva il sonno della gente
ancora alla ricerca di miserie;
è tempo di ricominciare qualcosa
che abbia un principio,
è tempo di voltarsi e di guardare
oltre queste macerie intossicate nell'oro.
E in mezzo a tutto questo
un pidocchio salta da un marciapiede all'altro
risucchiato dal canto dei clacson ancora vivi,
teme da solo di essere scordato
come l'acqua di uno scarico che scroscia,
che scompare in una macchia buia,
scendendo giù verso la fine,
nell'ultimo spigolo, nell'ultimo rantolo,
come una specie di gomitolo che cade dalle mani.
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Un altro resto
La tua luce si perde in un rifugio,
la notte ci sdoppia
da una membrana rigida come travertino.
Infondo sono poche parole che rimangono,
il vento trastulla il nostro vecchio motivo,
sui picchi dei monti – verso l'alto
il cuore non spinge più contro la parete.
Hai battuto il muso sul petto
(ed è stato solo un attimo),
un silenzio forse troppo complicato
da tradurre in suono. Ma il torchio gira
e ruotando preme l'ultimo
resto di mandibola, il pilastro appuntito
dove il braccio ancora circola.
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Nell'aria
Gesti folli aprono i tuoi occhi,
gesti al buio di un teorema separano le acque,
il mio nome resta traccia di uno spazio che lenisce.
Un varco invisibile conduce alla sola verità necessaria
che sai la mia parola aver taciuto.
Nessun nome il sole può bruciare, dopo aver trascinato
questa vita in un cadavere dalle sembianze inumane.
Ho abitato la terra e il suo stringato lamento
perché il cielo ho smosso con le mani nude d'aria,
e svelato la notte a chi l'aspettava.
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Corone del buio
Le parole incomplete hanno imbrattato
il quadro, ora la cornice sembra più sottile.
Del nulla cosparso osservo
le pinete indurite, che sembrano
un mosaico di ramificazioni allacciate
sopra una intelaiatura. Dell'immane nulla
ammiro la foschia del panorama,
che boccheggia soggiogato davanti alla fessura
aperta della mia safena in emergenza.
Eppure nella materia uno spettro si assembla,
dalle vecchie tubature ardenti
esso sovviene alla mia presenza
con una manciata di briglie in mano,
che aprono alle corone del buio
questo mutilato sipario di tagliole.
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Vissuto
Vi saluto, ma tornerò - tornerò,
da qui nulla è perduto senza un taglio.
Domani è il mio vissuto, il vento era troppo cupo,
la luce troppo solitaria per risorgere da un dirupo.
Nel tempo non c'è sorte a separarci,
qui dove niente può spegnersi tornerò
senza avere avuto cure, saprò cosa dire
alle tue accuse che non più mi riguardano;
le pozze dissetano il branco.
Saprò dove guardare se la quiete
passerà a respirare dalle nostre parti scarne.
Remo Rapino, "Vita morte e miracoli di Bonfiglio Liborio"
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Vita morte e miracoli di Bonfiglio Liborio
Remo Rapino
2019, Minimum Fax
ANEMA E CORE SOTTO LA SCALINATA DEL COLOSSEO QUADRATO
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Alessandro Del Gaudio, "Rintocchi di clessidra"
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Alessandro Del Gaudio
Rintocchi di clessidra
Self Publishing – Euro 10.50
Reperibile su Amazon
Alessandro Del Gaudio lo conosco dai tempi de Il candore dei ciliegi, sarà stato il 2000, lui aveva 26 anni, io 40. Siamo invecchiati entrambi in questo mondo letterario che fagocita sogni e ambizioni, che redige scale di valore inattendibili e che ti fa smarrire la cosa più importante: la voglia di scrivere. Per fortuna Del Gaudio l’ha mantenuta, ma resta un peccato che un romanzo originale come Rintocchi di clessidra esca come autoproduzione, quando le librerie sono ricolme di spazzatura su carta, illeggibile, promossa a piene mani dal sistema mediatico. Discorsi vecchi, che facevo vent’anni fa, che sono costretto a ripetere, visto che la situazione è persino peggiorata dai tempi di Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura (Stampa Alternativa).
Rintocchi di clessidra è un romanzo costruito su racconti - per la precisione otto e un epilogo - ma il filo conduttore è la narrazione di raccordo composta da Nivolet, un narratore fantastico che scrive storie da un palazzo al centro dei mondi, racconti che messi su carta subito dopo vengono scordati. Le storie del narratore protagonista sono importanti, scorrono come rintocchi di clessidra, sono le ultime storie da scrivere che dovranno risvegliare Esterel da un sonno eterno. Il dato di partenza è fantastico, così come sono soprannaturali molte ambientazioni, dotate di una doppia chiave interpretativa che passa dal realistico al soprannaturale. In ogni caso il lettore di fantasy troverà pane per i suoi denti, tra torri siderali, spazi interstellari, maghi, giocattoli soprannaturali, penne prese in prestito ad ali di corvi per scrivere storie prive di lieto fine, capitani coraggiosi e ciurme di surreali pirati.
Lo stile di Del Gaudio è maturo e consapevole, ben strutturati i dialoghi, descrizioni come morbide pennellate, suspense narrativa dosata a dovere, costruzione letteraria che risente di letture importanti, da Borges a Calvino. Rintocchi di clessidra è la dimostrazione di come si possa fare letteratura partendo dal genere, senza tradire il rispetto per il lettore che attende una storia avvincente. Rintocchi di clessidra ne contiene nove.
Il tuo nome è un’altra opera interessante di Del Gaudio, edita da Sereture Edizioni di Varese, nel 2015, che ho avuto modo di apprezzare. Qui siamo nel territorio della narrativa sentimentale, con l’originale trovata di alternare un capitolo in prosa a una poesia d’amore. Un romanzo struggente e delicato che racconta una storia d’amore incompreso, un cuore che batte per una donna che di cognome fa follia e che resta solo un fantasma della notte, di un’altra notte in cui poterla sognare.
Provateli entrambi. Non ve ne pentirete.
Per acquistare: Rintocchi di clessidra.
Nicolas Guillén, "Obra poetica"
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Obra Poetica 1922-1985
Nicolás Guillén
Traduzione di Gordiano Lupi
Tomo I
Il Foglio Letterario, 2020
pp 494
15,00
Il primo ponderoso tomo della traduzione fatta da Gordiano Lupi – e pubblicata con la sua casa editrice Il Foglio - dell’opera poetica di Nicolás Guillen (1902-1989), meticcio figlio di schiavo, poeta cubano comunista, esiliato dal dittatore Batista, combattente della guerra civile spagnola, viaggiatore, presidente dell’unione nazionale degli scrittori di Cuba.
Questo primo tomo raccoglie le opere scritte dal 1922 al 1958 e l’evoluzione è evidente. Le prime liriche – addirittura inedite - sono giovanili, intimiste, ancora ottocentesche, tese a raccontare di un amore perduto, distante e ormai indifferente, e hanno un sapore occidentale. La speranza è tutta in un nuovo amore e si passa attraverso immagini sofferte e cristologiche, condite di solitudine e misantropia. Molto evidente la dualità innocenza/ corruzione, il senso della propria indegnità che si trasforma in una sorta di preghiera laica.
L’approdo successivo è a una lirica impegnata, sociale, dove Guillén canta gli ultimi, i dimenticati, gli sfruttati, i tagliatori di canna da zucchero.
Nel mezzo fra le due, la poesia più bella e sonora, quella “mulatta” di Songoro Cosongo, che si rifà al son cubano, musica e ballo insieme, onomatopeia di tamburi e mimetismo del ritmo sensuale dei neri. Una poesia che è suono, ma anche sangue e carnalità.
Erotismo, dicotomia fra bianco e nero (i due “nonni”, i due “bimbi”), bisogno di riconoscersi in una delle due identità senza averne la possibilità, cori da tragedia greca che oggettivano la narrazione in realismo a volte anche ironico, più spesso drammatico. Tutto poi evolve nella poesia più tarda, quella contestataria e comunista, dove il poeta denuncia la condizione dei neri cubani e il furto da parte degli Stati uniti delle ricchezze nazionali.
Infine, l’entusiasmo per la rivoluzione, per Che Guevara, per tutto ciò che appare nuovo, luminoso e giusto. Guillén, per sua fortuna, morirà prima di vedere la triste fine dei suoi ideali.
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Matsuteia ed E.T.A. Egeskov, "Volevo essere un supereroe"
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Matsuteia ed E.T.A. Egeskov
Volevo essere un supereroe della Marvel – vol. 1
Amazon - E book euro 0,99 – Cartaceo 4,99
https://www.amazon.it/dp/B0865BNNV5/
Un agile volumetto che non pretende di essere esaustivo, solo di raccogliere una serie di curiosità sui supereroi degli universi Marvel - che sono davvero tanti (quasi 1000!) tra buoni e cattivi (persino più affascinanti) -, anche perché ci sono già molti saggi specifici che contengono di tutto sulla Casa delle Idee. Sono un fan della Marvel dal 1970, dal giorno in cui fui affascinato in edicola da L’Uomo Ragno contro Lizard, Editoriale Corno, subito dopo essere stato irretito da Mentre la città dorme, protagonista il Devil dal costume giallo e nero di Stan Lee e Wallace Wood. Confesso che leggo Marvel ancora oggi, certo solo i personaggi classici, cose nuove come Venom e Deadpool (che i ragazzi amano) un po’ mi disturbano, riesco ad apprezzare poco persino un grande disegnatore come Todd Mc Farlaine, cresciuto come sono a Ditko e Romita, per me il massimo di modernità restano Kane, Kirby e Buscema. Non solo, mi capita di vivere come un tradimento certe trasposizioni cinematografiche di Spider Man, soprattutto le ultime, mentre ho apprezzato molto il cartone animato di Sara Pichelli con il nuovo Uomo Ragno di colore (Miles Morales). Detto questo veniamo al libro, un piccolo e prezioso manuale che in certi casi dice cose che un appassionato conosce, ma in altri fa compiere vere e proprie scoperte al vecchio lettore. Per esempio mi è servito a capire che il nuovo Nick Fury cinematografico è il figlio di quello che leggevo negli anni Settanta. Poi fa piacere rileggere anche quel che sappiamo, trovarlo sistemato in maniera ordinata, come la storia su Spider Man che l’editore Martin Goodman proprio non voleva pubblicare: Chi vuoi che si appassioni alle vicende di un uomo con i poteri di un ragno? Per fortuna ebbe ragione la testardaggine di Stan Lee. L’Uomo Ragno conta versioni da romanzo grafico strepitose, vera letteratura a fumetti, oltre a una serie regolare che - tra alti e bassi - resiste in edicola dal 1962. Gli autori del libro raccontano lo sbarco Marvel in Italia, al quale ho assistito in prima persona, negli anni Settanta, prima su Linus (grande Oreste Del Buono, quasi mio compaesano!), poi su Sergente Fury (possiedo molti numeri), infine con la mitica Corno. I due autori non dimenticano le vicende moderne con Star Comics e Play Press, per poi parlare di Panini unica depositaria del verbo Marvel. Il libro analizza la continuity - fenomeno che rende diversa e unica la Marvel -, i cross-over, il primo eroe omosessuale, gli autori che hanno fatto la storia, i problemi con il Comics Code per la troppa attualità dei racconti (droga, razzismo, Vietnam …). Una sezione finale è riservata agli attori dei film che hanno impersonato gli eroi Marvel, importante per rendere il tutto più attuale e appetibile per i fan contemporanei. Per quel che mi riguarda resto legato al passato, al profumo di quella carta colorata della Corno, che oggi ritrovo - come una madeleine proustiana - nella collezione da edicola Super Eroi Classic, edita dal Gruppo Rizzoli in collaborazione con Panini. Per chi ancora non conosce la Marvel questo piccolo libro è una vera e proprio guida virgiliana in un paradiso fantastico che noi ragazzini nati negli anni Sessanta abbiamo vissuto desiderando tutti trasformarci in Super Eroi Marvel!
Per acquistare il libro: https://www.amazon.it/dp/B0865BNNV5/
Paul Watzlawick, "Istruzioni per rendersi infelici"
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Le Istruzioni per rendersi infelici di Paul Watzlawick possono essere realmente annoverate nel filone della "biblioterapia" nel senso clinico del termine. E come ogni medicinale possono dare fastidiosi effetti collaterali in individui predisposti al momento del lettura. È quello che successe a me, 5-6 anni fa quando lo comprai e lo iniziai: subito avvertiti un senso di malessere, fastidio. Non lo capivo. Lo abbandonai ma lo portai con me nei successivi traslochi, complice un inconscio che sapeva che prima o poi ne avrei colto i frutti. E così è stato negli scorsi giorni, durante i quali l'ho fatto fuori in 3 pause pranzo al sole. Lettura che è stata rapida, senza soffermarmi troppo, ma sorridente, perché giungeva dopo anni di esperienze scomode e di testi di filosofia, sociologia, spiritualità, che mi hanno permesso di capire che non c'era nulla da capire, il libro offre ciò che promette dal titolo, ovvero le istruzioni da seguire se si vuole vivere infelici.
Watzlawick espone sornione le sue regole, tutte attraversate da una potente ironia ma tutte corrette. Se glorifichiamo il passato, se ci riterremo indegni di essere amati, se passeremo il tempo a manipolare i nostri cari, se ci porremo obiettivi facilmente raggiungibili, non sarà possibile sbagliare, come seguire una ricetta passo passo, il risultato è garantito: la nostra infelicità. E non sono fantasiose teorie dell'autore, no, no, sono corroborate dalla saggezza degli antichi (giapponesi, romani, greci) e dei grandi contemporanei (Rousseau, Dostoevskij, Nietzsche).
Personalmente è un testo che non mi sento di consigliare a neofiti di psicologia, filosofia, sociologia o spiritualità: il rischio di trovarlo superficiale e ostico esiste. Un precedente approccio anche spicciolo alle materie di cui sopra permetterà di apprezzarlo, intuire una serie di sottotesti che Watzlawick appena accenna (narcisismo e manipolazione, difficoltà nelle relazioni amorose, gestione errata dei fallimenti) e scovare le geniali verità in esso contenute. Poi, se proprio ci tenete, potete sempre decidere di applicare al contrario le sue istruzioni e cercare di avere una vita appagante. De gustibus.
Chi è stato? Boh, sarà stato Pasquino
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