Nassin Honayar: l'artista dalla forza espressiva oltre il destino
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Amici lettori, ci rivediamo al prossimo evento artistico e sarà sempre un piacere.
Antonio Corona, "Controfobie"
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Controfobie di Antonio Corona (Quaderni di poesia Eretica Edizioni, 2021) è una raccolta poetica intensa e manifesta con incisiva e profonda emotività la consapevolezza degli affetti e della compassione, mutando la trascrizione e la distorsione della fobia nella comprensiva e generosa espressione dell'empatia. L'autore interpreta, nell'esperienza della pura solidarietà, l'attitudine della ragione umana d'intuire la capacità emblematica della realtà, relaziona l'approccio altruistico nella coerente osservazione del rispetto e dell'indulgenza nei riguardi di una universale disponibilità all'apertura mentale, affrontando il conflitto persistente dell'irrazionale limitazione della negazione e delle contrarietà. La materia dei versi convince la spiegazione a ogni spontanea condivisione, accoglie l'impulso motivazionale dell'universo interiore, riconosce il disorientamento degli squilibri e condanna l'inafferrabile oscurità dell'ignoranza. Antonio Corona mantiene la disinvoltura dell'indipendenza sentimentale in relazione ai principi ispiratori della libertà, percorre il sentiero compromesso dalla ferita del disagio, dal tormento dell'irresolutezza, dall'apprensione per un'intolleranza che addensa le incrinature dell'anima. Il poeta congiunge la sintonia con il lettore con l'esecuzione di un proposito di colloquio intimo, consolida il tragitto istintivo tra fiducia e affidabilità, esplora le incertezze delle frontiere intellettive, permette di distinguere la discrezione con la quale guarda al mondo attraverso il proprio vissuto e accoglie la potenzialità della diversità, accennata, e non giudicata, da un'angolatura percettiva. Le distinte prospettive delle parole seguono l'originale itinerario delle sezioni poetiche, suggerite con i colori rivelativi, Nero Fardello, Indaco Bastardo, Rosa Fragilità, Rosso Passione e Verde Speranza, per definire ogni rappresentativo stato d'animo, il segno compiuto di ogni carico morale, l'insolenza dell'offesa, la tenerezza dello smarrimento, il desiderio resistente dell'amore, la dichiarazione profonda di ogni aspettativa. Leggere Controfobie accomuna la fermezza coraggiosa e dolorosa all'intonazione della complessità, consente di condannare i provocatori contrasti delle convenzioni e dei pregiudizi sociali e di escludere dall'impostazione esistenziale il conflitto dell'incomunicabilità. Antonio Corona rivendica le occasioni perdute e le promesse ritrovate, indugia sulla consistenza del proprio sentire, scindendo la scelta di mostrare la propria identità dal timore di non essere riconosciuta, rivela un'umanità conquistata con maturità poetica, senza biasimo, predilige la capacità d'identificare il dono di agire secondo i propri sogni, divulgando la voce più autentica nell'urgenza necessaria della scrittura poetica.
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
Subire
Un vuoto a pressione
che esplode nel petto,
un gesto tagliente
che affonda nel ventre,
una frase sbagliata
che uccide da dentro.
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Amare nell'ombra
Un bacio mai dato
è un'emozione mancata
ma un bacio nascosto
è come un cuore spezzato.
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Pioggia d'estate
La senti cadere ferita smarrita
come lacrime gioiose irrompe
in cerca della terra secca zollata
che accoglie i segni dei palmi
di chi carponi cammina trafitta
in cerca di quel sole che corrompe
chi d'amore mancato perisce.
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Sulla fune
Su una fune
sospesa nel vuoto
la vita danza sulle punte
di un amor congiunto
fra anima e corpo
tra sensi e tatto
di chi ascolta e poi agisce
senza cogliere nel segno.
Mi fermo
nel fulcro della ragione
sapendo che seguirla
mi porterà altrove.
Mi muovo
in equilibrio sul cuore,
se cado volo
se arrivo cammino.
Amare è l'unica certezza.
Parole di convivenza
Parole cucite all'orizzonte
perse tra due mondi
uniti sulla linea del niente
congiunte solo in un miraggio
ma in realtà sempre distanti.
Parole vuote nell'aria
affogate nel mare
in due mondi bruciati
dal silenzio del confronto.
Vorrei parole unite da una lampo
riportate all'orizzonte
riflesse sul mare
proiettate lunghe sulla terra
paciere di tolleranze
ed amorevole convivenza.
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A piedi uniti
In quel punto esatto
dove a piedi uniti
premo sulla sabbia bagnata
leggermente sprofondano
pensieri, azioni ed intenti.
Guardo quell'ombra formarsi intorno
e permango in attesa
di un'onda, dell'onda
della forza che m'inonda.
Affonda e ritorna
la spuma circonda
come nebbia spettrale
l'assenza e l'essenza
la gioia e il tormento.
Mi getto mi bagno respiro
vivo. Acqua sabbia sale
un pane bagnato
indissoluto
sotto i miei piedi.
Coraggioso attendo,
il vento.
E guardo lo spazio da un oblò
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Viaggiamo da circa dieci mesi in quella che definisco l'Eterna Notte Nera.
Stiamo attraversando lo spazio intergalattico alla ricerca di nuovi pianeti da esplorare a bordo dell'Entertreck NW-01, una nave stellare composta da un equipaggio di 2700 persone, tra civili e militari dello Space Army.
Io, in qualità di tenente a due "stelle", mi occupo dell'armeria e della gestione delle due torrette laser collocate vicino gli alettoni di destra.
Credo fermamente nel mio lavoro e mi ritengo fiero della divisa che indosso, tuttavia ammetto di avere una tremenda nostalgia della Terra, perlopiù a livello atmosferico e ambientale.
Mi manca sentire il vento sulla faccia, mi manca la brezza marina e l'odore di salsedine ma soprattutto mi mancano i temporali poiché trovavo tonificante il petricore e le gocce d'acqua a contatto sulla mia pelle.
Sì, amo da morire la pioggia. Qui al massimo è possibile imbattersi in una "pioggia" di meteore e, pur non negando che sia un bellissimo spettacolo, preferisco comunque ben altra precipitazione, tra cui quella generata dalla cipolla scrosciante piazzata lassù.
«Michael, quanto ci stai mettendo? Mi serve l'InterDoccia!»
È Billy, il mio compagno di alloggio oltre che parigrado, appena rientrato dal poligono di tiro.
«Un attimo!» esclamo irritato e girandomi di scatto imposto le manopole su Off.
Una volta fuori dal box doccia, mi asciugo, mi vesto ed esco dalla camerata per avviarmi nel corridoio in direzione del distributore di bevande per pigliarmi qualcosa di energetico. Nell'attesa che dal vano erogatore esca un bicchiere di tè caldo alle erbe rosse di Marte, sospiro malinconicamente e appoggio la fronte su uno dei finestrini dalla caratteristica forma circolare.
E guardo lo spazio da un oblò.
Ma quali fantastici...
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Federico, amico mio, non credo che i Fantastici Quattro siano così fantastici nella vita reale. Sei sicuro di volerli incontrare?
Alla Donna Invisibile, nonostante sia puntuale agli appuntamenti, risulta impossibile comparire davanti a un fan, a causa del fatto che l'invisibilità le gioca brutti scherzi, a differenza di quando affronta pericolose avventure. Ahimè, come puoi ben vedere non è possibile vederla. E mai la vedrai!
Mr. Fantastic, il quale sembra il gemello bello di Tira & Molla, data la sua conformazione, si dice che abbia capacità kamasutriche e una particolare iperattività, unita a un filo, pardon a un elastico, di squilibrio, ragion per cui rischieresti di trovarti... in una brutta posizione. Oltre a ciò, lo reputo un conversatore eccessivo in quanto tende a tirare troppo per le lunghe. A tal proposito, tu mal sopporti le lungaggini e la gente che se la tira, quindi finiresti per annoiarti.
Poi ci sarebbe La Cosa, quella sorta di massa rocciosa forte come una roccia e dalla testa dura, per non dire granitica. Stai attento perché oltre a essere un capoccione, con o senza peccato, avrà sempre la costante opportunità di scagliarti la prima pietra, tra l’altro sospetti fondati indicano che è un massone. Non dirlo in giro, mi raccomando.
Infine, passiamo a Torcia Umana, l'idolo delle donne delle quali non infiamma i cuori ma li brucia proprio. Se ci tieni tanto a conoscerlo, ti sfido a stringergli la mano. Inoltre, presta attenzione, dato che si scalda facilmente dinanzi a certi scottanti argomenti. Semmai dovesse succedere, meglio non buttare benzina sul fuoco.
Morale della Marvel?
Di Quattro non ne fai Uno.
Turista nella nebbia
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Tanti anni fa, mentre mi trovavo nei pressi di un paesino dell'Essex, una contea dell'Inghilterra orientale, una volta sceso dall'autobus e attraversata la strada, non ci volle molto perché mi addentrassi in una densa nebbia, perdendo così l'orientamento.
La coltre bianca mi aveva letteralmente avviluppato, procurandomi un'inquietudine incredibile, tra l'altro indossavo uno zaino abbastanza pesante, che mi affaticava la schiena. Ipotizzai che riuscire a scovare una locanda o un albergo non sarebbe stato facile.
Improvvisamente, mi apparve gradualmente un uomo avente un abbigliamento che richiamava l'epoca vittoriana. Dio, quanto era pallido! Inoltre, il suo mantello ondeggiava continuamente, contribuendo a renderlo una sorta di figura spettrale. Inspirai profondamente e cercai di non perdere la calma.
Approfittando della mia buona padronanza della lingua inglese, gli domandai timidamente un posto dove alloggiare. Lo strano individuo, per tutta risposta, si girò di scatto e, premendo il dito sulle labbra, mi fece cenno di seguirlo, accompagnandomi in un albergo chiamato Essex, Lex and Fog. Mi voltai per ringraziarlo ma il vittoriano era già sparito.
Alla albergatrice, dopo aver fornito i documenti e pagato per una stanza, ancora frastornato le raccontai dell'accaduto.
«Quel burlone del signor Barker. È sempre il solito!» disse ridendo la signora.
«Cosa?» esclamai stupito.
«Vede, ogni qualvolta che a Wood Town si manifesta una nebbia di tale portata, il simpaticone, coi turisti finge di essere un fantasma.»
Ah, la cara e vecchia Inghilterra col suo umorismo inglese. Sorry, in questo caso... goliardia inglese!
Luca Murano, "I vestiti che non metti più"
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I vestiti che non metti più
Luca Murano
Edizioni Dialoghi, 2021
pp 127
14,00
Rispetto al precedente Pasta fatta in casa, quest’ultima raccolta di Luca Murano mostra un’ulteriore maturazione. Murano scrive molto bene e i racconti de I vestiti che non metti più - dall’apparenza semplice e dall’ironia persino troppo insistita - procurano al lettore una sottile angoscia. Come se lui avesse l'audacia di dire quello che spesso anche noi pensiamo, di guardare al mondo con la nauseata disapprovazione che anche noi vorremmo esprimere senza riuscirci.
È come entrare nella mente del protagonista del film Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher. Quante volte la realtà ci appare segretamente distorta, spaventosa, deformata? Ma non lo diciamo a nessuno. Quante volte vediamo cose che non ci sono per gli altri ma per noi esistono (come un gatto nel frigorifero)? Quante volte vorremmo sparare sulla folla dalla rabbia che coviamo e, invece, continuiamo imperterriti a sorridere?
Molto si basa sul coraggio, o meglio sul mancato coraggio. Quel gesto che ci salverebbe agli occhi del mondo, e più ancora ai nostri stessi occhi, e che non abbiamo la dignità di fare, perché esporsi è pericoloso, perché siamo piccoli, umani e vigliacchi come il veterinario davanti al cinghiale scongelato per un finto incidente, lo stesso veterinario che non ha mai avuto il coraggio di vivere senza inibizioni la propria omosessualità.
Vorremmo sganciarci, fuggire all’altro capo del mondo, ribaltare tutta la nostra esistenza, invece ci limitiamo a gettare un Estathè nel cestino o a sputare nel piatto di un avventore – così come il protagonista de La Carriola di Pirandello solleva le zampe della cagnetta - e quello rimarrà l’unico, invisibile, incomprensibile gesto rivoluzionario della nostra vita.
Comune denominatore una totale malinconia, un bisogno di riscatto e di speranza, una vaga nausea di esistere, così come siamo, pur nella bellezza del mondo. E i piccoli gesti, i piccoli innocui particolari di tutti i giorni, come aprire il frigo o preparare una torta di mele, si deformano fino a ad acquisire valenza onirica e perturbante.
I protagonisti, spesso alle soglie della mezza età, si guardano indietro e fanno un bilancio, chiedono a se stessi che senso ha avuto arrivare fino a lì, che cosa hanno concluso nella vita e che cosa rimarrebbe di loro se dovessero perire in quel momento. A salvarli, forse è un vago riconoscimento della bellezza della vita a prescindere, e dell’amore, sentimento salvifico, e anche la comprensione che tutto ciò che hanno vissuto, e ambìto in modo ormai velleitario, fa parte di loro, nel bene e nel male, e da lì non possono che ripartire, per andare comunque avanti.
In questa raccolta ci sono novelle surreali ma anche alcune più tradizionali ed elegiache, come Il mio sottosopra, che forse sono l’elaborazione in forma narrativa di una pagina di diario, di un appunto o di un ricordo. Tutte indistintamente sono molto moderne e calate nell’attimo presente – cosa che, temo, potrebbe renderle meno fruibili in futuro. Le similitudini sono tratte dal vivere comune, da ambiti non letterari bensì cinematografici, televisivi e internettiani.
Provocazione, una rivista per tutti ma di sole donne
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È ancora il tempo di pubblicare riviste letterarie su carta? Pare proprio di sì, sembra che gli scrittori italiani non si possano staccare dal supporto cartaceo, anche se la rivista esce online, in digitale, l’edizione collaterale stampata piace molto. Una rivista longeva come Il Foglio Letterario - nata nel maggio 1999 - da alcuni anni è risorta in digitale grazie a Vincenzo Trama, all’indirizzo www.ilfogliolettrerario.it, ma 4 volte all’anno esce anche su carta, come free press per chi acquista un libro dell’omonima Casa Editrice. Davide Ricchiuti, invece, si è inventato Pro.Vocazione, una rivista monografica per tutti, diretta da un uomo, che pubblica solo autrici. Emblematico il titolo che può essere letto alla latina pro vocazione (per vocazione, il solo motivo per cui ci si occupa ancora di letteratura) e in italiano come provocazione (qualcosa che è destinato a scatenare dibattiti e discussioni). Provocatore per eccellenza, Ricchiuti, che si avvale della collaborazione di Raquel in Dreams (ilustra e impagina) e di Stefania Massarri (consiglia libri e si batte per la parità di genere nel mondo editoriale), ha già dato alle stampe due numeri (Settembre e Dicembre 2021) di un trimestrale molto originale. Rivista gratuita, sia in digitale che su carta, nel primo numero pubblica un racconto inedito di Manuela Montanaro (L’asina zingara) e consiglia la lettura di L’orchestra rubata di Hitler di Silvia Montemurro, Quel luogo a me proibito di Elisa Ruotolo e L’unica persona nera nella stanza di Nadeesha Uyangoda. Il secondo numero ospita La vecchia di Giulia Sara Miori e invita a leggere il romanzo La stanza dei canarini di Giulia Contini, Le ore piene di Valentina Della Seta e Adorazione di Alice Urciolo. Verrebbe da dire che Ricchiuti è un razzista al contrario, perché discrimina gli uomini nei confronti delle donne, in realtà non è così, perché lo scopo è evitare il cameratismo maschile e rimuovere la disparità di considerazione di cui sono oggetto uomini e donne. Il motto della rivista è: le donne non dovranno sempre proteggersi dagli uomini. Richiedetela a provocazione.rivista@gmail.com oppure sfogliatela su pro-vocazione.onuniverse.com. Vi assicuro che ne vale la pena.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
Midnight Mass
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In una piccola isola di pescatori in crisi economica da anni giunge un giovane prete a sostituire temporaneamente l'anziano reverendo che è stato ricoverato in ospedale durante un pellegrinaggio. La comunità è inevitabilmente autoreferenziale, cattolica, affamata di fede, poco collegata col continente. Pochi sono i non praticanti o di fede diversa ma convivono serenamente. L'unica bigotta invasata sopravvive nonostante sia antipatica anche alla sua immagine riflessa. Ma subito è palese che qualcosa è arrivato insieme al parroco: un'entità oscura che scatena eventi latori di funesti presagi. E, subito dopo, il primo miracolo durante la messa, davanti a tutti, agognato e inspiegabile, come tutti i miracoli. Come prevedibile la gente rinnova il fervore verso la chiesa ma alcuni strani comportamenti del religioso e misteriose sparizioni notturne ci fanno intuire che la distinzione tra bene e male non è così evidente. Questa miniserie in 7 puntate, che mi ha ricordato il romanzo "Hex" ma che di horror ha poco e nulla, ha molteplici piani di lettura che si svelano in un bellissimo dialogo sulla morte tra due ex che si rivedono, e un bellissimo monologo finale su cosa sia la vita, con riflessioni che molto devono a certa psicoanalisi di Hillman e filosofia orientale. Il prete, che come un pappagallo ripete il mantra dell'accettazione all'ex alcolista, è il primo che la infrange sconvolgendo la comunità con un miracolo, inteso come un vero e proprio atto devastante che avrà ricadute sulla vita di tutti. I miracoli non sono desideri. I miracoli, di qualunque natura siano, vanno contro le leggi della fisica o dell'etica, e i vantaggi che essi comportano ricadono per forza sulla comunità con costi spesso insostenibili. Sia che invertiamo il processo dell'entropia, sia che godiamo di vantaggi economici, sociali o sanitari, da un'altra parte paghiamo noi o i nostri simili. E se rincorriamo ciecamente questi sogni, se ci facciamo condurre da persone che celano uno spirito corrotto dietro la rispettabile patina di costrutti sociali accettati dalla maggioranza, sanciremo in breve tempo la nostra distruzione. Il mondo si può sicuramente cambiare ma solo dopo averlo accettato per ciò che è, riconoscendo nella nostra vita non un vuoto simulacro da proteggere egoisticamente, bensì un dono molto meno materiale da offrire alla bellezza a cui viene continuamente esposto. Ma anche quella va prima trovata, e la serenità, la non appartenenza a nessuno degli schieramenti in gioco, di qualunque gioco si parli, l'eresia in senso etimologico, sono l'unico modo efficace.
Come cambierebbe la mia vita "senza" il digitale.
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Come cambierebbe la mia vita "senza" il digitale.
Com'era la mia vita prima del digitale.
Rifletto partendo dalla fine.
La mia vita prima del digitale era:
Vederci in classe, ma non al di fuori della classe.
C'era classe nel vederci in classe?
Ed al di fuori?
Sembrava un declassarci?
Non a me!
La mia vita prima del digitale era:
Scriverci a mano (col rischio di non capire la calligrafia o dattiloscriverci, inviarci cartoline, affrancare la posta da spedire).
La mia vita durante il digitale è:
Scriverci per posta elettronica o tramite Facebook.
E' stato ed è bello, tuttora, per me, scrivere per comunicare, per condividere, per cercare e trovare in un posto, benché virtuale, ma sicuro, amiche ed amici, ma mi mortifica constatare che tutto ciò non avvenga che come in una: "classe" (di cui ho parlato, all'inizio) e non: "al di fuori".
La mia vita "senza il digitale:
Tornerebbe a essere una vita in attesa di uno squillo (non una: "squillo") al telefono, al citofono e alla porta di accesso a casa mia e, comunque, la mia vita è così, tuttora, anche "col" digitale.
Ho detto: "... La mia vita prima del digitale era... affrancare la posta da spedire..."
Mi convinco che la vita digitale, in gran parte della mia esperienza di vita attuale, sia, per alcuni, ma non per tutti, (tranquilli!):
Un affrancarsi, un liberarsi da responsabilità sociali che chiunque sarebbe bene che sentisse come vitali!
"Vita Digitale: come cambia la vita".
Forse, la vita digitale dovrebbe essere intesa da chiunque come un:"pannolino" che può sporcarsi e che, sporcandosi, necessita di essere cambiato, periodicamente, con un: "pannolino" pulito di: "vita reale"e pure codesto può sporcarsi.
Occorre ricordarsi che nella vita digitale, come in quella reale, c'è il dito indice puntato contro qualcuno, c'è il dito pollice puntato verso il basso per condannare qualcuno e c'è il dito medio per augurare, sgarbatamente, a qualcuno, alla maniera di un famoso ex comico genovese, una: "V-Life"!
Vita digitale:
Ci sono le impronte digitali e le mie virtuali sono pronte a essere lasciate nella vita reale di: amiche e di: amici, ma le loro, per paura delle mie, non sono pronte ad essere lasciate nella mia!
Luca Lapi
PRESENTATO AL ROMAVIDEOGAMELAB IL VIDEOGAME 'NABBOVALDO E IL RICATTO DAL CYBERSPAZIO', per imparare la Cybersecurity
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Presentato, in occasione del RomeVideoGameLab – quest'anno dedicata a “Umano e digitale” - il videogioco didattico “Nabbovaldo e il ricatto dal cyberspazio”, pensato per avvicinare gli alunni tra gli 11e i 13 anni ai temi della cybersecurity e per migliorare i comportamenti nell’utilizzo della Rete. La presentazione, a cura di Giorgia Bassi e Beatrice Lami, si è tenuta agli Studi di Cinecittà a Roma, presso la Basilica Aemilia – Aula Pac-Man. Una cronaca video della presentazione al link www.youtube.com/watch?v=qeWx_nQXgdw. Un’avventura interattiva, tutta da giocare in aula: non una distrazione, ma anzi una best practice, quella di scaricare un’App e usare lo smartphone a scuola.
Si tratta della nuova iniziativa della Ludoteca del Registro.it, che ha come obiettivo quello di diffondere la cultura di internet presso le giovani generazioni. La Ludoteca è un progetto del Registro.it, - l’organismo che, in seno all’Istituto di informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, da oltre trent’anni anni assegna e gestisce i domini a targa italiana. Ambienti, mappe, dialoghi, scenari multipli sono i contenuti – validati dai ricercatori del CNR – alla base del videogame che ha l’obiettivo di approfondire, tra i bambini e i ragazzi, le conoscenze legate al Web e la sicurezza online. “Nabbovaldo e il ricatto dal cyberspazio” è stato pensato come strumento didattico per gli insegnanti e come mezzo di apprendimento per gli studenti. Attraverso le modalità tipiche del videogame, infatti, ha l’obiettivo di insegnare, in modo ironico e inconsueto, termini informatici, nozioni di base e comportamenti corretti per navigare. La sezione “Nabbopedia”, inoltre, fornisce un mini-dizionario con le definizioni di alcuni termini tecnici come Trojan, Firewall, Adware, Antivirus, Troll, Ransomware, Scandisk e Spyware. Il gioco, fruibile sia singolarmente che mentre si fanno lezioni e laboratori, genera un punteggio finale che evidenzia la conoscenza dell’utente sui pericoli di Internet, con una speciale attenzione a social network, virus, truffe online, file sharing e netiquette.
Sviluppato in collaborazione con Symmaceo e Grifo Multimedia – e disponibile su App Store di Apple e Google Play – è ispirato al fumetto “Nabbovaldo contro i PC zombie”, della collana “Comics & Science” edita dal Cnr, dove il protagonista, un adolescente sempre online ma ingenuo nell’affrontare i pericoli del cyberspazio, si muove a Internetopoli, la città della Rete. Come si evince dal trailer al link https://www.youtube.com/watch?v=YQy8pqol36c, nel videogioco Nabbo, di professione tuttofare, sarà coinvolto in un’avventura con al centro un Ramsomware (un malware che estorce denaro) che terrà sotto scacco l’intera città e dovrà indagare cercando una soluzione.
Infine, per divulgare il videogame nelle scuole italiane è prevista una guida per genitori e insegnanti e una formazione per i docenti. Il gioco, infatti, oltre alla modalità “single-player”, prevede una versione desktop Windows e MacOS per l’utilizzo didattico in classe. La metodologia proposta dalla Ludoteca del Registro .it sarà inoltre quella della “flipped classroom”, ovvero il momento di confronto in classe come base per un apprendimento attivo e collaborativo, ma anche con il coinvolgimento di studenti degli istituti superiori nel ruolo di “tutor” per gli alunni delle scuole di ordine inferiore.
Per maggiori informazioni:
www.ludotecaregistro.it/il-videogioco-nabbovaldo/
ludoteca@registro.it
www.instagram.com/ludotecadelregistro.it/
www.facebook.com/LudotecaRegistro
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