Paolo Seno, "Dove la sorte ti ha voluto chiamare"
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Dove la sorte ti ha voluto chiamare
Paolo Seno
Tralerighe Libri, 2020
pp 354
18,00
Saggio storico travestito da romanzo, che risente del difetto comune alla maggior parte della narrativa di questo genere, ovvero la didascalizzazione eccessiva dei dialoghi. Per il resto, un documento di notevole interesse atto a riannodare le vicende della Grande Guerra, non solo quelle note, fatte di trincee fangose e montagne innevate, ma la vita di tutti i giorni, i bombardamenti, l’esodo da Venezia, i profughi, le malefatte del generale Cadorna che usò migliaia di giovani italiani come carne da macello, mandandoli a morte certa e reprimendo qualsiasi timore o dissenso con l’immediata fucilazione.
Nel 1997 Paolo Seno acquista in un negozio di numismatica un pacco di quindici cartoline di uno sconosciuto soldato, Nino Astolfoni, sottotenente del 228° reggimento di fanteria. Un incontro casuale ma quasi predestinato, fatale. Da sempre appassionato della prima guerra mondiale e incuriosito dall’ignoto ufficiale, l’autore approfondisce con accurati studi in archivio la biografia di questo personaggio e di alcuni suoi amici e commilitoni. S’imbatte poi nel pronipote di Nino, che oggi vive a Boston, e insieme a lui ricostruisce l’esistenza militare e borghese di questo sottotenente caduto come tanti sul Colombara.
Alto un metro e ottanta, non bello ma comunque piacente, Nino Astolfoni non era solo un soldato, ma anche un giornalista de La Gazzetta di Venezia, un giovane imbevuto di ideali repubblicani, una mente per certi versi controcorrente, un artista di talento che firmava i suoi disegni col nome “Ofi”. Disegnatore dal tratto preraffaellita, se non fosse morto avrebbe prodotto opere di pregio specialmente nel campo della grafica e dell’illustrazione, guarda caso il settore prediletto dall’autore. Sì, se non fosse morto in una guerra sciagurata, si sarebbe sposato, avrebbe avuto figli e nipoti, avrebbe contribuito al bene comune, così come tutti gli altri giovani di cui si narrano le vicende in questo libro, simile alla diaristica di guerra ma diverso per struttura e intenti.
Parte consistente, e affascinante, è occupata dalle descrizioni di Venezia, città natale dell’autore, con le sue atmosfere lagunari e i suoi sempiterni monumenti. E poi le montagne, il Colombara, i boschi, le malghe, i prati, la bellezza indifferente della natura a contrasto con l’orrore delle trincee, nelle lettere alla madre e alla sorella l’animo di poeta (oltre che di artista) di Nino sa coglierne tutta la magnificenza che quieta e pacifica lo spirito fra tanta desolazione. L’ultima lettera prima della morte in combattimento è la più struggente, velata di tristezza, forse presaga della tragedia.
A narrare in prima persona è l’attendente di Nino, che ne ricorda con nostalgia il valore come ufficiale esploratore in avanscoperta, in pratica un “aspirante suicida” proprio malgrado. A lui fa da contraltare Ina, la sorella di Nino, che ne tratteggia l'aspetto umano e quotidiano. Non manca un tocco di rimpianto e romanticismo nella figura di Lina Rosso, pittrice e crocerossina, probabile “morosa” di Nino.
Un romanzo biografico per addetti ai lavori, per chi ama sviscerare un’epoca in ogni suo aspetto, non solo bellico, cercando anche di sfrondare gli eventi da certe sovrastrutture, da certi orpelli retorici prodotti dal successivo regime fascista.
Le lettere riportate nel testo risultano spesso più scorrevoli e coinvolgenti delle stesse parti romanzate, e la seconda porzione del testo, che se ne avvale a piene mani, è la più avvincente e schietta perché, se all’inizio si è letto con distacco si finisce poi per affezionarci a Nino, alla sua gioventù sprecata, alla sua fiducia, al suo senso del dovere, alla sua anima elegiaca che gli permetteva di ritagliarsi un’isola di buon umore e poesia pur nella violenza della guerra.
Alla fine, di là dal saggio storico e dalla diaristica, rimane un senso struggente di malinconia come se avessimo perduto qualcuno che ormai conosciamo bene.
Natalia Guerrieri, "Non muoiono le api"
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Natalia Guerrieri
Non muoiono le api
Euro 14,90 – Pa. 464 - Moscabiancaedizioni
www.moscabiancaedizioni.it
Il romanzo di esordio di Natalia Guerrieri è una storia tra distopia e fantascienza, ambientata un mondo provato da pandemie, inquinamento e cambiamenti climatici, in cui le api sono quasi estinte. Un brano tratto da un testo che alterna dialoghi rapidi ed essenziali a parti molto lertterarie: Odio la capitale, con questi palazzi tutti uguali, colate di asfalto e cemento. Non c’è un albero. Mio padre aveva detto che il governo avrebbe costruito parchi e aree verdi. Io però vedo soltanto materia inorganica, che immagazzina e trasmette calore. Leggiamo dall’introduzione di Nicoletta Vallorani: “Nel mondo non troppo futuro di Non muoiono le api, Nuvola è l’entità padrona, che fornisce diagnosi mediche e scodella informazioni. La si usa per ordinare cibi, seguire lezioni, raccogliere dati, lavorare, convocare a riunioni, comprare qualunque cosa e partecipare a competizioni […]. È quietamente invasiva e impercettibilmente tiranna. Pilota tutto, ma con strategie invisibili. Rende schiavi gli utenti, convincendoli di essere padroni”. L’autrice si ispira alla realtà contemporanea, ai momenti vissuti durante la pandemia e racconta un mondo (non troppo lontano dal nostro) dove gli uomini hanno quasi dimenticato la guerra ma anche il valore del contatto: ogni sapere è accessibile online ma il rapporto con l’esterno, sempre più ostile, è limitato. Nonostante ciò, molti vivono nel privilegio del benessere economico e di una relativa sicurezza personale che anestetizza le coscienze. Non muoiono le api è un romanzo a tre voci: quella di Anna e della sua giovane figlia Andrea, che vivono in una bella casa col giardino visitato dalle poche api superstiti, e quella dell’aspirante giornalista Leonard. La loro bolla di serenità scoppia quando, all’improvviso, un nemico sconosciuto si rivela con un attacco hacker che getta nel pericolo l’intero Paese. La popolazione adulta viene coinvolta in un misterioso conflitto: madre e figlia vengono separate - Anna finisce reclutata in un centro di mobilitazione per entrare nell’esercito e Andrea è costretta a lasciare la casa e nascondersi con la nonna - mentre Leonard scoprirà a proprie spese il vero significato della conoscenza. Un romanzo che affronta temi attuali come il capitalismo imperante, l’emergenza salute e clima, la perdita del contatto umano e della memoria storica, il dramma dell’immigrazione e della disparità sociale. Un esordio narrativo che promette bene per una scrittrice (buon per lei) nata nel 1991, buona conoscitrice del mondo in cui vive, soprattutto capace di raccontarlo con abilità e destrezza. (Gordiano Lupi – www.infol.it/lupi).
Leonardo Manetti, "Il poeta contadino"
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Il poeta contadino di Leonardo Manetti (Nulla die Edizioni, 2021) è un’opera poetica impressionista, delinea il tenero equilibrio delle pennellate di un paesaggio interiore, nel quadro delle stagioni vitali, segna il valore dell’ospitalità congedando una familiarità di sentimenti e un lirismo puro, autentico. I versi fendono il terreno della vita, proiettano la radice delle passioni, colgono la distesa interiore del tempo, conservano l’integra natura della sincerità riempiendo di bellezza e di spontaneità il calice dello spirito e del suo territorio. Il poeta ricerca il dettaglio evocativo della sua terra, descrive la schiettezza delle emozioni coltivando gli aromi tenaci delle parole e i sapori immutabili delle sensazioni. Leonardo Manetti pone il suo sguardo sulla vivacità e sul calore di ogni gesto quotidiano, osservando la continua partecipazione comunicativa dell’uomo con la forza generatrice, delineando una vera e propria geografia del cuore, distribuendo ogni risorsa nostalgica nella strada dell’armonia, nell’intima unione degli scenari magici dell’esistenza contadina. La tradizione del poeta contadino rivive nella testimonianza dell’autobiografia, distilla la fedeltà dell’amore, rende omaggio alla confidenza dell’ambiente in cui è nata, coniuga il connubio fra la forza espressiva della vocazione, la creatività e il lavoro dell’uomo. La vitalità dei testi incarna l’energia dell’immaginazione, rivela l’origine della necessità umana alla comprensione, relaziona il codice della riflessione alla delicatezza dei pensieri. Leonardo Manetti ascolta il carattere conviviale dei desideri, la semplicità dei sogni e la ricchezza della speranza, osserva i filari del silenzio, respira il vento, guarda con attenzione e dedizione al mondo intorno a lui oltre ogni orizzonte d’infinito. La poesia è un inno alla spontaneità, una voce modulata sull’ispirazione suggestiva della realtà, esalta il temperamento esclusivo della sfera affettiva, sorprendendo l’istinto estetico di ogni miracolo umano. Il poeta coglie con coraggio la facoltà celebrativa dei luoghi, idealizza la percezione dei quieti colori della natura, esorta l’umanità a interrogarsi sul senso provvisorio dell’esistenza, ad abbracciare l’essenza dei valori espansivi e genuini degli uomini, diffondendo il germoglio delle parole e le promesse ampie e ininterrotte, in direzione di un vento propizio di libertà. Coltiva gli elementi nutritivi del sogno, invita a sostenere una memoria integra, istintiva, a valutare la circostanza favorevole della serenità e della innocenza esistenziale. “Il poeta contadino” è un viaggio nelle radici, compiuto per fendere i crinali della Toscana, nell’entroterra dell’anima, nella vicinanza congiunta al dono dell’emotività attraverso i dialoghi con i ricordi, amplifica il panorama lirico della sensibilità, riflettendo negli occhi degli altri il limpido conforto a un’elegia che suggerisce l’ebbrezza di felicità, adagiata sul fondo di una lunga giornata riflessa nell’arcobaleno.
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”
https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
Fermarsi
Sento il mio respiro,
leggero è il mio corpo,
imparo a decifrarlo,
a distinguerne i suoni incantanti.
Un fiore mi saluta,
dondola nel vento,
lieve il suo fruscio
accarezza la mia pelle.
Un albero mi guarda
sembra dirmi qualcosa,
protegge il mio sorriso
mentre racconta la sua storia.
Ogni cosa è così bella,
basta avere la pazienza
di fermarsi e osservare,
di fermarsi e ascoltare.
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La poesia è
Poesia è l’odore dell’erba tagliata.
Poesia è la farfalla che si posa su un fiore.
Poesia è il sorriso di una persona cara.
Poesia è lo sguardo tra due innamorati.
Poesia è fare la maglia accanto a un camino acceso.
Poesia è sentire il risveglio della natura.
Poesia è vedere lo scorrere delle stagioni.
Poesia è cogliere la bellezza di ogni istante.
Poesia è leggere le tue parole.
Poesia è osservare le montagne con i tuoi occhi.
Poesia è pensarti qui mentre sei lontana.
Poesia è ascoltare il battito del mio cuore per te.
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Semino parole
Domande prive di risposte,
frasi piene di interrogativi,
affermazioni senza punti esclamativi,
solo con puntini di sospensione.
Coltivo campi di parole
seminando lettere d’amore,
forse di cento semi
almeno uno diventerà pianta!
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Debolezze
Non sfogo quanto mi deprime,
modesto nelle mie possibilità,
schivo nel parlare,
punisco le mie fragilità.
Pieno di forza e potenza,
misero di perdoni e accettazioni,
cerco me stesso
amandomi nelle deficienze.
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Ti cerco
Cerco mongolfiere
per volare
e averti vicino
tra le stelle.
La luce espande
la tua vita,
e io ti guardo
nell’infinito.
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Dissesti
L’acqua che scorre
ha la memoria nelle sue gocce,
è come se fosse un ponte
tra l’uomo e la natura,
e il fiume avanza inesorabile
in un letto senza casa.
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Ti sogno, Primavera
Tu sei una spiga di grano
che sorge all’alba.
Tu sei un fiore di ciliegio
che cade al tramonto.
Sogno il tuo frutto maturo
tutto il giorno,
vedo acerba la tua frutta.
nel buio della notte.
Fashion show di Forte dei Marmi
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In un anno in cui sono saltati i tradizionali appuntamenti mondani, le sfilate di Miss Italia, le possibilità d’incontro limitate all’aperitivo con gli amici, aver confermato il ritorno della moda sotto le stelle di Forte dei Marmi «è stato un successo». Si è svolta all’Alpemare di Forte dei Marmi la sfilata di moda galà presentata da una Splendida Jo Squillo.
Gli eventi sulla sabbia hanno sempre un'aura particolare, il profumo del mare, i colori dell’estate, pura magia. Se poi la presentatrice è Jo Squillo il successo è assicurato.
La stilista Cinzia Diddi aveva già condiviso un progetto con Jo Squillo, donò una bambola al muro delle bambole, ideato dalla stessa Jo Squillo, in segno di partecipazione attiva contro il femminicidio.
Eleganza, ricercatezza e bon vivre italiano. Sono gli ingredienti della seconda edizione di “Un’estate eccellente“, evento che Il Salotto di Milano porterà anche quest’anno a Forte dei Marmi. Per la precisione al bagno "Alpemare", per celebrare le eccellenze dell’Italian style. Presentata da una madrina d’eccezione come la cantante Jo Squillo, la serata vedrà protagonista la moda.
L’evento di gala è stato un grande successo, tra i Vip l’attrice Barbara Kal, sensazionale in un abito a sirena firmato dalla Stilista dei Vip, Cinzia Diddi.
Barbara Kal è attrice, conduttrice, doppiatrice e speaker radiofonica, una vera e propria artista a 360 gradi che si divide tra teatro, televisione e radio.
Intervista a Barbara Kal
Qual è il suo rapporto con la Stilista Cinzia Diddi?
Il mio rapporto con Cinzia Diddi è di estrema fiducia nella sua visione di me... ed è ormai diventata una "amica", anche se per i suoi e i miei impegni non è facile incontrarci di persona. Ma l'intesa è molta. La stimo moltissimo.
Un suo parere sulla Stilista dei Vip ?
Cinzia stilista è una donna di grandissima professionalità e sensibilità. Lei riesce a leggerti dentro... al di là dello stile che sa abbinare alle persone, capisce l’abito che vuole farti indossare attraverso un'approfondita conoscenza che riesce ad avere delle persone. Mi sorprende sempre, perché spesso crede molto di più in me che non io stessa, e sa valorizzarmi tantissimo.
Qual è il suo ultimo progetto?
Ho molti progetti ma non posso svelare niente, seguitemi sui social.
Dall’altra parte del mare – VIII edizione
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Dal 17 agosto al 26 settembre torna il festival di letteratura internazionale
ALGHERO (SS) Il meticciato e gli incontri fra culture sono i temi dell’ottava edizione del festival Dall’altra parte del mare (17 agosto – 26 settembre), organizzato da Associazione Itinerandia con la collaborazione della Libreria Cyrano, col sostegno di Regione Sardegna, Fondazione Alghero, Amministrazione Comunale di Putifigari, e con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale di Alghero. Con l’ottava edizione, il festival algherese diventa a tutti gli effetti un festival di letteratura internazionale, capace di attrarre alcuni dei nomi più importanti della letteratura mondiale.
Uno dei più attesi è lo scrittore, regista e sceneggiatore messicano Guillermo Arriaga, Palma d’Oro per la miglior sceneggiatura con Le tre sepolture di T. L. Jones, e storico collaboratore del regista premio Oscar Alejandro González Iñárritu, per il quale ha firmato le sceneggiature di film cult, tra cui Amores perros, 21 grammi, Babel. Arriaga arriverà ad Alghero, per presentare il suo nuovo romanzo “Salvare il fuoco” (Bompiani), attraverso una nuova, importante collaborazione di Dall’altra parte del mare con Encuentro, il festival di Perugia dedicato alle letterature di lingua spagnola.
A settembre il festival algherese dedicherà ben quattro giornate alla narrativa iberica e latino-americana, ospitando, oltre allo scrittore messicano, altri nomi di livello internazionale della letteratura di lingua spagnola. In programma anche un evento dedicato a Sepùlveda e che avrà ospite, tra gli altri, Carmen Yáñez, la poetessa moglie dello scrittore cileno morto nel 2020.
Fra le anteprime di luglio, l’incontro con l’arcivescovo Vincenzo Paglia e il sociologo Luigi Manconi che presenteranno il saggio scritto insieme “Il senso della vita, conversazioni tra un religioso e un poco credente” (Einaudi). -
L’inaugurazione ufficiale del festival, il 17 agosto, si aprirà come sempre con un evento dedicato allo splendido territorio di Alghero, intitolato in maniera significativa "Il passato davanti a noi", che quest’anno sarà un omaggio allo storico Guido Clemente, uno dei massimi studiosi internazionali di Storia romana, scomparso lo scorso febbraio, con il quale il festival ha avuto l’onore e il privilegio di collaborare fin dalla prima edizione.
Tra i tantissimi autori italiani in arrivo ad Alghero vanno segnalati almeno lo psicologo Paolo Crepet, la giornalista Elvira Serra, le scrittrici Vanessa Roggeri e Cristina Caboni, e ancora Mirko Zilahy, Michele Vaccari, e tanti altri ancora. E, non ultimi, due fumettisti d’eccezione, due generazioni a confronto: Sergio Staino e Davide Toffolo.
Accanto alle presentazioni di libri e agli incontri con gli autori, il festival proporrà numerosi eventi collaterali legati al mondo dei libri e della cultura in generale: spettacoli musicali, reading, mostre, proiezioni cinematografiche e performance teatrali. Un posto speciale occupa la mostra “Rigenerazione urbana sostenibile” (17 agosto – 22 settembre), allestita in collaborazione con l'Ordine degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori della provincia di Sassari. E nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante, non poteva mancare un evento dedicato al Poeta: lo spettacolo di musica e parole “A riveder le stelle. Alghero per Dante”, e “L’inferno di Dante illustrato da Paolo Barbieri”, con le illustrazioni del libro del disegnatore mantovano proiettate sui monumenti della città.
Torna Elba book per riflettere sulla lettura e sull’economia editoriale
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Il 20 e il 21 luglio, sull’isola nel Tirreno, inaugura la settima edizione
il festival dedicato all’editoria indipendente
I LIBRI SONO IL FONDAMENTO DI UNA COMUNITÀ
In Italia si sta assistendo a un profondo e rapido cambiamento della pratica culturale. L’esperienza della lettura, dell'ascolto e della promozione del libro che prima avvenivano in presenza, si sono trasferite nella sfera virtuale dopo che l'emergenza sanitaria ci ha costretti in casa per mesi. La settima edizione di Elba Book, l’unico festival isolano dedicato all’editoria indipendente, il 20 e il 21 luglio nel Comune di Rio, raccoglierà spunti positivi e negativi, con l’intento di manifestare l’importanza per una comunità di condividere i libri collettivamente.
«Il mercato dell'editoria, le attività culturali, le biblioteche hanno giovato o meno rispetto a queste nuove forme di comunicazione? Qual è il futuro del libro? Continuerà a essere in affanno o il digitale riuscirà a infondere nuova linfa per avvicinare i più giovani alla lettura? – sono i quesiti a cui cercherà di trovare una risposta Marco Belli, il direttore artistico dell’evento – Con esperti del settore, scrittori e giornalisti parleremo del nuovo mercato del libro da punti di vista diversi, dalla distribuzione all’istituzione che promuove la lettura, dai social media all'editore sino agli occhi del lettore».
Se martedì 20, alle 18, nella piazza Matteotti di Rio nell’Elba, il festival aprirà i battenti premiando Raffaella Scardi, vincitrice del Premio “Lorenzo Claris Appiani” per la migliore traduzione letteraria dall’ebraico, la quale presenterà il romanzo Bugiarda (Giuntina, 2019) di Ayelet Gundar-Goshen con la docente Anna Linda Callow e Ilide Carmignani, si entrerà nel vivo della due giorni, alle 22, con la tavola rotonda “L’affanno della carta. I cambiamenti del mercato e della comunicazione del libro dopo la pandemia”. Marino Sinibaldi, presidente del Centro per il Libro e la Lettura del Mibact, Marco Zapparoli, neo presidente di Adei, Oliviero Ponte di Pino, responsabile del programma di Bookcity, Enrico Quaglia, ideatore del portale “Libri d’Asporto” e il blogger Manuel Figliolini, si confronteranno sulla situazione del mercato editoriale moderati da Eleonora Carta.
«Una sfida indispensabile per l’intera filiera libraria – aggiunge Sinibaldi – è quella della sostenibilità. Penso in particolare alla realtà rigogliosa di festival come Elba Book, la cui forza e diffusione ha innovato la percezione pubblica del libro e della lettura. Bisogna già immaginare modalità di collaborazione che sostituiscano le competizioni e le sovrapposizioni del passato, senza pregiudicarne in alcun modo la straordinaria diffusione territoriale. Ma mettendo al centro valori come sostenibilità (appunto), compatibilità, utilità e responsabilità».
UN PROGRAMMA ECOLOGICO
Mercoledì 21, sempre alle 18, l’ecologia sarà il fulcro del Premio Demetra per sostenere e promuovere la letteratura ambientale in Italia, organizzato in sinergia con il Consorzio Comieco per il recupero e il riciclo della carta. Alle 22, Stefano Lamorgese aprirà il dibattito “Il cambiamento faticoso. Nuove prospettive per l'ambiente” con personalità quali la giornalista e scrittrice Sabrina Giannini ed Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola.
Qualsiasi salita, malgrado la difficoltà, varrebbe la vista del panorama che promette. La fatica, nella sua accezione perduta quanto positiva, sarà la parola chiave dell’estate di Elba Book. Il festival recupererà un campo semantico che la nostra società ha soppiantato a favore dei comfort, delle semplificazioni e delle scorciatoie.
«La fatica è parte della condizione umana e non significa farsi sopraffare da essa, bensì imparare a gestirla soprattutto attraverso l’esperienza della “resilienza”, concetto diventato di moda negli ultimi anni – conclude Belli – la capacità di resistere alle frustrazioni, allo stress e alle difficoltà della vita fronteggiando efficacemente gli eventi critici e reagendo in modo positivo. Interpretare i cambiamenti di una società complessa è faticoso, studiare è faticoso, non uniformarsi al pensiero unico è faticoso come costruire la propria personalità. Differenziare i rifiuti è faticoso e sarebbe molto più comodo accumularli in maniera indistinta senza pensare alla salute del nostro pianeta, alla nostra salute, alla salute dei nostri figli. Progettare a lungo termine è faticosissimo e porta poco consenso, ecco perché spesso i governi non lo fanno. La politica, la scuola, i media negli ultimi decenni hanno sistematicamente semplificato i propri contenuti a scapito di una formazione faticosa di cittadini dal pensiero complesso, critico e impegnato».
LIBRI IN PRESENZA
All’imbrunire il borgo di Rio, che sovrasta il golfo di Piombino dal monte Capannello, si popolerà di “Libri in presenza”: per far fronte comune alla crisi pandemica, gli organizzatori del festival hanno pensato di coinvolgere tutte le librerie elbane indipendenti, invitandole con i rispettivi stand in piazza del Popolo: La Stregata, Mardilibri, Rigola e La Tana dei Sogni. Sono una ventina le case editrici che hanno aderito con convinzione, tra cui il Mulino, Ediciclo, Exorma, e Codice.
Per info
www.elbabookfestival.com
Festival Tulipani di Seta Nera
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Intervista alla Stilista Cinzia Diddi, in giuria di Varietà nella XIV Ed. del Festival Tulipani di Seta Nera.
Lei ha fatto parte della giuria di Varietà nella XIV Edizione del Festival Internazionale Tulipani di Seta Nera?
Sì, sono felicissima, amo il cinema, ne seguo e ho seguito come stilista molti set .
Questa sarà una bella avventura, per adesso sono già usciti alcuni articoli relativi alla mia partecipazione insieme ad altri giurati.
Quanto è legata al cinema?
Molto, al cinema devo molto. Se vuoi rimanere in questo settore devi essere professionale. Non ci si può improvvisare. Il mio ruolo è quello di lavorare in stretta collaborazione con sceneggiatrice e scenografi per la cura dei dettagli degli abiti che dovranno essere contestualizzati e non sovrastare né il personaggio né l’ambientazione.
Quanto è importante un abito?
È fondamentale, spesso rivela aspetti e dettagli del personaggio più di quanto facciano le parole.
Quali sono i progetti per il futuro? E Quale l’ultimo a cui ha lavorato?
Sto seguendo film con attori internazionali. Ovviamente sto lavorando alla collezione del mio Luxury brand e seguo l’immagine di molti personaggi per trasmissioni televisive.
Il festival è arrivato in Tv cosa ci racconta a riguardo?
Sì, meraviglioso ! Su Rai 2, presentato da Pino insegno ed Elena Ballerini. Ha riscosso un notevole successo, mi sento in piccola parte di aver contribuito, io ho disegnato e creato gli abiti della conduttrice, la bellissima Elena Ballerini, e della direttrice creativa, nonché amica, Paola Tassone. Paola è una splendida persona dal grande spessore emotivo.
Cinzia Diddi è la stilista dei Vip, nota per aver vestito oltre 60 personaggi del mondo dello spettacolo.
I suoi abiti sono richiestissimi!
Jean, il pittore
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Jean è un pittore parigino, dall'inseparabile basco blu e coi baffetti all'insù. È un artista di quelli veri, una persona colta e sensibile.
Spesso mi fermo a parlare con lui. Oggi sta pitturando una magnifica composizione floreale, la tavolozza piena di colori rende meno grigia la nuvolosa giornata.
«Soltanto i pennelli riescono ad asciugare le mie lacrime» dice sottovoce con un'espressione che denota mestizia.
Conosco il passato di quest'uomo, l'amore non lo "dipinge" mai con tonalità “accese.”
«Mon cher, tu realizzi su carta e io su tela. Il bianco è il colore perfetto per esprimerci.»
Annuisco, l’azzeccato parallelismo mi lascia senza parole.
«Se unissimo penne e pennelli?» propone garbatamente.
«Facciamolo!» esclamo.
Sì, scrittura e pittura per provare a colorare tutto quel nero causato dalla malinconia.
Il granchio reale
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In un affollato ristorante ai carruggi di Genova, io e Francesca, la mia fidanzata, ci sediamo nell'unico tavolo libero, desiderosi di mangiare pesce. Nell'attesa che ci portino i menù, guardo pigramente la vasca dei Granchi Reali di fronte a noi. Noto che l'unico crostaceo rimasto, attraverso le chele, sta freneticamente componendo più volte --- Aiutami - Aiutami - Aiutami Aiutami... --- in codice Morse, un codice che conosco bene in quanto l'ho imparato nell'Esercito.
Strabuzzo gli occhi, incredulo. Ciononostante, con un cenno d’intesa, gli faccio capire che ho captato i suoi “SOS”.
--- Se riesci a portarmi fuori di qui, ti rivelerò dove trovare un forziere sommerso, pieno di oro e di gioielli --- detta ancora quell'essere marino.
Chiamo un cameriere per cercare di ordinare quel Granchio Reale, non per farmelo cuocere ma per averlo vivo, in modo da potermelo portare a casa, anche a costo di passare per pazzo con la mia fidanzata. Male che vada spiritosamente le dirò: ho preso un granchio!
Cribbio, proprio adesso uno dei camerieri afferra velocemente il crostaceo e lo porta in cucina.
«Porca puttana!» esclamo con tono stizzito, battendo nervosamente il piede sotto la sedia.
«Che c'è amore?» mi chiede Francesca con aria perplessa.
«Niente tesoro!»
Il "niente tesoro!" senza virgola è tutto dire.
28 Giugno 2041 intervista marziana a Francesco Totti
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- Mi vennero a trovare due persone sorridenti, vestite in nero, occhiali neri.
- Ah, e chi erano?
- Sto per concederti uno scoop, mo te lo dico. Si presentarono dicendomi che lavoravano per conto di un'agenzia spaziale e avevano una proposta per me. Li feci entrare perché ero curioso e a vederli mi facevano ridere. Gli offersi caffè e la crostata de nonna, oh! Se la so sgargarozzata tutta in trenta secondi! Insomma, mi dissero che avevano saputo che ero libero e mi chiesero se volevo giocare con i marziani.