Concorso per la realizzazione del Palio in onore di Sant’Oliva EDIZIONE 2020

L’Ente Carosello, allo scopo di incentivare e incoraggiare la ricerca artistica e la conoscenza delle tradizioni e della cultura di Cori (LT), in occasione dell’edizione 2020 del Carosello Storico dei Rioni di Cori, bandisce un concorso per la realizzazione del Palio in onore di Sant’Oliva, mentre quello della Madonna del Soccorso verrà affidato direttamente.
Ai vincitori verrà commissionata la realizzazione definitiva del Palio che dovrà essere consegnato inderogabilmente entro il 30 aprile 2020 per permettere all’opera di sfilare nella processione votiva della festa in onore della SS. Madonna del Soccorso.
I concorrenti interessati dovranno presentare dei “cartoni” finiti, che rappresenteranno, nelle linee definitive, le proposte progettuali. Il “cartone” dovrà avere le dimensioni di cm 27 x 67 circa, tenendo presente comunque che i palii avranno la dimensione finale cm 80 x 200. Su ogni “cartone” verrà rappresentata una sola proposta che dovrà comprendere degli elementi non secondari che renda chiara la dedica del Palio a Sant’Oliva.
L’Ente ha stanziato come contributo di rimborso spese, la somma di € 1.000,00 (mille/00) per ciascun Palio. I lavori relativi al Palio di Sant’Oliva dovranno pervenire presso l’Ufficio Protocollo del Comune di Cori, entro le ore 12,00 di giovedì 20 febbraio 2020, con indicato: “Concorso Palio di Sant’Oliva 2020”.
Gli elaborati dovranno pervenire a cura, spese e rischio dei concorrenti, chiusi in plico sigillato e contrassegnato dal motto scelto. Ciascuna proposta, distinta dal motto, non dovrà riportare alcuna firma, né indicazioni relative alle generalità dell’autore. Il motto dovrà essere ripetuto su ciascuna proposta. In busta a parte, debitamente sigillata, con riportato all’esterno lo stesso motto e l’oggetto del concorso, sarà contenuta una scheda con il motto del progetto, nome, cognome, indirizzo del concorrente nonché uno scritto che illustri le tecniche pittoriche utilizzate.
La Commissione sarà composta di esperti ed il giudizio espresso dalla stessa sarà insindacabile. I lavori saranno patrimonio dell’Ente e potranno essere utilizzati o modificati in qualsiasi momento senza che l’autore possa accampare nessun diritto. Per informazioni: Maria Teresa Luciani 333 778 9442
Sacha Naspini, "I Cariolanti"

Sacha Naspini
I Cariolanti
E/O - febbraio 2020 - pp. 176 - euro 16
(disponibile in E-book)
La nuova vita de I Cariolanti, il romanzo più cupo e duro di Sacha Naspini, uscito per i tipi di Elliott alcuni anni fa, adesso in catalogo E/O, dopo il successo de Le case del malcontento e la conferma con il thriller psicologico Ossigeno. Vediamo come lo presenta la Casa Editrice di Elena Ferrante: “Aldo è un disertore della Prima Guerra. Invece di partire per il fronte decide di costruire un rifugio sotterraneo nei boschi per prendersi cura della sua famiglia: una moglie, un figlio. Bastiano è un bambino. Al chiuso della tana sperimenta le contingenze della vita: il freddo, il caldo, la fame. Soprattutto la fame. Finché la guerra non finisce e Bastiano esce allo scoperto. Ma lo fa segnato dagli stenti, ogni impulso fa capo al luogo da cui proviene: una buca. E poi la propensione alla natura (vera, bestiale), che si infrange con le dinamiche violente che comandano il mondo degli uomini. Bastiano è un ragazzo quando impara l’amore. Sperimenta il carcere, quindi la ferocia del secondo conflitto mondiale. Si confronta con inaspettati segreti di famiglia. I Cariolanti è un romanzo di deformazione. Tredici fotografie di un’Italia gotica, rurale, notturna. Tredici istantanee della vita di un uomo nato di traverso. Questa è la sua storia”.
Se non mangio tutto poi arrivano i Cariolanti. Quando li sogno sono in due, un uomo e una donna vestiti male, scavati fino all’osso e con tutti i capelli appiccicati sulla faccia. Camminano strascicando i piedi nudi, sporchi di sangue e terra. E dita bitorzolute, e braccia lunghe, anzi lunghissime, fino alle ginocchia. Lunghissime e secche. I Cariolanti si chiamano così perché si tirano dietro un carrettino sgangherato, sopra c’è un lenzuolo che una volta era bianco ma che adesso è tutto zozzo e logoro. Pieno di patacche schifose. Da là sotto a volte spuntano dei piedini di bimbo. I Cariolanti hanno sempre fame. Se a cena qualche bimbo viziato non mangia tutto, di notte arrivano loro, ti prendono e ti portano via per mangiarti vivo nella loro tana.
L’incipit del nuovo romanzo di Sacha Naspini è terrificante e suggestivo, precipita il lettore in un clima di angoscia claustrofobica che si fa sempre più intenso, citando a piene mani le leggende maremmane e l’horror gotico italiano. Il romanzo è ambientato nel 1918, nella campagna toscana, si svolge quasi tutto all’interno di una buca, dove un uomo che non vuol partire per la guerra si è nascosto insieme al figlio di nove anni e sua moglie. Il padre si procura il cibo con rapide uscite, spesso la famiglia è costretta a cibarsi di vermi e di resti di carne umana. Nello squallore generale spicca la storia di Bastiano, innamorato di Sara, figlia del padrone per cui va a lavorare, ma le cose non vanno come vorrebbe e tutto finisce in una turpe serie di omicidi. Sacha Naspini racconta una storia dura, indaga la bestialità umana, l’istinto di chi uccide per sopravvivere, imbastendo un romanzo che sta a metà strada tra una novella di Maremma e una fiaba nera. Naspini è autore che ama cambiare genere da un libro all’altro: esordisce con una storia di pedofilia ambientata nelle campagne toscane (L’ingrato), prosegue con un noir ambientato a Praga che indaga il rapporto padre-figlia (I sassi - Edizioni Il Foglio), va avanti con Never Alone (Voras) e la figura del doppio. A ogni nuovo lavoro registriamo uno stile diverso, un nuovo modo di raccontare, un tipo di narrazione che non ha niente in comune con la precedente. I suoi lettori attendevano il ritorno di Bastiano. E/O li ha accontentati.
L'oroscopo di febbraio
“Sono note da eseguire con la mano destra e con la sinistra. Se sostituiamo le note con i numeri, il gioco è fatto”. Da questa famosa citazione di Mozart possiamo davvero trarre grandi note da scrivere sul pentagramma. I pianeti suonano grandi sinfonie durante il loro giro nel cerchio zodiacale, indossiamo il casco, allacciamo le cinture di sicurezza e accendiamo la nostra playlist del cuore, in fondo la vita è bella perché è varia!
ARIETE: 21/3 – 20/4: fermatevi un momento!
Dove tutto sembra sempre più scuro, invece ora qualcosa di gioviale e baldanzoso fa capolino nella vostra vita mentre vi state affermando con grande forza e decisione per raggiungere i vostri risultati. Una verdura dall’orto: bietola.
TORO: 21/4 – 20/5: periodo creativo in corso
Lo stellium di pianeti nel segno del Capricorno vi fa partire alla grande senza preoccuparvi di fare il pieno alla vostra auto. Ora potete raggiungere mete tanto desiderate e realizzare i vostri progetti. Avete tutto dalla vostra parte, non avete scuse per fermarvi e pensare perché non c’è tempo. Una verdura dall’orto: fagiolini.
GEMELLI: 21/5 – 21/6: mare mosso
Recuperate ottimismo e benessere, ironia e umorismo. Ora vedete la vita con le lenti rosa e finalmente tornate a sorridere un po' di più. Sprizzate bellezza e simpatia da tutti i pori, mentre la vostra mente è distratta. Ma voi vi piacete così! Una verdura dall’orto: pomodori.
CANCRO: 22/6 – 22/7: uno su mille ce la fai
Una nota canzone di Gianni Morandi “Uno su mille” recita così: “la vita è come la marea, ti porta in secca o in alto mare, come la luna va. Se sei a terra non strisciare mai, se ti diranno sei finito, non ci credere… uno su mille ce la fa, ma come è dura la salita, in gioco c’è la vita, vita, vita e tu dovrai cambiare idea”. Questa famosa canzone cade a fagiolo, visto le dure opposizioni di Giove, Marte, Saturno e Plutone. Una verdura dall’orto: asparagi.
LEONE: 23/7 – 23/8: lasciatevi guidare dal vostro ruggito
Vi sentite sopraffatti da mille impegni e mille incombenze quotidiane. Credete di non farcela, ma sapete benissimo che, organizzando al meglio le vostre giornate, non deludete nessuno, soprattutto voi stessi e ciò vi rende fieri e orgogliosi di voi. E pure belli. Una verdura dall’orto: cicoria.
VERGINE: 24-8 – 22/9: siete il direttore d’orchestra della vostra vita
Un quartetto di pianeti suona per voi una musica soave che vi piace ascoltare tanto da creare una playlist personale. Giove suona il basso, Saturno sta alle chitarre, Plutone suona la tromba e Marte sta alle batterie. E’ un bel complesso musicale che gira tutti i palcoscenici musicali meritando una medaglia d’oro. Una verdura dall’orto: fave.
BILANCIA: 23/9 – 22/10: un biglietto per Venere
E’ un periodo in cui avete l’impressione che tutto vi vada contro, beh i pianeti girano contro voi stessi rendendovi irritabili, molto seriosi, poco ottimisti e molto silenziosi. Non avete molta voglia di far parte di questo mondo e chiedete il trasferimento per altri universi. Una verdura dall’orto: insalata.
SCORPIONE: 23/10 – 22/11: selezioni e priorità
Riscoprite il piacere di una chiacchierata con un vostro amico d’infanzia, a un certo punto avvertite una certa gratificazione morale nei confronti di questo compagno con cui avete condiviso le prime esperienze di vita e i propri sogni. Avvertite nell’aria novità molto importanti. Una verdura dall’orto: piselli.
SAGITTARIO: 23/11 – 21/12: grinta e energia
Il vostro entusiasmo è sempre contagioso e indirizzate le vostre energie nelle vostre passioni e soprattutto nel crearle. Disegnate fumetti come quelli di Walt Disney, componete musica come Beethoven, prendete lo zaino e fate l’autostop incurante dei pericoli. In fondo la vita è bella così com’è. Una verdura dall’orto: ravanelli.
CAPRICORNO: 22/12 – 20/1: cercasi leggerezza
Marte, Giove, Plutone e Saturno hanno invaso la vostra vita di grandi energie, concretezza e benessere. Siete travolti dal vento positivo di Urano che approfitta delle vostre decisioni positive per rinnovare la vostra vita e per dar maggiore sprint alla vostra autonomia. Una verdura dall’orto: rucola.
AQUARIO: 21/1 – 19/2: e le stelle vi stanno a guardare
Il portentoso stellium di pianeti nel segno del Capricorno v’invita a una chiara tendenza all’introspezione. V’immergete in un mondo a voi sconosciuto che vi fa riflettere sulla vostra vita. Intuite che qualcosa intorno sta cambiando e finalmente ne avevate bisogno. Una verdura dall’orto: broccoli.
PESCI: 20/2 – 20/3: non siate impazienti
Lo stellium di pianeti di transito nella vostra undicesima casa solare è un inno ai vostri progetti. Fate salire chiunque a bordo e invitate tutti a un party brindando alle vostre nuove idee. Avvertite grandi energie di realizzazione e importanti cambiamenti positivi. Una verdura dall’orto: carciofi.
Gli aforismi di Scylix

Essendo di natura cauta e riflessiva, oltre che umoristica, adoro moltissimo scrivere gli aforismi, essi probabilmente non semplificano, non risolvono, però in compenso generano considerazioni non da poco sulla vita e sull’esistenziale.
Solitamente le massime (visto che si possono chiamare anche così) non vanno titolate ma, per renderle più gradevoli all'occhio, ho pensato fosse la scelta migliore per questa miscellanea.
Buona lettura!
Aspetto esteriore vs aspetto interiore
Non bisogna spendere troppo tempo e denaro sull'aspetto fisico, ragion per cui non esageriamo con estetisti o palestre. Molto meglio rafforzare e abbellire ciò che abbiamo dentro, in quanto è un qualcosa che ci portiamo per tutta vita.
Dolore
Soltanto in pochi hanno il coraggio di convivere col dolore, ancora meno sono coloro che lo vincono. E io? Semplicemente non amo perdere.
Soldi
Non dobbiamo diventare cattivi e spietati per i soldi, sennò a quest’ora i potenti sarebbero tutti buoni.
La penna e un foglio di carta
Per fortuna, quando si sente l’esigenza di farlo, esiste la penna per esternare i propri pensieri su un foglio di carta, infatti, sarebbe un peccato lasciarli chiusi dentro la mente.
Sogni e incubi
Chi non dorme non sogna e chi non sogna non fa incubi.
Armi da fuoco
Non sono le armi da fuoco a uccidere le persone ma chi le punta e preme il grilletto.
"La pomme" di Michel Soutter

La pomme, in un pomeriggio uggioso come questo, direi che si colloca perfettamente col black/white di un film di Michel Soutter che, francamente, rispetto a La lune avec les dents mi è piaciuto molto meno.
Il discorso del prologo sembra fatto apposta per pronosticare un film terribilmente monologante e dalle sequenze noiose, difatti, i confronti tra i personaggi avvengono a suon di espressioni e frasi da teatrante, che al giorno d'oggi risultano francamente insopportabili.
Come nel primissimo lungometraggio del già citato regista svizzero, l’ambientazione si svolge a Ginevra: si percepisce quel tedioso tipo di esistenza lenta e arbitraria. Tre i personaggi cardine, tra loro si sviluppa un dramma di amaro triangolo, comprendente Laura, Simon e Marcel.
In qualche modo il regisseur (per dirla in francese o in francese svizzero) trova il pretesto per rappresentare quell’inerzia compiaciuta che si incentra sulla classe media svizzera, per poi virare su una sottile accusa alla professione giornalistica. La Svizzera rappresenta il rifugio dei rivoluzionari, tanto da mettere in evidenza una poco gradita parentesi (ma forse necessaria, chi lo sa!) chiamata Lenin, dove vengono menzionati i luoghi in cui egli interagiva. Ed è anche collocata in un particolare Terzo Mondo, inteso non come "povero" ma in qualità di Terzo Incomodo, insomma, un paese che sta geograficamente in mezzo, e soprattutto per i cavoli suoi.
A parte l’espressività dei personaggi, che ritengo più che buona, a cominciare dalla bellissima e magnetica Laura, interpretata da Elsbeth Schoch, in verità non c'è stato, per tutto il film, neppure un momento particolarmente avvincente o degno di nota. La narrazione soporifera peggiora ulteriormente le cose.
La “pomme” non mi ha quindi catturato, a momenti stavo quasi saltando degli spezzoni, oppure mi sentivo propenso a velocizzare il run-time con l’apposito tasto (chiamato Speed up), poiché mi stavo rompendo i maroni, ma l'andare avanti è stato solo un modo per capire come sarebbe andata a finire. È probabile che io non abbia capito il vero significato della storia oppure quella sorta di metafora che vi si nasconde dietro.
Il lungometraggio a momenti entrerebbe nella personale cineteca di Guidobaldo Maria Riccardelli (famoso personaggio fantozziano), da mostrare a Ugo Fantozzi e ad altri impiegati della Megaditta, senza l’ausilio dei sottotitoli in tedesco poiché ovviamente sono stati tradotti in italiano. Oddio, pensandoci bene, non sarebbe possibile, poiché non ha i cosiddetti nove tempi come L'uomo di Aran, altro incubo del nostro ragioniere.
Le uniche cose che salvo sono la regia ed anche la fotografia che, sebbene non regalino grosse sorprese e possano risultare anonime, riescono in qualche modo ad essere professionali, in un film che comunque ha quel taglio decisamente indipendente.
Da segnalare come la narrazione sia schematica, ad esempio non ci sono dei veri e propri protagonisti maschili, proprio come in La lune avec les dents, difatti la telecamera lascia principalmente spazio a Simon per poi passare a Marcel ed infine a entrambi. Una tecnica che apprezzo.
Non ho altro da aggiungere, se non quello di mangiare la cioccolata più fondente possibile (non importa se svizzera o meno) che, come sappiamo, sgancia del sano buon umore, scrollandomi di dosso quel senso di apatia che il film mi ha trasmesso.
Sotto la cenere
Ti ho lavato
dove tu lavavi me
ti ho lavato
dove ora io lavo i bambini
che non ti piacciono
che non capisci.
Ti ho imboccato
con la bava
e la lingua,
di traverso.
Farfugliare esasperato
Rabbioso
occhi come lampi d’impotenza
anche tu diventi figlia
anche tu ritorni figlia
il mio niente si fa paura
il primo fremito di un dolore ritrovato
che c’era
che c’è
Cinzia Diddi Collection 2020 P/E
Ognuno di Noi è una torre preziosa
La torre preziosa viene menzionata in un passo buddista. Il testo descrive un'enorme torre che emerge da sotto la terra e si libra nell'aria. La torre si erge al centro dell'universo e le sue immense dimensioni rappresentano la vita di ogni persona vasta come l'universo. I sette tipi di tesori - oro, argento, lapislazzuli, madreperla, agata, perla e corniola - di cui la torre è adornata, indicano che ogni vita individuale è un cumulo di gioielli.
La torre preziosa indica il nostro corpo.
La torre preziosa è il simbolo dell'identità della nostra vita con l'universo. Tuttavia questa profonda verità spesso ci sfugge. Comprenderla significa vedere noi stessi come la torre preziosa, ovvero risvegliarci al nostro innato e illimitato potenziale.
Questo è stato di ispirazione per la stilista Cinzia Diddi e questa collezione Luxury Primavera/ Estate 2020 celebra l’essere Donna, una Donna adornata dai sette gioielli, quindi celebrata e resa preziosa al suo esterno coerentemente con la preziosità della sua anima.
E quindi libero sfogo all’utilizzo di pietre preziose, strass e paillettes.
Abiti in tessuti pregiati , perché ogni Donna deve sentirsi una principessa.
Abiti in chiffon con dettagli preziosi che regalano un look fiabesco.
Questi gli abiti ispirati a Barbara Kal, questa fantastica attrice dagli occhi magnetici:
L’Abito argento da sera, Lussuoso ed elegante a sirena, un capo di un’eleganza raffinata e frizzante. Un inno alla femminilità, che Barbara possiede in modo gentile ed energico.
La preziosità dei tessuti e delle applicazioni lo vedono protagonista indiscusso di occasioni importanti e formali.
L’Abito rosso svasato un vero tessuto gioiello fluido, morbido e sensuale, che in questo abito da cerimonia rappresenta una scelta iper chic, particolare la contrapposizione tra il rosso carminio e il color oro, un giusto contrasto che rappresenta la forza vigorosa e la bellezza.
L’abito nero in paillettes con la rouche sul fianco, anch’esso ispirato all’attrice dagli occhi profondi e magnetici.
Netta ed evidente la contrapposizione tra il nero intenso e il color oro, un gioco di contrasti per non passare certo inosservati.
Un grazie a Barbara che ha saputo interpretare la collezione e al fotografo Thomas Capasso che ha colto gli istanti rendendoli eterni.
Foto Thomas Capasso
Model Barbara Kal
La seconda edizione del call per racconti brevi: Leggere i Venti

Dopo il successo dello scorso anno, il Premio Italo Calvino indice la seconda edizione del call per racconti brevi, in collaborazione con Book Pride e la Domenica del Sole 24 Ore. Tema di quest’anno è “Leggere i Venti“.
La prima scrematura avverrà sulla base degli incipit. Ai 20 selezionati verrà richiesto di inviare il racconto intero e il Direttivo del Premio sceglierà 10 finalisti. Tra questi saranno poi decretati due vincitori. Il primo a cura di una giuria tecnica composta dai critici della Domenica del Sole 24 Ore (Teresa Franco, Gianluigi Simonetti e Lorenzo Tomasin) e da Lara Ricci, responsabile delle pagine di letteratura e poesia dell’inserto. Tale racconto verrà pubblicato, oltre che sul sito del giornale, sulla Domenica in data 19 aprile. Il secondo vincitore sarà votato dagli abbonati e verrà anch’esso pubblicato sul sito del giornale. La premiazione avrà luogo sabato 18 aprile al Book Pride di Milano.
Il bando è aperto dal 19 febbraio al 3 marzo 2020. Si può partecipare con un racconto inedito (mai comparso né in forma cartacea né online) della lunghezza massima di 12000 battute (spazi inclusi, titolo escluso) sul tema “Leggere i Venti”. L’unico requisito è che l’autore non abbia mai pubblicato una raccolta autonoma di racconti. Ognuno può partecipare con un solo racconto. Ai 20 selezionati dal Direttivo del Premio offriremo la scheda di lettura e ai 10 finalisti un colloquio individuale in occasione del Book Pride di Milano, da svolgersi nella giornata di sabato 18 aprile in orario da concordare. La presenza dell’autore al Book Pride è perciò essenziale.
Tutte le istruzioni si trovano sul nostro sito all’indirizzo www.premiocalvino.it/call-racconti.
La baronessa di Carini
Quella mano insanguinata sul muro resterà nella storia della televisione. E gli occhi come fanali azzurri di Ugo Pagliai, che avevamo già amato ne Il segno del comando.
Uno sceneggiato del 1975, L’amaro caso della baronessa di Carini, per la regia di Daniele D’Anza, che è stato una pietra miliare della fiction televisiva. La trama è ispirata a una ballata popolare siciliana, che narra di un delitto realmente avvenuto nel '500 a Carini: la baronessa di Carini, donna Laura Lanza, moglie di don Vincenzo La Grua – Talamanca, fu uccisa dal padre don Cesare Lanza, ma la storia si svolge nell’ottocento, tre secoli dopo il fattaccio. Coprotagonista, insieme a Pagliai, la bella Janet Agren.
Mistero, presagi di morte, eros e thanatos fusi insieme, ecco tutti gli ingredienti per un polpettone romantico che aveva molto del feuilleton e che ebbe grande successo all’epoca.
Memorabile la sigla d’inizio, la struggente ballata sceneggiata da Gigi Proietti e Romolo Grano: la sfortunata baronessa si accascia sul suo amante, lasciando una striscia di sangue sul muro con la mano. Avevo quattordici anni, ero romantica e innamorata dell’amore, proprio come adesso mi piacevano le grandi storie in costume d’avventura e sentimento. Ricordo che mi divertivo a impersonare la baronessa, strisciando teatralmente la mano sul muro del pianerottolo di casa e fingendo di stramazzare. Per fortuna nessun vicino ha mai aperto la porta in quel momento.
Federica Cabras, "Imprevisti di Natale"

Imprevisti di Natale
Federica Cabras
Literary Romance, 2019
Imprevisti di Natale è una novella natalizia di Federica Cabras che potete leggere singolarmente nella versione on line, oppure in cartaceo, come parte della raccolta Strenne di Natale.
Nives Neri è già un ossimoro a partire dal nome. La sua parte dolce, luminosa e romantica è stata soffocata negli anni da quella smagata, cinica e solitaria. Non riesce a stabilire un vero contatto con gli altri, a parte l’amico di sempre, Pietro. Ma, un giorno, la sorella le chiede di tenere la figlioletta Bianca fino a Natale. Bianca ha quasi nove anni, è brillante, simpatica e le apre tutto un mondo.
Nives odia il Natale, non sa più neppure lei da quanto, e non s’innamora dal giorno in cui è stata rifiutata da un bel ragazzo di cui ormai ricorda solo gli occhi. Ma Natale è Natale e i bambini sono bambini, si sa. I bambini sono come gli animali, ti fanno vedere il mondo con i loro occhi senza malizia, di più, ti fanno capire il senso della vita: una pura immersione nell’esistere, senza complicazioni, senza sovrastrutture, senza finalità. I bambini ti rendono fisica, tattile, impregnata di realtà e, allo stesso tempo, capace di slanci fantastici. Va da sé che Nives comincerà a sentire la magia delle feste e anche per lei avverrà il tanto sospirato miracolo natalizio.
Federica Cabras scrive questa novella con allegria, divertimento e scioltezza. È brava a far fluire dialoghi scoppiettanti, atmosfere leggere e piumose. Ma non lesina commozione e sentimento, in giusta dose. Scrive un racconto che sembra un film di Natale americano, con tutti gli elementi del caso: la protagonista single incallita e disincantata, l’amore improvviso inaspettato, il miracolo di Natale che si compie immancabilmente.
Una lettura di genere, soffice e godibile, capace di restituirti un momento di pace nel trambusto non sempre felice del vivere quotidiano.