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Marisa Marchesi Carli, "Il portolano"

14 Aprile 2024 , Scritto da Enzo Concardi Con tag #enzo concardi, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Marisa Marchesi Carli

IL PORTOLANO

 

 

S’intrecciano variegati motivi in questa raccolta elegante, raffinata e commossa della poetessa ferrarese Marisa Marchesi Carli. Intrecciarsi significa sovrapporsi, compenetrarsi, sgorgare dall’interiorità in libere associazioni per comporre e scomporre caleidoscopici fraseggi di varia intensità, leggerezza, pregnanza di significati. È un ricostruire, ricapitolare, rivisitare le stagioni dell’esistenza alla luce dell’esperienza e del giudizio postumo: siamo davanti a una poesia della memoria, delle memorie e degli affetti che hanno accompagnato la vita rendendola degna d’essere vissuta. È un prendere coscienza della condizione umana di dolore: un patire personale che non si ferma nella circonferenza dell’io, ma che va incontro alla dimensione universale nella comprensione della sofferenza dell’altro. Un patire che non ristagna nella propria commiserazione, ma che valica i suoi stessi confini per abbracciare le ragioni della speranza e le ragioni del sentimento. In tal modo l’autrice può sentirsi grata, debitrice verso coloro che sono stati i suoi fari nel cammino poetico e letterario; verso i luoghi geografici del cuore, divenuti così momenti dell’anima in una metamorfosi culturale e spirituale; verso le creature amate nella famiglia e nel mondo della scuola, i suoi mondi elettivi; verso madre natura medicatrice e donatrice di emozioni, suggestioni, voli pindarici.

 Le prime chiavi di lettura simboliche del libro, penso vadano ricercate nelle immagini e metafore marinaresche, ad iniziare dal titolo, chiaramente un nome del gergo dei lavoratori addetti alla navigazione costiera. È Il portolano, un manuale che contiene anche le carte nautiche indicanti la rotta, quindi ecco il viaggio dell’esistenza e la necessità di conoscere la strada: «Il portolano, / pensieri a bordo / della vita, / intreccio d’eventi». In perfetto stile ermetico l’ultima lirica della silloge, dalla stessa titolazione generale, ne sintetizza in modo estremo il senso e il contenuto. A rafforzare la poesia esistenziale della Carli sopraggiunge Quanti i porti, canto dell’affanno e della deriva di chi non trova dove posare il capo: «Quanti i porti / della vita / remoti tra lidi / senza approdo. / Imbarcaderi flangiflutti, / miraggi d’ancore, / cancellano orme / … / Naviga regatante smarrito / accecato dal luminoso / roco». Rientro al porto, potrebbe in apparenza rientrare in tali problematiche, ma in realtà è una lirica dalle suggestive immagini, dedicata alla fatica del lavoro marinaresco.

 La palude del dolore attraversata dalla poetessa è stata un’esperienza che l’ha messa a dura prova ed ovviamente ne troviamo traccia nella sua poetica, come ne L’assenza, un nome del dolore, dove sono «lacerati sogni / promesse e vita». Come ne La chiesetta dei malati, dove la condivisione del male fisico svela una scoperta importante: «... / ho conosciuto che il mio / dramma non era il solo». Ed ancora come in Spesso la sofferenza, che sembra ispirata al famoso male di vivere montaliano, ed è così, ma solo nel richiamo metrico, mentre il contenuto non è filosofico come nel poeta ligure, ma esistenziale in quanto la poetessa legge la sofferenza concreta colta nei volti, nei gesti, nelle speranze spente, nelle ceneri della rassegnazione: è una sofferenza umanizzata. Tale e quale al dolore per l’assenza di un affetto espresso: «…Quanto avrei voluto / giorni di abbracci e confidenze, / ma il pudore d’allora, / ritrosia all’amore / manifesto, / ce ne ha private. / Il non vissuto / riempie questo tempo, / lancinante rimpianto / d’amore non detto» (Mamma).

 Ma ecco che, per gli insondabili istinti di sopravvivenza umani, dal dolore fiorisce la speranza, ovvero la possibilità di un futuro roseo: la vita serba in sé ancora tanti doni e «dove caddero lacrime / cresceranno fiori … / fili d’oro ricameranno / prezioso avvenire» (Pieni di dolore). Ed è chiara e forte la sua voglia di speranza, tanto che a chiusura del libro, cita versi di Ungaretti: «Dopo tanta / nebbia / a una / a una / si svelano / le stelle». Testimonianza dell’amore verso la vita sono anche le numerose liriche in cui la natura è protagonista: al lettore scoprirle e centellinarle.

Enzo Concardi

 

 

Marisa Marchesi Carli, Il portolano, prefazione di Marcella Mellea, Guido Miano Editore, Milano 2024, pp. 80, isbn 979-12-81351-22-6, mianoposta@gmail.com.

 

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