Federica Cabras, "Dannata"
9 Aprile 2024 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #federica cabras, #recensioni
Dannata
Federica Cabras
O.D.E. Edizioni, 2023
pp 250
Come ormai sappiamo, i generi preferiti della scrittrice ogliastrina Federica Cabras sono il chicklit brioso e conversazionale e l’horror cupo e tormentato. Dannata, la sua più recente fatica per la O.D.E. Edizioni, appartiene a quest’ultimo canone.
Maddalena Sirigu è bella, dinamica e con un buon lavoro. Si è da poco separata da un marito infantile, sposato solo perché incinta, il quale, però, l’ha tradita. Ha una figlia di due anni che è la luce dei suoi occhi, amata follemente fin dal concepimento. Durante la festa del compleanno della piccola, la bambina, momentaneamente affidata alla nonna paterna, ingurgita una tartina al würstel e si strozza. Muore in un istante, senza che nessuno possa far nulla per salvarla. Prima c’era ora e non c’è più, prima sorrideva, faceva il broncio, correva sulle gambette paffute e ora giace in una bara a decomporsi.
Devastata da un dolore sovrumano e innaturale, Maddalena non ha più motivo di continuare a respirare e a farsi battere il cuore, a meno che… a meno che non riesca a riavere ciò che ha perso, a riportare in vita la bambina deceduta. Per farlo, per non sentire più la lancinante sofferenza e il mostruoso vuoto, è disposta a tutto, anche a seguire la via più oscura e orrida, a scendere a patti col Male assoluto.
Quanta cattiveria c’è in ognuno di noi, anche nella persona più semplice e perbene? Quanto è facile per Satana far breccia nelle nostre difese, nei nostri rimorsi, nei nostri sensi di colpa, nei nostri desideri, e indurci a compiere atti impensabili?
C’è un riscatto da tutto questo? Forse sì, ancora una volta nell’amore. Quello della protagonista per Satana nel romanzo è un po’ “di maniera” e, infatti, non regge il confronto con l’amore materno, con quel sentimento atavico e primigenio che è l’essere madre, quello che ti fa rinunciare anche alla tua stessa vita in favore del sangue del tuo sangue.
Senza svelare il finale, posso dire che Maddalena e il suo rapporto col diavolo incarnano anche il contrasto fra amore materno e amore sessuale, quanto spesso la donna preferisca la maternità al rapporto di coppia, quanto possa sentirsi sottilmente in colpa e lacerata in entrambi i casi.
La Cabras riesce, come suo solito, a farti provare tutta la desolante disperazione del lutto, cosa nella quale è bravissima, ma anche lo spaventoso procedere verso l’orrore e il male. Talmente inquietante, realistica e coinvolgente a sua penna che, nel rileggere il testo per recensirlo, ho dovuto fermarmi, fare delle pause per non soccombere all’angoscia.
In questo horror ci sono tutti i topoi del genere: la bambina in stile bambola assassina, il patto di sangue, l’accoppiamento con l’essere sovrannaturale. Ma ci sono anche, ben rappresentati, i risvolti psicologici di una situazione terribile come la perdita di un figlio. Si passa attraverso ogni stadio del lutto, dall’incredulità, alla rimozione del senso di colpa tramite attribuzione della stessa ad altri, alla ricerca di una via d’uscita, d’un rimedio che non ci può e non ci deve essere.
Insomma, ci insegna l’autrice, i morti è meglio lasciali lì dove stanno.
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