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Lara Carbonaro e la tecnica del wire

7 Ottobre 2018 , Scritto da Daniela Lombardi Con tag #daniela lombardi, #lara carbonaro, #moda

 

 

 

 

Chi è Lara Carbonaro e i suoi Capricci Pendenti?

 

Mi chiamo Lara, sono nata a Cremona 46 anni fa.

Sono una Dirigente di Comunità e lavoro nelle scuole come educatrice per utenti diversamente abili.

Poter disegnare e creare è una vera espressione artistica per me, un hobby bellissimo, ed è  attraverso le mie creazioni, interamente fatte a mano, che col tempo mi sono fatta conoscere.

Wire significa filo, una tecnica americana che utilizza questo materiale per ottenere bijoux di forme diverse abbinate a pendenti in pietre dure, pietre naturali, cristalli, swarovski, legni, resine…

 

Parlami del tuo percorso artistico.

 

È partito tutto dalla passione per gli accessori, in particolare gli orecchini che ho sempre indossato.

Non avevo nessuna base e nessuna idea precisa, solo la mia fantasia e voglia di creare.

Così pian piano mi sono informata, documentata su cosa potesse servirmi ed ho iniziato.

Per me è un impegno di anni, di formazione, di grande stimolo per realizzare qualcosa di diverso e soprattutto personalizzabile.

 

A chi ti ispiri?

 

Lascio spazio alla fantasia, creatività, mi capita spesso che guardando le pietre dure o cristalli, immagino già la mia creazione finita, e quindi la realizzo.

Amo la moda, ma non mi piace molto seguirla, tendo se possibile a farla... e spero le mie creazioni restino nel tempo.

 

Come sei arrivata a creare bijoux?

 

Il mondo del bijoux è infinito, ce ne sono di tutti i generi, ma 6/7 anni fa, il wire era un po' una novità, ecco perché ho scelto questo genere, per differenziarmi dal resto.

Indossandoli mi sono resa conto che suscitavano curiosità nella gente e cominciarono le richieste.

 

Come li crei?

 

I miei strumenti principalmente sono le mani, poi  la fantasia, pinze, martelli per varie texture e, col tempo, volendo curare sempre più i dettagli, macchinari di precisione per tagli ed embossed.

 

 

Molte star li indossanoci puoi dire qualche nome?

 

Uno dei primi contatti è stata la bellissima e squisita persona Nadia Bengala, con la quale poi è nata una vera e sincera amicizia che oramai dura da anni... lei è una vera capricciosa!!

Facebook ed i social in generale, se utilizzati bene, sono veramente una grande vetrina e opportunità.

Justine Mattera l'ho contattata personalmente, come anche Jessica Polsky, Laura Torrisi, Laura Freddi.

Poi è arrivata la collaborazione con  Mediaset: Patrizia Rossetti, Manuela Folliero, Marina Graziani, Francesca Leto, Nadia Rinaldi, Monica Setta, Alessia Mancini e l'anno scorso, nel "Grande Fratello Vip", Carmen di Pietro e alcune influencer attuali.

Un paio d'anni fa ho conosciuto Alba Parietti, donna con carattere e personalità spiccata che con me è stata veramente disponibile e che ringrazio sempre.

Recentemente ho avuto l'occasione di fornire i miei accessori per il film "Tutto Liscio" con Mariagrazia Cucinotta. Bellissima esperienza.

Prossimamente Stefania Orlando, e Ilary Blasi nel Grande Fratello Vip 2018.

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Prima sagra del prosciutto cotto al vino di Cori

6 Ottobre 2018 , Scritto da Marco Castaldi Con tag #marco castaldi, #eventi, #ricette

 

 

 

 

Il 13 Ottobre debutta la manifestazione dedicata alla promozione e alla valorizzazione dell’eccellenza gastronomica tipica del territorio. In programma degustazioni, folklore della bandiera, musica jazz e popolare.

Sabato 13 Ottobre, a piazza del Tempio d’Ercole, si volgerà la prima edizione della Sagra del Prosciutto cotto al vino bianco di Cori, manifestazione ad ingresso libero organizzata dal Comune di Cori – Assessorato all’Agricoltura e Sportello Unico per le Attività Agricole – e dalla Pro Loco Cori, con il contributo dell’ARSIAL – Regione Lazio, in collaborazione con l’Associazione Volontariato e Protezione Civile di Cori e gli studenti dell’indirizzo alberghiero dell’IIS San Benedetto di Latina.

Il protagonista dell’iniziativa – sostenibile, perché aderente alla campagna Plastic Free - è una eccellenza esclusiva della tradizione contadina corese, dal gusto unico, frutto di un peculiare processo di trasformazione, le cui testimonianze risalgono agli inizi del Novecento; in origine conosciuto come Prosciutto della Madonna, perché particolarmente venduto nella seconda domenica di Maggio in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna del Soccorso.

Gli stand apriranno alle ore 16:30. Presso quelli con Denominazione Comunale (De.Co.) sarà possibile effettuare una degustazione gratuita del Prosciutto cotto al vino bianco di Cori, insieme ai vini autoctoni di qualità e ai prodotti dolciari locali messi a disposizione dalle cantine e dai biscottifici del territorio. Acquistando il tagliando sagra da 2 euro si avrà diritto a 2 assaggi di prosciutto e 3 di vino. Saranno presenti anche i produttori tradizionali abilitati solo alla vendita.

Faranno da cornice l’esibizione dell’arte del maneggiar l’insegna proposta dagli Sbandieratori di Cori (ore 17:00) e i concerti del musicista Marco Serangeli (ore 17:30), dell’ensemble “Jazz Funk Quartet” (ore 19:00) e del gruppo di musica popolare “I Brigallè” (ore 21:15). Alle ore 18:00 la Gara Gastronomica tra i ristoratori dedicata alla riscoperta, promozione e valorizzazione dei piatti tipici a base di Prosciutto cotto al vino bianco di Cori. Interverranno rappresentanti di Regione Lazio, ARSIAL e Amministrazione Comunale.

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La mia estate in Sardegna

5 Ottobre 2018 , Scritto da Daniela Lombardi Con tag #cinzia diddi, #daniela lombardi, #moda

 

 

 

 

 

L’estate è la stagione della libertà, dei sorrisi e del profumo di salsedine ma anche degli incontri e delle nuove idee.

Idee che nascono dalla spensieratezza e dal relax tipico dei giorni di vacanza.

 

Quindi c’è stato un incontro che ha dato vita a nuove idee, secondo quanto dice?

 

Sì, quest’anno,  per vacanza e per lavoro, ho passato l'estate in Sardegnain questa splendida isola dal suggestivo paesaggio. Molte le cose che ho fatto ed ho seguito.

Qui sono solita incontrare amici, molti di loro passano le vacanze in Sardegna tra questi  ho rivisto con immenso piacere un carissimo amico, Stefano Masciarelli, di una simpatia esplosiva.

Lasciato a fine aprile sul palco di una esilarante commedia,  Una moglie da rubare, al quale avevo curato gli abiti di scena. Reduce pertanto da un fragoroso successo di questa splendida tournée teatrale finita ad aprile con la bellissima e bravissima Patrizia Pellegrini.

Commedia esilarante, ironica, dove i protagonisti si incontrano in una girandola di colpi di scena inaspettati.

 

Cosa è  nato dal vostro incontro in Sardegna?

 

Beh! Stefano Masciarelli è una di quelle persone con cui si passano ore in deliziosa compagnia, la sua comicità è contagiosa.

Ed è proprio in Sardegna, durante in nostro pomeriggio di saluti, che ho conosciuto sua moglie Emiliana Morgante, che è letteralmente un mix di allegria e raffinatezza.

Da quell'incontro deriva l'unione della mia arte e della sua, allo scopo di completare la figura femminile.

L'arte di disegnare e creare abiti, che per me è diventata passione, lavoro e divertimento, si completa con quella di Emiliana, e le sue creazioni, che realizza con il cugino Emilio Morgante.

I Bijoux di Emiliana sono veri e propri gioiellistudiati in esclusiva per la nostra casa di moda e in tiratura limitata.

By Me  è il marchio della sua linea di "preziosi".

 

In che modo trovano spazio nella sua griffe?

 

Li ritengo Bijoux  di Designer  gioielli e accessori davvero unici, frutto di una costante ricerca e di un approccio giovane e mai scontato: materiali insoliti, componenti ecologiche ed ecosostenibili, bijoux creativi e ricercati, nati dall'assunto per cui creatività, progettazione e fantasia hanno un ruolo sempre più importante rispetto al valore economico dei materiali utilizzati

Un po' quello che serve oggi, un modo per far sentire la donna preziosa senza necessariamente dover spendere cifre folli.

 

 

Dove possiamo trovare la vostra arte?

 

Se vi "sintonizzate" su tentazionibycinziadiddi.it potete trovare un area dedicata alla connect tra il marchio di gioielli By Me e la nostra casa di moda.

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Arte al bar: LUIGI MONTANARINI Composizione "Sterlizie"

4 Ottobre 2018 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #pittura, #arte, #arte al bar

"Sterlizia" di Luigi Montanarini e l'omaggio di Walter Fest "Sterlizia" di Luigi Montanarini e l'omaggio di Walter Fest

"Sterlizia" di Luigi Montanarini e l'omaggio di Walter Fest

 

 

 

Oggi al bar è calma piatta, amici della signoradeifiltri, sono cose che ogni tanto capitano anche da noi, quelle giornate silenziose, tranquille, insonorizzate.

Gianni, da dietro il bancone, le capisce al volo e, per tenerci svegli, accende il juke box della casa. La musica la sceglie lui, ci possiamo fidare, non sbaglia mai e questa mattina abbiamo in esclusiva per noi tutto Ray Charles.
 

- Gianni, non male questa roba!
 

- Conosco i miei polli.
 

- Bravo, casca proprio a fagiolo, oggi volevo parlarvi dell'opera di un artista italiano, Luigi Montanarini, e mi serviva un interlocutore o una interlocutrice frizzante.
 

- La vuoi pure briosa? (Michele il tappezziere.)
 

- (Giovanna la milanese)... Oh! Artista da strapazzo, scrittore mezza cartuccia che non sei altro, io ti ho dato la dritta ma per il resto non pensare a me che di arte non ci capisco un casso, se vuoi parlare con qualcuno, prova con la sartina, eccola là.

 
- La sartina?

 

- Ma sì, la Francesca, la ragazzina, la giovane stilista, ma sei proprio di coccio, questa estate mi ha disegnato ed elaborato quel paio di shorts che tutti voi sporcaccioni mi guardavate le chiappe!
 

- Ehhhh!!! (Tutti in coro.)


- Beh, me li aveva fatti a mano la Francesca, è in gamba la ragazzina, mica come voi lazzaroni!!...
 

- Francesca, se ti offriamo la colazione, rimani a parlare di arte con noi?
 

- Certamente, chi paga?
 

- Dai, tranquilla, offre la ditta, ma dopo me lo cuci un bottoncino, ino, ino, tu che con ago e filo in mano hai le mani d'oro?
 

- Sì, Gianni, con piacere.
 

Luigi Montanarini (1906-1998), artista fiorentino ma romano per volere del fato, sin da giovane l'arte del disegno è nel suo cuore, nel suo animo, nel suo sguardo rapace e curioso di scrutare la realtà e di rappresentarla attraverso le linee e le pennellate.

E sin da giovane vuole anche trasformare il mondo in colorata poesia. Gli Uffizi sono casa sua, ne detiene le chiavi d'accesso, conosce il linguaggio e la parola d'ordine per entrare, passione e amore per l'arte. Poco più che ventenne visita Parigi in quel periodo storico baricentro dell'arte europea; al ritorno s'iscrive all'accademia di belle arti, che per lui è come andare al fronte, una battaglia artistica dietro l'altra con la realtà da disegnare. 

Lui, con gli strumenti in mano, vuole raffigurare le cose della vita come sue modelle schiave del suo talento. E' talmente appassionato che studia e disegna l'anatomia, intanto la matita scorre amorevolmente come la poesia di Omero, e lascia indelebili segni nella sua anima, che è un tutt'uno con le sue mani. Se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto di essere partorito già con la matita in mano.

Ormai maturo si trasferisce a Roma, altra città dove da sempre si respira arte e che in quel momento sta per diventare la fucina, l'officina, la fabbrica degli artisti italiani, e Luigi Montanarini ne sarà fra i protagonisti.

Dopo la guerra, l'arte ha il potere di reagire al dramma, nessuno restituirà l'umanità persa ma l'arte può lenire il dolore e colorare il passato, a Roma nasceranno movimenti nuovi che faranno la storia dell'arte e, dalle ceneri, gli artisti sfonderanno nuovi orizzonti.

Dopo gli eventi bellici per oltre 50 anni Montanarini ha lavorato incessantemente per l'arte, era il suo modus vivendi, il suo contribuire alla ricostruzione della cultura, è stato un insegnante, un leader carismatico e, per l'esperienza maturata, un'autorità artistica importante e rappresentativa.
 

- Sai, Francesca, che questo artista lo possiamo paragonare a tua nonna che ti ha insegnato l'arte del cucito? Gli anziani hanno il compito e la responsabilità di insegnare ai più giovani le arti, soprattutto in questo periodo storico ultra moderno nel quale si rischia di perdere di vista ciò che è artigianale.

Luigi Montanarini era un artista nato agli inizi del '900 e, nel corso della sua esistenza, aveva accumulato un grande bagaglio di esperienza che mise sempre al servizio dei più giovani, proprio come te. Se lui ora fosse qui, ti direbbe di inseguire con entusiasmo le tue ispirazioni, di lavorare sodo per guadagnartele e di non arrenderti mai perché prima o poi avrai anche tu la tua opportunità, solo lavorando, sacrificandoti se necessario, raggiungerai l'obiettivo delle tue realizzazioni.
 

- Magari, ci spero proprio, fare la stilista è quello che amo di più.
 

- Sei fortunata, perché predisposta per natura e, grazie a tua nonna, hai ricevuto per discendenza il suo talento. A proposito di natura, vogliamo parlare dell'opera del nostro artista?
 

- Sì, non vedo l'ora.
 

- E' un'opera del 1948, un olio su tela nel formato 80x60, un astratto informale il cui titolo è "Sterlizie", una pianta molto colorata originaria dell'Africa meridionale.

Nella composizione l'artista ha creato una forma geometrica armonica, i toni di colore ricordano il cielo, il mare, la vegetazione, il calore della terra di provenienza. Le pennellate sono veloci, istintive, non c'è casualità perché nell'azione pittorica prevale la passione dell'artista, che rende dinamica l'immagine scomponendla in astrazione moderna. 

L'artista, nel corso del suo lavoro, ha sperimentato la sintesi delle forme e, in questo caso, attraverso la sua pittura quasi grezza, primitiva, ha voluto anche rappresentare il lato naturalistico e selvaggio del continente africano. Nell'opera dai colori equilibrati staccano in alto i due fiori dai petali rosso acceso che, vibrando, illuminano la scena, emozionando l'osservatore.
 

- Questa composizione sarebbe un bel texture per un abito lungo estivo.
 

- Brava, Francesca, vedi come l'arte può essere messa in relazione con la moda?
 

- Vorrei sognare.
 

- Certo che puoi, sognare ad occhi aperti significa pensare, immaginare, studiare nuove forme, tutto ti porterà, sperimentando, alla ricerca dell'originalità che poi è lo stimolo, la molla della creatività. Devi sognare, ragazzina, e a te fortunatamente non costa fatica.
 

- Ohhhh... mi si è fatto tardi... devo lasciarvi... Gianni, il bottone te lo cucio più tardi...
 

-Tranquilla, tengo la camicia più aperta così metto in mostra il mio fascino!
 

Dal fondo della sala qualcuno fa... pprrrrrrr!!
 

Non fateci caso, amici lettori del blog che è serio ma a volte ci piace giocare, il nostro bar è un covo artistico anche di burloni, lasciamo che Francesca, la giovane stilista, vada al lavoro, le auguriamo che realizzi presto i suoi sogni, noi rimaniamo ancora un po' in compagnia dei colori di Luigi Montanarini, prenderemo un bel caffè e vi aspetteremo per il prossimo appuntamento. Siete mai stati a Miami? Sarà ancora un gran piacere parlare di arte insieme a voi. 

 

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Il lupo

1 Ottobre 2018 , Scritto da Laura Nuti Con tag #laura nuti, #miti e leggende, #sezione primavera

 

 

 

 

Da Le Metamorfosi di Ovidio, Storie del diluvio 

 

L’Olimpo è il monte più alto di tutta la Grecia e la sua ci­ma è sempre ammantata di nubi; lassù vivono gli dèi, eterna­mente belli e felici: la pioggia non bagna le loro case di marmo e il vento gelido non soffia alle loro porte, la malattia e la mor­te non spezzano lo scorrere dei loro giorni.

Ci fu un tempo, però, un tempo molto lontano, in cui quella serenità fu tur­bata ...

Giove, il re degli dèi, sedeva sul trono d’avorio posto al centro della sua reggia. Il volto maestoso era sconvolto dall’ira e dal dolore.

 

- Non riesco a credere a ciò che è accaduto... - pensava fra sé - Ricordo quando nei mondo regnava l’età dell’oro: la terra produceva da sola i suoi frutti, il miele stillava dagli al­beri e ovunque scorrevano fiumi di tiepido latte, la primavera regnava eterna! Le città non avevano mura per la difesa perché non c’erano nemici, non esistevano soldati, né elmi, né spade. Come tutto è diverso da allora! Sono il re dell’ Olimpo: devo agire e provvedere... Ma come?-

All’improvviso Giove si scosse dai suoi pensieri.

 

- Ho deciso! - esclamò - Convocherò un’assemblea di tutti gli dèi: racconterò loro la verità e insieme stabiliremo che cosa fare -

 

Nell’alto del cielo, quando è sereno, si vede una strada fat­ta di stelle: si chiama via Lattea, perché è candida e luminosa. Le dimore di molti numi sorgono sui due lati della strada e, quando Giove li convoca, essi percorrono frettolosi il sentiero che li porta alla reggia.

Anche quella volta gli dèi risposero senza indugiare all’ap­pello del loro sovrano. Quando furono riuniti, Giove fece il suo ingresso nella sala adorna di marmi e sedette sui trono, dal quale dominava l’intera assemblea: stringeva in mano lo scettro e i suoi occhi mandavano strani bagliori.

 

- Che cosa è mai accaduto? - pensavano gli immortali.

 

Quando Giove iniziò a parlare, nella grande sala scese un silenzio carico d’attesa.

 

- Ciò che sto per dirvi è terribile. Io stesso tremo nel pro­nunciare queste parole, ma non c’è scampo: è necessario che gli uomini siano annientati e che il loro mondo venga distrutto!-

 

Un fremito di orrore si levò dai troni di marmo: nessuno degli dèi parlava, ma i loro occhi erano pieni di domande.

 

- Ho tentato ogni altra via, credete, ma invano... - ri­prese a dire Giove dopo un attimo di silenzio - Gli uomini sono divenuti belve feroci: giorno e notte scavano la terra in cerca d’oro per i loro forzieri e di ferro per le armi, ovunque ci sono soprusi, inganni, violenze. Marito e moglie si odiano, i figli disprezzano i genitori, i fratelli ingannano i fratelli ... Il sangue scorre a fiumi sulla Terra! Ascoltate la mia storia, poi giudicherete se quanto affermo corrisponde a verità. L’Arcadia è stata a lungo una terra felice, governata da uomini saggi; poi è salito al trono Licaone, un tiranno crudele; egli ha osato sfidarmi e ha ordito trame contro di me, Giove, che sono il signore del tuono e del fulmine!!! -

 

Sul volto del dio la tristezza era scomparsa e il ricordo dell’affronto subito faceva balenare lampi sinistri nei suoi occhi; furente, scosse la testa ricciuta e il cielo, la terra e il mare tre­marono sotto la collera divina.

 

- Come è potuto accadere?!? - esclamarono all’unisono i numi, frementi di sdegno –Dopo che abbiamo sconfitto i Giganti, nessuno ha mai osato ... -

 

- Licaone ha già pagato per i suoi delitti, non temete! Tuonò Giove - Ora vi dirò in che modo mi sono vendicato -

 

La voce severa e i gesti autorevoli fecero cessare il clamo­re. Quando il silenzio calò di nuovo nella grande sala, il re de­gli dèi riprese a narrare:

 

- Da tempo giungevano alle mie orecchie tristi notizie sul­la malvagità degli uomini; così, un giorno, decisi di andare a vedere di persona, sperando che ciò non fosse vero. Scesi dall’Olimpo e, travestito da viandante, esplorai la Terra in tutte le direzioni. Voi non potete sapere quello che vidi: la realtà era peggiore di ogni immaginazione! Non ci sono parole per de­scriverla …

Dopo molti giorni di cammino, avevo ormai percorso monti coperti di foreste, valli abitate da animali selvatici, cit­tà protese verso il mare: ovunque regnavano violenza e morte. Ero stanco e affranto. Scendeva la sera, quando giunsi nella terra di Licaone.

La sua dimora, dalle mura scure e massicce, sorgeva su un’altura e dominava le casupole raccolte intorno a una piazza, strette l’una all’altra come per difendersi da un'oscura mi­naccia. In cielo già brillava la luna, bianca e fredda. Tutto era sinistro, cupo, come avvolto in una cappa di piombo. Quan­do giunsi nella piazza, uomini, donne e bambini si avvicinaro­no a me, timorosi...

 

- Perché sei venuto in questo luogo maledetto? Fuggi, finché sei in tempo! Fuggi!-mormoravano, pieni di sgomen­to.

 

Allora mi feci riconoscere! Tutti si inginocchiarono e co­minciarono a pregare e a piangere. Cercavo di confortarli, ma invano: avevano perduto il coraggio, la speranza; non erano più persone, ma animali braccati, in preda a una sconfinata paura.

 

- Vengo a darvi aiuto e giustizia... - ripetevo - Non temete: sono Giove, il re degli dèi e degli uomini!-

 

- Ma questi non sono uomini! - esclamò all’improvviso una voce beffarda e sinistra - Sono bestie stupide e codar­de! -

 

Preceduto da una schiera di armati, Licaone fa irruzione nella piazza: i suoi capelli sono grigi, grigio il mantello, grigio il volto, nel quale, come una ferita, si apre la bocca crudele.

 

- Pregate pure questo dio... se è veramente un dio! - dice guardando con feroce disprezzo i sudditi inginocchiati e tre­manti - Domani lui tornerà nel suo regno, e voi resterete qui, nel mio... -

 

La luna lo bagna con la sua luce fredda e Licaone si stringe nel mantello. Odia la luna: quell'astro lucente lo riempie di terrore e di furore.

Fisso il suo volto rabbioso, ma lui sostiene il mio sguardo; all’improvviso in quegli occhi brilla una luce sinistra. Io leggo, inorridito, i suoi pensieri ...

 

- Stanotte saprò se costui è veramente un dio! - dice fra sé lo sciagurato - Mentre dorme, gli taglierò la gola! Prima, però, ho in mente un’altra prova, una prova veramente degna di Giove, il protettore degli ospiti! -

 

Licaone mi invita alla sua mensa, poi se ne va, circondato dai soldati. La piazza ora è deserta, tutto è tornato silenzioso

Non sono l’unico straniero in quell’infelice paese. C’è un altro ospite alla reggia: il figlio del re dei Molossi. Il padre l’ha mandato a invocare pietà per la sua terra, che Licaone sta mettendo a ferro e fuoco. Il giovane principe teme Licaone, ne conosce bene la ferocia …  Ma sa che Giove protegge gli ospi­ti: la sua ira si abbatte senza pietà su chi non li rispetta.

 

- Il re dell’Arcadia non oserà sfidare il re degli dèi! - pensa il giovane; e si abbandona fiducioso al sonno.

 

Nella sala del castello, le fiaccole illuminano la grande ta­vola e le stoviglie d’oro mandano bagliori. Non c’è cibo sul de­sco; al centro, solo una brocca di cristallo: il vino che contie­ne ha il colore del sangue ...

Licaone, avvolto nel suo manto grigio, siede sul trono a un lato della mensa; io gli sono di fronte, su una panca di quercia. Mi guarda dritto negli occhi, senza dire una parola: fra poco saprà se sono veramente un dio!

All’improvviso, uno squillo di tromba rompe il silenzio. Il re sorride: la bocca crudele si apre in un ghigno e scopre denti affilati, bianchissimi.

 

- Ora porteranno la cena... - dice sibilando - È una pietanza raffinata quella che ti offro, o Giove, creata per te, che proteggi l’ospite -

 

Due servi entrano nella sala: sorreggono un enorme vas­soio colmo di carne fumante; le loro mani tremano, gli occhi non osano guardare quella vivanda ...

Balzo in piedi gridando: la mensa si capovolge, il vassoio si rovescia e il cibo si sparge per terra ... Un cibo orrendo: ciò che resta del principe dei Mo­lossi!

Le fiaccole si spengono, ma subito un nuovo fuoco, divi­no, invade la reggia maledetta: le colonne si spezzano, le mura crollano, la cenere avvolge le scure macerie. Licaone compren­de e trema: solo un dio poteva indovinare il suo misfatto … L’ospite misterioso era veramente Giove!

Il re fugge nella campagna, e mentre corre, ulula di furore; sì, ulula, perché la sua gola non sa più proferire parole, il man­tello grigio è divenuto pelo irto e fitto, le braccia sono lunghe zampe. Ora Licaone è un lupo che strazia i deboli agnelli. Del re che era un tempo, ha conservato la bocca feroce, l’ani­ma rabbiosa e il terrore per la bianca luna ... »

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Set cinematografico e costumi

29 Settembre 2018 , Scritto da Daniela Lombardi Con tag #daniela lombardi, #cinzia diddi, #moda, #cinema

 

 

 

 

Cinzia Diddi ha disegnato gli abiti di scena del film Tutto liscio, con Maria Grazia Cucinotta, prodotto da La Famiglia film, del riminese Piero Maggiò, film che vedremo nelle sale cinematografiche dalla primavera 2019. Fra i protagonisti Ivano Marescotti, Enrico Beruschi e Piero Maggiò.

 

Come ti sei sentita nel ruolo di stilista all'interno delle riprese di un film?

 

Curare gli abiti di scena di un film è sicuramente un'esperienza entusiasmante, si tratta di realizzare dei capi "artistici" unici e personalizzati .

Un' esperienza che  conferma la professionalità' e chiaramente arricchisce.

 

 Come sei riuscita a capire i personaggi e vestirli?

 

I costumi sono una parte importante del linguaggio filmico, sia nel cinema che in TV aiutano a raccontare meglio una storia o un personaggio e, a volte, attraverso piccoli dettagli rivelano molte più cose su un personaggio delle stesse parole. Dettagli talmente piccoli, o addirittura invisibili che si insinuano nella testa dello spettatore. questa è  la parte più difficile … studiare quali possano essere le piccole sfumature che non faranno passare inosservato il personaggio e faranno ricordare il film.

A questo risultato ci si arriva osservando alcuni importanti accorgimenti.

E' necessario conoscere bene la trama, il periodo in cui e' ambientato il film, l'ambiente, le varie scene.

E' necessario conoscere la funzione precisa che l'abito andrà ad avere.

Tutto deve concorrere a creare l'atmosfera, senza incertezze e senza inutilità.

Tutto quello che è inutile, nella scena diventa di colpo dannoso, perché distrae l'attenzione dal motivo conduttore del tema.

In questo gioca un ruolo importante la costumista del film, e il rapporto che si riesce a creare con questa figura professionale.

 

Come deve essere il rapporto fra costumista e stilista?

 

Il rapporto deve essere semplicemente armonico. Si tratta di due figure professionali che se in stretta armonia si completano vicendevolmente.

La costumista, in accordo con il regista e lo scenografo, sceglie lo stile, i colori, i tessuti, e la stilista disegna e realizza gli abiti/costumi di scena.

 

 Quanto è rimasto del tuo modo di fare moda in questo film?

 

Da sempre disegno abiti importanti, gli abiti di scena che ho disegnato e realizzato rispecchiano molto il mio modo di fare moda, si tratta per la maggior parte di  abiti lunghi, lussuosi e carichi di paillettes, come richiesto dal contesto.

E' un tripudio di luminosità, l'abito lungo a sirena, realizzato per Maria Grazia Cucinotta,  che interpreta l'ex moglie del protagonista, Piero Maggiòil quale, nei panni di Brando, gestisce una band di liscio ereditata dal padre.

Per adesso non posso aggiungere nient'altro... scoprirete tutto più avanti... Posso solo concludere dicendo che è  andato "TUTTO LISCIO".

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Arte al bar: SALVADOR DALI' "La persistenza della memoria"

28 Settembre 2018 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #pittura, #arte, #arte al bar

"La persistenza della memoria" di Salvador Dalì e l'omaggio di Walter Fest"La persistenza della memoria" di Salvador Dalì e l'omaggio di Walter Fest

"La persistenza della memoria" di Salvador Dalì e l'omaggio di Walter Fest

 

 

 

Bentornati amici lettori, bentornato autunno, scusatemi se, affermando che il tempo passa in fretta come un lampo, dirò una cosa banale, l'estate sembra così lontana, oppure così vicina, e Natale, con le sue festività belle, non pare così distante, forse dipenderà dalle nostre sensazioni ma, mentre ci interroghiamo, et voilà, eccoci arrivati come una folata di vento nella stagione della caduta delle foglie. E se, invece, quella sensazione dentro di noi che ci fa sentire così vicini o, al contrario, lontani i ricordi fosse questione di memoria?

Pertanto qui al bar oggi parleremo di qualcosa in relazione con il tempo che scorre e lascia nella nostra mente come un hard disk, il più potente del mondo, il nostro cervello, un'infinità di dati. Vi presenterò Salvador Dalì. 

Ritengo, sperando di sbagliarmi, che i giovani lo conoscano molto poco, le nuove leve per lo più seguono le mode del momento e possono ricordare vagamente la sua arte, chissà, se sapessero che Salvador Dalì è stato l'ideatore del logo della Chupa Chups, che direbbero? Non ve lo aspettavate, eh?!

Molto bene, ecco arrivare la mia amica Dalia, accompagnata da Umberto, il tranviere in pensione.
 

- Salve, ragazzi, (in due hanno circa 150 anni ma, essendo ancora giovani nell'animo, possiamo chiamarli senza problema "ragazzi")... Umberto, tu con il tempo avevi un bel rapporto.
 

- Sì, la puntualità.
 

- E tu, Dalia?
 

- Anch'io, ora sembra che vada di moda arrivare tardi.
 

- Il mio tram arrivava sempre puntuale al capolinea.
 

- Umberto, bei tempi vero? 
 

-Sì, certo, il tram faceva un tal rumore di ferraglia però era bello e non inquinava, profumava di legno e umanità, spero, prima di morire, di vedere circolare per le nostre strade un tram a energia solare e, perchè no, anche il fiume navigabile!
 

- Gianni, nel caffè che gli hai messo?
 

- Ho fiducia nei giovani, sapranno inventare per la collettività mezzi di locomozione moderni, senza curarsi del business ma solo della pubblica utilità.
 

Umberto, sotto i suoi splendidi baffoni, parla con passione e con la saggezza di chi ne ha viste e passate tante. Dalia lo guarda con gli occhi, come dire, interessati, che fra i due ci sia teneramente della complicità? Lo scopriremo la prossima volta? Chissà? In effetti, il vero amore non ha età.

Salvador Dalì, (1904 - 1989), spagnolo, bizzarro, stravagante, eccentrico, egocentrico, star surreale del movimento dei surrealisti, personalità fortemente al confine fra realtà e follia, talmente bravo da passare dalla pittura alla scultura alla scrittura alla fotografia alla tecnica cinematografica, in una parola sola, un genio dell'arte.

- Dalia e Umberto, l'opera che abbiamo ora davanti è La persistenza della memoria, ma proviamo a dimenticarci del titolo, immaginiamo di non saperlo, non voglio farmi condizionare e facilitare la descrizione, proviamo a guardarlo usando la nostra fantasia. L'opera è di piccolo formato, un olio su tela 24 x 33, solo pochi centimetri più grande di un normale foglio A4, eppure sembra molto più grande, le forme dipinte vanno in fuga verso un orizzonte lontano e sconfinato che fa allargare il campo visivo allontanandolo fino al nulla. All'orizzonte solo silenzio, non si muove una foglia, in un quadro così piccolo l'artista ha simboleggiato l'enormità dell'esistenza, una velatura d'azzurro attira lo sguardo ma viene sovrastata dal marrone intenso della terra e dagli arancio misto all'ocra di tutto il resto inquadrato, c'è un tourbillon di forme ma tutto sembra essersi fermato. Dal basso dell'opera dà il via il primo degli orologi, chiuso a pendolo color rosso pomodoro, è fermo, ricoperto dalla danza delle formiche come una schematica confusione che permane nei nostri pensieri, sul tic-tac del tempo che passa da un orologio chiuso a pendolo all'altro con sopra la mosca che è meglio lasciarla in pace, ferma sulle lancette del quadrante stondato nella forma, fuso e deformato sul bordo della struttura geometrica, wow!... Che pathos!... Tutto è fermo, tutto è in straordinariamente in movimento, ecco che dall'albero celeste, tinto di luce riflessa, si sporge l'unico forte ramo a sostegno del terzo orologio squagliato come una musicassetta lasciata in macchina negli anni '70 sotto i raggi del sole di agosto, totalmente arreso e proteso verso una scogliera a picco fra mare e cielo, e io che la guardo come in un sogno dalla cima come Icaro vorrei librarmi in volo, tornando indietro nel tempo per rivedermi quando, bambino, correvo con una bicicletta senza freni. Sotto l'albero, sulla nuda terra, rimane l'ultimo orologio sciolto sopra una forma incompleta, di colore bianco, somigliante a una fronte umana, un occhio, un naso appena percettibile, nella la materia tutto sfumato come un labile pensiero. Abbiamo dentro la nostra testa un orologio che scandisce il tempo, segna il passare dei ricordi nella mente che spazia senza limiti, superando la barriera dei giorni, degli anni, per noi con la nostra mente, che, nel sonno, giocherella nel sogno fra visioni al di fuori della nostra volontà. Davanti a quest'opera potrei sognare di andare dritto verso l'orizzonte di Dalì e salire su una nave, oppure di andare dietro la scogliera per correre con la mia bicicletta, chiudo gli occhi provo ad immaginare.....

BOING!!... Un rumore sordo, assomigliante a legno su legno, qualcosa mi rotola vicino spezzando l'incantesimo.

- Uè, pirla, per favore ridammi la pallina!

 

Azz! E' Giovanna la milanese che gioca a biliardo!
 

- Forza, che aspetti! (Sibilando con autorità.)
 

- Veramente, stavo parlando di Salvador Dalì
 

-Salvador Dalì... ah, e chi è?
 

- Dai, dopo te lo spiego
 

Le porgo la pallina che, con un colpo maldestro, Giovanna aveva fatto saltare fuori del biliardo.
 

- Giovanna, vedi, potresti considerare Dalì un sognatore del passato
 

- Un sognatore del passato?... Ma va' a dà via i ciap, parlate invece di Luigi Montanarini, un artista mio vicino di casa, me piaseno un sacco i suoi colori.
 

- Non la possiamo contraddire, può diventare pericolosa, se si innervosisce preparerà per tutti una torta da 16 kg.
 

- Ehi, Giovannona, senti che ti dice Umberto... andiamo insieme alla Dalia al club dei classici a sentire un po' di musica classica?
 

- Posso portare il sigaro spento?
 

- Certamente, basta che non ti addormenti.
 

- Umberto, stai manzo, ronfo solo davanti alle partite della Juve.
 

Amici lettori del blog che piace ad ogni latitudine, vi lasciamo, mentre i nostri "ragazzi", Dalia mano nella mano di Umberto e sottobraccio a Giovanna la milanese, vanno a sentire Mozart. Vi salutiamo, ringraziandovi torneremo a breve per un prossimo incontro sempre qui al bar da Gianni.

Il disegno è la sincerità nell'arte. Non ci sono possibilità di imbrogliare. O è bello o è brutto.” 
 

SALVADOR DALI'

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A me la parola

27 Settembre 2018 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca

   

 

 
 
 
A me la parola.
     Quale?
     Parola d'ordine?
     Sono disordinato o, comunque, sono ordinato, a modo mio.
     Non sono chierico.
     Sono stato chierichetto, per 19 anni.
     Nessuno può ridurmi allo stato laicale.
     Sono smemorato e non ricordo la parola d'ordine.
     Ordine: è una parola.
     Mi piace disordinarla, anagrammarla, aggiungendoci una "n".
     Diventa: rondine.
     Ogni mia parola può, così, volare, nel web, verso ogni amica, ogni amico, su Facebook.
     A me la parola.
     Quale?
     Parola d'onore?
     Non sono onorevole.
     Non lo sono della Prima e nemmeno della Seconda Repubblica.
    Non sono un libero professionista e non posso dire di ricevere il mio onorario a motivo del mio Inserimento Socio-Terapeutico, nella Biblioteca Comunale di Borgo San Lorenzo.
     Non ho una Laurea: nemmeno ad honorem, nemmeno honoris causa.
     Non cerco che d'impegnarmi ad onorare ogni parola data a chiunque.
     A me la parola, ma parlo poco e scrivo di più.
     Vorrei ascoltare, dal vivo, la parola altrui a me diretta.
     Vorrei che altri ascoltassero, dal vivo, la mia parola diretta a loro.
     Mi piace anche scrivere a qualcuno, per essere letto (anche a letto) e che qualcuno mi scriva, per poterlo leggere poiché la parola detta vola e quella scritta rimane, ma la parola scritta altrui è creata, spesso, per creare distanza dal sottoscritto, mentre la parola scritta mia vorrei crearla per ridurre, per eliminare la distanza, per creare i presupposti di un incontro (e non solo uno), faccia a faccia.
     Se "faccia" è anche congiuntivo del verbo "fare", che ognuno di noi "faccia" in modo che ogni "faccia" possa congiungersi con ogni altra.
 
          Luca Lapi luca.lapi@alice.it
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Gossip: solo work in progress?

26 Settembre 2018 , Scritto da Daniela Lombardi Con tag #gossip, #televisione, #cinzia diddi, #moda

 

 

 

 

 

Giorgio Manetti, noto per aver partecipato alla trasmissione Uomini e Donne di Maria de Filippi, sembra aver lasciato la trasmissione e  la fidanzata storica Gemma Galgani  ed  eccolo scovato accanto ad un’altra affascinante bionda.

 

Tranquilli non è la sua nuova fiamma, si tratta di  Cinzia Diddi, giovane e talentuosa  stilista pratese, i due si sono incontrati durante una conferenza stampa tenutasi in un raffinato hotel fiorentino, dove l’ex protagonista di Uomini e Donne, davanti ad una ristretta e selezionata  platea, ha illustrato la sua nuova attività di organizzatore di eventi.

 

Quindi solo “work in progress” per Cinzia Diddi e Giorgio Manetti … se sono rose fioriranno …

Gossip: solo work in progress?
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Radioblog: "Un cattivo esempio" di Tina Caramanico

25 Settembre 2018 , Scritto da Chiara Pugliese Con tag #chiara pugliese, #radioblog, #recensioni, #interviste

 

 

 

Cosa fareste se un bel giorno, mentre sedete comodi sul divano di casa vostra, intenti alle vostre faccende quotidiane, vi venisse a far visita un bel... fantasma? Sì, il fantasma di qualcuno che ha abitato in quella casa prima di voi, molti anni prima di voi, qualcuno che vi conosce ma che voi non avete neppure conosciuto e che vi farà una serie di rivelazioni che stravolgeranno completamente la vostra vita familiare?

A voi forse non sarà ancora mai accaduto ma a Margherita, la protagonista del romanzo Un cattivo esempio, succede veramente. E, incubo nell’incubo, il fantasma che la viene a trovare è addirittura quello della suocera Concetta vissuta molto prima che Margherita sposasse suo figlio. Concetta sa tutto della nuora e della sua vita coniugale perché non ha mai lasciato la casa dove ha vissuto lei e poi Margherita con il figlio Luigi.

Avvolta in una nube di fumo di sigarette che non smette praticamente mai di fumare per tutto il libro, la suocera-fantasma dice << Margherita,tu non conosci me, ma io a te ti conosco bene. Sei la seconda moglie, vedova, di Luigi Loiodice buonanima e vivi in questa casa dal 1967 >>. Dopo un primo momento di smarrimento le due donne si conoscono e si raccontano, si sfogano, si sfottono colmando i vuoti delle reciproche solitudini.

Ma non è un caso se Concetta si è manifestata alla parente ancora in vita, perché  le rivelazioni che le farà getteranno Margherita nello sconforto, nell’incredulità totale, cambiando radicalmente l’idea che della sua vita familiare aveva avuto fino a quel momento. Sarà costretta a fare i conti con altri fantasmi, quelli che albergano nei remoti recessi della nostra coscienza sotto forma di rimorsi e che fanno molto più paura, soprattutto quando per una vita non li abbiamo voluti vedere.

Questo romanzo, edito da Kobo editore, in poche pagine ci farà vivere questa avventura incredibile, angosciante e, a tratti, anche divertente, dove il destino di due generazioni familiari si incontra intrecciando passato e presente attraverso questo singolare rapporto tra due donne  anziane, una viva, l’altra già passata a miglior vita. Sulla scena ci sono anche Silvia ed Elisa, figliastre di Margherita nonché nipoti di Concetta, due donne avide, poco sensibili e dunque poco amate dalle nostre due anziane protagoniste, ma anche loro in qualche modo vittime inconsapevoli.

Oggi a Radio Blog conosceremo l’autrice di questa storia, Tina Caramanico, finalista con questo libro della prima edizione del concorso "Romanzi in cerca d’autore”. Buon ascolto!

 

Il sito di Tina Caramanico https://www.tinacaramanico.org

 
Se volete acquistare il suo libro 

 

Per contattarci:radioblog2017@gmail.com

Musica:www.bensound.com

Illustrazioni a cura di Eva Pratesi www.geographicnovel.co

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