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ricette

'Il Grande Lebowski', cult-movie dei fratelli Coen diventa un drink, in una rivisitazione del White Russian da parte della bartender Laura Schirru

12 Aprile 2021 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #ricette, #cinema

Foto drink di Antonio Lobrano   Foto bartender di Giuseppe SecchiFoto drink di Antonio Lobrano   Foto bartender di Giuseppe Secchi

Foto drink di Antonio Lobrano Foto bartender di Giuseppe Secchi

 
 
Un drink di semplice realizzazione, ma di grande resa, il 'Ci pensa Drugo', twist sul classico White Russian, cocktail preferito del personaggio-cult del film 'Il Grande Lebowski' dei Fratelli Coen, diretto da Joel nel 1998. Con questa rivisitazione-omaggio, Laura Schirruhead bartender del The Duke Cocktail Lounge Bar de La Maddalena realizza un cocktail amabile, ma dal carattere robusto, proprio come il Drugo interpretato da Jeff Bridges. Il drink si prepara con 5 cl di Polugar N.1 Rye&Wheat2 cl di liquore al cioccolato e con un top di yogurt al caffè per colmare. Versare la Polugar N.1 Rye&Wheat in un bicchiere Old Fashioned colmo di ghiaccio, aggiungere il liquore al cioccolato e colmare, versando lentamente lo yogurt al caffè. Il drink si chiude con dei chicchi di caffè come decorazione.

 

La Polugar N.1 Rye & Wheat, prodotta da una miscela di segale e grano, ha sentori intensi di pane appena sfornato, note di grano e segale e di pepe nero, caratterizzata da un sapore deciso che dona robustezza ai sapori dolci e contrastanti del cioccolato e dello yogurt al caffè. Prodotta in Polonia dalla distilleria Rodionov & Sons, in una foresta e lontano da altri stabilimenti industriali, strade e città, Polugar non assomiglia alla vodka moderna: è una bevanda alcolica più antica, prodotta nell’era in cui tutti i distillati di cereali venivano realizzati usando alambicchi di rame.

Un cocktail, il White Russian e il suo twist di Laura Schirru, cucito addosso a Drugo, che conduce una vita pigra, piacevole e disimpegnata, condita da qualche partita di bowling con gli amici e bagnata proprio dal drink che lo accompagna sempre, nel suo approccio calmo e rilassato alla vita, anche nei momenti drammatici e senza via di uscita. Uno stile che è diventato di culto e che ha reso il White Russian e tutti i suoi epigoni un vero e proprio accompagnamento alla vita quotidiana.

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Frutta martorana e Ossa di Morto

30 Ottobre 2020 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #ricette

 

 

 

 

 

 

Dalle mie parti, durante il periodo che ruota attorno alla Festa di Ognissanti e la Festa dei Morti, nelle pasticcerie, nei panifici e nei bar risulta onnipresente la frutta martorana, dolci tradizionali realizzati con la pasta reale o pasta di mandorle, che ricreano i frutti tipici siciliani tra cui mandarini, limoni, arance e pesche. 

Ci sono poi, degne di nota, le ossa dei morti, caratteristici biscotti Made in Sicily di dura consistenza che vengono preparati con zucchero, farina, albume e chiodi di garofano. 

Ricordo che io e mia sorella Cettina, rispettivamente di otto e sei anni, non avevamo ancora assaggiato né gli uni né gli altri, tant'è vero che in diverse occasioni incollavamo le facce alle vetrine di una rinomata dolceria, sbavando e immaginando quanto potessero essere buoni. Finché un pomeriggio di fine ottobre i nostri genitori ci promisero di acquistare un cabaret misto, a patto di pazientare fino al 2 novembre, e di mangiarli con parsimonia in quanto altamente calorici e per evitare danni ai denti. 

Dal momento che fummo invitati a pranzo dai nonni paterni per la Festa dei Morti, ci presentammo a casa loro con 'nguantera da un chilo, che con estrema cura venne da me adagiato sopra un mobiletto del soggiorno manco fossi stato un vescovo officiante.

Dopo che desinammo in salone a base di pasta al forno e carne, si passò alla frutta... di stagione. Mi scoglionai e presi così l'iniziativa di prendere quatto quatto la confezione e di strappare pian pianino la carta che l'avvolgeva, nel mentre la mia famiglia alle mie spalle era intenta a parlare o a sbucciare delle pere ammassate in una fruttiera. Mi sgamarono a operazione conclusa e, nonostante il rimbrottino di mia madre che mi definì uno zulu, con strafottenza posizionai il vassoio sopra la tavola da pranzo e arraffai quattro o cinque dolcetti per mano, non prima di spostarne parecchi per scegliere quelli che mi garbavano di più. 

«Prendine ancora» ironizzò seccato mio padre. «Stai sicuro che ti potrai fare la dentiera come a tuo nonno»

Assaggiai sia un pezzetto di un osso di morto, sia un pezzetto di uno dei frutti di martorana che ricreava un mandarino e ne restai deluso. Il primo troppo friabile e speziato, il secondo eccessivamente zuccheroso e senza quel retrogusto di frutta come avevo erroneamente pensato. Con nonchalance, i dolcetti impugnati li riposai sul cabaret, per di più mostrando una faccia di bronzo. 

«Ah, non li voglio più! 'Sto scimunito li ha toccati con quelle sue manacce zozze! Poco fa si è messo le dita nel naso!» cominciò a lagnarsi fastidiosamente mia sorella. 

Sentii l'impulso di darle una lezione e, non potendola percuotere facilmente poiché era seduta dal lato opposto della tavola, le lanciai sulla fronte un osso di morto, un biscotto duro come pochi. 

Mia sorella, per scendere dalla sedia con il proposito di raggiungermi e di reagire allo sgarro, urtò inavvertitamente con il braccio una bottiglia di coca cola che finì per cascare sul vassoio. Per fortuna lo strato trasparente, che di norma viene inserito dai pasticceri o dai baristi nella parte superiore della confezione aveva salvaguardato più della metà del contenuto. 

Il risultato fu il seguente: mio nonno, strafottendosene della ricorrenza si lasciò andare a una sonora bestemmia, mia nonna, sospirando, provvide ad asciugare dove necessario e a gettare nella pattumiera la sottile striscia protettiva e i dolci inzuppati, mia madre, invece, mi cazziò di brutto, mentre mio padre mi fece assaggiare un paio... di sganassoni. Nel frattempo, la rompi di Cettina, con espressione compiaciuta, si godeva lo spettacolo, gustandosi un dolcetto a forma di fico d'india.

 

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Febbre da cavallo è ora un drink: 'La Mandrakata'

15 Agosto 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #cinema, #ricette

Febbre da cavallo è ora un drink: 'La Mandrakata'Febbre da cavallo è ora un drink: 'La Mandrakata'
 

 

 

 

Grazie a un barman creativo e cinefilo diventa un drink il film Febbre da Cavallo, il cult movie firmato Steno e interpretato da Gigi Proietti, Enrico Montesano, Catherine Spaak e tanti altri attori e caratteristi che hanno reso grande il cinema italiano. A inventare il cocktail 'La Mandrakata', ispirato dalla famosa espressione di Proietti, Max La Rosa, proprietario e barman del Divan Japonais di Frascati (via Goffredo Mameli, 9, per info 3381133144), in provincia di Roma. Il drink si prepara con 3,5 cl di Jim Beam Rye Whiskey, 3,0 cl di Cherry Stock, 12 foglie di menta marocchina, 4 cl succo di limone, 3 cl sciroppo homemade allo Zafferano di Navelli, 3 splash bitter homemade agli agrumi e quanto basta di Gosling's Ginger beer. Per prepararlo, pestare delicatamente la menta in un bicchiere highball doppio da 450 ml, quindi versare tutti gli ingredienti, tranne la Gosling's Ginger beer e aggiungere ghiaccio. Versare quindi la Gosling's Ginger beer e mescolare ancora per completare, decorando con una fetta di limone e della menta cosparsa di zucchero a velo vanigliato.

Il whisky 'maschio senza rischio' o meglio 'teschio maschio senza fischio' evocato dal film è ingrediente principale del drink, in questo caso Jim Beam Rye, whiskey di segale del Kentucky, distribuito in Italia da Stock Spirits, caratterizzato da note di vaniglia e un finale pungente, con aromi di noce moscata, chiodi di garofano e pepe nero. Il tutto levigato nel drink dalla menta e dai sapori di agrumi e amarena. E attinente è l'ispirazione del cocktail a un grande classico, il Mint Julep, datato 1938 e servito durante la più famosa corsa di cavalli statunitense, il Kentucky Derby, dove veniva apprezzato da più di 120mila persone l’anno. Insomma, un drink da assaporare mentre si ascoltano le inconfondibili note del trio Bixio-Frizzi-Tempera, scommettendo su Soldatino o D'Artagnan e tifando per Mandrake e Pomata.

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CINEMA E DRINK - ispirato a 'Odio l'estate', con Aldo, Giovanni e Giacomo il drink BUBBLES NEGRONI del bartender Andrea Pomo del The Jerry Thomas Speakeasy di Roma

22 Febbraio 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #ricette, #cinema

 

 

 

 

 

DRINK: BUBBLES NEGRONI
(ispirato a 'Odio l'estate' di Massimo Venier, con Aldo Giovanni e Giacomo, 2020)


BARMAN: Andrea Pomo, bartender del The Jerry Thomas Speakeasy di Roma, classificato al numero 50 della classifica The World's 50 Best Bars 2019

 

INGREDIENTI:

45 ml Crocodile Gin 
30 ml Vermouth Del Professore Classico
25 ml Bitter Del Professore 

45 ml infuso Lemon Grey (tè nero a base di pompelmo e limone)
7.5 ml succo di melograno chiarificato 
2 drops di soluzione salina
1 scorza di pompelmo


Bicchiere: Collins
Garnish: peel di pompelmo


PREPARAZIONE:

Miscelare tutti gli ingredienti, tranne la scorza di pompelmo e raffreddare fin quasi al punto di congelamento. Applicare la carbonatazione a 2.9 bar di pressione. Versare in un bicchiere collins ghiacciato con ghiaccio chunk e spremere la scorza di pompelmo sopra il drink.

 

ISPIRAZIONE:

I miei comici preferiti chiamano il loro anziano regista per occuparsi di loro che negli ultimi tempi non stavano più tanto bene per recuperare la vecchia alchimia, ne viene fuori un film spontaneo, in memoria dei vecchi tempi: un vero proprio twist on classic! La mia reinterpretazione si basa proprio su questo. Ho voluto reinterpretare un grande classico intramontabile come il Negroni, IL Fenomeno Italiano. Ho scelto il Negroni perché tre sono gli ingredienti che hanno creato questo drink unico, come tre sono i comici che hanno creato a loro volta una comicità unica. Il drink è una semplice rivisitazione del Negroni che si basa sul terroir e la stagione durante la quale è stato ambientato il film: l'estate. Quindi un drink fresco e con prodotti freschi. Tutto nasce dal The Jerry Thomas Speakeasy, primo 'secret bar' italiano, quest'anno in  posizione 50 nella lista del The World Best 50 Bars, nato a Roma dieci anni fa con l'idea di riportare alla luce uno stile di miscelazione ormai dimenticato. Nel 2010 un gruppo di bartender decide di dare vita a questo piccolo Club nel cuore della Capitale mettendo a disposizione di colleghi, appassionati e curiosi un luogo dove sperimentare e condividere le loro particolari esperienze. Gli anni che seguono sono fatti di viaggi, ricerca, studio, scambi culturali, seminari e tanta determinazione che permetterà al The Jerry Thomas Speakeasy di entrare per ben cinque volte nella classifica dei “50 World Best Bar”. Nel 2013 dopo una lunga e minuziosa ricerca storica e tecnica, vede la luce il “Vermouth Del Professore”, primo di una lunga serie di prodotti ideati in collaborazione con le “Distillerie Quaglia”, compresi tre gin di altissima qualità. E lo scorso anno esce anche “Twist on classic – I grandi cocktail del Jerry Thomas Project”, volume edito da Giunti, che vede raccontati i quattro protagonisti di questa storia: Roberto Artusio, Leonardo Leuci, Antonio Parlapiano e Alessandro Procoli. Un libro che si fregia della prefazione di un cliente affezionato d'eccezione, Jude Law - che durante le riprese delle due stagioni di The Young Pope e The New Pope si affacciava spesso al locale - e la prefazione dello storico dei cocktail David Wondrich. 

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Elogio alla Margherita

5 Febbraio 2020 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #ricette

 

 

 

 

Amo da morire la pizza, nello specifico la Margherita, tanto da considerarla come il mio cibo preferito. Ora, non so se i gusti delle pizze vadano scritti in maiuscolo, mettiamo non sia necessario, la cosa mi può andar bene tranne sulla già citata pizza, in quanto per me rappresenta la Regina.

Oh, sono talmente fissato che, se si dovesse intendere il nome proprio di persona femminile, non lo associo al fiore ma direttamente alla pizza in questione.

Idem la ‘Margherita’ di Riccardo Cocciante specie la parte finale della canzone:

Perché Margherita è tutto, ed è lei la mia pazzia (qui ci starebbe la parola ‘pizza’)

Margherita, Margherita
Margherita, adesso è mia
Margherita è mia

La Marghi (mi permetto il lusso di darle un diminutivo) è semplice, e per di più con pochi ingredienti, ovvero farina, acqua, lievito, mozzarella, pomodoro, olio crudo e, come ciliegina sulla torta, pardon, sulla pizza, del basilico fresco.       

Riguardo l'impasto, prediligo il tipo sottile e disdegno assolutamente la pizza gomma. A tal proposito, impossibile dimenticare una Margheritona degna di nota, (giusto per usare un eufemismo) mangiata 8 anni fa, durante le vacanze in Grecia, a Rodi, quando, in una pizzeria italo-greca, mi fu servito un autentico copertone intriso di sugo e con del formaggiazzo. Indubbiamente la Margherita peggiore mai assaggiata, una pizza Michelin, e non mi riferisco alla famosa Guida francese che, tra le tante cose, prende in esame la gastronomia.

Vi starete chiedendo se a volte mi è capitato di cambiare pizza, vero?

Di norma non la rimpiazzo, magari saltuariamente mi concedo un diversivo, ad esempio mi capita di scegliere la Biancaneve, avente solo mozzarella, olio e origano, o la quattro formaggi, oppure la Margherita con würstel. In sostanza pizze "derivate", anche se, in verità, dopo averle divorate, rimango con quel senso di insoddisfazione e con pentimento annesso.

Probabilmente in termini di gusti posso apparire scontatissimo, lo so, ebbene, a questo punto, avendo fatto 30, faccio 31, raccontando un aneddoto.

Tanti anni fa, trovandomi in trasferta per un campo militare in Campania, precisamente a Battipaglia, in qualità di caporale dell’esercito, una sera, io, con un gruppo di commilitoni in libera uscita, girovangando decisi a mettere qualcosa sotto i denti, optammo per mangiare una pizza in uno dei locali migliori della città, che ci fu consigliato da un maresciallo originario di quei luoghi.

Appena entrati al ‘BattiPizza’ ci sedemmo in un lungo tavolo e, quasi subito, il cameriere ci portò i menù. Mi risulta difficile descrivere lo stupore derivato dalla sterminata tipologia di pizze. Ben 500!!!

C'era la pizza con i fagioli, la pizza col radicchio, la pizza al sushi, la pizza con surimi, la pizza con la Paella, la pizza alla brasiliana con palmito ed il catupiry (un formaggio cremoso), per non parlare delle pizze alla frutta (ananas, mela, cocco, avocado, macedonia etc.) fino ad arrivare alle pizze dolci (ad esempio quella nutella) e alle pizze gelato.

Sotto il menù a caratteri cubitali c'era scritto: “Guaglió, se la scelta non ti soddisfa, dimmi che pizza vuoi e ti dirò chi sei!”

Ridemmo a quelle parole, poiché pensammo che nel listone ogni fantasia tendeva a essere già soddisfatta a priori.

Per circa mezz'ora restammo a decidere quale pizza ordinare, giustamente leggere tutte le 500 tipologie richiedeva tempo. Alla fine ciascuno fece la propria ordinazione e… indovinate quale pizza prese il sottoscritto?

Ma è logico: la Margherita, d’altro canto pizza che si ama non si cambia!

"Toglietemi tutto ma non il mio Breil" recitava un famoso spot sugli orologi.

"Toglietemi tutto ma non la mia Margherita" affermo invece io.

Visto che seguo Eros Ramazzotti,  parodio un po’ il brano Più bella cosa, con la speranza che il cantante non la prenda a male.

"Ti mangerei di più. Per dirtelo ancora per dirti che, più buona cosa non c'è, più buona cosa di te. Unica come sei. Soffice quando vuoi. Grazie di esistere!"

Cari lettori, direi che ho esposto quanto basta, onde evitare che il testo diventi una “pizza”, aggiungo soltanto che, dopo la lettura, se deciderete di mangiarvi una rotonda o ovale oppure una quadrata a teglia è doveroso augurarvi: buona pizza a tutti!

Agli intenditori, invece, un augurio speciale: Buona Margherita a tutti!

E, mi raccomando, non scordatevi la birra. E pazienza se lievita la pancia, si vive una volta sola!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Tre drink ispirati a Fellini

19 Gennaio 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #ricette, #cinema

 

 

In occasione del Centenario della Nascita di Federico Fellini ecco tre drink di tre famosi bartender (tra cui una donna), ispirati a tre suoi film. 

 

 

 

 

 

 

DRINK: AMARCORD
(ispirato al film “
Amarcord”, di Federico Fellini, 1973)

 

BARLADY: Roberta Martino, co-fondatrice del collettivo ShakHer

INGREDIENTI:
15 ml Amaro Formidabile
15 ml Hine Cognac VSOP
30 ml rum Pappagalli Remember Trinidad
15 ml Dry Curacao Pierre Ferrand
3 drop Amargo Chuncho
Peel di arancia


Bicchiere: Napoleon

PREPARAZIONE:
Versare gli ingredienti in un mixing glass precedentemente raffreddato e miscelare con cura fino a quando il drink non sarà correttamente diluito. Una volta versato all'interno del bicchiere, cospargere con gli oli essenziali dell'arancio.

ISPIRAZIONE:
Amarcord (in romagnolo “io mi ricordo") è la rievocazione in chiave nostalgica dei drink di vecchio stile e struttura alcolica con i quali i miei Maestri mi facevano misurare quando ho iniziato questo lavoro. Morbido ed elegante, ma di grande carattere, diventa così un cocktail universale che, come i protagonisti del film di Federico Fellini, va oltre la dimensione temporale "per diventare – come scrisse Mario Del Vecchio - immortale come la poesia".

 

 

 

DRINK: 8 e mezzo
(ispirato al film “
8 e 1/2”, di Federico Fellini, 1963)

BARMAN: Alessandro di Fabrizio, bartender de La Nuova Lavanderia, di Pescara

 

INGREDIENTI:

50 ml VII Hills Italian Dry Gin
1 dash Assenzio Versinthe
20 ml cordiale di camomilla e cardamomo
20 ml succo di limone
10 ml succo di mandarino
1 dash genziana
Fill up tonica al melograno

 

Bicchiere: Collins
Garnish: crusta di rosa e melograno disidratato

 

PREPARAZIONE:
Versare tutti gli ingredienti, eccetto la tonica, in uno shaker e agitare. Filtrare in un bicchiere Collins pieno di ghiaccio e colmare con la tonica al melograno. Decorare con crusta di rosa e melograno disidratato.

ISPIRAZIONE:
Ispirato al capolavoro di Federico Fellini, 8 e 1/2 è un susseguirsi di flashback e parti oniriche, incubi che sembrano strade senza uscita, sogni megalomani, voglia di purezza e di fuga. Un omaggio alla romanità, che VII Hills Italian Dry Gin porta con fierezza fra le sue botaniche.

 

 

 

DRINK: MARCELLO, COME HERE!

(ispirato al film "La Dolce Vita”, di Federico Fellini, 1960)

BARTENDER: Carmelo Buda, proprietario e bartender di Oliva.co Cocktail Society di Catania

 

INGREDIENTI:

40 ml VII Hills Italian Dry Gin
35 ml cordiale di mandarino chiarificato
25 ml soluzione citrica di Verdello
1 barspoon di Chartreau

Bicchiere: Old Fashioned
Garnish: bucce di mandarino essiccate

PREPARAZIONE:
Versare gli ingredienti in uno shaker, quindi shakerare per 20 secondi e versare all'interno di un bicchiere Old Fashioned, precedentemente decorato con un rimmel di bucce al mandarino essiccate, aggiungere un cubo di ghiaccio e servire.

ISPIRAZIONE:
Drink ispirato al film del Maestro Fellini, considerato uno dei capolavori del cinema italiano, vincitore della Palma d'Oro al 13° Festival di Cannes e del Premio Oscar per i costumi. Dedicato a una Roma degli anni Sessanta tutta da vivere, dove regna l'armonia e il piacere di godersi i caldi pomeriggi primaverili, seduti nei caffè con le persone che si amano. Il barman si ispira al film, ammaliato da tanta bellezza e passione in una pellicola in Bianco e Nero, qualcosa che ci ha reso unici nel mondo per la sua semplicità, oltre le mode, oltre il tempo. Il Drink si ispira nello specifico a Sylvia (Anita Ekberg) con un twist di uno dei cocktail più eleganti conosciuti, il White Lady, servito on the rocks. Qui la freschezza degli agrumi rispecchia la compianta attrice svedese, dal sapore magico e intrigante. Il VII Hills Italian Dry Gin con il suo tocco di ginepro rappresenta in pieno Marcello, il personaggio interpretato da Marcello Mastroianni, carismatico e affascinante, che riesce a sedurre e a conquistare la giovane Sylvia. L'uso dello Chartreau con le sue erbe nasce immaginando una passeggiata sulle rive del Tevere in Vespa, immersi in una Roma senza tempo. Ah eccolo, Marcello, Come Here!

 

 

 

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Cestini di parmigiano

15 Gennaio 2020 , Scritto da Nicole Con tag #nicole, #ricette

 

 

 

 

Riecco a voi la vostra Nicole, sempre irriducibilmente single. Oggi vi propongo i cestini di parmigiano per antipasti o secondi.

Prendiamo del parmigiano gattugiato già pronto (o fatto da noi), riscaldiamo per pochi minuti una padellina antiaderente, versiamo due cucchiai di parmigiano e stendiamo per bene. Aspettiamo uno o due minuti, il tempo che si formi una crosticina e togliamo dal fuoco con una forchetta. Adagiamo su un bicchiere capovolto e diamo la forma di un cestino. Lasciamo riposare 10 minuti ed ecco pronti i cestini da guarnire come più piace: salmone, funghi o formaggio. La fantasia parte!

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Prima sagra del prosciutto cotto al vino di Cori

6 Ottobre 2018 , Scritto da Marco Castaldi Con tag #marco castaldi, #eventi, #ricette

 

 

 

 

Il 13 Ottobre debutta la manifestazione dedicata alla promozione e alla valorizzazione dell’eccellenza gastronomica tipica del territorio. In programma degustazioni, folklore della bandiera, musica jazz e popolare.

Sabato 13 Ottobre, a piazza del Tempio d’Ercole, si volgerà la prima edizione della Sagra del Prosciutto cotto al vino bianco di Cori, manifestazione ad ingresso libero organizzata dal Comune di Cori – Assessorato all’Agricoltura e Sportello Unico per le Attività Agricole – e dalla Pro Loco Cori, con il contributo dell’ARSIAL – Regione Lazio, in collaborazione con l’Associazione Volontariato e Protezione Civile di Cori e gli studenti dell’indirizzo alberghiero dell’IIS San Benedetto di Latina.

Il protagonista dell’iniziativa – sostenibile, perché aderente alla campagna Plastic Free - è una eccellenza esclusiva della tradizione contadina corese, dal gusto unico, frutto di un peculiare processo di trasformazione, le cui testimonianze risalgono agli inizi del Novecento; in origine conosciuto come Prosciutto della Madonna, perché particolarmente venduto nella seconda domenica di Maggio in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna del Soccorso.

Gli stand apriranno alle ore 16:30. Presso quelli con Denominazione Comunale (De.Co.) sarà possibile effettuare una degustazione gratuita del Prosciutto cotto al vino bianco di Cori, insieme ai vini autoctoni di qualità e ai prodotti dolciari locali messi a disposizione dalle cantine e dai biscottifici del territorio. Acquistando il tagliando sagra da 2 euro si avrà diritto a 2 assaggi di prosciutto e 3 di vino. Saranno presenti anche i produttori tradizionali abilitati solo alla vendita.

Faranno da cornice l’esibizione dell’arte del maneggiar l’insegna proposta dagli Sbandieratori di Cori (ore 17:00) e i concerti del musicista Marco Serangeli (ore 17:30), dell’ensemble “Jazz Funk Quartet” (ore 19:00) e del gruppo di musica popolare “I Brigallè” (ore 21:15). Alle ore 18:00 la Gara Gastronomica tra i ristoratori dedicata alla riscoperta, promozione e valorizzazione dei piatti tipici a base di Prosciutto cotto al vino bianco di Cori. Interverranno rappresentanti di Regione Lazio, ARSIAL e Amministrazione Comunale.

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Beata panzanella

28 Luglio 2018 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #eventi, #ricette

 

 

 

Dal 28 al 30 luglio torna a Montalcino (SI) la Festa titolare del Beato Giovanni Colombini con la seconda edizione di 'Beata Panzanella, gara gastronomica, giocosa ma non troppo, dedicata al tipico piatto povero toscano e al suo inventore 

Chiunque potrà partecipare alla tre giorni di festa e al concorso – in programma domenica 29 luglio – con una propria ricetta, 

che verrà valutata alla cieca da una giuria di giornalisti ed esperti. Ma anche il pubblico potrà assaggiare e dire la sua.

 

Fattoria dei Barbi | Loc. Podernovi 170 | Strada Consorziale dei Barbi | Montalcino SI

 info@fattoriadeibarbi.it

www.fattoriadeibarbi.it

 

Montalcino (SI). I Colombini della Fattoria dei Barbi Montalcino |www.fattoriadeibarbi.it, celebri produttori di Brunello, sono la più antica famiglia documentata a Montalcino: nel 1352 Tommaso costruì il Castello di Poggio alle Mura e dopo pochi anni il Beato Giovanni predicò nella chiesa di S. Agostino.

Per ricordare sei secoli e mezzo di matrimonio con questa bella terra, i Colombini celebrano ogni anno a fine luglio la Festa Titolare del loro Beato: quest’anno in programma saranno tre i giorni di festa, sabato 28, domenica 29 e lunedì 30 luglio, in cui saranno aperte gratuitamente le parti storiche delle cantine di invecchiamento, i giardini privati e il Museo del Brunello a tutti i visitatori.

Da sabato a lunedì compreso ci saranno visite guidate gratuite - con orario 12:00, 15:30 e 17:30 - con racconti, aneddoti e curiosità e, domenica 29 luglio, per il secondo anno, la divertente “disfida della panzanella”, piatto che la leggenda vuole inventato proprio dal Beato Giovanni: un concorso gastronomico – Beata Panzanella - che invita tutti gli appassionati di cucina tradizionale toscana a mettersi in gioco e a presentare la propria interpretazione del piatto. 

Chi lo desidera potrà mangiare sia a pranzo che a cena alla Taverna dei Barbi che per l’occasione presenterà la rivisitazione della Panzanella del Beato a cura dello chef Duccio Lorenzini uno speciale piatto medievale ispirato ai tempi in cui visse il Beato, ma ci saranno anche tanti piccoli assaggi gratuiti per tutti di vini, salumi e formaggi della Fattoria. 

Per iscriversi al concorso, prenotarsi per pranzo o cena o per avere ulteriori informazioni sulla Festa titolare del Beato Giovanni Colombini e sulla gara Beata Panzanella

 info@fattoriadeibarbi.it 

 

CONCORSO GASTRONOMICO

'BEATA PANZANELLA 2018 | seconda edizione

GARA GASTRONOMICA, GIOCOSA MA NON TROPPO, DEDICATA AL TIPICO PIATTO POVERO TOSCANO E AL SUO INVENTORE, 

IL BEATO GIOVANNI COLOMBINI, NEL GIORNO DELLA SUA FESTA TITOLARE

Chiunque può partecipare alla disfida, purché non sia un professionista della ristorazione e abbia voglia di divertirsi.

Semplice la formula: basta iscriversi (è gratuito) scrivendo a info@fattoriadeibarbi.it o telefonando allo 0577 841111 [oppure sabato e domenica 0577 841205], preparare una panzanella per almeno 6 persone secondo la propria interpretazione, allegando la ricetta e indicando ingredienti, quantità, modi esecuzione e quant’altro ritenuto importante, e portarla entro le 11:30 del 29 luglio 2018 alla Fattoria dei Barbi in Località Podernovi 170 a Montalcino (SI). Una giuria di giornalisti enogastronomici e addetti ai lavori la assaggerà in modo anonimo, stabilendo quale sia la migliore. Ma anche il pubblico potrà assaggiare e dire sua. Una competizione giocosa che vede in palio, per chi salirà sul podio, bottiglie di vino della Fattoria dei Barbi tra cui Sua Maestà il Brunello.

 

Perché la panzanella

È uno dei piatti estivi più tipici della cucina toscana, semplice e gustosissimo, che la leggenda vuole creato dal Beato Colombini ma che nel tempo ha saputo evolversi in ogni casa secondo la personalità di chi la prepara e gli ingredienti a disposizione. Esistono i puristi della panzanella e chi invece non può concepirla se non arricchita di ogni ben di Dio. Vedremo chi vincerà.

 

Così nacque la panzanella

 

"Erano gli anni tremendi di metà Trecento, subito dopo la Peste Nera. Le campagne erano devastate, la gente era stremata. Il Beato Giovanni Colombini guidava una torma di miseri di città in città, affidandosi alla carità per sfamarli. Ma c’era troppo poco e nulla da donare, così Pienza gli chiuse le porte. Il Beato aveva solo due croste di pane per una moltitudine ormai priva di speranza. Con quel poco non poteva far nulla, così alzò gli occhi al cielo e pianse. Le lacrime salarono il pane e, miracolo, un olivo bruciato produsse nuovi frutti. Anche la terra improvvisamente verdeggiò di ortaggi. Il Beato ringraziò il Signore e con le mani spremette le olive traendone l’olio. Con quello condì il pane e gli ortaggi e per almeno una notte sfamò i bisognosi. Fu un miracolo di pietà e i nostri tempi disincantati non credono più a queste belle storie. Prendetelo allora come un gioco e godetevi la buona panzanella, creata dal mio avo Giovanni per amore di chi non aveva nulla”. Stefano Cinelli Colombini

 

La Festa titolare del Beato Colombini con la seconda edizione di Beata Panzanella prosegue la stagione degli eventi 2018 alla Fattoria dei Barbi programmati con cadenza annuale: qui il calendario completo >> https://goo.gl/rGdjQc

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Libri e Drink - PREMIO STREGA 5 LUGLIO A ROMA: I CINQUE DRINK INEDITI AL PREMIO STREGA MIXOLOGY CHE SARANNO SERVITI AL PREMIO STREGA LETTERARIO

29 Giugno 2018 , Scritto da Carlo Dutto Con tag #concorsi, #ricette

 

 

 

 

 

Sono stati svelati i nomi e le ricette dei cinque cocktail inediti del Premio Strega Mixology che saranno serviti giovedì 5 luglio a Roma, nell'ambito della settantaduesima edizione del Premio Strega, che si terrà nella consueta cornice del Ninfeo del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Novità assoluta del format, la possibilità, per i quattro barman e la barlady, di servire i propri cocktail originali agli oltre mille partecipanti del Premio Strega. Più di 200 le ricette giunte da tutta Italia, oltre il 10 percento delle quali provenienti da barlady, con un sostanziale incremento della partecipazione femminile: la storica azienda Strega Alberti Benevento richiedeva nel bando ricette originali a tecnica libera con almeno 3 cl di Liquore Strega. I cinque drink, realizzati da cinque giovani promesse del bartending italiano sono: Testa Dura di Ugo Acampora del Twins, cocktail, wine, coffee di NapoliAncora una volta, di Jonathan Bergamasco del Caffè Imperiale di VercelliOttovolante, di Gianluca Di Giorgio del Bocum Mixology di PalermoCosmo Stregato, della barlady Solomiya Grytsyshyn del Chorus Cafè di Roma e Il compositore stregato, di Edoardo Nervo del Les Rouges di Genova.

Il barman piemontese Jonathan Bergamasco, del Caffè Imperiale di Vercelli, ha creato il cocktail Ancora una volta, composto da 4 cl di Liquore Strega, 2 cl di Gin Tanqueray ten, 1,5 cl di succo di limone, 1,5 cl di miele di ginepro Honey Mix Dzenevrà e tre foglie di menta. La preparazione del cocktail prevede, in primis, di raffreddare il bicchiere, un tumbler basso. Quindi, versare tutti gli ingredienti nello shaker, aggiungere ghiaccio a cubi e shakerare energicamente. Filtrare il cocktail nel bicchiere con ghiaccio e servire con ciuffo di menta fresca e zest di limone. “Per il mio drink – sottolinea Bergamasco - ho attinto ai ricordi felici e agli affetti familiari, per ricordarmi da dove sono partito e ho utilizzato uno di quei ricordi d'infanzia che ti fanno dire 'vorrei poterlo vivere ancora una volta'”. Trent'anni, sei tatuaggi tra cui uno raffigurante una coppa di Martini, Bergamasco inizia la propria attività come cuoco e dopo varie esperienze nel campo, si cimenta, nel 2010, nell'attività di barman in un'ex storica pasticceria di fine Ottocento nel centro di Vercelli, quindi si trasferisce a Milano per seguire i corsi dell’American Bartender School.

Il barman napoletano Ugo Acampora del Twins, cocktail, wine, coffee cocktail bar di Napoli, propone al Premio Strega Mixology il cocktail Testa Dura, composto da 4,5 cl di Liquore Strega, 1,5 cl di Amaro Braulio, 1,5 cl di Sherbet limoni e camomilla home made, 1,5 cl di succo di limone e 3 cl di ginger beer. La preparazione del cocktail prevede di versare tutti gli ingredienti, eccetto la ginger beer, in un boston shaker. Shakerare per 10 secondi poi versare il tutto in una mug e colmare con ghiaccio a cubi, per terminare il drink con fill di ginger beer e con la guarnizione di un ciuffo di menta fresca e una rondella di lime disidratato. “Per il 'Testa Dura' – dichiara Acampora – sono partito da un concetto che mi è proprio, la testardaggine, che ho tradotto in dialetto beneventano, in 'cap e mul' ovvero 'testa d'asino' o 'testa dura'. Da qui sono passato, per associazione mentale, al classico drink Moscow Mule, per creare un drink semplice, facilmente replicabile , fresco e servito in una mug accattivante!”. Classe 1988, Acampora gestisce con i fratelli a Napoli il Twins cocktail wine coffee cocktail bar. Ha iniziato la sua carriera lavorativa nel mondo della ristorazione e nel 2013 la sua prima esperienza formativa, all'interno dell'FBS di Napoli, quindi a Roma, dove diventa vice barmanager del Ristorante & Cocktail bar Baccano.

Unica barlady tra i cinque, Solomiya Grytsyshyn del Chorus Cafè di Roma, che propone il Cosmo Stregato, composto da 4 cl Liquore Strega, 3 cl di Imperial Gold Vodka, 2 cl di Torrone Mix con miele e acqua ai fiori d’arancio, 3 cl di succo di limone e una spuma di bacche e fiori di sambuco e yuzu. La preparazione del cocktail con tecnica Shake & Strain prevede di servire in bicchiere old fashioned con ghiaccio, emulsionare la spuma sul drink attraverso un sifone e decorare con stelline di zucchero. “Per il mio drink a base Strega – sottolinea Solomiya – mi sono sbizzarrita nell'inventare il Torrone mix, con miele e acqua ai fiori d'arancio, ingrediente fondamentale del Torrone Strega, mentre il limone, con la sua asprezza, mi fa tornare al presente per assaporare le importati note del Liquore Strega. Con la spuma morbida e vellutata di yuzu e fiori di sambuco, poi, bevendo il Cosmo Stregato ci si 'sporca i baffi'”. Ventitre anni, ucraina di nascita e da 15 anni in Italia, Solomiya ha lavorato fin da subito nell'hotellerie di lusso, all'Hotel De Russie di Roma, seguendo quindi il grande barman Massimo D'Addezio nel suo progetto romano del Chorus Cafè. Qui coltiva sempre più la passione che – nelle sue stesse parole – la fa diventare una "streghetta", che stregherà tutti con le proprie pozioni.

Il barman Edoardo Nervo del Les Rouges di Genova propone il suo cocktail Il compositore stregato composto da 4,5 cl Liquore Strega, 1,5 cl di whisky torbato, 2,5 cl di succo di limone, 2,5 cl di uovo bianco e rosso aromatizzato e 2,5 cl di acqua sciroppata alla camomilla e menta. La preparazione prevede di aromatizzare l'uovo lasciandolo con il guscio in frigo con camomilla e menta freschissimi. Due ingredienti con cui aromatizzare anche l’acqua per creare uno sciroppo con zucchero semplice. Aggiungere quindi gli altri ingredienti e shakerare senza ghiaccio per far montare l’uovo. Poi aggiungere ghiaccio e shakerare nuovamente. Servire in coppetta ghiacciata e guarnire con una grattata di noce moscata. “Ho inventato questo cocktail – dichiara Nervo - partendo da una vecchia ricetta della nonna a base Liquore Strega, che ho rielaborato, lasciandomi ispirare dai profumi e ricordi della mia infanzia. Ho collegato la musica classica con la camomilla e unito le note forti date dal whisky torbato. Poi, ho inserito forti sprizzi dati dalla menta e dalla noce moscata, il tutto armonicamente bilanciato dal liquore Strega, pioniere di tradizione e vicende familiari. Nel complesso, un cocktail semplice e non troppo elaborato, ma sul quale ci si deve lasciare trasportare non dimenticandosi che 'il primo sorso affascina, il secondo strega'”. Classe 1995, Edoardo Nervo dopo anni di gavetta genovese e post liceale a Londra, approda al Les Rouges di Genova, dove ora è a capo del bar e collabora con Eataly.

Il barman siciliano Gianluca Di Giorgio del Bocum Mixology di Palermo, propone il cocktail Ottovolante, composto da 3 cl di Liquore Strega, 5 cl di Vermouth al Pop Corn homemade, 2 barspoon di Fernet, Top Ginger Ale e twist di arancia. La preparazione prevede di inserire tutti gli ingredienti - tranne il Ginger Ale - dentro un mixing glass ghiacciato, quindi in bicchiere tumbler alto con ghiaccio con tecnica Stir & Strain, per poi completare con Ginger Ale e guarnire con twist di arancia e chips al cannolo. “Per la creazione del drink – ricorda Di Giorgio – mi è tornato alla mente quando, con i nonni, la domenica pomeriggio andavo al luna park del Foro Italico di Palermo. Il Liquore Strega qui ha una funzione fondamentale, perchè da un lato ne è allegoria (ogni luna park ha una strega, una casa stregata), dall'altro unisce tutti gli ingredienti, rendendo il drink più fresco e rinfrescante per affrontare la vita sempre con estrema positività, proprio come in un ottovolante, su e giù nelle rotaie del mondo!”. Aspirante ingegnere energetico, Di Giorgio scopre il magico mondo della miscelazione frequentando alcune scuole di settore e diversi master, creando drink ispirandosi anche all'arte culinaria, sempre ricordando di vivere il drink come forma di dialogo tra i popoli e non un semplice bere.

 

Il Liquore Strega  
Nel lontano 1860 nasce in Campania, a Benevento, lo stabilimento in cui ancora oggi si produce il liquore Strega. Lo Strega é un prodotto completamente naturale ottenuto dalla distillazione di circa 70 tra erbe e spezie, provenienti da varie parti del mondo. Con le sue intense note aromatiche, con il suo inconfondibile profumo, questo liquore crea, con gli altri ingredienti, un sorprendente contrasto fra elementi speziati ed erbacei, corposi e leggeri, senza perderne l’anima raffinata.

 

 

Per maggiori informazioni  

 

https://stregamixology.strega.it 
stregamixology@strega.it 
www.facebook.com/StregaAlberti/

 

 

 

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