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arte al bar

Arte al bar: Edouard Manet

30 Aprile 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #pittura, #le interviste pazze di walter fest, #arte al bar

Arte al bar: Edouard Manet
 

 

 
 
 
Amici lettori del blog fra le cui pagine è sempre primavera, oggi avremo nostro ospite un grande protagonista del movimento Impressionista. Ma, prima che vi sveli la sua identità, vi confesso di sentirmi emozionato perché, probabilmente, di tutti gli Impressionisti è stato quello più importante e, se non fosse stato così testardo da respingere tutte le aspirazioni del padre che lo voleva impiegato in ben altro, non avremmo mai avuto l’artista incendiario che sprigionò il fuoco dell’arte moderna. 
Mi sto recando a prenderlo a bordo della nostra 500. Eccolo,  è lui, signore e signori: Edouard Manet.
 
- Ciao Edouard, forza, sali.
 
- Ciao Walter, grazie per avermi invitato, dove andiamo?
 
- Che ne dici di piazza Navona? Ci sediamo davanti a Borromini e ci guardiamo le fontane di Bernini (dopo andiamo da Pasquino).
 
- Accetto, mi fido di te, mi piace questo tuo mezzo di locomozione.
 
- Gradisci un caffè? Un dolcetto? Un prosecchino?
 
- Veramente preferirei un cappuccino.
 
- Allacciati le cinture di sicurezza, arriviamo al bar fra cinque minuti.
 
- Matteo Gentili ha installato un pannello solare da centomila watt e ha messo due pistoni di una Lamborghini Miura, chissà dove li avrà trovati.
 
- Edouard, eccoci arrivati, sai che in questo bar abbiamo avuto altri illustri ospiti?
 
- Mi fa piacere. Forza, non parliamo di artisti del passato, qual è la tua prima domanda?
 
- Che ne pensi dell’arte moderna?
 
- L’arte moderna non esiste, o meglio, sarebbe bene non darle una classificazione. L’arte deve essere in continua evoluzione, il che non vuol dire ignorare la produzione del passato ma lavorare alla ricerca continua di nuovi linguaggi. E i fruitori non devono parteggiare per uno stile o per un altro ma solo godere e assimilare il vento di passione trasmesso da un'opera.
 
Edouard Manet  (Parigi, 23 Gennaio 1832 – Parigi, 30 Aprile 1883)  
 
Da giovane ebbe la fortuna/sfortuna di abitare di fronte all’Accademia di belle arti, fondamentale punto di riferimento per ogni artista. Fortunato perché aveva a portata di mano il suo destino, sfortunato perché in famiglia disapprovavano ostinatamente il suo talento naturale. Solo uno zio materno, che in lui aveva riconosciuto doti innate, lo incoraggiò a perseguire i suoi sogni. Ma il padre lo voleva magistrato, e così Manet, a sedici anni, per ribellione pensò prima di iscriversi all’Accademia navale, dalla quale venne pure respinto, poi d'imbarcarsi come mozzo su una nave commerciale. Il genitore accettò, Manet poteva fare tutto meno che l’artista. 
Ma il padre non aveva considerato la tenacia del figlio. Sia a bordo, sia a terra in Brasile, dopo quattro mesi di navigazione, Edouard riempì taccuini e quaderni di appunti, schizzi e bozzetti.
Al ritorno provò ancora ad iscriversi all’Accademia navale, nuovamente respinto. A questo punto il padre, convinto di avere un figlio fallito, sfiancato dall’ostinazione del futuro principe dell’Impressionismo,  lo lasciò libero di studiare arte.
A questo punto Manet inizia una nuova vita, la sua unica vita, quella nella quale poteva dimostrare il suo valore e la sua vera essenza. Dopo gli studi, sei lunghi anni di apprendistato presso un artista affermato, e dopo aver viaggiato in Olanda e in Italia, tempio dell’arte, nel 1856, insofferente agli schemi del suo mentore, sbattendo la porta, lasciò l’atelier dove era impiegato. Buttandosi nella mischia ricominciò da zero.
Parigi a quel tempo è il paradiso dell’arte, l’arte realista sta soppiantando la pittura legata a schemi classici e mitologici, e Manet riesce ad affinare e personalizzare la propria tecnica.
Condivide la filosofia di Gustave Courbet e viene apprezzato da Delacroix. Pur riconoscendone gli ideali, preferisce tenersi a distanza dal gruppo degli artisti realisti. E' troppo ben educato per frequentare con loro gli abituali luoghi di aggregazione. Manet conosce tutti gli artisti più in voga ma non socializza, seleziona le sue amicizie con attenzione e, probabilmente, grazie a Charles Baudelaire trova la forza e il coraggio di spaziare con il suo estro su tele di grande bellezza che, tuttavia, presentate in pubblico non vengono apprezzate.
Ma ormai è diventato un rivoluzionario.  Colazione sull’erba e Olympia sono il suo biglietto da visita, si sta dimostrando un grande artista ma è inviso al pubblico e a tutta la critica che lo considera pazzo. In questo caso il detto “nel bene o nel male purché se ne parli” è appropriato. Più ne parlano male e più la sua figura è artisticamente sulla bocca di tutti. 
Manet è troppo sensibile. Non reggendo alla pressione parte per  la Spagna, dove non trova l’ispirazione che cerca. Torna in patria ormai etichettato come rompiscatole provocatore e anticonformista. 
Ha l’appoggio di letterati e artisti ma è solo contro tutti, quindi decide di fare squadra con giovani artisti emergenti, ribelli nei confronti della pittura ufficiale, fra i quali, Pizarro, Renoir, Cezanne, Monet, Degas che danno vita al movimento Impressionista.
Manet ne è il leader ma, non avendo le phisique du role, né l’ambizione di mettersi sul petto alcuna medaglia, ne è il teorico distaccato a fari spenti, rimanendo all’ombra del nascente movimento di successo. Intanto è via via scemata l’opposizione alla sua arte così moderna, che ha riacquistato credito sulla scena artistica. Fermo sulle sue teorie, Manet ha pagato un caro prezzo al suo resistere agli attacchi.
Il suo fisico debilitato dall’andare sempre controcorrente, prima contro suo padre e successivamente contro la critica, è indebolito e sfinito. Fra il 1881 e il 1882 realizza la sua opera emblema del suo grande talento e del suo ultimo stato esistenziale: Il bar delle follies Berger.
Si spegne a Parigi il 30 Aprile del 1883, ormai defunto riceve  grandi onori e riconoscimento al suo valore.
E’ così che Edouard Manet si esprime nei confronti di  un suo estimatore ritardatario: "Avrebbe potuto essere lui a decorarmi. Mi avrebbe dato la fortuna, ora è troppo tardi per riparare venti anni di insuccesso”. Inoltre, ironicamente e amaramente, è così che paraò di un critico che non ha avuto il coraggio di dire la verità e ammettere la sua immensa bravura: "Non mi spiacerebbe leggere finalmente, da vivo, l'articolo strabiliante che mi consacrerà dopo morto". 
 
- Edouard, perché non hai mai provato ad essere un artista "genio e sregolatezza"? Ti avrebbe evitato molti dispiaceri.
 
- Walter, sicuramente avrei superato gli ostacoli comportandomi da pazzo, invece sono stato preso per pazzo comportandomi in maniera formale e civile. Dovevo alzare la voce ma non ne ero capace. Perché urlare e prendere per il bavero della giacca i miei oppositori quando la mia arte era così limpida e naturale? Ma, obiettivamente, ero una persona onesta e per bene, ma timida e riservata nei modi, non ero un uomo da marciapiede.
 
- Sicuramente, il mondo in tutte le epoche non è per galantuomini, io credo che non ti vedevano di buon occhio anche per una questione di invidia inconscia, una sorta di gelosia. Tu proponevi la vita reale quando i benpensanti nascondevano le loro marachelle mascherati di perbenismo, una ipocrita doppia faccia.
 
- Eh già, ma per fortuna l’arte cammina, cammina, nei secoli è sempre stato così, l’arte cammina e va avanti superando la barriera temporale dei comuni mortali. I comuni mortali periscono, l’arte sopravvive in eterno.
 
-  Edouard, ma, secondo te, quella cosa che vola che cos'è?
 
- Mi sembra un aeroplanino di carta che si libra nell'aria.
 
- Guarda come piroetta.
 
- Pure il giro della morte.
 
- Viene verso di noi.
 
- Plana dolcemente su questo tavolino.
 
- Ci sono scritte sopra delle parole, Edouard, vuoi leggerle tu?
 
 
Lo sai?
Ci sono silenzi che irrompono
col loro fragore immenso e 
rimbombano nelle pareti vuote
di tacite illusioni.
Lo sai?
Ci sono giorni dove un Sì o
un No sono determinanti per 
una vita intera.
Lo sai?
Ci sono parole che non esprimono nulla
e a volte sarebbe meglio tenerle dentro,
anche a costo di scoppiare, pur di non 
rovinare tutto.
Lo sai?
Ci sono momenti che vorremmo
dimenticare, eppure, sono quelli ai quali non
puoi fare a meno di pensare con una lacrima 
che squarcia il viso.
Lo sai?
Ci sono persone che ci restano nel cuore
per le ferite che gli hanno inflitto e ti ricordi
di loro in ogni crepa che si riapre, provvisoriamente
tappezzata di piastrine di ricordi.
Lo sai?
Si sollevano polveroni nelle esplosioni
che ci rendono ciechi,
ma curano la cateratta dagli occhi
dell'anima, in una visione meno edulcorata
delle cose.
Lo sai?
Ci sono promesse che ti restano impresse
e sensazioni che ti corrodono la pelle 
solo a pensarci,
non per la loro bellezza,
ma per il colpo basso che ti hanno inferto.
Lo sai?
A volte ci sono verità celate da bugie,
che non vorresti sentire, eppure, quando
sveli le loro trame,vorresti non aver saputo
la verità.
Lo sai?
Dicono che l'amore vero è per sempre,
ma i veri amori sono quelli che per sempre
sarai condannato ad odiare.
Lo sai?
Dicono che in ogni lacrima si celi una promessa,
ma sono poche quelle che vengono mantenute,
innumerevoli quelle tradite e soffocate nel pianto.
Lo sai?
Molte son le parole non dette e le paure celate
per timore di esporsi e cadere in volo, eppure,
sarebbero quelle frasi soffocate dal cuore a
salvare dai naufragi...
Lo sai?
A volte ci sono eventi che rimangono
sospesi come domande ...
Passano ore, minuti, secondi, secoli, millenni,
ma prima o poi la vita risponde e ti porta il conto
e chissà se per alcuni sarà salato abbastanza!
 
- Credo che lo abbia fatto volare il destino, sono parole molto intense e scritte con vero amore, chi ne sarà l’autore?
 
- E’ scritto a piè di pagina…
 
"Edoardo corre verso la panchina e riconosce subito il foglietto rosa di un taccuino che gli aveva regalato lui e la sua scrittura, sempre così ordinata e chiara da sembrare stampata, lo accarezza, come se quel foglio potesse trasmettere quella paura e quell'affetto a lei e legge tutto d’un fiato".Firmato Mariateresa Scionti  1+1=1 edizioni Libereria
 
- Quello che abbiamo letto e che ci è arrivato dal cielo è tratto da un libro e l’autrice si chiama Mariateresa.
 
- Walter, penso che questo libro parli di un amore sofferto. Sai che a volte la sofferenza dipende dal troppo amore? Mio padre, ad esempio, mi amava e per me voleva il meglio, questo suo desiderio di amore  era così grande che gli offuscava la vista, non vedeva che io ero attratto dall'arte, mi amava e aveva paura per me. Mio padre sapeva che alla sua dipartita non poteva proteggermi e quindi, secondo i suoi canoni, preferiva per me una vita serena e gratificante. Invece non capiva che mi faceva del male, il suo era troppo amore, non voleva di certo recarmi danno, voleva solo il mio bene ed io non ho fatto in tempo a ringraziarlo e a dirgli che fare l’artista era quello che volevo e che mi rendeva felice. Anche se nella mia carriera sono stato un incompreso, quando dipingevo ero felice e questo mi bastava. Queste parole me le ha inviate il cielo, voglio farle leggere anche a mio padre e gli strapperò un sorriso.
 
- O una lacrima.
 
- L’amore sincero accetta di ridere e anche di piangere, credo che questo sia quello che intende Mariateresa Scionti nel suo 1+1=1. Alla fine è solo la conferma che questo sentimento è una semplice e unica parola…amore… Walter, vado a dirlo a mio padre. Forza, risaliamo in macchina che devo raggiungerlo.
 
- Va bene, sarebbe proprio un bel lieto fine. A proposito, adesso in finale qui al bar ci sarebbe un conticino da pagare.
 
- Andiamo di corsa, non c’è tempo, lascialo al prossimo artista, chi sarà?
 
- Credo un giovanotto squattrinato.
 
- Tranquillo, la sua arte vale oro.
 
- E’ meglio che ce ne andiamo. Tanto, dopo la fuga con Picasso, qui al bar sono rassegnati.
 
Amici lettori della signoradeifiltri io, Edouard Manet e Mariateresa Scionti vi salutiamo e vi aspettiamo al prossimo appuntamento e sarà sempre un piacere.

Rreaders of the blog, whose pages are like spring, today we will have a great protagonist of the Impressionist movement. But before I reveal his identity to you, I confess to feel excited because, probably, of all the Impressionists he was the most important and, if he had not been so stubborn as to reject all the aspirations of the father who wanted him employed in something else, we would never have had an exstraordinary artist.

I'm going to pick him up on our 500. Here he is, ladies and gentlemen: Edouard Manet.

 

- Hi Edouard, come on.

 

- Hi Walter, thanks for inviting me, where are we going?

 

- How about Piazza Navona? We sit in front of Borromini and look at Bernini's fountains (then we go to Pasquino).

 

- I accept, I trust you, I like your means of locomotion.

 

- Would you like a coffee? A sweet treat? A prosecchino?

 

- I'd really prefer a cappuccino.

 

- Fasten your seat belts, we'll be at the bar in five minutes.

 

- Matteo Gentili has installed a one hundred thousand watt solar panel and has put two pistons of a Lamborghini Miura, who knows where he will have found them.

 

- Edouard, here we are, do you know that we had other distinguished guests in this bar?

 

- I am pleased to. Come on, let's not talk about artists of the past, what is your first question?

 

- What do you think of modern art?

 

- Modern art does not exist, or rather, it would be good not to give it a classification. Art must be constantly evolving, which does not mean ignoring the production of the past but working on the continuous search for new languages. And users do not have to side with one style or another but only enjoy and assimilate the wind of passion transmitted by a piece of art.

 

Edouard Manet (Paris, 23 January 1832 - Paris, 30 April 1883)

 

As a young man he had the luck / misfortune of living in front of the Academy of Fine Arts, a fundamental point of reference for every artist. Lucky because he had his destiny at hand, unfortunate because in the family they stubbornly disapproved of his natural talent. Only a maternal uncle, who had recognized innate qualities in him, encouraged him to pursue his dreams. But his father wanted him to be a magistrate, and so Manet, at sixteen, thought of rebellion before enrolling in the Naval Academy, from which he was also rejected, then embarking as a deckhand on a commercial ship. The father accepted, Manet could do anything but the artist.

But the father had not considered the tenacity of the son. On board and on land in Brazil, after four months of sailing, Edouard filled notebooks and notebooks with notes and sketches.

On his return he tried again to enroll in the Naval Academy, rejected again. At this point the father, convinced that he had a failed son, exhausted by the obstinacy of the future prince of Impressionism, left him free to study art.

At this point Manet begins a new life, his only life, the one in which he could demonstrate his value and his true essence. After his studies, six long years of apprenticeship with an established artist, and after traveling to Holland and Italy, temple of art, in 1856, intolerant of his mentor's schemes, slamming the door, he left the atelier where he was employed.  

Paris at that time is the paradise of art, realist art is supplanting painting linked to classical and mythological schemes, and Manet manages to refine and personalize his technique.

He shares the philosophy of Gustave Courbet and is appreciated by Delacroix. While recognizing their ideals, he prefers to keep away from the group of realist artists. He is too well educated to frequent the usual meeting places with them. Manet knows all the most popular artists but does not socialize, selects his friends carefully and, probably, thanks to Charles Baudelaire he finds the strength and courage to wander with his talent on canvases of great beauty which, however, presented in public are not appreciated.

But by now he has become a revolutionary. Breakfast on the grass and Olympia are his calling card, he is proving to be a great artist but he is unpopular with the public and all the critics who consider him mad. In this case the saying "for better or for worse as long as you talk about it" is appropriate. The more they speak ill of it, the more he is artistically on everyone's lips.

Manet is too sensitive. Not resisting the pressure, he leaves for Spain, where he does not find the inspiration he seeks. He returns home, now labeled a provocateur and nonconformist.

He has the support of writers and artists but he is alone against everyone, so he decides to team up with young emerging artists, rebels against official painting, among which, Pizarro, Renoir, Cezanne, Monet, Degas who give life to the Impressionist movement .

Manet is the leader but, having no phisique du role, nor the ambition to put any medal on his chest, he is the theorist detached with the headlights off, remaining in the shadow of the nascent successful movement. In the meantime, opposition to his modern art has gradually diminished, and he has regained credit on the art scene. Stopping on his theories, Manet paid a heavy price for his resisting attacks.

His physique debilitated by always going against the current, first against his father and subsequently against criticism, is weakened and exhausted. Between 1881 and 1882 he made the one piece of art emblem of his great talent and his last existential state: The bar of the follies Berger.

He died in Paris on April 30, 1883, now deceased, he receives great honours and recognition for his value.

This is how Edouard Manet expresses himself towards one of his latecomer admirers: "It could have been he who decorated me. He would have given me luck, now it is too late to repair twenty years of failure." Furthermore, ironically and bitterly, he told a critic who did not have the courage to tell the truth and admit his immense skill: "I would not mind finally reading, alive, the amazing article that will consecrate me after death".

 

- Edouard, why have you never tried to be a "genius and unruly" artist? It would have avoided you many sorrows.

 

- Walter, surely I would have overcome obstacles by acting crazy, instead I was taken for crazy by behaving in a formal and civil way. I had to raise my voice but I wasn't capable of it. Why scream and take my opponents by the collar when my art was so clear and natural? Actually, I was an honest and good person, but shy and reserved.

 

- Of course, the world in all eras is not for gentlemen, I believe that they did not see you favourably for an unconscious envy, a sort of jealousy. You proposed real life when the right-thinking people hid their mikschieves masked with respectability,  double-faced hypocrites.

 

- Yes, but luckily art walks, walks, over the centuries it has always been like this, art walks and goes on overcoming the temporal barrier of ordinary mortals. Common mortals perish, art survives forever.

 

- Edouard, what do you think that flying thing is?

 

- It looks like a paper airplane hovering in the air.

 

- That looks like a pirouette.

 

- The round of death too.

 

-It comes towards us. It glides gently on this table.

 

- There are words written on it, Edouard, do you want to read them?

Lo sai?
Ci sono silenzi che irrompono
col loro fragore immenso e 
rimbombano nelle pareti vuote
di tacite illusioni.
Lo sai?
Ci sono giorni dove un Sì o
un No sono determinanti per 
una vita intera.
Lo sai?
Ci sono parole che non esprimono nulla
e a volte sarebbe meglio tenerle dentro,
anche a costo di scoppiare, pur di non 
rovinare tutto.
Lo sai?
Ci sono momenti che vorremmo
dimenticare, eppure, sono quelli ai quali non
puoi fare a meno di pensare con una lacrima 
che squarcia il viso.
Lo sai?
Ci sono persone che ci restano nel cuore
per le ferite che gli hanno inflitto e ti ricordi
di loro in ogni crepa che si riapre, provvisoriamente
tappezzata di piastrine di ricordi.
Lo sai?
Si sollevano polveroni nelle esplosioni
che ci rendono ciechi,
ma curano la cateratta dagli occhi
dell'anima, in una visione meno edulcorata
delle cose.
Lo sai?
Ci sono promesse che ti restano impresse
e sensazioni che ti corrodono la pelle 
solo a pensarci,
non per la loro bellezza,
ma per il colpo basso che ti hanno inferto.
Lo sai?
A volte ci sono verità celate da bugie,
che non vorresti sentire, eppure, quando
sveli le loro trame,vorresti non aver saputo
la verità.
Lo sai?
Dicono che l'amore vero è per sempre,
ma i veri amori sono quelli che per sempre
sarai condannato ad odiare.
Lo sai?
Dicono che in ogni lacrima si celi una promessa,
ma sono poche quelle che vengono mantenute,
innumerevoli quelle tradite e soffocate nel pianto.
Lo sai?
Molte son le parole non dette e le paure celate
per timore di esporsi e cadere in volo, eppure,
sarebbero quelle frasi soffocate dal cuore a
salvare dai naufragi...
Lo sai?
A volte ci sono eventi che rimangono
sospesi come domande ...
Passano ore, minuti, secondi, secoli, millenni,
ma prima o poi la vita risponde e ti porta il conto
e chissà se per alcuni sarà salato abbastanza!

- I think fate made it fly, they are very intense words and written with true love, who is the author?

 

- It is written at the foot of the page ...

 

"Edward runs towards the bench and immediately recognizes the pink note from a notebook that he had given him and his writing, always so orderly and clear as to seem printed, caresses him, as if that sheet could transmit that fear and that affection, and he reads all in one breath ". Signed Mariateresa Scionti 1 + 1 = 1 Libereria editions

 

- What we have read and what has come to us from heaven is from a book and the author is called Mariateresa.

 

- Walter, I think this book is about a suffered love. Do you know that sometimes suffering depends on too much love? For example, my father loved me and wanted the best for me, his desire for love was so great that it blurred his sight, he didn't see that I was attracted to art, he loved me and he was afraid for me. My father knew that at his departure he could not protect me and therefore, following his standards, he preferred a peaceful and rewarding life for me. Instead he didn't understand that he hurt me, his was too much love, he certainly didn't want to harm me, he just wanted my good and I didn't have time to thank him and tell him that being an artist was what I wanted and that made me happy. Although I was misunderstood in my career, when I was painting I was happy and this was enough for me. Heaven sent these words to me, I want my father to read them too and maybe he will smile.

 

- Or weep.

 

- Sincere love agrees to laugh and also to cry, I think this is what Mariateresa Scionti means in her 1 + 1 = 1. In the end it is only the confirmation that this feeling is a simple and only word ... love ... Walter, I'm going to tell my father. Come on, let's get back in the car I have to reach him.

 

- Okay, that would be a nice happy ending. By the way, now here at the bar there would be a small bill to pay.

 

- Let's run, there is no time, leave it to the next artist, who will he be?

 

- I think a penniless young man.

 

- Don't worry, his art is worth gold.

 

- It is better that we leave. So, after the flight with Picasso, here at the bar they are resigned.

 

Readers of Signoradeifiltri I, Edouard Manet and Mariateresa Scionti greet you and look forward to seeing you at the next appointment and it will always be a pleasure.

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Arte al bar: Piero Manzoni

21 Aprile 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #arte al bar, #le interviste pazze di walter fest, #poesia

Disegno di Walter Fest

Disegno di Walter Fest

Amici lettori della signoradeifiltri, bentornati ai nostri incontri artistici, oggi voglio fare un cambiamento di programma, il periodo che stiamo vivendo lascia poco spazio alla nostra immaginazione e ha stravolto il nostro quotidiano, le nostre abitudini, tutte le cose che amavamo fare quindi, tratta dal libro Parlami di un fiore, opera della mia amica Marta Bandi pubblicata con @libereria, voglio recitarvi questa poesia il cui titolo è

 

E’ MAGIA

Godere di un incontro

Inaspettato, occasionale

Programmato, anelato

Assaporato, capitato,

Godere di un silenzio

carico di parole

non necessarie

non richieste

in bilico tra gli sguardi.

Godere di due battiti

Che si accordano

Si sintonizzano

Nella magia di un abbraccio

 

Marta Bandi

 

Attraverso la poesia mi piace pensare che presto tutto tornerà come prima, meglio di prima. Per ritornare alle nostre interviste, oggi avremo ospite un artista dal cognome altisonante, Piero Manzoni. L’appuntamento è al solito bar, ho chiesto alla mia amica scrittrice di accompagnarmi per fare un break con il covid19.

 

 Marta, sei contenta di questa occasione?

 

 Anche se non sono abituata mi fa molto piacere. Spero che non tu non mi faccia  spingere la 500 come con Laurent.

 

 No, tranquilla, oggi abbiamo un altro mezzo di locomozione.

 

Ah! Meno male, e qual è?

 

Non lo so, lo deciderà Piero Manzoni, ecco che arriva.

 

Carissimo, grazie di aver accettato di farti intervistare, posso presentarti la mia amica scrittrice?

 

Molto lieto, Piero Manzoni.

 

Piacere, Marta Bandi. Anche lei ha qualcosa a che vedere con la letteratura?

 

Veramente sono solo un artista.

 

Piero, ti ho invitato per intervistarti e per partecipare con te più tardi a un azione artistica che tu hai in serbo per noi e che rimarrà nella storia.

 

Che faremo?

 

Tranquilla Marta sarà un gioco da bambini.

 

Walter, ti prego, non facciamo cose strane!

 

Non avere paura, siamo fra artisti. Molto bene, veniamo alla prima domanda: Piero, secondo te l'arte cos'è?

 

Secondo me l'arte è la ciambella di salvataggio per l'umanità, ed è una delle poche cose che abbia un futuro assicurato. E volete sapere perché?

 

Naturalmente sì.

 

Sapete chi sono i migliori attori del mondo, i più straordinari comici, i migliori pittori, i migliori ballerini, in sintesi, sapete chi sono i migliori artisti del mondo?

 

Piero, pendiamo dalle tue labbra.

 

E' facile... sono i bambini! Solo loro sanno agire liberamente senza nessun condizionamento. I loro disegni, i loro scarabocchi, ogni loro azione è spontanea. Purtroppo, l'artista, nella maggior parte dei casi, ama issarsi su un piedistallo e guardare tutti dall'alto con fare distaccato. E il pubblico, sbagliando, vede gli artisti come miti, come super star da idolatrare. L’opera d’arte non è più un piacere che arricchisce lo spirito ma un oggetto super valutato da collezionare. Invece l'arte è pura condivisone, appunto bisogna imparare dai bambini, oppure, per meglio dire, ognuno di noi, crescendo, dovrebbe mantenere entro di sé la gioia di vivere dei bambini con naturalezza. Finché ci saranno loro, l'arte e l'umanità intera avranno un esempio da seguire e le sorti della nostra esistenza saranno al sicuro. A proposito di bambini, che ne dite di una bella bomba al cioccolato?

 

Che bomba di idea dolce, certo, bombe al cioccolato e un buon caffè per tutti.

 

Ragazzo, aggiungine pure qualcuna alla crema.

 

Pure alla crema? Ma Piero, non ti faranno male?

 

Ma no, non ti sembro un fiore proprio come il libro della tua amica?

 

Piero Manzoni (Soncino, 13 Luglio 1933 – Milano, 6 Febbraio 1963) nasce da una famiglia benestante. Terminati a Milano gli studi classici dai gesuiti, frequenta l’ambiente artistico ed entra in contatto con Lucio Fontana, in quel momento teorico e co-ideatore dello spazialismo, quindi, agli occhi di Piero Manzoni un autentico visionario. Pertanto, sin da giovane attratto dall'arte, poco più che ventenne, dopo un breve approccio alla pittura tradizionale, passa alla sperimentazione, introducendo nella materia pittorica altri elementi di uso quotidiano. Successivamente, come tutti i giovani emergenti aventi quella fiamma interiore - una miscela esplosiva di vitalità artistica e di voglia di cambiare il mondo - sin dalle prime uscite in pubblico manifesta la sua filosofia basata su un inusuale materiale vario, snobbando le tecniche e gli strumenti classici.

Alla fine degli anni ’50 ormai il dado è tratto e Piero Manzoni è un artista senza freni sull'autostrada della creatività, collabora con menti affini al suo linguaggio, fondando una rivista, “Azimuth”, attorno alla quale orbiteranno artisti che faranno la storia dell’arte. Inoltre lavora a più progetti anticonvenzionali, provocatori e impermeabili alle critiche.

Il 1960 è per Piero Manzoni un anno ricco di lavoro e contatti a livello internazionale, un fermento incandescente di idee che alimenteranno il suo mito. Dello stesso anno una delle sue performance più originali, “la consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte”, nella quale i visitatori saranno invitati a mangiare vere uova sode firmate con l’impronta digitale dell’artista.

Nel 1961 la sua originalità si manifesta firmando i corpi nudi di modelle e di gente comune, facendoli diventare “sculture viventi” e realizzando 90 barattoli di “merda d’artista”.

Il 1962 lo vede protagonista a livello internazionale con opere dal formato di maggiori dimensioni.

Il 6 Febbraio del 1963 l’artista, dopo una breve ma intensissima carriera, in seguito ad un infarto, a soli ventinove anni, scompare definitivamente a Milano, lasciando un gran numero di opere mai eguagliate.

 

Piero, ma lo sai che tu assomigli a Yves Klein? Mi sembra che hai quasi la sua stessa faccia da Pierino la peste.

 

Walter, non ci avevo mai pensato ma è vero, ci assomigliamo e abbiamo lo stesso sguardo ironico, con lui ho condiviso un periodo della mia vita e parlavamo la stessa lingua, ci divertivamo da matti perché l’arte è anche divertente.

 

E provocatoria.

 

Sì, e sai perché?

 

 Già.

 

Perché negli anni ’50 l’arte era troppo sfruttata, gli artisti esageravano, spinti da un vento mistico, celebrativo, iperbolico e il pubblico li osannava come se avessero visto la Madonna. Quindi la mia provocazione verso il pubblico era di dargli quello che voleva. Tutto quello che io toccavo, firmavo e autenticavo diventava arte.

 

E non ne eri contento? Non eri contento del successo? Del fatto che la gente avesse la percezione dell’esistenza dell’arte, anche se in maniera così eccentrica e irrazionale?

 

Senza dubbio volevo far divertire la gente e farla riflettere. L’artista non è un dio, il linguaggio dell’arte è universale e vitale ma non può essere divinizzato. Comunque, posso anche dirti che il vecchio detto “parlatene anche male basta che ne parliate”, con me funzionava, pure se largamente incompreso, avevo la visibilità per dimostrare le mie teorie che poi sarebbero state utili ai posteri.

 

In quegli anni, secondo la tua filosofia, la smitizzazione dell’arte da parte tua poteva andare bene, ma adesso?

 

No, adesso penso che l’arte debba tornare protagonista in tutti i modi possibili, vanno bene anche le banane incerottate. Io continuerei con le mie trovate, ogni artista libero di esprimersi, l’arte sarebbe l’unico baluardo ai nuovi miti presenti e futuri, per non rischiare di soccombere al grande fratello.

 

Marta, che ne pensi?

 

La poesia farebbe comodo?

 

Certo che sì, per esempio puoi vedere anche qui la sua importanza.

 

Piero, dove? Io non la vedo.

 

Eh già, non la vedi perché ce la siamo mangiata.

 

?

 

Le bombe alla crema e al cioccolato… vera poesia, vera arte!!

 

Geniale come le tue uova sode! Abbiamo ancora lo zucchero sulle dita, vogliamo lasciare qualche impronta qui al bar?

 

Forse è meglio di no, arriverebbero le formiche.

 

Marta, hai ragione, sei una donna saggia, paghiamo il conto e andiamo che dobbiamo fare la nostra azione artistica e anche molto poetica. Ragazzi, lasciate che paghi io.

 

Piero, veramente il conto potrebbe essere salato, alla cassa c’è segnata anche la consumazione della colazione con Salvador Dalì.

 

Walter, e che problema c’è? Gli lascio un mio barattolo e ce ne andiamo.

 

Ora che mi ricordo, ne è rimasto uno nel cassettino della 500.

 

Quello regalalo a Mimmo Rotella, così la pianta di andare in giro per Roma a staccare i manifesti.

 

Speriamo che Matteo Gentili me la ripari.

 

Vogliamo dare un barattolo pure a lui?

 

E’ meglio di no, a Foligno lo prenderebbero per matto.

 

Ok, come vuoi tu, forza,  prendi quello scatolone e andiamo sulla piazza.

 

Walter, ci possiamo fidare? Non è che ci fa spogliare per poi autografarci?

 

Marta, quella è roba del passato, sicuramente ora ha in mente qualcos'altro.

 

Ho paura, assomiglia pure a Yves Klein, non voglio fare la modella desnuda e che mi tinga le tette.

 

Ma no, tranquilla, tanto, male che vada, non ci vede nessuno. Dai, dammi una mano a prendere lo scatolone.

 

Molto bene ragazzi, sapete che c’è nello scatolone?

 

Boh?

 

Nello scatolone c’è l’aquilone!

 

Ah! E allora?

 

Questi sono aquiloni d’artista, ora ne prendiamo uno a testa e, spinti dal vostro ponentino, prenderemo il volo. Faremo un giro sui sette colli, vi piace l’idea?

 

E l’azione artistica dov'è?

 

Walter, volteggiare con un aquilone d’artista è poesia, fantasia, felicità, come volare con l’immaginazione, fluttuando nello spazio, sognando di essere un gabbiano. Voliamo nello spazio liberi da condizionamenti, hai visto mai volare i gabbiani felici?

 

Qui a Roma? Ehhhhhh!

 

Ecco, pronti, si parte, andiamo a divertirci.

 

Amici lettori del blog che vi fa volare come un aquilone, io, Piero Manzoni e la scrittrice Marta Bandi vi salutiamo, vi ringraziamo e ci rivediamo al prossimo appuntamento che, vi anticipo, sarà di notte con un artista a sorpresa.

Readers of Signoradeifiltri, welcome back to our artistic encounters, today I want to make a change of program, the period we are experiencing leaves little room for our imagination and has distorted our daily lives, our habits, all the things we loved to do so,  from the book Talk to me about a flower, work of my friend Marta Bandi published with @libereria, I want to recite this poem whose title is:

 

E’ MAGIA

Godere di un incontro

Inaspettato, occasionale

Programmato, anelato

Assaporato, capitato,

Godere di un silenzio

carico di parole

non necessarie

non richieste

in bilico tra gli sguardi.

Godere di due battiti

Che si accordano

Si sintonizzano

Nella magia di un abbraccio

 

Marta Bandi

Through poetry I like to think that soon everything will return as before, better than before. To return to our interviews, today we will host an artist with a high-sounding surname, Piero Manzoni. The appointment is at the usual bar, I asked my friend writer to accompany me for a break with the covid19.

 

 Marta, are you happy with this opportunity?

 

Even if I'm not used to it, it makes me very happy. I hope you don't make me push the 500 like with Laurent.

 

 No, don't worry, today we have another means of locomotion.

 

Ah! Thank goodness, and what is it?

 

I don't know, Piero Manzoni will decide, here he comes.

 

Dearest, thank you for agreeing to be interviewed, can I introduce you to my friend writer?

 

Nice to meet you, I’m Piero Manzoni.

 

Pleased to meet you, Marta Bandi. Does it also have something to do with literature?

 

Actually, I'm just an artist.

 

Piero, I invited you to interview you and to participate in an artistic action that you have in store for us and that will remain in history.

 

What will we do?

 

Steady, Marta, it will be child's play.

 

Walter, please don't do strange things!

 

Don't be afraid, we are among artists. Very well, we come to the first question: Piero, in your opinion what is art?

 

In my opinion, art is the lifeline for humanity, and it is one of the few things that has a secure future. And do you want to know why?

 

Of course, yes.

 

Do you know who the best actors in the world are, the most extraordinary comedians, the best painters, the best dancers, in summary, do you know who the best artists in the world are?

 

Piero, we are waiting.

 

It's easy ... the kids! Only they know how to act freely without any conditioning. Their drawings, their doodles, their every action is spontaneous. Unfortunately, the artist, in most cases, loves to hoist himself on a pedestal and look at everyone from above with detached attitude. And the public, mistakenly, sees artists as myths, as super stars to be idolized. The work of art is no longer a pleasure that enriches the spirit but a highly valued object to collect. Instead, art is pure sharing, it is necessary to learn from children, or, better to say, each of us, growing up, should keep the joy of children naturally within. As long as children are there, art and all humanity will have an example to follow and the fate of our existence will be safe. Speaking of children, how about a nice chocolate bomb?

 

What a sweet idea, of course, chocolate bombs and good coffee for everyone.

 

Boy, add some with cream.

 

Pure cream? But Piero, won't they hurt you?

 

But no, don't I look like a flower just like your friend's book?

 

Piero Manzoni (Soncino, 13 July 1933 - Milan, 6 February 1963) was born into a wealthy family. After finishing his classical studies by the Jesuits in Milan, he attended the artistic environment and came into contact with Lucio Fontana, co-creator of spatialism, therefore, in the eyes of Piero Manzoni, an authentic visionary. Therefore, at little more than twenty, after a brief approach to traditional painting, he moved on to experimentation, introducing other elements of everyday use into the pictorial material. Subsequently, like all emerging young people with that inner flame - an explosive mixture of artistic vitality and desire to change the world - from the first outings in public he manifested his philosophy based on an unusual varied material, snubbing the classic techniques and instruments .

At the end of the 1950s, the die is cast and Piero Manzoni is an artist without brakes on the highway of creativity, collaborating with minds related to his language, founding a magazine, "Azimuth", around which artists who will make history will orbit. He also works on multiple unconventional, provocative and impervious to criticism projects.

1960 is a year full of work and international contacts for Piero Manzoni, an incandescent ferment of ideas that will feed his myth. In the same year one of his most original performances, "the consummation of the dynamic art of the public - devouring art", in the in which visitors will be invited to eat real hard-boiled eggs signed with the artist's fingerprint.

In 1961 his originality is manifested by signing the naked bodies of models and ordinary people, making them become "living sculptures" and making 90 cans of "artist shit".

1962 saw him protagonist on an international level with larger format works.

On February 6, 1963 the artist, after a short but very intense career, due to a heart attack, at only twenty-nine years of age, finally disappeared in Milan, leaving a large number of works never equaled.

 

Piero, but do you know that you look like Yves Klein? It seems to me that you have almost his face as Pierino the plague.

 

Walter, I never thought about it but it's true, we look alike and have the same ironic look, I shared a period of my life with him and we spoke the same language, we had a lot of fun because art is also fun.

 

It is provocative.

 

Yes, and do you know why?

 

Uhm.

 

Because in the 1950s art was too exploited, the artists exaggerated, driven by a mystical, celebratory, hyperbolic wind and the public praised them as if they had seen the Madonna. So my provocation to the public was to give them what they wanted. Everything I touched, signed and authenticated became art.

 

And weren't you happy? Weren't you happy with the success? The fact that people had the perception of the existence of art, even if in such an eccentric and irrational way?

 

Without a doubt, I wanted to entertain people and make them think. The artist is not a god, the language of art is universal and vital but cannot be divinized. However, I can also tell you that the old saying "talk about it even badly but just talk about it",  worked with me, even if widely misunderstood, I had the visibility to prove my theories that would later be useful to posterity.

 

In those years, according to your philosophy, the demystification of art on your part could be fine, but now?

 

No, now I think that art must return the protagonist in all possible ways, even bananas with scotch tape are fine. I would continue with my ideas, every artist free to express himself, art would be the only bulwark to new myths present and future, so as not to risk succumbing to the big brother.

 

Marta, what do you think?

 

Would poetry be convenient?

 

Of course yes, for example you can also see its importance here.

 

Piero, where? I don't see it.

 

Yeah, you don't see it because we ate it.

 

?

 

The cream and chocolate bombs ... real poetry, real art!

 

As brilliant as your hard-boiled eggs! We still have sugar on our fingers, do we want to leave some fingerprints here at the bar?

 

Maybe it's better not, the ants would come.

 

Marta, you are right, you are a wise woman, we pay the bill and we go. We have to do our artistic and also very poetic action. Guys, let me pay.

 

Piero, really the bill could be salty, there is also the breakfast with Salvador Dalì to pay.

 

Walter, what's the problem? I leave him a jar of mine and we leave.

 

Now that I remember, there is one left in the drawer of the 500.

 

Give it to Mimmo Rotella, so he stops going around Rome to remove the posters.

 

We hope that Matteo Gentili will fix it for me.

 

Do we want to give him a jar too?

 

It is better not to, in Foligno they would consider him mad.

 

Ok, as you want, come on, take that box and let's go to the square.

 

Walter, can we trust it? Will he not make us undress and then autograph us?

 

Marta, that is stuff of the past, surely now he has something else in mind.

 

I'm afraid, he also looks like Yves Klein, I don't want to be a naked model and that he dyes my tits.

 

But no, worst case scenario, nobody sees us. Come on, help me get the box.

 

Very well, guys, do you know what's in the box?

 

Boh?

 

There is a kite in the box!

 

Ah! So?

 

These are artist kites, now we take one each and, driven by your ponentino, we will take flight. We will take a ride on the seven hills, do you like the idea?

 

And where is the artistic action?

 

Walter, circling with an artist's kite is poetry, happiness, like flying with the imagination, floating in space, dreaming of being a seagull. We fly in space free from conditioning, have you ever seen happy seagulls flying?

 

Here in Rome? Ehhhhhh!

 

Here, ready, let's go, let's have fun.

 

Readers of the blog that makes you fly like a kite, I, Piero Manzoni and the writer Marta Bandi greet you, thank you and see you at the next appointment which, in advance, will be at night with a surprise artist.

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Arte al bar: Salvador Dalì

13 Aprile 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #arte al bar, #pittura, #le interviste pazze di walter fest

Disegno di Walter Fest

Disegno di Walter Fest

 
Amici lettori della signoradeifiltri, bentornati nel nostro habitat artistico, oggi incontreremo un grande artista ma, sfortunatamente, abbiamo un problema: tutti i miei mezzi di locomozione mi hanno lasciato a terra, non so come andarlo a prendere, ho bisogno di aiuto e l’unico che può correre in nostro soccorso è Matteo “scintilla”, lo scrittore di Foligno. Ora gli telefono.
 
- Matteo, solo tu mi puoi aiutare!
 
- Ciao Wà, che è successo?
 
- La 500 ha il motorino d’avviamento ingrippato, la Vespa, dopo che l’ho fatta guidare a Picasso, ha la forcella storta, la Guzzi è verniciata tutta rosa con il serbatoio verde e, se la vede “lui”, si incazza e ci molla, lo devo andare a prendere fra 10 minuti e non so come fare, ti prego fatti venire in mente un idea!
 
- Ci sarebbe il 600 a pulmino delle suore del convento delle pacifiste.
 
- Ah! E allora?
 
- E allora glielo sgraffigniamo, ma poi glielo riportiamo.
 
- In fondo siamo in missione per conto di Dio!
 
- Questa battuta la conosco, dai, non perdiamo tempo, andiamo al convento, vestiti tutto di nero per non dare nell’occhio!
 
- Come un prete?
 
- Ma che stai a dì, come Diabolik! Ma i fumetti non li leggevi? Se glielo sgraffigniamo non dobbiamo farci accorgere, mi raccomando tingiti pure la faccia di nero!
 
- E come faccio?
 
- Con i pennarelli Giotto, ma devo dirti tutto? Ma che razza di artista sei?
 
- Arrivo subito!
 
Walter Fest e Matteo “scintilla”, lo scrittore di Foligno, travestiti da Diabolik, con il viso tinto di nero Giotto, stanno per sgraffignare il pulmino delle suore, per poi di corsa andare a prendere l’artista odierno.
 
- Con un salto scavalchiamo il muro delle suore pacifiste, con una spatola da pittore apriamo lo sportello, Matteo lo scrittore, lui che se ne intende, attacca i fili del blocchetto d’accensione, io metto in moto, c’è il pieno di carburante stiamo per partire a razzo e …
 
- Ma siete proprio due imbranati!
 
 E’ la suora badessa e ha una grossa clava in mano.
 
- Prendete le chiavi e non fate rumore, certo che siete proprio due mentecatti, qui la più giovane ha 105 anni. E' una vita che non guidiamo, invece che grattarlo ce lo potevate chiedere.
 
- Sorella, andiamo di corsa, dobbiamo prendere un artista!
 
- Enbè?! Lo andate a prendere con un 600 a pulmino scalcinato? E poi chi sarebbe quest’artista?
 
- E’ quello che ha disegnato il marchio delle chupa-chups.
 
- Le lecca - lecca a pallina?
 
- Sì.
 
 - Forza, non fatelo aspettare. E quando ce lo riportate lo voglio riverniciato.
 
- Come Pollock?
 
- Domenica venite tutti e due a confessarvi, lazzaroni!
 
- Wà, parti che la suora tiene ancora in mano la clava!
 
E grazie alla raccomandazione ecclesiastica, partiamo a razzo e in un battibaleno siamo da lui, lui chi? Ma è facile, è Salvador Dalì e ci sta aspettando al bar.
 
- Maestro, benvenuto, grazie per aver accettato il nostro invito.
 
- Benvenuto una cippalippa, è un'ora che vi aspetto.
 
- Maestro, ci dispiace, le possiamo offrire un buon caffè?
 
- Sì, ma prima gradirei dei salatini, con olive, patatine e un Martini dry.
 
Per fortuna Gianni, da dietro il bancone, ha visto la scena e in un lampo ci porta tutto.
 
- Allora, di che cosa vogliamo parlare?
 
- Maestro, ci racconterebbe brevi cenni della sua vita?
 
- Ma scusate, che cosa ve ne importa?
 
- Magari ai nostri lettori interessa la sua storia.
 
- Volete che vi dica una cosa con molta franchezza?
 
- Certo.
 
- Molto bene, allora dovete sapere che coloro che si avvicinano ad un'opera d’arte non devono sapere nulla della vita di un artista. A codeste persone deve solo interessare il piacere, il gusto di vedere l’opera realizzata. Possono studiarla, ammirarla, possono essere portati a riflettere, possono sognare, ma sapere vita morte e miracoli di un artista a che servirebbe?
 
- Può aiutarci a sciogliere il dilemma?
 
- Se il pubblico fosse interessato e ammaliato dalle nostre storie d’amore, passando per i nostri disastri umani, e quindi attratto dalle nostre fortune o sfortune esistenziali, andrebbe in confusione. Ma non siete stanchi di questa vostra folle curiosità che chiamate gossip?
 
- Senza dubbio gli episodi storici hanno sempre condizionato gli artisti, senza papi e mecenati il vostro rinascimento non sarebbe nato, passami le patatine.
 
- Desidera anche qualche cubetto di parmigiano?
 
- Dopo, dopo… Ecco, vedete, l’arte va ammirata, goduta, vissuta, contemplata. L’arte è parte dell’universo, di conseguenza a voi che importa di chi ero figlio, della mia love story, delle mie performance, dei miei viaggi, dei miei baffi?
 
- Maestro, ma se l’arte è parte dell’universo, l’artista chi è?
 
- Mettiamo che l’universo sia il mezzo scalcinato con il quale siete arrivati, mettiamo che nel serbatoio non abbiate carburante e quindi sia un mezzo statico.
 
- E allora?
 
- E allora interviene la genialità dell’artista, che è il carburante dell’universo, è l’energia che accende il colore, sviluppa la potenza vitale che illumina la gente e la rende viva, un'esplosione inarrestabile di moto perpetuo, l’umanità che si fonde con la natura. L’arte mette in ordine e in disordine tutto il contesto, creando equilibrio e squilibrio per la vostra gioia, nella continua ricerca della poesia e della felicità.
 
- Maestro, a proposito di poesia, vorrei presentarle Matteo Gentili.
 
- E chi è?
 
- Uno scrittore, un poeta che ha la musica nelle rime.
 
- Ragazzo, dovresti tagliarti la barba, ti invecchia e ti fa assomigliare, con tutto il rispetto per la categoria, ad un barbiere. Ma andiamo avanti, che altro vorreste chiedermi?
 
- Maestro, può parlarci del suo stile?
 
- Io non ho stile, la mia pittura è magia, se dobbiamo parlare di stile quello deve riferirsi solo alla mia persona, io sono un oggetto fatto di stile, e il problema per gli altri è che sono inimitabile. Forza, ci provi qualcuno ad imitarmi! E volete sapere perché sono plasmato del mio stile?
 
- Certo che siamo curiosi.
 
- Volevo essere libero,  la libertà è una grande cosa. Voglio mettermi un paio di pantaloni gialli? Me li metto. Voglio indossare un paio di scarpe finte?Lo faccio. Anche se sono un pittore voglio girare un film? Io posso. E poi amo essere fotografato, perché la fotografia è una bella invenzione. Ma, soprattutto, volevo divertirmi, ridere, essere allegro, un umore che mi permetteva di dipingere e rappresentare quello che sfugge a voi umani e, senza bruchi nella testa, liberare la mia sconfinata fantasia. Lo ammetto, ero un bel giocherellone, un gran lavoratore dell’arte, ma pur sempre un giocherellone. E poi l’artista non deve essere troppo serio, non vi bastano i politici, gli accademici, gli anchorman su tutti i pulpiti del globo?
 
 
 
- Lei è stato un surrealista.
 
- Sì e anche l’unico, nonostante il movimento fosse formato da un gruppo di pittori validi, io ero "il" surrealista. Capite la differenza?
 
- Immaginiamo di sì. Maestro, che pensa degli altri artisti di quel periodo che hanno condiviso con lei quel percorso?
 
- Geniali, capaci, talentuosi, ardimentosi, in grado di rompere con l’arte del passato, ma frenati dal danaro, dall’esigenza impellente di soddisfare critici e mercanti per vendere le proprie opere, quel confine che, se non valicato, ti preclude di tuffarti nell’indefinito. Non ché io non amassi il denaro e il successo, ma non volevo fermare la mia mente su questioni terrene.
 
- E lei, staccandosi dalla massa, ha creato il suo mito.
 
- E’ stato facile perché io sono nato mito, sin da bambino avevo le mie idee molto ben chiare e poi, come tanti altri, ero predestinato. Le vedi queste mani?
 
- Sì.
 
- Sono come quelle di un prestigiatore. Disegnavo e dipingevo magia. Ma mi stavate chiedendo del momento in cui mi ero staccato dal resto dei pittori del gruppo surrealista, con i quali c’erano punti divergenti. Io non sono un lupo solitario, ho sempre lavorato con molti altri artisti, fotografi, registi, letterati, pubblicitari, unica condizione per collaborare era quella di divertirsi e di essere visionari.
 
- Maestro, lei ha attinto e ricevuto ispirazione anche da altri artisti?
 
- Come rimanere indifferenti alla bellezza dell’arte prodotta da altri artisti del passato? Io ritengo che tutto l’universo reale e inconscio sia un enorme oceano di energia, alla quale tutti dobbiamo attingere. Non ho mai copiato o imitato alcuno, ho solo attinto quell’energia necessaria per crearne di nuova. Ragazzo, che hai? Mi sembri nervoso.
 
- Matteo, digli della poesia.
 
- Maestro vorrebbe sentire una mia poesia?
 
- Certo, è per questo che sei nervoso?
 
- Sa, sono un tipo un po’ emotivo.
 
- Ragazzo, io leggo nei tuoi occhi che devi avere dentro una grande energia, forza, fammi sentire la tua arte.
 
Nella vasta distesa di diamanti impazziti cercai i ricordi senza trovarli.
Eppure luccicanti come stelle brillavano in cielo questi pensieri
Ma un uomo non può
un uomo non sa
 un uomo ama ciò che vede
Così questi pensieri trasformati in ricordi
assaporano i gesti di un cuore in subbuglio
 
- Ma bravo, bravo Matteo. E così anche tu scavi con l’astrazione nei meandri del tuo inconscio per parlare d’amore. Io di amore me ne intendo. Sapete che ho amato una donna fino alla fine per più di cinquant’anni? Come si intitola questa poesia?
 
- Lei che titolo le darebbe?
 
- Sintesi di un amore sintetico.
 
- Ma lei è un genio!
 
- Lo so!
 
- Matteo, digli del libro!
 
- Ragazzo di Foligno, hai anche scritto un libro?
 
- Sì, qualcuno. Ma quello a cui tengo molto è pubblicato con @libereria: I racconti di uno sconosciuto.
 
- Avrai successo, ma tagliati la barba e, dato che mi sei simpatico, ti concedo di farti due baffi come i miei. E quando vai alle presentazioni della tua opera mantieni questo stesso carisma. Sii ansiosamente emotivo ma reale e spontaneo, questa cosa la gente la apprezzerà. Ma adesso che si fa?
 
- Veramente dovremmo riportare il 600 a pulmino alle suore.
 
- Ho capito, datemi un passaggio alla fermata del bus. Ehi, ragazzo del bar, mi raccomando non accettare soldi da questi due, segna la consumazione sul conto di Giacomo Balla. Forza, andiamo che mia moglie mi aspetta.
 
Amici lettori, prima di riconsegnare l’autoveicolo alle suore pacifiste, io, Matteo Gentili e Salvador Dalì vi ringraziamo, vi salutiamo e vi aspettiamo alla prossima intervista con l’artista a sorpresa. E sarà ancora un piacere.
 
La sola differenza tra me e un pazzo è che io non sono un pazzo” Salvador Dalì.
 

Readers of signoradeifiltri, welcome back to our artistic habitat, today we will meet a great artist but, unfortunately, we have a problem: all my means of locomotion have left me, I don't know how to go and get it, I need help and the only one who can run to our rescue is Matteo "spark", the writer from Foligno. Now I phone him.

 

- Matteo, only you can help me!

 

- Hi Wà, what happened?

 

- The 500 is brokent, the Vespa, after I had it driven by Picasso, has a crooked fork, the Guzzi is painted all pink with a green tank and, if he sees it, he gets pissed and gives it up, I have to go get him in 10 minutes and I don't know how to do it, please come up with an idea!

 

- There is the 600 minibus of the nuns of the convent of the pacifists.

 

- Ah! So?

 

- Then we steal it, but then we bring it back.

 

- Basically, we are on a mission on behalf of God!

 

- I know this joke, come on, let's not waste time, let's go to the convent, dressed all in black so as not to catch the eye!

 

- Like priests?

 

- What are you saying, like Diabolik! But didn't you read the comics? I recommend you also dye your face black!

 

- And how do I do this?

 

- With Giotto markers, but do I have to tell you everything? What kind of artist are you?

 

- I'll be right back!

 

Walter Fest and Matteo "Spark", the writer from Foligno, disguised as Diabolik, with Giotto's face tinged with black, are about to scrape the nuns' minibus, and then go running to pick up today's artist.

 

- With a jump we climb over the wall of the pacifist nuns, with a painter's spatula we open the door, Matteo the writer  attacks the wires of the ignition lock, I start, there is full of fuel, we are going to start and ...

 

- But you're just too clumsy!

 

 She is the abbess nun and has a large club in her hand.

 

- Take the keys and make no noise, of course you are really two idiots, the youngest here is 105 years old. It's a life we ​​don't drive, instead of scratching it you could have asked.

 

- Sister, let's run, we have to take an artist!

 

- Well ?! Are you going to take him with a 600 minibus? And then who would this artist be?

 

- That's what designed the chupa-chups brand.

 

- The lollipops?

 

- Yup.

 

 - Come on, don't keep him waiting. And when you bring it back I want it repainted.

 

- Like Pollock?

 

- On Sunday both of you come to confession, lazzaroni!

 

- Well, let’s go, the nun is still holding the club!

 

And thanks to the ecclesiastical recommendation, we start and in a flash we are with him, who is he? But it's easy, it's Salvador Dalì and he's waiting for us at the bar.

 

- Master, welcome, thank you for accepting our invitation.

 

- I have been waiting for you for an hour.

 

- Master, sorry, can we offer you a good coffee?

 

- Yes, but first I would like some pretzels, with olives, chips and a dry Martini.

 

Fortunately, Gianni, from behind the counter, saw the scene and in a flash brings us everything.

 

- So what do we want to talk about?

 

- Master, would you tell us brief notes about your life?

 

- Excuse me, what do you care?

 

- Maybe our readers are interested in your history.

 

- Do you want me to tell you something very frankly?

 

- Sure.

 

- Very well, then you must know that those who approach a work of art must not know anything about the life of an artist. These people only have to care about the pleasure, the taste of seeing the work done. They can study it, admire it, they can be led to reflect, they can dream, but to know the life, death and miracles of an artist, what would it do?

 

- Can you help us solve the dilemma?

 

- If the public were interested and enchanted by our love stories, passing through our human disasters, and therefore attracted by our fortunes or existential misfortunes, they would go into confusion. But aren't you tired of this crazy curiosity you call gossip?

 

- Without doubt the historical episodes have always influenced the artists, without popes and patrons your renaissance would not have been born, pass me the chips.

 

- Would you also like some cubes of Parmesan?

 

- After, after ... Here, you see, art must be admired, enjoyed, lived, contemplated. Art is part of the universe, consequently ,who cares who I was the son of, my love story, my performances, my travels, my mustache?

 

- Master, but if art is part of the universe, who is the artist?

 

- Let's say that the universe is the crumbling medium with which you arrived, let's say that you have no fuel in the tank and therefore it is a static vehicle.

 

- So?

 

- And then the genius of the artist intervenes, which is the fuel of the universe, it is the energy that lights up the colour, develops the vital power that illuminates people and makes them alive, an unstoppable explosion of perpetual motion, the humanity that merges with nature. Art puts the whole context in order and in disorder, creating balance and imbalance for your joy, in the continuous search for poetry and happiness.

 

- Maestro, speaking of poetry, I would like to introduce you to Matteo Gentili.

 

- And who is he?

 

- A writer, a poet who has music in rhymes.

 

- Boy, you should cut your beard, it ages you and makes you look, with all respect for the category, as a barber. But let's go on, what else would you like to ask me?

 

- Master, can you tell us about your style?

 

- I have no style, my painting is magic, if we have to talk about style that must refer only to my person, I am an object made of style, and the problem for others is that I am inimitable. Come on, try to imitate me! And do you want to know why I am shaped by my style?

 

- Of course we are curious.

 

- I wanted to be free, freedom is a great thing. Do I want to wear yellow trousers? I wear them. Do I want to wear a pair of fake shoes? Even if I am a painter, do I want to make a film? I can. And then I love to be photographed, because photography is a beautiful invention. But above all, I wanted to have fun, laugh, be cheerful, a mood that allowed me to paint and represent what escapes you humans and, without caterpillars in the head, to free my boundless fantasy. I admit it, I was a great worker of art, but still playful. And then the artist must not be too serious. Aren't politicians, academics, anchormans on all the pulpits of the globe enough?

 

- You were a surrealist.

 

- Yes and even the only one, although the movement was formed by a group of valid painters, I was “the” surrealist. Do you understand the difference?

 

- Let's imagine so. Master, what do you think of the other artists of that period who shared that path with you?

 

- Brilliant, capable, talented, daring, able to break with the art of the past, but held back by money, by the urgent need to satisfy critics and merchants to sell their works, a border that, if not crossed, precludes you to dive into the indefinite. Not that I didn't love money and success, but I didn't want to fix my mind on earthly matters.

 

- And you, detaching yourself from the crowd, created your myth.

 

- It was easy because I was born a myth, since I was a child I had my ideas and then, like many others, I was predestined. Do you see these hands?

 

- Yup.

 

- They are like those of a magician. I drew and painted magic. But you were asking me about the moment when I detached myself from the rest of the painters of the surrealist group, with whom there were divergent points. I am not a lone wolf, I have always worked with many other artists, photographers, directors, writers, advertisers, the only condition for collaborating was to have fun and be visionary.

 

- Master, did you also draw and receive inspiration from other artists?

 

- How to remain indifferent to the beauty of art produced by other artists of the past? I believe that the whole real and unconscious universe is a huge ocean of energy, which we must all draw on. I have never copied or imitated anyone, I have only drawn on that energy necessary to create new ones. Boy, what's wrong? You look nervous.

 

- Matteo, tell him about the poem.

 

- Master, would you like to hear a poem of mine?

 

- Sure, is that why you're nervous?

 

- You know, I'm kind of emotional.

 

- Boy, I read in your eyes that you must have a great energy inside, strength, let me feel your art.

 

“In the vast expanse of crazy diamonds I searched for memories without finding them.

Yet these thoughts shone like stars in the sky

But a man cannot

a man does not know

a man loves what he sees

So these thoughts turned into memories

savor the gestures of a heart in turmoil "

 

- Well done, good Matteo. And so you too dig with abstraction in the maze of your unconscious to talk about love. I know about love. Do you know that I have loved a woman for over fifty years? How is this poem titled?

 

- What title would you give her?

 

- Synthesis of a synthetic love.

 

- But you're a genius!

 

- I know!

 

- Matteo, tell him about the book!

 

- Boy from Foligno, did you also write a book?

 

- Yes, someone. It is published with @libereria: The stories of a stranger.

 

- You will be successful, but cut your beard and, since you are nice, I will allow you to make yourself a mustache like mine. And when you go to the presentations of your work, you keep this same charisma. Be anxiously emotional but real and spontaneous, this thing people will appreciate. But what do we do now?

 

- Actually we should bring the 600 back to the nuns.

 

- I understand, give me a ride to the bus stop. Hey, boy from the bar, I recommend you not to accept money from these two,  marks the drink on Giacomo Balla's account. Come on, come on, my wife is waiting for me.

 

Friends, before returning the vehicle to the pacifist nuns, Walter Fest ,Matteo Gentili and Salvador Dalì thank you, greet you and look forward to seeing you at the next interview with the artist. And it will still be a pleasure.

 

"The only difference between me and a madman is that I am not a madman" Salvador Dalì.

 

 

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Arte al bar: Pablo Picasso

9 Aprile 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte al bar, #arte, #pittura, #le interviste pazze di walter fest

Disegno di Walter Fest

Disegno di Walter Fest

 

 

 
Gentilissimi amici lettori della signoradeifiltri, oggi avremo un'edizione primaverile, sono le 8,30, sto aspettando un artista che devo intervistare, andremo al solito bar per fare colazione e poi con la mia Vespa lo porterò a fare un giro per Roma. La mia Vespa verde pistacchio è pronta, il mio amico Mario ha avvisato il barista che arriveremo con un ospite illustre, prima gli offrirò un caffè caldo e poi già so che l'intervista non sarà noiosa, statica e formale. Vedo l’artista che arriva è lui Pablo Picasso.
 
- Ciao Pablo.
 
- Ciao Walter.

- Dai, mettiti il casco che andiamo a prendere il caffè.
 
- Sì, ma guido io.
 
Ho paura, ha lo sguardo arcigno, è meglio assecondarlo e non dirgli di no.
 
- Va bene, ma vai piano, puoi metterti questo casco?
 
- Ehi, Walter, ma questo è un elmo da centurione!
 
- Pablo, non andare per il sottile, siamo a Roma.
 
- Eh già, se eravamo a Venezia che facevi, mi mettevi in testa una gondola?
 
- Ma ti dona, sembri Giulio Cesare.
 
- Non se ne parla nemmeno!
 
Dopo una accesa disputa Pablo Picasso accetta di mettere in testa l’elmo da centurione, in cambio di andare a fare il bagno a fontana di Trevi come Marcello Mastroianni,  partiamo… broooommmm!
Per fortuna tutto fila liscio, ma la prossima volta prendo la 500, Pablo Picasso guida come un torero, ci sediamo al tavolo.

- Pablo, se tu non avessi fatto l'artista, che cosa avresti fatto nella tua vita?
 
- Bueno, bella domanda, sarei stato indeciso fra il poliziotto e il barman, due occupazioni per stare a contatto con la gente. Logicamente ho lasciato fare al destino, non possiamo ostacolare il fato, ognuno di noi ha un compito, il mio era quello di fare l’artista.
 
Passano due belle ragazze e Pablo le guarda.
 
- Pablo, le cose belle sono migliori di quelle brutte.
 
- Claro, è questione di sensibilità. Quella formidabile capacità che abbiamo di essere attratti da tutto quello che emana armonia e poesia. La vita è affascinante, spettacolare, e l'umanità ha la fortuna di vivere circondata e immersa nella meraviglia della natura. L’arte ha il dovere e l’obbligo di manifestare tutto quello che ci circonda attraverso la fantasia e la tecnica, ognuno deve fare il proprio per rendere poetica questa nostra esistenza.
 
 - Pablo tocchiamo un tasto dolente, non tutti hanno questa sensibilità e, comunque, qualcosa di meno bello è sempre presente.
 
- Diablo! E noi artisti dobbiamo separare le cattive immagini, costruite egoisticamente dalle mani dell'uomo, da quello che è il linguaggio universale, indirizzato verso un buon saper vivere che renda l’umanità felice. E' pur vero che dobbiamo anche mettere in evidenza la brutalità e la misera debolezza umana, come se fossimo un libro aperto a tutti, noi artisti messaggeri e apostoli del creato.
 
- Quando hai realizzato Guernica eri molto infuriato?
 
- No, di più, guardami bene in faccia, tocca qui, stringi senza paura di farmi male.
 
Mi prende la mano con decisione e mi fa toccare il bicipite sinistro. Pablo Picasso ha una muscolatura eccezionale.
 
- Ero una furia, realizzai quel dipinto mosso da una forza interiore bestiale, ogni tocco di pennello un fendente contro l'assurdità della disumanità. Era come girare un film contro la guerra, un drammatico film in bianco e nero senza altri colori, era inutile mostrare sangue e colori fiammanti, hai mai visto un film in bianco e nero?
 
-Sì
 
- Nel contrasto fra quei due toni c’era il massimo dell’espressività, se avessi utilizzato i colori sarebbe stata un'opera come tutte le altre e, invece, dovevo impressionare la gente, gli stessi che comandano il mondo senza pensare alle sofferenze del popolo innocente. Purtroppo alcuni, troppo legati a interessi di pochi, non hanno capito la lezione e gli eserciti giocano ancora alla guerra. Cabrones!... Barman mi porti una gazzosa... cabrones tutti!
 
- Ma proprio tutti?
 
- Sì, tutti cabrones!
 
Pablo sorseggia la gazzosa e lascia sfogare la sua ira, provo a fargli vuotare il sacco su questioni personali e romantiche.
 
- Hai avuto un sacco di storie amorose?
 
La risposta è un chiaro gesto affermativo, socchiude gli occhi come un cerbiatto innamorato.
 
- Piacevo mucho alle donne, le fulminavo con lo sguardo!
 
- E con la musica come la mettiamo?
 
- Lavoravo troppo, non avevo tempo per la musica, però mi piaceva, oh sì, se mi piaceva. Fossi stato di quest'epoca avrei amato i Beatles, un po’ rock, un po’ romantici, anche se non lo davano a vedere. Erano muy loco come me, e poi, con tutti quei capelli erano anche simpatici, però ti confesso che anch’io senza i loro caschetti da baronetti avevo un certo fascino.
 
- Hai girato il mondo.
 
- Oh sì, ma potevo fare di più, è stata una lunga strada. Sai, a volte mi sono sentito padrone del mondo ma, alla fine, ti rendi conto che sei stato solo di passaggio e questa cosa mi metteva un po’ di tristezza. Per fortuna ho sempre lavorato molto e cancellavo i pensieri negativi con la mia creatività, ma non ho rimpianti. La mia arte è stato un fantastico linguaggio personale e universale, ho fatto quello che desideravo da bambino, mi sono divertito e, anche se lotti per assaporare i piaceri della vita, poi godi della poesia e ti senti in pace con te stesso, peccato che rimani solo una pedina nella scacchiera, ma con il cuore gonfio di passione. Certo che  vale la pena di vivere! El corazòn, quando è forte e sincero, ti fa vedere senza limiti la luce dell'esistenza!
 
- Pablo, a quale opera sei più affezionato?
 
- Walter, ma che domanda è? E’ come chiedere se vuoi più bene a mamma o a papà, io ho amato tutte le mie opere. E' stata una continua ricerca e scambio di amore con loro, in ognuna di esse ho lasciato una parte di me, non posso dire di aver amato una più di un'altra e sai perché?
 
- Già, perché?
 
- Perché le mie opere erano me e io ero loro, quindi è come dire che vivevamo in simbiosi e io ero un po’ egoista, eh! Volevo molto bene a me stesso!
 
- Ti sarebbe piaciuto essere un futurista?
 
- No amigo, un movimento di colori confusionari, geniali ma confusionari, e poi questi futuristi troppo sognatori, spericolati, ossessionati dai miti. La velocità? La modernità? Il super ego dell'uomo dominatore della terra, dei mari, del cielo? No amigo, mi tengo stretta la poesia, non vedi intorno quanta poesia ci inebria della sua vista e del suo profumo?
 
- Periodo rosa?
 
- Eh già, io ho visto quello che gli altri non potevano vedere e sono stato contento di averlo dipinto, ragazzo chiedimi di Dalì.
 
- Pablo, che ne pensi di Dalì?
 
- Ahahahah... Sono contento che gli ho fregato un sacco di donne, lo battevo sempre sul tempo, ma lo stimavo e lui stimava me. Gran furbacchione, con un opera di piccolo formato ha oltrepassato la barriera del tempo ed è diventato celebre e immortale.
 
 
- Eh già, un piccolo quadro enigmatico e visionario, solo un grande artista come lui poteva realizzarlo... Ragazzo, ora dobbiamo andare, hai portato i soldi per pagare il conto qui al bar?
 
Apro il portafoglio, ho cinque euro, qualche santino e fra le ragnatele un biglietto del bus scaduto. Non ve lo avevamo detto ma, mentre parlavamo, abbiamo consumato sei caffè, cinque ciambelle zuccherate, una scatola di sigari toscani, una sambuca, una gazzosa e un whisky.
 
- Ahahah… Ragazzo, credo che adesso siamo nei guai, forza, andiamo via.
 
- Senza pagare?
 
- E' claro, metti in moto la Vespa, io salto al volo e via, andiamo a vedere la cappella Sistina e, dopo, a fontana di Trevi per fare il bagno.
 
Vroooommm!!
 
Amici lettori del blog baciato dai raggi di sole della cultura, ebbene sì, io e Pablo Picasso siamo fuggiti in Vespa e non abbiamo pagato il conto al bar. Non è stata colpa nostra ma bensì della nostra immaginazione, la prossima volta il conto lo faremo pagare a lei… Dimenticavo... Il bagno nella fontana di Trevi lo possiamo fare solo io e Picasso, voi, se volete, seguiteci con la fantasia.
 
 
 

Dear reader of signoradeifiltri, today we will have a spring edition, it is 8.30 am, I am waiting for an artist that I have to interview, we will go to the usual bar to have breakfast and then with my Vespa I will take him for a ride around Rome. My pistachio green Vespa is ready, my friend Mario has informed the bar tender that we will arrive with an illustrious guest, first I will offer him a hot coffee. I know that the interview will not be boring, static and formal. I see the artist who arrives:  Pablo Picasso.

 

- Hi Pablo.

 

- Hi Walter.

 

- Come on, put on the helmet, we're going to have coffee.

 

- Yes, but I'll drive.

 

I'm afraid, he has a grim look, it's better to go along with him and not say no to him.

 

- Okay, but go slowly, can you put this helmet on?

 

- Hey, Walter, but this is a centurion helmet!

 

- Pablo, we are in Rome.

 

- Yeah, if we were in Venice, would you put a gondola on my head?

 

- But you look like Julius Caesar.

 

- We don't even talk about it!

 

After a heated dispute, Pablo Picasso agrees to put the centurion helmet on his head, in exchange for going to the Trevi fountain like Marcello Mastroianni, let's go ... broooommmm!

Fortunately everything goes smoothly, but next time I’ll take the 500, Pablo Picasso drives like a bullfighter, we sit down at the table.

 

- Pablo, if you hadn't been an artist, what would you have done in your life?

 

- Bueno, good question, I would have been undecided between the policeman and the barman, two occupations to be in contact with people. Logically, I left it to fate, we cannot hinder fate, each of us has a task, mine was to be an artist.

 

Two beautiful girls go by and Pablo looks at them.

 

- Pablo, good things are better than bad things.

 

- Claro, it's a question of sensitivity. That formidable ability we have to be attracted by everything that emanates harmony and poetry. Life is fascinating, spectacular, and humanity has the good fortune to live surrounded and immersed in the wonder of nature. Art has the duty and obligation to manifest everything that surrounds us through fantasy and technique, everyone must do their own to make our existence poetic.

 

- Pablo, not everyone has this sensitivity and, in any case, something less beautiful is always present.

 

- Diablo! And we artists must separate the bad images, selfishly built from the hands of man, from what is the universal language, directed towards a good way of life that makes humanity happy. It is true that we must also highlight brutality and miserable human weakness, as if we were a book open to all, we artists, messengers and apostles of creation.

 

- When you made Guernica were you very angry?

 

- No, more than angry, look me in the face, touch here, squeeze without fear of hurting me.

 

He takes my hand firmly and makes me touch his left biceps. Pablo Picasso has exceptional musculature.

 

- I was a fury, I made that painting moved by a beastly inner strength, each touch of brush a blow against the absurdity of inhumanity. It was like shooting an anti-war film, a dramatic black and white film with no other colours, it was useless to show blood and flaming colours, have you ever seen a black and white film?

 

-Yup

 

- In the contrast between those two tones there was the maximum of expressiveness, if I had used the colours it would have been a work like all the others and, instead, I had to impress the people, the same ones who rule the world without thinking about the sufferings of the innocent people. Unfortunately, some, too tied to the interests of a few, have not understood the lesson and armies are still playing war.

Cabrones! ... Barman bring me a gazzosa ... cabrones all!

 

- But everyone?

 

- Yes, all cabrones!

 

Pablo sips the gazzosa and lets out his anger, I try to make him talk of personal and romantic matters.

 

- Have you had a lot of love affairs?

 

The answer is a clear affirmative gesture, narrowing his eyes like a fawn in love.

 

- I liked women a lot, I looked at them!

 

- And music?

 

- I worked too hard, I didn't have time for music, but I liked it, oh yes, if I liked it. If I had been from this era, I would have liked the Beatles, a little rock, a little romantic, even if they didn't show it. They were muy loco like me, and besides, with all that hair, they were also nice, but I confess that even without their baronet helmets I had a certain charm.

 

- You traveled the world.

 

- Oh yes, but I could do more, it was a long way. You know, sometimes I felt master of the world but, in the end, you realize that you were just passing through and this thing made me a little sad. Luckily I have always worked a lot and canceled negative thoughts with my creativity, but I have no regrets. My art was a fantastic personal language and universal language, I did what I wanted as a child, I had fun and, even if you struggle to savor the pleasures of life, then you enjoy poetry and you feel at peace with yourself. Too bad that you remain only a pawn on the board, but with a heart swollen with passion. Of course it's worth living! When he is strong and sincere, El corazòn makes you see the light of existence without limits!

 

- Pablo, which work are you most fond of?

 

- Walter, what question is it? It's like asking if you love mom or dad more, I loved all my works. It was a continuous search and exchange of love with them, in each of them I left a part of me, I can't say that I loved one more than another and do you know why?

 

- Yeah, why?

 

- Because my works were me and I was them, so it's like saying that we lived in symbiosis and I was a little selfish, huh! I loved myself very much!

 

- Would you have liked to be a futurist?

 

- No amigo, a movement of confusing colours, brilliant but confusing, and then these futurists were too dreamy, reckless, obsessed with myths. The speed? Modernity? The super ego of the man who rules the earth, the seas, the sky? No amigo, I hold poetry tightly, don't you see how much poetry inebriates us with its sight and its perfume?

 

- Pink period?

 

- Yeah, I saw what the others couldn't see and I was happy to have painted it. Ask me about Dali.

 

- Pablo, what do you think of Dali?

 

- Ahahahah ... I'm glad that I stole him a lot of women, I always beat him on time, but I valued him and he esteemed me. Great scoundrel, with a small format work he has crossed the barrier of time and has become famous and immortal.

 

- The persistence of memory.

 

- Yeah, a small enigmatic and visionary picture, only a great artist like him could make it ... Now we have to go, did you bring the money to pay the bill here at the bar?

 

I open my wallet, I have five euros, a few saints and an expired bus ticket between the cobwebs. We hadn't told you but while we were talking, we had six coffees, five sugary donuts, a box of Tuscan cigars, a sambuca, a soda and a whiskey.

 

- Ahahah ... I think we're in trouble now, come on, let's go.

 

- Without paying?

 

- It is claro, start the Vespa, I jump on and off we go to see the Sistine chapel and, later, the Trevi fountain, for swimming.

 

Vroooommm !!

 

Readers of the blog kissed by the rays of the sun of culture, yes, Pablo Picasso and I fled with the Vespa and did not pay the bill at the bar. It was not our fault... I forgot ... The bath in the Trevi fountain can only be done by Picasso and I, if you want, follow us with your imagination.

 
 
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Arte al bar: "Il cenacolo" di Leonardo da Vinci

16 Marzo 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #pittura, #arte al bar

Arte al bar: "Il cenacolo" di Leonardo da Vinci
 
Amici lettori del blog che fa dell’ottimismo culturale il proprio mantra, eccomi ritornato a voi per una nuova serie di incontri artistici. Sono le 9.30 del mattino e intorno a noi tutto va male. Considerato che quest’anno è bisestile, la jella rientrerebbe nella norma e nella casistica, ma, guarda caso, noi siamo ottimisti e ci piace andare alla ricerca della positività, così eccomi qua al solito bar, che in questo periodo dovrebbe essere chiuso causa coronavirus, ma noi con la fantasia ci possiamo permettere di rimanere aperti e fare in modo che io accetti la provocazione di Gianni il barista. Mi ha apostrofato dicendomi che di questi tempi alla gente dell’arte non gliene frega un fico secco, troppo presa dalla pesante problematica del nuovo anno appena iniziato.
E allora mi ha detto: “Scommettiamo? Scommettiamo che, se tu ti azzardassi ancora a parlar di arte, tutti ti girerebbero le spalle?" Gianni non ricorda le mie convinzioni, ed io sono sempre più sicuro che l’arte è per tutti e, ora più che mai, non nuocia gravemente alla salute, e così ho accettato. In palio per ora non c’è nulla, io e lui siamo fatti così. Il banchista non lo sa che perderà, ma mica perché lo dico io, bensì perché lo dice la storia, e così, appunto, entrando nella storia dell’arte, inizia oggi la nostra avventura parlando di Leonardo Da Vinci e del suo Cenacolo.
Prima di iniziare, lasciateci alzare in piedi e tributare il nostro doveroso, caloroso e affettuoso applauso a tutti coloro che in questo momento stanno lavorando h24 a difenderci da questo terribile e inaspettato virus, non li elenco ma voi tutti sapete chi.
 
- Gianni, non vedo Giovanna la milanese.
 
- Ha conosciuto un guru e sono partiti insieme in vacanza.
 
- Non ci posso credere.
 
- Tranquillo, al guru piace il Chianti, la Malvasia e il Barolo, sono andati alla ricerca della cantina perduta.
 
- Ah però, hai capito il guru! Ma per caso è indiano?
 
- No, ciociaro.
 
- Speriamo tornino presto.
 
- Mah! Chi può dirlo?
 
- Gianni, vado all'attacco di Bice e Alice.
 
- In bocca al lupo, oggi sono molto arrabbiate.
 
- Bice e Alice, buongiorno, come stanno i nostri gattoni stradali?
 
- Benone, Walter, hanno un appetito da morti di fame e in giro non c’è nessuno!
 
- Allora qui ci sta bene parlare dell’ultima cena.
 
- Ultima e perché?
 
- Ma non intendevo in quel senso, o meglio, forse sì.
 
- Ah, ma che non lo sai che senza i gatti i topi ballano? E poi noi abbiamo fatto al supermercato una bella scorta, questa cena chi la preparerebbe?
 
- Leonardo da Vinci a Milano.
 
- E allora 'sta cena si è freddata da un pezzo… ma va là, certo che la conosciamo, stavamo scherzando, però, Walter, hai ragione, forse i più giovani non la conoscono.
 
 
Leonardo da Vinci (Anchiano, 15 Aprile 1452 – Amboise, 2 Maggio 1519)
 
Un artista italiano ma patrimonio della cultura mondiale, non basterebbe la parola “artista” per definire la figura di Leonardo, ma io voglio dire la mia molto sinteticamente, prima di tutto voglio dire che, se penso a Leonardo (ma non solo lui), sono convinto che Dio esiste e poi, se non esistesse, Leonardo potrebbe essere la testimonianza delle capacità più positive e geniali che ci siano nel genere umano. E' vero che di Leonardo ce n'è stato uno solo, ma la sua arte e il suo talento sono stati di ispirazione per gli artisti del passato, del presente e del futuro. Ora stop, leggete questa illuminazione del 1542 che è meglio.

 

«Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. Assai valse in matematica et in prospettiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di lira [...] et fu valentissimo in tirari et in edifizi d'acque, et altri ghiribizzi, né mai co l'animo suo si quietava, ma sempre con l'ingegno fabricava cose nuove.» (Anonimo Gaddiano, 1542)

Allora, carissime Bice e Alice, a Leonardo, nel 1494, venne offerto di lavorare al convento di Santa Maria delle grazie, c’era da decorare il refettorio per i pasti dei frati domenicani e al nostro artista venne lasciata la parte di fondo per realizzare l’ultima cena. Per Leonardo salire sull'impalcatura e lavorare su una parete di circa 5 x 9 mt, con una luce modesta, era l’ultimo dei problemi. Io lo vedo, Leonardo, con lo sguardo pensieroso, lo vedo studiare l’impresa, lo vedo ragionare sulla tecnica ed essere dubbioso sul lavorare con un intonaco fresco. Non a tutti piace sentire l’umidità che ti gela il pennello e le budella, e poi bisogna sbrigarsi, avere sempre la tinta a portata rapida di mano, sperando di sbagliare il meno possibile perché si rischia l’impasto della materia colorata come una pappa, lui no, lui studia il colore, studia la forma, riflette con calma, si intercala nella storia che ha davanti, si sente parte di essa e, come la mano d’opera di un vecchio artigiano è lenta e saggia, la parete umida potrebbe freddargli il cuore e la mente, e poi quest’ultima cena è divina e lui vuole renderla tale, quindi sceglie di sperimentare e di lavorare come su tavola, ma provando una materia che lui pensa potrà resistere su quelle mura che, confinando con la cucina, faranno traspirare vapore e calore. Scelta fatale perché con i secoli, anzi quasi da subito, si rivelerà sbagliata, ma questo capolavoro immortale, grazie a squadre di miracolosi restauratori, definitivamente tornerà a splendere e, dall'aldilà, Leonardo di gioia riderà.

- Walter, comunque questa cena non sembra drammatica.

- Bice, hai ragione.

- E non sembra neanche l’ultima.

- Brava Alice, ora vi spiego il mio punto di vista. La parete è di fondo, quindi Leonardo sceglie di realizzare una prospettiva che allunghi fino ad un orizzonte lontano, per dare ampiezza e profondità all'opera, di fatto le pareti dipinte ai lati del tavolo dell’ultima cena sembrano essere il prolungamento della mensa, come a sfondare il muro oltre la cucina nel retro, e tutto parte dal centro dell’opera, con la testa di Gesù Cristo ma alle sue spalle c’è un particolare importante, per me determinante.

- Quale?

- Gianni, metti un sottofondo musicale.

- Vi va bene Caravanserai dei Santana?

- Ottimo. Allora, secondo me in tutta questa opera quello che accende la luce e illumina la fede sono le tre finestre di fondo.

- E perché?

- Alice, attraverso quelle tre finestre, la luce che nasce all'orizzonte è la luce divina che apre le porte della speranza, o meglio, dichiara la certezza che c’è qualcuno superiore a Gesù Cristo e, lasciando che si compia il destino del proprio figlio, illumina l’umanità con il suo amore, per dimostrarci che non ci lascerà soli. Questa luce che entra dalle tre finestre colpisce la parete di destra e, scendendo sulla tavola  ricoperta di una candida tovaglia bianca, compiendo quasi una curva, idealmente ci abbraccia, perché, se da un punto di vista tecnico il chiarore di queste tonalità - riferendomi all'alternare da parte dell’artista di toni chiari e scuri - è uno stratagemma della tecnica pittorica per permettere la profondità dell’opera, dal punto di vista ideologico le tre finestre e la tovaglia bianca sono la luce divina che viene diffusa su tutta l’umanità. Avete notato il pane disposto troppo ordinatamente, i bicchieri tutti riempiti rigorosamente a metà, piatti e vettovaglie disposte con aritmetica disposizione?

- Eh già, non avevano fame?

- Potrebbe anche essere che Gesù Cristo abbia iniziato a parlare prima di cenare.

- Carissime Bice e Alice, secondo me per Leonardo la cena era solo un dettaglio, gli accessori non avevano importanza, non c’è ricchezza negli abiti e neanche nell'ambientazione dell’interno, egli non doveva esibire la propria bravura attraverso la cura dei particolari. Leonardo da Vinci non doveva dimostrare nulla a nessuno ma, guidato da chissà quale forza interiore, descrivere semplicemente la verità che colpisse il più possibile nel profondo dei cuori tutti coloro che avrebbero ammirato il suo capolavoro, un capolavoro espresso in una maniera nitida, senza fronzoli.

- Come Giotto nella sua opera Approvazione della regola?

- Bravissima Alice, Giotto era a suo modo modernissimo e, girando per l’Italia, ha ispirato molti pittori, ma adesso torniamo alla nostra ultima cena.

- Eh no, perché ultima cena?

- Bice, tranquilla, non in quel senso, dai, non mi interrompere.

- Vabbè, se lo dici tu.

- Allora, voglio dirvi che in questa opera tutto sembra essere super ordinato, tutto fermo, e la concentrazione è maggiormente rivolta alla figura del Gesù Cristo al centro. In realtà la scena è molto dinamica, un movimento frenetico che, da ambo i lati, si diffonde come un vortice di passione e di emozioni verso il protagonista del momento. Gli apostoli, come nei fotogrammi di un film, recitano la propria parte, perfino un coltello nella mano di un irascibile è pronto e proteso all'azione, la gestualità emotiva è evidente, mentre il Cristo salvatore è serenamente rassegnato a una storia che ha da venire a breve. Quest’ultima cena è solo l’inizio di una nuova vita per chi deve credere e avere fiducia nell'unico amore universale e, come una ciliegina sulla torta, mentre si compie il destino alle spalle di tutti, entra dalle tre finestre la luce, raggi di luce dolce e piena di calore vitale.

- Questa luce sembra illuminare di più il volto e il mantello di una figura posta alla destra del Gesù.

- Brava Alice, occhio di lince!

- E ci credo, a forza di stare con i gatti!

- Allora, volete sapere chi è quel personaggio?

- Sentiamo un po’, chi è?

- Siete curiosi, eh? Allora, io immediatamente in esso ho visto un volto di donna: la corporatura è minuta, gli occhi chiusi rivolti in basso. Tra l’altro è l’unica figura che sembra estraniarsi dall'azione, mantenendosi con il viso proteso in senso opposto a Gesù, quasi ad allontanarsi dal dolore della situazione in corso. Il Cristo guarda alla sua sinistra? La donna guarda alla sua destra rassegnata, intorno a lei tutte le mani, le braccia i volti degli apostoli sono muscoli d’acciaio? Lei no, solo un immagine di tristezza e rassegnazione, che sia la Maria Maddalena? Eppure questa donna secondo me…

- Secondo te, cosa?

- Eppure, secondo me la luce irradiata dal suo volto significa qualcosa.

- Scendiamo a volo di gabbiano sulla tua teoria, sentiamola.

- Significa un messaggio di fede, significa la luce che illumina l’importanza della donna, la vita nasce dalla donna, nasce dall'amore, ogni nuova vita che nasce è il miracolo di questa nostra esistenza, la rivincita della vita sulla morte e la donna è la parte essenziale. In questa ultima cena la presenza di una donna illuminata da una luce divina non poteva mancare, simboleggia la chiusura del cerchio, la nostra ragione di esistere e di godere di questo paradiso in terra. E' l’ultima cena ma all'indomani conquisteremo l’eternità. Allora, che ne dite?

- E con il virus come la mettiamo?

- Oggi c’è un bel sole e il cielo è pulito, con la fantasia possiamo abbracciarci e stringerci le mani, sorriderci l’un l’altro e ben sperare che questa storia a breve finisca.

- E il sereno in tutto il mondo tornerà… Stasera a mangiare la pizza si va?

- Buona idea, anche se per ora solo con la fantasia, che è meglio rimanere in casa. Amici lettori della signoradeifiltri, anche la fantasia può diventare realtà e questo ce lo ha insegnato nei secoli la storia. Ora non ci resta che aspettare con pazienza il nuovo giorno che verrà. Per me le tre finestre alle spalle del cenacolo di Leonardo esprimono fiducia, e per voi? Ora, nel ringraziarvi e nel salutarvi, vi do appuntamento al prossimo incontro artistico che avverrà nella bottega dell’arte. Avremo nostro ospite un giovane artista, arrivederci a presto e, insieme a voi, sarà sempre un piacere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
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Arte al bar: MASSIMO ROTUNDO "Sera Torbara: gran finale"

15 Gennaio 2019 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #arte al bar, #vignette e illustrazioni, #personaggi da conoscere

I fumetti di Massimo Rotundo e l'omaggio di Walter FestI fumetti di Massimo Rotundo e l'omaggio di Walter Fest

I fumetti di Massimo Rotundo e l'omaggio di Walter Fest


 

 

 

 

Amici lettori della signoradeifiltri, Gianni ha acceso il juke box, la compilation di Jamiroquai è musica che fa move up con il cappuccino, è il giusto sound per il dopo feste, ci sentiamo tutti un po' più felici, felici da sembrare ragazzini che aspettano che passi il freddo inverno per tuffarci a volo di passerotto in primavera.

E allora ho pensato che oggi vi avrebbe fatto piacere conoscere questo nuovo personaggio. Un personaggio che, se lo incontraste per strada, vedreste una persona normale, potrebbe essere un elettricista, il titolare di un negozio di orologi, un commesso esperto di una libreria, oppure un simpatico gommista, invece vi parlerò di un grande artista, un vero maestro d'arte. E' maggiormente conosciuto in un certo ambito sia nazionale che internazionale.

Avete mai sentito parlare di Yellow Kid o di Romics d'oro? Massimo Rotundo è uno degli attuali più grandi fumettisti, illustratori e pittori italiani. L'ho scelto perché è un testimone prezioso del fare arte vera.
 

- Senti un po', cazzarone dell'arte, anche questo qua fa roba strana? (Giovanna la milanese.)
 

- A volte sì, ma ti garantisco che è un artista importante.
 

- E che avrebbe di speciale? (Giovanna.)
 

- Sa disegnare e dipingere molto bene con le mani.
 

- Con le mani? Qualcuno lo fa anche con i piedi?
 

- Intendo dire senza l'utilizzo di strumenti elettrici, elettronici, futuristici, fantascientifici.
 

- Alla vecchia maniera?
 

- Sì, ed è quella con più anima.
 

- Ohhh... finalmente uno che sa disegnare! (Franco il gelataio.)
 

- Franco, non essere troppo severo con l'arte moderna, il punto è che stiamo andando verso la fantascienza e molte cose non si faranno più con le mani ma con un click, con un battito di ciglia, con la sola azione vocale e Dio solo sa quello che ci aspetterà, il cinema con i film ha già detto tutto.
 

- Io vado a giocare a biliardo prima che arrivi star trek (Giovanna.)
 

- Io a fare una partita a bocce, se arrivano men in black fateli venire al circolo. (Peppino il pensionato.)
 

- Io un giro in bicicletta prima che mi rapisca un alieno. (Franco il gelataio.)
 

- Io, invece, vado a leggere un fumetto, il classico fumetto con le pagine di carta che ancora si sfogliano con le mani, lo prenderò in edicola, probabilmente l'edicolante mi sorriderà e, sotto gli occhiali, mi dirà che uscirà domani, allora andrò al mercatino a comprare un vecchio Topolino, abbiamo tutti bisogno di sognare, un antistress, un fumetto non è roba solo per ragazzini, è arte mascherata da fantasia, quella che ormai sta scomparendo e sarà in via di estinzione. 

Ecco perché artisti come Massimo Rotundo sono importanti, fanno scuola per aiutare i giovani a vivere meglio, lui e altri come lui, insegnano a muovere le mani, le dita, l'immaginazione, a ridere di una battuta, a emozionarsi per un personaggio, un eroe, un bastardo che a breve le prenderà, un cattivone che finirà male, tutto questo lo puoi trovare in un fumetto che ancora sfoglierai con le mani mentre con gli occhi ti ficchi come un gatto in una storia. No, non è roba solo per ragazzi, un fumetto è per chi ama la vita, utilizzando ancora le mani per sfogliare le pagine di carta, se ne sfiora l'arte, annusandola, toccandola con i polpastrelli che siano anche sporchi di olio della pizza, se vuoi ancora sentirti un umano.

Per farti entrare in un altra dimensione ci penserà gente come Massimo Rotundo, i fumettisti sono tanti, non li vedi perché lontani dai riflettori, amano lavorare a fari spenti su un tavolo pieno di colori e di strumenti come artigiani veri. Ecco, ora ho davanti a me una pagina con due soldati a cavallo, quello con i capelli bianchi dice al biondo che vorrebbe un frullato di mele come glielo faceva la madre. Il giovane dai lunghi capelli invece vorrebbe mangiare trippa e fagioli all'osteria del Greco. Lo sfondo è africano, a breve un ragazzino lo farà cascare da cavallo e lo prenderà a mazzate, interverrà il soldato più vecchio che lo salverà. Io nello scarabocchio mio ho cambiato la battuta, ho mandato il biondo a giocare a pallone ma l'altro non voleva perché non potevano uscire dalla storia... erano solamente in un fumetto.
Massimo Rotundo (Roma, 11 aprile 1955), diplomato all'accademia delle belle arti, esordisce come fumettista nel 1978 con lo storico Lanciostory. Negli anni '80, periodo nel quale il fumetto assume un'immagine più artisticamente chic, collaborerà con numerosi settimanali per storie ambientate maggiormente nella fantascienza e nel poliziesco. Dal 1985 Comic art diventa la sua famiglia e lo sarà per un lungo periodo, fra i suoi lavori più apprezzati "Sera Torbara", il personaggio fatal affascinante Tovarisc Nina, protagonista di ironiche storie sensuali, ambientate fra falce e martello con risvolti pacifisti. Nell'88 anche la Francia lo applaude con la serie erotica Ex Libris Eroticis, con la quale l'eros viene descritto con un tratto a china di gran classe, raffinato come sulle note jazz di un pianoforte. Lo stesso jazz a fumetti viene riproposto dall'artista per la rivista "Blue", con una atmosfera da occhi a mandorla per la serie "Chinagirl". Negli anni '90 l'artista vira per un percorso letterario al quale applica il suo talento e la sua fantasia per interpretare temi classici come in "La pelle di Zigrino", romanzo scritto da Honoré de Balzac, "Pasolini", basato sulle sceneggiature di Jean Dufaux e "I miti dei Greci a fumetti" di Luciano De Crescenzo. Nel '98 un'altra grande famiglia lo accoglie, la Sergio Bonelli Editore, che gli mette in mano la figura di un nuovo personaggio, un cavaliere, un eroe coraggioso e onesto in un mondo post atomico, per fortuna è solo fantasia a fumetto, Brendon, ideato da Claudio Chiaverotti e, a partire dal numero 46, vengono affidate a Rotundo le copertine.

La classe non è acqua e il suo talento naturale, la sua passione, il suo essere un vero artigiano dell'arte, con le mani sempre sporche di colore, seduto su uno sgabello e non su un piedistallo, fanno di lui un protagonista della cultura, dovrei continuare a elencare, storie, personaggi, lavori anche in ambito teatrale e cinematografico, ma a che servirebbe? La solita biografia, bla,bla... no, voglio solo dirvi che Massimo Rotundo è un grande artista, sottolineerò solo due premi che gli sono stati conferiti, lo Yellow Kid nel 1990, il Romics d'oro alla carriera e il "Texone" n°30, che non è un premio ma una leggenda.

Infine, non ve lo avevo detto, ma Massimo Rotundo è anche un insegnante, insegna la tecnica per disegnare fantasia e rimanere umani, la fantascienza può rimanere sulle strisce a fumetti o sui fotogrammi di un film, noi ora andiamo a prenderci un caffè caldo, chi vuole venire?
Amici lettori del blog che vi apre pagine colorate di antistress, vi ringraziamo, salutiamo e vi diamo appuntamento ai prossimi articoli, bye, bye, au revoir, ciao ciao a tutti.

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Arte al bar: ULISSE SARTINI "Papa Francesco"

5 Gennaio 2019 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #arte al bar, #personaggi da conoscere, #pittura

"Papa Francesco" di Ulisse Sartini e l'omaggio di Walter Fest"Papa Francesco" di Ulisse Sartini e l'omaggio di Walter Fest

"Papa Francesco" di Ulisse Sartini e l'omaggio di Walter Fest

 

 

 

Buon anno a tutti i lettori della signoradeifiltri, è iniziato un nuovo anno con tante speranze, fra i mille colori dei brindisi e dei fuochi artificiali; le solite speranze che magari prima o poi si materializzeranno perché è proprio questo il bello della vita, la soddisfazione di vedere realizzati i desideri tanto sperati.

Oggi al bar siamo pochi aficionados, dietro al banco bar c'è Peppino il pensionato che sostituisce Gianni, il nostro amico ha lavorato insieme a suo cugino Nino come barman in una discoteca la notte di S.Silvestro e adesso si sono presi qualche giorno di vacanza, sembra che siano andati a fare il giro di Roma in bicicletta perché, come Roma non si è fatta in un giorno, per visitarla tutta ci vuole almeno una settimana, e così per ora il re del caffè sarà Peppino, non abbiate paura ha lavorato una vita sulle navi da crociera e ne sa più di Carlo in Francia.
Molto bene, allora, volete sapere di quale artista parleremo oggi? Oggi vedremo l'arte espressa nella sua immagine più classica; quante volte vi ho descritto opere fuori dall'ordinario non eseguite sul cavalletto, senza tavolozza e fuori dalle botteghe d'arte? Bene, invece, questa di oggi è quella tradizionale e l'artista è un grande appassionato e successore dell'arte del '500, sia per tecnica che per modalità pittorica.

Ma oggi voglio fare un cambiamento di programma, inizierò descrivendovi la sua opera e poi parleremo dell'uomo artista. L'artista è Ulisse Sartini e la sua opera è il ritratto di Papa Francesco.

Ho scelto questa opera per una motivazione ben precisa; il mondo ha sempre più bisogno di pace, che non vuol dire solo il rifiuto della guerra ma, inconfutabilmente, tutti hanno sempre più bisogno di pace sul lavoro, in famiglia, a scuola, nelle strade, nei rapporti con il prossimo, con gli animali, con l'ambiente. Perfino nel mondo dello sport, dello spettacolo e della cultura c'è bisogno di pace e Papa Francesco, anche per chi non crede o appartiene ad altre religioni, è una figura che ispira la pace e, se i suoi occhi sono lo specchio dell'anima, non possiamo fare altro che prenderlo ad esempio e ascoltare le sue parole con convinzione; senza una stasi di pace c'è il nulla e l'umanità è destinata a fare una brutta fine, questo è purtroppo innegabile.

L'opera di Ulisse Sartini è un olio su tela tonda, diametro 140 circa, del 2013, fa parte della collezione della Fabbrica di S.Pietro ed è stato il lavoro preparatorio al mosaico esposto insieme a tutti gli altri papi a S.Paolo fuori le mura.
Sul fondo sfumato color ocra spicca bonariamente la sua figura vestita nell'abito papale, che sembra apparire con la fantasia una corazza contro ogni futura avversità, le spalle sono forti a sostenere il peso delle questioni mondiali; lo sguardo è sereno ma consapevole della responsabilità che gli è stata concessa, Papa Francesco sa che che lo aspetta un duro lavoro.

Ulisse Sartini, maestro del ritratto, ha saputo entrare nella sua coscienza e, con il suo talento, lo ha riprodotto nella sua vera essenza, un buon padre per tutti.

In questi casi potrebbe esserci il rischio che l'artista sia portato, grazie alla sua perizia tecnica, ad esaltare il personaggio, invece Ulisse Sartini ha dipinto Papa Francesco semplicemente come uno di noi, come Peppino con le sue rughe, come Giovanna che ride poco ma dentro di sé ha un universo di emozioni, come Francesca la stilista che è un po' timida, come Tonino il tassista con la sua simpatia contagiosa; insomma, Papa Francesco, dipinto dalla sapienza artistica di Ulisse Sartini, è il Papa giusto arrivato al momento giusto, perché siamo diretti verso un punto di non ritorno ma amore, fiducia, conditi di sano ottimismo, possono fare tanto. L'arte in tutte le sue espressioni è il linguaggio che unisce i cuori e le menti; Ulisse Sartini è uno dei tanti, un esercito di artisti armati di talento nati per farci voler bene alla vita. L'arte è per tutti, deve esserlo per tutti, anche per gente semplice come noi in questo bar che a volte non la capiamo, ci rimane difficile entrarne in contatto perché distratti dalla baraonda quotidiana ma per fortuna i tempi sono cambiati, adesso con un click possiamo aprire le porte del mondo, l'arte sarà la scaletta che ci porterà ad essere migliori.
Ulisse Sartini è nato a Ziano Piacentino il 30 Maggio del 1943, giovanissimo, con ancora nell'aria la tristezza e la desolazione della guerra terminata da pochi anni, si trasferisce a Milano, ove studia l'arte, l'unico modo per volare con la fantasia sopra le macerie lasciate dal dramma bellico, e non è un caso che sia da subito attratto come una calamita dal Rinascimento, il periodo storico così ricco di grande tecnica e di considerazione per l'essere umano.

Ulisse Sartini ha per natura tutto quello che serve per essere un artista, deve solo lavorare e, quando lo si fa con passione, tutto diventa più facile. Ha una grande sensibilità interiore che lo guida e lo indirizza verso il suo modo di essere artista, studiare, pertanto, e rappresentare il mistero dell'infinito. Diventerà un maestro del ritratto, uno dei migliori, riconosciuto internazionalmente e, al momento, è uno dei più grandi ancora viventi.

Realizzando un ritratto l'artista legge i cuori degli esseri umani, la sua tecnica artigianale è il lavoro dell'uomo in fusione con la materia, grazie alla fantasia propria di ogni artista che con ogni opera entra in contatto con tutto ciò che c'è  di più profondo. Ogni essere umano detiene le sorti dell'umanità e Ulisse Sartini sa, come i grandi artisti del '500, interpretare la natura umana con una tecnica che, per bravura, si avvicina alla fotografia. Ma Ulisse non vuole essere una primadonna della tecnica, non vuole stupire, non vuole mettersi in competizione con una fotocamera, vuole solo essere se stesso, la sua pittura è umana, fatta da un uomo, giorni di lavoro impastando i colori con amore, isolandosi con la sua anima e con i soggetti raffiguranti, vuole solo sentirsi un essere umano parte di questo sconfinato microcosmo.
Amici lettori, con questo grande artista vi salutiamo, vi auguriamo ancora un buon 2019, e vi aspettiamo sempre qui al bar per parlare ancora di arte, tanti colori e tanta fantasia per quest'anno che è appena iniziato.

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Arte al bar: YVES KLEIN "Anthropometries"

3 Gennaio 2019 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #arte al bar, #pittura, #personaggi da conoscere

"Anthropometrie" di Yves Klein e l'omaggio di Walter Fest"Anthropometrie" di Yves Klein e l'omaggio di Walter Fest

"Anthropometrie" di Yves Klein e l'omaggio di Walter Fest

 

 

 

 

 

 

Amici lettori della signoradeifiltri, Natale è passato ma nel nostro bar l'albero sarà ancora in bella mostra fino alla Befana, dopo S.Silvestro, la notte dei cin cin, del cotechino e lenticchie, e dei sogni ben auguranti sotto le stelle.

Oggi ho per voi la prima opera del nuovo anno e vi presenterò ancora un artista insolito, ancora un artista senza cavalletto e tavolozza, senza il tetto dello studio sopra la testa, e i pantaloni sporchi di colore, anzi, se proprio si è sporcato, lo ha fatto con un solo colore. Sto parlando di Yves Klein.
 

- Walter, questo Klein dove lo hai pescato?
 

- Giovanna, ancora per una casualità, proprio qualche giorno fa vidi una sua foto in un articolo di un vecchio magazine che non ricordo di cosa parlava, ma sotto la sua foto c'era scritto "Yves Klein pittore monocromo". A parte questo, il particolare che mi aveva incuriosito è stata la sua faccia da ragazzo, con gli occhi grandi da Pierino la peste, e la bombetta in testa alla Chaplin. Allora ho fatto una rapida ricerca e ho scoperto un artista fuori dall'ordinario.

Yves Klein (Nizza, 28 aprile 1928 – Parigi, 6 giugno 1962)
Procreato da entrambi i genitori pittori, l'arte divenne, per questo artista francese, un argomento di routine, eppure i suoi studi furono indirizzati altrove. Sopratutto attratto dall'Oriente e dalla pratica dello judo, sport di concentrazione, una disciplina fatta di filosofia, in equilibrio fra spirito e forza fisica, uno sport così lontano da quello più amato dai francesi dell'epoca, la bicicletta, cosa che la diceva lunga sulla personalità già ben definita del giovane.

Yves Klein iniziò a dipingere quasi per forza d'inerzia ma tappa obbligata per ogni adolescente fu farlo fuori dagli schemi. Dal 1948 al 1952 lui, ventenne con alle spalle il dramma della guerra, affamato di libertà e fantasia, iniziò a viaggiare, Italia, Inghilterra, Spagna, Giappone, ogni luogo una spremuta di apprendimento, sopratutto in Italia, dove, grazie a Giotto, scoprirà l'attrazione verso il monocromatismo, che diventerà per lui quasi un'ossessione creativa, la sperimentazione dell'utilizzo di un solo tono di colore, dove tuffarci dentro corpo e anima, talmente convinto da estraniarsi dalle critiche ricevute.

Ma sull'onda folle della magia artistica degli anni '50/'60, Yves Klein andò avanti per la sua strada, finché, a metà del 1960, inventò il suo colore perfetto, brevettato da lui, "international Klein blue". Il periodo "blue" era il suo linguaggio artistico prioritario, un eccezionale blu, blu come il cielo, come il mare, un qualcosa per andare oltre le forme e farsi attrarre dalla magia del colore, ne bastava uno solo e per lui era speciale.

Come tutte le cose belle, la sua arte, fra pittura, fotografia e contaminazione di tecniche, terminò presto perché, dopo soli 34 anni di vita, a causa di un infarto, partì per l'ultimo viaggio. In appena sette anni di attività lasciò oltre mille opere e una traccia profonda nel mondo dell'arte. Le sue sperimentazioni sarebbero diventate leggenda.
 

- Secondo me era un po' pazzo. (Giovanna.)
 

- Ma come si fa a chiamarla arte? Chiamatela come volete ma non capisco dove sia la vera arte. (Franco il gelataio.)
 

- Io dico che a scuola non glielo hanno insegnato. ( Peppino il pensionato.)
 

- Che cosa?
 

- A disegnare, ma scusa, secondo te Michelangelo, Raffaello e Leonardo erano stupidi a non usare un colore solo e a realizzare opere piene di forme e di tinte? (Peppino il pensionato.)
 

- E vabbè, però mica tutti parlano la stessa lingua, c'è chi parla inglese, francese, spagnolo, portoghese, arabo e cinese. (Roberta la scrittrice)
 

- E' giusto, noi per esempio non parliamo in romanesco. (Tonino il tassista)
 

- E allora? (Giovanna.)


- E allora ogni artista, fa l'arte che gli pare... Raccontaci un po' di quell'opera che vorresti descriverci... (Mimmo il giornalista.)


- Sarà un piacere, in pratica si tratta di una modella completamente nuda che, ricoperta su tutto il corpo del colore blu, doveva rotolarsi sul fondale bianco e lasciare la propria impronta, non più l'artista con in mano un pennello - uno strumento ritenuto da Klein, in questo caso, superfluo - ma un vero corpo umano a contatto e in fusione con la materia, un'azione che metteva in armonia l'essere umano con la natura artistica creando un'opera unica. Solitamente le opere si guardano ma non si toccano, in quel caso il corpo diventava la stessa opera d'arte e l'impronta lasciata ne era la traccia. Nell'azione artistica opera e fruitore dell'arte sono una cosa sola.
 

- Ma era tutta nuda? Però, bella questa idea! (Saverio il gommista.)
 

- E dai, pensi sempre a una cosa sola! Non devi pensare alla nudità come la intendi tu ma all'essere umano, in questa caso una donna, parte artistica dell'universo.
 

- Ma quella là, mica si può esporre con un chiodino alla parete! (Giovanna.)


- Però puoi sempre riconoscere l'originalità e poi considerare il fatto che l'arte ha tanti linguaggi quanti la fantasia di un artista possa inventarne, inoltre l'arte è un vero atto di fede verso la vita... uhhhh... a proposito di fede, sapete che quest'artista, in apparenza pazzo e ipereclettico, nella sua intima essenza deteneva anche una forma di rispetto verso la religione?
 

- Perché, prima di dipingere pregava? (Don Alfonso.)
 

- No, ma una volta, grazie a una casualità, si scoprì che nel 1958 Klein offrì in omaggio al santuario di Santa Rita da Cascia un suo monocromo blu, per poi fare ritorno al santuario della Santa nel 1961, questa volta portando in regalo un cofanetto in plexiglass, contenente, divisi in tre parti uguali, dei pigmenti rosa, blu e foglia d'oro, insieme a una preghiera scritta su sette foglietti di suo pugno, rivolgendosi con devozione alla Santa. Tutto ciò venne scoperto nel corso di lavori di ristrutturazione nel 1979 dagli artisti che dovevano restaurare la cupola affrescata da Luigi Montanarini. Chiesero alle suore se avessero dei pigmenti e della foglia d'oro per fare delle prove e, quando una monaca portò loro la scatolina dell'artista francese, scoprirono con grande stupore chi fosse stato l'autore dell'omaggio alla Santa.

Yves Klein non era solo un classico artista genio e sregolatezza creativa ma anche ricercatore di un legame con l'assoluto, e la fede che cosa non è se non un atto di amore? L'arte non è vi è uguale? Che cosa è l'arte? La realizzazione manuale di un'opera, studiata, immaginata, trascritta con grande amore, amore per la vita, sulla quale si possono avere dubbi e pareri contrastanti, ma rimane sempre il fatto che è l'amore che debba segnare tutta la nostra esistenza.
Nel bar tutti sono rimasti in silenzio, forse nessuno se lo aspettava. Nell'immaginario collettivo, un artista è visto come un visionario dal talento innato ma forse in realtà pare che sia invece vera la definizione di Madre Teresa di Calcutta che afferma che siamo tutti delle matite, delle piccole matite nelle mani di Dio.
Amici lettori della signoradeifiltri, vi lascio con questo articolo dedicato all'arte, il nuovo anno è iniziato ed io, insieme ai miei personaggi, alla redazione del blog più ganzo cultural del web, auguriamo a tutti voi un sereno, uno splendido, uno strepitoso anno.

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Arte al bar: HULA "What if you fly " project

19 Dicembre 2018 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #arte al bar, #pittura, #unasettimanamagica, #personaggi da conoscere

"What if you fly" di Hula e l'omaggio di Walter Fest"What if you fly" di Hula e l'omaggio di Walter Fest

"What if you fly" di Hula e l'omaggio di Walter Fest

 

 

Gentilissimi lettori della signoradeifiltri, oggi ho le mani così fredde che non riesco a scrivere, eh già, perché ho proprio il "viziaccio" di scrivere a mano, con la classica penna sul classico pezzo di carta bianca e...
 

- Ti ci vorrebbe un cioccolato caldo.
 

- Gianni, buona idea, è il primo cioccolato caldo della stagione, a quanto pare il freddo è arrivato.
 

- Arriva subito.
 

- Il grande freddo?
 

- No, il cioccolato caldo.
 

Me le invento tutte per ritornare bambino, solo il pensiero infantile del dolce ti fa scaldare il cuore e la mente, beh, poi per le mani ci penserà il cioccolato caldo in tazza del mio amico Gianni.

Molto bene amici lettori del blog più cioccolatoso del web, per rimanere in tema temperatura glaciale (poi vi dirò perché) oggi vi presenterò l'opera di un giovane artista fuori dall'ordinario, un artista che lavora per la quasi totalità del suo tempo all'aperto senza cavalletto, fuori dalle pareti di uno studio e senza alcuni tradizionali strumenti e modalità operative classiche di ogni artista. Sto parlando di Sean Yoro in arte Hula.
 

- Ah! E chi sarebbe questo Hula?
 

- Giovanna, è un giovane artista hawaiano.
 

- E dove lo hai pescato?
 

- Tempo fa vidi un documentario dedicato al suo lavoro, e mi colpì.
 

- Che ha di speciale?
 

- Molte delle sue opere le dipinge sull'acqua.
 

- Ma è un po' pazzo oppure è un marinaio?
 

- No, è un normalissimo giovane, una persona molto pacifica e solare.
 

- Si sapeva che gli artisti erano un po' svalvolati.
 

- Ora ti spiego.
 

Sean Yoro, in arte Hula, è un artista hawaiano nato nel 1989 sull'isola di Oahu. Come tutti i ragazzi del luogo ama passare il tempo in mare con il surf, fare acrobazie sulle onde è per lui facile come bere un bicchiere d'acqua. Poi, crescendo, inizia ad appassionarsi all'arte e, vista la sua giovane età, si interessa maggiormente ai graffiti e al tatoo. Quindi, a 20 anni si iscrive a un corso di disegno presso il Windward Community College di Oahu, ma per un giovane la città di New York è il sogno, e la base migliore dove poter fare una veloce esperienza costruttiva, quindi si trasferisce a Brooklyn e inizia a lavorare con il nome d'arte "Hula".
New York è una metropoli molto differente rispetto al suo luogo di provenienza, New York è un moderno concentrato di frenetica umanità, ben lontana dai quattro elementi naturali, acqua, fuoco, aria e terra presenti alle Hawaii, e Hula non può far a meno di esprimere la sua arte con il cuore e la mente legati alle sue origini, quindi alternerà la pittura espressa in maniera tradizionale a quella sperimentale e più spontanea per lui, iniziando a dipingere come un street artist ma, nel suo caso, seduto a pelo d'acqua su una tavola da surf, raffigurando bellissimi volti di donna su vecchi muri di fabbricati in disuso, imbarcazioni arrugginite, una serie di elementi semi sommersi in mare. 

La sua bravura oltre che artistica è anche tecnica perché deve lavorare tenendosi in equilibrio, cosa che gli riesce bene grazie alle sue qualità fisiche e alla forte sensibilità che lo fa essere in perfetta fusione e armonia fra la sua anima e il suo background. La perfetta realizzazione del suo messaggio avviene quando le sue immagini dipinte si rispecchiano sull'acqua, venendosi a creare quelle giuste relazioni fra l'umano e la natura che dovrebbero rappresentare lo spirito vitale della nostra esistenza, purtroppo troppe volte disatteso dalla sconsideratezza delle azioni dell'uomo.

In breve tempo le opere di Hula, pur non essendo esposte in gallerie, grazie al web hanno fatto il giro del mondo, meritando  grande attenzione e interesse verso il suo lavoro. L'originalità di Hula è unica e strepitosa, ed ora, pur essendo rimasto un giovane ancora genuino nei modi, è a tutti gli effetti una star dell'arte

 

- Ciao, Aristide dove vai, non vuoi vedere l'opera di questo artista?
 

- No, mi dispiace, vado di corsa, devo andare a lavorare a Cinecittà, farò la comparsa in un film ambientato nell'antica Roma.
 

- Mi raccomando, ricordati di toglierti l'orologio, non fare come è successo a Spartacus di Stanley Kubrick.
 

- E pure di spegnere il telefonino (Giovanna.)


- E non mangiarti anche il cestino del tuo vicino (Gianni.)
 

- E vabbè, però se non mangio recito male. (Aristide.)
 

- Ma se fai la comparsa (Tonino il tassista.)
 

- Appunto, devo mangiare di più (Aristide.)
 

- Sarà in interno o in esterno? (Tonino.)


- Esterno, ricostruzione del tempio di Apollo (Aristide.)


- Dove i Romani giocavano a palla! (Giovanna.)


- E che ne so? Io ho paura che farà freddo!
 

- La vuoi una fiaschetta con la grappa? (Gianni)
 

- Eh, magari!
 

- E se poi si ubriaca? (Giovanna.)
 

- E vabbè, tanto devo lavorare alla scena di gruppo dei gladiatori devoti al deus ex machina.
 

- E chi è ? (Tonino.)
 

- Boh?...Vado altrimenti il capogruppo si incazza! (Aristide.)
 

- Povero Aristide, oggi prenderà molto freddo! (Giovanna.)
 

Mai come il nostro artista di oggi. 

L'opera che vi descriverò, il nostro artista hawaiano l'ha realizzata al circolo polare artico canadese, in un progetto chiamato "What if you fly". Adesso alzi la mano chi fra di voi conosce Iqaluit, capitale del Nunavut, in Canada. Ebbene da quelle parti, a quanto pare, a causa dell'ormai acclarato cambiamento climatico, i ghiacciai si stanno sciogliendo e, logicamente, l'acqua che sale mette in pericolo le popolazioni. Dato che sono lontani, all'estremità del pianeta, non partecipano ai talk show e non hanno una nazionale di calcio ai mondiali, di tutta sta faccenda il mondo ignora quasi l'esistenza, naturalmente gli indigeni Inuit che abitano quelle parti sono invece molto preoccupati.
Hula, fedele al suo impegno ecologista, è così partito con entusiasmo per realizzare questo nuovo progetto, i colori che ha utilizzato non sono tossici e sono composti da pigmenti naturali. Prima di mettersi al lavoro ha parlato con la gente del luogo, per prendere ispirazione, e poi, con un coraggio da leone, ha iniziato a scegliere le lastre di ghiaccio che, sciogliendosi, si stavano staccando, poi, a bordo della sua tavola da surf ha iniziato a dipingere, ben sapendo che la sua opera dopo poco si sarebbe sciolta per trasformarsi in normalissima acqua gelata che, seguendo il corso delle correnti, sarebbe diventata oceano. Ma era proprio questo l'obiettivo del messaggio di Hula, il bellissimo volto raffigurato a simboleggiare la natura che, a causa della nostra stupidità sciogliendosi insieme al ghiaccio, perdiamo con essa simbolicamente anche la nostra stessa esistenza. Questo è il messaggio universale che Hula, attraverso la sua arte, ha voluto dare nella speranza che l'umanità possa porre rimedio prima della catastrofe.

Hula, grazie al suo talento, ha attirato in breve tempo l'attenzione e la sensibilità sulla problematica dell'aumento della temperatura, che sta causando lo scioglimento dei ghiacciai, compromettendo il clima con gravissimi danni a tutto il pianeta.
Quando ho realizzato il mio scarabocchio in omaggio a Hula, mi è successa una cosa strana. Ero quasi al termine della mia opera, e mi ero accorto che avevo raffigurato le lastre di ghiaccio in secondo piano con una tonalità troppo scura, quindi sono andato con una veloce pennellata di bianco per schiarirle e, quando poi la tinta si è asciugata, con mia grande sorpresa ho scoperto che inconsapevolmente avevo raffigurato un qualcosa somigliante al muso di un orso che si erge dall'acqua, ma io non volevo assolutamente farlo, volevo solo schiarire la parte e basta, si è trattato di una coincidenza ma in fondo il mio errore rappresentava una verità, perché, idealmente, successivamente vi ho visto un orso che, a causa del ghiaccio che si scioglie, perderà il suo habitat. La mia è troppa fantasia? Chissà?

 

- Gianni, ma che cos'è quella?
 

- E' un mega spumante, vogliamo brindare e festeggiare le prossime festività Natalizie?
 

Nel giro di un colpo di saetta, tutta la gente del bar corre a prendere i calici.
 

- Gianni, hai ragione, un bel brindisi per augurare, da parte della redazione della signoradeifiltri, da Patrizia Poli, da me e da tutti i miei personaggi, delle bellissime, serene e divertenti festività natalizie. Cin cin per tutti i nostri lettori e Buon Natale!!
 

- Aristide, che ti è successo? Come mai sei ritornato?
 

- Ho sbagliato giorno, dovevo andare domani, oggi in teatro girano un film comico, un po' romantico, un po' surrealista, a lieto fine, con tutti attori ultra novantenni che nel finale ballano il tango.
 

- Prendi un calice che è meglio!
 

Amici lettori, ancora tantissimi auguri da parte nostra... ci rivedremo presto, forse la fantasia non andrà in vacanza a Natale

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Arte al bar: MARGARET KEANE "Daddy's girl"

8 Dicembre 2018 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #arte, #arte al bar, #unasettimanamagica

"Daddy's girl" di Margaret Keane e l'omaggio di Walter Fest"Daddy's girl" di Margaret Keane e l'omaggio di Walter Fest

"Daddy's girl" di Margaret Keane e l'omaggio di Walter Fest

 

Lettori della signoradeifiltri, eccoci ritornati a voi per questo nuovo appuntamento, siamo arrivati a Dicembre, l'ultimo mese dell'anno, freddo per la temperatura ma caldo per la gioia e l'attesa delle festività natalizie. Qui al bar nell'aria già si sente l'aroma, sono arrivati panettoni profumati e dolci vari di tutti i gusti, la gente sembra calma e rilassata, è il lato positivo di queste feste che stanno per arrivare, siamo tutti più buoni... buoni e un po' stressati negli ultimi minuti di shopping. Nella fretta per l'ultimo acquisto speriamo di non dimenticare nessuno.

Gianni, aiutato da suo cugino Nino, sta iniziando a preparare l'albero, hanno deciso di decorarlo tutto in rosso, così come per tutto il resto del locale, che sarà addobbato con le tonalità del colore delle fragole e delle ciliegie, perché dicono che sarà di buon augurio e poi perché, perché... ha detto ci farà una sorpresa.
Ultimamente vi ho parlato di artisti che hanno superato abbondantemente gli anta ma è stato solo per una casualità, li scelgo lasciandomi guidare dal mio sesto senso. Di sicuro gli artisti più in là con gli anni hanno un certo non so che, sembrano quasi immortali, oppure, anche andando avanti con gli anni, sembrano non invecchiare mai. L'artista di oggi è una donna, un'artista speciale.
Francesca entra trafelata nel bar.

 

- Ciao a tutti (Francesca la stilista.)
 

- Ciao, Francesca, sei caduta dal letto?
 

- Beh, in un certo senso sì, sono venuta a salutarvi perché parto.
 

- Ah, e dove vai?
 

- Vado in America, ho il volo alle 15,00.
 

- Beata te!
 

- Veramente, non vado a fare Natale in America ma solo un giro per vedere se trovo delle opportunità di lavoro per me, ci provo adesso che sono ancora giovane.
 

- A New York nevica da matti, a Los Angeles il fuoco ha fatto un casino, in Alaska perfino un terremoto.(Giovanna.)

- Tranquilla, l'America è molto grande e poi do solo un occhiata e ritorno.
 

- Giocati bene le tue carte, sei brava avrai successo.
 

- Ti ringrazio, adesso devo andare.
 

- Scrivici una cartolina. (Bice e Alice.)
 

- Siete rimaste alla preistoria!!... E' da un pezzo che non si scrive più a mano, ma solo chat, link, sms, WhatsApp, fra un po' neanche più con questi, il futuro sarà come per la fantascienza.
 

- Che peccato! Ah, ma io la lista della spesa me la scrivo ancora a mano, eh! Mi ricordo tutte le tabelline a memoria, e voi? (Bice e Alice.)
 

Hanno tutti lasciato le povere Bice e Alice a commentare da sole mentre salutiamo Francesca, le auguriamo buona fortuna, chissà perché il giardino del vicino è sempre più verde, o forse perché da altre parti sono più organizzati. Ma va là, è meglio che mi fermo qui, il discorso è complicato, speriamo che Francesca faccia una buona esperienza, ora per lei inizia una nuova storia, così come per la nostra artista di oggi, Margaret Keane, che storia la sua! Ma non vi parlerò delle sue vicende private, che hanno un po' dell'incredibile, fortunatamente a lieto fine, ma vorrei parlarvi della Margaret artista, una grande artista celebre per le sue opere dagli occhi grandi.

Peggy Doris Hawkins, conosciuta al grande pubblico come Margaret Keane, (Nashville, 15 settembre 1927), è una pittrice statunitense.
Non possiamo fare a meno di descriverla come l'artista che ha realizzato una grande quantità di opere dedicate a bambini, animali, donne di un triste romanticismo dagli occhi grandi e scuri. Sono maggiormente i primi piani a occupare la totalità dello spazio sulla tela, in un simbolico abbraccio verso l'osservatore.
Ma perché occhi grandi e scuri? Avete presente un faro nella notte? Ecco, secondo me negli occhi grandi c'è l'oscurità della notte, buia ma densa di atmosfera, nel buio della notte l'aria è più pulita e il silenzio diventa come una musica per l'anima. Gli occhi grandi di Margaret Keane sono dei fari nella notte che illuminano le nostre anime e, nella profondità dello sguardo, c'è un universo di emozioni e voglia di parlare. Idealmente i soggetti ritratti vogliono parlare con l'osservatore, occhi grandi che emanano tristezza ma consapevoli che a breve il sorriso tornerà e le lacrime si asciugheranno. Occhi grandi che trasmettono malinconia ma anche la speranza di donare, attraverso la bellezza dell'arte, una ventata di ottimismo.

La vita molte volte ci riserva situazioni difficili ma poi basta, per esempio, un bel colore per farci tornare il buon umore. Dal punto di vista tecnico, lo stacco cromatico fra i colori pastello dei soggetti ritratti e lo scuro degli occhi crea un equilibrio che dona armonia. La mano dell'artista ha una movenza felpata senza sbavature o segni graffianti. I toni utilizzati dall'americana sono caldi e l'eleganza del fine tratto scioglie i sentimenti di chi ne viene attratto.

I critici molte volte hanno sottovalutato l'opera di Margaret Keane, ai loro occhi troppo facile e ingenua, ma il pubblico le ha sempre riconosciuto i giusti meriti, perché la sua arte era prima di tutto poesia, e di questo la gente di tutto il mondo ha bisogno, di poesia e di amore per la vita, e, come il vino buono è nelle botti piccole, così la poetica arte di Margaret è negli occhi grandi.
 

"Se le sue opere non fossero di buon livello, non piacerebbero a così tante persone."
Andy Warhol

 

- Io ho visto la sua storia in un film e mi sono commossa. (Giovanna.)
 

- Sì, anch'io. ( Roberta.)
 

- Credo che la nostra artista non possa cancellare il passato ma ormai è una storia tutta alle sue spalle e quello che conta è il presente, una giovincella di 91 anni che ancora dipinge felice, felice come questa ragazzina sulla giostra che assomiglia a mia nipote.

Quest'opera è realizzata ad olio e foglia d'oro su tela, nel formato 120x90 circa, nel 1986. Rappresenta una bambina in sella a un cavallo bianco bardato a festa, in primo piano su una giostra, capelli e criniere al vento. La ragazzina si tiene forte all'asta nel giro vorticoso della fantasia, dove la starà portando? Al galoppo su una prateria verso la libertà, la giostra non ha un recinto, una staccionata, ma gira liberamente e il vento mosso alimenta l'immaginazione, che volere di più?

E' solo una giostra ma chiunque la guardi non può che sorridere e ritornare bambino, che dire poi dei colori brillanti e della musica che in pittura non può sentirsi ma farti sognare con la mente? Questo è il potere dell'arte, nei colori e nelle forme di un artista avere la possibilità di vedere l'infinito, tornare indietro nel tempo, oppure valicare i confini del futuro. In quest'opera di Margaret Keane, dietro di lei c'è un cavallo libero e sta aspettando che qualcuno salga, chi vuole venire?
Allora, chi vuole salire sulla giostra di Margaret Keane?... Uelà, ma non c'è nessuno, mi hanno lasciato solo perché tutti sono andati ad aiutare Gianni e Nino per gli addobbi di Natale... però questo rosso mi sembra troppo, se almeno avessero messo un po' di giallo. Ora ci penso io, la prossima puntata non porterò un artista ma due e scatenerò una baraonda di colori, lettori tenetevi pronti perché in questo blog non solo vi travolgerò di colore ma vi farò sognare. Ci vediamo prossimamente.

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