In cerca di te

.
Sempre in ascesa
dal giorno del nostro incontro
rincorro il sogno che ho di te
e vengo a cercarti
nell'acqua limpida dello spirito
nell'allegria di un sorriso e
nella certezza di non trovarti
vivrò bruciando i miei giorni fino al buio.
Decomposizione psichica

Il destinorizzonte
Stracci di sonno coprono,
masticano il corpo della notte
diafano di tenerezza;
lo avvinghiano
sinuoso di buio
– flessuoso di membra stellate –
e lo attraversano d’amore.
Poi, fosforescente,
lo sguardo della nebbia,
scosso di stanchezza,
si espande lento nel cuore
come un gas di desideri
volatilizzati.
Mentre il mio destino,
guantato dalla notte,
scende nei sobborghi dell’anima:
strade oscure di pensiero
e siepi d’amore
s’intersecano nel mio nome.
Il destinorizzonte
s’attorciglia
a questa landa di tempo.
«Chi» – si domanda –
«striscerà nella roccia del canto
la gioia, turgida
come i seni di un fiore incantato?».
Danzai nelle viscere di un sentimento
all’ombra de’ tuoi occhi.
Poi l’amore s’irradiò in rivoli di tempo.
«Che sia la vita!», urlava il nostro dio
(o soltanto noi).
Ma si sbagliò (o soltanto noi sbagliammo
perché non c’era
null’altro da fare) e
fu il tempo
(o continuò… )
Parole dal silenzio
Ricorda il mistero
che fioriva in un sospiro,
dove la morte ha tessuto il nido
come una spiaggia
di parole taciute;
come un barbaglio di sogni trasparenti,
orchestra di anime perdute.
Desideri esplosi nel cielo
mimano le stelle.
Regni abissali di morte,
fiorita nel respiro di Dio.
Leggende di anime affogate nel buio
sotto la volta di sentimenti castrati.
Malinconia: il pensiero animato di sole
rattrappito
nel sonno di una dolce tristezza.
E la morte vive all’inchinarsi del tempo
all’imbrunire della voce
in questa via del pensiero
ghiaiosa d’amore.
E gli uomini
(sogno di Dio, ossessione della morte)
spengono una scintilla
umida di storia;
ascoltano un nome
raggiato di follia.
In incognito
Dormo in incognito
per non farmi riconoscere dagli incubi.
Scavano per l’aria come talpe;
hanno un paio d’occhi
larghi e fotofobici.
Sul comodino
il lume acceso mi nasconde.
Decomposizione psichica
Musica come bava alla bocca:
e il cielo si gonfia tra le urla dei pazzi,
il loro sguardo è vento
che si perde nel labirinto di stelle.
Ogni parola è una stella
che splende di saliva: e cieli agitati
innevati di stupore
tramontano lontani,
evocati dalla morte.
Il mio cielo
è questo mio cervello
pieno di tralicci spezzati
e di barriere sventrate
e d’acque ferite
e di binari sradicati
che si mordono col ferro.
Dentro le vene,
aggrovigliate come un gomitolo
di dolore,
il sangue è un fiume abbandonato
terso di rumori prosciugati.
La morte è silenzio
stonato.
La voce trasuda parole d’accento piagato
ma è tiepido il grido del tuo respiro,
le piaghe troppo soffocanti
perché tu abbia il fiato d’urlare.
Morire da te
è una fuga troppo leggera
per avere il sollievo.
Così
un pantano di figure
nel cuore
e il giorno s’increspa
a raccogliere il tuo soffio.
Morbido silenzio, soffice
come una preghiera del sonno.
Il buio che adora fruscii e parole:
il buio, affannato dal mio respiro,
può solo accarezzare la
nausea di questa vita.
Nel giorno,
sputo della notte,
fiori freddi
come steli di pioggia.
Un’orma di luce
imbavaglia lo spazio.
Alain Deneault, "La mediocrazia"

La mediocrazia
Alain Deneault
Neri Pozza, 2017
Un filosofo canadese espone, attraverso una serie di articoli precedentemente pubblicati su riviste e riuniti in questo saggio, la sue teoria di come i “mediocri” abbiano silenziosamente ma indubitabilmente preso il potere nel mondo cosiddetto civilizzato nell’ultimo secolo. I mediocri, beninteso, non sono coloro che stiracchiavano la sufficienza a scuola, sono invece coloro che mirano ad avere una società letteralmente “piallata” nelle esigenze e nelle competenze, in cui la cosiddetta gaussiana sia ridotta ad una curva a spillo in cui tutti ci ammassiamo volenti o nolenti. Burattini, fatti in serie, programmati, annullamento delle peculiarità, dei desideri, delle idiosincrasie o delle attitudini personali: questo richiede oggi il mondo, sia dello studio universitario, sia del lavoro. E per ottenerlo occorre ovviamente una collaborazione della politica che, osservando soprattutto i recenti risultati delle votazioni in tutto il globo, non ci offre un panorama confortante in merito a coloro che decidono per noi. Non siamo più persone, bensì’ “massa”, una specie di blob informe che deve adattarsi al recipiente in cui viene stipato. Essendo il libro una raccolta di articoli, ognuno potrà trovare il campo in cui ha potuto sperimentare la mediocrazia sulla propria pelle: chi ha cercato recentemente di inserirsi nel mondo del lavoro si sarà reso conto che anche ad un misero impiegato del catasto viene chiesta “alta competitività” (ma per cosa?), “capacità di lavorare in squadra” (fortuna che lo chiedono, sia mai che il chirurgo decida di iniziare l’intervento prima che arrivi l’anestesista), “ottime capacità relazionali” (anche qui, che ti aspettavi? Che sfanculassi tutti i clienti?). Se sei onesto, cooperativo in senso umano oltre che produttivo (e chi ha lavorato in ambienti numerosi sa quanto la competitività stronchi il lavoro rendendo l’ufficio un inferno) non gliene può fregare di meno a nessuno. E fino a qui credo che molti possano trovarsi d’accordo, non sono nemmeno novità, vengono solamente evidenziate molto bene. Purtroppo il saggio di Denault qui raggiunge il suo apice e anche la sua morte perché la sua “analisi”, basata fondamentalmente su fatti politici e di cronaca canadesi e francesi e quindi relativamente poco conosciuti, si arena mostrando tre fondamentali e macroscopici difetti.
1 Critica ferocemente il ‘900 in quanto secolo che ha permesso ai mediocri di prendere il potere, ma non solo non spiega bene “come” ma sembra dimenticarsi che quello stesso secolo è stato il calderone da cui sono scaturiti le più importanti conquiste sociali per l’uomo: suffragio universale, diritto di uguaglianza tra sessi e etnie. Non mi pare poco.
2 Le motivazioni di Denault, consapevolmente o meno, scorrono sul filo del complottismo: BigPharma, poteri forti nell’ombra, Premier “spinti” da oscure entità finanziarie e bancarie. Una mente un po’ troppo fervida potrebbe interpretare in maniera disastrosa certe affermazioni, senza porsi i dubbi del caso.
3 Quali soluzioni allo sfascio imminente? E non è una domanda retorica, chiedo perché Denault si dimentica proprio di proporne, eccetto un generico “sta al singolo opporsi al sistema”. Ah beh. Se poi il singolo soccombe e resta magari senza lavoro per essersi opposto pazienza, sarà una vittima sacrificabile. Un po’ “mediocre come ragionamento”
In definitiva un’idea interessante che arranca sia per la struttura stessa del libro, slegata e frammentaria, con troppi riferimenti ad una politica nazionale (quella canadese), sia per i motivi sopraelencati. Aggiungo che per un cittadino italiano medio è francamente incomprensibile come uno dei Paesi più vivibili al mondo quale è il Canada possa essere descritto come mediocre, noioso o asservito a delle logiche economiche o politiche al limite della sopportazione. Sarà pur vero, ma per sicurezza inviterei Monsieur Denault a vivere un anno in Italia, magari il prossimo libro sarà “La Pessimocrazia”.
Morte antologica permanente

PREFAZIONE:
le parole seguenti
sono un fango di cellule nervose,
tenute insieme dal silenzio.
Il silenzio è un’isteria di solitudine
che genera e accumula:
prodotti temporali,
energie cinetiche,
reazioni di gesti a catena.
I sogni, inseriti nella rassegnazione
come in un programma di noia pianificata,
sono gli arti di questo silenzio;
o, se preferiamo,
gli organuli ciechi del silenzio
che lavorano a tastoni
dentro il suo liquido citoplasmico.
Il silenzio può anche essere
la cellula monocorde
di un sentimento spaventato,
di un amore rappreso,
di un guanto scucito:
in tal caso
trasforma la solitudine
nella raggiera cerimoniosa
d’una nausea che procede,
maestosa,
con moto uniformemente accelerato.
(Si registra un’accelerazione a sbalzi
solo quando
un’effervescente disperazione
s’intromette con scatti sismici
a deviare il corso
dell’accelerazione stessa).
Per concludere,
l’evoluzione della nausea
può secernere un vuoto,
avente più o meno
le caratteristiche della morte;
o germogliare per gemmazione
quella strana forma di vita
identificata col nome di indifferenza,
la quale risulta essere (da approfondite supposizioni)
il chiasmo di paura e odio.
POSTFAZIONE:
le parole precedenti
sono un fango di cellule nervose,
tenute insieme dal silenzio.
Ogni allusione
a sentimenti e/o fatti reali
è voluta
silenziosamente.
prima di far cena,
mangiando fette di pandoro.
Che pensieri terra terra
vengono in mente
mandando giù bocconi
pastosi di burro:
pensieri... stomaco stomaco.
Tipo: «Sono stracco di vivere
a mia rovina;
sono stracco di vivere
alle mie spalle».
Insomma è un malessere transitorio che bisogna pur soffrire passando, tutto d’improvviso, dalla gioia al dolore. È un po’ come il malore successo a quelli che han volato da un fuso orario all’altro. Poi, quando la rabbia finisce, il mio pessimismo è solo rassegnazione.
Se vedo, però, intorno a me
sorrisi di compassione
per l’enorme sfiducia
che mi affligge il cuore,
mi rincacchio con passione
e, senza nemmen finire
di rovinarmi l’appetito,
corro a letto immusonito
saltando l’antipasto
(e figurati la cena!).
«Ah, sono stracco di vivere
a mia rovina;
sono stracco di vivere
alle mie spalle».
Pomeriggio sfaticato
A casa,
nel disordine alchimistico
delle ore scapestrate,
sfoglio un libro
foruncoloso di parole.
Allora esco
e vado a guardare i miei passi
che vorrebbero tanto
(come mille moschettieri)
essere uno
per ogni raggio di sole.
«Miao», fa il micio.
«Vruum», risponde l’automobile.
«Boh!», commento io. E torno a casa
galleggiando su questi passi
che ormai hanno capito
di essere ben pochi:
«Vorremmo tanto» – pensano –
«che i raggi di sole
(come tre moschettieri)
fossero uno
per ognuno di noi».
A casa,
nel disordine alchimistico
delle ore scapestrate,
mi ritrovo a fare
la critica letteraria
di uno starnuto
o della mia
scarpa sinistra.
Il traviato
Nel vero senso del cimitero
e di un riposo ossessivo
non sa più divincolarsi
dalle materie (o macerie) di studio
che pian piano disimpara con pigrizia
nella vecchi’aia del suo podere.
Traviato da un senso malinteso d’allattamento,
al contrario dei fratelli
partiti allo sbaraglio
(coraggiosi inermi in armi),
lui cerca rifugio
nella casa di famiglia:
la masseria
prensile e sterrata.
Morte antologica permanente
Siccome la vita
ci rovina la vita
(sempre!),
a giugno ho visitato
(un po’ turista, un po’ becchino
e un po’ parente sconsolato)
l’interessante morte
antologica permanente
delle mie speranze
migliori:
quanti sogni falliti
imbalsamati in bella mostra!
Li guardavo e piangevo
desolato nero,
dannandomi frenetico
la salute.
E adesso è soltanto
stanchezza rabbiosa
resistere ogni giorno
al ripetersi ingombrante del respiro
e della luce.
Hector German Oesterheld e Francisco Solano, "L'eternauta" e "L'eternauta il ritorno"

L'eternauta e L'eternauta il ritorno
Hector German Oesterhel e Francisco Solano Lopez
Edizione originale 1957-59
Settima rilettura per il primo da 12 anni a questa parte e prima del sequel. L'Eternauta è un capolavoro e non del fumetto, ma della Letteratura mondiale. Attraverso una storia che solo superficialmente può essere incasellata nella fantascienza, narra un futuro distopico per il 1957 (anno dell'inizio della pubblicazione a puntate) ma che sarebbe divenuto realtà il 24 marzo 1976 con l'inizio della sanguinosa dittatura Argentina e che l'anno successivo vide il nome di Oesterheld tra quelli dei desaparecidos e quelli di quasi tutta la sua famiglia, figlie e nipoti compresi, nel lungo elenco dei morti assassinati dal regime o dei minori sottratti alle famiglie e affidati altrove. L'Eternauta compare una sera di agosto sulla sedia dello studio di Oesterheld, ritratto ma mai chiamato col suo nome, e narra gli eventi che, nel 1963, anno ancora a venire, ha già vissuto. Un'invasione aliena, cominciata con una neve letale al solo tocco che ha devastato Buenos Aires, costringe lui e i suoi amici da una vita ad unirsi alle milizie per combattere gli spietati invasori, i "loro". In realtà "loro" vengono sempre e solo nominati ma mai graficamente rappresentati: chi distrugge, uccide e organizza la guerriglia sono i "mano" (kor nell'altra traduzione) che comandano a distanza i giganteschi gurbos e i famelici cascarudos. I mano, popolo amante della bellezza, sono stati sottomessi dai Loro che ne hanno distrutto il pianeta e si definiscono gli schiavi peggiori perché dominati dalla paura, la quale può ucciderli nel momento in cui tentano di ribellarsi ai loro dominatori. I protagonisti incontrano nemici e avventure di ogni tipo, la grandezza della storia risiede proprio nell'incrollabile speranza che resta sempre accesa nei loro cuori nonostante ogni azione degli umani si riveli un fallimento, speranza che consente loro di perseverare e combattere per la salvezza umana. Metafora di una situazione politica tesa che portava già ai tempi della scrittura del fumetto i semi velenosi che sarebbero germogliati 15 anni più tardi, eppure dopo 60 anni l'Eternauta ancora stupisce per come ha "predetto" non solo il golpe, non solo il raccapricciante metodo di rastrellamento delle persone negli stadi, ma anche per come ha colto una certa involuzione dell'umanità che oggi vediamo chiaramente, fatta di manipolazione da parte dei mass-media, scarsa cooperazione tra esseri umani (concetto poi ripreso mirabilmente da Watchmen) per il mantenimento di un buon livello di vita per tutti e della conservazione del pianeta, diffidenza tra gli oppressi, entità che tendono a controllarci e annientarci nell'oscurità tramite loro emanazioni. Grande delusione invece per il secondo capitolo che perde quasi tutto il fascino della storia originale, trasformata a mio parere in un vero fumettone di avventura con non poche incongruenze, salti logici e una durezza e amoralita del protagonista che francamente stride con il capitolo precedente.
Delusione

DELUSIONE
La bravura simbiotica delle rime a incastro.
Il sogno è un conservante,
l’additivo artistico
per rimodernare
ambizioni letterarie,
o speranze, sopite ad honorem.
Comunque il sole
non è bello come prima.
Adesso mi pare una vecchia fotografia.
Il particolare, anzi,
di una vecchia fotografia
... ritagliato via
dall’alone di un sorriso.
Vecchio! La vita?
Ti piaceva…
«Sissì… Beh
in fondo vivevo
solo per ricordare me stesso:
per non avere rimpianti
o rimorsi».
E la seguivi, allora.
La seguivi!
«Sissì…
Magari non per nobiltà
o entusiasmo
o speranza. Nonnò…
Per una ragione, invece,
molto più romantica:
perché non mi scacciava…
Ma sì! Poi l’eco di uno sguardo,
l’eco di uno sguardo
s’infrange nel cuore:
e tutto quello che resta da vedere
è il desiderio di guardare».
Il nulla
I miei sogni leggeri, scanalati
fra ombre creole di tenera luce
e foglie di facciata
(ovvero blande
come ballerine
morse dal vento).
E quando l’incubo arriva
il nulla esce dal suo fuori
per annuire agli occhi del presente;
«io sono» – dice –
«un barbaglio di notti camuse
e la pioggia di quel che verrà:
del futuro mi rivelo
l’unica, insomma,
l(’)abile traccia!».
IL FUMETTO ASIATICO PROTAGONISTA A ROMICS CON MANGASIA E BUMBARDAI

Bumbardai, la serie a fumetti che arriva dalla Mongolia:
anteprima in esclusiva per l’Occidente a Romics
Il fumetto asiatico sarà protagonista della XXIIesima edizione di Romics grazie alla collaborazione con “Mangasia: Wonderlands of Asian Comics”, la prestigiosa mostra in programma al Palazzo delle Esposizioni di Roma e ad un incontro d’eccezione durante il festival sabato 7 ottobre alle 12 al padiglione 9 Arena Comics Meeting & Lab.
Ad animare il panel Mangasia, tutto il fascino del fumetto orientale saranno Paul Gravett, curatore della mostra, i due critici di fama internazionale Nicolas Finet e John A. Lent, l’autore di “Bumbardai” (Nomadic Comics) Erdenebayar Nambaral, il CEO di Showa Holdings Co. Tatsuya Konoshita e Dan Erdenebal, executive producer di Bumbardai Project.
Nambaral Erdenebayar è l’autore di “Bumbardai”, serie culto vincitrice nel 2015 dell’ottava edizione del Manga Award. Romics è il primo festival del mondo occidentale (compresi Europa e Stati Uniti) a presentare il progetto, che avrà uno sviluppo multimediale davvero importante nei prossimi anni: serie in animazione, video game, gadgettistica, parco a tema. Pubblicata in Mongolia a partire dal 2013, “Bumbardai” vuole raccontare la tradizionale cultura nomade alle generazioni future. È una storia sul legame tra una madre e un figlio, sulla vita tradizionale mongola e il suo rapporto con Madre Natura.
Nato nel 1984 nella provincia mongola di Orkhon, Erdenebayar ha cominciato a disegnare nel 2004 per debuttare nel 2005 come artista del fumetto con 300 Taichud. Nel 2011 “Bongo” è stata la sua prima opera di grande successo diventando popolare presso il pubblico mongolo.
Ad accompagnare Nambaral, Tatsuya Konoshita che sta promuovendo il fumetto Bumbardai nel mercato internazionale e Dan Erdenebal, produttore esecutivo del progetto.
Protagonisti dell’incontro saranno anche due critici importanti come Nicolas Finet, scrittore francese, editore, filmaker di documentari e John A. Lent, autore di oltre 80 libri tra i quali “Asian Comics” e “Comics Art in China” e fondatore dell’International Journal of Comic.
Importante il contributo di Paul Gravett, giornalista e curatore di mostre, esperto di fumetti a livello internazionale. Dal 2003 dirige il festival londinese Comica.
ShowRUM Italian Rum Festival

L’ampia area espositiva di ShowRUM sarà suddivisa in quattro macro-aree: rum tradizionali, rhum agricole, cachaca e imbottigliatori indipendenti, che permetteranno ai visitatori di rendere la giornata non solo un momento di degustazione di altissima qualità, ma anche di informazione e conoscenza. Alla cachaca brasiliana sono quest'anno dedicate numerose iniziative, da uno spazio ad hoc all'interno della manifestazione, alla miscelazione da parte dei barman presenti all'evento con drink a base del distillato brasiliano, ai 6 brand presenti nello spazio espositivo, alla serata interamente focalizzata sulla miscelazione della cachaca della Cocktail Week che precede il festival.
Tra gli eventi dello ShowRUM 2017, la STC - ShowRUM Tasting Competition, unica Blind Tasting Competition italiana dedicata a Rum e Cachaca, nella quale i due distillati vengono divisi per anni di invecchiamento e per alambicchi di provenienza, oltre che per tipologia di materia prima. Unica al mondo, inoltre, a premiare, grazie a una giuria di esperti nazionali e internazionali solo il best in class per ogni categoria. Tra i premi, quello dedicato al Best Packaging, il cui vincitore riceverà un'opera realizzata live dall'artista Giulia Gensini. Saranno quindi protagoniste le degustazioni guidate delle più grandi etichette presenti sul mercato italiano e internazionale, alla presenza di master distiller, esperti, distributori e brand ambassador che permetteranno ai visitatori di compiere un affascinante viaggio nel variegato mondo del rum. Quindi, i cocktails preparati da barman professionisti, ma anche i sigari, le masterclass e i seminari con i maggiori esperti mondiali del settore. Il programma di domenica 8 ottobre prevede la partecipazione gratuita ai seminari a cura di etichette quali DonQ Rum, Ron Abuelo, Doorly's Rum, Avua Cachaca, Mezan Rum e Damoiseau Rhum.
Dai bartender ai grandi buyer, passando per i Market Influencer, gli importatori, i distributori, la stampa e i blogger, oltre agli appassionati e ai neofiti del rum animeranno la rassegna che prevede il tradizionale Trade Day, lunedì 9 ottobre, giornata interamente dedicata agli operatori e professionisti del settore, focalizzata sulla formazione professionale, ricca di appuntamenti e seminari con ospiti d'eccezione. La giornata si svolgerà con seminari dedicati al Mixing rum e all'Understanding Rum, con Ian Burrell che presenta "Contemporary Tiki", Flavio Angiolillo che discuterà dell'"Influenza italiana nel mondo del rum". Il bar manager Paolo Sanna tratterà l'argomento del “Risparmio al bar”, toccando anche la questione delle tecniche di conservazione. Quindi le "Tecniche di miscelazione Tiki”, con Gianni Zottola. Marco Graziano presenta "Caribbean Ways", quindi Fabio Bacchi si concentrerà su "Food and Rum matching focus". Il direttore artistico del festival, Leonardo Pinto, presenterà quindi "La cachaca, spirito brasiliano" e in chiusura Richard Seale delizierà I palati con il seminario "Rum".
Per maggiori informazioni
Radioblog: Riccardo Bruni

Qualche indizio di materia

Aeroplano
Se tento
di raggiungere il cielo
la distanza rimane invariata.
M’avvicino
soltanto alle nubi.
Filosofia
Parole e frasi sono gli intercalari del silenzio
che smette, ogni tanto,
di pronunciare il vuoto.
Allora qualche indizio di materia
deforma l’aria,
descrivendo le pause del nulla
prima che il silenzio
si richiuda.
(Le mani s’infrangono
contro un gesto incompiuto)
Gesti sinuosi
a intrecciare
il corpo di un uomo
mentre
danze attutite
risalgono il tempo
sfiorando i minuti
con un frullo di passi.
Frammento
A tratti nel buio
la filigrana di stelle
configura
la mia rabbia pensosa:
amore o incertezza, incertezza e amore.