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Cerca risultati per “Aldo Dalla Vecchia Vita da giornalaia”

Radio Blog: Nadia Banaudi e Silvia Algerino

20 Novembre 2018 , Scritto da Chiara Pugliese Con tag #chiara pugliese, #radioblog, #silvia algerino, #nadia banaudi, #recensioni

 

 

 
 
Due amiche e due scrittrici, Nadia Banaudi e Silvia Algerino che hanno entrambe pubblicato i loro romanzi attraverso l'interessante iniziativa editoriale bookabook di cui abbiamo parlato su Radio Blog.
 
Ognuna di loro vi parlerà del libro scritto dall'altra e vi consiglieranno un altro libro da leggere privilegiando scrittori meno comuni e noti al grande pubblico che meritano di essere conosciuti.
Vi parleranno di:
 
Come se fossimo già madri di Silvia Algerino - edizioni bookabook
- Come un Dio immortale di Maria Teresa Steri - Books
- Cercando Goran di Grazia Gironella - Amazon Self Publisher
- Vita e riavvita di Nadia Banaudi - edizioni bookabook
 
Potete conoscere meglio Nadia e Silvia andando a curiosare sui loro blog:
 
 
Se anche voi volete parlarci dei vostri libri preferiti inviateci il vostro audio a radioblog2017@gmail.com.
A cura di Chiara Pugliese.

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Natale e Naquale

24 Dicembre 2018 , Scritto da Luca Lapi Con tag #luca lapi, #le riflessioni di luca, #una settimana magica

 

 

 
 
 
E' Natale.
Naquale è il suo gemello.
E' Naquale che qualifica Natale.
Natale senza Naquale si sentirebbe squalificato, divorato dagli squali.
Natale senza Naquale è come una giornata senz'asole, indispensabili affinché Naquale s'insinui, affettuosamente, nella vita di Natale, qualificandola, rendendola degna di essere vissuta e condivisa.
Natale e Naquale sono nati, entrambi, con la camicia, ma, ripeto, Natale ne indossa una senz'asole e senza Naquale non saprebbe con chi altri attaccare bottone, sbottonarsi a 360 gradi.
Natale e Naquale sono inseparabili.
Sono insuperabili in quanto ad affetto reciproco.
Natale si sentirebbe solo, isolato, asolato, direi, senza Naquale.
Ogni giorno di Natale con Naquale è, invece, come un giorno assolato.
Ogni giorno di Natale con Naquale è di un godimento assoluto, reciproco.
E' per questo motivo che vogliono condividerne la gioia con tutte e con tutti.
Buon Natale, per oggi e per sempre!
 
Luca Lapi 
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Radio Blog: Magic Blue Ray

24 Dicembre 2018 , Scritto da Chiara Pugliese Con tag #chiara pugliese, #radioblog, #dario amadei, #elena sbaraglia

 

 

Condividendo la passione per la lettura si fanno delle conoscenze belle e inaspettate, come mi è accaduto incontrando Dario Amadei ed Elena Sbaraglia, animatori dell'iniziativa culturale Magic Blue Ray.
Si tratta di un'associazione che si occupa dei grandi e dei piccoli lettori, aiutando a metterli in contatto tra di loro, a condividere le loro storie e i libri della loro vita con grande fantasia e apertura mentale.
Questo e molto altro è Magic Blue Ray, che vi invitiamo a conoscere meglio sia attraverso la loro pagina Facebook che il loro sito internet.
Oggi Dario ed Elena ci raccontano, con ironia, passione ed entusiasmo, tre libri ai quali sono particolarmente affezionati:

 

- Follie di Brooklin di Paul Auster - Einaudi editore
- Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman - Garzanti Libri
- Mio amato Frank di Nancy Horan - Einaudi editore

 

Buon ascolto!

 

A cura di Chiara Pugliese

Per saperne di più dell'attività di Dario ed Elena: www.magicblueray.it
Per contattarci : radioblog2017@gmail.com

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I biscotti al Plasmon

17 Gennaio 2019 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #come eravamo, #televisione

 

Che delusione scoprire che l’uomo della pubblicità Plasmon degli anni sessanta, lo statuario semidio che incideva su un capitello il marchio dei biscotti - al secolo Fioravante Palestrini - è diventato un criminale trafficante di droga, con vent’anni di carcere scontati in Egitto. Per me resterà sempre giovane, scultoreo e bello, legato a quelle scatole di cartone rossiccio che contenevano i famosi biscotti.

Avevano un sapore un po’ incerto ma si scioglievano come burro in quei tè che a volte mamma mi preparava nei bui e corti pomeriggi d’inverno. Lei parlava con mia nonna, entrambe sedute sul divano, io guardavo Giocagiò in televisione. E il sapore del tè si mescolava con quello dell’immancabile raffreddore che mi accompagnava per tutto l’inverno, con la sensazione del fazzoletto stretto in mano, dei giochi con cui mi trastullavo. Ricordo in particolare un cartoncino contenente delle piccolissime siepi coi fiori di plastica. Per me diventavano giardini, foreste, giungle.

Una bambina sempre sola, sempre raggomitolata sul divano a leggere, capace di svilupparsi una fantasia febbrile e fervida che l’avrebbe accompagnata – e forse sostenuta – per tutta la vita.

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L'agenda

5 Febbraio 2019 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #come eravamo

 

 

 

Che ne sanno le ragazze di oggi dell’agenda anni 70/80? E non parlo della Smemoranda o del Moleskine o di qualche libercolo multicolore su cui le giovani d'oggi annotano pensieri o appuntamenti, ammesso che qualcuna ancora non usi il cellulare. Parlo del concetto “agenda” anni 70/80.

Ce n’erano di varie marche, ad esempio quella tenera dell’Holly Hobbie, ma, per lo più, si trattava di comuni rubriche dall’aspetto poco accattivante dentro le quali, però, costruivi un mondo. Più spazio privo di figure o scritte offrivano, meglio era.

La funzione originale sarebbe stata quella di annotare i compiti di scuola ma, in realtà, ci scrivevamo di tutto. In primo luogo il diario segreto che, come  vedrete, segreto poi non era. Quindi frasi, motti, testi di canzoni, bigliettini, figurine, ritagli di foto di attori e cantanti. Guai a dire bugie, l’agenda era lo specchio magico al quale ognuna di noi affidava la propria anima e la propria esistenza, vera, forte e incontaminata! Era, insomma, in parte simile a, e in parte molto più di, un profilo social.

E l’agenda, pian piano, giorno dopo giorno, si colorava, cresceva, straboccava, gonfia di biglietti di treni, concerti, cinema e teatri, di canzoni e poesie, fra Leopardi e Renato Zero, di figure umane che a rileggere si rianimano e riprendono vita: il professore d’italiano buonanima, la prof di latino, la terribile insegnante d’inglese, l’insulso e donnaiolo professore di filosofia. E poi compagni e compagne, feste, amicizie, amori, primi baci, delusioni, litigi e riappacificazioni.

L’agenda veniva sempre con noi, a casa degli amici, in vacanza, al mare, a scuola. Durante le ore di lezione le agende venivano scambiate sotto il banco, in modo da poter leggere cosa aveva scritto la compagna e poterci inserire sotto un pezzo nostro, l’equivalente di un odierno commento a un post. Era un modo per comunicare, per far sapere all’amica del cuore quella cosa che non si era riuscite a dirle a voce, per chiedere scusa, per ribadire un affetto o confessare un amore o un peccato d’invidia o gelosia.

Io, lo ammetto, non ho mai smesso. Ho ancora il vizio. Ho cominciato a scrivere l’agenda quando avevo diciassette anni e – con solo brevi interruzioni in periodi di particolare depressione (e qui si capisce il valore terapeutico dell’agenda stessa ) - ho continuato fino a oggi. In cantina ne ho scatoloni pieni, divisi per annate, una quarantina di volumi che qualcuno un giorno, dopo la mia dipartita, butterà via senza nemmeno aprirli.

Adesso mi limito ad annotare le cose che accadono e che faccio. Lo stile è piatto e ragionieristico in confronto alla vivacità di quelle prime rubriche degli anni di scuola. Durante l’adolescenza si è creativi, s’inventano soprannomi e battute fulminanti, si coniano espressioni e neologismi, un gergo da condividere solo con gli amici più stretti. È la differenza fra avere vent’anni e averne sessanta, è la differenza fra ribollire di vita - mantenendo un occhio aperto, compassionevole e commosso - e capire, invece, che tutti i giochi ormai sono fatti, che la vita la si può solo subire e non plasmare.

Che emozione l’agenda! Era un modo per dire “io esisto, sono qui e ho un’anima”, era conforto e rifugio, sfogo e divertimento, pianto e riso.

Quegli anni, quell’entusiasmo, quella sensazione che tutto fosse ancora possibile, non torneranno più. Adesso bisogna saper fare buon viso a cattivo gioco, sentirsi parte della vita così com’è, apprezzandone la bellezza e godendo delle piccole cose. (Magari pure annotandole sull’agenda, perché no?)

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$$$ - Un funerale per Pyotr

22 Aprile 2019 , Scritto da Umberto Bieco Con tag #umberto bieco, #racconto, #fantascienza

 

 

 

 

 

Quindi, stanca e provata, si era ritirata nel focolare del proprio caminetto domestico, o qualcosa del genere. Quello era il paradiso per lei. Lei in casa, e tutto il mondo fuori. E su questo era d'accordo con suo figlio. Con il quale si stava recando al funerale di Pyotr. Era un funerale in contumacia, ma, dopo un certo tempo dalla sparizione, era obbligatorio celebrarlo. Era un modo con cui lo Stato metteva le mani avanti. Lo trovava di buon auspicio. Così, nel caso lo si trovasse poi effettivamente vivo, per ragioni burocratiche occorreva necessariamente sopprimerlo per non creare problemi formali con le carte e con lo status ormai ufficializzato di deceduto. Naturalmente, allo Stato non spiaceva seppellirlo e cominciare a drenarlo di energie varie ed eventuali. E tanto i costi di tutta la faccenda pompofunebre ricadevano sulle fragili spalle dell'eventuale famiglia.

Quindi erano stati costretti a procedere con un cambiamento di status da vivente a un po' meno vivente. Del resto, non era la prima volta che Pyotr moriva. Non c'era nulla di cui spaventarsi.

Si ricordava, per esempio, che in un'occasione, mentre erano in qualche prato, forse per un pic nic, il cielo era stato squarciato da un temporale, e un improvviso lampo aveva ghermito lo scalpo di suo padre, elettrizzandolo, e rizzandogli sulla testa, saettante, il vistoso riporto.

Pyotr tentava spasmodicamente di sottrarsi al fulmine tirando con forza il ciuffo verso il basso, ci aveva provato ancora e ancora, ma invano – mentre il figlio si agitava alla sua sinistra senza poter intervenire, e la moglie, dall'altro lato, piuttosto seccata esclamava: «Ci mancava solo questo!».

Insomma, apparentemente morì. Ma fortunatamente l'evoluzione della Bioelettronica unita agli sviluppi del Videoludicismo Medico, avevano fornito l'organismo umano di una possibilità di vita in più, prima del definitivo Game Over. Spesero però una davvero ingente quantità di gettoni d'oro - da inserire rigorosamente in vecchi cassoni da bar di Pac Man, Galaga e Space Invaders - per acquisire quella vita in più, difatti la vita era davvero molto cara, ed erano più che altro i Ricchi a potersela permettere – soprattutto in seguito alla totale privatizzazione della Sanità -  per quanto la Lotteria di Fine Anno (chiamata anche Lotteria di Fine Vita) e le Slot Machine negli atri degli ospedali, fruttassero a volte quella felice vincita a qualche fortunato poveraccio. Di certo fruttavano begli introiti statali nel primo caso, e, nel secondo, ulteriori raggruzzolamenti per l'$$$, la $ocietà di $peculazione $anitaria - «Vieni da noi! Speculiamo sulla tua salute!» era il loro famoso slogan, accompagnato da un orecchiabile jingle, a metà strada tra una canzone natalizia e un inno funebre. Erano davvero fortunati a vivere in una società così evoluta. E dire che avrebbero potuto nascere in altre epoche buie, quando la Sanità era ancora pubblica e quindi infima. L'avevano scampata bella!

Durante la cerimonia, a cui presenziarono solo loro, forse perché non avevano diffuso l'evento, tennero entrambi un breve discorso, con l'oratore di turno sul pulpito e l'ascoltatore esattamente di fronte, qualche gradino più in basso, ma a un passo, per poi scambiarsi. La Madre ricordò il romanticismo di Pyotr richiamando l'occasione in cui egli la approcciò e la intrattenne parlando delle spazionavi belliche marziane che s'eran ancorate appena fuori alla stratosfera nonché della delicata situazione cosmopolitica universale in generale. Crispin volle ricordare quando, invece, Pyotr aveva dimostrato il proprio patriottismo, durante il servizio militare, non unendosi agli altri soldati che correvano a festeggiare il comandante con grida di giubilo, presso il cannone laser, com'era appropriato uso gerarchico dopo un botto ben riuscito, ma indugiando invece presso l'arma fumante per orinarci sopra con profusione abbondante.

A casa Crispin trovò il coraggio di tentare di sottrarre il ferro da stiro alla madre, la quale reagì esclamando: «Ehi, non sono ancora invalida!» mentre si massaggiava una mano dolorante e si appoggiava alla parete perché una delle gambe le cedeva. Vide anche una rotula passare. E il radio del suo polso sembrava trasmettere qualcosa, sfrigolando. Sembrava una canzone. E il ritornello diceva: “Mandateci in pensione”.

Ma il periodo lugubre non era ancora finito.

 

Continua...

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Il piratato

9 Gennaio 2020 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

 

 

 

Piccolo pensiero introspettivo che scrissi sul mio diario scolastico il 2/03/2002 dopo l'ennesimo episodio di bullismo psicologico.

Brevi righe di sconforto dovute a quel difficile periodo in cui non venivo accettato nella ciurma bensì attaccato e depredato dai miei ex compagni di scuola, con parole intrise di vessazioni, potenti come palle di cannone lanciate continuamente al mio indirizzo.

 

 

Ogni giorno che passa, è veramente difficile restare a galla in questo mare che è la VITA, succede così che arranco, mi affanno, agito gambe e braccia tentando in tutti modi di NON annegare! In fondo che cosa desidero da uno specchio d'acqua salata come le mie lacrime?

Cerco una barca che mi porti in salvo, che mi conduca in un porto sicuro, ovverosia un porto chiamato AMICIZIA che mi ripari. Praticamente un rifugio.

E invece cosa trovo? Galeoni di pirati, pronti a buttarmi nonché ributtarmi senza esitazione negli abissi più profondi, solo perché non sono come loro e non ho oro da offrire ma semplicemente un cuore di cui, sebbene placcato, i filibustieri, non sanno che farsene.

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L'abito in plastica

24 Febbraio 2020 , Scritto da Cinzia Diddi Con tag #cinzia diddi, #moda

 

 

 

 

L’Abito in plastica di Cinzia Diddi, si annuncia un cult. E siamo pronti a scommettere che sarà l’ennesimo successo. Fino a ora il suo stile ha conquistato star anche internazionali, in questo periodo sta vestendo Cristopher Lambert.

Infinita la lista dei personaggi famosi che scelgono le sue collezioni e il suo tocco glamour, chic.

Il Look fuori dagli schemi è già un successo.

In preparazione un'intera collezione, per stupire in eventi super mondani.

La stessa Stilista ha dichiarato che lo indosserà sul red Carpet della biennale o al festival di Cannes dove parteciperà con Sidus, il film sulla sua vita, regia e sceneggiatura Stefania Rossella Grassi

Sua la creazione, completamente in plastica, realizzata per l’estate 2020, il cui titolo è Donne dalle pose plastiche.

Lo scatto, preciso e intenso, appartiene al fotografo Thomas Capasso.

Donne plastiche: a tutto volume!!

La Stilista, orgoglio pratese, con il suo Luxury brand è ricercatissima da star e costumisti.

Un giovane talento emergente ma che sa come muoversi nel mondo... della MODA.

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Gordiano Lupi, "Calcio e Acciaio"

20 Ottobre 2014 , Scritto da Ida Verrei Con tag #ida verrei, #gordiano lupi, #recensioni

Gordiano Lupi, "Calcio e Acciaio"

Il bel libro di Gordiano Lupi: Calcio e Acciaio- Dimenticare Piombino.

Rincorrere il passato, forse è una soluzione, quando il presente non possiede niente di magico, non profuma di sogni ma porta con sé un acre sapore di sconfitta”…(pag.151)

Sommessa passeggiata tra i ricordi: un calciatore, che ha conosciuto fama e successo negli anni della gioventù, torna, al tramonto, nella sua terra maremmana. E, pur con cuore e mente legati ai giorni di gloria, riscopre il gusto delle emozioni antiche.
Una delicata storia di provincia; un romanzo del rimpianto, della nostalgia. Ma anche del sogno, della riscoperta delle radici.
Lenta la narrazione, la scrittura pare scorrere pigra, indolente, una sorta di cantilena dolce della memoria; come lenti sono i ritmi della vita di provincia, dove sembra non accadere mai niente, ma dove pure si conserva il passato, si riscoprono i valori, quelli veri, autentici, mai dimenticati. Così come restano nella pelle, nei sensi, sapori, colori, odori, anche se cambiano come “il tempo che scorre tra le dita…”
…E ti svegli da grande e non ce la fai più.

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Immagini d'autunno

23 Novembre 2014 , Scritto da Franca Poli Con tag #franca poli, #poesia

Immagini d'autunno

Una poesia di Assunta Castellano scritta alla vigilia dell'autunno.

Suoni rumori e colori che prendono vita dal succedersi delle parole e gli odori dei frutti di stagione sembra di poterli annusare. (Franca Poli)

Immagini d'autunno

Assunta Castellano

Ambrati colori di foglie
sotto un cielo che a tratti s'adombra...
velati pensieri nascosti
ora dentro diventano d'oro.

Sulla pelle v'è un brivido dolce
come vento che tocca e non tocca...
sono rosse le bacche...

sono chiuse nel mallo le noci...
ma più bello sei tu... Melograno...
come il rosso vermiglio dei fiori
ora sgrani il tuo triste Rosario.

Lì nel bosco... ricciute castagne
ora piano si schiudono al sole...
ed i funghi a piè delle querce
abbracciati nell'umida terra.

Ci vedremo quest'anno?
Io lo spero!
Ti preparo quel letto di foglie
che scricchiolerà sotto i piedi...
ed avremo guanciali d'amore
e le more per colazione...
come foglia che non vuol cadere...
al tuo ramo mi terrò stretta!

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