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Cerca risultati per “Aldo Dalla Vecchia Vita da giornalaia”

Giovanni Dall'Orto -Massimo Basili, "Italia arcobaleno"

26 Giugno 2020 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni

 

 

Giovanni Dall’Orto – Massimo Basili
Italia arcobaleno

Luoghi, personaggi e itinerari storico - culturali LGBT
Edizioni Sonda - pag. 240 - Euro 19,90

 

La prima guida italiana LGBT, turistica e storica, che vi porta alla scoperta di Firenze, Milano, Roma, Torino e Venezia come non ve le hanno mai raccontate e come forse non sospettavate che fossero. Per esempio scopro dal libro che Cesare Pavese era gay, forse non è una verità apodittica ma un’opinione discutibile, resta il fatto che una lettera di Irene D. di Ivrea, amica dello scrittore, farebbe propendere per tale indicazione. Ergo la casa torinese di via Lamarmora 35 è inserita nell’itinerario, così come troviamo Piazza XVIII Dicembre, dove Edmondo De Amicis scrisse Cuore, perché - pur non essendo gay - ha trattato il tema del cameratismo maschile in caserma. A Roma abbiamo la casa di Arcangelo Corelli, in piazza Barberini 2, grande compositore barocco innamorato del bel violinista Matteo Fornari, pure se il genio sepolto al Pantheon in vita non ammise mai il suo orientamento. Non può mancare la casa di Leopardi, in via dei Condotti 81, dopo le malignità scritte da Ranieri sul conto del poeta di Recanati, che gli autori riportano con precisione certosina, facendoci capire che la famosa Silvia forse era soltanto un amore poetico. Firenze è la città più omosessuale d’Italia per storica tolleranza culturale, quindi non può mancare la Bottega di Donatello in via dei Servi, noto sodomita, che sporcava di fuliggine i suoi garzoni perché non piacessero ad altri. La Casa Buonarroti, in via Ghibellina 70, con i ritratti dell’artista è tappa immancabile, rifugio degli amori omosessuali del grande scultore, primo tra tutti Tommaso de’ Cavalieri. A Milano - città dove la comunità LGBT è florida - non vi perdete il monumento a Carlo Porta (via Larga Verziere), che non era gay ma cantava la sessualità senza finzioni, parlava di prostitute e donne da postribolo, condendo la sua poesia di umorismo graffiante. Infine Venezia - meta di turismo sessuale sin dal Rinascimento - con la Lapide di Mario Stefani (sestiere di Santa Croce), coraggioso poeta omosessuale che scriveva versi sinceri nei primi anni Sessanta e che ha pubblicato Poesie a un ragazzo (1974). Abbiamo dato solo poche indicazioni, il libro racconta in sintesi la storia dei luoghi, citando persone e fatti quotidiani, vicende di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, inserendo il tutto nel contesto di una vera e propria guida turistica che vi porta a conoscere – da un insolito angolo di osservazione – le più importanti città italiane. Giovanni Dall’Orto, autore dei testi, storico e giornalista, si occupa di storia dell’arte in chiave LGBT e la sua competenza è altissima, basta scorrere le documentate pagine di questo testo divulgativo. Per approfondimenti si rimanda a Wikiping.org, oltre a una notevole bibliografia. Massimo Basili, illustratore e giornalista, realizza disegni con stile fumettistico che rendono agevole e pratica la guida, un prodotto editoriale interessante, realizzato con cura. Sonda è un editore che merita tutta la nostra attenzione, con un catalogo ricco e sofisticato, molto vicino alle problematiche sociali.

 

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Cinzia Diddi e la sua Stella più bella a Portocervo

3 Agosto 2020 , Scritto da Cinzia Diddi Con tag #cinzia diddi, #moda

 

 

 

 

Sofisticato inno alla libertà sulle strade del mondo. 

Questo il titolo che la maison Cinzia Diddi ha dato alla Collezione estate 2020 che ha sfilato a Portocervo. La serata è stata presentata da Barbara Castellani, regia Mauro Calandra.

Si è aperta con la presentazione del libro della stilista/ scrittrice Cinzia Diddi, il cui ricavato andrà in beneficenza alla protezione civile. Il libro è stato presentato dall’attrice Barbara Kal e l’editore Michele Falco. Queste le parole della Stilista:

"L’inverno si trasforma sempre in primavera! Davanti a Noi abbiamo un’impresa che rimarrà negli annali della storia. La sfida di creare la nuova realtà, di una società globale dove tutti possano vivere, spero, in pace e con dignità. Non è al di là della nostra portata, e sono fermamente convinta che la forza trainante per la realizzazione di tale impresa sia la solidarietà della grande gente comune.

Grazie a tutti coloro che hanno acquistato il libro La Stella più bella - grazie a chi lo farà - grazie a chi ha preso parte al libro dando un prezioso contributo con una frase, un pensiero o una poesia, parlo dei miei amici, persone del mondo dello spettacolo, della musica e dell’arte.

Grazie alla mia cara amica, l’attrice Barbara Kal, che mi ha rappresentato. Grazie alla Splendida Barbara Castellani e all’amico Mauro Calandra. Un grazie sonoro ed energico all’Editore Michele Falco che ha permesso tutto questo, durante il lockdown, un momento di totale immobilità.

 Con stima e profondo rispetto Cinzia Diddi

 

Nella serata l’alta moda di Cinzia Diddi ha calcato la passerella di Portocervo presso Allegroitalia. Per la moda mare proposte per essere Eleganti e lussuosi anche in spiaggia, così vuole la stilista delle star Cinzia Diddi.

Il bianco, gli shorts in jeans, i costumi con dettagli in oro, ma anche un mix di colori, fantasie e tendenze, una vera rapsodia moda che colpisce l'occhio. Vuole essere un inno alla spensieratezza, alla creatività e alla voglia di esprimersi: dopo questo lungo periodo di sofferenza e di isolamento sociale che ha colpito il mondo intero. Segni, sogni e bisogni della donna contemporanea. Virtuosismi stilistici, contrasti e accordi, ma sempre armonici e mai scontati. Il cappello a falda larga firmato Cinzia Diddi, un accessorio elegante, glamour e che fa la differenza. Il luogo più intimo e non la classica e sfarzosa passerella è uno spazio per ritrovarsi. Stampe e fantasie floreali di un giardino immaginato. La natura ci accoglie e si concede in tutta la sua straordinaria eleganza. Proprio come è scritto nel libro La Stella più bella della stilista scrittrice Cinzia Diddi, “La moda guarda oltre i giorni della quarantena, verso un futuro nel segno della serenità.”

La Luxury Collection, senza troppa esagerazione, sfarzo o ridondanza, non quella di sempre! Per rispetto al momento! Ma il lavoro deve continuare, andare avanti, e così viene ugualmente proposta la collezione Luxury. Come messaggio di forza perché la vita continua! Queste le parole della stilista! 

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Rebecca Kauffman, "La casa dei Gunner"

29 Agosto 2020 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni

 

 

La casa dei Gunner

Rebecca Kauffman

Big Sur, 2020 

 

Credo che alla fine i libri ci dicano davvero qualcosa quando vanno a toccare qualche oscura corda interiore. Non che gli altri non ci dicano nulla, semplicemente a volte toccano corde mute, a volte corde che ancora non abbiamo, magari con un effetto ritardato di anni rispetto al momento in cui li leggiamo. Questo libro, che in un altro momento non mi avrebbe detto nulla, letto in questo periodo, ha posato il suo sguardo dentro di me. Dico che non mi avrebbe colpito granché perché non amo particolarmente queste storie corali stile Grande Freddo di amici che si ritrovano dopo anni per occasioni ferali e si vomitano addosso segreti e bugie. Questo caso però fa eccezione perché le confidenze scambiate dal gruppo dei Gunner hanno tutte a che fare con la morte di Sally, amica suicida, il cui funerale è motivo del rimpatrio, la quale 15 anni prima aveva abbandonato il gruppo di amici senza una spiegazione. E ognuno dei sopravvissuti ritiene di essere a conoscenza, addirittura essere il responsabile, del motivo per cui Sally troncò i rapporti con tutti. Le rispettive confessioni inevitabilmente ribaltano il punto di vista di ognuno, nel momento in cui ci si rende conto che la propria visione della realtà era falsata dal mancato confronto con gli altri, dato che ognuno taceva per pudore. E Sally, silenziosa e lontana, conosceva i segreti di tutti loro. Perché a pensarci è proprio cosi che va: la nostra percezione di un fatto è sempre pesantemente affetta dal nostro bagaglio di esperienze, dalle nostre convinzioni e dai nostri schemi. E parlarne con gli altri ci può aiutare a cambiare le nostre convinzioni, a volte a ribaltarle, e paradossalmente questo ci fa sentire stupidi, fragili, inadeguati. Perché ci troviamo ad amare persone che fino a poco prima avevamo disprezzato o a capire che il nostro sentirci responsabili per le azioni di un'altra persona e metterci al centro del mondo era una ridicola forma di egocentrismo. Ognuno dei protagonisti scende cautamente da un piedistallo di azioni miserabili che però lo aveva fatto sentire importante e responsabile di una certa catena di eventi, perché sempre meglio stare sotto i riflettori da cattivo che in disparte da buono o sfigato, no? Quante masturbazioni mentali, quante inutili sceneggiature di film inesistenti ci raccontiamo pur di sentirci vivi! Per evitare di guardare in faccia una realtà dolorosa, a volte insipida, o che più semplicemente non ha noi come protagonista. Quando potremmo accettare la vita, anche quando ci pone di fronte a destini spaventosi, decidendo che tutto può essere affrontato, proprio come fa Mikey, schivo, timido e consapevole di ciò che lo attende. Un'accettazione che può passare anche da confessioni imbarazzanti, perché il punto è che a renderci liberi è sempre la consapevolezza. Un libro che mi sento di consigliare a chi ha bisogno di stravolgere il proprio punto di vista sulle cose. Stando attenti: si può scoprire che la felicità è già fuori dalla porta e non era per nulla come la immaginavamo. Ma va bene così.

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A cosa brindare?

7 Dicembre 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #unasettimanamagica, #adventscalender

Foto di Walter Fest

Foto di Walter Fest

 

Ho sempre odiato la festa dell’ultimo dell’anno. Giorno di bilanci ma, soprattutto, unico giorno in cui – io che sono supremamente e irriducibilmente asociale - mi sento sola da morire.

Forse perché ho una visione mitica della festa di Capodanno. Ricordo la prima alla quale partecipai, che fu anche la prima concessione da parte dei miei di uscire col favore delle tenebre. “A mezzanotte a casa”, tuonò mio padre, nemmeno fossi Cenerentola, ma mia madre si oppose: “Come fa a festeggiare l’anno nuovo se deve essere a casa a mezzanotte?”

Mio padre si arrese e io rientrai tardi, con la testa che mi girava e le orecchie che fischiavano per le tante emozioni. Avevo passato la serata a far tappezzeria in un angolo, muovendo i piedi dalla voglia di ballare ma troppo timida per farmi avanti. Avevo quindici anni, indossavo una gonna di velluto nero, le calze di nylon, un maglioncino di lurex che mia madre si era comprata molti anni prima ma non aveva mai usato. Rimasi ad annoiarmi finché un ragazzo, di cui non ricordo il volto ma solo il nome, m’invitò a ballare. La sua camicia immacolata profumava di Brut, aveva un paio di anni più di me. Mi chiese subito di metterci insieme. Io risposi con la fatidica frase: “Restiamo amici”. Due giorni dopo mi venne a prendere a scuola ma io, spaventata da quella cosa più grande di me, rimasi chiusa in classe per non farmi vedere. E poi seppi che si era messo con un’altra ragazza. Breve storia triste di un amore mai cominciato.

Ma il fatto di ricevere la mia prima richiesta amorosa da un ragazzo proprio la sera dell’ultimo dell’anno, ha reso questa festività così mitica nei miei ricordi che, dopo, nessun’altra volta è stata mai più a quell’altezza.

Non è che non mi piaccia l’ultimo dell’anno, è che mi piacerebbe troppo, che, a quasi sessanta anni, ancora m’immagino vestita come Cenerentola al primo ballo, o come Bella che volteggia con Bestia in un magnifico salone. Ma la realtà è fatta di patatine mosce e noccioline rancide, di cappellini, trenini e Brigittebardotbardot…  Oppure di serate solitarie con mio marito, lui che sta al computer in un’altra stanza e io che già crollo addormentata sul discorso del presidente della repubblica.

E quest’anno più che mai, proprio non riesco ad immaginarmi a brindare. Brindare a cosa? Alla fine di un 2020 orribile, bisesto e funesto, durante il quale, a parte l’atterraggio degli extraterrestri – ancora sempre possibile – è successo di tutto? Un anno dove, a livello planetario, globale, le nostre certezze sono crollate, abbiamo rischiato la vita ogni giorno, abbiamo subito lutti, malattie, sofferenze, libertà negata per il nostro bene? Un anno d’incolpevoli arresti domiciliari? Un anno senza viaggi, cultura, abbracci? O, forse, dovrei brindare a un 2021 che già si preannuncia altrettanto difficile e pesante?

E allora non so che farò quel 31 dicembre che si avvicina. Forse, alzerò il calice e guarderò il cielo della notte, aspettando un segno, una cometa, una stella cadente, pensando che esserci e poter guardare ancora quel firmamento nero, sia già tutto ciò in cui possa sperare.

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Dall’altra parte del mare – VIII edizione

3 Luglio 2021 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #eventi

 

 

 

 

Dal 17 agosto al 26 settembre torna il festival di letteratura internazionale

 

ALGHERO (SS) Il meticciato e gli incontri fra culture sono i temi dell’ottava edizione del festival Dall’altra parte del mare (17 agosto – 26 settembre), organizzato da Associazione Itinerandia con la collaborazione della Libreria Cyrano, col sostegno di Regione Sardegna, Fondazione Alghero, Amministrazione Comunale di Putifigari, e con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale di Alghero. Con l’ottava edizione, il festival algherese diventa a tutti gli effetti un festival di letteratura internazionale, capace di attrarre alcuni dei nomi più importanti della letteratura mondiale.

Uno dei più attesi è lo scrittore, regista e sceneggiatore messicano Guillermo Arriaga, Palma d’Oro per la miglior sceneggiatura con Le tre sepolture di T. L. Jones, e storico collaboratore del regista premio Oscar Alejandro González Iñárritu, per il quale ha firmato le sceneggiature di film cult, tra cui Amores perros, 21 grammi, Babel. Arriaga arriverà ad Alghero, per presentare il suo nuovo romanzo “Salvare il fuoco” (Bompiani), attraverso una nuova, importante collaborazione di Dall’altra parte del mare con Encuentro, il festival di Perugia dedicato alle letterature di lingua spagnola.

A settembre il festival algherese dedicherà ben quattro giornate alla narrativa iberica e latino-americana, ospitando, oltre allo scrittore messicano, altri nomi di livello internazionale della letteratura di lingua spagnola. In programma anche un evento dedicato a Sepùlveda e che avrà ospite, tra gli altri, Carmen Yáñez, la poetessa moglie dello scrittore cileno morto nel 2020.

Fra le anteprime di luglio, l’incontro con l’arcivescovo Vincenzo Paglia e il sociologo Luigi Manconi che presenteranno il saggio scritto insieme “Il senso della vita, conversazioni tra un religioso e un poco credente” (Einaudi). -

L’inaugurazione ufficiale del festival, il 17 agosto, si aprirà come sempre con un evento dedicato allo splendido territorio di Alghero, intitolato in maniera significativa "Il passato davanti a noi", che quest’anno  sarà un omaggio allo storico Guido Clemente, uno dei massimi studiosi internazionali di Storia romana, scomparso lo scorso febbraio, con il quale il festival ha avuto l’onore e il privilegio di collaborare fin dalla prima edizione.

Tra i tantissimi autori italiani in arrivo ad Alghero vanno segnalati almeno lo psicologo Paolo Crepet, la giornalista Elvira Serra, le scrittrici Vanessa Roggeri e Cristina Caboni, e ancora Mirko ZilahyMichele Vaccari, e tanti altri ancora. E, non ultimi, due fumettisti d’eccezione, due generazioni a confronto: Sergio Staino e Davide Toffolo.

Accanto alle presentazioni di libri e agli incontri con gli autori, il festival proporrà numerosi eventi collaterali legati al mondo dei libri e della cultura in generale: spettacoli musicali, reading, mostre, proiezioni cinematografiche e performance teatrali. Un posto speciale occupa la mostra “Rigenerazione urbana sostenibile” (17 agosto – 22 settembre), allestita in collaborazione con l'Ordine degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori della provincia di Sassari. E nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante, non poteva mancare un evento dedicato al Poeta: lo spettacolo di musica e parole “A riveder le stelle. Alghero per Dante”, e “L’inferno di Dante illustrato da Paolo Barbieri”, con le illustrazioni del libro del disegnatore mantovano proiettate sui monumenti della città.

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"The Baron and The Harpsichord" di Guerrilla Metropolitana

21 Luglio 2021 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #cinema, #recensioni

 

 

 

 

 

Abbiamo deciso di non perderci neppure un video di questo intraprendente autore italiano che vive a Londra, perché i suoi lavori ci ricordano il passato, tempi eroici che ci vedevano impazzire per le sequenze più truci di un film di Joe D’Amato (penso a Buio omega e Antropophagus), per i film cannibalici di Lenzi (Cannibal ferox, Mangiati vivi!) e Deodato (Cannibal holocaust), per le frattaglie oltre ogni limite ammannite da cuochi non sopraffini (ma efficaci) come Mattei e Fragasso. Erano gli anni Settanta e Ottanta, eravamo molto più giovani, tanto tempo è passato, ci siamo trovati - per caso o per destino, non so - a scriver libri su vecchi ricordi, stupendoci che fossero quasi tutti giovani gli avidi lettori. Non solo, ci rendevamo conto che registi esordienti si gettavano nell’impresa di rinnovare la trasgressione perduta, quella che noi scrittori nostalgici, cercavamo di recuperare su carta, senza riuscirci. Guerrilla Metropolitana usa la macchina da presa, fa quasi tutto da solo, scrive e sceneggia, monta (con Peter Frank), fotografa, inventa, fa rivivere un passato che credevamo perduto. Il suo terzo lavoro è un cortometraggio horror sperimentale che il regista definisce girato in stile barocco, intitolato The Baron and The Harpsichord (Il Barone e il clavicembalo), spietato e senza redenzione, agghiacciante e crudele. Protagonista un ricco mad doctor - forse non è neppure un medico, è soltanto un pazzo, arrogante nella sua ricchezza esibita dal volante di un’auto di lusso - che rapisce soggetti deboli, handicappati, psichicamente labili, esegue esperimenti efferati, massacra, amputa parti vitali, uccide. Il forte ha la meglio sul debole, ancora una volta, sembra dire il regista. Come nei precedenti lavori, Guerrilla Metropolitana usa il genere, mostra gesta crudeli per compiere un discorso sociale, di taglio surrealista. Fotografia luminosa, come se fosse un quadro espressionista, effetti speciali crudeli, recitazione sopra le righe, sceneggiatura muta, che racconta con la forza delle immagini. Guerrilla Metropolitana realizza la sua storia con la collaborazione del montatore Peter Frank, entrambi sono attori in ruoli secondari del breve filmato, un vero e proprio apologo sulla crudeltà umana. Il regista confida: “Il mio film vuol essere scomodo e politicamente scorretto. Voglio raccontare storie di disfunzionalità sociale, sfruttando e manipolando le immagini per portare lo spettatore a conoscere realtà agghiaccianti che spesso vengono rimosse, se non del tutto ignorate, illudendoci che siano lontane dalla nostra vita quotidiana”. A mio parere ci riesce bene. Vi lascio il link al video per verificare.  

https://www.youtube.com/watch?v=actfIPfMC5Q

Gordiano Lupi – www.infol.it/lupi

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Gustavo Vitali, "Il Signore di Notte"

24 Gennaio 2021 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #gustavo vitali

 

 

 

 

Il Signore di Notte

Gustavo Vitali

 

Libro autoprodotto

pp 513

19,00

 

 

È difficile recensire questo libro. Il signore di notte di Gustavo Vitali è senza dubbio un testo di grande valore.

Ma.

Un giallo storico, ben scritto, ben sviluppato, con tutte le cose al posto giusto, a partire da un’ottima scrittura – appena qualche ripetizione o allitterazione di troppo -, per continuare con azione e colpi di scena. Soprattutto un’ambientazione vivissima e piena di atmosfera, dove ogni oggetto, ogni luogo, ogni usanza, sono visti, odorati, assaporati, ricreati attraverso una documentazione ineccepibile. C’è persino una buona interpretazione psicologica dei personaggi. Francesco Barbarigo – il magistrato investigatore seicentesco che indaga insieme al più serio e concreto capitano Stella– è ben tratteggiato nei suoi pregi e difetti molto umani, al punto da non risultare poi nemmeno troppo simpatico.  

Niente da eccepire, quindi, un notevolissimo lavoro di scrittura e di storia ben amalgamati.

Ma… ma non posso negare che la continua sospensione delle vicende in favore della ricostruzione storica, applicata in modo maniacale a qualsiasi elemento - dall’architettura, alle ambientazioni, agli usi e ai costumi - alla fine inevitabilmente interrompe il flusso della trama e – considerate anche le cinquecento e più pagine – diventa pesante. Trasforma il romanzo in un libro per addetti ai lavori, per appassionati. Lo rende, insomma, meno fruibile dal lettore comune.

Francesco Barbarigo – personaggio effettivamente esistito – Signore della Notte al Criminal, deve indagare sulla morte di Nicolo Duodo, un nobile in miseria, costretto ad accattare incarichi burocratici per tirare avanti. All’inizio Barbarigo coglie il suggerimento del proprio amatissimo fratello Gabriele, e indaga su un “bravo”, certo Rimondo, che col morto avrebbe avuto dei dissapori importanti. Ma la verità sta da un’altra parte.

Durante l’inchiesta il Signore della Notte s’ imbatte in varie figure e, nel contempo, porta avanti anche la sua vita privata, fatta di affetto per il fratello più godereccio, fatta della scoperta di essere stato oggetto inconsapevole di un amore omosessuale e, soprattutto, del contrastato e inquietante rapporto con la bella Gigliola.

Nonostante tutto, ripeto, non si può negare il merito dell’opera, la sua fantastica capacità di farci rivivere la Venezia del cinquecento e seicento. Sentiamo lo sciabordare dell’acqua nei canali, i lamenti dei prigionieri sul Ponte dei Sospiri, vediamo i colori sgargianti delle vesti maliziose delle nobildonne e le tavole imbandite, assistiamo ai duelli nei vicoli bui e nelle calli. Uno splendido e inimitabile affresco d’epoca, un’opera che denota non solo interesse storico ma vero e proprio amore per la splendida, concreta ma evanescente, Serenissima.

 

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Un giallo nella Venezia dei dogi

3 Febbraio 2021 , Scritto da Gustavo Vitali Con tag #gustavo vitali

 

 

 

 

Venezia, 16 aprile 1605.

Dal mattino di quel giorno partono le indagini per scovare l’assassino di un nobile caduto in miseria sullo sfondo dell’antica Repubblica Serenissima tra Rinascimento e Barocco.

La trama di questo nuovo libro giallo, con importanti risvolti storici, scorre agile tra complicate vicende nelle quali non mancano scontri, agguati e nuovi omicidi alcuni dei quali riemergono dalle nebbie dove erano stati confinati per anni. Appaiono sulla scena le figure più disparate, dai banditi ai bari, dalle prostitute ai nobili ricchissimi, come a poveracci che campano malamente. Poi ebrei, usurai, bellimbusti, la devastante brutalità dei “bravi” e quella non da meno degli sgherri, ma sono solo alcuni dei personaggi che il lettore incontrerà nelle oltre 500 pagine del romanzo. Particolare interessante: al contrario della vicenda che è tutta di fantasia, molti dei protagonisti sono davvero vissuti ai tempi e riportati a nuova “vita letteraria” grazie a un grosso lavoro di documentazione.

Su tutti la figura del protagonista, Francesco Barbarigo, rampollo di un antico casato e membro della magistratura chiamata I Signori di Notte, un corpo di sei patrizi delegati all’ordine pubblico, giudici e insieme capi di una delle tante polizie di allora, tutt’altro che l’abusato stereotipo dell’eroe positivo. È invece un uomo complicato, controverso, spinto dall’ambizione, che si incarica con superficialità di un’indagine complessa e per la quale non è affatto preparato. Vorrebbe spargere sicurezza, ma lo agitano indecisioni che lo portano a cambiare idea da un momento all’altro. Vorrebbe apparire come una persona limpida, ma lo angosciano ricordi del passato ed è schiavo di repentini sbalzi d’umore. A complicare ancor più la situazione si aggiunge un intreccio amoroso con una donna bellissima, una relazione per lui, non bello e a tratti perfino goffo, del tutto insperata, ma della quale nulla capisce e che gli porterà nuovi turbamenti.

Con fare facilone e arrogante, e senza voler ammettere le proprie deficienze, insegue le ipotesi più stravaganti e si affanna su piste fasulle, indaga a casaccio e senza nessuna strategia. Intravvede in un ricercato il colpevole ideale che potrebbe tirarlo fuori dalle rogne, ma si sbaglia di grosso. Si infila così in clamorose sconfitte prima che in suo aiuto accorra Domenico Stella, un capitano delle guardie che ha tutta quell’esperienza e quelle capacità in lui del tutto assenti.

Lo stile del testo è ironico e dissacratorio, a tratti pure comico. Sono messi alla berlina, oltre che questo investigatore improvvisato, anche i tanti difetti della società dell’epoca, mentre ambienti, protagonisti e tutto il contorno sono descritti in modo tanto abile che il lettore ha l’impressione di essere presente ai fatti.

Il Signore di Notte e il suo capitano dovranno penare un bel pezzo prima di scrivere la parola fine a questo giallo dalla trama fitta e intrigante. Le indagini nel frattempo si sono spostate a Murano, ma Venezia rimane come sfondo della storia. Alla fine i due riusciranno a venire a capo di tutto in un finale sorprendente e dopo altri colpi di scena che ribaltano certezze date per acquisite. La tensione resta viva fino all’ultima pagina dell’ultimo capitolo.

 

 

Per ulteriori informazioni sul libro giallo Il Signore di Notte contattare l'autore del libro:  Gustavo Vitali – 335 5852431 – gustavo (AT)

 

www.gustavovitali.it

www.ilsignoredinotte.it

www.facebook.com/ilsignoredinotte

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Lorenzo Beccati, "Il pescatore di Lenin"

10 Aprile 2021 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #storia, #personaggi da conoscere

 

 

 

 

Il pescatore di Lenin

Lorenzo Beccati

 

Oligo Editore, 2021

pp 236

16,90

 

Un romanzo molto bello, scritto benissimo, Il pescatore di Lenin, di Lorenzo Beccati, scrittore, doppiatore e autore televisivo Mediased.

Per una volta non partirò dalla trama ma dallo stile, elegante e letterario quanto dovrebbe essere quello di tutti i libri pubblicati, anche se purtroppo, ormai, questa è invece una rarità. Un linguaggio semplice ma raffinato, condito da poetiche e inusuali similitudini, per cui il muro della facciata era così bianco che veniva voglia, per dargli un po’ di colore, di “pizzicarlo”, come fanno le donne vanitose o innamorate sulle gote per levarsi il pallore, o le parole si smorzarono e strisciarono via come serpi, o, ancora, gli occhi accesi come lampare.

La storia, romanzata e di fantasia, si basa sull’assunto che Vladimir Il’ic Ul’janov, ovvero Lenin, sia stato per breve tempo a Capri, prima della rivoluzione russa. A Capri, infatti, nel 1909 c’è una scuola politica, vi vengono addestrati quelli che formeranno la futura dirigenza del partito, ma ora si mescolano con indolenza ai turisti e non disdegnano la vita comoda come i ricchi. Lenin si trova a Capri con un obiettivo preciso e segreto, che verrà svelato solo nel finale e che non posso rivelare. La trama si basa sull’espediente del manoscritto ritrovato – il libro nel libro – e narra dell’amicizia fra Lenin e Antò ‘o Muto, un pescatore dell’isola.

Lenin non è ancora quello che tutti conosciamo, l’uomo spietato, determinato e feroce della Rivoluzione d’ottobre, ma una personalità tutto sommato galante e rispettosa. Accade spesso che certe figure storiche, se prese singolarmente e fuori contesto, dimostrino lati teneri e umani che, sebbene sorprendenti, coesistono con l’immagine pubblica. L’amico Antò incarna, invece, il proletario ingenuo, il buon selvaggio, l’umile che il credo marxista voleva vendicare e liberare. La borghesia dell’isola è, al contrario, cattiva, prepotente e viziosa, con quell’arroganza che solo i soldi e l’abitudine a sottomettere e comandare danno.

I due si legano di amicizia spontanea e profonda.  L’uno diventa il paladino dell’altro. Antò fa da guida a Lenin in una Capri romantica, da dagherrotipo dei primi del novecento, che diventa protagonista, con il suo mare, i suoi barbagli di sole sull’acqua, i suoi Faraglioni, le sue ville e la profumata macchia mediterranea. Antò è una figura tragica e cristologica nella sua ingenuità infantile, nel suo “puro” e quasi incolpevole desiderio di catarsi, nel suo credere che la rivoluzione sia la panacea per tutti i mali e le ingiustizie del mondo. Ed è, per il bolscevico e uomo di partito Lenin, una sorta di coscienza che lo mette di fronte a quello che dovrebbe essere lo spirito più autentico dei suoi ideali. Uno spirito senza compromessi, votato solo alla causa. Ma, nella pratica politica, il compromesso esiste e, come afferma Lenin, “il nemico va conosciuto per poterlo combattere”.

Alla fine il cerchio si chiude, i tasselli s’incastrano. In bocca rimane un sapore antico e buono, salato come il mare della grotta Azzurra o, forse, come le lacrime di un emigrante.

 

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Silvia Avallone, "Un'amicizia"

9 Aprile 2021 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni

 

 

 

 

Silvia Avallone
Un’amicizia
Rizzoli – pag. 450 – Euro 19

 

Sono giorni tristi. Purtroppo questi sono i nostri intellettuali. Non più Morante, Pasolini, Merini, Moravia, adesso abbiamo Avallone, Mozzi, Ciabatti, Cazzullo. Questo passa il convento, direte voi. Non vi domandate perché la gente invece di leggere guarda Netflix, rispondo io. Sì, perché tra un romanzo che ha la profondità di un fotoromanzo Lancio anni Settanta e un film stupido, meglio il secondo, almeno non dobbiamo fare la fatica di leggere. Silvia Avallone ci racconta la storia di due amiche - a tratti si perdono, poi si ritrovano, litigano, si rappacificano, si promettono di vivere insieme tutta la vita … -, una brutta e sfigata, l’altra piuttosto figa e destinata al successo. Il libro è scritto in prima persona dall’amica sfigata, che guarda caso - visto che è sfigata - vuol fare la scrittrice (leggere è roba da sfigati, dirà l’autrice in una delle sue micidiali intuizioni), quindi racconta le sue tribolazioni patite in un posto di merda, un promontorio sul mare in provincia di Livorno, che non nomina mai, ma indica con la sola lettera T. Si capisce da troppe cose che il luogo è Piombino, perché l’autrice non cita il nome, ma in molte pagine trovi piazza Bovio, piazza Padella (la piazza più piccola d’Europa), Calamoresca, Salivoli, corso Italia e un liceo classico Pascoli (in realtà Carducci) adesso chiuso per carenza di iscritti. Badilate di bile vomitata su Piombino, definito un non luogo, un posto dove le mogli sono costrette a sfornare figli e a non lavorare mentre i mariti le tradiscono e loro ingrassano e diventano brutte. La protagonista sogna di tornare a Biella - una sorta di Paradiso in terra - dove è consentito sognare, altro che a T, landa desolata che si affaccia sull’Elba, posto invivibile dove non arrivano neppure le canzoni e i vestiti di moda! Insomma, la trama procede a base di avvenimenti da soap-opera, la migliore amica perde la madre, si fidanza, diventa una modella di successo, mentre la sfigata se la fa con un bel ragazzo del posto che la mette pure incinta. Contorno di famiglie disgregate, genitori divorziati, Internet, chat di incontri, un po’ di droga, sesso, musica punk e bullismo scolastico. Tutto quanto fa spettacolo (e fa vendere, secondo i manager Rizzoli). Bella questa storia di amicizia. Bella davvero. Un romanzo che se sei nato a Piombino (come il sottoscritto) ti fa incazzare al punto che vorresti querelare l’autrice, se vivi in un’altra parte del mondo resti indifferente, ti chiedi il motivo di tutto il tempo che hai perso, sfogliando pagine che scorrono e non lasciano niente, a parte un po’ di citazioni di Morante e Pascoli, condite da troppo squallore.  Pubblico di riferimento gli adolescenti, che comunque non leggono, ragion per cui mi è difficile capire a chi potrà interessare questa storia, nonostante l’entusiasmo dei critici in busta paga Rizzoli, che scrivono (come l’autrice) sul Corriere della Sera.

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