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Cerca risultati per “Aldo Dalla Vecchia Vita da giornalaia”

Distruggendo la letteratura temporaneamente per sempre

29 Agosto 2017 , Scritto da Umberto Bieco Con tag #umberto bieco, #le prese per il deretano di umberto bieco

 

 

 

Il Colera ai Tempi dell'Amore narra la diffusione di una terribile malattia - l'amore – mentre alcune persone tentano di godersi il loro colera in pace, mentre Cent'anni di Similitudine è la saga intergenerazionale di una famiglia i cui componenti hanno tutti lo stesso nome, cosa che ingenera tutta una serie di spassosi equivoci, rendendolo uno dei migliori libri umoristici di tutti i tempi, e sono entrambe opere di Gigi Marquez, noto frequentatore di prostitute colombiane.
Ritratto di una Cretinotta Abbindolabile è invece il capolavoro di Henry James, in cui un sacco di gente inutile si dice cose inutili, preccupandosi parecchio che qualcuno possa accorgersene, e la protagonista, ereditiera moralmente afflitta dall'esistenza dei poveri perché le rovinano il panorama, si fa sposare da un debosciato solo perché lui vuole i suoi soldi.
Il Ritratto di Oscar Wilde è un libro scritto da Dorian Gray, piuttosto invecchiato male, cosa che comunque non ha impedito al suo autore di invecchiare anche peggio. In esso un uomo innamorato della bellezza sensuale e luccicante colleziona figurine del campionato di lotta nel fango tra camionisti e anelli con smeraldi di plastica e rubini di pongo trovati nelle patatine. Si fa dipingere un ritratto, e si rende conto di essere molto brutto. Per questo motivo fa rifare il ritratto in maniera tale da apparire ancora più brutto in esso, e, per contrasto, sembrare meno indecente nella realtà. L'altra possibilità presa in considerazione era quella di farsi dipingere un ritratto estetizzante e incollarselo sul naso, ma questo creava problemi pratici nel lavarsi la faccia (il dipinto si scoloriva) e nello schiacciarsi i brufoli (erano solo dipinti). Alla fine, la frustrazione lo porterà a distruggere il quadro, cosa che lo fece diventare ancora più brutto, perché quando ci si arrabbia si è ancora più brutti, che è una nota legge estetica. Lasciò anche la sua ragazza, perché, in nome dell'arte, la voleva bionda ossigenata, mentre lei voleva rimanere mora naturale, e non farsi crescere la barba.
Questo romanzo fu così apprezzato che l'autore Dorian Gray fu costretto ad avere rapporti omosessuali in prigione a vita. Gli piacque.

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Chiara Parenti, "Con un poco di zucchero"

13 Settembre 2017 , Scritto da Federica Cabras Con tag #federica cabras, #recensioni

 

 

 

 

 

Con un poco di zucchero

Chiara Parenti

 

Rizzoli

 

Matteo Gallo ha trent’anni ed è molto, molto amareggiato. La sua carriera da giornalista è sfumata per colpa di un tradimento e di una buona dose di impetuosità e il suo nuovo romanzo è fermo; la vista di quella pagina bianca come la neve gli provoca spasmi di ansia. Blocco dello scrittore, si suppone. O sarà che è costretto ad abitare insieme alla sorella Beatrice – avvocato penalista, cinica e dura – e alla sua prole? I due ragazzini, Gabriele e Rachele, sono la quintessenza della malvagità e dell’iperattività; nemmeno le tate più forti, quelle con il pugno di ferro, sanno resistere: tutte scappano, e a gambe levate, per giunta. Matteo li chiama “loro” o “gli hobbit”; mai per nome – come se fossero creature tanto diverse da lui da non poter essere chiamate con un appellativo umano –. Quando l’ennesima babysitter scompare, ne arriva una nuova. Matteo le apre alla porta, dopodiché la guarda con occhi sgranati. Katie Baker è bionda e bella, sì, ma ha qualcosa di strano. Eccessivamente entusiasta per ogni cosa, si muove con leggiadria, saltando ed emettendo gridolini per ogni cosa. Non parla quando sale le scale – non può, confessa, perché mentre sale conta i gradini – e i colori che porta indosso sono vivi, accesi. È una specie di fata buona dell’allegria, insomma. Tiene un blog; in esso racconta di mondi incantati e vicende fatate. I bambini si affezionano, Beatrice la adora. Matteo invece – così insoddisfatto della sua vita triste e grigia – la odia. E allora cos’è quella sensazione? Ma sì, intendo quella sensazione che gli attanaglia le viscere quando pensa al suo fidanzato, che lo porta a pensare a lei con il sorriso, che gli fa saltare un battito del cuore quando lei lo osserva… cos’è? Lei ha gli occhi grandi come fanali, luminosi e vivi; quando lui la guarda, tutte le tessere del puzzle tornano al proprio posto. Lei è un respiro d’aria fresca in un tunnel di fumo. Lei è la Con un poco di zucchero felicità. Lei è la libertà.

Chiara Parenti tesse una tela che, complice l’ironia con cui è capace di impreziosire ogni frase, resta impressa; la storia d’amore tra Matteo e Katie è un vulcano di energia, di emozione. Humor e quotidianità troneggiano sempre, nei suoi romanzi; inoltre un occhio di riguardo è sempre dato alla crisi che attanaglia i ragazzi di oggi costringendoli a una strenua ricerca di un proprio posto nel mondo. Un romanzo per giovani, che parla di giovani con linguaggio da giovani.

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Cesare Lo Monaco, "Matita fuori margine"

16 Settembre 2017 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni, #vignette e illustrazioni

 

 

 

Cesare Lo Monaco

Matita fuori margine

Edizioni Sensoinverso

www.edizionisensoinverso.it

info@edizionisensoinverso.it

Pag. 140 - Euro 14

 

Cesare Lo Monaco, in arte César, non lo scopriamo certo noi, non è un debuttante, viste le sue collaborazioni al Corriere dei Piccoli, Smemoranda, Il Messaggero dei Ragazzi, Panorama..., ma fa pensare che per pubblicare una raccolta di graffianti  e incisive vignette debba ricorrere a un piccolo editore. I gusti del pubblico stanno cambiando al punto che il fumetto comico - satirico non ha più lettori oppure i nostri grandi editori si sono acquietati sui guadagni certi rinunciando alla loro funzione di stimolo culturale? Per noi è buona la seconda, ma resta un'opinione, che può essere smentita. D'altra parte vediamo che sono tornati in edicola Popeye e Cocco Bill, cosa che fa ben sperare per il futuro del fumetto umoristico.

Lo Monaco è più un vignettista scuola Giuliano e Forattini che un disegnatore di fumetti, i suoi lavori a tavola unica non prevedono un personaggio fisso, ma in primo piano ci sono le famiglie, i giovani amorfi che popolano il quotidiano, di tanto in tanto tornano i ragazzi al cellulare, gli studenti svogliati, gli amori via internet, ma protagonisti delle tavole sono gli uomini contemporanei. L'artista critica quel che siamo diventati - che è sotto gli occhi di tutti - un popolo di connessi, incapaci di comunicare con le parole e con gli sguardi, ma sempre intenti a dialogare on line, magari con perfetti sconosciuti. Battute divertenti, mai fini a se stesse, qualcuna lascia un sapore amaro in bocca, perché la scopriamo vera, ci rivediamo i nostri figli, la realtà in perenne cambiamento, forse non proprio verso un mondo migliore. Ed è questo il compito della satira, un genere che in Italia ha vissuto alterne fortune e del quale si sentirebbe il bisogno del ritorno, magari con una bella rivista da edicola come quelle di un tempo (Cuore, Tango, Il Male, persino Comix). César non usa la striscia e neppure la tavola domenicale ricca di vignette, risolve tutto con stile rapido in una sola battuta, graffiante, senza scadere mai a livello di barzelletta. Matita fuori margine è una raccolta di piccole storie di vita quotidiana, un lavoro interessante e soprattutto divertente, che ci permette di capire un po' di più come siamo diventati.

 

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

 

Cesare Lo Monaco, "Matita fuori margine"Cesare Lo Monaco, "Matita fuori margine"Cesare Lo Monaco, "Matita fuori margine"
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ALLA XXII EDIZIONE DI ROMICS I FUMETTISTI REINVENTANO I BEATLES

18 Settembre 2017 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #vignette e illustrazioni, #eventi

 
 

 

 

Il mondo dei Fab Four illustrato dagli artisti contemporanei

La XXII edizione di Romics (5-8 ottobre 2017) celebrerà I Beatles con una grande mostra, realizzata in collaborazione con Solares Fondazione delle Arti, che racconta l’interesse che disegnatori, editori ed appassionati hanno mostrato allo speciale rapporto tra il gruppo di Liverpool e l’universo dei fumetti, dell’illustrazione e del cinema di animazione. Per celebrare il cinquantesimo anniversario della pubblicazione del disco Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band e della prima e unica visita in Italia dei Fab Four, l’esposizione propone una vasta selezione di tavole di fumetti originali, oggetti e gadgettistica d'epoca da collezione, di memorabilia, manifesti, stampe e riproduzioni, filmati, dedicati al caleidoscopicouniverso dei Beatles.

Accanto a questo memorabile percorso espositivo si aggiunge una speciale sezione curata da Romics che ha chiesto a fumettisti e artisti italiani e internazionali di proporre tavole ispirate al variopinto mondo dei Beatles. La maggior parte degli artisti ha realizzato delle splendide tavole originali per l’occasione.

A cimentarsi nell’impresa sono stati artisti come l’illustratrice spagnola Laura Perez Vernetti, la fumettista, illustratrice e animatrice giapponese Yoshiko Watanabe, la manga editor e illustratrice nipponica Midori Yamane, la coppia di artisti inglesi Mick Manning e Brita Granstrom e il trio David Foenkinos, Eric Corbeyran e Horne. Tra gli italiani tante firme prestigiose hanno aderito con grande entusiasmo al progetto di Romics: il vignettista Sergio Staino, il disegnatore di Diabolik e Martin Mystère Giuseppe Palumbo; l’editore di Astorina e sceneggiatore storico di Diabolik Mario Gomboli; il regista, animatore e storyboard artist Christian De Vita; il fumettista e pittore Massimo Rotundo; il disegnatore di Diabolik e Lord Caine Stefano Babini; l’illustratore e fumettista Lele Vianello; il disegnatore di Martin Mystère e Magico Vento Eugenio Sicomoro;l’illustratore e pittore Mauro De Luca; il duo di attori Lillo & Greg, da sempre legato all’immaginario del fumetto; il fumettista e illustratore del West Sergio Tisselli; l’illustratore Piero Ruggeri; l’artista innovativa Lady Be; l’inimitabile illustratore Paolo Barbieri; in scena anche il mitico Lupo Alberto creato da Silver con una tavola disegnata da Bruno Cannucciari.

Una vera mostra nella mostra, una variegata espressione dei migliori talenti di oggi a testimonianza di come l'immaginario dei Beatles continui a ispirare ed affascinare gli artisti grafici contemporanei.

 

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IL FUMETTO ASIATICO PROTAGONISTA A ROMICS CON MANGASIA E BUMBARDAI

5 Ottobre 2017 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #eventi, #vignette e illustrazioni

 

 

 

 

Bumbardai, la serie a fumetti che arriva dalla Mongolia:

anteprima in esclusiva per l’Occidente a Romics

 

Il fumetto asiatico sarà protagonista della XXIIesima edizione di Romics grazie alla collaborazione con “Mangasia: Wonderlands of Asian Comics”, la prestigiosa mostra in programma al Palazzo delle Esposizioni di Roma e ad un incontro d’eccezione durante il festival sabato 7 ottobre alle 12 al padiglione 9 Arena Comics Meeting & Lab.

Ad animare il panel Mangasia, tutto il fascino del fumetto orientale saranno Paul Gravett, curatore della mostra, i due critici di fama internazionale Nicolas Finet e John A. Lent, l’autore di “Bumbardai” (Nomadic Comics) Erdenebayar Nambaral, il CEO di Showa Holdings Co. Tatsuya Konoshita e Dan Erdenebal, executive producer di Bumbardai Project.

Nambaral Erdenebayar è l’autore di “Bumbardai”, serie culto vincitrice nel 2015 dell’ottava edizione del Manga Award. Romics è il primo festival del mondo occidentale (compresi Europa e Stati Uniti) a presentare il progetto, che avrà uno sviluppo multimediale davvero importante nei prossimi anni: serie in animazione, video game, gadgettistica, parco a tema. Pubblicata in Mongolia a partire dal 2013, “Bumbardai” vuole raccontare la tradizionale cultura nomade alle generazioni future. È una storia sul legame tra una madre e un figlio, sulla vita tradizionale mongola e il suo rapporto con Madre Natura.

Nato nel 1984 nella provincia mongola di Orkhon, Erdenebayar ha cominciato a disegnare nel 2004 per debuttare nel 2005 come artista del fumetto con 300 Taichud. Nel 2011 “Bongo” è stata la sua prima opera di grande successo diventando popolare presso il pubblico mongolo.

Ad accompagnare Nambaral, Tatsuya Konoshita che sta promuovendo il fumetto Bumbardai nel mercato internazionale e Dan Erdenebal, produttore esecutivo del progetto.

Protagonisti dell’incontro saranno anche due critici importanti come Nicolas Finet, scrittore francese, editore, filmaker di documentari e John A. Lent, autore di oltre 80 libri tra i quali “Asian Comics” e “Comics Art in China” e fondatore dell’International Journal of Comic.

Importante il contributo di Paul Gravett, giornalista e curatore di mostre, esperto di fumetti a livello internazionale. Dal 2003 dirige il festival londinese Comica.

 

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Franco Forte, "Fuga d'azzardo"

8 Novembre 2017 , Scritto da Simone Giusti Con tag #simone giusti, #recensioni

 

 

 

 

 

Fuga d'azzardo

Franco Forte

 

Centoautori, 2015

173 pagine, 12,50

 

La fuga di Kimberly da un mondo senza scrupoli e senza pietà. Una valigia piena di soldi, un sogno duro da conquistare.

 

Kimberly è una di quelle donne che solo a guardarle ti fanno impazzire, e lei lo sa. È così che ha scalato i vertici dell’Organizzazione fino a diventare la donna di un pezzo grosso. Ma ora Kimberly è in fuga, ed è sola. Chissà se ce la farà.

Fuga d’azzardo non è un romanzo, è un film d’azione stracarico di suspense e traboccante di sensazioni che fanno male. È una martellata che quando finisci di leggerlo senti che ha piantato un chiodo dentro di te.

 

Franco Forte non è uno sprovveduto, lui sa come usare la parola, la piega a suo piacimento per darci immagini forti ed evocative. Immagini che ti rimarrebbero ficcate in gola come spine di pesce immerse nella melassa se non sapesse miscelarle a meraviglia con l’arte che solo in pochi riescono a giostrare, come in punta di dita, per farti rimanere quel malloppo di melassa e spine solo per un attimo, lì in bilico tra l’esofago e la trachea, il tempo giusto perché ti graffi e ti faccia male, per poi fartelo scivolare giù dritto fino allo stomaco e farlo esplodere con uno strabordante effetto psichedelico che ti attanaglia le meningi e ti costringe a pensare, a pensare a quei personaggi che credono di vivere e invece sopravvivono nel terrore di un’esistenza strappata, ma soprattutto a pensare a lei, o meglio, a pensare con lei, Kimberly, che buona non è, che simpatica non è, che non avrebbe niente per attirare la nostra empatia, ha solo la bellezza, e una dose massiccia di disturbante sensualità, eppure non è per quello che facciamo il tifo per lei, lo facciamo perché lei rappresenta un po’ i sogni di tutti noi, o quasi, di tutti noi che siamo in fuga ogni giorno, in fuga verso un sogno, in fuga d’azzardo sperando di farcela anche se la paura è tanta e forse non ce la faremo mai. Ecco cosa Franco Forte riesce a tirar fuori con questo romanzo qui. Tira fuori la verità di una vita dannata in fuga da qualcosa che mai ci lascerà.

 

Memorabile il ricordo del killer, doloroso il risveglio di Kimberly, una staffilata che ti fa dilatare le pupille il finale. Un romanzo da godersi piano piano, se ce la fate. Perché io non ce l’ho fatta a smettere, e ora mi sento come in crisi per la botta d’emozioni che quel romanzo ti dà.

 

Quando il romanzo di genere si fa potente letteratura. Ecco ci qua.

 

Fuga d’azzardo è un romanzo che non scorderete più.

 

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George Saunders, "Dieci dicembre"

2 Gennaio 2018 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni

 

 

 

 

Dieci dicembre 

George Saunders

Minimum fax , 2013

 

Saunders è uno di quegli scrittori che non rende la vita facile ai lettori. In questa raccolta di racconti lui procede con la narrazione senza preoccuparsi di spiegarti esattamente se ci troviamo in una distopia, che tipo di trauma psichico ha avuto il protagonista, chi sta parlando. Addirittura spezza una storia in due racconti nel mezzo dell'azione e, se hai necessità di tornare indietro di qualche pagina per riprendere il filo del discorso, cosa che ho fatto di frequente, non è un suo problema. Lui scrive, tu devi seguirlo. Ti costringe a immergerti, vivere le realtà di cui ti parla, spesso completamente diverse, ad ogni racconto devi rimettere indietro il nastro e ricominciare perché non sai cosa ti toccherà affrontare. Vi sono però dei temi comuni nei racconti della raccolta: quello che salta subito all'occhio è il tema della decisione. I protagonisti di Saunders sono tutti alle prese con scelte difficili, morali o etiche, e hanno spesso poco tempo per prenderle. Molte sono scelte fastidiose perché attuali, perché a volte noi, o chi ci circonda, lo abbiamo pensato almeno una volta. Utilizzare i detenuti per esperimenti medici non sarebbe un'ottima soluzione per avere risultati definitivi in farmacologia? Sfruttare i corpi delle donne immigrate che scappano da guerra e povertà per i capricci di una società opulenta che vive di immagine non è alla fine una buona azione, visto che a loro i soldi servono? Ma altri sono i temi ricorrenti delle famiglie americane nei racconti di Saunders: la disfunzionalità tra i membri, la mancanza di comunicazione, la forbice enorme tra classi sociali, il raggiungimento di uno status economico come unico obiettivo davvero importante, l'ipocrisia sociale di tanta gente perbene, l'indifferenza verso i problemi morali o etici della maggior parte. Uno spaccato della società americana sovrapponibile a una società occidentale che si avvicina sempre più a certi livelli di distopia come quelli narrati e su cui (forse) una riflessione preventiva si rende necessaria.

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Fabio Carta, "Ambrose"

5 Gennaio 2018 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #fantascienza

 

 

 

 

 

Ambrose

Fabio Carta

Alter Ego, 2017

 

Una lettura difficile, questo Ambrose di Fabio Carta, a tratti sembra prenderti ma poi sei ingolfato da un’overdose d’indigesta fantatecnica e dalla visionarietà del testo, che, forse, ne è anche il pregio maggiore, per chi ama i romanzi onirici e con poca trama. (Io no).

In un futuro panatomico, dove la guerra islamica è degenerata ormai in perpetuo conflitto, gli esseri umani hanno colonizzato lo spazio e abbandonato qualsiasi velleità di vita carnale a favore di quella virtuale. Kaarl, detto CA, è uno spazionoide, cioè un colono nato fuori della terra, un soldato fleshy, di carne, che presta il suo corpo atrofizzato a un’esotuta, sorta di robot guerriero, telecomandato dalle star band, cioè gruppetti di militi bulli che si prendono tutto il merito lasciando a lui il lavoro sporco. CA si muove attraverso lande bruciate dalle radiazioni di continue esplosioni nucleari, il suo corpo malato è nella tuta mentre il suo avatar vive nella realtà virtuale.

CA interagisce con due personalità, Combo, suo aiutante/scudiero, diretta emanazione di un cervello elettronico, e Ambrose, intelligenza artificiale scaturita non si sa da dove, forse dalla sua mente allucinata, o dal cancro che divora il suo corpo, oppure dalla connessione di tutte le menti umane attraverso la rete. Ambrose s’incarna in una disgustosa rosa gigantesca, dalle labbra che colano laghi di miele. Ambrose è Dio, il diavolo, l’alter ego del protagonista.

Più che di vera e propria fantascienza, qui si tratta di letteratura visionaria, qui ci sono richiami e atmosfere da terra desolata, qui siamo fra Eliot, Blake e Milton - con frequenti, però, cadute di stile, vedi l’incontro con la prostituta - fra Andersen (I Fiori della piccola Ida), i manga giapponesi e Kubrick. C’è molta filosofia, ci sono riflessioni sull’evoluzione della realtà virtuale, su Dio, sul destino del genere umano, sulla morte, fine ultimo, ma anche principio, di tutto.

Lo stile è davvero elegante e colto, ma spesso vittima di cambi di tono improvvisi. A tratti è anche molto poetico, cosa che non guasta e contribuisce a dare consistenza onirica all’insieme.

 

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Lexy Mako, "Eight 89 Nine"

25 Gennaio 2018 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni, #vignette e illustrazioni

 

 

 

 

Lexy Mako
Eight 89 Nine

Kasaobake – Pag. 150 - Euro 7,90
www.kasaobake.itinfo@kasaaobake.it

 

La cultura giapponese e manga ha conquistato a tal punto l’immaginario dei nostri giovani che promettenti disegnatori s’inventano serial manga ambientati in Giappone, così ben disegnati - a imitazione degli originali - da sembrare veri fumetti del Sol Levante. Tsuburaya e Toriyama si prendono per mano, guardando Tanizaki e Shinka, in questo fumetto scritto e disegnato da una fantasiosa artista italiana che si firma con il nickname made in japan di Lexy Mako. Il fumetto racconta la storia di un disegno che prende vita grazie a un personaggio chiamato Il Disegnatore, un folle individuo che non vuole conquistare il mondo come i cattivi di una volta, il suo scopo è molto più limitato: diventare famoso disegnando fumetti sempre più coinvolgenti e affascinanti. Per far questo ha bisogno di Eight Nine, futura mascotte del sito internet che pubblicherà i disegni, ma deus ex machina di una storia che si sviluppa secondo la miglior tradizione dei manga e degli anime, tra misteriose apparizioni, fantastiche presenze orrorifiche e un inquietante passato dei personaggi. Non siamo che al primo volume di una serie che si presenta abbastanza complessa e che non mancherà di fornire colpi di scena. Lo stile è classico - per quanto può esserlo un manga - disposizione delle vignette stile Marvel anni Settanta con la tavola divisa in 6 - 7 riquadri, a volte persino 9, con rare splash pages (paginoni giganti, iniziali). Bianco e nero con chiari scuri, figure femminili molto ben tratteggiate, personaggi curati e ben delineati nel carattere. Per quanto posso intendermi di fumetto (soprattutto manga) apprezzo una storia avvincente, ricca di colpi di scena che fa venire voglia di proseguire nella lettura. Editore piccolo, ma specializzato nel genere - www.kasaobake.it - che crede nelle giovani promesse del fumetto italiano. Ordinatelo in fumetteria, o sul sito della casa editrice, dotato di un magazzino telematico molto ben fornito. Ne vale la pena.

 

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

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Tre romanzi di Margherita Musella

14 Febbraio 2013 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni

Tre romanzi di Margherita Musella

"Ci beviamo un caffé", "Ci vuole poco, anzi niente" e "Non dimenticare di essere felice" sono tre romanzi di Margherita Musella per le dizioni Kimerik.

"Ognuno viene al mondo per accumulare esperienza e imparare ad affrontare i problemi, sconfiggendo la paura.”

Credo che questa sia la filosofia di vita di Margherita Musella.

I suoi tre libri sono un crescendo di situazioni e migliorano anche come stile. Se il primo, “Ci beviamo un caffè”, ha delle incertezze, come se l’autrice si presentasse in punta di piedi e si chiedesse: “Ma, davvero, io posso scrivere?” il secondo denota una presa di coscienza anche personale. Questo è il mio stile, dice Margherita, questa è la mia voce, queste sono le cose che io ho da dire.

Già nel secondo libro lo stile sale di tono. Il terzo, poi, ha un linguaggio pulito e sobrio, che ti fa vivere con semplicità emozioni e situazioni Il personaggio di Carlo, un ragazzino vittima di bullismo, è il più letterario dei suoi. Ed è strano come, proprio un personaggio maschile, per il quale l’autrice sente di non essere portata, sia invece, a detta di tutti, il più riuscito. Nessuno, più di Margherita, sa descrivere la sensazione di precipitare in un gorgo senza uscita, quando, giorno dopo giorno, scendi sempre più, avvolto nelle spire di qualcosa da cui non ti puoi liberare. Fino a toccare il fondo, fino alla disperazione.

Ma disperazione è una parola che Margherita non accetta.

E lì nasce lo scatto, la risalita, la rinascita.

Il pensiero di Margherita è supportato anche da letture e studi. Lei sa che non tutti accettano il suo credo positivo e pieno di speranza, ed è pronta a subirne le conseguenze, il martirio intellettuale e sociale, e ad amare chi la disprezza.

Margherita ha un viso mutevole, che rispecchia il fluire delle sue emozioni, è una persona che è facile ferire ma che sa accettare la sofferenza meglio di chiunque altro.

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