Tre romanzi di Margherita Musella
14 Febbraio 2013 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni
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"Ci beviamo un caffé", "Ci vuole poco, anzi niente" e "Non dimenticare di essere felice" sono tre romanzi di Margherita Musella per le dizioni Kimerik.
"Ognuno viene al mondo per accumulare esperienza e imparare ad affrontare i problemi, sconfiggendo la paura.”
Credo che questa sia la filosofia di vita di Margherita Musella.
I suoi tre libri sono un crescendo di situazioni e migliorano anche come stile. Se il primo, “Ci beviamo un caffè”, ha delle incertezze, come se l’autrice si presentasse in punta di piedi e si chiedesse: “Ma, davvero, io posso scrivere?” il secondo denota una presa di coscienza anche personale. Questo è il mio stile, dice Margherita, questa è la mia voce, queste sono le cose che io ho da dire.
Già nel secondo libro lo stile sale di tono. Il terzo, poi, ha un linguaggio pulito e sobrio, che ti fa vivere con semplicità emozioni e situazioni Il personaggio di Carlo, un ragazzino vittima di bullismo, è il più letterario dei suoi. Ed è strano come, proprio un personaggio maschile, per il quale l’autrice sente di non essere portata, sia invece, a detta di tutti, il più riuscito. Nessuno, più di Margherita, sa descrivere la sensazione di precipitare in un gorgo senza uscita, quando, giorno dopo giorno, scendi sempre più, avvolto nelle spire di qualcosa da cui non ti puoi liberare. Fino a toccare il fondo, fino alla disperazione.
Ma disperazione è una parola che Margherita non accetta.
E lì nasce lo scatto, la risalita, la rinascita.
Il pensiero di Margherita è supportato anche da letture e studi. Lei sa che non tutti accettano il suo credo positivo e pieno di speranza, ed è pronta a subirne le conseguenze, il martirio intellettuale e sociale, e ad amare chi la disprezza.
Margherita ha un viso mutevole, che rispecchia il fluire delle sue emozioni, è una persona che è facile ferire ma che sa accettare la sofferenza meglio di chiunque altro.
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