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Simone Corvasce, "Algoritmi di scacchi e passi d'angeli"
Algoritmi di scacchi e passi d'angeli di Simone Corvasce (Nulladie Edizioni, 2021) è un libro interessante e un efficace strumento intellettivo, prodotto con sincera padronanza nell'inquadratura progressiva del tempo, delimitato dallo spazio emozionale del poeta. L'autore mette in risalto, attraverso uno stile solido e profondo, il principio sconfinato di simboli e immagini incarnati nelle sue poesie, riveste la transitorietà del genere umano di resistenza benevola, realizza il disegno elegiaco dell'ispirazione, disponendo l'accordo delle reazioni dell'inconscio esistenziale nello spirito della misura primitiva e dimostrativa della riflessione interiore. I testi insegnano il proposito sapiente della comunicazione con il fondamento dinamico dei quesiti filosofici e delle meditazioni religiose, manifestano la rivelazione spontanea dell'intelletto, esprimono nella direzione immaginativa del pensiero la vocazione creativa, l'avvicendamento analogico ed emblematico delle parole accostate alla forma di un divenire spirituale, rintracciando nell'osservazione delle esperienze l'adesione alle nascoste significazioni delle atmosfere archetipali. Simone Corvasce presenta una poesia lirica, classicista, procede lungo i sentieri tortuosi dell'uomo per identificare il segno della soggettività interpretativa, la sostanza primaria dei contenuti colti, l'intuizione dell'appiglio poetico come assoluta e visibile realtà esegetica. Coglie i frammenti di una esistenza frantumata dal disorientamento delle incertezze e dalla mancanza di una linearità permanente, riceve l'influenza della vulnerabilità e della consapevolezza delle reminiscenze biografiche, la consistenza quotidiana della solitudine, le risposte all'abbandono desolato, la paura suscettibile, il senso angoscioso del nulla. Algoritmi di scacchi e passi d'angeli ha il nobile carattere dell'essenzialità dialettica, restituisce alla compassione degli incontri la metafora delle sensazioni immediate, il corrispettivo ontologico della condizione drammatica dell'uomo, la rivelazione dolorosa della vita, il riflesso degli instabili volti dell'anima. Il poeta è messaggero del valore culturale, sostiene la funzione speculativa nella difesa della misericordia umana, replicando alla precarietà dei comportamenti l'intensa forza morale. La ricercata dilatazione dei fantasmi introspettivi attenua l'estensione della sottile malinconia, corregge l'equilibrio del tempo presente, compensa la condensazione della passione rinnovata oltre l'oblio dell'impulso affettivo. La sensazione inconfondibilmente tragica e tradizionale del destino concretizza, nell'orientamento sincero dei versi l'inquietudine moderna, nelle oscurità enigmatiche delle condanne la rassegnata lucidità, coniugando andamenti tormentati di contemporanea sofferenza. L'entità della realtà poetica trae ispirazione dall'esortazione della coscienza e dalle questioni funzionali della saggezza, dal significato sensibile e romantico della congiunzione inscindibile con la natura e l'armonia della conoscenza umana. Simone Corvasce dipinge una spiegazione della finitezza, delineando l'esposizione delle possibilità, la dottrina e la ragione della sensibilità, attraverso il rammarico e la continua analisi della consapevolezza, per oltrepassare la peregrinazione affannosa e disperata dei sentimenti.
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”
Dialettica Trascendentale
Per sfuggire ai diluvi la colomba
s'è inoltrata più in alto d'ogni cielo.
Ho temuto per lei, ma ecco che torna:
non reca il ramoscello
d'un'altra metafisica.
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Non è la vita a concedere meno
di quello che promette. Anzi concede
molto più del dovuto. Per tortura.
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Un orologio rotto segna l'ora
giusta due volte al giorno.
Gli altri, al contrario, sbagliano
di secondi, o minuti, ogni momento.
Siamo sicuri di cosa vogliamo?
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Un pensiero scambiato a mezzanotte.
Un attimo che vale l'universo.
La tenerezza d'esser soli in due.
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Letteratura
Il treno, all'alba, ripete stazioni
di ieri: all'infinito, necessarie.
Ero me stesso. Adesso?
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Ed essa inquieta chiede la tempesta,
come nelle tempeste fosse pace!
M. Lermontov, La vela, trad. T. Landolfi, Adelphi
La tempesta è passata. Quale cuore
paventa un mare placido?, e la brezza
che accarezza i capelli non sarà
dolce da sciogliere un pianto sincero?
Ecco che a me è preclusa questa gioia
vana, il riso d'un uomo sollevato:
dammi tempesta, e un senso, anche se duole!
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Un turbine, un delirio,
fuoco che gonfia il petto
e che vorrebbe esplodere...
Perciò è giusto destino
vivere a patto d'essere schiacciati,
oppressi da chilometri di cielo,
forse troppo lontano.
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Congedo
Mi domando da tempo
se questa mia inquietudine,
se questa mia poesia
gioverà mai a qualcuno.
Bramo una verità
che non ho. E quel che posso
cantare è solo il dubbio.
Io non sono la luce.
Neanche posso indicarla.
Posso solo gridare nel deserto:
“Preparate la via
a colui che verrà
additando le stelle”.
Giovanni Verini Supplizi, "Labirinto Bosè"
Labirinto Bosè
Giovanni Verini Supplizi
Crac Edizioni, 2021
pp 400
23,00
Un saggio per appassionati di dischi e film, più che una biografia vera e propria, sul personaggio Miguel Bosè.
“Bravo ragazzo del 56”, figura eclettica, figlio d’arte - della miss Italia e attrice Lucia Bosè, alla quale somiglia come una goccia d’acqua, e del rinomato torero spagnolo Dominguin - visse i suoi primi anni nella stessa atmosfera eroica e artistica di cui si parla nei romanzi di Hemingway. Attori, pittori, registi e scrittori famosi frequentavano la sua casa, ad accompagnarlo a scuola per un certo periodo fu niente di meno che Picasso. Il padre voleva che intraprendesse una carriera diversa ma lui amava danzare, cantare, dipingere. Divenne così ballerino, attore ma, soprattutto, cantante.
Fantastico il successo degli anni ottanta - il periodo d’oro, insieme ai settanta, della disco dance - con canzoni ballabili che sono rimaste nella memoria di tutti noi, come “Superman” o “Anna”.
Poi la svolta, l’investigazione di ritmi meno commerciali, più sofisticati. Scelta, questa, che gli ha alienato il pubblico italiano, sebbene abbia decretato la sua fama in Spagna e in tutta l’America latina. Sempre più rarefatto, sempre più dedito alla ricerca e allo scavo interiore, sempre più poliedrico e in continua evoluzione, Bosè si allontana dall’immagine commerciale e compie incursioni in tutti i campi artistici, dalla musica, al cinema, al teatro, alla conduzione televisiva. È, infatti, curioso, colto, preparato. Per ogni lavoro studia e si documenta, non lasciando mai nulla al caso, non paventando nessun cambiamento e nessuna immersione in ciò che può apparire anche perverso.
Non esita a mescolare e mediare fra le varie arti, colorando le sue esibizioni in modo pittorico, dando musicalità alla sua recitazione, provando se stesso in molti più campi di quelli a cui sono abituati gli artisti nostrani, mescolando alto e basso, pop e raffinatezza, commerciale e non, fra canzoni solari e altre più oscure ed esistenziali, con suoni sempre più elettronici man mano che passano gli anni.
Una carriera lunga, ininterrotta e intensissima, forse sconosciuta ai più, basata essenzialmente sulla ricerca. Ed è a questa labirintica ricerca, oltre che a uno degli album del cantante spagnolo, che si rifà il titolo del libro di Verini Supplizi - proprietario di uno storico negozio di dischi. Un saggio che, oltre all’amore assoluto per il soggetto, denota un faticoso lavoro di documentazione per stare dietro alla poderosa discografia e all’immenso curriculum di Bosè, costellato di interminabili tour soprattutto in America Latina, ma anche di beneficienza e opere buone.
Se nel saggio è ben delineato il carattere dell’uomo Bosè, descritto da tutti come educato, cortese, “un vero signore”, se l’opera è corredata di numerose interviste a suoi collaboratori - con gustosi aneddoti che ricreano un certo modo di fare musica, cinema o televisione ormai scomparso - poco viene volutamente detto della vita privata. Oltre ogni pettegolezzo o polemica anche recente, questo excursus spazia nella vita esclusivamente artistica di un personaggio camaleontico e complesso.
“Bosè è nei tantissimi dischi che ha prodotto, nei film che ha interpretato, in tutte le forme d’arte in cui si è cimentato in tanti anni di carriera, TV, teatro, poesia, scrittura… E questo è anche lo stile con il quale abbiamo pensato questo volume” (pag. 335)
Una lettura che non annoia, nonostante la ricchissima documentazione didascalica e l’impianto per addetti ai lavori. Un libro che aggancia i fan del personaggio o i cultori della musica in generale, ma anche chi, come me, si lascia catturare dall’aura garbata e dall’atmosfera nostalgica di certi ricordi legati a decenni indimenticabili.
Paolo Parrini, "Prima della voce"
L'opera Prima della voce di Paolo Parrini (Samuele Editore - Collana Callisto, 2021 pp. 70 € 12.00) parla al cuore della vibrazione poetica, modula i segni espressivi dello stupore interiore, trasmette l'essenza iniziale delle parole considerando la materia comune della memoria con l'appropriata elezione d'immagini e tradizioni universali. Il poeta concede al linguaggio una diffusione rituale, iniziatica, attribuisce al miracolo incantevole della poesia la traduzione biografica in riflessioni indispensabili, contratte tra l'intuizione di una sensazione provvisoria e la sensibilità permanente, custodisce la rispondenza sonora della vita nell'oscillazione di una devozione pagana con la natura correlativa degli eventi. Prolunga il senso sottile e delicato della relazione estetica con l'unità dell'esperienza sensibile, osserva il presentimento acuto della visione del mondo e dei suoi struggenti accordi, traccia il rilievo emerso delle emozioni, distingue la cavità difensiva dell'ispirazione come il salvifico territorio delle occasioni e della verità. Il percorso elegiaco incrocia la scheggia indicativa nell'intreccio dei ricordi, l'intensità dello sguardo quotidiano sulla consistenza saggia della realtà. Prima della voce rintraccia la grammatica e la ricostruzione dei significati affettivi, recupera il dialogo spirituale trasferendo nella rappresentazione delle fotografie artistiche, contenute nel libro, la contemplazione della bellezza, riscatta la percezione delle impressioni che il disincanto ha estinto intorno alla nostra esistenza. Paolo Parrini riacquista la possibilità di vivere i legami con la naturale capacità di ascoltare e capire le proprie passioni, accoglie la cura dei sentimenti, concentra il raccoglimento religioso delle attese nei labirinti dei propri desideri, salvaguarda il sincero legame con le proprie promesse, affermando l'estensione di un'esecuzione lirica obiettiva, l'elevazione di un'epifania meravigliata, in comunione con un equilibrio riportato in luce oltre la discordanza oscura del vivere. Risana l'intermittente dimensione del tempo e la direzione di appartenenza ai propri versi, ricompone le incertezze nell'esercizio stilistico di conquista dell'amore e di perizia dell'inquietudine, abita il luogo esteso dell'anima, ospita intenzioni e metafore della quiete. Il ritmo dei testi celebra la visione dinamica della pagina, come spazio e corpo degli elementi letterari, il carattere sacro e sensuale di una conversazione insistentemente scampata alla dimenticanza. La poesia di Paolo Parrini riconduce sulla soglia di un avvenimento, traduce il realizzarsi scrupoloso della successione del rumore e della sospensione, nel calpestio dei passi della vita, definisce una voce segreta e ritrovata, estende la cortina della fragilità nell'infinito riflesso dell'estremità esistenziale, percorre le venature, la condensazione e l'evaporazione dell'assenza. Fonda la sua dottrina nel respiro del miracolo sacro e familiare della tenerezza, nell'impalpabile sensualità, annoda il tessuto evocativo dei luoghi inattesi, escludendo il debito della parola alla deviazione del silenzio: “La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare.” Octavio Paz
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”
Il lento schiudersi
della notte nel mattino
il sonno stemperato
in un caffè forte.
La resurrezione di ogni giorno.
Fuori stanotte è caduta la neve.
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Si scompone la sera.
Ritmico il suono del tergicristallo
intacca il tempo perso
ad aspettare il giorno.
Alla mia sera aggiungi la tua.
Non siamo fatti di certezze.
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Poi nasce un fiore all'improvviso
là dove tacciono le fronde
ha il nome di una voce ormai passata
persa tra le dune e il temporale.
Stanotte ha raffrescato sopra i tetti
sui vetri già colmi dell'inverno
piccole dita intrise di calore
hanno scolpito i segni del tuo tempo.
Domani risvegliati avremo un altro sole.
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Attraversi la strada a capo chino
svanisci dentro il fiato caldo
e il sorriso che hai lasciato.
Nella nebbia s'appoggia
il rumore del mattino.
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Altre stanze gridano.
In questo giardino muto
anche le piante assorbono dolore.
Aspettare la luce della sera
il tacere delle voci.
Un calmo lago le dita.
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Amare una sedia, una mano,
il vuoto dentro un temporale.
Come se fossi nato solo per
questo darmi e avere,
una bilancia, un saliscendi.
Poi una fontana e lo scroscio,
il perdono. Non so
come altro dire amore.
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Farsi raggio o crepa,
sottile, annidarsi nei concavi
spazi, addormentare la memoria.
Quello che non abbiamo
sono i suoni iniziali dei nomi
che un tempo ebbero un volto.
Sia benedetto
questo spazio fatto altrove.
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Il cammino si conclude qui
dove era cominciato.
I giorni sono sentinelle stanche
riconosci gli odori e il silenzio.
Forse solo un poco più fondo
questo muoversi piano delle cose
l'emozione sale a cercare il fiore incolto.
Sei partito per tornare a casa
ora è tempo di raccoglimento.
Alfredo Alessio Conti, "Tutto è respiro"
Tutto è respiro di Alfredo Alessio Conti (Guido Miano Editore, Milano 2022 pp. 64 € 15.00) racchiude la volontà stilistica dell'autore a distendere lungo l'arco di un nuovo canto poetico, la rinascita quotidiana della meraviglia. Il poeta abbraccia l'universalità di tutti gli elementi umani, riunisce nel ritmo dell'esistenza il rinnovamento emotivo, orienta la relazione interna del tempo, la percezione della realtà, l'essenza del soffio vitale, il principio filosofico di tutte le cose, esteso nello spazio e nel suo legame con la scrittura. Alfredo Alessio Conti percorre il cammino comune verso la partecipazione sensibile all'esperienza biografica, rinnova la sperimentazione espressiva della qualità persuasiva del linguaggio, ricerca una nuova capacità della parola, aderisce alla purezza del verso, mette in evidenza il senso ritrovato delle inquietudini, il lirismo protettivo dei sentimenti, l'energia dei significati impulsivi e le suggestioni morali. Il poeta comprende il complesso legame con l'universo, sottrae all'isolamento e all'angoscia dell'uomo la distinzione del miracolo della vita, indica l'intensità del mistero, intuisce la prospettiva esistenziale nel drammatico e meditativo conflitto tra la contingenza e la necessità nel divenire della materia speculativa, riconquista, attraverso l'esclusiva esperienza dell'insegnamento elegiaco, la fiducia della coscienza. La poesia di Alfredo Alessio Conti invoca il desiderio inafferrabile dell'eterno, raccoglie il respiro sconfinato della fede, insegue l'ispirazione sovrumana e magica della verità, esorta la preghiera terrena in direzione del dialogo con l'Assoluto. Alfredo Alessio Conti riprende il sussurro indistinto, lieve e prolungato, dell'anima, spiega la spiritualità nell'inesauribile saggezza della Provvidenza, dilata la crudele nostalgia dei ricordi, salva la destinazione rasserenante dell'immensità del luogo interiore, dipinge la riflessione tra la solitudine e il silenzio del tempo nello scenario cosmico della finitudine. La raccolta poetica Tutto è respiro accoglie l'ultima fermata degli orizzonti, la malinconia dei richiami perduti, la sofferenza del vuoto, ma illumina l'oscurità del tormento con la compiutezza esplicativa dei versi, con il chiarore della speranza. Lo sguardo del poeta oltrepassa il confine delle lacrime, l'esilio delle illusioni, staglia i frammenti dei paesaggi vissuti, amati, condivisi nella profondità complice degli occhi, sostiene il coraggio con cui guarda al mondo, il raggio di sole che si posa di là dalle ferite. Alfredo Alessio Conti dona armonia e amore all'attesa di ogni compimento con l'eleganza simbolica del domani, quando il destino imperscrutabile regola la creazione di ogni istante e non scompare nell'inconsistenza. ”Vi arriva il poeta/e poi torna alla luce con i suoi canti/e li disperde./ Di questa poesia mi resta quel nulla d'inesauribile segreto” (Giuseppe Ungaretti).
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
IL TUO DOMANI
Conosci te stesso
e abbi cura di te
raggiungerai l'anima
nella sua profondità
e saprai chi sei
chi dovrai raggiungere
il domani
che verrà.
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COME MACCHIA D'INCHIOSTRO
Solo la luna
che si specchia
nel lago
mi rasserena
in questo passaggio
come macchia d'inchiostro
che si prosciuga
su un foglio bianco.
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LA TELA
Ogni minuto che passa
il creato
tesse la sua tela.
Il tempo trascorre
e della mia tela
la trama
è disfatta.
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LA MIA POESIA
Non inseguo
il ritmo
ma l'Anima
delle parole
mentre scrivo
di me
e dell'umanità.
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C'E' SEMPRE
C'è sempre
un po' d'inchiostro
per scrivere
il desiderio di te
in ogni istante
che della vita
mi resta.
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NEL TUTTO
Sento le stelle
palpitare dentro me
come fuoco d'amore.
Splenderemo nel tutto
ove l'impossibile
è possibile.
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IL VUOTO
Mi sono smarrito
nella notte
una stella
sbuca nella mente
mi ritrovo coriandolo
a tappezzare
il vuoto interiore.
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UN DOMANI
Sarò solo
col vento
in una lacrima
di Dio.
Ricordando Franco Micheletti
Venerdì 16 settembre – ore 17
SALA UNITRE di Via Torino
Piombino (LI)
RICORDANDO FRANCO MICHELETTI
Gordiano Lupi, Lucilla Lazzarini, Stefano Tamburini e Patrizia Lessi ricorderanno la figura di uomo e di scrittore di Franco Micheletti, ripercorrendo e rileggendo pagine tratte dai suoi testi principali, da Cronache maremmane a Piombino in bianco e nero, passando per Piombino tra storia e leggenda e Piombino com’era. Tutti i libri dello scrittore piombinese sono stati ristampati e resi disponibili dal Foglio Letterario Edizioni, che ha donato una copia di ogni volume - vista l’importanza ai fini della memoria storica locale - all’Archivio Storico e alla Biblioteca Civica Falesiana. Gordiano Lupi ha ricordato l’amico scrittore (tra i primi collaboratori della rivista Il Foglio Letterario) in Amarcord Piombino – I ragazzi di via Gaeta, con questo brano.
Franco Micheletti e la memoria del passato
Franco Micheletti non era soltanto un autore del Foglio Letterario. Era un amico. Era un amico vero. Soltanto la malattia è riuscita a fermarlo. Da qualche tempo non era più lo stesso, si vedeva sempre meno alle nostre iniziative. Non ce l’ha fatta neppure per la festa dei vent’anni. So quanto ci avrebbe tenuto, sempre così presente, trasmetteva entusiasmo, ci sosteneva. Franco amava la sua Piombino, conosceva ogni angolo della città, ricordava vizi e virtù dei personaggi simbolo del recente passato. Rimpiangeva le cose perdute, quelle che non sarebbero potute tornare, sottolineava il cambiamento, lo smarrimento d’una città vitale, pronta a lottare per i propri diritti, per un futuro migliore. Franco ha scritto libri bellissimi sui personaggi piombinesi e sulla piccola storia quotidiana, veri capolavori di provincia da riscoprire, da far leggere alle nuove generazioni. Ricordo la dolente e nostalgica narrazione del suo Cronache maremmane, contenitore di storie della Piombino anni Cinquanta e Sessanta, cui sono seguiti i racconti anni Settanta di Piombino in bianco e nero, fino al recente Piombino com’era, ricco di aneddoti e ricordi del tempo passato. E adesso che pure lui è entrato a far parte dei ricordi vado fiero di averlo conosciuto, di aver pubblicato i suoi libri, di averlo convinto a continuare, perché c’è tanto bisogno di memoria storica in questi tempi tristi. Abbiamo scritto pure un libro a sei mani: Piombino tra storia e leggenda, che ci ha visti assieme alla pittrice Elena Migliorini per raccontare (piccoli Proust di provincia) la nostra città perduta.
Oggi mi sento un poco più solo, piango un amico, ricordo uno scrittore vero, uno che intingeva la penna nelle ferite della vita, operazione più complessa - di certo più utile - che scrivere gialli, noir e thriller alla moda. Franco Micheletti ci ha permesso di non dimenticare Zoccolino, Fischione, Isa dei gabbiani, Cecco Nero, Bruno Tiradiritti, Netto, Remo, il Conte Scoglio, Pino il cenciaio, l’ammiraglio Curione e molti altri personaggi che popolano i suoi libri, resi immortali dalla sua memoria enciclopedica, rivitalizzati dalla sua fantasia di scrittore. Pare ancora di sentirlo parlare davanti al Bar Cristallo, far vibrare la sua voce inconfondibile per narrare la vita delle persone che un tempo passavano da corso Italia dirette verso piazza Bovio e Trastevere. Franco sapeva raccontare storie come i narratori d’una volta, gli intrattenitori davanti a un focolare, solo per fermare le parole che uscivano come un fiume in piena dalle sue labbra si è convinto a scriverle. Ed è stato un bene, perché adesso sono un patrimonio comune, piccola storia quotidiana, racconti della nostra comunità. Non so davvero dove tu sia, caro Franco. Spero che esista un Paradiso, un luogo capace di unire scrittori, pescatori e cacciatori, tutte cose che ti sono appartenute, le tue vere passioni. Spero che esista un Dio - pure se sono povero di fede, scettico come sempre, incapace di certezze - e resto in attesa di rivederti.
ANALISI RAGIONATA DEI SAGGI CRITICI RIGUARDO WANDA LOMBARDI A cura di Enzo Concardi
Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Wanda Lombardi
a cura di Enzo Concardi
Guido Miano Editore, 2022
Questa pubblicazione si prefigge lo scopo di presentare il materiale costituito dalla produzione della critica letteraria sulle opere poetiche di Wanda Lombardi, in relazione alle tendenze principali contemporanee, alle sue metodiche e analisi filologiche, agli aspetti comparativi testuali, alle interpretazioni dei vari apporti provenienti da diverse impostazioni culturali. Mi pare importante precisare che, quando un autore – in questo caso autrice – si preoccupa di porre ordine in tutto quello che è stato scritto su di lei, avverte il bisogno di lasciare un messaggio ai suoi lettori ed estimatori: è come se volesse dire che la sua poesia è vita vivente e che l’attenzione riservatale dagli specialisti del campo contribuisce a incrementare il suo valore, perché approfondita, spiegata, sviscerata, dipanata, chiarita nella sua complessità e ricchezza stilistica e contenutistica. In altre parole Wanda Lombardi affida al confronto critico un sigillo importante di autenticità sulla propria opera e tale aspetto della sua personalità umana e artistica torna a suo onore.
Se analizziamo i contributi critici scritti sotto diverse forme – prefazioni, recensioni, saggi, articoli – sui libri di Wanda Lombardi, possiamo notare come essi nel loro sviluppo rispondano a quella tendenza contemporanea che definirei critica multifattoriale, ovvero che tiene conto dei vari apporti del settore avvenuti dal Novecento ad oggi, in epoca post-crociana. Ciò non significa per nulla un passo verso il relativismo culturale o un tentativo di facile sincretismo, ma, al contrario, ci si è resi conto da più parti che è opera intelligente non chiudersi in steccati ideologici, e che le diverse scuole di pensiero spesso non sono alternative, ma piuttosto complementari tra loro, ottenendo così risultati più completi, interpretazioni più autentiche, perché attinte da più approcci: da quelli idealistici a quelli estetici, storici, sociali e altro. Se la critica odierna non può ancora prescindere, e forse mai lo potrà, dalle grandi lezioni del passato – che rispondono soprattutto ai nomi di Francesco De Sanctis e Benedetto Croce – ha tuttavia sviluppato altre acquisizioni che, consapevolmente o meno, tutti noi applichiamo. (…).
I saggi critici su Wanda Lombardi – compresi quelli da me scritti e che dovrò autocitare – analizzano la sua opera sia con la lettura delle strutture interne dei testi, sia con una visuale diacronica, ovvero che ne osservano lo sviluppo attraverso il tempo. Oggi il critico si muove sempre di più in una direzione gnoseologica, cercando di non essere semplicemente un ‘recensore’ che emette giudizi solo estetici, ma uno studioso-specialista che agisce anche con metodi scientifici cognitivi, senza ricadere nell’errore del dogmatismo. (…).
Enzo Concardi
(dall’introduzione al libro)
L’AUTRICE
Wanda Lombardi è nata e vive a Morcone (BN). Laureata in Pedagogia, ha insegnato Materie Letterarie nelle scuole secondarie. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Sensazioni (2001), Nel silenzio (2002), Luce nella sera (2011), Oltre il tempo (2015), Voci dell’anima (2016), Gocce di rugiada (2017), Opera Omnia (2018), Attimi lievi (2018), Il senso della vita (2019), Nel vento dell’esistere (2020), Volo nell’arte (2021); i libri di narrativa: Proverbi e modi di dire morconesi (2008), Racconti fiabeschi, letture per la scuola (2011); i romanzi: L’eco del passato (2012), Sulla scia del destino (2016) e i testi teatrali: La fortuna dietro l’angolo (2013), Una volta… c’era (2014) e Ce la faremo (2016).
Enzo Concardi (a cura di), Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Wanda Lombardi, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 84, isbn 978-88-31497-48-0, mianoposta@gmail.com.
Arte Cosmodromica
Francesco Rossi, "Scorie d'esperienza"
Francesco Rossi
SCORIE D’ESPERIENZA
Scorie d’Esperienza, la raccolta di poesie di Francesco Rossi che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Floriano Romboli esauriente, acuta e ricca di acribia intitolata: Dare un senso alla vita: il coraggio, la fatica e la rabbia di un poeta, parole che hanno un valore programmatico da intendersi nel senso a livello di coscienza letteraria dell’incontrovertibile valore salvifico della poesia stessa per varcare la soglia del senso stesso per liberarsi da una vita alienante e giungere o almeno arrivare in prossimità della possibilità di abitare poeticamente la terra in fusione e armonia con essa.
La poetica di Rossi è connotata da intellettualismo e anche talvolta da accenni di poesia civile (non a caso il riferimento esplicito a Pasolini): «Il Poeta tra l’umile s’addentra / Italia che vive sotterranea, / trìvia per il passato popolare, / lontana origine della coscienza… // Di fronte alla storia qual muta varia / si scontra l’ “ègo” borghese invischiato /…» (A miglior vate le ceneri…).
Si diceva di liberazione e in realtà dal titolo della raccolta emerge la parola “scorie” da intendersi come residuo di un processo per esempio di estrazione di un metallo da un minerale, qualcosa di cui liberarsi. Sembrerebbe che qui metaforicamente le scorie (per antonomasia inutili e dannose) possano avere un risvolto ottimistico e positivo e divenire esse stesse poesie come frutto dell’esperienza.
L’autore del volume è nato nel 1973 a Jesi (AN) e ha pubblicato numerose opere letterarie.
Il libro è scandito nelle seguenti sezioni: Ouverture pasoliniana, Via Crucis, Ozio di Marca, ed è composito e articolato architettonicamente.
Quindi nel suo poiein il poeta si rivela un eclettico ritrovando nella sua produzione tematiche svariate anche se a livello stilistico formale tutte le poesie sono connotate da un comune denominatore, quello di una parola detta con urgenza che provoca complessità e che ha un forte impatto con il lettore a livello emozionale, lettore stesso che è meglio che legga per due volte le poesie per una maggiore comprensione anche se non si ritrova mai né l’alogico, né l’anarchico nel distendersi dei versi dei componimenti che brillano per icasticità.
C’è anche il tema della poesia che riflette sulla poesia, si ripiega su se stessa: «Smania il Poeta di parlare al mondo, / di raccontare, di offrire se stesso, / a un contesto sociale di valori!...» (L’usignolo che stonato canta…) e il tono usato dal poeta è spesso assertivo e gnomico.
I titoli della prima sezione riprendono quelli dei libri pasoliniani: «Dalle contraddizioni alle storture / in cui s’organizza il politicare / al notar termina estemporaneo / lo strumento dell’animo al Poeta, / sgualcito fiore d’origine tersa…» (Predicatore visionario).
Nella sezione Via Crucis ritroviamo inizialmente i componimenti per le tappe della via crucis stessa e il linguaggio intonandosi al tema si fa crudo e mistico: «…Dio non può esser che figlio a se stesso, / se la casa è l’equivalente Amore / che eguaglia i fini con la sua scienza, / che ogni speranza attende alla veggenza…» (Cristo condannato a morte).
Quindi attraverso le scorie dell’esperienza si ricostruisce un discorso e se c’è un proverbio tedesco che afferma che se l’esperienza è il nome che noi diamo ai nostri errori si può affermare che dopo esserci corretti ed essere maturati ci vorrà solo un minimo di impegno per riuscire in tutto: amore, lavoro, amicizia.
Raffaele Piazza
Francesco Rossi, Scorie d’esperienza, pref. di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 188, isbn 978-88-31497-90-9, mianoposta@gmail.com.
Johanna Finocchiaro, "Ramificare"
Ramificare di Johanna Finocchiaro (Eretica Edizioni, 2022 pp. 64 € 15.00) è un libro di poesia completo e lineare nei suoi contrastanti frammenti, un viaggio dettagliato nell'affidabile qualità stilistica di congiungere i sentimenti umani e fondere, nelle sincere direzioni del cuore, l'istintiva potenzialità introspettiva. Johanna Finocchiaro espande la luminosa e intensa destinazione poetica, amplia la propria voce, dirama l'orientamento sensibile delle emozioni, estende la brevità dei testi nell'immediatezza della percezione interiore, diffonde lungo la coniugazione dell'amore il presentimento di appartenenza. Johanna Finocchiaro pone la propria scrittura nella maturità saggia della consapevolezza, oltrepassa il velo invisibile del timore, esamina gli aspetti teneri e appassionati della relazione con l'altro, la profondità intuitiva delle contraddizioni umane. Ramificare accresce la vulnerabilità delicata delle parole, amplifica la distensione delle circostanze amorose, accerchia il presagio dell'inquietudine nelle pagine, preannuncia il riscatto dell'identità in un assedio esistenziale, rafforza il respiro appassionato della partecipazione. La poetessa confessa il cedimento della premurosa e tenera fiducia nei ricordi di fronte al tremore intimo della dimenticanza, nutre la saggia intelligenza di presentare la sincerità come misura e forma di tutte le cose, oltrepassa la fusione del vissuto con la concentrazione dei comportamenti e delle sfumature di significato, sorvolando la decifrazione comunicativa, assoluta e vitale, di ogni influenza. L'evoluzione tangibile del coinvolgimento incoraggia la capacità di avvertire l'intendimento reale degli eventi e di coglierne l'essenza attraverso la compiuta complicità del pensiero. Johanna Finocchiaro afferma la pratica accurata dei conflitti, adatta il contrasto del groviglio istintivo nel libero e spontaneo scorrimento di una franchezza interpretativa, mantiene il suggerimento dell'anima, permette al recupero dell'attività psichica della memoria di guidare le funzioni comprensive della persuasiva conoscenza. Riflette il vincolo affettivo con l'incondizionata affinità delle sensazioni che si avvicendano nello spirito sussurrato della mente, utilizza un linguaggio istantaneo e autentico in cui seleziona e indirizza i contenuti della coscienza, spiega la spinta innata e costante dei desideri a compiere la ricerca rivelativa, a celebrare l'inconscia disgregazione delle corrispondenze temporali tra la ragione e la sua traduzione. La valenza poetica di Johanna Finocchiaro mostra generosamente la coincidenza originale delle esperienze cognitive, l'intonazione espressiva tra razionale e irrazionale, dichiara il solido intento di manifestare esteriormente l'energia dell'illuminazione, comprende l'attitudine di identificare e ospitare il carattere letterario del caos, l'imprevedibilità delle impressioni. Ramificare è un libro convincente, insegna l'interessante forza divulgativa attraverso l'incisiva lucidità dei testi, immedesima nella naturale vivacità dei legami lo specchio del proprio equipaggiamento emotivo, immerge la frequenza del dubbio nell'individuazione inconsapevole dei cambiamenti, della vicinanza distillata nelle intenzioni della vita, nella complessa e discordante suggestione della lontananza, emana il sortilegio della verità di ogni impronta biografica.
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
ANIMA INFESTATA
Abitami
Che possano toccarmi la sorte
Le tue mani
HAIKU
Tu mi cercavi
Io ti volevo lieto
Però lontano
ONESTA
Ho provato a tergiversare
Ma non sono capace
A stare
RAMIFICARE
Onestà di sangue
Nei miei occhi
Si riflette nei tuoi
E la osservo
Là
Ramificare
SULLA SOGLIA
Esistono porte sospese e mondi
spalancati
Esistono possibili emisferi di luce
Esisto io, inginocchiata
Pronta a succhiare linfa dal presente
Perché scelgo di guardarci dentro
E restare
TITOLO SUPERFLUO
Lo riempirò volentieri quel divano.
Quella cucina
Quel letto
Quella doccia
Quel soggiorno
Quella vita
Prima o poi sarà il passato, a svuotarsi
UNO PIÙ UNO FA UNO
Regalami un libro rotto, un letto sporco
Le leggende antiche del bosco
Regalami onde ed effluvi
La speranza e i suoi barlumi
In respiri ricambierò
Dalla carne abdicherò
Maria Angela Eugenia Storti, "Itinerari di letteratura del novecento tra tradizione e innovazione"
Maria Angela Eugenia Storti
ITINERARI DI LETTERATURA DEL NOVECENTO
TRA TRADIZIONE ED INNOVAZIONE
Per introdurre il lettore ad una prima comprensione di quest’opera d’alto spessore culturale-contenutistico, conviene delimitare gli ambiti di ricerca dei testi e definirne sin da subito le finalità. Il primo passo è quello di porre l’attenzione sulle personalità letterarie che l’autrice colloca nel “Novecento tra tradizione ed innovazione” e che sono richiamate nel sottotitolo. Esso recita: “Memorie artistiche a confronto: Mann, Kafka, Woolf, Eliot, Beckett, Wedekind, Pirandello, Montale”. Viene dunque attuata una scelta fra le maggiori voci artistico-letterarie del secolo scorso, tuttavia non affastellate casualmente e senza alcun criterio logico-interpretativo, ma accomunate da talune caratteristiche chiaramente individuate dalla stessa autrice nella nota introduttiva: «Il campo d’indagine di quest’opera mira a fornire un contributo alla cultura anglosassone e tedesca del Novecento e comprende manifestazioni italiane, la cui espressione può ritenersi per alcuni aspetti europea. Si tratta di autori ritenuti tra i più rappresentativi, in base ad una evoluzione diacronica della letteratura, ciclicamente e costantemente spinta dalla tradizione all’avanguardia». Vi è quindi una focalizzazione relativa alle oscillazioni pendolari delle visioni che la letteratura esprime, essendo essa spesso una creazione dello spirito debitrice del pensiero, soprattutto ai più alti livelli intellettuali.
Il passo successivo riguarda la suddivisione strutturale del libro – richiamata anche nella esplicativa prefazione di Lea Di Salvo – in tre sezioni, ovvero “Il romanzo”, “Il teatro”, “La poesia”. Come si vede è una tripartizione per generi letterari, che ritengo comunque più formale che sostanziale, in quanto la vera discriminante è trasversale alle tematiche, alle concezioni filosofiche, ai messaggi diretti o simbolici, agli aspetti del linguaggio. Procedendo oltre ci si avvicina ai saggi che ci consentono di avventurarci in questi “itinerari di letteratura”: saggi che hanno il pregio della brevità e della sintesi e, allo stesso tempo, d’una trattazione chiara ed esauriente della materia e che – per ragioni di spazio – posso qui indicare solo per sommi capi.
“Lamento e celebrazione nel ‘Doctor Faust’ di Thomas Mann” è la tragica vicenda di un artista che scende a patti col diavolo, allegoria del suo fallimento creativo e della musica, della crisi della civiltà borghese, della perdita dell’anima, della fede, dell’identità storica della Germania nazista: è “il libro della fine” (Mayer) e del nihilismo (Nietzsche). “Realismo e simbolo nell’opera di Franz Kafka” convivono ed entrambi sanciscono l’angoscia e la solitudine dell’individuo di fronte a poteri invisibili che lo schiacciano, mentre l’assenza di Dio è disperante.
In “Virginia Woolf: il romanzo del Novecento e le sue trasformazioni nell’universo femminile” i temi dominanti sono quello dell’emancipazione femminile (lotta contro i pregiudizi, autorealizzazione identitaria e culturale) e della follia (accusa alla psichiatria).
“Thomas Stearns Eliot: la prospettiva allegorica e la conquista della tradizione” è il saggio sulla sua rivoluzione poetico-simbolista (La terra desolata), del bisogno di trascendenza e salvezza causa il fallimento umano, della tradizione non ereditaria ma meta faticosa.
In “Luigi Pirandello: il sentimento del contrario e le sue origini storiche, filosofiche, letterarie”, l’autore italiano è a confronto con la dialettica del romanticismo tedesco; l’identità, le maschere, il vedersi vivere, l’assurdo, il non-senso sono tematiche universali; per lui vale il trinomio “grecità-sicilianità-europeismo”.
“La ‘Lulu’ di Frank Wedekind: ambiguità di un simbolo” rappresenta l’archetipo della ‘femme fatale’, vittima e carnefice in amore e nella vita, donna-serpente e donna-bambina per le antinomie della sua sessualità, per il carattere dualistico e dicotomico dell’opera.
Con “Samuel Beckett: la crisi dell’identità tra elegia e parodia giullaresca” entriamo nel teatro dell’assurdo, scardinamento del teatro borghese, dove non vi è nessuna verità, nessuna illusione, nessun mezzo per dire qualcosa, i personaggi sono figure menomate e diseredate, il vuoto prevale.
Infine “Alcuni aspetti poetici in Eugenio Montale e Thomas Stearns Eliot” li accomunano, come le immagini desolate della natura dove ogni cosa si sgretola, parimenti alla vita interiore; come il sentimento tragico dell’esistenza e lo sguardo disincantato sulla realtà, mentre le visioni divaricano circa trascendenza ed escatologia. In conclusione un’opera stimolante per un’analisi sul rapporto io-società e per un’autoanalisi sulle problematiche dell’essere.
Enzo Concardi
Maria Angela Eugenia Storti, Itinerari di letteratura del Novecento tra tradizione ed innovazione, pref. di Lea Di Salvo, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 82, isbn 978-88-31497-99-2, mianoposta@gmail.com.