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poesia

Sonia Petroni, "Di*vento"

7 Dicembre 2023 , Scritto da Rita Bompadre Con tag #rita bompadre, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Di*vento di Sonia Petroni (Eretica Edizioni, 2023 pp. 74 € 15.00) eleva la saggia persuasione del tempo umano in relazione all'infinito, consuma il primitivo desiderio del silenzio in un patrimonio d'armonia e di pienezza emotiva, nella riflessione di una sorgente formata nel linguaggio simbolico della natura incontaminata e rivelatrice d'ispirazione. Sonia Petroni concede, all'immanente qualità dei suoi immacolati versi, il prezioso e raffinato intuito meditativo per trascrivere la direzione della transitorietà esistenziale e indicare la successione delle presenze e la tessitura delle assenze lungo le stagioni itineranti del sentire. Accoglie la dimensione contemplativa del pensiero nella compassione, nella capacità di alleggerire il dolore attraverso la comunanza cognitiva della coscienza. L'autrice modula il suo respiro poetico con l'intonazione essenziale di una esperienza interiore, concentrando l'appassionato perimetro espressivo nell'inesauribile, sapiente equilibrio tra il nutrimento lirico del naturalismo e il vincolo della materia, declinando il solco dei versi nella percezione del percorso vitale e nella sensazione dello smarrimento e del rinvenimento. Seduce l'autentico miracolo della poesia con la disposizione a cogliere in ogni disposizione d'animo la dimensione interpretativa del molteplice, a ritrovare, nella diffusione del battito in relazione ricorrente con la natura, il richiamo della realtà come applicazione della proiezione all'ascolto. L'analisi costante e spontanea del mistero umano compone il mosaico della conversazione intorno alla frammentaria erosione dell'esistenza, permette di cogliere il flusso di connessione e di attenzione ai doni della vita, aggrappati alla devozione della luce. La poesia di Sonia Petroni intensifica la corrispondenza dell'incanto, l'improvvisa e imprevedibile risonanza dell'orizzonte emotivo, commuove l'inclinazione all'applicazione letteraria della spiritualità in ogni sentimento, abitato dalla fiduciosa generosità di una permanenza nella vibrazione della meraviglia, dialoga intorno alla benedizione di una preghiera invisibile che attende di ricevere l'immensità delle promesse avvolte nelle radici della terra. “Di*vento” racconta il territorio dell'identità, nel confine tra la timorosa solitudine delle domande e la condivisione silenziosa delle risposte, illustra l'inviolabile requisito stilistico di inaugurare il rifugio intimista tra noi e il significato dei valori nella sfera sensibile, riempie le pagine con una declinazione scultorea delle parole, nell'intesa confidente dell'energia divinatoria della consapevolezza, nella compiutezza della prospettiva profetica che gravita intorno a noi. Sonia Petroni lascia intatta la località tumultuosa del buio per aggirare il tragitto iniziatico della sofferenza, immerge nella ferita del dolore l'incisione del riflesso luminoso, dissolve il raccoglimento di ogni vincolo verso la benevola meditazione, rinnova la cadenza di una conversione panteistica che assimila l'apertura, intensamente viva, di ogni luogo a essere definito un luogo dell'anima. Sonia Petroni alberga con la sua poesia l'entità indivisibile suggerita dalla congiunzione tra il corpo e la mente, sussurrata dalla delicatezza di un alito di vento che accarezza l'insegnamento della voce nuda, trattiene il torpore della sacralità, conforta la religiosità dell'abbraccio universale nel paesaggio rapito dallo sguardo primordiale.

 

Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

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ANALISI RAGIONATA DEI SAGGI CRITICI RIGUARDO SERGIO CAMELLINI A cura di Enzo Concardi

30 Novembre 2023 , Scritto da Enzo Concardi Con tag #enzo concardi, #recensioni, #saggi, #poesia

 

 

 

 

Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Sergio Camellini

 a cura di Enzo Concardi

 Guido Miano Editore, Milano 2023.

 

Sergio Camellini, nativo di Sassuolo (Mo), vive a Modena ed esercita la professione di psicologo clinico, attività che gli è stata d’aiuto anche nella poesia, in quanto l’ha predisposto ad ascoltare la voce degli altri. È studioso dell’arte povera della civiltà contadina e dei suoi mestieri. Fin dall’infanzia si soffermava a rimirare i lavoratori dei campi e gli artigiani nelle botteghe: calzolai, fabbri, ceramisti, sarti, fornai... mostrando interesse per tutti coloro che si dimostravano dotati di autentica creatività. Conseguenza di questa sua profonda passione per il mondo agreste è stata la fondazione, a Borgo Serrazzone (Mo), sull’Appennino modenese, di una “Casa-Museo d’Arte povera della civiltà contadina e dei mestieri” che consente ai visitatori di compiere un viaggio a ritroso nel tempo, tra i ricordi del passato, avendo la possibilità di vedere quasi 2.500 arnesi e attrezzi di lavoro che documentano la cultura, la vita contadina e artigianale di quei luoghi: fabbri, falegnami, calzolai, sarti, vignaioli, fornai, tessitrici, lavandaie, stiratrici, barbieri, intagliatori, ecc… (…).

Illustrare le finalità del presente saggio significa anche articolare le varie parti di cui si compone, poiché tutto il materiale a disposizione del critico va ordinato, suddiviso, collocato nei contesti tematici pertinenti, non per una mania classificatoria, ma per consentire al lettore un approccio chiaro e logico alla poetica complessiva di Sergio Camellini. Ed allora è conseguente il fatto che ci si muove all’interno delle principali tendenze contemporanee riguardo le metodiche degli aspetti filologici, circa le analisi comparative testuali, tenendo conto degli apporti delle varie scuole di pensiero sull’asse esegetico del classico bipolarismo forma-contenuto. Qui mi preme subito dire che un autore attento a quanto è stato scritto sulla sua opera, si dimostra sensibile all’importante ruolo che la critica letteraria svolge nella storia culturale, poiché percepisce che la comunicazione e la divulgazione dei messaggi insiti nella sua scrittura hanno bisogno di una mediazione tra soggetto creativo e soggetto ricettivo, ovvero il lettore. Non esistendo tuttavia un metafisico ruminante di letteratura, ma storici e concreti esploratori del mondo librario, ognuno col suo livello culturale e con le proprie attese interiori, ecco la necessità di ciò che abbiamo chiamato mediazione, ovvero il compito del critico letterario, ruminante particolare, deputato a sviscerare con i suoi strumenti lessico ed argomenti, onde porli a disposizione di tutti.

 

Sergio Camellini, uomo di mondo e quindi consapevole di tutto ciò, ha voluto dare alle stampe questa sorta di opera omnia della critica a suggello di una carriera letteraria che lo ha visto esprimersi soprattutto attraverso la poesia. È da qui che partiamo, col definire ed inquadrare, seppur con la dovuta sintesi, i cardini principali della critica letteraria italiana, con cenni storici e tendenze attuali. Si potrà così acquisire una visione più pertinente delle basi culturali dinamiche dell’analisi critica ed applicarle alle sue opere. Se dunque prendiamo in esame le letture e le interpretazioni, apparse sotto forme diverse - prefazioni, recensioni, articoli, saggi - possiamo notare come esse, nel loro sviluppo, rispondano a quella ormai sempre più diffusa corrente contemporanea definita critica multifattoriale, ovvero lo studio degli svariati e molteplici aspetti dei lavori letterari posti sotto la lente d’ingrandimento delle scuole di pensiero, dall’Ottocento ad oggi, in un’epoca che è già stata definita da taluni post-crociana, cioè dopo colui che viene ritenuto l’ultimo grande maestro in materia. La critica multifattoriale non è per nulla volta verso il relativismo culturale, né si muove nelle aree dei facili sincretismi, tendenti ad appiattire le differenze con le loro manie unificatrici. Al contrario si è resa conto che non è intelligente chiudersi nei recinti ideologici, e che spesso le diverse scuole di pensiero, non sono alternative fra loro, ma piuttosto risultano complementari. (….).

I saggi critici su Sergio Camellini analizzano sia le strutture interne alla poetica, sia lo sviluppo dinamico-temporale, ovvero la visuale diacronica. Oggi il critico si muove sempre di più in una direzione gnoseologica, cercando di non essere semplicemente un recensore che emette solo giudizi estetici, ma uno studioso-specialista che agisce anche con metodi scientifici cognitivi, per giungere a delineare le opere letterarie nella loro completezza e globalità, dalla genesi alle strutture formali; dai messaggi contenuti al mondo interiore e alla personalità dell’autore; dalle valenze stilistiche a quelle storico-sociali; dalle influenze culturali esterne alle originalità intrinseche; dal lavoro sulla parola alle immagini e alle figure retoriche.

Insomma per scoprire quale è la sete, quali sono i sogni, quale è la sostanza antropologica nonché spirituale dell’uomo e dell’artista. E dunque questo lavoro non si configura solo come un insieme di analecta della critica letteraria sull’opera di Sergio Camellini, ma si prefigge lo scopo più ampio di uno studio della sua poetica ed estetica.

Enzo Concardi

 

 

 

Enzo Concardi (a cura di), Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Sergio Camellini, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 100, isbn 979-12-81351-19-6, mianoposta@gmail.com.

 

 

 

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Marco Zelioli, "Momenti"

29 Novembre 2023 , Scritto da Floriano Romboli Con tag #floriano romboli, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

 

 

 

Momenti

 Marco Zelioli

Guido Miano Editore, Milano 2023.

 

Mi pare che una prima caratteristica di questa raccolta di versi di Marco Zelioli sia l’interessante varietà, oltre che di motivi - “pensieri d’ogni genere” -, di registri stilistico-espressivi, di soluzioni formali e discorsive.

Al tratto critico-assertivo, che è proprio della prima sezione intitolata Per quel che mi concerne (pensieri d’ogni genere) («…Uno si è barattato col terrore / e torna a casa come un vincitore, / ma chi ha versato il sangue non ritorna / ed è dimenticato troppo presto. / Così spesso va il mondo, caro amico…», Parallelismi sghembi, corsivo nel testo; «… Non è da fuori, ma dal suo profondo / minato affranto addolorato cuore / e pur capace di donare amore / se dallo slancio a Dio si fa guidare / anteponendo al proprio l’altrui bene. // La guerra da vincere è nel cuore», Guerra e pace), succede nell’Intermezzo la briosa, accattivante spigliatezza narrativa dell’Ode al ladro di bicicletta («Andavo un po’ per caso per via Rubens / cercando un bar per prendere un caffè / come a metà mattina faccio spesso. / Ero da quelle parti a accompagnare / una persona amica all’ospedale / che trovi in via Antonello da Messina. / Io camminavo lungo il marciapiede…»), comprensiva peraltro di note di accurata descrizione: «…Guardo la sella bella cicciottella / (in tutto uguale ad una che comprai / nel negozio di sport di via Arona), / ed il manubrio con quelle due manopole / di plastica, in stile ‘finto marmo’ / che usava nelle bici un po’ vecchiotte…».

Nella seconda sezione, Strade compiute, prevalgono invece la pacata elegia commemorativa, l’intenso raccoglimento sentimentale insiti nel ricordo accorato di chi non è più, cui subentra - parte conclusiva di un assetto strutturale sapientemente disposto - un’Appendice, più abbandonata e spiritosa, aperta all’arguzia divertita («“Ed ecco che alla fine tutto calza” / - si disse soddisfatta Cenerentola», Lieto fine) e al delizioso calembour auto-ironico: «Io sono una persona semiseria. / Infatti, con gli anni che ho, / della serietà mi è rimasta solo l’età» (Quattro aforismi).

La ricchezza tematica e le diversità tonali, che si riscontrano nei testi dell’autore, rinviano nondimeno a una concezione della realtà storico-umana unitaria e coerente, organicamente definita intorno a precise idee-valore, sempre sostenuta da solide convinzioni intellettuali-morali. Ne sono componenti fondamentali una viva coscienza problematica e quindi l’acuto avvertimento dell’inevitabile, costituzionale contraddittorietà dell’ordine delle cose: «C’è gente che si uccide per paura / (dimmi se questo ha senso!) di morire: / pur di affermar se stesso si distrugge…» (Controsensi); «E oggi come allora / la libertà che muore. / Nel nostro cuore il ghiaccio / col fuoco della rabbia / s’è sciolto solo un attimo: / il tempo di una lacrima / che torna presto in gelo. / Noi fummo solidali…» (Danzica ’81); «Credevo di riuscire a farne a meno / e invece sono qui che scrivo ancora / del giorno che ha sconvolto il nostro mondo, // quell’undici settembre ormai lontano / ma ancora presentissimo nel cuore…» (Anniversario N°20).

L’intento dei miei corsivi nell’ultima citazione è porre in risalto la correlazione antitetica significativa, poiché, stante la vision du monde del poeta alla quale appena sopra si è fatto cenno, la figura dell’antitesi rappresenta il primario spunto formalizzante, l’indubbia sollecitazione aggregativa e strutturante il molteplice materiale etico-sentimentale accolto e conseguentemente rielaborato dalla sua sensibilità artistica e creativa. Tale modalità retoricamente ordinativa si esplica nell’intimo del tessuto verbale, orientando, con palese funzione unificante, i procedimenti linguistici dello scrittore milanese: «…Non dico di restare indifferente / ma un interrogativo non mi lascia…» (Pietra d’inciampo, corsivi miei, come sempre in seguito); «…Probabilmente il costo del sapere / oggi non è metafora, ma soldo / che serve a comperare le risposte / a un desiderio senza più vigore. / E forse cresce una generazione / che lungi dall’amar, cova rancore / verso chi li richiama ad impegnarsi / perché il sapere sia vera conquista / e non solo ripetere le cose…» (Amara scuola mia… amara e bella); «Tesoro non da chiuder sotto chiave, / perché l’abbiamo ricevuto in dono / e dono agli altri ne possiamo fare, / ma da portare a tutti e condividere / come perenne pegno della pace» (Pentecoste); «…Se no restate almeno un po’ in silenzio / a contemplare quel che la natura, / e non un sentimento ballerino / ci ha messo come marchio nella carne…» (Maschio e femmina li creò); «Il tempo non cancella ma lenisce / il dolore allorquando ci ferisce / (…) / Ma nulla passa senza avere un senso: / non uno sguardo, non un sentimento…» (In morte del fratello dell’amica Claudia); «…È una questione che riguarda tutti / ma certi non la prendono sul serio / perdendone memoria giorno a giorno. // Eppure nel tenerla sempre a mente / s’illumina la vita in ogni istante; // se no tutto soccombe al puro istinto» (Il senso della vita).

Tuttavia nella ricerca poetica di Zelioli la “situazione” spirituale dell’uomo non appare bloccata nell’esperienza penosa di dualità insuperabili, statiche e paralizzanti. Il fattore fideistico-religioso, il fermo richiamo a Dio, al suo amore per noi tutti, al piano da Lui concepito per la salvezza di ogni creatura si rivelano una preziosa e decisiva istanza catartica e finalizzante il quotidiano, difficile “cammino del vivere”; e la dichiarazione dell’autore risulta al proposito inequivoca: «Che senso ha la vita a questo mondo? // In Te riposa l’eterna domanda / dell’uomo e trova risposta compiuta» (L’eterna domanda).

La consapevolezza della presenza attiva della Divinità, la certezza cristiana dell’efficacia illuminante e corroborante di un progetto di Redenzione che indefettibilmente si rinnova costituiscono il sostegno irrinunciabile di ogni virtù («In cielo, non in terra è il nostro posto. // Se ci troviamo in queste condizioni / è solamente per esercitarci, / guidati dallo Spirito di Dio, / ammaestrati dalla sua sapienza, // a camminare sulla giusta strada / a luce più splendente preparandoci // prima di transitare nell’eterno», Non omologati), secondo quello che lo scrittore rivendica nel dialogo ideale con un’auctoritas prestigiosa della poesia contemporanea quale Eugenio Montale: «È vero, Eugenio, non ci devon chiedere / la parola che squadri da ogni lato: / non abbiamo né forza né sapienza / per poter dire una parola vera. / (…) / A noi non è richiesto che seguire / per quel che umilmente ci è possibile / un dono agli umani inaccessibile: // quell’unica Parola che ci salva / che non è nostra e che non ripete / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo / ma ci introduce al senso del Destino» (Colloquio immaginario con Eugenio Montale, corsivi nel testo).

Nella seconda sezione della silloge, dedicata, lo si osservava in precedenza, al ricordo reverente e affettuoso di care persone defunte - e perciò incentrata sulla riflessione impegnativa riguardo al rapporto, ancora antitetico, fra la vita e la morte, fra il tempo terreno e l’eternità, e specificamente sulla giustificazione e sull’inveramento della prima dimensione alla luce della seconda -, mi è sembrata degna di attenzione particolare la lirica offerta alla memoria della consuocera: «Contemplare il silenzio della morte / non è esercizio facile ai viventi / sempre in ricerca di parole nuove / che riempiano di senso l’esistenza. // Per te è giunto molto presto il tempo / di lasciare il disordine del mondo. // Ma ogni cosa, adesso, è al posto giusto» (A Elisabetta, corsivo mio, come successivamente). Se sulla terra i conti non tornano mai, a causa della visuale angusta e limitata connessa alla parzialità sviante delle contingenze storiche, nonché all’implacabile antagonismo degli interessi contrapposti, nella contemplazione finale di Dio i contrasti si placano, ogni tensione viene meno e tutto “va a posto”; lo attesta altresì un grande scrittore italiano a me caro, Antonio Fogazzaro, il quale, nella pagina conclusiva del suo primo romanzo, Malombra (1881), con rara incisività descrive il radicale mutamento intervenuto post mortem nella prospettiva interiore del protagonista Corrado Silla: «Sulla faccia opposta di tante cose che guardate da questo nostro lato della morte gli eran parse iniquamente oscure, ammirava un ordinato disegno, una luce di bontà e di sapienza».

Il linguaggio delle poesie di Momenti è contraddistinto da essenzialità e felice scorrevolezza, da medietà lessicale e da un’agilità e da una linearità sintattiche indicative dell’inclinazione metodica alle misure espressive garbatamente prosastico-colloquiali: «…Sette gli anni vissuti con te nonno, / abbastanza per ricordarmi bene / quando al parco Sempione mi portavi / e mi prendevi l’“esse” per merenda, / e dopo, ritornati a casa tua, / m’insegnavi a cucire i vestitini / per il piccolo orsetto di peluche / e mi chiedevi d’infilare gli aghi / che avresti usato per lavoro, / tu ch’eri sarto, umile ma bravo…» (I due nonni che ho conosciuto).

Questo tratto peculiare non deve in ogni modo essere scambiato per trascuratezza o per superficialità compositive. La costruzione dei testi mostra al lettore attento aspetti di moderata letterarietà - dal prudente ricorso alla rima («Dal millenovecentoventitré / tu calchi il palcoscenico del mondo: / secolo pieno di stravolgimenti / dai quali hai tratto mille insegnamenti…», Cento candeline) e ad altre figure retoriche come l’anafora («…Non un’angoscia, non un mancamento / non un timore, non una caduta, / non un errore, non un pentimento…», In morte del fratello dell’amica Claudia, op.cit.), all’impiego della tecnica della ripresa iterativa («Tu ci lasciasti prima di lasciarci / ma rimanesti ancora in mezzo a noi /(…)/ Ora rifatto nuovo nel passaggio, / la tua grandezza esplode, finalmente. // Ora ci lasci senza più lasciarci», Addio, Benedetto!) - ; anche in questo caso la sobrietà dello stile è coefficiente importante di riuscita estetica e culturale.

Floriano Romboli

 

 

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L’AUTORE

 

Marco Zelioli (Monza, 1951) ha insegnato materie letterarie e diretto scuole statali in provincia e in città di Milano dal 1984 al 2015. Dal 1978 si è occupato di integrazione scolastica degli alunni con disabilità, seguendo le orme del padre, Aldo (1915-2008, ispettore centrale del Ministero della Pubblica Istruzione). Ha pubblicato le raccolte di poesie: Come spuma di onde (2017), Coriandoli di vita e di pensieri (2019), Briciole di vita (2020), Le mie lune e altre poesie (2021), Frammenti di luce (2021). Ha inoltre pubblicato i libri: Le parole dell’handicap (2001), Introduzione alla ricerca e all’uso dei dati scolastici (2002), Se l’handicap è nella scuola (2004).

 

 

Marco Zelioli, Momenti, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 84, isbn 979-12-81351-17-2, mianoposta@gmail.com.

 

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Valeria Balistreri, "#inaltreparole

28 Novembre 2023 , Scritto da Rita Bompadre Con tag #rita bompadre, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

#inaltreparole di Valeria Balistreri (Eretica Edizioni, 2023 pp.130 € 16.00) è una suggestiva e carismatica silloge poetica che seduce il lettore attraverso la dinamica magica e intrigante della parola. Valeria Balistreri sa dosare il complesso significato dell'eredità espressiva, le dona una percezione assoluta verso l'essenza emotiva, ipnotizza il canto dei ricordi, condivide l'intenzione di una vita intensa, attraversata dalla possibilità felice degli incontri, dall'elogio indispensabile dei sentimenti, sostiene l'incavo archeologico dell'elemento linguistico. Relaziona il pensiero presente con l'entusiasmo di chi conserva l'esercizio affascinante della riflessione con l'analisi sincera della propria identità, rivolge l'autentico miracolo della corrispondenza nel mondo interiore, oltrepassa le inquietudini del quotidiano sovvertendo il senso di estraniamento dell'umanità, impiegando altre parole che non sono dissonanti ma rispondono al dono dell'empatia. La poesia di Valeria Balistreri inaugura una semantica privata, trasmette la chiara e distintiva invocazione di ogni modello analitico interpretativo, rinnova la funzione comunicativa del linguaggio, l'adesione a una realtà in cui ogni enunciato linguistico è identificato con la poetica del cuore e dell'appartenenza. Valeria Balistreri segue la volontà di recapitare, con i propri versi, una nuova visione intorno a tutto ciò che osserva con i propri occhi, adopera il taglio obliquo di ogni approdo esplicativo. Le parole di Valeria Balistreri sono la disposizione sincronica della rappresentazione emotiva, trascinano il riferimento abituale della pronuncia eloquente nella confidenza dei contenuti mutevoli dell'uomo, spiegano la densità dell'emancipazione e l'evoluzione di un'autonomia  esistenziale che riveste la spontaneità verbale svincolata dalle intelaiature ordinarie e accorda il favore dei contesti letterali alla funzionalità colta dei versi. La raccolta poetica #inaltreparole è composta da tre sezioni: Parole per dire, Parole per amore, Parole per strada. I versi descrivono un universo intimo avvolto nella necessità di manifestare la traiettoria temporale e sentimentale delle occasioni, incrociano la consistenza della vita con il passaggio della bellezza scandita dal riparo dei luoghi, trattengono il precipizio amoroso nel coraggio di ogni verità improvvisa, nello sguardo interrogativo verso ogni fragilità, nella trasparenza del distacco, nell'epifania dei cambiamenti. L'ultima parte del libro è dedicata alla rivelazione del dialetto siciliano, espone un romantico approfondimento di fonemi arcaici e familiari, dotati della propria capacità emblematica, rappresenta un confidenziale itinerario verso la memoria e la profonda identificazione del vernacolo come segmento prezioso delle origini. Valeria Balistreri racconta il senso ontologico della parola laboriosa, artefice della propria efficacia. Ascolta il privilegio di creare e diffondere il dettaglio di ogni esperienza e il riconoscimento dei territori introspettivi. Le parole si fanno strada lungo il patrimonio affettivo di ogni voce che sorveglia un cammino ed entra come una sfumatura sussurrata nell'anima, sul germoglio accennato di una citazione che indica: “fra l'ultima parola detta/ e la prima nuova da dire/ è lì che abitiamo” (Pierluigi Cappello)

 

Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

 

 

PASSAGGI

 

Passerà?

Sì passerà

 

Passerà al mattino presto

quando fa luce.

E passerà a notte fonda

con l'ultimo dei suoni della città.

E a sera

quando si accendono i lampioni

o rincasi

e sospiri.

 

Passerà come un malanno con la cura.

Come il tempo lungo

se non è spiato.

E la paura

dentro ad un abbraccio.

Come l'angoscia

se le parli piano.

 

Passerà.

Anche se non deve

anche se

“Che peccato!”.

Anche se non capita tutti i giorni.

 

Passerà

e ne sentirai sollievo.

E poi il vuoto dei vuoti.

E la gigantesca certezza

di avere

per caso

sfiorato il miracolo.

 

Passerà

e lascerà un'impronta.

O un impossibile incastro

O un'ombra di desiderio.

 

Passerà.

Al passare di ogni cosa.

Allo scoccare dell'ora.

All'inizio di altri.

Alla foce del fiume.

 

Passerà.

E lì sarai.

E ne parlerai a qualcuno.

Ne parlerai

forse

sorridendo.

Cauta

al battere

nel petto

del ricordo.

 

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UN SOFFIO

 

Sembrava che fosse.

Sfuggiva:

rapido

silenzioso.

 

Ma

ecco

è riapparso.

Tiepido

con un profumo di pane.

 

È un cuore quello che chiedi?

Con un contorno e un peso?

Una storia come una poesia

Parole per un delicato amore?

 

Non c'è tempo

se non infinito.

Ne passi che passino.

I miei non lasciano

ma trovano

e trattengono te.

Qui dove io sono

e sento di te.

 

Che d'improvviso

come in un soffio

abiti per me.

 

 

 

 

 

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Gabriella Frenna, "Regina Nefertiti"

22 Novembre 2023 , Scritto da Marco Zelioli Con tag #recensioni, #poesia, #vignette e illustrazioni

 

 

 

 

 

Regina Nefertiti

Gabriella Frenna

illustrazioni di Michele Frenna

Guido Miano Editore, Milano 2023.

 

Torna a comporre i suoi versi come mettendo le tessere d’un mosaico l’una accanto all’altra per meravigliarci con l’insieme del tutto, Gabriella Frenna, in questa Regina Nefertiti. Lei, messinese di nascita ma residente a Palermo, non trae però ispirazione da quel capolavoro d’arte musiva che è il duomo di Monreale: la trae dai mosaici prodotti dal padre, il maestro Michele Frenna (più volte evocato come “voce narrante” nelle poesie della raccolta).

Non è la prima volta che la figlia Gabriella accosta i suoi versi ai mosaici del padre: «…Ricordo ancor oggi / parole appassionate / descrivere un mondo / misterioso e lontano. / Con la decisa voce / attraeva attenzione / delle curiose figlie, / nel narrare scenari / di un’antica civiltà» (Ricordi, p. 25, dove compare la riproduzione del mosaico del padre, Il faraone). La scrittrice si dimostra appassionata cultrice di quell’originale metodologia strutturale di composizione che il padre mise a punto, dopo anni di dedizione all’arte musiva: la “Pittura mosaicale” (è anche il titolo di una poesia della raccolta, p. 74), che, fondendo pittura e mosaico, fa sì che le opere sembrino dipinte, se viste da lontano, ma viste da vicino rivelano appieno la loro natura musiva.

In questa sessantina di poesie, l’accompagnamento di alcuni mosaici del padre Michele fa più di tante chiose verbali; ma da queste non ci si può esimere, perché i versi dell’Autrice invitano alla riflessione e al commento. E il primo, quasi istintivo, è che non a caso la prima pubblicazione di Gabriella Frenna sia stata La serie dello zodiaco nell’elaborazione musiva (2002), alla quale seguì la raccolta La rosa (2005), in memoria della sorella Rosanna prematuramente scomparsa, cui il titolo, quasi con un gioco di parole, allude.

Colpisce subito il lettore come le poesie di Regina Nefertiti alternino con leggerezza i riferimenti al passato remoto (l’antica “mirifica” civiltà egizia), a quello prossimo (il padre che “incanta” le figlie col racconto delle meraviglie di quella civiltà, come nel primo Rimembro, p. 16), ed al presente dell’Autrice, che torna col pensiero a quanto imparato con la sorella dal padre - come nella seconda poesia intitolata Rimembro (pp. 76-77), ultima della raccolta, che chiude così: «…Un omaggio rivolgo / all’artista musivo / con poesie narranti / il mondo egiziano, / rimembrando anni / spensierati e gioiosi / e il fascino emerso / di un tempo lontano».

Si tratta di un’alternanza per nulla artificiosa. Scorre via naturale come il Nilo; e come il grande fiume ha periodicamente le sue piene, qui si trovano talvolta versi esondanti: ad esempio nella lunga Louvre (pp. 22-23), che termina con questi versi: «…Ricordo ancor oggi / l’atmosfera suggestiva / e la piramide in vetro / allora in costruzione / che destava curiosità, / alimentando desiderio / di tornare ad inoltrarsi / nell’incantevole mondo / della civiltà faraonica»; anche in Letture (pp. 39-41), in 1984-1997 (pp. 45-46), in Akhenaton faraone (pp. 59-60), in Arte amarniana (pp. 65-66). A parte ciò, tuttavia, lo stile di Gabriella Frenna rimane in genere asciutto, contenuto, e la parola resta nitida, chiara, quasi a ‘voler’ celebrare in modo degno «…la sontuosità di un mondo / concepente l’esistente come / equilibrio d’opposti elementi…» (Antica civiltà mediterranea, p. 18). Perciò il complesso della raccolta invita alla lettura, una piacevole e scorrevole lettura, senza sfoggi di cultura, ma con tratti che ne denotano la solidità - pari a quella delle millenarie costruzioni egizie.

La scorrevolezza della lettura dipende anche dal fatto che il ‘verso libero’ scelto dalla scrittrice avvicina la composizione alla poesia-prosa, cui la Frenna si era accostata già in alcuni suoi scritti misti di poesia e prosa (veri e propri prosimetri). Un modo di scrivere, insomma, ben lontano dall’Enigmatica scrittura degli Egizi (p. 21). E così anche le «…visioni mirifiche / d’un tempo molto lontano / quando la coppia reale / del faraone Akhenaton / e della regina Nefertiti / regnarono in Egitto / con potere e ricchezza…» (Coppia reale, p. 61) diventano un tema approcciabile dal lettore, quasi invogliato dall’incedere dei versi ad addentrarsi nella storia: nell’antica storia egizia come in questa storia, che è frutto dell’intreccio di conoscenza e memoria, così come è frutto del connubio di arte visiva e scrittura. Proprio per l’intensa, ripetuta tensione di Gabriella Frenna a presentare l’arte visiva con la parola scritta, Angela Ambrosini ha potuto osservare che le sue opere in versi sono «una sorta di ecfrasi ora dichiarata e ora tacita, sottintesa alla contemplazione implicita delle creazioni paterne».

Pur essendo il linguaggio della Frenna piano ed accessibile, in certi tratti si nota qualche improvviso mutamento del ritmo: vi sono delle volute omissioni di articoli o di preposizioni articolate, come a voler far scivolare via le parole senza dilungarsi troppo. Un solo esempio per tutti si può trovare in questi versi di Enigma della Sfinge: «… rimasi affascinata / da storie egiziane, / da documenti antichi / tramandanti racconti / reali o immaginari, / come l’avvincente / enigma mitologico / su mostruosa sfinge / in città egizia di Tebe / che poneva a viandanti / misterioso indovinello…» (p.34). Questo stile è tipico dell’Autrice, anche in altre opere; ma qui induce a pensare che lei voglia ‘volare’ sui millenni di storia che separano i lettori d’oggi dall’antichità egizia: un volo veloce quanto basta ad affascinarli, ad ingolosirli, a far venire loro il desiderio di conoscere più a fondo quell’antichità. Un tocco d’estro seducente, se si vuole, che conduce il lettore in «un itinerario, oltre che letterario ed artistico, anche spirituale, culturale, storico, entrando in un’avventura non scevra da dimensioni oniriche, non nel senso di distacco dalla realtà, ma per il modo in cui viene vissuta dall’autrice, cioè con lo sguardo sempre meravigliato e con quel candore d’anima oggi così raro che pare proprio provenire da mondi sognati» (Enzo Concardi).

Ecco: meraviglia e candore d’animo, ancora fortemente presenti in Regina Nefertiti, rendono ‘naturale’ interessarsi alla lettura di quest’opera.

Marco Zelioli

 

Gabriella Frenna, Regina Nefertiti, pref. Marco Zelioli, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 84, isbn 979-12-81351-18-9, mianoposta@gmail.com.

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ALCYONE 2000 – QUADERNI DI POESIA E DI STUDI LETTERARI, vol.17

9 Novembre 2023 , Scritto da Enzo Concardi Con tag #enzo concardi, #recensioni, #poesia, #riviste letterarie

 

 

 

 

ALCYONE 2000 – QUADERNI DI POESIA E DI STUDI LETTERARI, vol.17

Guido Miano Editore

 Milano 2023

 

 

 

Alcyone 2000 appare in copertina come una rivista letteraria: infatti il titolo fa riferimento ad una raccolta di liriche di Gabriele D’Annunzio, e viene identificata dalla stessa Casa Editrice Guido Miano di Milano come un insieme di Quaderni di poesia e di studi letterari che si occupano di Percorsi letterari del Duemila. In realtà i contenuti sono molto più vasti, poiché spaziano anche nelle dimensioni del cosiddetto “parallelismo delle arti”, pubblicando figure ed opere di pittori e scultori, come vedremo nell’analizzare il volume 17 edito nell’ottobre 2023. Nella prima parte – Contributi letterari – ci soffermiamo sul saggio di Giuseppe Zagarrio dal titolo Paesaggio di Quasimodo. La riflessione esegetica del critico è tutta centrata sul rapporto tra il poeta e il paesaggio della notte, notte che egli ama e respinge allo stesso tempo: l’esterno si fa interno e quindi si crea un’identificazione tra l’apparire dei contorni paesistici e l’anima del poeta. Quasimodo è la sua notte stessa, ma ha paura del silenzio e delle ombre che però lo attraggono. Con opportune citazioni Zagarrio ci convince che il suo interrogarsi su chi siamo lo colloca tra i più umani dei poeti “allucinati”.

Segue la parte dedicata alle Testimonianze. Qui mi sembra significativo e importante il lungo lavoro di Marco Zelioli che ci narra dell’Incontro con Ignazio Silone: storia vera in sei tempi. Si tratta di un ricordo studentesco, quando si costituì a Seregno nel 1970 il “gruppo di studio su Silone”, con l’intento di approfondire il pensiero e l’opera dello scrittore abruzzese e d’incontrarlo realmente, interessati com’erano - gli studenti - di conoscerlo anche come persona. L’impresa incredibilmente riuscì e la narrazione si sviluppa attorno a questa memoria, con particolari ed emozioni intense. Zelioli è riuscito anche a recuperare gli originali del carteggio che allora intrattennero con l’autore di Fontamara e che il lettore può vedere pubblicati. Nella sezione Pittura e scultura la rivista presenta diversi artisti, tra cui il celebre scultore e orafo Arnaldo Pomodoro: fotografie regalate alla Casa Editrice Miano nel 1975 di alcune sue opere e un commento di Domenico Porzio che, dalle pagine de Il milanese, ricorda la fama mondiale dell’artista che “ha dato alla scultura italiana un indiscutibile primato”, soprattutto con le sue “sfere di bronzo”, spettacolari strutture attrattive dell’attenzione del visitatore nelle sue mostre. Potremmo anche menzionare la pittrice e poetessa Roberta Fava, alla quale Michele Miano dedica un breve articolo: egli si sofferma in particolare sui ritratti femminili pubblicati, nei quali coglie “un calore sensuale che rimane morbido e voluttuoso, magico e rarefatto”. L’artista, nata in riva al Po, conferisce ai suoi quadri una mescolanza intrigante di luci e colori, con un’alternanza equilibrata fra oggettività e soggettività, realtà ed emozioni.

 La rivista ospita diverse sillogi poetiche con le introduzioni della critica letteraria. Tra queste abbiamo scelto quella di Francesco Terrone - centrata soprattutto sul tema dell’amore - con la prefazione di Marcella Mellea. Il poeta canta l’amore duraturo, quel sentimento che non muore e non è consunto nemmeno dallo scorrere del tempo, che colma il vuoto dei momenti di solitudine, che fa sognare e dona senso alla vita, che è delicata carezza sul volto, che è unione di anime nella reciprocità dei gesti… e tutto questo contrasta in modo stridente con un mondo assurdo “di maschere e burattini” (da Dell’Amore e del Tempo). Ed anche la silloge di Gabriella Veschi Il mare della sera – prefazione di Floriano Romboli – ha attirato la nostra attenzione per l’amore verso la natura che emerge dai testi. Sostantivi e verbi sapientemente accoppiati creano immagini suggestive: il vento soffia e urla; la pioggia scroscia nel suo turbinio; il sole inonda il mare della sera; l’alba è rosata di luce; cieli azzurri salutano il giorno; fiori di lavanda evocano mondi immaginari; oceani iridati di rosa sono oasi per lo spirito … anche se la conclusione è contrastante: “…Tutto mi manca, / rinchiusa nella / mia stanza dorata / senza uscita”.

Vi segnalo infine l’interessante rubrica Itinerari di letteratura comparata, nella quale alcuni nostri autori vengono accostati per talune affinità formali e contenutistiche ad autori stranieri ed italiani noti, come Alda Merini, Walt Whitman, Salvatore Quasimodo, Antonia Pozzi, Emily Dickinson, Luis Cernuda, Giacomo Leopardi, Eugenio Montale … maestri di poesia a cui attingere lezioni di stile e di immagini.

Enzo Concardi

 

 

Alcyone 2000 – Quaderni di Poesia e di Studi Letterari, n°17; Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 108, isbn 979-12-81351-16-5, mianoposta@gmail.com.

 

 

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Angelo Fortuna, "Di là dall'orizzonte: utopiche trasparenze"

7 Novembre 2023 , Scritto da Enzo Concardi Con tag #enzo concardi, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Angelo Fortuna, Di là dall’orizzonte: utopiche trasparenze”

G. Miano Editore, Milano 2023. 

 

Ci avviciniamo a questo lavoro poetico di Angelo Fortuna per successivi approfondimenti, fino al dettaglio di talune tra le composizioni più significative. Come rilevato anche da Marcella Mellea nella prefazione, il titolo suggerisce già di per sé una traccia culturale e tematica entro la quale si svolge la scrittura del poeta: oltre l’orizzonte non significa altro che, a livello filosofico, il procedere all’interno delle dimensioni metafisiche e ontologiche, superando il materialismo per cercare di scrutare il senso della vita e il destino umano in una visione che accoglie le categorie dell’eterno e dell’infinito. Chi ha mirabilmente colto tale disposizione dello spirito è stato Giacomo Leopardi che, ne L’infinito - per lui concetto filosofico e non religioso - crea il simbolo della “siepe”, «... che da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude». È propriamente il limite che il nostro autore vuole superare. Ma, mentre il poeta recanatese va oltre attraverso il pensiero («Ma sedendo e mirando, interminati / spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi, e profondissima quiete / io nel pensier mi fingo…»), Fortuna va al di là esplicitamente e concretamente mediante la visione spirituale e teologica del Cristianesimo.

Più difficile è l’interpretazione delle utopiche trasparenze, anche se propendo per un’esegesi che considera l’utopia un fattore positivo per il progresso dell’umanità e non un sognare senza conseguenze sulla realtà. Positivo in quanto propone delle mete che nel contingente sembrano irrealizzabili, ma che nei tempi lunghi della storia sono divenute conquiste importanti. Tutta questa impostazione a monte della poetica, mi sembra confermata dalla Introduzione che l’autore stesso ha sentito il bisogno di scrivere per affermare il lampo divino insito nella poesia e nel poeta, portando a dimostrazione di ciò diverse citazioni di poeti anche non credenti: “Poesia come atto divino e bagliore del trascendente” è appunto il titolo assegnato alla introduzione medesima. Ed inizia con la citazione di Egar Allan Poe che definisce la poesia «un atto divino», passando poi da Arthur Rimbaud, per il quale «solo l’amore divino conferisce le chiavi della conoscenza» e crea la figura del poeta veggente. Vladimir Majakovskij considera la poesia un viaggio nell’ignoto, mentre Jorges Luis Borges vi riconosce una componente di mistero. Alda Merini trova nel silenzio della notte, tempo d’ispirazione dei poeti, una valenza colloquiale con l’alterità e Pablo Neruda eleva la poesia a simbolo della atemporalità dell’eterno. Alfred de Vigny parla di un’insanabile frattura fra poeta e società, in quanto «il mondo è sordo alla sensibilità dei poeti, perché la poesia è fondata sulla verità, mentre la società, materialista e sorda ai sentimenti, è fondata sulla menzogna». Ed ovviamente anche Fortuna si pone in tale rispettabile compagnia affermando che «… la poesia è sempre una forma di preghiera, di volontà di frequentare gli orizzonti del trascendente».

Coerentemente con tali convinzioni egli mette al servizio della verità religiosa l’arte della parola. Emblematiche e paradigmatiche di ciò sono le liriche Pasqua di Resurrezione e Natale, ieri, oggi, domani, composizioni nelle quali celebra in modo apologetico - tanto da ricordare gli Inni Sacri frutto della conversione del giovane Alessandro Manzoni - alcuni dogmi della fede cristiana. Chiari e fidenti sono i versi che concludono la prima lirica: «…Mentre Gesù e Maria, fianco a fianco, / sui verdi sentieri della salvezza / spalancano orizzonti d’infinito, / la folla si disperde per le vie / ruminando in cuor la buona novella / dei cieli in eterno spalancati. // Lassù fra i silenzi fragorosi / nel cuore della divina Trinità». E così una sestina della seconda lirica ribadisce: «…Ancora oggi il bue e l’asinello / assistono Maria col Bambino / e con Giuseppe padre putativo / nella grotta che odora santità. / Ieri, oggi e sempre Gesù Cristo / unica via veritas et vita…». Il poeta è poi ispirato dai paesaggi della terra siciliana, dove affondano le sue radici: coglie i mutamenti stagionali fra spiagge assolate e soffi di tramontana; il gelo che talvolta visita anche l’isola del sole; le precoci fioriture dei mandorli fra Avola e Noto; le suggestioni dell’isola di Capo Passero che richiamano l’infinito. E poi ancora riflessioni sull’unicità e irripetibilità dell’essere umano, sul valore del pensiero, sulla tragedia della guerra in Ucraina, sulla necessità per l’umanità di cambiare rotta per tornare sulle tracce del vero e costruire una nuova civiltà.

Enzo Concardi

 

 

 

Angelo Fortuna, Di là dall’orizzonte: utopiche trasparenze, prefazione di Marcella Mellea, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 110, isbn 979-12-81351-15-8, mianoposta@gmail.com.

 

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Paolo Pedrazzi, "Optica"

5 Novembre 2023 , Scritto da Rita Bompadre Con tag #rita bompadre, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Optica di Paolo Pedrazzi (Eretica Edizioni, 2023 pp. 86 € 15.00) è una propagazione dell'iridescenza poetica, una illuminazione colta e fluttuante sull'unità inscindibile della percezione umana. Dissemina il contenuto elegiaco intorno alla visione inconscia di ogni spazio di oscillazione, riflette l'eco dei luoghi occulti del possibile, distende le giunture nella curva dell'inatteso. Paolo Pedrazzi concede alla superficie incrinata delle parole il significato originario della sorgente linguistica, impugna l'abrasione di una realtà opaca con il riscontro della deviazione del mistero umano, con il risultato di una successione dei contrasti. La poesia di Paolo Pedrazzi imprime una intuizione profonda nei confronti della autenticità, distingue il bagliore della materia immaginativa nell'andatura ferita del mutamento, segue il battito dell'inquietudine, obbedisce profeticamente allo stimolo visivo ogni volta che interagisce con la comprensione delle illusioni. I testi si misurano con l'assegnazione spettrale della coscienza, confermano la vibrazione dell'incarnazione emotiva, dissolvono il dispositivo esegetico della capacità introspettiva attraverso l'appropriazione contemplativa delle immagini. Optica racchiude l'espressione spirituale e materiale dell'inconoscibilità, coniuga l'etica della scrittura nelle relazioni metafisiche sul senso dell'esistere, elogia la consapevolezza interpretativa dell'ombra, nella labirintica e sorprendente emanazione del temibile disorientamento, simboleggia l'arcana memoria della riserva divinatoria di chi sprigiona il sigillo oracolare della nostalgia nella deriva mistificatoria dell'infinito. Paolo Pedrazzi dona l'inesorabilità dell'oscuramento alla distorsione della provvisorietà, oltrepassa la sospensione dell'abisso con la selezione filologica dei versi, nell'artificio intellettuale dell'orizzonte ontologico dei vocaboli. Comprende la direzione del paradosso, nell'inevitabile avvertimento, influenzato dal discernimento dell'ombra che elude la ragionevole verità, definisce il passaggio dell'esitazione nella voragine di ogni miracolosa appartenenza, giustifica l'indulgenza nella remissione temporale dell'innocenza, svela l'enigma magmatico della perplessità. I contenuti di Paolo Pedrazzi consacrano il percorso dell'intangibile, richiamano il profilo delle interferenze dell'assenza, consegnano all'indirizzo della finitezza umana, il bagliore del deserto e dei suoi miraggi. Concentrano l'esigenza della ricerca verso la possibilità concreta dell'uomo, diffondono l'accentuazione trascendentale dell'assoluto, l'immanente riflessione sulla solitudine, gli interrogativi fenomenologici sul mondo, riscontrano una filosofica aporia nell'indecifrabile ostacolo alla natura dell'uomo e del suo pensiero, attestano le contraddizioni inesorabili e le provocazioni nella loro spontanea etimologia. Paolo Pedrazzi insegue l'origine di ogni monolitica eloquenza scardinando la frammentarietà della dottrina ermeneutica, glissando l'esitazione esistenziale, scompone il dominio delle illuminazioni con la sacralità catartica dell'ispirazione, sorveglia il principio sinuoso di ogni orizzonte.

 

 

Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

 

 

IL RITO DEL FIAMMIFERO

 

Si sa che l'Achmatòva, intercettata

ventiquattr'ore al giorno in casa propria,

ovunque spie!  per non farsi carpire

dalla gerarchia i versi più scomodi,

fingeva di parlare in compagnia

del più e del meno; scriveva intanto

fitto sopra un bigliettino. Quindi

lo dava una per una alle sue amiche

perché se lo imparassero a memoria.

Dopodiché bruciava tutto quanto

in un piattino, fine della storia.

Ma sono invero salve al Sacro Fuoco

di questo mondo le sue parole?

 

 

ECLISSI

 

Hai interpolato fra lo sguardo truce

del sole e il tuo un corpo celeste, quello

bagnato dall inchiostro delle meste

parole. Così ti potrai salvare

forse da tutta la luce che investe

inesorabile il bucato, steso

a candeggiare contro le finestre.

 

 

OMBRA PROPRIA

 

La lampada a incandescenza iscrive

la sagoma di un vaso sull assito;

l'oscurità rivela la sua essenza,

ne mostra invero la profondità.

Così l'oceano con la sua pienezza

si riduce a un cattivo infinito

tristemente, se investito di luce.

 

 

OMBRA PORTATA

 

L'ombra della colomba sulla riva

del fiume rese fosca in un preciso

punto la trasparenza delle acque.

Fu sì improvviso che scattò una viva

violenta tensione superficiale;

non ci si accorse invece quanto piacque

il nuovo oscuramento al fondale.

 

 

CREPUSCOLO

 

I profili del ponte all orizzonte

laggiù, dietro il più alto campanile,

sono e non sono; nel pulviscolo

celeste e nel vapore acqueo, misti

in una specie d'opera al rosso,

sta il rischio più grosso: tramontare

senza nessuno che ti stia a guardare.

 

INDICE DI RIFRAZIONE

 

Nel ciglio impigliata, la ciocca

si agita, palpita, ammicca

e la mia mano non la tocca,

se di un raggio di luce spicca

 

sulla fronte il bianco fiore;

di esso non basta la forza

a passarle attraverso, sembra

 

- com'eco che avanza e si smorza -

al suo stesso splendore

e all'universo fare ombra.

 

 

ILLUMINATIONS

 

Le vedo pendere dalle cimase

come spade di Damocle forgiate

nel ghiaccio, schegge di caducità;

digrignano la celeste minaccia

contro il suolo, là dove l'Amaryllis

cela la sua concavità. (La luce

se dio vuole è cosa temporanea).

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Pasquale Ciboddo, "Con la speranza"

4 Novembre 2023 , Scritto da Marco Zelioli Con tag #marco zelioli, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

PASQUALE CIBODDO,

Con la speranza

 Guido Miano Editore, Milano 2023.

 

 

Le poesie di Pasquale Ciboddo (sardo di Tempio Pausania, 1936) sono state oggetto di commenti di autorevoli critici, da Giorgio Bárberi Squarotti ad Elio Andriuoli, da Ninnj Di Stefano Busà ad Enzo Concardi, da Maria Rizzi (prefatrice del volume) a Raffaele Piazza. Aggiungere note significative è arduo, ma l’attrazione dei versi del poeta è tale che vale la pena provare, pur col rischio di ripetere concetti già delineati da altri. Questa raccolta Con la speranza (impreziosita dal materiale fotografico di Salvatore Solinas) si pone in continuità diretta con le due precedenti, pure pubblicate da Guido Miano Editore: Andar via (2021) ed Era segno sicuro (2022). La poesia Scritti in qualche modo rivela tale continuità nel suo finale: «…Scritti piaciuti / a tanta varia gente / e a dotti studiosi».

L’immediatezza della scrittura e la fluidità della lettura dei suoi versi facilitano l’accostarsi del lettore ai temi di Con la speranza, spesso di amara attualità: come, ad esempio, quello della guerraPovera Ucraina / calpestata dai Russi / come un’aia / dove si batte il grano…», Ha il fragore), o del dolore («Se ascoltiamo / il battito del cuore / della nostra madre terra / ci accorgiamo / che è lento e stanco / da sofferenza e dolore…», La guerra), o dei ‘viaggi della speranza’ dei molti migranti («…È la carovana dei fuggiaschi / da patrie native / per guerra, per fame e odio / come il popolo antico / guidato da Mosè. / La storia si ripete / nello scorrere del tempo», Oggi). Fino a commentare: «Solo chi ha sofferto davvero, / nell’ultima guerra / sa vivere sul serio…» (Solo); e ad ammonire che la natura tutta va rispettata: «… Alberi che dovrebbero avere / il nostro rispetto / come parenti stretti / simili ai Santi / dentro la nicchia» (Simili ai Santi).

I versi del Ciboddo, come scrive Maria Rizzi nella Prefazione, sono «specchi dell’umana fragilità filtrata da un’anima di seta, che nel suo percorso narrativo ben delineato assume una sacralità innegabile, quella di un messaggio che abbraccia lo scibile del vissuto e del vivibile». Così nelle poesie di Con la speranza troviamo una sorta di ‘rilettura critica’ delle vicende quotidiane, viste col filtro della memoria, la quale sa mettersi «…in cerca del / tempo perduto / quello del passato, / dove tutto era misurato…» (Bisogna volgersi indietro).

C’è la viva consapevolezza che la Storia è maestra di vita solo per chi la vuol comprendere: altrimenti non resta che constatare amaramente come l’uomo non abbia imparato nulla dalla Storia. Non per difendersi da un progresso illusorio: «…Oggi, con la tecnologia moderna / portata in tasca, / sai tutto, vedi tutto / dentro uno specchietto / dipinto dai furbi / per ricavare denaro / e vivere da nababbi / alle spalle di poveri / innocenti compratori» (Dentro uno specchietto); e neanche per ripararsi da evenienze non nuove, come la pandemia – tema ricorrente in questa raccolta, così come la guerra, col corollario di amari commenti del poeta, come questo, che associa la pandemia all’altro evento infausto della siccità: «A questa pandemia / segue la siccità. / Piove poco e di rado / e a volte, diluvia / e distrugge case e raccolti. / Il vento di scirocco spazza via / paglia e grano / e lascia solo la mondiglia. / Sono segni sicuri / del Signore / stanco di sopportare / i soprusi umani» (Questa pandemia). Tutto ciò fa esclamare Povera umanità (titolo di una lirica), Se non interviene Dio (altro titolo di poesia).

C’è, dunque, una continua tensione tra il passato e il presente: «Per tutti, / come l’ombra della sera, / svanisce la speranza. / La nostra vita / è come l’erba che secca / a fine Primavera, / o come fiore bello / colorato e profumato / che, lentamente, / si accartoccia e muore» (La nostra vita). Però: «…Inutile pertanto rimuginare / il tempo passato / è già scordato…» (Rimuginare). Così l’uomo d’oggi può non solo cercare di comprendere cosa ‘non va’ nel mondo (fino a concludere che «Così vince sempre chi comanda» – ultimo verso di Odio), ma può sperare che cambi in meglio, anche grazie alla fede, che è rigeneratrice di passione e di volontà nell’agone della vita – che è veramente tale solo Con la speranza se l’uomo ripone fiducia in Dio. E forse davvero: «…Lavorare / e in silenzio pregare / senza farsi notare / aiuta a vivere a lungo», come chiude la poesia Lavorare.

Marco Zelioli

 

 

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L’AUTORE

Pasquale Ciboddo è nato a Tempio Pausania (SS), in Gallura (Sardegna), nel 1936; già docente delle scuole elementari, è uno dei poeti sardi più noti in Italia (è conosciuto anche a Cuba), e ha al suo attivo numerose pubblicazioni poetiche e di narrativa con prefazioni e introduzioni di prestigiosi critici. Ha conseguito molti premi e riconoscimenti.

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Pasquale Ciboddo, Con la Speranza, prefazione di Maria Rizzi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 80, isbn 979-12-81351-14-1, mianoposta@gmail.com.

 

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Wanda Lombardi, "Opera Omnia"

27 Ottobre 2023 , Scritto da Maria Rizzi Con tag #maria rizzi, #recensioni, #poesia

 

 

 

OperaOmnia

di Wanda Lombardi,

Guido Miano Editore, Milano 2023

 

L’eccellente autrice di Morcone, in provincia di Benevento, ha al suo attivo numerose raccolte di poesie, e la sottoscritta ha avuto l’onore di recensirla e conoscerla nell’opera Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Wanda Lombardi (2022) sempre a cura di Guido Miano Editore. La presente Opera Omnia, arrivata alla seconda edizione (la prima è uscita nel 2018), è una scelta antologica molto vasta delle poesie di Wanda Lombardi, nella quale sono concentrati i suoi migliori motivi ispiratori.

La prima sezione che incontriamo si compone di testi tratti dalla raccolta Miti e Realtà del 2022; nella lirica Vento inclemente, la poetessa si definisce «viandante stanca» e si dedica innanzitutto alla narrazione degli affetti, ovvero alla mitologia della sua famiglia. Cerca il calore della madre nella pelle, il suo odore nei vestiti, consapevole che ella custodisce per sempre, al di là del percorso terreno, le chiavi della sua anima, e continua a coniare la moneta del suo carattere. La Lombardi cede al disincanto, lo stato d’animo che non ama le strade affollate, preferisce salire su strette scalinate di pietra, affacciarsi da un belvedere e guardare con malinconia il mondo piccolo e lontano. Si percepisce nello stile l’eco dei grandi della nostra letteratura, in particolare di Giacomo Leopardi, nel contenuto un’innocenza che commuove, uno stupore verso il dato di fatto che l’oceano del tempo restituisce i fantasmi del passato, che si sperava fossero naufragati.

Il tema del naufragio sembra confacente alla poetica della Nostra, che recita: «…Ideali smarriti in roveti spinosi / senza altro lasciare / della loro fuggevole esistenza / che lacrime» (Sogni nel vento). Eppure nello scorrere i meravigliosi versi scanditi dal timbro, spesso dal metro classico e da rara musicalità, si ha la sensazione che l’Autrice si alleni a imparare la strana bellezza del verbo, subire e a tenerselo come stella polare. Nel leggerla immagino che ella possieda un nascondiglio interiore nel quale rifugiarsi, una sorta di santuario emotivo accessibile solo a coloro che hanno affinità elettive.

Per esprimere il suo ‘sogno di dialogo e di pace’ la Lombardi ricorre alla Natura, madre benigna e fonte di catarsi lirica. Il canto si leva anche ai miti dell’antichità: Dafne, Nike Aptera, Afrodite, Cassandra, dimostrando che nulla vi è di favolistico nella mitologia, che nella sua originale forma non era semplicemente il racconto di storie, bensì realtà vissuta. Cito alcuni versi della lirica Ad Afrodite, che testimoniano quanto la mitologia sia parte pulsante di ogni forma di vita, e forse soprattutto della creatività. «…Oggi non più culto per te, / ma sempre d’amor riferimento sei, / invisibile forza che pur in nuova era / edifica o devasta…». La Lombardi nel suo lirismo si affida alla forza dei versi, con la certezza che i poeti scrivono di soppiatto, quasi all’insaputa di se stessi, realizzano un contrabbando sui confini, un furto sacro: «…Fedele compagna, / altri ideali hai sostituito, / hai nutrito la mia anima / e dato un senso alla mia vita / dal fato avverso straziata...» (Alla poesia).

L’Opera Omnia della Nostra viaggia a ritroso negli anni e ci consente di cogliere l’inchiostro, il sangue e l’amore nei vari stadi della sua vita. Nella seconda sezione, contenente liriche della raccolta Volo nell’arte del 2021, l’Autrice cita le sue Muse, le varie Arti, partendo dalla musica, e mi hanno colpito in modo particolare questi versi, tratti da Un album di fotografie: «…Un secolo di affetti perduti, / l’arte della foto, una gemma», che sottolineano come il denominatore comune di tutte le foto sia il tempo, che scivola tra le dita, fra gli occhi, il tempo delle cose, della gente, il tempo delle emozioni, un tempo che non sarà mai più lo stesso.  

La terza sezione, Nel vento dell’esistere del 2020, è una scelta di haiku, nella forma poetica rigorosamente giapponese di sole diciassette sillabe sullo schema metrico 5-7-5 dedicate ai temi della Natura («Speranza muta: / dei petali in caduta / risveglio eterno»), della Giovinezza («Luce nel viso... / È l’età del sorriso, / l’età più bella»), degli Affetti («Materno amore / a ogni altro superiore. / Forza del cuore»), della Società («Schiavo innocente / di perversioni e guerre. / Bimbo dolente»). Questi ultimi dimostrano l’impegno civile della Nostra, lo sguardo volto sulle guerre, le solitudini, la povertà…

Nella raccolta Il senso della vita del 2019, la Lombardi tratta i mali che affliggono il mondo e non solo… si sofferma sui problemi che minano i rapporti umani, come l’invidia, l’indifferenza e il rancore; «Muri d’odio / nell’odierno vivere, / monili arrugginiti / i vincoli di amicizia…» (Turbini di indifferenza). La definizione dei rancori come ‘monili arrugginiti’ credo possieda una forza incandescente, si potrebbe paragonare a un’epifania esistenziale. L’odio non ha peso, né valore, è riposto nel cassetto degli oggetti che non si usano, non appartiene più all’universo dei sentimenti. La Natura è sempre il riparo per ogni sventura. L’Autrice affresca prati, fiori, soffioni - i vestiti delle fate ero solita definirli da bambina -, e abbraccia la bellezza, vede tutto come possibile seme di qualcosa. William Shakespeare ha scritto: «E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene…». La Lombardi sposa senz’altro il suo aforisma e insegna con liriche di raso che ogni filo d’erba sembra contenere una biblioteca dedicata alla meraviglia, al silenzio e alla verità.

Nel 2018 incontriamo un’altra eccellente raccolta di haiku dal titolo Attimi lievi, nella quale l’Autrice dimostra di trovarsi a suo agio nell’idea poetica che sta alla base di questi componimenti: la rappresentazione dell’attimo, l’uso di immagini vivaci, la lettura d’un fiato e il senso di improvvisa illuminazione. Troviamo affrescate le quattro stagioni, l’amore e “il sociale”. Da quest’ultimo ho colto un gioiello autentico: «Vano afferrare / per strada la fortuna, / gocce di luna». Gli haiku ricordano l’ermetismo italiano, infatti sono stati adottati da poeti come Giuseppe Ungaretti. In essi il punto forte è la brevità associata al non detto.

Sempre viaggiando all’indietro nel tempo mi fermo sulla soglia del 2016 e delle liriche scelte da Voci dell’anima e, parafrasando i versi più illustri del nostro Giacomo Leopardi recito che «per poco il cor non si spaura» (L’infinito). Si inanellano versi che palesano quanto l’esperienza si dimostri la somma dei disinganni per la nostra Autrice. Si cresce nel delirio di onnipotenza, si cade, perché la vita è un perenne volo senza rete, e si matura non il cinismo, ma un’illuminante disillusione. «…Nel grembo immersa / di un crudo affanno / alzo l’amaro calice / della mia nera solitudine» (Frammenti). Il problema principale della poetessa sembra la solitudine, lo stato d’animo che rappresenta il punto a capo di ogni paragrafo, la nota fissa di tutte le musiche. A poco a poco cancella il limite tra l’io e il mondo finché tutto diventa sé e gli altri solo ombre. Ella sembra riferirsi alla propria condizione, in quanto è vissuta tra il rigore, in un ambiente privo di slanci emozionali, ma anche alla solitudine esistenziale. D’altronde si tratta dell’esperienza centrale e inevitabile di ogni uomo. L’artista vero indossa la sensibilità, l’abito più prezioso di cui l’intelligenza possa vestirsi e ne percepisce ogni aspetto. Le morbide colline, le vette del Matese nel Sannio attendono la Wanda Lombardi per restituirle il senso del meraviglioso. E l’attende l’amore per il lirismo: «Attingerò alla tua fonte, Musa, / per trovare parole di seta / e ricamare i giorni grigi di sole…» (Musa).

Il percorso nel tempo mi porta alle poesie tratte dalla raccolta del 2011 Luce nella sera; il santuario emotivo che emerge comprendo sia stato il frutto di una serie di furti perpetrati dall’esistenza ai danni della nostra dolcissima Autrice. «Mi dicesti parole d’amore / sussurrate nel vento, / volate su lembi di cielo / silenziosi e discreti…» (Mi dicesti). La fine di un rapporto a due è reso lacerante dal logorio dei silenzi; Giovanni Pascoli asseriva «Il dolore è ancor più dolore se tace». La sofferenza induce le anime più delicate a rifugiarsi nei versi, nella Fede. Oggi la chiamano resilienza, in realtà noi esseri umani non siamo vittime passive degli eventi, ma possediamo la forza interiore per reagire.

Il ricorso al ‘soffio divino’ si riscontra soprattutto nelle liriche del 2011, anche se la spiritualità della Poetessa si evince in tanti componimenti. Ella dedica versi al Signore, a Papa Wojtyla, a Padre Pio di Pietrelcina, che ‘giunse a Morcone vestito di niente’ e «…Da questa terra rupestre, / culla della tua santità, / con sacrifici immensi / il difficile cammino iniziavi / per la strada del Cielo…» (A Padre Pio, Santo, 16-6-2002).

L’avventura nella monografia di questa raffinata Artista termina con le liriche scelte dalle raccolte Nel silenzio del 2002 e Sensazioni del 2001 e, nonostante il salto temporale di vent’anni, le tematiche restano simili, si riscontra sempre la sensazione di mancanza profonda. Ma i versi dedicati alle Muse restano sublimi e danno l’impressione che il vuoto dell’anima possa intendersi come un’occasione per sentirci, vederci, accoglierci per ciò che siamo e disporci a scorgere la nostra Verità. «…D’improvviso ai viaggiatori tu offri / uno scenario di fiaba, / uno spettacolo sorprendente / di luci e colori / che fan palpitare il cuore / e sognare» (Magica Morcone). Lirica tesa alla verticalità, al bene supremo, al coraggio dei sogni. Le cicatrici caratterizzano la nostra Poetessa, la sua parola si fa carne attraverso esse, ma ella stessa tramite il ricorso ai miracoli del creato, alle arti in genere e alla Poesia nello specifico, insegna che rappresentano una forma di cura, sono mappe segrete delle storie, segni di forza.

La lettura dell’Opera Omnia di Wanda Lombardi mi ha coinvolta come poche. Ho fuso la mia anima con la sua, ho desiderato abbracciarla e dirle che le ferite sono i luoghi attraverso i quali la luce entra in noi. E che in fondo le stelle sono le cicatrici dell’universo…

Maria Rizzi

 

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L’AUTRICE

Wanda Lombardi è nata e vive a Morcone (Benevento), città dell’Alto Sannio. Laureata in Pedagogia, ha insegnato Materie Letterarie nelle scuole secondarie. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Sensazioni (2001), Nel silenzio (2002), Luce nella sera (2011), Oltre il tempo (2015), Voci dell’anima (2016), Gocce di rugiada (2017), Opera Omnia (2018, prima edizione), Attimi lievi (2018), Il senso della vita (2019), Nel vento dell’esistere (2020, con traduzione in inglese), Volo nell’Arte (2021), Miti e realtà (2022). I libri di narrativa: Proverbi e modi di dire morconesi (2008), Racconti fiabeschi, letture per la scuola (2011). I romanzi: L’eco del passato (2012), Sulla scia del destino (Poppi 2016). I testi teatrali:  La fortuna dietro l’angolo, commedia in tre atti (2013), Una volta… c’era, commedia in tre atti (2014), Ce la faremo, commedia in tre atti (2016).

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Wanda Lombardi, Opera Omnia, II edizione, prefazione di Maria Rizzi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 200, isbn 979-12-81351-13-4, mianoposta@gmail.com.

 

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