poesia
Teresa Valentina Caiati, "Frange d'interferenza"

Frange di interferenza di Teresa Valentina Caiati (Quaderni di Poesia Eretica Edizioni, 2019) è una pregiata cornice di ricerca poetica, una fusione musicale in uno sfondo sensoriale, metafora di desiderio e di nostalgia, associata al senso di vaga ed indefinita malinconia, contenuta nell'indugio compiacente di sentimenti e passioni comuni, resti emotivi corrispondenti alle tracce lasciate e alle relazioni salvate dal deterioramento interiore. I versi accordano la sovrapposizione di rumore e silenzio, l'incrocio invadente di verità e illusione, misurano l'intonazione delle attitudini umane, l'intensità e l'ampiezza del linguaggio nel suono articolato della poesia. La superficie dell'anima è la memoria decifrata dalla traiettoria esistenziale dello spazio e rivela la sua presenza, nella direzione del tempo e scorre arredando i margini del conflitto intimo. La poetessa rende visibile il principio luminoso del suo percorso aggirando gli ostacoli nella propria esperienza quotidiana, celando il profilo netto dell'ombra che delinea il suo cammino. La percezione profonda di essenze reali distinte, l'osservazione cromatica degli accidenti e delle note, rivelano l'interferenza delle emozioni e la fenditura dei confini in chiaro-scuro della sensibilità. Teresa Valentina Caiati assiste il mutevole ed inaspettato coinvolgimento della realtà elevando l'approfondimento periferico degli eventi con la spontanea ed istintiva melodia della sua centrale interpretazione e avvolgendo la singolare e delicata bellezza dei destinatari che cingono la seduzione gotica ed oscura delle vicende, dei luoghi e delle immagini. La poetessa affronta il destino di una solitudine che è al centro di tutto e attraversa l'impenetrabile cupezza, girovaga ed inquieta, di ogni inesprimibile relazione umana contro l'ineluttabile fissità del cuore smarrito e confuso. La curva impercettibile delle parole oscilla nella volontà intelligente e condiziona le scelte, fa da scudo alle sensazioni. Assorta nella quiete dell'assenza, la visibilità del ricordo non si dissolve ma dilata le intuizioni emotive, come se custodisse il segreto della consistenza e della necessità della vita. La testimonianza umanistica della poetessa è un patrimonio potente e fedele allo stupore, sostenuto da quella brezza, misteriosa ma espressiva, che soffia sull'esasperata consuetudine di ogni esulante condizione, pena che non allontana il perpetuo e spontaneo corso del tempo e destina al richiamo solitario la coscienza reduce. La direzione esclusiva ed imperturbabile dei pensieri sosta su una piccola nicchia sospesa, affatturata nel segreto delle discordanze che regolano la tensione esatta di quanto è trascorso o di quanto è lontano.
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”
https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
Il talento
Il talento
è l'aggettivo superlativo
posto dinnanzi ad un nome.
Tutt'intorno fa stragi e razzie
e senza termini di paragone,
governa, assolato e indisturbato,
nell'impero grammaticale dei sogni.
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Error Invalid Function
Noi altri
abbiamo insenature
e promontori sulla schiena
simili alla gobba di Leopardi
per il peso crescente
cui la natura sottopone.
Incompatibilità di sistema.
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La bellezza
Riconosco la bellezza
quando l'orizzonte s'allontana
e un pensiero gli va in soccorso.
In un istante
sono lì
dove ancora non sono.
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Il destino
Ogni volta che mi fermo
contemplo il destino
scorrere, imperterrito,
su quella strada parallela
al mio incedere lento.
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Le occasioni
Le occasioni
sono loculi sempre aperti
in cui dimora
da lontano
l'ansia esitante
di non avere fine.
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D'un tratto
D'un tratto capii
che solo il ritmo genera l'amore,
così presi a pensarti con la stessa frequenza.
LE NOVE DOMANDE PIU’ PAZZE DEL MONDO… MA NON TROPPO: Majlinda Petraj

Amici lettori della signoradeifiltri, oggi ho il piacere di presentarvi una scrittrice che fa della dolcezza la sua poesia. La sua forza è nelle parole che mette nero su bianco in ogni componimento, e la positività è nello sguardo con il quale vuole contagiare i suoi lettori. Fa parte della grande famiglia di @libereria, una realtà editoriale in continua ed entusiasmante crescita. Signore e signori, oggi con noi Majlinda Petraj, ed ecco le domande alle quali si è sottoposta con un grande sorriso, coinvolgendo tutti noi in un'atmosfera di piacevole serenità.
Ti senti dottor Jekyll e mister Hide?
Concordo che, per quanto buoni potremo ritenerci, esiste un po' di mister Hyde in ognuno di noi. Personalmente vorrei si potesse vedere il mio lato buono. Faccio tutto il possibile, pur non soffocando del tutto anche l'altro.
Sei una scrittrice onesta oppure un po’ drin drin?
Non capisco cosa sia una scrittrice drin - drin, nemmeno mi ritengo intellettuale. La parola "onestà" invece mi piace perché, quando scrivo, mi denudo delle mie paure, angosce, perplessità e sono pronta al confronto e a essere letta.
Perché scrivi?
Scrivo per comunicare con il mondo. Perché lo sento come un bisogno vitale, come mangiare, dormire etc.. È un modo d'essere, io sono Poetessa.
Con il tuo libro cosa vuoi dire?
Il mio libro, PIANETA CUORE, già dal titolo vuole comunicare la possibilità di rifugiarsi altrove, in uno spazio nuovo che può contenere tutto ciò che Sei.
Sei a colazione con Oriana Fallaci, cosa le chiedi?
“Oriana, quando te la smetti di fumare?" Scherzo, le darei un bacio per il suo libro Lettera a un bambino mai nato.
Entri nella stanza di un editore e, dietro la sua schiena, vedi un cartello incorniciato con scritto "Se vuoi essere pagato come dici te, devi scrivere come dico io".
Allora, richiudo la porta perché non potrei scrivere a condizioni, regole o restrizioni. Scrivo come dico Io.
Progetti per il futuro?
Nella mia testa ci sono ancora molti libri. Per il momento sto assemblando il mio secondo libro, una raccolta di poesie e brevi inserti di prosa poetica. Nonché alcuni miei disegni.
Che ne pensi dei tuoi colleghi scrittori?
Oltre il fatto che li considero fratelli e sorelle a tutti gli effetti, penso che siano straordinari poeti/scrittori, persone e amici.
Libereria per te cos'è?
CASA!
1/2 ) Sei mai tentata di copiare?
No, assolutamente. E non tanto per dire. Ma ogni cosa che sono vorrei fosse autentica. Mi amo abbastanza per NON farlo.
E con la parola amore, lo stesso amore che Majlinda Petraj riversa nel suo lavoro di scrittrice, amici lettori vi salutiamo e vi aspettiamo al prossimo appuntamento, sarà ancora una sorpresa, un nuovo artista da incontrare, voi intanto non cambiate canale, casomai girate pagina, la pagina del vostro libro preferito.
Majlinda Petraj bio
“Mi chiamo Majlinda Petraj", sono di origini albanesi ma vivo in Italia da moltissimi anni. Scrivo da quando ho imparato a scrivere, all'età di 7 anni. Nel mio paese d'origine ho avuto la soddisfazione di essere spesso premiata a livello nazionale. Ho interrotto per un periodo il mio interagire con il mondo poetico ma non lo scrivere. Quello è una costante della mia vita. Ora, faccio parte di Libereria e ne sono fiera. Ho trovato il mio posto. Vorrei dare il meglio. ”
LE NOVE DOMANDE E MEZZA PIU’ PAZZE DEL MONDO…MA NON TROPPO: Laurent Verchen de Vreuschmen

- ) A scuola eri un secchione? Sì? No? Perché?
- ) Il tuo libro è consigliato per chi e perché.
- )Al bar stai inzuppando il cornetto nel cappuccino, di fianco a te si siede Eduardo de Filippo, che gli chiedi?
Arte al bar: Piero Manzoni
Amici lettori della signoradeifiltri, bentornati ai nostri incontri artistici, oggi voglio fare un cambiamento di programma, il periodo che stiamo vivendo lascia poco spazio alla nostra immaginazione e ha stravolto il nostro quotidiano, le nostre abitudini, tutte le cose che amavamo fare quindi, tratta dal libro Parlami di un fiore, opera della mia amica Marta Bandi pubblicata con @libereria, voglio recitarvi questa poesia il cui titolo è
E’ MAGIA
Godere di un incontro
Inaspettato, occasionale
Programmato, anelato
Assaporato, capitato,
Godere di un silenzio
carico di parole
non necessarie
non richieste
in bilico tra gli sguardi.
Godere di due battiti
Che si accordano
Si sintonizzano
Nella magia di un abbraccio
Marta Bandi
Attraverso la poesia mi piace pensare che presto tutto tornerà come prima, meglio di prima. Per ritornare alle nostre interviste, oggi avremo ospite un artista dal cognome altisonante, Piero Manzoni. L’appuntamento è al solito bar, ho chiesto alla mia amica scrittrice di accompagnarmi per fare un break con il covid19.
Marta, sei contenta di questa occasione?
Anche se non sono abituata mi fa molto piacere. Spero che non tu non mi faccia spingere la 500 come con Laurent.
No, tranquilla, oggi abbiamo un altro mezzo di locomozione.
Ah! Meno male, e qual è?
Non lo so, lo deciderà Piero Manzoni, ecco che arriva.
Carissimo, grazie di aver accettato di farti intervistare, posso presentarti la mia amica scrittrice?
Molto lieto, Piero Manzoni.
Piacere, Marta Bandi. Anche lei ha qualcosa a che vedere con la letteratura?
Veramente sono solo un artista.
Piero, ti ho invitato per intervistarti e per partecipare con te più tardi a un azione artistica che tu hai in serbo per noi e che rimarrà nella storia.
Che faremo?
Tranquilla Marta sarà un gioco da bambini.
Walter, ti prego, non facciamo cose strane!
Non avere paura, siamo fra artisti. Molto bene, veniamo alla prima domanda: Piero, secondo te l'arte cos'è?
Secondo me l'arte è la ciambella di salvataggio per l'umanità, ed è una delle poche cose che abbia un futuro assicurato. E volete sapere perché?
Naturalmente sì.
Sapete chi sono i migliori attori del mondo, i più straordinari comici, i migliori pittori, i migliori ballerini, in sintesi, sapete chi sono i migliori artisti del mondo?
Piero, pendiamo dalle tue labbra.
E' facile... sono i bambini! Solo loro sanno agire liberamente senza nessun condizionamento. I loro disegni, i loro scarabocchi, ogni loro azione è spontanea. Purtroppo, l'artista, nella maggior parte dei casi, ama issarsi su un piedistallo e guardare tutti dall'alto con fare distaccato. E il pubblico, sbagliando, vede gli artisti come miti, come super star da idolatrare. L’opera d’arte non è più un piacere che arricchisce lo spirito ma un oggetto super valutato da collezionare. Invece l'arte è pura condivisone, appunto bisogna imparare dai bambini, oppure, per meglio dire, ognuno di noi, crescendo, dovrebbe mantenere entro di sé la gioia di vivere dei bambini con naturalezza. Finché ci saranno loro, l'arte e l'umanità intera avranno un esempio da seguire e le sorti della nostra esistenza saranno al sicuro. A proposito di bambini, che ne dite di una bella bomba al cioccolato?
Che bomba di idea dolce, certo, bombe al cioccolato e un buon caffè per tutti.
Ragazzo, aggiungine pure qualcuna alla crema.
Pure alla crema? Ma Piero, non ti faranno male?
Ma no, non ti sembro un fiore proprio come il libro della tua amica?
Piero Manzoni (Soncino, 13 Luglio 1933 – Milano, 6 Febbraio 1963) nasce da una famiglia benestante. Terminati a Milano gli studi classici dai gesuiti, frequenta l’ambiente artistico ed entra in contatto con Lucio Fontana, in quel momento teorico e co-ideatore dello spazialismo, quindi, agli occhi di Piero Manzoni un autentico visionario. Pertanto, sin da giovane attratto dall'arte, poco più che ventenne, dopo un breve approccio alla pittura tradizionale, passa alla sperimentazione, introducendo nella materia pittorica altri elementi di uso quotidiano. Successivamente, come tutti i giovani emergenti aventi quella fiamma interiore - una miscela esplosiva di vitalità artistica e di voglia di cambiare il mondo - sin dalle prime uscite in pubblico manifesta la sua filosofia basata su un inusuale materiale vario, snobbando le tecniche e gli strumenti classici.
Alla fine degli anni ’50 ormai il dado è tratto e Piero Manzoni è un artista senza freni sull'autostrada della creatività, collabora con menti affini al suo linguaggio, fondando una rivista, “Azimuth”, attorno alla quale orbiteranno artisti che faranno la storia dell’arte. Inoltre lavora a più progetti anticonvenzionali, provocatori e impermeabili alle critiche.
Il 1960 è per Piero Manzoni un anno ricco di lavoro e contatti a livello internazionale, un fermento incandescente di idee che alimenteranno il suo mito. Dello stesso anno una delle sue performance più originali, “la consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte”, nella quale i visitatori saranno invitati a mangiare vere uova sode firmate con l’impronta digitale dell’artista.
Nel 1961 la sua originalità si manifesta firmando i corpi nudi di modelle e di gente comune, facendoli diventare “sculture viventi” e realizzando 90 barattoli di “merda d’artista”.
Il 1962 lo vede protagonista a livello internazionale con opere dal formato di maggiori dimensioni.
Il 6 Febbraio del 1963 l’artista, dopo una breve ma intensissima carriera, in seguito ad un infarto, a soli ventinove anni, scompare definitivamente a Milano, lasciando un gran numero di opere mai eguagliate.
Piero, ma lo sai che tu assomigli a Yves Klein? Mi sembra che hai quasi la sua stessa faccia da Pierino la peste.
Walter, non ci avevo mai pensato ma è vero, ci assomigliamo e abbiamo lo stesso sguardo ironico, con lui ho condiviso un periodo della mia vita e parlavamo la stessa lingua, ci divertivamo da matti perché l’arte è anche divertente.
E provocatoria.
Sì, e sai perché?
Già.
Perché negli anni ’50 l’arte era troppo sfruttata, gli artisti esageravano, spinti da un vento mistico, celebrativo, iperbolico e il pubblico li osannava come se avessero visto la Madonna. Quindi la mia provocazione verso il pubblico era di dargli quello che voleva. Tutto quello che io toccavo, firmavo e autenticavo diventava arte.
E non ne eri contento? Non eri contento del successo? Del fatto che la gente avesse la percezione dell’esistenza dell’arte, anche se in maniera così eccentrica e irrazionale?
Senza dubbio volevo far divertire la gente e farla riflettere. L’artista non è un dio, il linguaggio dell’arte è universale e vitale ma non può essere divinizzato. Comunque, posso anche dirti che il vecchio detto “parlatene anche male basta che ne parliate”, con me funzionava, pure se largamente incompreso, avevo la visibilità per dimostrare le mie teorie che poi sarebbero state utili ai posteri.
In quegli anni, secondo la tua filosofia, la smitizzazione dell’arte da parte tua poteva andare bene, ma adesso?
No, adesso penso che l’arte debba tornare protagonista in tutti i modi possibili, vanno bene anche le banane incerottate. Io continuerei con le mie trovate, ogni artista libero di esprimersi, l’arte sarebbe l’unico baluardo ai nuovi miti presenti e futuri, per non rischiare di soccombere al grande fratello.
Marta, che ne pensi?
La poesia farebbe comodo?
Certo che sì, per esempio puoi vedere anche qui la sua importanza.
Piero, dove? Io non la vedo.
Eh già, non la vedi perché ce la siamo mangiata.
?
Le bombe alla crema e al cioccolato… vera poesia, vera arte!!
Geniale come le tue uova sode! Abbiamo ancora lo zucchero sulle dita, vogliamo lasciare qualche impronta qui al bar?
Forse è meglio di no, arriverebbero le formiche.
Marta, hai ragione, sei una donna saggia, paghiamo il conto e andiamo che dobbiamo fare la nostra azione artistica e anche molto poetica. Ragazzi, lasciate che paghi io.
Piero, veramente il conto potrebbe essere salato, alla cassa c’è segnata anche la consumazione della colazione con Salvador Dalì.
Walter, e che problema c’è? Gli lascio un mio barattolo e ce ne andiamo.
Ora che mi ricordo, ne è rimasto uno nel cassettino della 500.
Quello regalalo a Mimmo Rotella, così la pianta di andare in giro per Roma a staccare i manifesti.
Speriamo che Matteo Gentili me la ripari.
Vogliamo dare un barattolo pure a lui?
E’ meglio di no, a Foligno lo prenderebbero per matto.
Ok, come vuoi tu, forza, prendi quello scatolone e andiamo sulla piazza.
Walter, ci possiamo fidare? Non è che ci fa spogliare per poi autografarci?
Marta, quella è roba del passato, sicuramente ora ha in mente qualcos'altro.
Ho paura, assomiglia pure a Yves Klein, non voglio fare la modella desnuda e che mi tinga le tette.
Ma no, tranquilla, tanto, male che vada, non ci vede nessuno. Dai, dammi una mano a prendere lo scatolone.
Molto bene ragazzi, sapete che c’è nello scatolone?
Boh?
Nello scatolone c’è l’aquilone!
Ah! E allora?
Questi sono aquiloni d’artista, ora ne prendiamo uno a testa e, spinti dal vostro ponentino, prenderemo il volo. Faremo un giro sui sette colli, vi piace l’idea?
E l’azione artistica dov'è?
Walter, volteggiare con un aquilone d’artista è poesia, fantasia, felicità, come volare con l’immaginazione, fluttuando nello spazio, sognando di essere un gabbiano. Voliamo nello spazio liberi da condizionamenti, hai visto mai volare i gabbiani felici?
Qui a Roma? Ehhhhhh!
Ecco, pronti, si parte, andiamo a divertirci.
Amici lettori del blog che vi fa volare come un aquilone, io, Piero Manzoni e la scrittrice Marta Bandi vi salutiamo, vi ringraziamo e ci rivediamo al prossimo appuntamento che, vi anticipo, sarà di notte con un artista a sorpresa.
Readers of Signoradeifiltri, welcome back to our artistic encounters, today I want to make a change of program, the period we are experiencing leaves little room for our imagination and has distorted our daily lives, our habits, all the things we loved to do so, from the book Talk to me about a flower, work of my friend Marta Bandi published with @libereria, I want to recite this poem whose title is:
E’ MAGIA
Godere di un incontro
Inaspettato, occasionale
Programmato, anelato
Assaporato, capitato,
Godere di un silenzio
carico di parole
non necessarie
non richieste
in bilico tra gli sguardi.
Godere di due battiti
Che si accordano
Si sintonizzano
Nella magia di un abbraccio
Marta Bandi
Through poetry I like to think that soon everything will return as before, better than before. To return to our interviews, today we will host an artist with a high-sounding surname, Piero Manzoni. The appointment is at the usual bar, I asked my friend writer to accompany me for a break with the covid19.
Marta, are you happy with this opportunity?
Even if I'm not used to it, it makes me very happy. I hope you don't make me push the 500 like with Laurent.
No, don't worry, today we have another means of locomotion.
Ah! Thank goodness, and what is it?
I don't know, Piero Manzoni will decide, here he comes.
Dearest, thank you for agreeing to be interviewed, can I introduce you to my friend writer?
Nice to meet you, I’m Piero Manzoni.
Pleased to meet you, Marta Bandi. Does it also have something to do with literature?
Actually, I'm just an artist.
Piero, I invited you to interview you and to participate in an artistic action that you have in store for us and that will remain in history.
What will we do?
Steady, Marta, it will be child's play.
Walter, please don't do strange things!
Don't be afraid, we are among artists. Very well, we come to the first question: Piero, in your opinion what is art?
In my opinion, art is the lifeline for humanity, and it is one of the few things that has a secure future. And do you want to know why?
Of course, yes.
Do you know who the best actors in the world are, the most extraordinary comedians, the best painters, the best dancers, in summary, do you know who the best artists in the world are?
Piero, we are waiting.
It's easy ... the kids! Only they know how to act freely without any conditioning. Their drawings, their doodles, their every action is spontaneous. Unfortunately, the artist, in most cases, loves to hoist himself on a pedestal and look at everyone from above with detached attitude. And the public, mistakenly, sees artists as myths, as super stars to be idolized. The work of art is no longer a pleasure that enriches the spirit but a highly valued object to collect. Instead, art is pure sharing, it is necessary to learn from children, or, better to say, each of us, growing up, should keep the joy of children naturally within. As long as children are there, art and all humanity will have an example to follow and the fate of our existence will be safe. Speaking of children, how about a nice chocolate bomb?
What a sweet idea, of course, chocolate bombs and good coffee for everyone.
Boy, add some with cream.
Pure cream? But Piero, won't they hurt you?
But no, don't I look like a flower just like your friend's book?
Piero Manzoni (Soncino, 13 July 1933 - Milan, 6 February 1963) was born into a wealthy family. After finishing his classical studies by the Jesuits in Milan, he attended the artistic environment and came into contact with Lucio Fontana, co-creator of spatialism, therefore, in the eyes of Piero Manzoni, an authentic visionary. Therefore, at little more than twenty, after a brief approach to traditional painting, he moved on to experimentation, introducing other elements of everyday use into the pictorial material. Subsequently, like all emerging young people with that inner flame - an explosive mixture of artistic vitality and desire to change the world - from the first outings in public he manifested his philosophy based on an unusual varied material, snubbing the classic techniques and instruments .
At the end of the 1950s, the die is cast and Piero Manzoni is an artist without brakes on the highway of creativity, collaborating with minds related to his language, founding a magazine, "Azimuth", around which artists who will make history will orbit. He also works on multiple unconventional, provocative and impervious to criticism projects.
1960 is a year full of work and international contacts for Piero Manzoni, an incandescent ferment of ideas that will feed his myth. In the same year one of his most original performances, "the consummation of the dynamic art of the public - devouring art", in the in which visitors will be invited to eat real hard-boiled eggs signed with the artist's fingerprint.
In 1961 his originality is manifested by signing the naked bodies of models and ordinary people, making them become "living sculptures" and making 90 cans of "artist shit".
1962 saw him protagonist on an international level with larger format works.
On February 6, 1963 the artist, after a short but very intense career, due to a heart attack, at only twenty-nine years of age, finally disappeared in Milan, leaving a large number of works never equaled.
Piero, but do you know that you look like Yves Klein? It seems to me that you have almost his face as Pierino the plague.
Walter, I never thought about it but it's true, we look alike and have the same ironic look, I shared a period of my life with him and we spoke the same language, we had a lot of fun because art is also fun.
It is provocative.
Yes, and do you know why?
Uhm.
Because in the 1950s art was too exploited, the artists exaggerated, driven by a mystical, celebratory, hyperbolic wind and the public praised them as if they had seen the Madonna. So my provocation to the public was to give them what they wanted. Everything I touched, signed and authenticated became art.
And weren't you happy? Weren't you happy with the success? The fact that people had the perception of the existence of art, even if in such an eccentric and irrational way?
Without a doubt, I wanted to entertain people and make them think. The artist is not a god, the language of art is universal and vital but cannot be divinized. However, I can also tell you that the old saying "talk about it even badly but just talk about it", worked with me, even if widely misunderstood, I had the visibility to prove my theories that would later be useful to posterity.
In those years, according to your philosophy, the demystification of art on your part could be fine, but now?
No, now I think that art must return the protagonist in all possible ways, even bananas with scotch tape are fine. I would continue with my ideas, every artist free to express himself, art would be the only bulwark to new myths present and future, so as not to risk succumbing to the big brother.
Marta, what do you think?
Would poetry be convenient?
Of course yes, for example you can also see its importance here.
Piero, where? I don't see it.
Yeah, you don't see it because we ate it.
?
The cream and chocolate bombs ... real poetry, real art!
As brilliant as your hard-boiled eggs! We still have sugar on our fingers, do we want to leave some fingerprints here at the bar?
Maybe it's better not, the ants would come.
Marta, you are right, you are a wise woman, we pay the bill and we go. We have to do our artistic and also very poetic action. Guys, let me pay.
Piero, really the bill could be salty, there is also the breakfast with Salvador Dalì to pay.
Walter, what's the problem? I leave him a jar of mine and we leave.
Now that I remember, there is one left in the drawer of the 500.
Give it to Mimmo Rotella, so he stops going around Rome to remove the posters.
We hope that Matteo Gentili will fix it for me.
Do we want to give him a jar too?
It is better not to, in Foligno they would consider him mad.
Ok, as you want, come on, take that box and let's go to the square.
Walter, can we trust it? Will he not make us undress and then autograph us?
Marta, that is stuff of the past, surely now he has something else in mind.
I'm afraid, he also looks like Yves Klein, I don't want to be a naked model and that he dyes my tits.
But no, worst case scenario, nobody sees us. Come on, help me get the box.
Very well, guys, do you know what's in the box?
Boh?
There is a kite in the box!
Ah! So?
These are artist kites, now we take one each and, driven by your ponentino, we will take flight. We will take a ride on the seven hills, do you like the idea?
And where is the artistic action?
Walter, circling with an artist's kite is poetry, happiness, like flying with the imagination, floating in space, dreaming of being a seagull. We fly in space free from conditioning, have you ever seen happy seagulls flying?
Here in Rome? Ehhhhhh!
Here, ready, let's go, let's have fun.
Readers of the blog that makes you fly like a kite, I, Piero Manzoni and the writer Marta Bandi greet you, thank you and see you at the next appointment which, in advance, will be at night with a surprise artist.
Hai Zi, "Un uomo felice"

Un uomo felice
di Hai Zi
Collana Poesia - Del Vecchio Editore
Traduzione di Francesco De Luca
In libreria e in ebook dal 30 aprile 2020
Pagine: 180 - Prezzo: 15 euro, ebook: 7,99 euro
Francesco De Luca mi ha parlato spesso di questo libro che ha curato, del poeta che ha tradotto, del suo amore per la cultura cinese (che conosce a fondo) e che conta di diffondere anche in Italia, ben oltre i soliti stereotipi. L’esistenza di Hai Zi presenta molte analogie con la vita di Arthur Rimbaud (citato in epigrafe), perché anche lui produce l’essenza del suo corpus poetico in pochi anni, quindi muore suicida. Lascio la presentazione del lavoro alle parole della Casa Editrice, molto esaustive.
A trent’anni dalla sua morte arriva anche in Italia la raccolta completa del lavoro del grande poeta cinese Hai Zi, pubblicata per la prima volta in Italia da Del Vecchio. Hai zi si suicida appena venticinquenne sui binari del treno il 26 marzo 1989. Di fianco al suo corpo viene trovata una borsa che contiene una Bibbia, i racconti di Conrad, Walden di Henri David Thoreau e Kon-Tiki di Thor Heyerdahl. Un gesto simbolo da cui nasce il suo successo e che crea un vero culto intorno alla sua figura. La sua lirica senza tempo affonda le sue radici nella tradizione poetica cinese e si rivela al contempo incredibilmente attuale. Forse a causa della sua intrinseca dicotomia ha faticato, e fatica ancora, a trovare una collocazione univoca nonostante il grande successo di pubblico che lo ha portato a essere in Cina tra gli autori più letti e conosciuti di tutti i tempi. Prima della sua morte i lavori di Hai Zi erano pressoché sconosciuti, è solo in seguito al suo suicidio, che il culto attorno alle poesie e alla vita/morte del loro autore inizia a svilupparsi. Parallelamente cresce anche l’interesse accademico per il lavoro svolto da questo giovanissimo poeta che sviluppa la sua consistente produzione nell’arco di soli 6 anni. Pur essendo un artista figlio della rivoluzione culturale, i suoi lavori sembrano non avere alcun appiglio con la realtà politica e sociale del suo tempo, e questo gli valse e gli vale tutt’ora non poche critiche, ma a ben guardare nei versi di Hai Zi si nasconde un messaggio universale che parla all’umanità intera, al di là dei momenti storici, con una spinta trascendentale impossibile da ignorare che quindi parla di vera e universale libertà. La poetica di Hai Zi sfugge alle categorizzazioni, non si piega alle necessità piccine, perché nella sua autenticità sta la sua potenza, nella ricerca di sé in quel collegamento che unisce l’individuo al tutto, quindi nella poesia che forgia il mondo risiede il suo vero e profondo messaggio.
Francesco De Luca (scrittore, poeta e traduttore dal cinese) nel 2019 ha pubblicato il romanzo Karma hostel con Il Foglio Letterario. Il libro narra le vicissitudini di un ragazzo italiano che, deluso dall’esistenza che conduce in patria, decide di trasferirsi in Cina e di aprire un piccolo albergo per surfisti. Il romanzo fa capire molte cose della cultura cinese, affrontando il tema dei movimenti di opposizione e dei dissidenti.
Le poesie sono tutte edite con il testo cinese a fronte. Vediamone alcune.
Agricoltori
Nel fiume blueggiante
lavo le mani
lavo le mani dalle antiche guerre
combattere è già qualcosa di lontano
di non più adatto
il mio sangue
afferra la mia preziosa spada
l’armatura
finanche la corona
per nasconderli tra alte montagne
carrozze da Nord
si arrestano nell’affetto della terra gialla
ma la terra tramandata di generazione in generazione
sta dormendo nel sacco di semi
(1983)
In mare
Tutti i giorni son giorni in mare
povero pescatore
grumi di carne come una fune maldestra
lanciato sulle onde
vuole afferrare terre lontane
oggetti luminosi
anche solo i finti sorrisi del sole
ma afferra solo assi di legno marce:
capanne, barche e bare
dorsi di pesci migrano in branchi
senza fine e senza inizio
della giovinezza solo si può dire
quanto sia fragile
(Giugno 1984)
Natura
Lascia che io dica
è una donna forte e bella
pesciolini blu sono i suoi orci
e sono i suoi svestiti abiti
lei sa amarti con la carne
nelle canzoni popolari da tempo ti ama
Guardando in alto in basso
talvolta ne accarezzi il corpo
seduto sul tronco la baci
ogni foglia è le sue labbra
ma non la vedi
come sempre tu non la vedi
ma lei da lontano ancora t’ama.
(1984)
Villaggio
Nel villaggio abitano
madre e figlio
il figlio tranquillo cresce
la madre tranquilla osserva.
Tra i fiori d’amento
il villaggio è una barca bianca
le mie sorelle si chiamano fiori d’amento
le mie sorelle sono splendide.
(1984)
Autoritratto
Lo specchio è una ciotola
sul tavolo
il mio viso
è la patata nella ciotola
Ecco, escono da terra
queste dolci ossa
(1984)
Sguardi
Fiori di pero
sul muro di terra scivolano
suoni di campane di armenti
Zia ha portato due nipotini
ritti davanti a me
come due tozzi di carbone nero
forte davvero il sole
di tutto il creato in crescita, frusta e sangue!
(1985)
Mezza poesia
Sei mia
mezza poesia
ami metà col cuore
nascondi metà col corpo
sei mia
mezza poesia
che nessuno cambi una parola.
(1986)
Antologia d’amore
Seduto sul candeliere
sono una corona di fiori
penso a un’altra corona di fiori
non so quando offrire
non so come porre.
(1986)
Le traduzioni sono di Francesco De Luca.
Intervista con l'artista: Giacomo Balla
- Giacomo, ora vorrei parlare con te di un'opera, un monocolore importante e rivoluzionario per quei tempi, Dinamismo di un cane al guinzaglio.
- Giacomo nel 2080 siamo diventati automi infelici?
Readers of Signoradeifiltri, welcome back to my appointment with art and with the blog always in orbit in the galaxy of culture. This must be an unfortunate period, because I have to go get the artist I will interview today. Unfortunately my means of locomotion are still broken down, we had to return the 600 bus to the pacifist nuns, we could not take advantage of their generosity, so today I just have to take the old 500, which starts only if it is pushed and, in these cases, who do you ask for help? But yes, you ask for help from a friend, wait a moment for me to call him.
- Hello Laurent.
- Hi Walter.
- I have a problem, you have to help me.
- What should we do?
- There is a 500 to be started, the starter does not go.
- Wait for me, I'm coming.
Dear readers, I am sorry for this setback, I realize that we are in 2080, in full science fiction, in full modern and super evolved era, but to us poor artists, if we want to move, all that remains is to push this small car miserably by hand. Luckily a friend of mine is coming: the poet Laurent.
- Here I am, what do we do?
- We push, come on, I get in the car and you push. I turn on, the engine starts, with the right hand I open the door and you, with a jump, enter.
- I begin to catch the catch: is that why you called me?
- Come on, it's a little help. And then, afterwards, I introduce you to a friend artist, we interview Giacomo Balla.
- Is he your friend?
- Laurent, I have a lot of high-ranking friends with fantasy. Come on, let's hurry up.
And with a snap of your fingers, the two @libereria artists start the 500 and go to meet Giacomo Balla.
- Laurent, with the famous artist from Turin we will make a return to the past, we will go back in time to talk about the present which is then the future. I know that this is a confused concept but, through fantasy, we will explain what will happen in 60 years. Here he is, in the company of his dog on a leash.
- Giacomo, welcome on board, I introduce you to a friend of mine, Laurent Vercken de Vreushmen.
- Hallo!
- Boy, just call me Giacomo. In short, Walter we are in the post futurist era, why did you come with this prehistoric car?
- Giacomo, that's what's available.
- Ah, I understand! That's why you went to Dalì with the nuns' minibus.
- Giacomo, that's another story. But you're right, we are in 2080 and technology is part of our life, it has facilitated our daily lives. What cinema had always anticipated as stage fiction has now become reality. Fortunately, in 2080, before we ran the risk of becoming slaves, we had time to take a few steps back. Virtuality, automation cannot replace us, this planet was born to be the home of every form of natural existence with a human dimension, technology must remain only a tool. Giacomo, are we talking about the Futurist movement?
- Walter, we were first of all men with a head, a heart, two arms and two hands to forge and shape the material. The myth of speed was the application of our theories, art has always been the forerunner of new languages, breaking the patterns of the past was our strength, our illusion. Futurism, like all artistic avant-gardes, had limited time to make way for new trends. See how everything turns? There never remains a situation of stainless static, it is the dynamic energy of our existence that moves together with the terrestrial globe, in an infinite vortex, at such a speed as to make everything seem invisible, in the almost loss of time cognition. There is only one thing that compacts us and harmonizes us with nature: color, an infinite range of shades, an intrinsic part of our DNA. Color is the heart of everything. Do you know that Italy is the most colorful country in the world? It is by its natural conformation, it is by its history, naturally by its art, there is no country in the world more colorful than ours.
Giacomo Balla, in 1895, left Turin for Rome and to experience the new Italian Divisionism of which, together with a group of young artists, his students, was an important promoter.
The early 1900s were years of great modernization, despite the belligerent period, art was very active.
Giacomo Balla, an unstoppable personality never tamed, laid the foundations of the Futurist movement. In those years, through an exceptional creative liveliness, he also created theatrical sets, furnishings, various accessories for daily use. All this with the new Futurist language, a dynamism above all, and more "colorful", to affirm a 360 ° universe projected towards the future. Giacomo Balla in this was one of the major protagonists.
Unfortunately, during those years, if on the one hand living tasted of modernity and relative well-being, on the other hand war drums were rolling. The artist could not help but get involved. Power has always used art and printing as communication tools. In 1937 G.B. felt the feeling that society was taking another route and that art was no longer a human feeling, but something excessively led to presumption, something that made color, the soul of our existence, a mere patina facade. He therefore decided to estrange himself from the change of his ideals, he pursued the matter with courageous intellectual honesty, undergoing, on the part of the official culture, the removal as a leading figure of Italian art.
After the war years, Giacomo Balla's work was deservedly re-evaluated worldwide. He had been a true master, creator of an artistic uniqueness, leaving a fundamental mark on the international cultural scene. In the following years he continued his artistic production, remaining a serious and passionate artisan of the art, he disappeared at eighty-six on March 1, 1958.
- Giacomo, now I would like to talk to you about a work, an important and revolutionary one-color for those times, "Dynamism of a dog on a leash".
- Dear guys, I had the awareness inside me of feeling a strong attraction for photography, which I thought was great news. I have always been an experimenter, I felt like a navigator discovering new lands and I could not remain indifferent.
- Giacomo, why the format of the work is almost square, with the dog in the foreground and the figure of the woman cut at the height of the legs? -
- It's easy, for a matter of freedom. I wanted to free the dog from the leash, ideally snatching it from the woman, tight, oppressed in her ankle-length ancient dress, which held her captive. A dress that accentuated, but at the same time concealed, the beautiful feminine and natural forms, while the animal, with the speed of its steps, hovering the leash wanted to speed up the legs and all the woman's personality towards a modernization of its customs and traditions.
As you can see the protagonist is the dog, which I have depicted in an oblique line upwards, seeing a distant horizon. My own signature is placed in the lower right corner, as author and man of this new epoch I follow with my graphic authentication that direction. I, transforming myself into an invisible being, crossing the time barrier, project myself, like a series of frames of a film in use to the camera together with the images imprinted on the cellulose, towards the future.
About the future. Oh yes, my boys, in 2080 we went too far, we carried humanity too far, dampening a beating heart, a universe of feelings, the fantasy that makes you happy with simple and genuine things, the joy of existing, and we fell in love with progress, with science superior to the human dimension, leading men and women to become unhappy automata and this was a serious mistake.
- Giacomo in 2080 did we become unhappy automata?
- Well yes, luckily we stopped in time, we were on the edge of the abyss, then the power of art magically aroused, through all humanistic expressions, that power that allowed us to separate technology from the true essence of humanity, an essence made of the five primordial senses that make us unique and happy. We managed to get the best out of the tools of science by simply remaining human. Like this car ancient outside but modern and hyper-equipped inside, which rises in flight, does not smoke and does not pollute, beautiful to live it humanly with the most pleasant and spontaneous of smiles.
- Laurent, what do you say?
- This futuristic discussion was delightful, to stay on topic can I delight you with a poem of mine?
- Laurent, I will listen to you with pleasure
The title is A little background genius.
- Hey boy, but this is a futurist poem!
- Thank you, said by an artist like you is a great compliment, even in my book Someone inadequate, under a mask of drama I built a heart that pulsates with optimistic enthusiasm, a dynamic action to awaken the torpor of a life now spent, the energy that turns on the light in my mind, my light that wants to illuminate the path of those who have lost hope.
- Laurent, you were born in the wrong period, if you had been in my time you would have had extraordinary success, but I wish you to get it anyway in this modern era, you are young and time is on your side.
- Giacomo, I promise you that I will try.
- But Walter, Jackson Pollock told me that on this futurist toy car you have a nice assortment of chocolates.
- Of course Giacomo, you can find them in the drawer of the mini bar.
- I don't seem to see them, but what is this? A jar? Why do you keep a jar?
- A jar?
- Yes, it is really a jar and above it is written "Artist shit"
- Ah, yes it is the work of Piero Manzoni.
- And you want to confront it with the chocolates you gave Pollock? Do you now know what I can do with this jar?
- But Giacomo it wasn't my fault if Pollock got all the chocolates. And then the jar is by Piero Manzoni for the next interview.
- Even if it is artist shit, now I throw it in your head so you learn for the next time.
- Giacomo, please don't, that jar is worth more than two hundred thousand euros!
-But Walter couldn't they have given him Cattelan's banana?
- Banana? Laurent, but what can I do if the artists are crazy?
- So let's go get some coffee, that's better.
- Giacomo, we can't, Salvador Dalì left the bill to pay.
- Guys, don't worry, we drink and then you have Piero Manzoni pay the bill. With what his work is worth you can afford to pay us a coffee, wow!
And so, friends, while I, Laurent Vercken de Vreushmen, Giacomo Balla and his dog on a leash, go and have a coffee, which we will then charge Piero for, we greet you and look forward to seeing you at the next meeting. I think you understand who we will interview.
"Poesia" di Nicola Crocetti, una rivista unica

Se mi chiedono quale sia la rivista più bella che ancora resiste in Italia, la risposta nasce spontanea: Poesia. Sì, perché Poesia è un mensile internazionale di cultura poetica, con testi bilingue, giunta al numero 357, che esce ininterrottamente in edicola da trentatré anni. Lo so che probabilmente non ve ne siete accorti, distratti da Novella 2000 e Gossip 3000, oppure dalla ennesima rivista di cucina che insegna come cuocere i maccheroni o le orecchiette alla puttanesca. In ogni caso è vero, la trovate persino a Piombino (casa mia, è tutto dire), certo non in tutte le edicole, ma nelle migliori, spesso su ordinazione, in ogni caso arriva. Per meglio dire, arrivava, perché Poesia da maggio riprende il cammino invertendo la rotta, decidendo per un ritorno in libreria, cambiando periodicità da mensile a bimestrale, raddoppiando le pagine e diventando una vera e propria rivista - libro. Troverete Poesia nelle librerie Feltrinelli, perché l’editore passerà da Fondazione Poesia Onlus a Feltrinelli, ma la garanzia di continuità verrà dalla direzione editoriale curata dal grande Nicola Crocetti, l’uomo della poesia in Italia, esperto di letteratura greca, traduttore e deus ex machina di un’operazione incredibile così fuori dalle mode, ma proprio per questo indispensabile. Ho tra le mani Poesia 357, numero di marzo, che celebra la fine di un’epoca, l’addio alle edicole e il passaggio in libreria. Il piatto è ricco, per questo mi ci ficco, da amante della poesia e modesto traduttore di ispanici. In apertura leggo un bel servizio su Milo De Angelis (curato da Lorenzo Chiuchiu, Davide Brullo e Cinzia Thomareizis) che ha appena pubblicato Poesia e destino (Crocetti, pp. 172 euro 15), segue Massimo Bacigalupo che presenta Louise Glück (in tedesco e italiano), quindi Nino Muzzi con Jakob Van Hoddis e Nicola Crocetti con la poetessa greca Katerina Anghelaki-Rooke. Nel numero 356 avevamo incontrato Silvio Ramat, uno dei nostri ultimi grandi poeti, che ha appena pubblicato In cuor vostro e altri versi (Crocetti), mentre qui leggiamo (lo confesso, per la prima volta) le francesi Christofle de Beaujeau, Louise Colet e il cubano Nicolás Guillén (il poeta nazionale), tutti in lingua originale, con relative traduzioni. Poesia è un piccolo gioiello, così come è ammirevole la produzione editoriale di un coraggioso editore come Crocetti, del quale ricordiamo alcuni titoli tradotti da Nikos Kazantzakis: Zorba il greco, Rapporto al greco, Francesco, Ascetica o I salvatori di Dio. Leggete Poesia e sostenetela. Ha bisogno di lettori e di nuovi abbonati. (http://www.poesia.eu/)
Gordiano lupi
www.infol.it/lupi
Antonia Pozzi, "Tu sei l'erba e la terra"

Tu sei l'erba e la terra
Antonia Pozzi
Garzanti Editore, 2020
Tu sei l'erba e la terra di Antonia Pozzi (Garzanti Editore, 2020) è una dichiarazione indistinta di solitudine sfumata nel disincanto dell'anima, appassionata e struggente, in un'unica e sconfinata poesia d'amore che la poetessa ha rivelato per tutta la sua breve vita. La nostalgia, l'arrendevole passione, la ritualità evocativa delle sue confessioni, sono il terreno propizio custodito nei versi, avvolti da un'apparente quiete di grazia e rassegnazione, assorbiti nell'essenza crepuscolare e nella dissolvenza espressionista della malinconia. Le parole, commosse e orgogliose, sostengono la perdizione dell'assenza. La poesia di Antonia Pozzi accoglie il sortilegio dell'impulsività avvicendando il ricordo di una condanna sentimentale, nella sua passione per il suo amato professore, con il suo corteggiamento infelice e tormentato, consumato dal dolore e da un'aspettativa non corrisposta. I testi sono salvifico intervallo nella dilatazione emotiva e richiamano l'autentica e trascinante forza magnetica della natura, conforto originario di serenità e grembo di affinità romantica, oltrepassano le stagioni ostinate delle promesse e della dignità riconosciuta “sulla via dei luoghi amati”, dove l'avvenenza sussurra, sincera e fedele, l'estetismo poetico nello specchio dei movimenti sinuosi delle adorate montagne. La poetessa è testimone della riservata e rigorosa decadenza che addensa l'ostilità delle ombre e scava nelle atmosfere desolate dello spirito. Il mondo, elegantemente violento e superbo, è fatto di desideri e illusioni, si nutre di lacrime e di attese e la poesia visiva di Antonia Pozzi è un'immutabile e rarefatta inquietudine scandita dallo squilibrio degli indugi. Il destino della poetessa non ha via d'uscita se non nell'unico finale possibile e stringe intorno a sé l'esasperata povertà della sostanza di un sogno infranto, di una lacerante lusinga di chi desidera il ritorno alla vita, al vivere in poesia. I versi ascoltano il respiro di una sacrificata sensibilità, affondano nella memoria il rovescio di una pena abbracciata all'esistenza ferita. Le poesie di Antonia Pozzi giunte solo postume tornano a far luce e rumore da “un'esile scia di silenzio”. Presagio rappresentativo è la fatalità improvvisa di chi muore giovane e suicida condividendo nell'intreccio al male di vivere che accomuna altre importanti poetesse, l'impossibilità di colmare il vuoto interiore, premeditato nell'incompatibilità della disperazione di una morte intenzionale.
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”
https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
Lampi
Stanotte un sussultante cielo
malato di nuvole nere
acuisce a sprazzi vividi
il mio desiderio insonne
e lo fa duro e lucente
come una lama d'acciaio.
S. Margherita, 23 giugno 1929
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Sfiducia
Tristezza di queste mie mani
troppo pesanti
per non aprire piaghe,
troppo leggére
per lasciare un'impronta -
tristezza di questa mia bocca
che dice le stesse
parole tue
- altre cose intendendo -
e questo è il modo
della più disperata
lontananza.
16 ottobre 1933
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Pensiero
Avere due lunghe ali
d'ombra
e piegarle su questo tuo male;
essere ombra, pace
serale
intorno al tuo spento
sorriso.
maggio 1934
Convegno
Nell'aria della stanza
non te
guardo
ma già il ricordo del tuo viso
come mi nascerà
nel vuoto
ed i tuoi occhi
come si fermarono
ora - in lontani istanti -
sul mio volto.
29 maggio 1935
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Brezza
Mi ritrovo
nell'aria che si leva
puntuale al meriggio
e volge foglie e rami
alla montagna.
Potessero così
sollevarsi
i miei pensieri un poco ogni giorno:
non credessi mai
spenti gli aneliti
nel mio cuore.
8 giugno 1935
Michal Rusinek, "Nulla di ordinario su Wislawa Szymborska"

Il libro di Michal Rusinek Nulla di ordinario su Wislawa Szymborska (Adelphi Edizioni) è una memorabile e privilegiata visita alla spontanea e affabile dimora della poesia, luogo devoto dell'ispirazione e placida permanenza dello stupore e dell'immensità, nell'inattesa meraviglia di ogni appuntamento persuasivo con la vita. La vita di Wislawa Szymborska si intrattiene in un gradevole colloquio seguendo lo sguardo unico sui suoi versi, ospiti graditi che infondono viva fiducia e compiuta ammirazione. Michal Rusinek, il suo giovane segretario, insegue testimonianze e fedeltà per più di quindici anni accanto a una fascinazione privata e muove ogni particolare curioso ed inedito, confermando la singolarità degna di memoria che nutre la biografia della poetessa. Le parole, parole di poesia, ripercorrono attraverso l'intensa partecipazione affettiva il contenuto di un'incondizionato amore per il talento, per la capacità intellettuale non comune e rincorrono la vivace tradizione di irresistibili esperienze letterarie, sensibilizzano il desiderio di fermare nel non luogo della scrittura lo “smisurato teatro” dell'esistenza. La luminosa gioia della storia narrata aggira e cattura la sorgente avventurosa dell'animo umano, riconosce lo sguardo felice e carezzevole che si sofferma sugli aneddoti spiritosi e stravaganti legati alla poetessa, sulle sue provvisorie abitudini di traslocare, sulle sue amabili qualità nel cucinare, sulla squisita disponibilità alle cene e alle lotterie, sulla passione per i collage artistici. Le gradite atmosfere della vita quotidiana cedono alla fantasia delle immagini, alla voluta segretezza della complicità, nelle conversazioni e nei comuni interessi, nei suggerimenti letterari e nelle dichiarate risate che hanno caratterizzato il legame distintivo tra Michal Rusinek e Wislawa Szymborska. Leggere Wislawa Szymborska è una scelta e un'opportunità elegante, a mantenere il dubbio”stupefacente” per la grande compiacenza del mondo, per proteggere la propria affinità, assecondare la propria esclusività, adottare in ogni intonazione un modo di essere e di comportarsi. La dilatata imponenza del suo linguaggio, convince il rispettoso gioco delle parole con acuta ed ironica filosofia e respira nella struggente inevitabilità la profondità dell'intero ventre della poesia. L'immutato elogio della poetessa da parte di Michal Rusinek descrive un'eccentrica nostalgia dei luoghi e delle persone che accoglie l'ombra di un passato non perduto ma che esibisce la veloce, inafferrabile ostinazione della volontà a ritirarsi nell'inconfondibile senso dell'umorismo. La poetessa assorbe l'aspetto meditativo con la leggerezza raffinata, è delicatamente distante da tutto e dove “ogni parola ha un peso non c'è più nulla di ordinario e normale”. L'amicizia che ha convinto il segretario a seguirla fino alla fine ha lo stesso bisogno di solitudine che imponeva la poetessa nel momento in cui nascevano le sue poesie, per rendere universale il rituale attrattivo di ogni riservata confidenza.
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”
Il giorno dopo – senza di noi
La mattinata si preannuncia fredda e nebbiosa.
In arrivo da ovest
nuvole cariche di pioggia.
Prevista scarsa visibilità.
Fondo stradale scivoloso.
Gradualmente, durante la giornata,
per effetto di un carico d’alta pressione da nord
sono possibili schiarite locali.
Tuttavia con vento forte e d’intensità variabile
potranno verificarsi temporali.
Nel corso della notte
rasserenamento su quasi tutto il paese,
solo a sud-est
non sono escluse precipitazioni.
Temperatura in notevole diminuzione,
pressione atmosferica in aumento.
La giornata seguente
si preannuncia soleggiata
anche se a quelli che sono ancora vivi
continuerà a essere utile l’ombrello.
Nicolás Guillén, il poeta nazionale

Nicolas Guillén dopo il trionfo della Rivoluzione è sempre stato chiamato il poeta nazionale e non c’è denominazione più giusta e meritata. Infatti la poesia di Guillén interpreta la realtà in maniera critica e da un punto di vista collettivo, senza mai farsi tentare da individualismi o da fughe astratte. Quando Cuba era ancora alla ricerca della sua identità, Guillén denunciava l’ingiustizia sociale, la discriminazione dei neri, la fame, il furto sistematico da parte degli Stati Uniti delle ricchezze nazionali. Possiamo dire che Guillén sia sempre stato il cantore delle necessità degli oppressi e dei poveri. A maggior ragione, dopo il trionfo della Rivoluzione, ha messo al servizio della costruzione di un nuovo stato la sua poesia.
Nicolás Guillén è nato a Camagüey il 10 luglio del 1902, suo padre lottò per l’indipendenza cubana, ma subito si rese conto che la Repubblica sarebbe stata tradita dal nuovo governo e si schierò con i liberali. Fu assassinato durante una rivolta e Nicolás dovette lasciare l’Università (frequentava Giurisprudenza) per impiegarsi come tipografo e dare una mano in casa. Pubblicò le prime poesie sulla rivista «Camagüey Grafico», quindi in «Castalia» dell’Avana e in «Orto» di Manzanillo. Il suo primo libro è del 1922 (non lo pubblicò) e si intitola Cerebro y corazón, mentre l’anno seguente fondò «Lis», una rivista letteraria che ebbe breve vita. Nel 1926 si trova all’Avana, si iscrive al Partito Comunista Cubano ed è proprio nella capitale che si avvicina alla poesia d’avanguardia. Scrive per «El Diario de la Marina» (un foglio reazionario) una serie di articoli contro la discriminazione razziale. Nel 1930 pubblica Motivos de son e Ideales de una raza. Soprattutto il primo è un libro importante, perché adotta il son come base musicale e sceglie un linguaggio di facile comprensione, capace di parlare alle persone e di raccontare la vita quotidiana. Si tratta di poesia che molti hanno giustamente definito mulatta, perché si appoggia ai due elementi predominanti della cultura nera: il ritmo e il colore. Le liriche di Guillén nascono dalla guaracha cubana e sono soprattutto parole scritte per canzoni popolari. Si pensi a un componimento come: «Sóngoro cosongo/ Songo be/ Sóngoro cosongo/ de mamey;/ sóngoro, la negra/ baila bien…». Si tratta di una vera rivoluzione poetica che vede protagonisti soprattutto i neri avaneri, con il loro linguaggio caratteristico e i loro modi di dire.
La poesia di Guillén non si ferma qui. Con il passare del tempo diviene lirica di denuncia sociale e lui stesso è tra i primi intellettuali che aderiscono al Movimento Negrista. Il suo secondo libro è Sóngoro cosongo (1931) e qui affronta ancora il tema del nero, ma lasciando da parte la comicità e la caricatura dei vecchi personaggi per cominciare a sperimentare una poesia descrittiva e realistica. Non è ancora un libro sociale, ma basta a dare valore all’opera la denuncia dello sfruttamento dei neri: «El negro/ junto al cañaveral./ El yanqui/ sobre el cañaveral».
West Indies Ltd. (1934) è invece il primo poema sociale vero e proprio e dimostra un impegno politico sempre maggiore da parte di Guillén, che sarà redattore ed editore delle riviste comuniste «Resumen» e «Mediodia».
Nel 1937 pubblica in Messico una delle sue opere più importanti: Cantos para soldados y sones para turistas. La cosa triste è che questa poesia, scritta da un comunista per un paese che avrebbe dovuto ribellarsi all’oppressione di un feroce dittatore, si adatta bene ancora oggi alla situazione vissuta dai cubani. Protagonista del poemetto è José Ramón Cantaliso che mostra al turista la miseria, la fame e tutte le ingiustizie nascoste dietro una apparente allegria. Tutto questo senza perdere l’umorismo tipico della sua poesia e senza lasciare il ritmo del son che accompagna i versi. Ai soldati Guillén ricorda qual è la loro estrazione sociale e dice che sono soltanto lo strumento di un potere ingiusto, quindi devono imparare a rivolgere i fucili contro la tirannia. Sempre in Messico pubblica España: poema en cuatro angustias y una esperanza, ispirato alla lotta del popolo spagnolo contro il fascismo. Guillén viaggia molto: prima va in Spagna ed entra in contatto con la parte comunista della ribellione, successivamente è in Argentina dove pubblica El son entero (1947). In questo libro è presente tutta la sensibilità e la musicalità afrocubana: poche poesie sociali, alcune folcloristiche, altre intimiste, persino romantiche. Viaggia ancora nei paesi socialisti e nel 1953 è a Santiago del Cile per il Congresso della Cultura Latinoamericana. Il dittatore Fulgenzio Batista, in un impeto di repressione anticomunista, gli impedisce di fare rientro a Cuba.
Nel 1955 l’Unione Sovietica gli conferisce il Premio Lenin per la Pace. Le poesie di questo periodo sono raccolte nel libro La paloma de vuelo popular (1958), pubblicato a Buenos Aires. Sono le liriche di un rivoluzionario ante litteram vagabondo del mondo e accomunano la sorte di tutti gli oppressi uniti nel solo destino possibile: la ribellione per essere finalmente liberi. In questo libro Guillén profetizza il trionfo rivoluzionario. Libro politico per eccellenza è anche Elegías (1958) che raccoglie: Elegía a Jesús Menéndez, Elegía a Jacques Roumain e soprattutto la Elegía cubana che esalta la Rivoluzione: «Brilla Maceo en su cenit seguro./ Alto Martí su azul estrella enciende».
Nel 1959 la Rivoluzione Cubana giunge a compimento e Guillén si unisce corpo e anima alla causa dell’uomo nuovo. Sarà Presidente della Unione degli Scrittori e Artisti di Cuba (uneac) fino al 1961. Pubblica ancora: Prosa de prisa (un libro di cronache giornalistiche del 1964), Poemas de amor e Tengo. Tengo riveste grande importanza, si tratta di un libro scritto sotto l’influenza della vittoria rivoluzionaria. Tutto quello che prima veniva denunciato (repressione, razzismo, miseria, sottomissione agli statunitensi) è scomparso e l’uomo socialista ha la forza necessaria per superare antiche disuguaglianze e ingiustizie: «Tengo, vamos a ver,/ tengo lo que tenía que tener». Il passato serve da esempio per far brillare i meriti di una rivoluzione voluta dal popolo oppresso. Tengo è caratterizzato da un ottimismo e da una fiducia nel futuro senza precedenti.
Buenos días, Fidel!
Buenos días, bandera; buenos días, escudo.
Palma, enterrada flecha, buenos días.
Buenos días, mis manos, mi cuchara, mi sopa,
mi taller y mi casa y mi sueño…
Tutto è allegria e limpidezza; tutto è nuovo e bello. Si esaltano i simboli nazionali (bandiera, scudo, palma), ma anche le cose che appartengono alla vita quotidiana (il cucchiaio, la zuppa nel piatto, la casa, il canto…). Guillén canta un paese che risorge dall’oblio della dominazione e che vuole essere artefice del suo futuro.
Obrero en armas, buenos días.
Buenos días, fusil.
Buenos días, tractor.
Azúcar, buenos días.
Tengo raccoglie anche l’epopea cubana dalla Sierra Maestra fino al trionfo, le successive minacce americane e la vittoria di Playa Girón. Leggiamo in italiano la parte finale di Tengo.
Ho, vediamo bene,
che adesso ho imparato a leggere,
a contare,
ho che adesso ho imparato a scrivere
e a pensare
e a ridere.
Ho che adesso so
dove lavorare
e guadagnare
quello che devo mangiare,
ho, vediamo bene,
ho tutto quello che devo avere.
Nel 1967 esce El gran zoo, in cui Guillén immagina una galleria di animali paragonati a una serie di esempi negativi che si annidano nella società capitalista (usurai, gangster, magnaccia, generali…).
Nel maggio del 1972 pubblica El diario que a diario (versi e prosa) e riassume tutta la storia di Cuba fino al trionfo della Rivoluzione, facendo ricorso a tutta la sua verve satirica. A giugno invece esce l’ultimo libro: La rueda dentada, che dimostra la sensibilità artistica di Guillén, sia quando canta il Vietnam, la morte di Gagarin, Martin Luter King, sia quando chiama alla ribellione contro i padroni culturali stranieri o, ancora, quando canta gli uccelli dei campi cubani e l’amore per la donna.
Nell’opera di Guillén non vanno dimenticate le poesie dedicate a Che Guevara: Che Comandante, Guitarra en duelo mayor e Lectura de domingo. Che Guevara è visto come il simbolo immortale della lotta e la sua figura è un esempio eccezionale per tutti – «Che comandante,/ amigo…» e poi conclude: «Partiremos contigo» –, persino per i soldati boliviani che lo massacrarono: «Él fue tu mejor amigo, / Soldadito boliviano;/ Él fue tu amigo de a pobre/ del Oriente al altiplano…». Il vero cammino, quello diritto, lo ha indicato il Che e tutti dobbiamo seguirlo.
Guillén muore nel 1989, al massimo della fama, appena in tempo per veder cominciare il “periodo speciale”, ma non abbastanza per rendersi conto di quel che sarebbe accaduto dopo. Meglio per lui, in ogni caso. Non ha visto la fine che ha fatto quel comunismo in cui aveva così fervidamente creduto.
Cerebro y corazón (1922) non è mai stato tradotto in italiano. Molti saggisti cubani definiscono questa opera acerba e immatura, una palestra per esercitare e sviluppare il futuro talento. A nostro parere contiene piccole perle di poesia che non vanno trascurate, soprattutto se consideriamo che sono opera di un adolescente.
Gordiano Lupi