Paolo Parrini, "Dentro tutte le cose c'è amore"
/image%2F0394939%2F20210906%2Fob_f0afd3_copertina-dentro-tutte-le-cose-ce-amor.jpeg)
Il nuovo libro di Paolo Parrini “Dentro tutte le cose c'è amore” (Puntoacapo Editrice, 2021) racchiude la materia della memoria, tanto cara all'autore, il continuo stato di provvisorietà e di tumulto interiore alimentato dal senso d'inafferrabile malinconia offuscata tra le righe e nell'ombra dei versi. I testi orientano e governano i luoghi e gli odori collegati ai ricordi, i correlativi oggettivi della natura, l'aspetto somatico dei sentimenti, ispirando l'universale miracolo dell'amore, la declinazione poetica di ogni più viva felicità lungo il cammino delle relazioni umane, nell'intimità degli incontri, nell'essenza delle invocazioni, nell'obbedienza nobile all'ascolto di parole coniugate alla saggezza. Il poeta difende il limite degli scenari spontanei, impressi nelle sue poesie, contempla la devozione alle emozioni mediando l'arte elegiaca con la generosa comprensione degli accadimenti della realtà, decantando la fiducia in un sorriso, ritrovando gli accordi inespressi dell'immaginario sognato e desiderato. L'alchimia degli elementi esistenziali rende unica e indissolubile ogni corrispondenza altruista, trasforma il significato spirituale del tempo, intreccia il mantenimento benevolo nei legami, dilatando il confine di ogni spazio esiliato, la considerazione della coscienza, l'infinita osservazione della reciprocità. La poesia di Paolo Parrini, innamorata dell'attesa, realizza sapientemente la sostanza di ogni piccola, grande previsione empatica, districando la cifra del dolore nella premessa del sentire, modellando l'architettura intimista di ogni distacco nel risveglio della quotidianità, nella gioia di “un filo d'erba” nel paesaggio, rispettato come elemento di riflessione e di consolazione. La perseveranza e la fedeltà al proprio cuore scolpiscono la materia dell'autore, imprimono il suo punto di vista, ricavano l'umanissimo significato delle preghiere pagane rivolte alla vita, confermano l'alleanza con le dinamiche sensibili, mutando la desolazione di ogni sofferenza in risveglio caritatevole. Il poeta è testimone dell'influenza rigeneratrice della propria anima, preserva l'integrità delle espressioni nello stile evoluto in equilibrio con l'esigenza di un indirizzo purificatore, nella vocazione di una identificazione e di un confronto ricambiato con il lettore, dedicando alla purezza di ogni risorsa percettiva l'attraversamento di ogni avversità mediante l'amore. L'amore quindi come esortazione alla cura e all'evoluzione di sé, dono di attenzione profonda al proprio esistere, dialogo nelle azioni e dolcezza nei gesti, voce e silenzio. L'altruismo poetico di Paolo Parrini rafforza l'entusiasmo e la gratitudine, salvaguarda lo svolgersi coraggioso delle separazioni, ripara le offese, accresce la limpidezza della linfa vitale, genera l'identità delle proprie intuizioni. “Dentro tutte le cose c'è amore” è un benefico sortilegio d'amore, avvolge l'universo biografico in un'aura protettiva, disegna la prospettiva struggente della commozione, adattata nella resilienza dei conflitti, adegua la dimensione intima di ogni piccola morte alla rinascita di ogni inclinazione nostalgica, superando il vuoto delle solitudini, nel vero significato della speranza, nelle parole di Pablo Neruda: "Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno.”
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”
https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
Non so se fu una corda
o tutte le morti che avevi già vissuto.
Forse morire è cosa leggera
quando si spegne il sole
in un sorriso stanco.
Ma certo resta dentro
un brivido tremendo,
un foglio di giornale portato via dal vento.
-----------------------
La goccia
Scivolo dal cielo alla terra,
nata in un'immensa nube,
brividi nella caduta,
su questa terra dolorosa
e fragile muore il mio tempo breve.
---------------------
Frammenti siamo
d'uno stesso dolore,
la felicità ci appare a tratti.
Lampeggia.
Come un faro nel buio.
------------------------
In questa mattina
che si lamenta il cielo
e la pioggia ferisce il viso,
c'è un'armonia che splende
in quelle vecchie mani.
L'amore inciso
sulla polvere degli anni.
----------------------
Pietre su pietre
si sommano i giorni,
si sfrangiano ruote
sulla strada in salita.
Dov'era la notte
il buio si squarcia
in atomi di stelle.
-------------------
Su una piazza sconosciuta
hai scolpito cicatrici nuove
ora ti guardi indietro
per scoprire nei volti
un sorriso solo tuo.
-------------------------
È quando il respiro si fa fondo
che il mondo tace e s'attarda
ad ascoltare da finestre
il limitare scosceso di parole
smesse, smania e alba.
E mi addolcisco anch'io.
----------------------
In una stanza a raccontare
l'amore che non torna,
tra i fumi della nebbia
e il rosso del vino
d'un dolore da curare.
---------------------
Sopra la mia strada
sei il sasso che rimbalza,
la provincia allegra, il ritorno
dal bosco alla sera. Altri
saranno i carnevali del tuo cuore
che il cielo chiude, in una morsa stretta.
Una notte magica
/image%2F0394939%2F20210830%2Fob_33b397_240778497-1068229800580056-45478587497.jpg)
Mondi paralleli... attesissimo il concerto di Fabrice Pascal Quagliotti, leader e tastierista della leggendaria band elettro-rock The Rockets. Straordinario successo per una notte magica in un luogo magico - Villa Olmo - sulle rive del Lago di Como.
Fabrice ha suonato una straordinaria gamma di sintetizzatori e un pianoforte a coda, dando vita a un viaggio unico e ricco di atmosfera, attraversando un universo di suoni e giochi di luci laser. La sua immagine ormai da tempo è curata da una nota stilista: la fiorentina Cinzia Diddi, la quale viene spesso ricordata poiché segue l’immagine di molti e importanti personaggi del mondo dello spettacolo, dell’arte e della musica.
Quanto è difficile il suo lavoro quando si hanno artisti come Fabrice Pascal da vestire?
Amo il mio lavoro e voglio molto bene a Fabrice, è un grande artista, una grande persona e soprattutto un grande amico. Abbiamo molti punti di contatto ma in particolare siamo due perfezionisti. Questo ci permette di dare il massimo in tutto quello che facciamo.
A cosa si ispira per l’immagine del leader dei Rockets?
Il compito era arduo perché i Rockets, oltre che per la bravura, sono ricordati anche per i particolarissimi abiti color argento. Dovevo reinventare Fabrice in questo suo nuovo progetto da solista, rimanendo fedele alla sua attenzione per l’immagine e conservando la sua eleganza innata. Uno stile un po’ napoleonico per ribadire la sua grandezza come artista e come uomo.
Altri i progetti condivisi, lo abbiamo appreso seguendovi sui social!
Sì, la prefazione del mio libro, edito da Aletti editore, e la sua partecipazione al libro che ho scritto durante il lockdown, La stella più bella, edito da Falco Editore, il cui ricavato è stato donato all’emergenza coronavirus.
Emergere dalle ceneri
/image%2F0394939%2F20210818%2Fob_c21008_234628807-209531977813268-557024973504.jpg)
Intervista alla stilista dei vip, la pratese Cinzia Diddi.
Da dove deriva l’ispirazione per questa collezione?
Se ti permetterai di morire: a volte andare in frantumi è il modo migliore per rinascere più splendente di prima! Questo è il mio pensiero!
Tornata da Firenze una sera, dopo un lunghissimo anno di privazioni di ogni genere, dagli abbracci, al contatto di ogni tipo. La Città mi apparve bellissima, più del solito, camminando tra le sue vie, respirando la storia che trasuda da ogni mattone, sono riuscita a sentire il profumo della vita. Una sensazione carica di forza, che ho voluto trasferire nel lavoro, in modo da veicolare un messaggio importante. Ho pensato alla capacità di risorgere, abile virtù.
Perché racconto questo? Perché nasce da qui l’idea della Collezione Autunno/ inverno 21/22, tutto parte da una riflessione profonda che riguarda tutti Noi. “Melior de Cinere Surgo” (risorgo sempre più bella dalle mie ceneri). È la metafora della vita: è dalla fragilità che scaturisce la vera forza, è dal fallimento che nasce il successo, è dalla distruzione che nasce la creazione. Ho voluto che il mio mondo si facesse portavoce di questo profondo messaggio.
Ci racconti meglio e più approfonditamente!
Ognuno di noi ha dovuto, in questo lunghissimo anno, affrontare difficoltà, ognuno di noi si è sentito sprofondare nel fango dei pensieri negativi e avrà pensato di non farcela. Sono i fisiologici cicli della vita. È normale. È la vita. È la crescita.
Vedi, c’è una cosa che accomuna tutti noi, indipendentemente dalla professione, dal ruolo sociale o dalla posizione economica posseduta: il fatto che come essere umani siamo tutti governati dalla stessa logica della vita e delle emozioni umane. Ecco, in tutti momenti di buio interiore io mi sono sempre immaginata fenice. Per poter rinascere, tutte le volte che sprofondo negli abissi!
Veniamo tutti da un periodo estremamente difficile, il Covid-19 purtroppo ha segnato tutti noi, ma riusciremo a rinascere!
A questo ho dedicato la mia collezione, alla capacità di rinascere!
Solo se ti Permetterai di soffrire: aumenterà la tua resistenza.
Se ti Permetterai di sentire: aumenterà la tua sensibilità.
Se ti Permetterai di dubitare: aumenterà la tua fiducia.
Se ti Permettersi di crollare: aumenterà la tua resilienza.
Se ti Permetterai di percepirti una nullità: aumenterà la tua umiltà.
Se ti Permettersi di sentirti solo: aumenterà la tua indipendenza.
Se ti Permettersi di mostrarti fragile: aumenterà la tua forza.
Le sue collezioni sono sempre legate a riflessioni profonde?
Io sono una stilista ma sono anche una scrittrice, amo la poesia, la cultura, non potrei mai scindere la moda da ciò che ispira la mia scrittura, e quindi ogni volta che un avvenimento segna la mia vita in positivo o in negativo prende forma un libro, una riflessione e subito dopo una collezione connessa a tutto questo.
Ph Mariano Marcetti
Model Claudia Licheri
Un compleanno speciale
/image%2F0394939%2F20210813%2Fob_a68e4f_230279321-257965956158024-802477640998.jpg)
La stilista dei Vip, Cinzia Diddi, ha festeggiato in Versilia, al Bagno Palmo mare, il compleanno del figlio Dante Elsen Luigi.
Una serata tranquilla in una location da sogno. Hanno cenato con il suono del mare in sottofondo, la nota stilista e la sua famiglia. La stilista ama la Versilia, si vocifera che stia cercando la location per la sua prossima sfilata e che le onde del mare e il profumo di salsedine siano da sempre di grande ispirazione per la sua scrittura.
L’ultimo libro della stilista, edito da Aletti editore, s'intitola L’opera, con prefazione del leader dei Rockets, Fabrice Pascal Quagliotti.
La stilista è nota non solo per il suo marchio di lusso ma anche per aver vestito molti personaggi famosi del mondo dello spettacolo, in film, programmi televisivi, red carpet, spettacoli teatrali: Emanuela Aureli, Stefania Orlando, Edoardo Ercole, Veronica Satti, Beppe Convertini, Enzo Paolo Turchi, Francesco Guasti, Gabriella Carlucci, Ilary Blasi, Serena Grandi, Carmen Russo, Carmen Di Pietro, Giucas Casella, Piero Maggiò, Mariagrazia Cucinotta, Annalisa Minetti, Eleonora Daniele, Mila Suarez, Demetra Hampton, Stefano Masciarelli, Alessandro Haber, Elisabetta Pellini, Milena Vukotic, Daniela Giordano, Barbara Kal, Cristofer Lambert, Marino Bartoletti, Corinne Clery, Corrado Solari, Giovanna Carollo, Fabrice Pascal Quagliotti, Cristina Castano Gomez, Chiara Iezzi, Lorenzo Flaherty, Ray Abruzzo.
Ha anche partecipato come attrice a film e cortometraggi.
Tito Pioli, "Per dire sole dico Oggipolenta"
/image%2F0394939%2F20210813%2Fob_c0cf7b_copertina-del-libro-di-tito-pioli.jpg)
Tito Pioli
Per dire Sole dico Oggipolenta
collana «formelunghe»
Del Vecchio Editore, Bracciano (Roma), 2021
pp. 192
€ 18,00
Un romanzo coraggioso, dalla fantasia ica(u)stica, si spinge avanti in un futuro non lontano, per descrivere un’Italia allo sbando: infatti la nostra penisola, in preda a un’invasione economica “sferrata” dalla Cina, si crogiola suina in un’ignoranza dilagante che, pur vergognosa, è ormai assurta nella vita di tutti (giovani e adulti) a simbolo d’appartenenza nazionale e, dunque, a motivo d’orgoglio collettivo. Intanto la violenza si eleva, per vie telematiche, ad abitudine giornaliera, capace d’aizzare nell’animo d’ognuno gli istinti, per così dire, più distopici e deformi; ecco ad esempio che cosa ci racconta, in proposito, uno fra i personaggi femminili, più rappresentativi dell’intero libro: “[…] avevo creato un lavoro sulla morte, quello era il vero motore della società, mica l’amore mica le amicizie mica lo sport o i libri, la morte era il vero motore e quindi io Nicla ho cominciato facendo un sito con solo video di uomini squartati, di donne che si picchiano, di bambini picchiati, di incidenti mortali, di decapitati, fu un eccezionale successo e cominciavo a incassare con le pubblicità.
La pubblicità è il metro del successo.
Planetario”.
A combattere con tenacia e visionarietà estreme la cancerosa deriva –sia morale che intellettiva– del mondo e dell’umanità, è il protagonista Berto Pinto, un professore ribelle che, nel dipanarsi di pagine e capitoli, si muove di continuo fra rutilanti spunti o, meglio, sputi narrativi in faccia a un Paese che ha dimenticato la propria lingua, addirittura, e che riesce solo a scimmiottare, ormai, l’inglese abbaiante degl’innumerevoli brani rap in arrivo da oltreoceano. E se, in un simile scenario, l’unico “valore” superstite è il calcio di serie A, allora bisogna sfruttarlo opportunamente, questo “nobilissimo” ideale del pallone, per obbligare gli italiani ad acquisire una maggior consapevolezza di sé: “[Io Berto] ho incontrato l’imprenditore cinese Zhao Shuping perché […] un tempo gli avevo insegnato a parlare italiano e allora con lui abbiamo fatto una santa alleanza […] Così lui, che aveva quasi tutte le squadre di calcio italiano, ha detto: «Io ho una idea, io sono cinese, sono geniale come voi italiani», e ha detto: «Insegniamo allo stadio a parlare italiano agli italiani».
«Sì,» –ho detto io– «gli fai questo ricatto agli italiani: o imparate a parlare italiano […] oppure non vi faccio più vedere le partite» […] A San Siro è stato il debutto […] il grande imprenditore Zhao Shuping […] ha urlato alla folla: «Cari tifosi italiani, oggi prima lezione di italiano, saranno dieci lezioni in tutti gli stadi italiani e voi dovete rispondere urlando, se imparate, ancora calcio, se non imparate, calcio nel culo» […] O calcio o calcio nel culo era una scelta senza via d’uscita […] «Prima lezione,» –urlava Zhao Shuping– «aeroplano, si dice aeroplano…», e tutto lo stadio urlava: «Aeroplano, non aereoplano». […] La terza lezione la tenni io, […] ero felice al microfono, davanti a ottantamila studenti, non mi era mai capitato.
«Il congiuntivo. È importante che tu abbia superato l’esame e non: è importante che tu hai superato l’esame», e il popolo a gran voce rispondeva e urlava: «È importante che tu abbia superato l’esame», diamine, ora gli italiani sapevano il congiuntivo […]”.
E ricordare il proprio idioma naturale è sempre una cura formidabile e miracolosa: non per nulla è in grado di ridonare – con minuzia – identità e autocoscienza alla gente nel suo complesso come ai singoli individui, rendendo tutti meno vulnerabili alle storture assortite, e fra l’altro necrofile, della “ticnologia” moderna (sì, la stessa che ci sta pian piano deprivando – anche nella realtà, purtroppo – di ogni buona e proficua “inibizione” culturale o scolastica o spirituale e che ha dannosamente guarito, dal complesso “d’interiorità”, perfino gli artisti. Ma, per fortuna, non Tito Pioli).
Pietro Pancamo
(pietro.pancamo@alice.it; pipancam@tin.it)
Valeria Biotti, "Frida Kahlo"
/image%2F0394939%2F20210806%2Fob_eb0b39_frida.jpg)
Valeria Biotti
Frida Kahlo
Diarkos, 2021
Euro 17 - pag. 215
Valeria Biotti sceglie un modo originale per raccontare Frida e la sua arte, da giornalista ma pure da autrice teatrale, perché mette in scena la vita dell’artista come se fosse una sceneggiatura non consequenziale, tra salti temporali, ricordi, vita corrente, amori, dolori, passioni e capolavori artistici. Vive meno di cinquant’anni la messicana Frida, figlia della rivoluzione messicana, come amava dire, barando sulla data di nascita (1910 e non 1907)), donna rivoluzionaria e ribelle, innovatrice e anticonvenzionale, di grande talento e personalità, nonostante la malattia che l’accompagnò per la sua breve vita. Valeria Biotti mette in primo piano l’evento più importante che segnò i giorni della pittrice ribelle, quando Frida aveva solo otto anni: un grave incidente di autobus contro un tram, colonna vertebrale spezzata, collo del femore distrutto, costole in frantumi, non bastarono trenta operazioni per rimetterla in sesto. I dolori l’accompagnarono per tutta la vita, lei sfruttò l’immobilità forzata per leggere libri sul movimento comunista e per dipingere, affinando la sua arte e migliorando la sua cultura. Comunismo e pittura furono le cose più importanti della sua vita, oltre all’amore per il pittore Diego Rivera, che la protesse e la fece conoscere al grande pubblico, oltre a sposarla, cosa che non vietò a Frida di avere diverse storie extraconiugali (che il marito contraccambiava). Amanti famosi per Frida, come il poeta André Breton e il rivoluzionario russo Lev Trockij, come pare non mancassero le donne nella sua collezione di amori fedifraghi (Rosa Rolando, Chavela Vargas …). Frida non ebbe figli e fu il suo cruccio maggiore, lottò da femminista ante litteram per l’emancipazione; la sua vita intensa e la pittura intimista che raccontava i suoi dolori, al tempo stesso surrealista, pure se non voleva ammetterlo, hanno ispirato registi e scrittori, non ultima Valeria Biotti, che narra la vita dell’artista come se fosse un film. Un libro ottimo, diverso da tutti gli altri, che in appendice cita una corposa bibliografia dove poter attingere notizie ulteriori.
Come non mi piaceva
/image%2F0394939%2F20210801%2Fob_adfdc6_sea-shell-6495338-1920.jpg)
Emotività da parrucchiere
rivista sgualcita
spiegazzata a mano
increspata e gialla.
Amori di vip
vuoto da riempire
succhiando vite impossibili.
Se l’ombrellone fosse quello di una volta,
se il sole penetrasse gentile sottopelle,
se la pelle fosse com’era, livida di sole
e felice.
Se nell’aria non ci fosse
la fine di ogni speranza
e questa china che precipita fino all’ultimo dei giorni.
Se tutto tornasse com’era, come non mi piaceva,
se potessi risvegliarmi al sole,
scegliere un’altra via,
godere della via che ho
o abbandonarla per sempre.
Se il dolore fosse compagno di vita
perché senza non si può vivere.
Se dal dolore nascesse un granello di felicità
e si riscoprisse il nocciolo
duro e puro
di un’insondabile gioia.
Se i passi ritrovassero
le strade conosciute
Il muretto rosso
Intorno ai mori
che non c’è più,
che ti hanno strappato,
le chiacchiere con gli sconosciuti,
il vestito di jersey,
le mezze maniche,
la statua spostata,
l’erba del ciuco,
il bicchiere di vino,
il marcio dei fossi
che mi porto dentro
come profumo.
Pierluigi Curcio, "Milone"
/image%2F0394939%2F20210727%2Fob_120275_71twve7cyds-ac-uy218.jpg)
Milone
Pierluigi Curcio
Amazon, 2021
pp 279
Pierluigi Curcio torna al romanzo storico, la sua specialità, con Milone, ambientato nel VI secolo a. c., fra Grecia e Magna Grecia. Milone di Kroton era un giovane lottatore, vincitore di molti giochi, fra i quali quelli olimpici. Bello, fortissimo, irruente, coraggioso, formidabile nella lotta, fu anche il condottiero che permise a Kroton, Crotone, di sconfiggere la rivale Sybaris. Genero di Pitagora, simpatizzante delle sue dottrine o, comunque, attratto nell’orbita del potente suocero, ne seguì gli insegnamenti e la politica e ne fu suo malgrado influenzato.
Il romanzo si basa molto sui dialoghi, non sempre però riusciti, non sempre scorrevoli o di immediata comprensione per l’avanzare della trama. Curcio riprende tutti gli eventi storici rielaborandoli in modo fedele ma personale. Ciò che costituisce l’attrattiva di questo testo è l’approfondimento della psicologia del protagonista.
Milone è un personaggio romantico, avvolto da un manto di malinconia e di furore a causa della perdita di Aura, l’amatissima prima moglie. Aura e Milone sono cresciuti insieme, condividono ideali e complicità, insieme all’irruenza profonda di un primo amore destinato a rimanere l’unico. Il giovane ama anche lo sport, non è immune dal fascino della vittoria olimpica, ma il suo sogno è vivere una vita serena accanto alla sua donna. Tuttavia il destino decreterà altrimenti. Aura gli verrà strappata, Milone troverà fama e gloria ma precipiterà in un gorgo di disperazione, autodistruzione e sete di vendetta.
Tutto ciò che farà sarà compiuto per colmare un vuoto incolmabile. A nulla varrà il suo diventare quasi un semidio, novello Heracles incarnato, a nulla varranno onori e vittorie se la vita che dovrà vivere andrà contro la sua stessa natura e volontà, se il rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere lo strazierà fino al termine dei suoi giorni, fino a quando, vecchio e debole, sfiderà gli dei in un’ultima smargiassata che si concluderà nelle fauci di un lupo con lo stesso sguardo della morte.
Anche le vittorie sui sibariti, il suo diventare sacerdote di Hera e seguire le dottrine di Pitagora, padre della sua seconda – e detestata – moglie, saranno frutto del senso del dovere e del rispetto per Kroton, la sua città, la città di Aura e della giovinezza. Non saranno ideali o aspirazioni a guidarlo, ma il bisogno di fare ciò che va fatto e di espiare colpe e disonore, perché, a volte, la vita che vorremmo non è quella che il fato, o gli dei, prendendosi gioco di noi, ci riservano.
Ischia film festival
/image%2F0394939%2F20210721%2Fob_0e07e0_217200265-1734577623399633-59439090765.jpg)
La talentuosa stilista toscana prende parte al film di Elisabetta Pellini, al suo esordio da regista, Selfiemania il titolo.
Scena di apertura per la Stilista Cinzia Diddi nel film Selfiemania con una strepitosa Milena Vukotic. Si tratta di SELFIEMANIA - FILM con co-produzione internazionale, il cui episodio italiano è stato girato a S.Stefano di Camastra (Messina), in Sicilia. Regia di Elisabetta Pellini, prodotto da Claudio Bucci, direttore alla fotografia Blasco Giurato, con due strepitosi attori Milena Vukotic e Andrea Roncato.
Tanti protagonisti del mondo del cinema a Ischia con oltre 200 proiezioni .
Sappiamo che oltre al suo lavoro di stilista ha prestato la sua immagine come attrice?
Cinzia Diddi: Sono tornata dalla Sicilia molto carica e soddisfatta. Sul set c’era una bellissima atmosfera, come fosse una grande famiglia. E’ stato facile lavorare con quel clima. A me è spettata l’apertura del film, interpretando me stessa, presentata da Milena che nel film è Madame Letizia, una food blogger, molto attenta allo stile. Nella scena di apertura mi presenta e mi fa salutare i suoi followers.
Nel film ha vestito Milena Vukotic?
Cinzia Diddi: Un’esperienza molto particolare che mi ha lasciato dentro tanta emozione. Ho curato l’immagine di questa splendida e aristocratica signora del cinema italiano, delicata nei movimenti ma con una carica e un’energia veramente forte. È stata subito magia e soprattutto grande sentimento di stima e ammirazione, ho disegnato e realizzato gli abiti per lei cercando di tirar fuori i colori della sua anima. Poi li vedrete nel film non voglio svelare niente.
"The Baron and The Harpsichord" di Guerrilla Metropolitana
/image%2F0394939%2F20210721%2Fob_d0e4c8_216937134-311804240730539-860267543012.jpg)
Abbiamo deciso di non perderci neppure un video di questo intraprendente autore italiano che vive a Londra, perché i suoi lavori ci ricordano il passato, tempi eroici che ci vedevano impazzire per le sequenze più truci di un film di Joe D’Amato (penso a Buio omega e Antropophagus), per i film cannibalici di Lenzi (Cannibal ferox, Mangiati vivi!) e Deodato (Cannibal holocaust), per le frattaglie oltre ogni limite ammannite da cuochi non sopraffini (ma efficaci) come Mattei e Fragasso. Erano gli anni Settanta e Ottanta, eravamo molto più giovani, tanto tempo è passato, ci siamo trovati - per caso o per destino, non so - a scriver libri su vecchi ricordi, stupendoci che fossero quasi tutti giovani gli avidi lettori. Non solo, ci rendevamo conto che registi esordienti si gettavano nell’impresa di rinnovare la trasgressione perduta, quella che noi scrittori nostalgici, cercavamo di recuperare su carta, senza riuscirci. Guerrilla Metropolitana usa la macchina da presa, fa quasi tutto da solo, scrive e sceneggia, monta (con Peter Frank), fotografa, inventa, fa rivivere un passato che credevamo perduto. Il suo terzo lavoro è un cortometraggio horror sperimentale che il regista definisce girato in stile barocco, intitolato The Baron and The Harpsichord (Il Barone e il clavicembalo), spietato e senza redenzione, agghiacciante e crudele. Protagonista un ricco mad doctor - forse non è neppure un medico, è soltanto un pazzo, arrogante nella sua ricchezza esibita dal volante di un’auto di lusso - che rapisce soggetti deboli, handicappati, psichicamente labili, esegue esperimenti efferati, massacra, amputa parti vitali, uccide. Il forte ha la meglio sul debole, ancora una volta, sembra dire il regista. Come nei precedenti lavori, Guerrilla Metropolitana usa il genere, mostra gesta crudeli per compiere un discorso sociale, di taglio surrealista. Fotografia luminosa, come se fosse un quadro espressionista, effetti speciali crudeli, recitazione sopra le righe, sceneggiatura muta, che racconta con la forza delle immagini. Guerrilla Metropolitana realizza la sua storia con la collaborazione del montatore Peter Frank, entrambi sono attori in ruoli secondari del breve filmato, un vero e proprio apologo sulla crudeltà umana. Il regista confida: “Il mio film vuol essere scomodo e politicamente scorretto. Voglio raccontare storie di disfunzionalità sociale, sfruttando e manipolando le immagini per portare lo spettatore a conoscere realtà agghiaccianti che spesso vengono rimosse, se non del tutto ignorate, illudendoci che siano lontane dalla nostra vita quotidiana”. A mio parere ci riesce bene. Vi lascio il link al video per verificare.
https://www.youtube.com/watch?v=actfIPfMC5Q
Gordiano Lupi – www.infol.it/lupi