arte
Francesco Terrone, "Quando finisce la luce"
Francesco Terrone
QUANDO FINISCE LA LUCE
Francesco Terrone è nato a Mercato San Severino (SA); è autore di numerose raccolte di poesia. La sua produzione poetica è trattata in varie opere pubblicate da Guido Miano Editore tra cui Storia della Letteratura Italiana. Il Secondo Novecento, vol. IV (2015), Itinerario Organico delle Critiche Letterarie alle Poesie di Francesco Terrone (2016). Dizionario Autori Italiani Contemporanei (2017), Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Francesco Terrone.
Quando finisce la luce (Guido Miano Editore, Milano 2019) il libro di poesia di Francesco Terrone che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Nazario Pardini esauriente e ricca di acribia. L’opera è illustrata con fotografie di dipinti eseguiti con varie tecniche e di sculture in legno di molteplici autori. Si crea così una interessante osmosi tra poesia e arti figurative anche se non necessariamente le poesie hanno un’attinenza con le sculture e i dipinti. Del resto è indicativo a tale proposito l’inserimento nel testo prima della prefazione dello scritto Parallelismo delle arti di Michele Miano.
Il titolo della raccolta è tratto dall’ultimo verso del primo componimento intitolato La rondine e la zanzara: «Un sogno non muore / quando è guidato / da ali d’amore. / Le rondini volano in aria / alla ricerca / di piccoli insetti / che volano anch’essi nell’aria, / ma il loro volo, / pur essendo utile, / è fastidioso e senza speranza: / finisce / quando finisce la luce». Lo stesso titolo evoca un senso di perdita e di pessimismo un sentore di spleen che è tipico nelle opere anche di poeti contemporanei. Del resto i poeti sono spesso ultrasensibili e la loro produzione poetica stessa diviene il viatico per superare le difficoltà della vita che non è arte e spesso dà scacco all’individuo.
La raccolta non scandita potrebbe essere letta come un poemetto o canzoniere amoroso e se è vero che l’amore stesso fa soffrire può riservare gioie ineffabili connesse alla capacità di controllare le emozioni e tutto questo discorso è connesso alla capacità d’amare che è espressione nelle persone di intelligenza e sensibilità nel manifestare i propri sentimenti.
Le poesie di Terrone neo liriche tout-court sono sempre in bilico tra gioia e dolore nel relazionarsi dell’io-poetante alla figura dell’amata nel creare situazioni nelle quali tutti potrebbero identificarsi. È struggente il pathos espresso da Francesco in molte poesie per il manifestato timore di non essere ricambiato dalla sua donna.
Come contraltare incontriamo anche componimenti nei quali l’autore manifesta intima e profonda gioia vincendo la malinconia nel vivere lasciandosi andare nella sua passione.
Nella lirica Ti amo il poeta ci presenta la rima cuore-amore che è tipica di molti poeti del passato. L’amore stesso trova sfondo in contesti naturalistici anche idilliaci e le emozioni provate dal lettore si amplificano attraverso la contemporanea fruizione delle opere figurative che sono di grande pregio.
Il poeta esprime una notevole linearità dell’incanto attraverso composizioni che sfiorano anche l’elegiaco e si esprime con un versificare luminoso e narrativo nella sua forte chiarezza e immediatezza che ha una forte presa sul lettore.
Raffaele Piazza
Francesco Terrone, Quando finisce la luce, prefazione di Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2019, pp. 80, mianoposta@gmail.com.
Wanda Lombardi, "Volo nell'arte"
Wanda Lombardi
VOLO NELL’ARTE
«La pittura può risultare poesia muta, e la poesia pittura parlante. Per secoli sono prevalsi i principi dell’arte poetica di Orazio e l’assioma di Simonide di Ceo, riferito da Plutarco. E sono numerosi nella storia dell’arte i rapporti di amicizia tra pittori e poeti…»; così scrive Michele Miano nell’introduzione al volume che prendiamo in considerazione in questa sede: Wanda Lombardi, Volo nell’arte, Guido Miano Editore 2021.
La coesione e forza sinergica di pittura e poesia, il loro fondersi, sovrapporsi e intersecarsi è un capitolo affascinante nelle espressioni estetiche contemporanee che diventano ipertesti secondo le due linee di codice creando connubi affascinanti e non si tratta solo di pittura ma anche di scultura in immagini che suscitano effetti felici esaltando la sana immaturità del pensiero divergente.
L’Editore Guido Miano con questa pubblicazione e con altre della collana “Parallelismo delle Arti” ha capito la funzione catartica della poesia e dell’arte in generale come strumenti per esaltare giustamente la leggerezza della vita e che l’arte stessa è portatrice di serenità nel nostro liquido, consumistico e alienato postmoderno occidentale.
Entrando nel merito di Volo nell’arte di Wanda Lombardi è doveroso sottolineare che presenta una prefazione di Rossella Cerniglia esauriente e ricca di acribia. Il volume si dipana come una sintesi di parole e segni giocati sulla tastiera delle immagini pittoriche e scultoree e delle poesie nel realizzarsi di un felicissimo effetto globale per la qual cosa può essere letto come un ipertesto. Scorrendo il sommario del testo si nota che le poesie sono talora accostate ad immagini con le quali si creano rapporti osmotici di ispirazioni reciproche, magiche armonie esteriori e interiori e di rimandi che producono malia e sospensione.
Nella lirica Dipinto di poesia, titolo che racchiude l’essenza suddetta del testo, leggiamo: «Specchio della parola / una stupenda tela / ove il sorriso e la malinconia / soave s’intrecciano / al fascino di un paesaggio, / alla grazia di un interno. / Coinvolgenti storie / descritte con colori / ad ammaliar lo sguardo…»; questa poesia ben si accosta al dipinto Il poeta di Filippo Pirro che raffigura uno scrittore sognatore mentre dipinge parole sul mare.
Tra le tavole inserite, molto suggestiva è anche quella del pittore Franco Ruggero, Ragazza che si pettina, quadro suadente dalle tinte tenui e sfumate che riproduce una giovane donna dai bei lineamenti e dalle belle mani, dalle vesti policrome campita su uno sfondo che tende al carminio; affiancata alla riproduzione d’arte possiamo leggere la poesia di Wanda Lombardi Vanità: «Sentimento mai sopito vanità. / Esso serve a rinnovarsi, / ad apparir sempre migliori e in forma. / Come quello interiore, / ognor l’aspetto fisico è importante, / più giovane fa apparire, aitante / e nella cura del corpo più attraente. / Vanità talvolta estendesi ai pensieri / scelti con cura, molto raffinati / tesi a stupire e di sicuro effetto. / Ben venga allora sobria vanità / se essa almeno, breve tratto, / al mondo darà / parvenza di nitore».
I rapporti tra immagini e icone sono sottesi a qualcosa di indefinibile e di incerta identificazione che parrebbe trovare l’etimo nel concetto di tensione e di ricerca della bellezza come punto di coagulo di tensioni che tendono ad esaltare i valori dell’essere e non quelli dell’avere.
Nella lirica Note nell’aria leggiamo: «Manciate di fiori / soavi note si diffondono nell’aria, / e al vento ondeggiando affidano, / qual poesia, ritmi, accenti, dolci silenzi. / Profumo imprecisato di magia / quasi a rincorrere chimere / a lontananze arcane giunge / come speranza mai stanca di viaggiare…». I «dolci silenzi» e il «profumo di magia» si possono scorgere anche nel quadro Anna Maria del pittore pavese Attilio De Paoli da Carbonara che raffigura la moglie seduta vicino ad un albero, immersa in un’atmosfera incantata e sognante, mentre contempla un fiore tenuto in mano.
La poetica di Wanda Lombardi può essere considerata come neolirica tout-court e il suo poiein è sempre elegante e ben controllato e si articola come un esercizio di conoscenza implicitamente ispirato dalle immagini di autori eterogenei.
Raffaele Piazza
Wanda Lombardi, Volo nell’arte, prefazione di Rossella Cerniglia; Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-38-1; mianoposta@gmail.com.
Fabio Recchia "Il libro della vita"
Fabio Recchia
IL LIBRO DELLA VITA
poesie e dipinti
Il volume di Fabio Recchia Il libro della vita (Guido Miano Editore, 2021) che si ipostatizza sul duplice versante parallelo della poesia e della pittura presenta una premessa iniziale di Michele Miano intitolata Parallelismo delle Arti e una prefazione di Nazario Pardini esauriente e ricca di acribia.
Il libro non è scandito e l’alternanza di alcune poesie ispirate ad icone policrome produce un senso di magia affascinante che crea un ammaliante ipertesto e dà al lettore un senso di rêverie.
Le poesie in massima parte brevi nel loro insieme possono essere considerate un poemetto perché la parte letteraria non è scandita in sezioni e hanno spesso un carattere vagamente epigrammatico.
Il titolo della raccolta è forte e intenso e sottende un forte amore per la vita stessa, amore innanzitutto per l’amata che è il tu al quale l’io poetante si rivolge e poi per la natura.
C’è la presenza di una forte componente neolirica nel tessuto dei versi imbevuti di bellezza e solarità,
Il poiein è rarefatto e raffinato e ben cesellato e le composizioni nel loro librarsi sulla pagina nell’incipit planano dolcemente nelle chiuse e i tessuti linguistici sono raffinati e ben cesellati,
Programmatica la prima poesia che è una poesia sulla poesia, poesia intitolata Le parole: «Le parole / rischiarano il mattino / come raggi di sole. / Perforano le nubi buie / s’infrangono silenziose / sul foglio del cuore / colorando le pagine del libro della vita».
Nel suddetto componimento è detta magistralmente la forza delle parole stesse che salvifiche perforano le nubi e colorano le pagine del diario di bordo della vita e non si deve dimenticare quanto scritto nella Bibbia non solo nell’antico testamento e cioè che non ci sarà parola detta che sarà senza effetto e questo vale anche per le parole scritte come in questo caso.
In Il gabbiano leggiamo: «Il gabbiano / dispiega le ali / come vele sul mare, / si libra sul respiro del vento, / immobile e attento, / poi sale / per cadere come fulmine sul mare, / più veloce dei pensieri / che volano in me».
Per quanto riguarda le immagini pittoriche bisogna innanzitutto sottolineare che sono o tecniche miste o appartenenti al genere della spray art e che traggono ispirazione dalle poesie e viceversa.
Si possono considerare queste icone come vagamente figurative e sono connotate da un acceso cromatismo che entra negli occhi di chi le contempla provocando un piacevole effetto.
Affascinante la tecnica mista del dipinto Barche al tramonto (del 2020) che raffigura delle vele stilizzate e affascina in questo quadro la linea mare-cielo ed è singolare che il cielo stesso sia di colore arancio compatto e non azzurro cosa che crea un effetto surreale di grande bellezza.
Il dipinto Galattica (del 2020) rappresenta tre sfere di cui una simile ad un’arancia, una colore azzurro con delle sfumature e una verde e marrone, pianeti campiti su uno sfondo scuro e con una striscia verde, arancio e bianco,
Un’opera in toto affascinante che meriterebbe uno studio approfondito di dimensioni saggistiche.
Raffaele Piazza
Fabio Recchia, Il libro della vita, pref. di Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-65-7, mianoposta@gmail.com.
#immaginieparole : Turkimera
Turkimera
"Un occhio di Allah per te, uno per lei".
Una tartaruga di pietra, una con gli occhi blu.
Un punto sul foglio con tante frecce che s’irraggiano,
che vorrebbero espandersi, che pulsano un ritorno
d’amore su di sé.
Il bisogno è così grande che non si può colmare,
come un grande lago salato, amaro, refrattario,
che si asciuga da solo per farsi del male.
Una paura infantile, dilagante, dilatata.
Vorrei baciare ad uno ad uno tutti i fiori blu
della tua camicia
e la tua mano che mi rialza (allegra)
dal tappeto della moschea.
I baci al telefono mi stridono nelle orecchie.
Vorrei perdermi nel muezzin delle cinque a Santa Sofia
Nell’attesa delle navi che passano il Bosforo.
Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli
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#immaginieparole : Sotto la cenere
Sotto la cenere
Ti ho lavato
dove tu lavavi me
ti ho lavato
dove ora io lavo i bambini
che non ti piacciono
che non capisci.
Ti ho imboccato
con la bava
e la lingua
di traverso.
Farfugliare esasperato
Rabbioso
occhi come lampi d’impotenza
anche tu diventi figlia
anche tu ritorni figlia
il mio niente si fa paura
il primo fremito di un dolore ritrovato
che c’era
che c’è
Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli
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#immaginieparole : Cuore di uomo
Cuore di uomo
Mano lieve sulla porta
sorriso imbarazzato.
Come tutti i piccoli uomini
cammini sulle punte
in un’angosciata simpatia
che sprizza triste dagli occhi umidi
di cane malizioso.
Un fremito di nervi incontrollato
contro l’allegria degli occhi
e il sommo della bocca
a contrastare il moto di anni
che scendono giù
dove non ci sarà più fremito
né occhi, né bocca
dove il mio amore ti cercherà
sfondando le barriere fra i mondi.
Succhia col palato
i sapori della terra
pane, vino e odori di donna.
Pedina della dama, carta, tg2,
figura degli scacchi, mago Zurlì
così io ti vedo.
Brucio di gelosia fuori di te.
Ma se pungessi
con le mie maledette antenne
il tuo concreto cuore di uomo
forse non troverei quello che cerco.
Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli
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#immaginieparole : Non sei morto e io sto così
Non sei morto e io sto così
Non sei morto e io sto così
respiro nella mia paura
sopporto quello che non si può sopportare.
Nella tua stanza c’è chi è convinto di essere a casa,
e ogni giorno crede di passeggiare sul lungomare
e descrive le onde, piccole e chiare.
Pensavo dov’è la nostra vita
dove siamo noi
dov’è tutto quello che avevamo
che ci spettava,
da qualche parte ci devi essere ancora
forse in cielo, su una stella.
Mi manchi in casa, fuori, in ogni gesto.
Eri come un padre, ora sei mio figlio
Sei un pezzo di me anche se non lo ricordi più.
C’è una mano dietro tutto questo, c’è una regia,
ci deve essere un senso, una malignità, un destino cattivo.
Però oggi ti ho visto ridere, era la tua espressione, erano i tuoi occhi.
Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli
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#immaginieparole : Memorie
Memorie
Un salacchino per pranzo
mentre fai gramigna
ISOLA
a casa ti aspetta
il bastone di tuo padre
la promessa di lasciarti
senza un soldo
e dar tutto ai tuoi fratelli.
Meglio seguire
le signorine
a servizio giù in città
col vento di libeccio
e i gabbiani.
Bello
le ghette e i baffi
t’innamora e ti sposa
tuo marito
ti porta con sé
al numero uno
portiera di ebrei
ricchi corallai.
Alle dame sorride
non ha voglia di lavorare
ma è una pasta d’uomo
e i tuoi tre figli devi crescerli da sola.
Ti afferra la caviglia
quando la passione
esplode
ma tu dici no
e i gatti miagolano in soffitta.
IDA
bella e altera
il passo lungo e fiero
le mani di fata alacre
cuci i tuoi merletti
ragazza di Rosachiara
quando arrivano le signore
posa il lavoro
e corri a spogliarti
le spalle nude negli stanzoni ghiacci
la povera biancheria dimessa
le dita bucate dall’ago
sei più bella di loro
più bella di tutte
in quegli abiti che
non saranno mai tuoi
ma indossi come una regina.
Ti vogliono i figli dei notai
degli avvocati
al gran ballo per l’inizio del novecento
e nasce l’amore segreto
proibito
di cui non ci parlavi
e che ancora ti faceva
luccicare di pianto gli occhi
nascosto
negato
diviso dalle convenzioni
perché ognuno deve stare al suo posto
e i gatti miagolano sulle scale.
ADA
morettina svelta
figlia minore
madre di mia madre
onda di capelli sulle ventitré
occhi di carbone
caratterino aspro
così simile al mio
moglie di camerata
madre di piccola italiana.
Sotto le bombe
sul carro
col gatto in collo
risoluta e forte
tu scricciolo
dalla pelle bianca
e dal profilo delicato
energica e battagliera
a tener testa a quel tuo marito
con gli occhi di mio fratello.
Mi hai insegnato
la misura
molto più di LEI
mi hai cresciuto
amandomi
forse più di quanto
tu abbia amato LEI
e i gatti dormono
sul mio divano.
“Un’epopea di gesti quotidiani, di volti familiari che ci riconsegna il tempo, quella evocata da Patrizia Poli: il registro chiaro e colloquiale di un lavoro onesto che si impegna in una costruzione minimale del verso, una versificazione dai toni domestici ma mai dimessi, un dettato lirico fatto di eleganza sussurrata e di corrusca tenerezza, quasi a suggerirci che la poesia più intima e felice è quella che si coglie nel miagolìo dei gatti su in soffitta o nel sorriso ingenuo e strafottente di un marito che non ha voglia di lavorare ma è una pasta d'uomo.
L’esigenza di rappresentare tessere apparentemente insignificanti di un divenire ordinario e mai privo di grazia, sembra essere la cifra prevalente della sua poesia, sebbene non ci sfugga che, nell’ordito placido e sereno di questo componimento così sincero e narrativo, fa capolino, in maniera seppur solo accennata, con ritrosia dissimulata ad arte, qualche tratto malinconico e nostalgico che, d’altronde, si coglie già nell’immagine iniziale, poetica e frugale ad un tempo, dell’aringa affumicata e messa sotto sale, la memoria, che mentre si disfa e si consuma, si fa più appetitosa e saporita.
Proprio il contrasto tra la delicatezza del ritratto o del ricordo e il rassegnato recupero di affilate schegge di rimpianto, rappresenta la nota più evidente di questa prova interessante, soprattutto in quanto il suddetto contrasto si consuma lungi da qualsivoglia idealizzazione dell’altrieri, in una dimensione in cui, piuttosto che il malessere, scorgiamo un afflato tenero e sincero verso la personale matrice identitaria, verso una terreno gravido di voci e sentimenti.” (Vera Vasques)
Immagine di Walter Fest, poesia di Patrizia Poli
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#immaginieparole : "Soffioni" e "Fiordalisi e papaveri"
Soffioni
Impalpabili infiorescenze di sambuco
soavi di luce e di bellezza fragili,
anche a voi la vita sfugge
s’incrina la bianca filigrana
in vite altre, piccoli semi in sboccio
nell’aria a fil di vento
sbirichinando nevicano
negli angoli riposti della via
senza più pensiero del domani.
Non rimarrà di voi che un sogno
inseguito dallo sguardo languido
e scabro lo stelo in terra.
Fiordalisi e papaveri
Torneranno i campi di grano a sussurrare,
a litigare fiordalisi e papaveri
per uno sbocco d’aria
tra le spighe arse dal sole di luglio
e i piedi a spaccare le dita sulle zolle aride
nei campi distesi sotto la bella Dormiente
La fiamma di rosso al tramonto
il campanile avvolge da lontano
le cime con esso gareggiano
già nascoste dalla tenebra lenta.
Insonne la notte al caldo trafitto
da grilli e cicale, gracida il rospo
e la rana nel rigagnolo verde
di acqua e di bianche ninfee.
Un gufo gli occhi spalanca
guardiano del faro notturno
alla luna che in cielo
argentea più delle stelle.
Immagine di Walter Fest, poesie di Adriana Pedicini
#immaginieparole : Il guardiano del faro
Elia, il guardiano, adorava i profumi e i suoni del mare, in particolar modo i cavalloni selvaggi che si schiantavano sugli scogli sotto al faro nei giorni e nelle notti di burrasca. Chi l'avrebbe mai detto che da lui avrei ereditato tali sensazioni ed emozioni estatiche?
Sembra ieri. Il risveglio in una piccola stanza dalle pareti ammuffite, il letto duro come la banchina di un porto e i raggi del sole che filtravano dalla suggestiva finestra che dava sul Golfo di Genova. Io che mi inoltravo, scalzo, in direzione della cucina, noncurante del pavimento mal ridotto e di alcune schegge di legno che andavano a conficcarsi nella pianta dei piedi.
Mi comparve davanti Elia, appoggiato a uno sgangherato e rumoroso frigorifero, a fumarsi la pipa con espressione malinconica. Dopo una frugale colazione, andammo in spiaggia per ammirare le magnifiche onde che si infrangevano delicatamente sulle rocce che circondavano la struttura. Elia, le mani nodose, il viso solcato dalle rughe e la lunga barba bianca davano l'idea un uomo provato. Non mi degnava di uno sguardo. Sospettai che quella specie di eremitaggio gli avesse fatto dimenticare come guardare una persona negli occhi.
«È necessario che tu e i riflettori siate in simbiosi per far da guida ai naviganti» mi disse improvvisamente, indicando con l'indice la lanterna posta in alto.
Successivamente mi spiegò le mansioni da svolgere, per poi effettuare una serie di esempi pratici. Imparai in fretta, grazie a una dote innata per la manualità risalente ai tempi dell'orfanotrofio. Qualora ci fossero stati problemi di natura tecnica, mi sarei avvalso di un manuale o, nei casi peggiori, avrei potuto utilizzare il telefono per chiedere assistenza a chi di dovere. Riguardo la paga e gli approvvigionamenti, in quel periodo venivano garantiti mensilmente dalla marina mercantile.
L'ormai ex guardiano mi consegnò le chiavi e ci salutammo senza che gli chiedessi dove fosse diretto. Dalla porta d'ingresso lo osservai percorrere lentamente una stradina sterrata, portando con sé una logora valigia. Restai da solo, i gabbiani in volo che garrivano sembravano darmi il loro benvenuto. Rientrai.
In cucina, nell'accendere il fornellino a gas, desideroso di una cioccolata calda, pronosticai che le stagioni invernali sarebbero state un problema a causa del gelo. E difatti non mi sbagliai.
In quel primo giorno di lavoro feci il secondo "trekking" sulla torre, ove le scale in ferro risalivano a spirale lungo i muri, immaginando la fatica del povero Elia per tutte quelle volte che si era dovuto cimentare nelle "arrampicate."
Una volta raggiunta la cima, mi prodigai scrupolosamente per pulire i pannelli in vetro, lucidare l'obiettivo, sistemare gli stoppini e riempire d'olio una moltitudine di lampade, assieme ad altre incombenze che diventarono consueta routine giornaliera.
***
Anni dopo, in un tetro pomeriggio di novembre prossimo alla tempesta, da una finestrella della struttura notai una figura femminile che s'incamminava a passo spedito verso il bordo della scogliera. Dapprima trovai strano che, con l’imminente scatenarsi della tormenta, quella donna avesse deciso di dirigersi proprio lì, finché realizzai quali fossero le sue reali intenzioni. Corsi e la raggiunsi per invitarla a ritornare indietro. Inizialmente rimase zitta, poi parlammo un po', la sua voce sofferta mi colpì profondamente.
Improvvisamente sciolse il nastro che le legava la coda. I suoi lunghi, ondulati capelli castani caddero a cascata e furono rapidamente sferzati dal minaccioso vento carico di pioggia. Era bella, decisamente bella, i lineamenti delicati enfatizzavano il chiarore della carnagione, per non parlare del suo lungo vestito azzurro che fluttuava come quello di un angelo.
«Mi manca mio marito!» esclamò portandosi la mano alla bocca per soffocare un singulto. Infine si girò di spalle chiaramente intenzionata ad attuare l’insano gesto. Il suo amato probabilmente era un marinaio o un pescatore. E lei lo stava per raggiungere, il mare le avrebbe fatto da ponte per il cielo.
La vidi gettarsi. Non potei fare nulla.
***
Sono passati circa trent'anni, costellati da episodi belli e meno belli. Stamattina vengo a sapere che presto sarò sollevato dal mio incarico. In buona sostanza la tecnologia cartografica e altri strumenti di navigazione installati nei mezzi marittimi non giustificano più il mio operato come, naturalmente, l’utilizzo dell'emettitore di segnali luminosi della struttura.
Dovrei essere rabbuiato, deluso… invece no, da quanto ho appreso dalla raccomandata che mi è stata fatta pervenire dal postino, il faro avrà un nuovo contratto di locazione. Il Comune di Genova prevede di trasformarlo in un luogo di interesse turistico e di consentire al pubblico visite panoramiche, oltretutto mi è stato chiesto di rimanere in qualità di custode. Accolgo con entusiasmo la proposta, per di più sarò lieto di condividere le mie storie con i visitatori, tranne un drammatico e triste episodio. Io, Tancredi Diotallevi, ho ancora vivido il ricordo di quella apollinea donna che mi pesa sul cuore.
Immagine di Walter Fest, racconto di Giuseppe Scilipoti