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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Fabio Volo, "Un posto nel mondo"

31 Agosto 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni

 

 

 

 

Un posto nel mondo

Fabio Volo

 

Mondadori, 2006

 

Non avevo mai letto nulla del “famigerato” e “vituperato” Fabio Volo. Alcuni sostenevano che “tocca il cuore del lettore”, altri ne parlavano come della peste bubbonica della letteratura. Non sono d’accordo né con l’elegia né con la demonizzazione. Devo dire, però, che almeno questo singolo romanzo ha ribaltato tutte le mie aspettative.

Pensavo di trovarmi di fronte a una mal scritta storiella d’amore alla Federico Moccia, che mi avrebbe, in ogni caso, inevitabilmente coinvolta e intrigata. Invece, la pecca principale del testo non è il linguaggio che, tralasciando alcune ripetizioni, è scorrevole, personale, né migliore né peggiore di tanti altri; ciò che non ho gradito è stato proprio il contenuto, sebbene il testo si faccia leggere velocemente.

Storia vagamente alla Paulo Coelho – autore che aborro per i temi trattati – d’improvvisa e raffazzonata conversione interiore. “Percorso” lo chiamerebbe qualcuno, con un termine abusato e detestabile.

Michele tira tardi a bere in piazza con l’amico Federico che, ad un certo punto, si annoia e gli suggerisce di dare un senso a giorni sempre uguali che un senso, come direbbe Vasco, non hanno. Federico parte per Capo Verde. Torna cambiato e innamorato di Sophie, mentre, nel frattempo, Michele si è invaghito e poi stufato di Francesca. Federico riparte di nuovo, definitivamente, nel senso che muore in un incidente. Allora Michele va in pezzi, comincia a sentire, oltre al dolore per la scomparsa dell’amico fraterno, che qualcosa nella sua vita davvero non va, che il suo lavoro è monotono e privo di slanci, che non ha niente da offrire alla ragazza e per questo la lascia. Si trasferisce a Capo Verde anche lui, conosce la fidanzata di Federico che aspetta una figlia, ha un incontro che fa da deus ex machina con una sciamana locale, e torna in Italia un uomo nuovo.

Io a queste conversioni improvvise, alla vita che si accende senza l’aiuto degli antidepressivi ma con la famosa mindfulness, - cioè l’assaporare il qui ed ora, che è poi il centro stesso della meditazione - non credo e mi infastidiscono pure. Non credo neppure agli amori che risorgono dalle ceneri. Se una persona non ti interessa più non è – come sostiene l’autore - perché non hai ancora trovato te stesso, ma è perché ti ha scocciato e basta. Il rapporto d’amore fra Michele e Francesca sa di minestra riscaldata e trovo infantile, peterpanesca, la scelta finale dei due di mettere al mondo una figlia senza convivere, pur amandosi e sentendosi una famiglia unita.

Comunque, il centro positivo del romanzo è senz’altro la necessità di portare in superficie i nostri bisogni più autentici, qualunque essi siano, anche i più elementari.

Il libro manca totalmente di ambientazione, forse non indispensabile in una storia di formazione spirituale, ma la cosa lascia i protagonisti sospesi in un limbo dove mare, ufficio, città, auto sono solo nominati ma mai resi palpabili o visibili.

Ho trovato assolutamente non indispensabili e fini a se stesse certe descrizioni di gesti volgari, come il modo in cui il protagonista è solito tagliarsi le unghie dei piedi o masturbarsi negli asciugamani degli alberghi. Particolari, frutto di un morboso bisogno di dire tutta la verità, che non aggiungono un tocco di realismo né di crudezza alla narrazione, ma rappresentano solo tremende cadute di stile. Uno stile, a tratti,  più da post di Facebook che da romanzo, infarcito di frasi costruite a tavolino per essere sottolineate e copiate in un diario.

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BERLINO ULTIMO ATTO di Heinz Rein (1906 – 1991)

30 Agosto 2020 , Scritto da Valentino Appoloni Con tag #valentino appoloni, #recensioni, #storia

 

 

 

 

Il romanzo di Heinz racconta le ultime settimane di Berlino come capitale del Reich nazista, nell’aprile del 1945; i sovietici premono sulla città e si respira un clima da finis mundi. I cittadini vivono sotto i bombardamenti, fanno lunghe code per prendere un po’ di cibo, si muovono schiacciati tra gli assedianti e gli scherani del regime hitleriano, sempre pronti a trovare e punire oppositori veri o presunti.

La narrazione si incentra sul ruolo di alcuni cittadini che, pur nell’angoscia di quei giorni, aspirano a costruire un domani migliore; sono naturalmente degli oppositori del nazismo e appartengono alle forze politiche che in passato si sono infruttuosamente opposte a Hitler. A queste persone che tentano di sollecitare la popolazione a reagire, si aggiunge il soldato disertore Lassehn che rappresenta un giovane stanco della guerra e della propaganda, ma ingenuo e privo di formazione politica tanto da dover essere guidato dagli altri personaggi ben più maturi di lui. Si dovrà puntare su individui come lui per l’avvenire della Germania, sembra questo uno dei messaggi del libro, dato che il giovane ha la fermezza di contestare il regime per aver fatto credere a tutti che nazismo e nazione tedesca siano la medesima cosa.

È un romanzo appassionante e che sa emozionare, con meticolose descrizioni della città martoriata, ma l’opera ha non pochi limiti. Alcuni evitabili, legati alla traduzione che usa termini fuori posto e fuori tempo come sfangare, financo, zompo. Non ho apprezzato le lunghissime  filippiche messe in bocca ai personaggi molto critici verso il popolo che si è accodato al dittatore. Sono passi molto pesanti e ripetitivi, da opera scopertamente didascalica, figli di una insistita superiorità verso la massa pavida dei cittadini. Evidentemente lo stampo etico-politico dell'opera pubblicata nel 1947 giustificava questo; però a tratti sembra un romanzo ottocentesco con frequenti descrizioni di ambienti e persone, con finestre in cui si giudica con durezza la moralità o la mancanza di moralità delle masse, spezzando il ritmo narrativo.

L’arrivo dei russi è visto come il sospirato arrivo dei liberatori; c’è solo un debole accenno nel finale alle numerose violenze da loro compiute sulle donne dopo la vittoria. Perciò è un libro sicuramente da leggere, ma usando lo scudo della pazienza.

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Rebecca Kauffman, "La casa dei Gunner"

29 Agosto 2020 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni

 

 

La casa dei Gunner

Rebecca Kauffman

Big Sur, 2020 

 

Credo che alla fine i libri ci dicano davvero qualcosa quando vanno a toccare qualche oscura corda interiore. Non che gli altri non ci dicano nulla, semplicemente a volte toccano corde mute, a volte corde che ancora non abbiamo, magari con un effetto ritardato di anni rispetto al momento in cui li leggiamo. Questo libro, che in un altro momento non mi avrebbe detto nulla, letto in questo periodo, ha posato il suo sguardo dentro di me. Dico che non mi avrebbe colpito granché perché non amo particolarmente queste storie corali stile Grande Freddo di amici che si ritrovano dopo anni per occasioni ferali e si vomitano addosso segreti e bugie. Questo caso però fa eccezione perché le confidenze scambiate dal gruppo dei Gunner hanno tutte a che fare con la morte di Sally, amica suicida, il cui funerale è motivo del rimpatrio, la quale 15 anni prima aveva abbandonato il gruppo di amici senza una spiegazione. E ognuno dei sopravvissuti ritiene di essere a conoscenza, addirittura essere il responsabile, del motivo per cui Sally troncò i rapporti con tutti. Le rispettive confessioni inevitabilmente ribaltano il punto di vista di ognuno, nel momento in cui ci si rende conto che la propria visione della realtà era falsata dal mancato confronto con gli altri, dato che ognuno taceva per pudore. E Sally, silenziosa e lontana, conosceva i segreti di tutti loro. Perché a pensarci è proprio cosi che va: la nostra percezione di un fatto è sempre pesantemente affetta dal nostro bagaglio di esperienze, dalle nostre convinzioni e dai nostri schemi. E parlarne con gli altri ci può aiutare a cambiare le nostre convinzioni, a volte a ribaltarle, e paradossalmente questo ci fa sentire stupidi, fragili, inadeguati. Perché ci troviamo ad amare persone che fino a poco prima avevamo disprezzato o a capire che il nostro sentirci responsabili per le azioni di un'altra persona e metterci al centro del mondo era una ridicola forma di egocentrismo. Ognuno dei protagonisti scende cautamente da un piedistallo di azioni miserabili che però lo aveva fatto sentire importante e responsabile di una certa catena di eventi, perché sempre meglio stare sotto i riflettori da cattivo che in disparte da buono o sfigato, no? Quante masturbazioni mentali, quante inutili sceneggiature di film inesistenti ci raccontiamo pur di sentirci vivi! Per evitare di guardare in faccia una realtà dolorosa, a volte insipida, o che più semplicemente non ha noi come protagonista. Quando potremmo accettare la vita, anche quando ci pone di fronte a destini spaventosi, decidendo che tutto può essere affrontato, proprio come fa Mikey, schivo, timido e consapevole di ciò che lo attende. Un'accettazione che può passare anche da confessioni imbarazzanti, perché il punto è che a renderci liberi è sempre la consapevolezza. Un libro che mi sento di consigliare a chi ha bisogno di stravolgere il proprio punto di vista sulle cose. Stando attenti: si può scoprire che la felicità è già fuori dalla porta e non era per nulla come la immaginavamo. Ma va bene così.

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I gialli di mastro Leonardo e la sua banda: il mistero dell'acqua sparita ma non del tutto

22 Agosto 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #racconto

 

 

 
 
 
Amici lettori della signoradeifiltri, l’estate ancora impazza e il distanziamento sociale ne risente ma noi, con le nostre pagine, problemi non abbiamo e anche oggi con un giallo artistico vi deliziamo. Riusciranno il nostro amato commissario e il suo fido assistente a trovare il bandolo della matassa di questi misteri che imperversano in città?
 
 
 
Il mistero dell’acqua sparita ma non del tutto
 
 
 
- Ivan Graziani, che provi quando suoni la chitarra?
 
- Mastro Leonardo, che posso dirti che già non sai?
 
- Hai ragione, mi piace sentirlo dire da te.
 
- Sono sensazioni che non si possono spiegare o descrivere, ecco perché solo gli artisti fanno conoscere tutte le cose belle del mondo.
 
- Ivan, devo inventare un nuovo aggeggio per una nuova missione, mi occorre essere ispirato, vorresti cantare per me?
 
- Posso farlo in romanesco?
 
- Dio bonino, se becco Walter Fest lo còrco de botte... ma che mi fai dire anche te? Ma sì, cantala come ti pare.
 
- Jimi, dammi un sol... Se la chitarra mia piagne dorcemente, stasera nun è aria de vedè la gente e li giochi de strada che cjò chiusi dentro ar petto me vojò aricordà. Io penso a quer barcone arovesciato ar sole in un giorno de pieno Agosto co le biciclette n'riva ar mare, Agnese me parlava su la sabbia n'focata e io nun so perché nun me la so scordata. Agnese dorce Agnese io nun so perché te ne sei annata...
 
- Ma non mi pare che faccia così.
 
- Mastro Leonardo, è la passione che ci guida.
 
Ivan Graziani continuò cantare tutti i suoi pezzi, poi arrivarono Ray Charles al piano, Aretha, Janis e Gabriella Ferri vocalist, Micheal che non cantò ma ballò, Claudio Villa che rideva e Aurelio Fierro che prendeva il caffè; insomma, una strepitosa jam session.
 
- Bene, banda di smidollati, ecco il nuovo progetto, attenetevi a questi disegni e non fate come al vostro solito, di testa vostra. Via, via, andate via che la gente ha bisogno di noi. Il clima è cambiato, non è più una leggenda sotto la metropolitana,
 
(Lettore toscano esigente e pignolino: "sotto la metropolitana?" Perché no sotto un tram?)
 
per fortuna a volte la natura si auto normalizza e allora succede che piove quando è giusto che debba piovere, anche se, quasi per dispetto, la natura ci scarica sulla testa una quantità esagerata di acqua.
 
 
 
INTANTO ALLA CENTRALE DI POLIZIA
 
 
 
- Commissario, non nota che piove da diversi giorni ma le strade non sono allagate?
 
- Ma sì, sarà grazie a quel cavolo di sottomarino giallo.
 
- Boh? Però ha presente la biondona mia vicina di casa?
 
- La biondona super bonazza?
 
- Sì
 
- E allora?
 
- La topolona si fa 24 docce al giorno, eppure la pressione dell'acqua nel condominio non cala. E poi non ha notato che tutte le fontane artistiche sono state riaperte e che le fontanelle pubbliche hanno i rubinetti aperti?
 
- Beh, la fontana di piazza "17 giugno 2001" in effetti è un bel vedere!
 
- Commissario, ma tutta quest'acqua da dove viene? E con tutta questa pioggia le strade non sono più allagate.
 
- Pacchiarotti, che ti sei fumato? Sei perspicace, dobbiamo indagare, che ci sia un colabrodo sotto la crosta terrestre?
 
- Telefoniamo agli alieni?
 
(Alieno: "sxmzthdlosufnabf!" 
Traduzione: "Mo noi lasciateci in pace, ci dovete sempre chiamare in causa per tutti i vostri guai.) 
 
- Nooo! Ma che sei matto? Quelli in cambio di informazioni vogliono come minimo la ricetta della pasta al forno e quella della peperonata! Forza, andiamo in perlustrazione, mi raccomando, con discrezione, non allarmiamo la gente con queste buone notizie.
 
 
 
INVECE AI PIANI ALTI
 
 
 
- Quella banda di sbidonati mentali,
 
(Lettore toscano: "Sbidonati. sì, come no, magari anche sbarattolati, sbicchierati, sbottigliati?)
 
svalvolati e, difetto maggiore, musicisti, però, lo devo ammettere, anche questa volta ha fatto un buon lavoro e il vostro Leonardo da Vinci, modestamente, ha avuto una buona idea. Tutta l'acqua piovana, e Dio solo sa quanta ne manda giù a secchiate, recuperata, riciclata e, con un semplice sistema idraulico, distribuita alla comunità. Dio bonino che ci vuole? Jimi, spiegami una cosa, ma tutti quei cartelloni pubblicitari sulle cime dei palazzi che cosa ci fanno?
 
- Mastro Leonardo, mi permetta, non è stato Jimi Hendrix ma Prince.
 
-Ah! E' così? E allora, riccetto neretto, spiegami un po’ com'è questa storia, tutto questo colore confusionario e astruso sui palazzi, eh?
 
- Mastro Leonardo, ma lei non è aggiornato, questo si chiama marketing, me lo ha suggerito un mio amico pubblicitario per coprire gli impianti di pescaggio e riciclo dell'acqua piovana sui tetti delle case.
 
- Capisco, ma non vi sembra troppo questo marketing?
 
- Tranquillo Mastro, ormai la gente non alza più gli occhi al cielo perché ha sempre lo sguardo rivolto in basso, al telefonino e ai social.
 
- E allora la pubblicità a che serve?
 
- È facile, serve a cambiare ogni tanto canale... mastro Leonardo, ce lo siamo meritato un premio?
 
- Ditemi.
 
- Vorremmo andare a suonare sul tetto di un palazzo.
 
- Ma lo hanno già fatto i Beatles!
 
- Appunto, andiamo con George e John.
 
- Siete proprio musicisti della fava... andate via, andate via, andate pure a suonare le vostre canzonette... Che però, bischeri che non siete altro, almeno fate emozionare e rendete felice la gente! Ma sì, andate a svolgere la missione per la quale siete nati. Che sarebbe la vita senza musica, senza arte, senza un sorriso, senza passione? Ecco, appunto, vado a lavorare... ah, se non ci fossi io! (ndr lo ha detto mastro Leonardo da Vinci non Walter Fest)
 
 
 
E il commissario Trabalza e il suo assistente Pacchiarotti? Naturalmente anche loro, come tutto il resto della popolazione quotidianamente sempre con lo sguardo in basso, non scoprirono il nuovo progetto di mastro Leonardo, risalirono sulla loro auto, si arresero e andarono a rilassarsi in una spa a luci rosse...
 
 
Signori e signori, anche per oggi è venuto il momento di salutarci ma, dal vostro blog che noia non ha, presto ritorneremo con un nuovo episodio, il giallo continua...
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Stephenie Meyer, "Midnight Sun"

19 Agosto 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni

 

 

 

Midnight Sun

Stephenie Meyer

 

Atombooks, 2020

pp 756

 

 

Dovevo comprarlo per forza. Ho letto tutta la serie di Twilight e ho visto tutti i film, dal primo all’ultimo. Questo nuovo capitolo della saga dei vampiri vegetariani non potevo perdermelo. Non è un sequel, non è un prequel, Midnight Sun, è qualcosa di inaspettato e sicuramente inusuale. È il primo libro della serie, Twilight appunto, riscritto da cima a fondo con un cambio di prospettiva.

Tutte le vicende del libro, l’archetipica storia de La bella e la bestia, l’incontro alla scuola superiore di Forks, fra Bella Swan ed Edward Cullen, la scoperta che lui non è un ragazzo qualsiasi ma un vampiro, l’entrata di Bella nella famiglia Cullen, la caccia da parte del sanguinario segugio James e il salvataggio, non sono più viste dalla parte di lei ma di lui. Non c’è più il punto di vista di una ragazza goffa ma intelligente, ruvida ma sensibile, bensì quello di Edward, l’adolescente centenario, il vampiro ribelle che non si accontenta di essere un mostro e sceglie di vivere fra gli umani.

Il romanzo ha due difetti. Il primo è che la capacità di leggere nel pensiero di Edward, e quella di prevedere il futuro di sua sorella Alice, combinate insieme, in certi momenti rendono faticosa la lettura. Anche l’azione finale è un po’ troppo meticolosa e accentuata, come se il romanzo fosse diviso in due parti distinte, la prima romantica e la seconda di pura azione. L’altro difetto è che, forse, mi sarei aspettata un'operazione un po’ più alla Anne Rice, con maggiore spazio dato alla vita precedente di Edward, al suo lungo secolo da vampiro. Ma Stephanie Meyer non è Anne Rice. Lei punta sul qui ed ora, sullo sviluppo di un sentimento impossibile, sull’attrazione negata e contrastata, sul senso di colpa e sulla paura del rifiuto.

Edward ha già rinunciato al suo passato da killer, lo ha fatto grazie a Carlisle, il personaggio della saga che amo di più in assoluto, le cui caratteristiche principali sono l’empatia, la dolcezza e l’umanità. Il secondo mutamento lo farà grazie all’incontro con Bella, un’anima generosa e sensibile, una persona buona e disinteressata, capace di sacrificio e dedizione. Sono i due poli Carlisle e Bella a trasformare il vampiro Edward da mostro in essere umano, in grado di compiere scelte etiche.

Forse la parte del romanzo che preferisco è la vita di Edward con la famiglia, i suoi pensieri e gesti nei rari momenti in cui non è con Bella. Qualcuno ha persino fatto notare che la storia si fa più interessante quando Bella esce di scena e ci libera della sua presenza ingombrante, quando possiamo penetrare l’oscurità e il tormento di un essere immortale che aspira alla redenzione e lo fa per la propria anima, ma soprattutto per amore. Un amore che – per quanto quello di Bella ci fosse sembrato grande – è qui enorme: quando un vampiro ama è per l’eternità, quando un vampiro ama, cristallizza per sempre il celeste momento dell'inizio dell'innamoramento.

Benché questo ultimo romanzo non possa comunque competere col primo, rimane il fascino dell’amore strano e impossibile, rimane l’attrazione di una materia conosciuta e amata. In sostanza, un libro per fan della serie, che non aggiunge nulla di nuovo ma è comunque un gradevole approfondimento, uno sviluppo di motivi e sentimenti che ci riporta piacevolmente indietro, alla magia del 2008.    

 

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Paul e Virginie

19 Agosto 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #come eravamo, #televisione

Paul e Virginie

 

Nel 1974 avevo tredici anni. Romantica, sognatrice e appassionata com’ero, m’innamorai dello sceneggiato Paul e Virginie, in onda di pomeriggio sulla Rai, tratto dal romanzo di Bernardine de Saint Pierre del 1788.

Un Laguna blu ante litteram. Infatti, il romanzo di Henry de Vere Stacpole – da cui è stato tratto il famoso e “scandaloso” film con Brooke Shields del 1980, - è stato scritto successivamente, nel 1908.

Niente bambini nudi, qui, niente corpi che nuotano in libertà, niente accusa di pedopornografia, Paul e Virginie  veniva trasmesso durante la tivù dei ragazzi.

In una esotica colonia francese sbarcano due donne esiliate, una nobile e una plebea, con due figli, una bambina d’alto lignaggio e un maschietto plebeo, che crescono insieme. Va da sé che s’innamorano l’una dell’altro. Va da sé che il destino vuole separarli. Ma, quando lei sta per tornare da lui, una tempesta fa naufragare la sua nave e la giovane annega.

Ricordo, dopo l'ultima puntata, di aver singhiozzato per ore, di essere andata a letto orfana della storia che adoravo - avventurosa, patetica, esotica - soprattutto, straziata per l’amore tragico dei due protagonisti interrotto da un così  fatale e crudele destino.

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Aspettando il Cisterna Film Festival

18 Agosto 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #cinema, #eventi

 

 

 

 

Sabato 22 agosto, a partire dalle ore 21:00, la città di Cori ospiterà la serata di introduzione e inaugurale della VI edizione del Cisterna Film Festival. Nella suggestiva cornice medievale di piazza Sant’Oliva verranno riproposti alcuni dei cortometraggi internazionali che hanno fatto innamorare il pubblico o che si sono guadagnati dei riconoscimenti nelle passate edizioni del CFF:

● The boy by the sea (Olanda, 2016, 7’) di Vasily Chuprina - Premio Next Generation CFF2017;

● Clac! (Francia, 2017, 19’) di Fabien Ara - CFF2018;

● The death of Don Quixote (Regno Unito, 2018, 13’) di Miguel Faus - CFF2019;

● Fantasia (Finlandia, 2016, 10’) di Teemu Nikki - Premio del Pubblico CFF2017;

● Fantassút/Rain on the borders (Italia, 2016, 15’) di Federica Foglia - CFF2017;

● A father’s day (Regno Unito, 2016, 10’) di Mat Johns - CFF2018;

● Fauve (Canada, 2018, 16’) di Jeremy Comte - Miglior Film CFF2019;

● El inicio de Fabrizio (Argentina, 2015, 14’) di Mariano Biasin - Menzione Speciale per la Regia CFF2017;

● Marlon (Francia, 2015, 21’) di Jessica Palud - Menzione Speciale per l’attrice protagonista

● Flavie Delangle CFF2017.

Ospite del prefestival sarà Clara Galante, attrice, autrice e cantante, tra i cinque giurati scelti a valutare e votare i corti iscritti al concorso 2020. L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti: pertanto si consiglia la prenotazione al numero 3281139370. Nel rispetto delle norme vigenti, i posti saranno distanziati e non sarà consentito l’accesso a chi si presenterà privo di mascherina.

Il Cisterna Film Festival è organizzato dall’Associazione Culturale Mobilitazioni Artistiche con la direzione artistica di Cristian Scardigno. Gode del sostegno della Regione Lazio e del patrocinio della Provincia di Latina, del Comune di Cisterna, della Proloco di Cisterna e del Comune di Cori, oltre a quello dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania e di German FilmsFilm4Life è media partner dell’evento fin dalla sua fondazione.

Al concorso quest’anno si sono iscritti 37 corti, in rappresentanza di 15 Paesi, tra cui un’anteprima mondiale, un’anteprima europea e cinque anteprime italiane; alcuni provenienti da festival noti come Cannes, Venezia, Berlino, Sundance, Toronto, Locarno, Rotterdam, Torino, Annecy, Giffoni, Sitges, Londra, Clermont-Ferrand; altri vincitori di premi che ne attestano l’eccellenza nel campo cinematografico, come gli Oscar, i David di Donatello, i Goya, i Bafta, i Nastri d’Argento.

Dopo l’anteprima di Cori, il CFF si svolgerà, come di consueto, a Cisterna di Latina, dal 27 al 30 agosto, con la proiezione in prima serata dei corti finalisti del CFF 2020, nella Corte di Palazzo Caetani, e repliche nella biblioteca comunale “Adriana Marsella”, compresa una mostra fotografica allestita nella Galleria di Palazzo Caetani. Per il programma completo della manifestazione consultare il sito www.cisternafilmfestival.com

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Febbre da cavallo è ora un drink: 'La Mandrakata'

15 Agosto 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #cinema, #ricette

Febbre da cavallo è ora un drink: 'La Mandrakata'Febbre da cavallo è ora un drink: 'La Mandrakata'
 

 

 

 

Grazie a un barman creativo e cinefilo diventa un drink il film Febbre da Cavallo, il cult movie firmato Steno e interpretato da Gigi Proietti, Enrico Montesano, Catherine Spaak e tanti altri attori e caratteristi che hanno reso grande il cinema italiano. A inventare il cocktail 'La Mandrakata', ispirato dalla famosa espressione di Proietti, Max La Rosa, proprietario e barman del Divan Japonais di Frascati (via Goffredo Mameli, 9, per info 3381133144), in provincia di Roma. Il drink si prepara con 3,5 cl di Jim Beam Rye Whiskey, 3,0 cl di Cherry Stock, 12 foglie di menta marocchina, 4 cl succo di limone, 3 cl sciroppo homemade allo Zafferano di Navelli, 3 splash bitter homemade agli agrumi e quanto basta di Gosling's Ginger beer. Per prepararlo, pestare delicatamente la menta in un bicchiere highball doppio da 450 ml, quindi versare tutti gli ingredienti, tranne la Gosling's Ginger beer e aggiungere ghiaccio. Versare quindi la Gosling's Ginger beer e mescolare ancora per completare, decorando con una fetta di limone e della menta cosparsa di zucchero a velo vanigliato.

Il whisky 'maschio senza rischio' o meglio 'teschio maschio senza fischio' evocato dal film è ingrediente principale del drink, in questo caso Jim Beam Rye, whiskey di segale del Kentucky, distribuito in Italia da Stock Spirits, caratterizzato da note di vaniglia e un finale pungente, con aromi di noce moscata, chiodi di garofano e pepe nero. Il tutto levigato nel drink dalla menta e dai sapori di agrumi e amarena. E attinente è l'ispirazione del cocktail a un grande classico, il Mint Julep, datato 1938 e servito durante la più famosa corsa di cavalli statunitense, il Kentucky Derby, dove veniva apprezzato da più di 120mila persone l’anno. Insomma, un drink da assaporare mentre si ascoltano le inconfondibili note del trio Bixio-Frizzi-Tempera, scommettendo su Soldatino o D'Artagnan e tifando per Mandrake e Pomata.

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I gialli di mastro Leonardo e la sua banda: il mistero autunnale del sottomarino giallo

14 Agosto 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #racconto

 

 

 
 
 
Amici lettori della signoradeifiltri, che ora sicuramente state al mare sotto l’ombrellone o in montagna a passeggiare fra boschi e vallate, questa è una storia di fantasia ambientata in una stagione che verrà, perciò con la vostra immaginazione indossate un abbigliamento più pesantino, prendete un ombrellino e seguiteci in quest’altro giallo da risolvere.
 
 
 
Il mistero Autunnale del sottomarino giallo
 
 
 
Autunno, autunno che bella stagione, è tempo di castagne, di vendemmia, di cambio negli interni degli armadi... cambio di stagione? Dipende dal mutamento climatico. Comunque l'autunno è bello anche perché le foglie degli alberi diventano giallo ocra misto a marrone, con  un po’ di rosso e arancio e verde marcio, rendono allegri i viali, soprattutto quando cadono. Alzate dal vento giocherellone, cominciano a volteggiare vorticose e sbarazzine. Però c'è un problema, che le foglie sono tante e incasinano le strade già di per sé incasinate, fra traffico e gente incivile. Tutte queste foglie sparse tappano i tombini e le vie di scarico dell'acqua piovana, creando allagamenti a non finire.
Però, ultimamente è successo un fatto strano: le strade, incredibile ma vero, sono completamente pulite, senza l'ombra di una foglia e, da voce di popolo, la pulizia straordinaria è iniziata da quando è comparso un misterioso sottomarino giallo a quattro ruote.
Subito si è sparsa la voce e la gente, incredula di tanta pulizia, presa dai propri fatti quotidiani, neanche si è chiesta chi fosse l'artefice di questa operazione.
Insomma, questo misterioso mezzo da lavoro è un sottomarino giallo a quattro ruote, inusuale, dotato di un potente aspirapolvere che risucchia in un battibaleno tutte le foglie, facendo brillare strade e marciapiedi.
Ma non è finita qui perché, inoltre, questo sottomarino giallo durante il tragitto emette suoni... Ma che sbadato sono, emette della vera musica di tutti i generi, dal pop, al rock, dal jazz, dalla tarantella, al liscio, al folk, perfino stornelli e classiche romanze. Di conseguenza la popolazione, oltre a essere felice per la pulizia, è entusiasta e allegra per queste armonie che riaccendono gli animi spenti, intristiti dai tempi moderni, tecnologicamente così avanzati ma anche così freddi e noiosi.
 
 
 
- Commissario Trabalza.
 
- Buongiorno sindaco, che piacere sentirla.
 
- Senta, commissario, da voci popolari sui social sembra che stia circolando un originale sottomarino giallo canterino che pulisce le strade, ma voi ne sapete qualcosa?
 
- Sindaco, veramente no, forse è competenza della polizia urbana.
 
- Commissario, me lo lasci dire, ma lei è proprio un ebete, ma certo che ho già chiesto al capo della polizia municipale e chiaramente non ne sa nulla.
 
Il commissario Trabalza sta per chiedere se il sindaco ha già domandato al capo della nettezza urbana ma si ferma in tempo.
 
- Commissario, ho già interpellato e tutti sono all'oscuro di tutto. Trabalza, le affido il compito di indagare. Mi raccomando, sembra che la popolazione, quando vede passare il sottomarino, diventi felice e si metta a ballare e a cantare. Sa, commissario, non vorrei che troppa felicità intaccasse il morale della cittadinanza e facesse commettere qualche azione esagitata.
 
- Sindaco, conti pure su di me.
 
- Bene, aspetto sue notizie.
 
Click. Clack.
 
- Pacchiarottiiii... imbranato, vieni qua! Forza, apriamo questo nuovo caso.
 
- Va bene, capo, da dove cominciamo?
 
- Facciamo un giro per le strade pulite e cerchiamo testimoni.
 
Il commissario e il suo assistente girano tutta la giornata senza cavare un ragno dal buco e, a fine turno, decidono di andare a cenare in pizzeria, quella sull'ultimo viale perlustrato.
 
- Cameriere, ci porti due belle pizze fagioli e gorgonzola, ma prima mi dica una cosa, chi è che pulisce le strade così bene?
 
- Alle otto meno un quarto, un giorno sì e uno no, passa sempre di qua un sottomarino giallo. Aspira tutte le foglie che cadono dagli alberi e se ne va. 
 
- Sì, capisco, ma è mai riuscito a vedere il conducente?
 
- Veramente no, ma deve essere un tipo a cui piace la musica perché, quando passa, dal finestrino di quel coso esce della musica, e chi gli cammina vicino diventa immediatamente più allegro.
 
- Tutti diventano più allegri, eh!
 
- Commissario, e  se fosse una trovata pubblicitaria?
 
- Pacchiarotti, non dire minchiate. Forza, da bere che prendiamo?
 
- Il solito.
 
- Cameriere, allora insieme alle pizze ci porti una bottiglia da due litri di Maraschino.
 
E così, nel dopo cena, sotto l'effetto dei fagioli, i due, a causa del gas esplosivo faciolesco,
 
(lettore toscano puntiglioso e purista: "faciolesco"? Con la c? Cosa sono i "facioli"? Li mangia Bud Spencer nella padella con con il "larco"?)
 
dovettero ritornare in auto con i finestrini abbassati. A entrambi prese un colpo quando si videro sorpassati da un sottomarino giallo che cantava le canzoni di Ivan Graziani e di altri mostri della musica internazionale, quindi, con il lampeggiante lampante che sembrava il faro di Mergellina, si tuffarono velocissimi all'inseguimento del misterioso mezzo pulitore. Ma, quando si accorsero che alla guida non c'era nessuno...
 
(lettore toscano puntiglioso etc etc: "lampeggiante lampante"? Come direbbe Albertone: "Walter Fest, ma chi sei? Pussa via!)
 
- Pacchiarotti, tu hai visto quello che ho visto io?
 
- Commissario, alla guida non c'era nessuno!
 
- Mica potevamo arrestare un fantasma?
 
- Non esistono i fantasmi, che minchiata dici!
 
- E adesso che facciamo?
 
- Se lo diciamo in centrale, ci prendono per matti.
 
- Lasciamo perdere, andiamo al bar di Walter Fest, magari ci offre un cordiale. Lì sono abituati con i racconti di fantasia.
 
 
 
INTANTO AI PIANI ALTI 
 
- Lo sapevo che non dovevo fidarmi di voi, musicisti della strombazzata, ho inventato un veicolo per aspirare le foglie degli alberi. Un veicolo senza motore, alimentato da pannelli solari super efficienti, che trita le foglie e le trasforma in concime, un'invenzione che più utile e ingegnosa non v’è. Vi ho affidato una missione e voi me lo avete carrozzato come un trocadeiro musicante, come un sottomarino giallo! Vi pensavate di essere i Beatles?
 
(Lettore toscano, direi piuttosto fiorentino etc: "Trocadeiro musicante?" O icchellè?)
 
- Mastro Leonardo, abbiamo solo aggiunto un tocco in più e poi, veda il lato positivo, con l'idea della musica a bordo abbiamo reso allegra un sacco di gente. Non vede i volti della gente così sempre corrucciati? Però, bella la sua idea ecologica!
 
- Modestia a parte, sono Leonardo da Vinci... Solo per curiosità, chi lo guidava questo sottomarino giallo?
 
- Abbiamo fatto tutti a turno.
 
- Pure Carosone?
 
- Certo, in compagnia del principe Antonio de Curtis, è stato un tour di grandi successi!
 
- Cose da pazzi, avete coinvolto anche il principe della risata... Uno di questi giorni sciolgo la banda e vi mando tutti a cantare la ninna nanna ai vecchietti delle case di cura!
 
 
 
E anche questa volta, amici del blog sempre aperto ai raggi di sole culturali, ci dispiace per lui, il commissario Trabalza non ha risolto il caso. Ci rivediamo al prossimo episodio, il giallo continua....
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 I gialli di mastro Leonardo e la sua banda: il mistero di Ronaldo fuori campo

13 Agosto 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #racconto

 

 

 
Buon ferragosto, prima di tutto buon ferragosto a tutti i nostri affezionati lettori, e il miglior modo di accompagnarvi nel corso di questo periodo vacanziero è condividere con voi un po’ di fantasia e di ironia, miscelati con del giallo. Oggi per voi un nuovo mistero in città: la banda di mastro Leonardo è l’incubo del sindaco e del commissario Trabalza. Voi da che parte state?
 
 
Il mistero di Ronaldo fuori campo
 
Ore 15, l'arbitro sta per fischiare l'inizio dell'incontro di calcio fra Juve e Napoli. L'allenatore dei bianconeri guarda concentrato i suoi ragazzi schierati in campo, ma c'è qualcosa che non lo convince. Si gira verso il suo vice, lo scambio di sguardi fra i due è un grande punto interrogativo. Invece tutto lo stadio al completo, preso dalla transagonistica giugulare, pare non avvertire nulla. 
 
(Lettore: "La transagonistica giugulare? Bo? Sarà la vena sportiva?) 
 
- Ma casso dov'è Ronaldo? 
 
- Sarà andato a pissiare.
 
- È impossibile, vai di corsa a cercarlo negli spogliatoi!
 
Intanto la partita è iniziata 10 contro 11 ma nessuno se ne accorge, solo fra i bianconeri qualcuno a centrocampo non sa a chi passare il pallone in attacco. Gli schemi sono saltati e si sta per realizzare un terribile dramma sportivo. Sono momenti concitati, l'allenatore richiede l'intervento del quarto uomo per avvisare l'arbitro che ci deve essere qualcosa che non quadra e che deve fermare l'incontro per questo imprevisto.
 
-Mister, mi scusi, ma non possiamo fermare la gara, faccia entrare dalla panchina un altro giocatore.
 
- È una roba da matti... forza Ciocchetti, non fare il ciocco, preparati!
 
Senza scaldarsi entra in campo, in sostituzione dell’assente, Ciocchetti con il numero 23 dietro le spalle. Lascia alla svelta la borraccia con la gazosa, infila i parastinchi di alluminio griffato, ed entra al posto del giocatore misteriosamente volatilizzatosi. Intanto, in tribuna stampa anche i giornalisti si rendono conto dell'accaduto, cominciano a fioccare illazioni e le più disparate supposizioni, mentre impazzano nell'etere i contatti con le redazioni dei giornali sportivi e non.
La partita riprende, in un lampo, rapido come Maradona nelle sue azioni di attacco, arriva il commissario Trabalza per risolvere il caso.
Il  commissario convoca senza fronzoli, di fronte a barolo e cioccolatini, l'allenatore, la fidanzata e qualche amico del giocatore per ascoltare le versioni e iniziare le indagini.
 
- Mister, ha qualche sospetto? Qualche comportamento o frequentazione particolare da parte del suo giocatore in questo ultimo periodo?-
 
- Veramente no, era tutto gioco e chiesa.
 
- Sì, lo confermo, non frequentavamo la jet society, né la Torino bene, tutte le sere davanti alla tv a vedere i Simpson, rigorosamente senza ridere per non sforzarsi.
 
- Commissario, con noi neanche una partita a briscola!
 
- Ronaldo ha imparato a giocare a briscola?
 
- Tutta colpa di Ivo il massaggiatore!
 
- Vabbè, ci toccherà interrogare anche questo Ivo il massaggiatore... potete andare, via via, andate via, vi terremo aggiornati, ma nel frattempo poche chiacchiere con la stampa, mi raccomando.
 
- Sergente Pacchiarotti, tu che ne pensi?
 
- Commissà... per me l'hanno rapito gli alieni!
 
- E chi te lo avrebbe detto, Dario, insieme al suo amichetto Asimov?
 
- Commissà... ma secondo lei agli alieni non piacciano Barolo e cioccolata?
 
- E vabbè e allora?
 
- Gli alieni vogliono tutto il meglio dei terrestri per clonarci, perché a loro manca quello che abbiamo noi, vogliono assimilarsi a noi per prenderci le nostre qualità!
 
- Quindi, Pacchiarotti, tu sei destinato a stare qua insieme a noi e a tua suocera?
 
- Perdincibacco, non ci avevo pensato ma, commissario, io e la suocera che ci entriamo con gli alieni?
 
- Era una battuta! Pacchiarottiii, era una battuta!
 
 
Ma a questo punto anche nei piani alti l'agitazione è alle stelle.
 
- Banda di mentecatti, ma quel bel tipo è quello che penso io?
 
- Mastro Leonardo, è solo un prestito momentaneo per la partitella settimanale.
 
- Ivan Graziani, ti ricordo che questa operazione non ti è stata autorizzata.
 
- Mastro Leonardo, ma è solo per una partita, eravamo stanchi di giocare e prendere batoste nelle partite a calcio con gli artisti che poi, lo ammetta, sono anche suoi amici.
 
- Beh, ehm ehm... non tutti... in mezzo a loro c'è qualcuno che copia.
 
- Guardi, mastro Leonardo, che in partita Botticelli ogni volta ce ne fa quattro, Michelangelo e Caravaggio in difesa menano come fabbri, Bernini in porta para perché con le mani sa fare tutto, Pollock entra sempre in campo con il whisky nascosto nei pantaloncini, e l'arbitro Dante Alighieri, altro amico suo, pensa sempre all'amore e vede il gioco come gli pare e, per finire, Boccioni cjà rotto i co... e poi c'è uno che scatena sempre la rissa, la butta sempre in caciara, possiamo fare senza problema il nome... Picasso che rompe sempre il...
 
- Ohhh... e basta! Ho capito! A parte il fatto che Dante non è mio amico ma un compagno di avventura, ora che intenzioni avete?
 
- Abbiamo preso in prestito Ronaldo solo per una partita.
 
- Non sarebbe giusto.
 
- Neanche che lei favorisca gli artisti!
 
- Chi, io? E poi gli artisti sono fuoriclasse.
 
- Ah, e allora noi chi siamo?
 
- Ivan, ma voi siete musicisti! (Notare la flessione vocale sminutiva)
 
(Lettore: "Sminutiva?" Vorrà dire diminutiva, peggiorativa? Ma?)
 
- E allora ci teniamo Ronaldo!
 
- Ma questo non è legale!
 
- Mastro Leonardo, con la fantasia, lei ce lo insegna, possiamo fare tutto!
 
- Va bene, fatela sta benedetta partita, e camuffatelo da Elvis Presley, vestitelo rock e  poi riportatelo dove lo avete preso... Ivan Graziani, una curiosità, ma tu sei mezzo abruzzese e mezzo sardo... perché dici le parolacce in romanesco?
 
- È tutta colpa di Walter Fest!
 
- Capisco... uno di questi giorni gli modifico la penna!
 
- Mastro Leonardo, è impossibile, tiene troppa fantasia!
 
- Eh! Ma se lo acchiappo!
 
 
Naturalmente la partita fra musicisti e artisti si è conclusa 10 a 0 e i poverini non si sono accorti del finto Elvis che gli ha fatto ballare la samba, ma, seppure sconfitti, al termine hanno offerto da bere a tutti. Frank Zappa ha preparato una gustosa spaghettata e tutto è finito in baldoria. Che volete farci, anche questa è arte.
Mentre si gigionava allegramente, sul terreno di gioco fra Juve e Napoli era terminato il primo tempo e le squadre stavano scendendo negli spogliatoi.
 
- Ronaldoooo! Ma dov'eri finito?
 
- Mister, non lo so... perché, che cosa è successo?
 
- Ma che hai fatto ai capelli? E poi perché tieni i calzoncini e la maglietta di lamé?
 
- Non mi dona?
 
- Ehm ehm... signor Ronaldo, permetta che mi presenti, sono il commissario Trabalza, io e lei a fine partita dobbiamo parlare.
 
Chiaramente il fenomeno non parlò, riprese la partita e il commissario anche questa volta non risolse il caso, se non fosse riuscito a beccare la banda stava decisamente pensando di cambiare lavoro, sarebbe andato a fare il venditore di padelle!
 
Amici della signoradeiflitri, ancora buon ferragosto, ci rivediamo al prossimo episodio, il giallo continua.
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