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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Pierluigi Curcio, "Milone"

27 Luglio 2021 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #storia, #personaggi da conoscere

 

 

 

 

Milone

Pierluigi Curcio

 

Amazon, 2021

pp 279

 

 

Pierluigi Curcio torna al romanzo storico, la sua specialità, con Milone, ambientato nel VI secolo a. c., fra Grecia e Magna Grecia. Milone di Kroton era un giovane lottatore, vincitore di molti giochi, fra i quali quelli olimpici. Bello, fortissimo, irruente, coraggioso, formidabile nella lotta, fu anche il condottiero che permise a Kroton, Crotone, di sconfiggere la rivale Sybaris. Genero di Pitagora, simpatizzante delle sue dottrine o, comunque, attratto nell’orbita del potente suocero, ne seguì gli insegnamenti e la politica e ne fu suo malgrado influenzato.

Il romanzo si basa molto sui dialoghi, non sempre però riusciti, non sempre scorrevoli o di immediata comprensione per l’avanzare della trama. Curcio riprende tutti gli eventi storici rielaborandoli in modo fedele ma personale. Ciò che costituisce l’attrattiva di questo testo è l’approfondimento della psicologia del protagonista.

Milone è un personaggio romantico, avvolto da un manto di malinconia e di furore a causa della perdita di Aura, l’amatissima prima moglie. Aura e Milone sono cresciuti insieme, condividono ideali e complicità, insieme all’irruenza profonda di un primo amore destinato a rimanere l’unico. Il giovane ama anche lo sport, non è immune dal fascino della vittoria olimpica, ma il suo sogno è vivere una vita serena accanto alla sua donna. Tuttavia il destino decreterà altrimenti. Aura gli verrà strappata, Milone troverà fama e gloria ma precipiterà in un gorgo di disperazione, autodistruzione e sete di vendetta.

Tutto ciò che farà sarà compiuto per colmare un vuoto incolmabile. A nulla varrà il suo diventare quasi un semidio, novello Heracles incarnato, a nulla varranno onori e vittorie se la vita che dovrà vivere andrà contro la sua stessa natura e volontà, se il rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere lo strazierà fino al termine dei suoi giorni, fino a quando, vecchio e debole, sfiderà gli dei in un’ultima smargiassata che si concluderà nelle fauci di un lupo con lo stesso sguardo della morte.

Anche le vittorie sui sibariti, il suo diventare sacerdote di Hera e seguire le dottrine di Pitagora, padre della sua seconda – e detestata – moglie, saranno frutto del senso del dovere e del rispetto per Kroton, la sua città, la città di Aura e della giovinezza. Non saranno ideali o aspirazioni a guidarlo, ma il bisogno di fare ciò che va fatto e di espiare colpe e disonore, perché, a volte, la vita che vorremmo non è quella che il fato, o gli dei, prendendosi gioco di noi, ci riservano.

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Ischia film festival

22 Luglio 2021 , Scritto da Cinzia Diddi Con tag #cinzia diddi, #moda, #cinema, #personaggi da conoscere

 

 

 

 

La talentuosa stilista toscana prende parte al film di Elisabetta Pellini, al suo esordio da regista, Selfiemania il titolo.

Scena di apertura per la Stilista Cinzia Diddi nel film Selfiemania con una strepitosa Milena Vukotic. Si tratta di SELFIEMANIA - FILM con co-produzione internazionale, il cui episodio italiano è stato girato a S.Stefano di Camastra (Messina), in Sicilia. Regia di Elisabetta Pellini, prodotto da Claudio Bucci, direttore alla fotografia Blasco Giurato, con due strepitosi attori Milena Vukotic e Andrea Roncato.

Tanti protagonisti del mondo del cinema a Ischia con oltre 200 proiezioni .

 

 

Sappiamo che oltre al suo lavoro di stilista ha prestato la sua immagine come attrice?

Cinzia Diddi: Sono tornata dalla Sicilia molto carica e soddisfatta. Sul set c’era una bellissima atmosfera, come fosse una grande famiglia. E’ stato facile lavorare con quel clima. A me è spettata l’apertura del film, interpretando me stessa, presentata da Milena che nel film è Madame Letizia, una food blogger, molto attenta allo stile. Nella scena di apertura mi presenta e mi fa salutare i suoi followers.

 

Nel film ha vestito Milena Vukotic?

Cinzia Diddi: Un’esperienza molto particolare che mi ha lasciato dentro tanta emozione. Ho curato l’immagine di questa splendida e aristocratica signora del cinema italiano, delicata nei movimenti ma con una carica e un’energia veramente forte. È stata subito magia e soprattutto grande sentimento di stima e ammirazione, ho disegnato e realizzato gli abiti per lei cercando di tirar fuori i colori della sua anima. Poi li vedrete nel film non voglio svelare niente.

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"The Baron and The Harpsichord" di Guerrilla Metropolitana

21 Luglio 2021 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #cinema, #recensioni

 

 

 

 

 

Abbiamo deciso di non perderci neppure un video di questo intraprendente autore italiano che vive a Londra, perché i suoi lavori ci ricordano il passato, tempi eroici che ci vedevano impazzire per le sequenze più truci di un film di Joe D’Amato (penso a Buio omega e Antropophagus), per i film cannibalici di Lenzi (Cannibal ferox, Mangiati vivi!) e Deodato (Cannibal holocaust), per le frattaglie oltre ogni limite ammannite da cuochi non sopraffini (ma efficaci) come Mattei e Fragasso. Erano gli anni Settanta e Ottanta, eravamo molto più giovani, tanto tempo è passato, ci siamo trovati - per caso o per destino, non so - a scriver libri su vecchi ricordi, stupendoci che fossero quasi tutti giovani gli avidi lettori. Non solo, ci rendevamo conto che registi esordienti si gettavano nell’impresa di rinnovare la trasgressione perduta, quella che noi scrittori nostalgici, cercavamo di recuperare su carta, senza riuscirci. Guerrilla Metropolitana usa la macchina da presa, fa quasi tutto da solo, scrive e sceneggia, monta (con Peter Frank), fotografa, inventa, fa rivivere un passato che credevamo perduto. Il suo terzo lavoro è un cortometraggio horror sperimentale che il regista definisce girato in stile barocco, intitolato The Baron and The Harpsichord (Il Barone e il clavicembalo), spietato e senza redenzione, agghiacciante e crudele. Protagonista un ricco mad doctor - forse non è neppure un medico, è soltanto un pazzo, arrogante nella sua ricchezza esibita dal volante di un’auto di lusso - che rapisce soggetti deboli, handicappati, psichicamente labili, esegue esperimenti efferati, massacra, amputa parti vitali, uccide. Il forte ha la meglio sul debole, ancora una volta, sembra dire il regista. Come nei precedenti lavori, Guerrilla Metropolitana usa il genere, mostra gesta crudeli per compiere un discorso sociale, di taglio surrealista. Fotografia luminosa, come se fosse un quadro espressionista, effetti speciali crudeli, recitazione sopra le righe, sceneggiatura muta, che racconta con la forza delle immagini. Guerrilla Metropolitana realizza la sua storia con la collaborazione del montatore Peter Frank, entrambi sono attori in ruoli secondari del breve filmato, un vero e proprio apologo sulla crudeltà umana. Il regista confida: “Il mio film vuol essere scomodo e politicamente scorretto. Voglio raccontare storie di disfunzionalità sociale, sfruttando e manipolando le immagini per portare lo spettatore a conoscere realtà agghiaccianti che spesso vengono rimosse, se non del tutto ignorate, illudendoci che siano lontane dalla nostra vita quotidiana”. A mio parere ci riesce bene. Vi lascio il link al video per verificare.  

https://www.youtube.com/watch?v=actfIPfMC5Q

Gordiano Lupi – www.infol.it/lupi

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L'università

20 Luglio 2021 , Scritto da Paula Martins Con tag #paula martins, #racconto

 

 

 

 

L'università che avrei dovuto frequentare era molto diversa da quella in cui, alla fine, mi sono iscritta. Ho sempre amato imparare lingue. È, da sempre, la mia passione. Avrei dovuto, quindi, iscrivermi a Lettere, dove sarei stata a mio agio.

Ho sempre pensato che una vita da studente nel posto corretto sarebbe stata così diversa, così facile! Perché l'area delle lettere era naturale per me, era la mia inclinazione. Al liceo ero una buona studentessa in  Portoghese, Inglese, Francese... cioè, lettere. Ma sono stata testarda, e, diciamolo, poco intelligente.

Al momento di scegliere sono stata colpita da una terrificante certezza: il cammino davanti a me sarebbe stato quello di una professoressa! Ed io non volevo, non potevo essere, una professoressa.

Oggi penso, oggi so, che avrei potuto iscrivermi. Non avrei dovuto, per forza, essere insegnante. Ci sono sempre altre ipotesi, altre professioni.

Ma all´epoca, non ho visto più niente: professoressa!

A questo proposito, ci sono due difficoltà. La prima difficoltà: non ho pazienza. Non sarei stata in grado di sopportare gli studenti, avendo sempre un aspetto simpatico, persino un sorriso. Avrei finito per essere una insegnante brusca e scortese che agli studenti non sarebbe piaciuta, e questa è la cosa più orribile che ci sia: cioè, non essere in grado di piacere alla gente.

La seconda difficoltà: non sono capace di parlare in pubblico. Mi terrorizza l'idea di essere davanti a un grande gruppo, tutti quanti che sentono le mie parole.

Questa mia caratteristica, è veramente sorprendente. E inaspettata. Perché io adoro parlare. Con qualunque persona sia: amici, conoscenti, (quelle persone che di solito salutiamo), anche sconosciuti: ho spesso voglia di parlare con estranei, ad esempio al bar. E perché ho voglia, lo faccio. Una delle mie migliore amiche, l'ho conosciuta così, al bar.

Ma parlare di davanti a molta gente, tutti quanti attenti a me, non sono capace.

Alla fine mi sono iscritta a Medicina Veterinaria, professione per la quale non avevo la minima inclinazione. Non avevo un amore travolgente per gli animali e non mi piaceva stare in clinica. Però pensavo che a Veterinaria, a differenza di quello che succedeva con il corso di Lettere, c'erano molte porte per le quali avrei potuto entrare.

Ho passato gli anni da studentessa in un angoscia senza nome, perché quelle materie non erano per me. Come le odiavo tutte! Niente era facile. Studiavo e studiavo e studiavo, niente mi era naturale. In tutto il corso mi sono piaciute solamente una o due discipline, niente più di questo. Ma studiavo così tanto che alla fine imparavo. E mi confortava l'idea che, una volta uscita dall'università, avrei smesso di studiare tutto ciò che veramente detestavo e avrei iniziato a dedicarmi solo a ciò che mi piaceva.

Alla fine ho concluso l´università. Un professore mi ha invitata ad essere assistente alla sua cattedra. Di nuovo insegnante! Adesso con il problema dell'età dei miei futuri studenti: la disciplina, erano dell'ultimo anno. Quindi gli studenti avrebbero avuto la mia età. E questo era molto più imbarazzante. Non avrei avuto nessuna distanza, nessuna superiorità sarebbe valsa. Questi studenti erano della mia stessa specie. Se ci fosse stato il caso di fare una figura debole, sarebbero stati assolutamente spietati.

Naturalmente mi sono rifiutata. Non volevo una vita intorno a cliniche o anche ad animali. Da tempo avevo deciso un'altra direzione: nel primo anno avevo avuto la disciplina che mi era piaciuta, una disciplina che si svolgeva in un laboratorio. Quindi mi ero decisa al cento per cento: non avrei avuto nella mia vita più niente a che fare con gli animali, tanto meno con la clinica. Volevo vivere lontana di tutto questo, e l'unica cosa che mi era piaciuta fin ad allora era lo studio dei microorganismi.

Sarei andata in laboratorio!

Ma la vita aveva altri progetti per me.

 

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Paolo Seno, "Dove la sorte ti ha voluto chiamare"

17 Luglio 2021 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #storia, #personaggi da conoscere

 

 

 

 

Dove la sorte ti ha voluto chiamare

Paolo Seno

 

Tralerighe Libri, 2020

pp 354

18,00

 

Saggio storico travestito da romanzo, che risente del difetto comune alla maggior parte della narrativa di questo genere, ovvero la didascalizzazione eccessiva dei dialoghi. Per il resto, un documento di notevole interesse atto a riannodare le vicende della Grande Guerra, non solo quelle note, fatte di trincee fangose e montagne innevate, ma la vita di tutti i giorni, i bombardamenti, l’esodo da Venezia, i profughi, le malefatte del generale Cadorna che usò migliaia di giovani italiani come carne da macello, mandandoli a morte certa e reprimendo qualsiasi timore o dissenso con l’immediata fucilazione.

Nel 1997 Paolo Seno acquista in un negozio di numismatica un pacco di quindici cartoline di uno sconosciuto soldato, Nino Astolfoni, sottotenente del 228° reggimento di fanteria. Un incontro casuale ma quasi predestinato, fatale.  Da sempre appassionato della prima guerra mondiale e incuriosito dall’ignoto ufficiale, l’autore approfondisce con accurati studi in archivio la biografia di questo personaggio e di alcuni suoi amici e commilitoni. S’imbatte poi nel pronipote di Nino, che oggi vive a Boston, e insieme a lui ricostruisce l’esistenza militare e borghese di questo sottotenente caduto come tanti sul Colombara.

Alto un metro e ottanta, non bello ma comunque piacente, Nino Astolfoni non era solo un soldato, ma anche un giornalista de La Gazzetta di Venezia, un giovane imbevuto di ideali repubblicani, una mente per certi versi controcorrente, un artista di talento che firmava i suoi disegni col nome “Ofi”. Disegnatore dal tratto preraffaellita, se non fosse morto avrebbe prodotto opere di pregio specialmente nel campo della grafica e dell’illustrazione, guarda caso il settore prediletto dall’autore. Sì, se non fosse morto in una guerra sciagurata, si sarebbe sposato, avrebbe avuto figli e nipoti, avrebbe contribuito al bene comune, così come tutti gli altri giovani di cui si narrano le vicende in questo libro, simile alla diaristica di guerra ma diverso per struttura e intenti.

Parte consistente, e affascinante, è occupata dalle descrizioni di Venezia, città natale dell’autore, con le sue atmosfere lagunari e i suoi sempiterni monumenti. E poi le montagne, il Colombara, i boschi, le malghe, i prati, la bellezza indifferente della natura a contrasto con l’orrore delle trincee, nelle lettere alla madre e alla sorella l’animo di poeta (oltre che di artista) di Nino sa coglierne tutta la magnificenza che quieta e pacifica lo spirito fra tanta desolazione. L’ultima lettera prima della morte in combattimento è la più struggente, velata di tristezza, forse presaga della tragedia. 

A narrare in prima persona è l’attendente di Nino, che ne ricorda con nostalgia il valore come ufficiale esploratore in avanscoperta, in pratica un “aspirante suicida” proprio malgrado. A lui fa da contraltare Ina, la sorella di Nino, che ne tratteggia l'aspetto umano e quotidiano. Non manca un tocco di rimpianto e romanticismo nella figura di Lina Rosso, pittrice e crocerossina, probabile “morosa” di Nino.

Un romanzo biografico per addetti ai lavori, per chi ama sviscerare un’epoca in ogni suo aspetto, non solo bellico, cercando anche di sfrondare gli eventi da certe sovrastrutture, da certi orpelli retorici prodotti dal successivo regime fascista.

Le lettere riportate nel testo risultano spesso più scorrevoli e coinvolgenti delle stesse parti romanzate, e la seconda porzione del testo, che se ne avvale a piene mani, è la più avvincente e schietta perché, se all’inizio si è letto con distacco si finisce poi per affezionarci a Nino, alla sua gioventù sprecata, alla sua fiducia, al suo senso del dovere, alla sua anima elegiaca che gli permetteva di ritagliarsi un’isola di buon umore e poesia pur nella violenza della guerra.

Alla fine, di là dal saggio storico e dalla diaristica, rimane un senso struggente di malinconia come se avessimo perduto qualcuno che ormai conosciamo bene.

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Natalia Guerrieri, "Non muoiono le api"

16 Luglio 2021 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni

 

 

 

 

Natalia Guerrieri
Non muoiono le api
Euro 14,90 – Pa. 464 - Moscabiancaedizioni

www.moscabiancaedizioni.it

 

 

Il romanzo di esordio di Natalia Guerrieri è una storia tra distopia e fantascienza, ambientata un mondo provato da pandemie, inquinamento e cambiamenti climatici, in cui le api sono quasi estinte. Un brano tratto da un testo che alterna dialoghi rapidi ed essenziali a parti molto lertterarie: Odio la capitale, con questi palazzi tutti uguali, colate di asfalto e cemento. Non c’è un albero. Mio padre aveva detto che il governo avrebbe costruito parchi e aree verdi. Io però vedo soltanto materia inorganica, che immagazzina e trasmette calore. Leggiamo dall’introduzione di Nicoletta Vallorani: “Nel mondo non troppo futuro di Non muoiono le api, Nuvola è l’entità padrona, che fornisce diagnosi mediche e scodella informazioni. La si usa per ordinare cibi, seguire lezioni, raccogliere dati, lavorare, convocare a riunioni, comprare qualunque cosa e partecipare a competizioni […]. È quietamente invasiva e impercettibilmente tiranna. Pilota tutto, ma con strategie invisibili. Rende schiavi gli utenti, convincendoli di essere padroni”.  L’autrice si ispira alla realtà contemporanea, ai momenti vissuti durante la pandemia e racconta un mondo (non troppo lontano dal nostro) dove gli uomini hanno quasi dimenticato la guerra ma anche il valore del contatto: ogni sapere è accessibile online ma il rapporto con l’esterno, sempre più ostile, è limitato. Nonostante ciò, molti vivono nel privilegio del benessere economico e di una relativa sicurezza personale che anestetizza le coscienze. Non muoiono le api è un romanzo a tre voci: quella di Anna e della sua giovane figlia Andrea, che vivono in una bella casa col giardino visitato dalle poche api superstiti, e quella dell’aspirante giornalista Leonard. La loro bolla di serenità scoppia quando, all’improvviso, un nemico sconosciuto si rivela con un attacco hacker che getta nel pericolo l’intero Paese. La popolazione adulta viene coinvolta in un misterioso conflitto: madre e figlia vengono separate - Anna finisce reclutata in un centro di mobilitazione per entrare nell’esercito e Andrea è costretta a lasciare la casa e nascondersi con la nonna - mentre Leonard scoprirà a proprie spese il vero significato della conoscenza. Un romanzo che affronta temi attuali come il capitalismo imperante, l’emergenza salute e clima, la perdita del contatto umano e della memoria storica, il dramma dell’immigrazione e della disparità sociale. Un esordio narrativo che promette bene per una scrittrice (buon per lei) nata nel 1991, buona conoscitrice del mondo in cui vive, soprattutto capace di raccontarlo con abilità e destrezza.  (Gordiano Lupi – www.infol.it/lupi).

 

 

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Leonardo Manetti, "Il poeta contadino"

6 Luglio 2021 , Scritto da Rita Bompadre Con tag #rita bompadre, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Il poeta contadino di Leonardo Manetti (Nulla die Edizioni, 2021) è un’opera poetica impressionista, delinea il tenero equilibrio delle pennellate di un paesaggio interiore, nel quadro delle stagioni vitali, segna il valore dell’ospitalità congedando una familiarità di sentimenti e un lirismo puro, autentico. I versi fendono il terreno della vita, proiettano la radice delle passioni, colgono la distesa interiore del tempo, conservano l’integra natura della sincerità riempiendo di bellezza e di spontaneità il calice dello spirito e del suo territorio. Il poeta ricerca il dettaglio evocativo della sua terra, descrive la schiettezza delle emozioni coltivando gli aromi tenaci delle parole e i sapori immutabili delle sensazioni. Leonardo Manetti pone il suo sguardo sulla vivacità e sul calore di ogni gesto quotidiano, osservando la continua partecipazione comunicativa dell’uomo con la forza generatrice, delineando una vera e propria geografia del cuore, distribuendo ogni risorsa nostalgica nella strada dell’armonia, nell’intima unione degli scenari magici dell’esistenza contadina. La tradizione del poeta contadino rivive nella testimonianza dell’autobiografia, distilla la fedeltà dell’amore, rende omaggio alla confidenza dell’ambiente in cui è nata, coniuga il connubio fra la forza espressiva della vocazione, la creatività e il lavoro dell’uomo. La vitalità dei testi incarna l’energia dell’immaginazione, rivela l’origine della necessità umana alla comprensione, relaziona il codice della riflessione alla delicatezza dei pensieri. Leonardo Manetti ascolta il carattere conviviale dei desideri, la semplicità dei sogni e la ricchezza della speranza, osserva i filari del silenzio, respira il vento, guarda con attenzione e dedizione al mondo intorno a lui oltre ogni orizzonte d’infinito. La poesia è un inno alla spontaneità, una voce modulata sull’ispirazione suggestiva della realtà, esalta il temperamento esclusivo della sfera affettiva, sorprendendo l’istinto estetico di ogni miracolo umano. Il poeta coglie con coraggio la facoltà celebrativa dei luoghi, idealizza la percezione dei quieti colori della natura, esorta l’umanità a interrogarsi sul senso provvisorio dell’esistenza, ad abbracciare l’essenza dei valori espansivi e genuini degli uomini, diffondendo il germoglio delle parole e le promesse ampie e ininterrotte, in direzione di un vento propizio di libertà. Coltiva gli elementi nutritivi del sogno, invita a sostenere una memoria integra, istintiva, a valutare la circostanza favorevole della serenità e della innocenza esistenziale. “Il poeta contadino” è un viaggio nelle radici, compiuto per fendere i crinali della Toscana, nell’entroterra dell’anima, nella vicinanza congiunta al dono dell’emotività attraverso i dialoghi con i ricordi, amplifica il panorama lirico della sensibilità, riflettendo negli occhi degli altri il limpido conforto a un’elegia che suggerisce l’ebbrezza di felicità, adagiata sul fondo di una lunga giornata riflessa nell’arcobaleno.

Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”

https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

 

 

Fermarsi

 

Sento il mio respiro,

leggero è il mio corpo,

imparo a decifrarlo,

a distinguerne i suoni incantanti.

 

Un fiore mi saluta,

dondola nel vento,

lieve il suo fruscio

accarezza la mia pelle.

 

Un albero mi guarda

sembra dirmi qualcosa,

protegge il mio sorriso

mentre racconta la sua storia.

 

Ogni cosa è così bella,

basta avere la pazienza

di fermarsi e osservare,

di fermarsi e ascoltare.

 

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La poesia è

 

Poesia è l’odore dell’erba tagliata.

Poesia è la farfalla che si posa su un fiore.

Poesia è il sorriso di una persona cara.

Poesia è lo sguardo tra due innamorati.

 

Poesia è fare la maglia accanto a un camino acceso.

Poesia è sentire il risveglio della natura.

Poesia è vedere lo scorrere delle stagioni.

Poesia è cogliere la bellezza di ogni istante.

 

Poesia è leggere le tue parole.

Poesia è osservare le montagne con i tuoi occhi.

Poesia è pensarti qui mentre sei lontana.

Poesia è ascoltare il battito del mio cuore per te.

 

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Semino parole

 

Domande prive di risposte,

frasi piene di interrogativi,

affermazioni senza punti esclamativi,

solo con puntini di sospensione.

 

Coltivo campi di parole

seminando lettere d’amore,

forse di cento semi

almeno uno diventerà pianta!

 

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Debolezze

 

Non sfogo quanto mi deprime,

modesto nelle mie possibilità,

schivo nel parlare,

punisco le mie fragilità.

Pieno di forza e potenza,

misero di perdoni e accettazioni,

cerco me stesso

amandomi nelle deficienze.

 

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Ti cerco

 

Cerco mongolfiere

per volare

e averti vicino

tra le stelle.

 

La luce espande

la tua vita,

e io ti guardo

nell’infinito.

 

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Dissesti

 

L’acqua che scorre

ha la memoria nelle sue gocce,

è come se fosse un ponte

tra l’uomo e la natura,

e il fiume avanza inesorabile

in un letto senza casa.

 

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Ti sogno, Primavera

 

Tu sei una spiga di grano

che sorge all’alba.

Tu sei un fiore di ciliegio

che cade al tramonto.

Sogno il tuo frutto maturo

tutto il giorno,

vedo acerba la tua frutta.

nel buio della notte.

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Fashion show di Forte dei Marmi

4 Luglio 2021 , Scritto da Cinzia Diddi Con tag #cinzia diddi, #moda, #eventi, #personaggi da conoscere

 


 

 

In un anno in cui sono saltati i tradizionali appuntamenti mondani, le sfilate di Miss Italia, le possibilità d’incontro limitate all’aperitivo con gli amici, aver confermato il ritorno della moda sotto le stelle di Forte dei Marmi «è stato un successo». Si è svolta all’Alpemare di Forte dei Marmi la sfilata di moda galà presentata da una Splendida Jo Squillo.

Gli eventi sulla sabbia hanno sempre un'aura particolare, il profumo del mare, i colori dell’estate, pura magia. Se poi la presentatrice è Jo Squillo il successo è assicurato.

La stilista Cinzia Diddi aveva già condiviso un progetto con Jo Squillo, donò una bambola al muro delle bambole, ideato dalla stessa Jo Squillo, in segno di partecipazione attiva contro il femminicidio.

Eleganza, ricercatezza e bon vivre italiano. Sono gli ingredienti della seconda edizione di “Un’estate eccellente“, evento che Il Salotto di Milano porterà anche quest’anno a Forte dei Marmi. Per la precisione  al bagno "Alpemare", per celebrare le eccellenze dell’Italian style. Presentata da una madrina d’eccezione come la cantante Jo Squillo, la serata vedrà protagonista la moda.

L’evento di gala è stato un grande successo, tra i Vip l’attrice Barbara Kal, sensazionale in un abito a sirena firmato dalla Stilista dei Vip, Cinzia Diddi.

Barbara Kal è attrice, conduttrice, doppiatrice e speaker radiofonica, una vera e propria artista a 360 gradi che si divide tra teatro, televisione e radio.

 

Intervista a Barbara Kal

 

Qual è il suo rapporto con la Stilista Cinzia Diddi?

Il mio rapporto con Cinzia Diddi è di estrema fiducia nella sua visione di me... ed è ormai diventata una "amica", anche se per i suoi e i miei impegni non è facile incontrarci di persona. Ma l'intesa è molta. La stimo moltissimo.

 

Un suo parere sulla Stilista dei Vip ?

Cinzia stilista è una donna di grandissima professionalità e sensibilità. Lei riesce a leggerti dentro... al di là dello stile che sa abbinare alle persone, capisce l’abito che vuole farti indossare attraverso un'approfondita conoscenza che riesce ad avere delle persone.  Mi sorprende sempre, perché spesso crede molto di più in me che non io stessa, e sa valorizzarmi tantissimo.

 

 

Qual è il suo ultimo progetto?

Ho molti progetti ma non posso svelare niente, seguitemi sui social.

 

               

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Dall’altra parte del mare – VIII edizione

3 Luglio 2021 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #eventi

 

 

 

 

Dal 17 agosto al 26 settembre torna il festival di letteratura internazionale

 

ALGHERO (SS) Il meticciato e gli incontri fra culture sono i temi dell’ottava edizione del festival Dall’altra parte del mare (17 agosto – 26 settembre), organizzato da Associazione Itinerandia con la collaborazione della Libreria Cyrano, col sostegno di Regione Sardegna, Fondazione Alghero, Amministrazione Comunale di Putifigari, e con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale di Alghero. Con l’ottava edizione, il festival algherese diventa a tutti gli effetti un festival di letteratura internazionale, capace di attrarre alcuni dei nomi più importanti della letteratura mondiale.

Uno dei più attesi è lo scrittore, regista e sceneggiatore messicano Guillermo Arriaga, Palma d’Oro per la miglior sceneggiatura con Le tre sepolture di T. L. Jones, e storico collaboratore del regista premio Oscar Alejandro González Iñárritu, per il quale ha firmato le sceneggiature di film cult, tra cui Amores perros, 21 grammi, Babel. Arriaga arriverà ad Alghero, per presentare il suo nuovo romanzo “Salvare il fuoco” (Bompiani), attraverso una nuova, importante collaborazione di Dall’altra parte del mare con Encuentro, il festival di Perugia dedicato alle letterature di lingua spagnola.

A settembre il festival algherese dedicherà ben quattro giornate alla narrativa iberica e latino-americana, ospitando, oltre allo scrittore messicano, altri nomi di livello internazionale della letteratura di lingua spagnola. In programma anche un evento dedicato a Sepùlveda e che avrà ospite, tra gli altri, Carmen Yáñez, la poetessa moglie dello scrittore cileno morto nel 2020.

Fra le anteprime di luglio, l’incontro con l’arcivescovo Vincenzo Paglia e il sociologo Luigi Manconi che presenteranno il saggio scritto insieme “Il senso della vita, conversazioni tra un religioso e un poco credente” (Einaudi). -

L’inaugurazione ufficiale del festival, il 17 agosto, si aprirà come sempre con un evento dedicato allo splendido territorio di Alghero, intitolato in maniera significativa "Il passato davanti a noi", che quest’anno  sarà un omaggio allo storico Guido Clemente, uno dei massimi studiosi internazionali di Storia romana, scomparso lo scorso febbraio, con il quale il festival ha avuto l’onore e il privilegio di collaborare fin dalla prima edizione.

Tra i tantissimi autori italiani in arrivo ad Alghero vanno segnalati almeno lo psicologo Paolo Crepet, la giornalista Elvira Serra, le scrittrici Vanessa Roggeri e Cristina Caboni, e ancora Mirko ZilahyMichele Vaccari, e tanti altri ancora. E, non ultimi, due fumettisti d’eccezione, due generazioni a confronto: Sergio Staino e Davide Toffolo.

Accanto alle presentazioni di libri e agli incontri con gli autori, il festival proporrà numerosi eventi collaterali legati al mondo dei libri e della cultura in generale: spettacoli musicali, reading, mostre, proiezioni cinematografiche e performance teatrali. Un posto speciale occupa la mostra “Rigenerazione urbana sostenibile” (17 agosto – 22 settembre), allestita in collaborazione con l'Ordine degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori della provincia di Sassari. E nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante, non poteva mancare un evento dedicato al Poeta: lo spettacolo di musica e parole “A riveder le stelle. Alghero per Dante”, e “L’inferno di Dante illustrato da Paolo Barbieri”, con le illustrazioni del libro del disegnatore mantovano proiettate sui monumenti della città.

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Torna Elba book per riflettere sulla lettura e sull’economia editoriale

2 Luglio 2021 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #eventi

 

 

 

 

 

 

Il 20 e il 21 luglio, sull’isola nel Tirreno, inaugura la settima edizione

il festival dedicato all’editoria indipendente

 

 

I LIBRI SONO IL FONDAMENTO DI UNA COMUNITÀ

In Italia si sta assistendo a un profondo e rapido cambiamento della pratica culturale. L’esperienza della lettura, dell'ascolto e della promozione del libro che prima avvenivano in presenza, si sono trasferite nella sfera virtuale dopo che l'emergenza sanitaria ci ha costretti in casa per mesi. La settima edizione di Elba Book, l’unico festival isolano dedicato all’editoria indipendente, il 20 e il 21 luglio nel Comune di Rio, raccoglierà spunti positivi e negativi, con l’intento di manifestare l’importanza per una comunità di condividere i libri collettivamente.

«Il mercato dell'editoria, le attività culturali, le biblioteche hanno giovato o meno rispetto a queste nuove forme di comunicazione? Qual è il futuro del libro? Continuerà a essere in affanno o il digitale riuscirà a infondere nuova linfa per avvicinare i più giovani alla lettura? – sono i quesiti a cui cercherà di trovare una risposta Marco Belli, il direttore artistico dell’evento – Con esperti del settore, scrittori e giornalisti parleremo del nuovo mercato del libro da punti di vista diversi, dalla distribuzione all’istituzione che promuove la lettura, dai social media all'editore sino agli occhi del lettore».

Se martedì 20, alle 18, nella piazza Matteotti di Rio nell’Elba, il festival aprirà i battenti premiando Raffaella Scardi, vincitrice del Premio “Lorenzo Claris Appiani” per la migliore traduzione letteraria dall’ebraico, la quale presenterà il romanzo Bugiarda (Giuntina, 2019) di Ayelet Gundar-Goshen con la docente Anna Linda Callow e Ilide Carmignani, si entrerà nel vivo della due giorni, alle 22, con la tavola rotonda “L’affanno della carta. I cambiamenti del mercato e della comunicazione del libro dopo la pandemia”. Marino Sinibaldi, presidente del Centro per il Libro e la Lettura del Mibact, Marco Zapparoli, neo presidente di Adei, Oliviero Ponte di Pino, responsabile del programma di Bookcity, Enrico Quaglia, ideatore del portale “Libri d’Asporto” e il blogger Manuel Figliolini, si confronteranno sulla situazione del mercato editoriale moderati da Eleonora Carta.

«Una sfida indispensabile per l’intera filiera libraria – aggiunge Sinibaldi – è quella della sostenibilità. Penso in particolare alla realtà rigogliosa di festival come Elba Book, la cui forza e diffusione ha innovato la percezione pubblica del libro e della lettura. Bisogna già immaginare modalità di collaborazione che sostituiscano le competizioni e le sovrapposizioni del passato, senza pregiudicarne in alcun modo la straordinaria diffusione territoriale. Ma mettendo al centro valori come sostenibilità (appunto), compatibilità, utilità e responsabilità».

 

UN PROGRAMMA ECOLOGICO

Mercoledì 21, sempre alle 18, l’ecologia sarà il fulcro del Premio Demetra per sostenere e promuovere la letteratura ambientale in Italia, organizzato in sinergia con il Consorzio Comieco per il recupero e il riciclo della carta. Alle 22, Stefano Lamorgese aprirà il dibattito “Il cambiamento faticoso. Nuove prospettive per l'ambiente” con personalità quali la giornalista e scrittrice Sabrina Giannini ed Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola.

Qualsiasi salita, malgrado la difficoltà, varrebbe la vista del panorama che promette. La fatica, nella sua accezione perduta quanto positiva, sarà la parola chiave dell’estate di Elba Book. Il festival recupererà un campo semantico che la nostra società ha soppiantato a favore dei comfort, delle semplificazioni e delle scorciatoie.

«La fatica è parte della condizione umana e non significa farsi sopraffare da essa, bensì imparare a gestirla soprattutto attraverso l’esperienza della “resilienza”, concetto diventato di moda negli ultimi anni – conclude Belli – la capacità di resistere alle frustrazioni, allo stress e alle difficoltà della vita fronteggiando efficacemente gli eventi critici e reagendo in modo positivo. Interpretare i cambiamenti di una società complessa è faticoso, studiare è faticoso, non uniformarsi al pensiero unico è faticoso come costruire la propria personalità. Differenziare i rifiuti è faticoso e sarebbe molto più comodo accumularli in maniera indistinta senza pensare alla salute del nostro pianeta, alla nostra salute, alla salute dei nostri figli. Progettare a lungo termine è faticosissimo e porta poco consenso, ecco perché spesso i governi non lo fanno. La politica, la scuola, i media negli ultimi decenni hanno sistematicamente semplificato i propri contenuti a scapito di una formazione faticosa di cittadini dal pensiero complesso, critico e impegnato».

 

LIBRI IN PRESENZA

All’imbrunire il borgo di Rio, che sovrasta il golfo di Piombino dal monte Capannello, si popolerà di “Libri in presenza”: per far fronte comune alla crisi pandemica, gli organizzatori del festival hanno pensato di coinvolgere tutte le librerie elbane indipendenti, invitandole con i rispettivi stand in piazza del Popolo: La Stregata, Mardilibri, Rigola e La Tana dei Sogni. Sono una ventina le case editrici che hanno aderito con convinzione, tra cui il Mulino, Ediciclo, Exorma, e Codice.

 

Per info

www.elbabookfestival.com

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