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racconto

Iano Campisi, "Di fronte alla vita"

7 Maggio 2025 , Scritto da Gabriella Veschi Con tag #gabriella veschi, #recensioni, #racconto

 

 

 

 

Iano Campisi

 Di fronte alla vita

 Guido Miano Editore, Milano 2025

 

Le dilanianti contraddizioni della società contemporanea trovano spazio tra le pagine di Di fronte alla vita, di Iano Campisi (Guido Miano Editore, Milano 2025), un’opera che sin dall’incipit immerge il lettore in atmosfere oniriche e visionarie. Lo scrittore e biologo siciliano delinea un’umanità fragile ma particolarmente resiliente, plasmando una galleria di personaggi che, nella loro varietà e ricchezza, rievocano la Comédie humaine di Balzac. Le situazioni in cui essi agiscono assumono talvolta una dimensione paradossale e sotto alcuni aspetti straniante, non lontana dalla poetica pirandelliana e che accentua il senso di spaesamento. Divisa in quattro sezioni (Di fronte alla vita, con il sottotitolo Racconti e riflessioni inediti, Di ricordi e fantasia, Così come sono, Piccole storie), l’opera è introdotta dalla puntuale e appassionata prefazione del professor Floriano Romboli, che ne illustra con estrema accuratezza e abile maestria i nuclei tematici fondanti e le peculiarità stilistiche.

Nella ricca e coinvolgente trama di racconti, aforismi, riflessioni, nelle brevi incursioni in testi che si avvicinano al genere fantasy, l’io narrante tratteggia una realtà disgregata, nella quale gli antichi valori sembrano essere sul punto di dissolversi. Sullo sfondo si agita la moltitudine di personaggi, alla ricerca di un appagamento illusorio, perdendosi spesso in un ariostesco castello di illusioni.

Un evidente senso di straniamento e di alienazione pervade alcuni dei componimenti, dove Campisi, sulla scia degli autori più illustri della nostra tradizione letteraria, da Leopardi a Verga e Calvino, assume un atteggiamento critico nei confronti della tecnologia e di un progresso che può mercificare l’essenza stessa dell’uomo e del suo operato, sconvolgendone l’esistenza. Emblematico da questo punto di vista è il racconto Appunti sparsi di un ricovero in ospedale: attraverso una serie di potenti analogie, si istituisce un efficace paragone tra la condizione del paziente ospedaliero e quella del carcerato, entrambi ridotti a numeri, in un meccanismo di spersonalizzazione: «Tra poco passeranno i miei carcerieri, brave persone indottrinate a prendere appunti sullo stato di salute del detenuto, a misurargli la pressione e la temperatura, a cambiare la flebo e a controllare se il paziente ha ingerito la pillolina. A loro risponderò seccato nel manifestare i miei sintomi e chiederò ansioso quando mi consentiranno di uscire dallo stato di detenzione».

Alcune intense riflessioni esprimono un profondo legame dell’autore con la sua terra e descrivono attimi di estatico panismo: «C’è una natura […] che riesce a sopravvivere alle difficoltà, che si adatta ai cambiamenti climatici, che prende vita dal suolo, dall’aria ed anche dal sole cocente. Una natura che ti contestualizza e ti ingloba nel suo habitat, che ti affascina mentre ti immergi nel profumo degli agrumi, e sospiri del leggero movimento dei rami e delle foglie […]».

In altri passaggi narrativi, il tempo fluisce inesorabile e la morte serpeggia minacciosa, recando con sé una pesante faretra di dolori, malattie e sofferenze, ma, ciononostante, Campisi rivela un incessante attaccamento ai veri ideali, l’umanità, la fratellanza, la solidarietà, l’amore, considerato nelle sue diverse sfaccettature e angolazioni e di cui è un esempio commovente il ricordo della sorella morente: «Ѐ stata da sempre buona, e l’amore che riversava a me e ai familiari era un dono, una cessione di sé, senza nulla pretendere» (da Hospice).

In Il mistero del lago il filo conduttore è il superamento del confine tra il sogno e la realtà, aspirazione piuttosto ricorrente, incarnata qui nel desiderio del protagonista Marco di poter assistere a qualcosa di incredibile, come lo spettacolo della neve in piena estate, mentre l’enigmatica e affascinante figura femminile che compare all’improvviso sulla riva del lago è lo strumento con cui oltrepassare il limite e rendere possibile ciò che non lo è: «Cadeva la neve, leggera, continua, a rivestire di uno spesso manto bianco l’asfalto della strada. In lontananza, sul sedile in legno dirimpetto al lago, la figura di una donna con in testa un cappello a tese larghe, immobile. Lui sapeva che sorrideva al lago, alla neve e all’incredulità delle persone che irridono ai sogni».

La grande varietà dei temi trattati si accompagna ad uno stile raffinato ed un linguaggio evocativo, talvolta lirico; l’alternanza tra la brevità degli aforismi e delle considerazioni personali e la fluida scorrevolezza dei testi narrativi, unita ad una notevole capacità di modulazione dei toni, rende l’opera particolarmente stimolante nella sua originalità nel trattare con consapevole accettazione tematiche di carattere universale.

Gabriella Veschi

 

Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.

 

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Il cono

1 Maggio 2025 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

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Anni fa, in un tardo pomeriggio, mentre stavo passeggiando, vidi un cono stradale, di colore arancione con strisce bianche, accanto a una graziosa abitazione dalla porta rosa confetto. Sogghignando, lo raccolsi, poichè mi era balenata in mente un'idea di come sfruttarlo. A tal proposito, essendo stato invitato in un pub per un compleanno, decisi di adattarlo a mo' di cappellino da festa al fine di apparire originale. 

Appena tornai a casa, utilizzai un trapano per ottenere due forellini, uno a destra e uno a sinistra, per poi collegare un elastico alle due estremità. Provai il birillo e notai divertito che mi calzava a pennello. 

Quella sera non feci scalpore, semmai furore, guadagnandomi i complimenti di Mattia, il festeggiato, e dei presenti. In men che non si dica, mi ritrovai al centro dell'attenzione e al centro della pista da ballo. Irene, la fidanzata di Federico, un caro amico mio, fu l'unica a mostrare la sua contrarietà nei miei confronti. 

«Non capisco come fai con quella minchiata di plastica in testa ad avere così tanta considerazione» osservò con aria di sufficienza.

Le risposi con una linguaccia e continuai a scatenarmi ballando, nonché a ridere e a scherzare con tutti.

A ogni modo, a quel cinesino bicolore rimasi "legato", difatti lo indossai in una mezza dozzina di occasioni. Purtroppo, nell'ultimo party, accadde un episodio vomitevole nel vero senso della parola. In buona sostanza, commisi l'errore di appoggiare il cono sopra una sedia, finché, nel giro di pochi minuti, a un tizio grosso, grasso e coglione, avendo ingurgitato svariati pezzi di rosticceria siciliana e tracannato birra a gogò, venne da vomitare. Come è facile immaginare, il cicciobomba in questione, per cercare di limitare il più possibile la figura di merda, passò dal conato al cono per rimetterci dentro. Bleargh!

Uscii dalla festa schifato, abbandonando quello stravagante e improvvisato copricapo. Per consolarmi andai a prendermi un altro cono, gelato però, in un chioschetto vicino la spiaggia di Calderà.

 

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L'angelo custode

30 Aprile 2025 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

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L'angelo Raphael, in attesa del prossimo incarico da parte dei "piani alti" se ne stava spaparanzato su una scogliera di un'isola hawaiana a godersi il panorama. Si sentiva in pace con se stesso, nonostante il fallimento della missione riconducibile a una certa Kimberly che gli era stata assegnata. Infatti, per tutta la durata della sua breve vita, non l'aveva mai protetta dai pericoli fisici e l'aveva pure trascurata a livello spirituale.

Nel rievocare determinati accadimenti, Raphael rise sguaiato, trovandoli alquanto spassosi. Finché, nel rialzars,i notò che l'aureola era sparita, mentre le piume delle ali via via si tingevano di nero pece; per non parlare della materia di cui era composto, che iniziava ad assumere un colore rossastro

«Ma che diavolo sto diventando?» si chiese costernato, per poi realizzare di essersi risposto da solo.

 

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Iano Campisi, "Di fronte alla vita"

27 Aprile 2025 , Scritto da Maria Rizzi Con tag #maria rizzi, #recensioni, #racconto

 

 

 

 

Lo scrittore siciliano Iano Campisi, nell’Opera Di fronte alla vita (Guido Miano Editore, Milano 2025), presenta una miscellanea di aforismi e racconti che mettono in rilievo il suo atteggiamento di fronte all’esistenza. Il Prof. Floriano Romboli, nella prefazione, mette in luce con sguardo lucido le tematiche care a quest’autore, ricco di valori e di una malinconia, intesa come dolore raffinato, lieve, che si posa sui perduto con toni realistici e sognanti al tempo stesso.

Da biologo Campisi è teso a guardare la sua terra con forte spirito di appartenenza e con una palese avversione verso la cieca irruenza dei progresso tecnologico. Ama il mare disperatamente, e leggendolo, ho pensato alla lirica di J. Baudelaire “L’uomo e il mare”: “Uomo libero, amerai sempre il mare / il mare è il tuo specchio; contempli l’anima tua/ nell’infinito muoversi dell’onda…”. Sembra impossibile pensare ai siciliani senza vedere per riflesso l’aria mediterranea che li avvolge e il nostro autore non fa eccezione, infatti lega le considerazioni sugli affetti ai riti della sua natura, “ai profumi degli agrumi, e ai sospiri del leggero movimento dei rami e delle foglie” (“Passeggiata”) .

Credo si potrebbe dire che il testo, nelle considerazioni e nella maggior parte dei brani, ha sapore di diario, in pochi altri spalanca le porte dell’invenzione. L’aspetto autobiografico é dimostrato da vari racconti, tra i quali cito: “Appunti sparsi di un ricovero in ospedale” dettagliato, permeato di condivisione, di pietas, che mette in risalto una splendida distinzione tra il tempo della coscienza, elastico, e quello della scienza, segnato dalle lancette dell’orologio; e dal brano “Cronaca stravagante e noiosa di quattro giorni d’estate di Covid”, dai toni che evocano il Verga delle novelle, descrittivi, pessimisti, tesi a evidenziare l’assenza di interesse per le storie di sempre.

L’immaginazione è la protagonista di testi come il brano in forma di sceneggiatura intitolato “Amori”, che narra la storia tra Alessandro e Margherita, i loro mondi lontani anni luce, il sentimento che nasce sempre non ‘perché’ si è affini, ma ‘sebbene’ si sia diversi e in apparenza incompatibili.

Inevitabile la sofferenza che il Nostro dimostra verso i cambiamenti climatici. D’altronde il clima non rappresenta una cosa aliena, ma l’umanità tradotta in intemperie. E, purtroppo, siamo proprio noi uomini a inquinare, offendere e tradire madre - terra, quasi inconsapevoli di distruggere noi stessi. Gli scrittori nati e vissuti sulle isole, a mio umile avviso, portano in loro l’incanto dell’infinito e dei confini. Inevitabilmente, infatti, le isole sono entità talattiche, che si sorreggono sull’instabile.

Leggendo Iano Campisi ho avvertito un equilibrio elegante, che taglia l’aria, sfida il vento, un perenne impegno verso il compromesso tra i sogni e la realtà. Il lavoro di biologo e la scrittura rappresentano, forse, i due poli diversi e complementari che permettono all’autore di trovare stabilità.

Il nerbo narrativo di questo scrittore è senza dubbio superbo: possiede vitalità, efficacia espressiva, lessico fluido ed eloquente, mostra padronanza dell’ars narrandi e sa viaggiare su tutti i registri. Credo che quelle che vengono riduttivamente definite ‘riflessioni’ rappresentino il punto più alto del suo respiro artistico. Attraverso gli aforismi Campisi piange, canta, ride, si piega su se stesso e, soprattutto sogna. E di fatto, la scrittura, quella vera, intrisa di sangue e di ideali, unisce una parola all’altra nella speranza di unire un uomo all’altro…

Maria Rizzi

 

Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.

 

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Iano Campisi, "Di fronte alla vita"

20 Aprile 2025 , Scritto da Enzo Concardi Con tag #enzo concardi, #recensioni, #racconto

 

 

 

 

Iano Campisi

Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni

 Guido Miano Editore, 2025

 

A cura di Floriano Romboli, che ha svolto un prezioso lavoro di selezione dei testi, scrivendone anche la prefazione, all’inizio di questa primavera è uscito a Milano – per i tipi della Casa Editrice Guido Miano – il volume di narrativa Di fronte alla vita: l’autore è il siracusano nativo di Avola Iano Campisi, biologo, direttore di un importante laboratorio di analisi cliniche e genetiche in Sicilia. L’apparente discrasia tra la sua specializzazione professionale e il campo letterario nel quale è attivo dal 2015, può essere forse spiegata dall’attaccamento profondo alle radici isolane, alla terra delle origini, ambienti in cui avviene la quasi totalità delle vicende raccontate nel libro e che quindi costituiscono la primaria e più importante fonte d’ispirazione letteraria.

Come sottolineato anche nella prefazione dal critico toscano Floriano Romboli, in Iano vive infatti un forte sentimento di appartenenza alla natura e al passato, il quale fa sì che si sviluppi in lui una sorta di disagio della civiltà per dirla con Freud – ovvero un’istintiva avversione al progresso tecnologico, non in quanto tale, ma quando non si pone al servizio dell’uomo e diviene piuttosto un fattore alienante, inquinante dell’ambiente e delle menti, massicciamente invasivo della libertà interiore e condizionante la comunicazione autentica. Perciò egli auspica il recupero di una ricca umanità; una presa di coscienza sul limite ed il mistero dell’esperienza terrena; un’attenzione solidale verso le questioni sociali in particolare degli esclusi, degli emarginati, dei deboli; accetta con fatalismo tipico della cultura mediterranea il destino comune a tutti i mortali, maturando un sostanziale pessimismo filosofico e storico di stampo pirandelliano, il quale si stempera soltanto con il motivo dell’amore, irrazionale se non talvolta anche folle.

Il lavoro di Campisi è suddiviso in quattro parti datate: la prima sezione riporta il titolo generale, Di fronte alla vita, tuttavia con l’aggiunta del sottotitolo Racconti e riflessioni inediti, 2022-2024 (le meditazioni dell’autore sono numerose e quasi tutte fanno corpo unico con il discorso narrativo e sono sviluppate sia in prima persona che attribuite ai personaggi; s’incontrano inoltre brevi lacerti sotto forma di aforismi ragionati); Di ricordi e fantasia (2018) con spazio prevalente alle suggestioni della memoria; Così come sono (2023), con storie di donne, non senso della vita, altri ricordi; e infine Piccole storie (2022), definite “vere, verosimili, stravaganti”, nelle quali i temi della solitudine, della ricerca identitaria, dell’esclusione e dell’aspirazione a felicità non fugaci si rincorrono, come in tante altre storie sparse ovunque.

Prevalgono nei testi forme di autobiografismo con monologhi autoreferenziali, come in Appunti sparsi di un ricovero in ospedale, che l’autore considera un “carcere duro” vissuto “in avanzato stato di depressione” e con la “più straziante e desolante malinconia”; come in Due mondi, preoccupato di non riuscire a definirsi, con il sospetto di essere un “soggetto insicuro, un po’ bipolare, infedele, inaffidabile”; come in Il mio cervello, dove egli si sdoppia ed imbastisce un filosofico dialogo col proprio cervello, la cui conclusione, riguardo i soliti misteri della vita e della morte, suona così: “credimi, né tu né io sappiamo nulla...”. Anche i racconti della memoria vivono nelle dimensioni soggettive dei vissuti dell’infanzia, della giovinezza, dei raffronti generazionali, ma anche dei cambiamenti climatici (La stazione, Il piccolo delfino, La vespa 50 gialla, Dei tempi andati, Via Malta…).

Seguono pagine sul montaliano “male di vivere” contemporaneo, generato dall’estraneità del prossimo, dal dominio del consumismo, dalla solitudine in mezzo alla massa; esemplare è la descrizione di un odierno ‘santuario’ della mercificazione, ovvero Al centro commerciale, dove osserva “... imbambolati esseri umani, automi, alla ricerca di chissà cosa. Entrano coppie disfatte o in via di disfacimento”, gente dai cervelli in putrefazione, che sa coltivare solo sentimenti di “diffidenza” ed “apparenza”, quasi morti che camminano. Qui troviamo anche storie di esistenze difficili, come quelle di Zaira - della vita e della morte, di Iris, di Cristina; storie di Solitudine (L’uomo e il cane) il cui personaggio sentenzia: “Soli si nasce e soli si muore: è la paura della solitudine che rende indispensabile la compagnia”; storie di emarginazione, come quella di Bartolo, dal simbolico titolo Il brutto anatroccolo. Ma all’uomo resta l’amore, con poesia: “Poco fa guardavo i tuoi occhi, distintamente scortati da una vivida luce. Ci vedevo l’immensità del cielo e la profondità del mare” (Due mondi).

Enzo Concardi

 

Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.

 

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E guardo lo spazio da un oblò

18 Aprile 2025 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #fantascienza

 

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Da circa dieci mesi, stiamo attraversando la Via Lattea alla ricerca di nuovi pianeti da esplorare a bordo dell'Entertreck NW-01, una nave stellare composta da un equipaggio di 2700 persone, tra civili e militari dello Space Army.

Io, in qualità di tenente a due "stelle", mi occupo dell'armeria e della gestione delle quattro torrette laser collocate vicino gli alettoni di destra.

Credo nel mio lavoro e mi ritengo fiero della divisa che indosso, sebbene ammetto di avere una tremenda nostalgia della Terra. Mi manca sentire il vento sulla faccia, mi manca la brezza marina e l'odore di salsedine ma soprattutto mi mancano i temporali, poichè trovavo tonificanti le gocce d'acqua a contatto della mia pelle. 

Sì, amo da morire la pioggia. Qui al massimo è possibile imbattersi in una "pioggia" di meteore e, pur non negando che sia un bellissimo spettacolo, preferisco comunque ben altra precipitazione, accontentandomi adesso come adesso di quella generata dal getto scrosciante del soffione.

«Michael, quanto ci metti?»

È Billy, il mio compagno di alloggio oltre che parigrado, appena rientrato dal poligono di tiro.

«Un attimo!» esclamo irritato e, girandomi di scatto, imposto le manopole su Off.

Una volta fuori dal box doccia, mi asciugo, mi vesto ed esco dalla camerata per avviarmi nel corridoio in direzione del distributore di bevande per pigliarmi qualcosa di energetico. Nell'attesa che dal vano erogatore esca un bicchiere di tè caldo alle erbe rosse di Marte, sospiro e appoggio la fronte su uno dei tantissimi finestrini dalla caratteristica forma circolare. 

E guardo lo spazio da un oblò.

 

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Iano Campisi, "Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni"

5 Aprile 2025 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #racconto

 

 

 

 

Iano Campisi

Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni

Guido Miano Editore, Milano 2025

 

 

Il corposo e denso volume che prendiamo in considerazione in questa sede è sotteso all’intelligenza eclettica e versatile dell’Autore che, provvisto di una forte, lungimirante e fertile coscienza letteraria, si affaccia dal balcone dell’anima sullo scenario del mistero della vita, producendo un testo totalizzante e unico nel nostro panorama letterario.

Vita e non mero esistere è quella che vuole indagare per comprenderla Campisi e non c’è pagina dell’opera che il fortunato lettore non senta empaticamente nella sua coscienza leggendola come qualcosa di già sperimentato nel suo cammino, nella sua vita stessa, ma che non avrebbe mai saputo dire, nominare e quindi le pagine nel loro essere lette svolgono una funzione maieutica connessa ad un processo d’identificazione con lo scrittore stesso e con il suo pensiero.

Illuminante la prefazione di Floriano Romboli che si è occupato anche della curatela del libro.

L’interessantissima opera è composita a livello architettonico e strutturale ed è scandita nelle seguenti sezioni: quella eponima, Di ricordi e fantasia, Così come sono, Piccole storie e ognuna delle suddette parti è costituita da brevi brani che sono appunto i racconti e le riflessioni, che comunque per la materia trattata hanno un fattore x in comune che li lega, che è la ricerca, l’indagine proprio dell’essenza della vita stessa attraverso la scrittura, sia che ciò avvenga a livello letterario narrativo, sia che si determini tramite la riflessione vagamente filosofica esistenzialistica.

Nell’incipit della sua prefazione, intitolata programmaticamente Uno sguardo partecipe sul mistero dell’esistenza: la sensibilità interrogativa di Iano Campisi Romboli scrive che gli pare che Campisi assegni, in un sapiente disegno costruttivo, ai racconti compresi nella prima sezione, non a caso intitolata Di fronte alla vita, una funzione non semplicemente introduttiva, bensì specificamente e incisivamente tematizzante. compendiosamente propositiva dei motivi principali della propria ricerca intellettuale-narrativa indicativa dei nuclei sostanziali di un discorso culturale e artistico.

Per entrare nel merito della prosa del Nostro si riporta un frammento narrativo intitolato Spiaggia inserito nella prima scansione del libro: «In prossimità del bagnasciuga, luogo in cui il mare non si stanca di parlare, sogno la quiete e il riposo che neanch’io possiedo. Calpesto la sabbia, infinite porzioni di briciole di terra che non smettono mai di muoversi, trascinate ora qui ora là dalle onde. Zona di confine, il bagnasciuga, che partecipa a due mondi contemporaneamente, la terra e il mare. Luogo ambiguo, che si contrappone alla banalità della vita quotidiana…».

Si avverte nel brano suddetto l’eleganza di una scrittura controllata nella quale forte è la connotazione intellettualistica e nella quale prevalgono l’icasticità, la leggerezza e la precisione.

Come mette bene in risalto il curatore, fondamentale nelle intenzioni di Iano la presenza di una natura a volte incantevole nel rasserenare l’uomo e sollevarlo dal mare magnum dell’alienazione e dalla caduta dei valori, altre volte inquietante e che pare essere impazzita.

Un esercizio di conoscenza tout-court quello di Campisi che per essere analizzato in profondità e in ogni sua sfaccettatura richiederebbe un vero e proprio saggio vista la complessità e l’estensione del testo.

Raffaele Piazza

      

 

Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.

 

        

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Can che ringhia non si fa toccare

1 Aprile 2025 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

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Da bambino, avevo un cane di nome Cipro, ed era talmente riottoso che si rifiutava di farsi toccare. Se qualcuno provava anche solo a sfiorarlo, reagiva ringhiando e mostrando i denti. In alcuni casi tendeva persino a mordere. 

Non posso dire che Cipro fosse del tutto anaffettivo, in quanto, tra i componenti della mia famiglia, esternava una certa predilezione per me. Ad esempio, quando litigavo con i miei fratelli, si metteva in mezzo a favore del sottoscritto, abbaiando come un forsennato. Oppure nei momenti in cui mi sentivo triste, si accucciava accanto a me e mi guardava con quegli occhietti scuri che trasudavano empatia. Insomma, a modo suo mi voleva bene.

Nel corso del tempo, visto che nessuno aveva il coraggio di cimentarsi nella toelettatura, il pelo di Cipro cresceva arruffato e sporco al punto da sembrare un barbone anziché un barboncino. Per ovvi motivi, in casa non poteva più rimanere e di conseguenza dovemmo relegarlo in una cuccia posizionata in un angolo del giardino.

Alla fine, un barbone lo divenne per davvero poiché decise di andarsene, saltando la recinzione. Difatti, appena mi accorsi che la sua casetta era vuota, piansi per giorni. 

A distanza di molti anni, stamane, mentre passeggiavo nella Kiebachgasse, una delle vie di Innsbruck, chi vedo? L'ho subito riconosciuto, malgrado apparisse invecchiato, dimagrito e spelacchiato. Si è avvicinato scodinzolando ed io, con gli occhi lucidi, senza esitazione gli ho accarezzato la testa, il collo e la schiena. Me lo ha permesso, per di più emettendo dei guaiti di una tenerezza indescrivibile.

All'improvviso, forse per l'emozione, si è accasciato a terra. Il "bastardo" mi ha lasciato di nuovo. Immagino che stia attraversando il Ponte dell'Arcobaleno.

Beh, almeno per la prima e unica volta ho avuto la soddisfazione di coccolare il mio cagnaccio.

 

 

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La valigia

31 Marzo 2025 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

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All'aeroporto di Fiumicino, mentre procedevo a singhiozzo verso i controlli di sicurezza, una ragazza, annoiata da quel profluvio di persone, attaccò bottone con me.

Scoprii che l'attraente ma logorroica biondina era di origine svizzera e che doveva prendere un volo per Ginevra. Io, invece, le raccontai in breve della mia relazione a distanza e che ero diretto a Varsavia, dalla fidanzata.

«Che bella valigia da avventuriero!» esclamò la ginevrina di punto in bianco, osservando la Samsonite che stavo strascinando, piena zeppa di adesivi di svariati luoghi.

«Già!» le risposi sornione, indicando con il dito indice. «Hotel Hilton di New York, Hotel Mediterraneo di Atene, Bangkok, Malaysia, Jakarta, Cheng Resort di Hong Kong, Pretoria, Bogotà, Tibet, Hammamet Resort di Tunisi, Costa Rica, Paraguay... eh, avoglia.»

«Ti manca il panama.»

«È vero, un giorno spero di farci una capatina

«No, intendevo il cappello in testa.»

Sorridemmo entrambi. Quasi ci dispiaceva di essere in prossimità dei body scanner. 

«Non sai quanto ti invidio. A differenza di me hai girato ovunque» disse la svizzerotta, soffermandosi ancora sul trolley alla Turisti per caso.

«Peccato per una nota stonata, cioè l'albergo Trinacria di Palermo» ammisi storcendo il naso.

«Perché, scusa?»

«Perché, a parte la Polonia, è l'unico posto in cui sono stato veramente.»

La suisse scoppiò a ridere.

«Sei troppo simpatico! La tua amata con te si divertirà... un mondo, giusto per restare in tema.»

Porco mondo, non proprio. L'incontro con Agnieszka, come le precedenti volte, comportò un fracassamento di maroni, tra pretese e sbalzi d'umore. 

Tre settimane dopo, appena ritornai a casa, il mio scazzo, ai miei familiari non passò di certo inosservato, difatti intuirono che la lunatica polska ne era la causa. Da precisare, inoltre, che avevo comprato vari souvenir, quindi il bagaglio risultava più pesante rispetto alla partenza.

«Cosa c'è qui dentro? Mattoni?» mi domandò la mamma, impugnando e alzando la Samsonite.

«No, un cumulo di rabbia!» abbaiai, per poi sbatacchiare la porta del salotto e sprofondare nel divano.

A ogni modo, tutti quei caccamarini colorati li applicava Elisa, la mia sorellina. Le venivano regalati da una sua compagna di classe, il cui padre gestiva un'avviata agenzia di viaggi. A tal proposito, mi consigliò di “aggiornare” la valigia con delle località, visto che la Polonia l'avevo visitata in lungo e largo.

Sì, in effetti gli sticker polacchesi andavano messi, ma soprattutto l’adesivo più importante, che avrei potuto benissimo realizzare tramite una stamperia, al fine di appiccicarlo in onore di quella bisbetica fidanzata di allora: Suka! (Stronza, trad. in polacco)

 

 

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Iano Campisi, "Di fronte alla vita"

14 Marzo 2025 , Scritto da Floriano Romboli Con tag #floriano romboli, #recensioni, #racconto

 

 

 

 

Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni

 Iano Campisi

 Guido Miano Editore, Milano 2025.

 

Mi pare che Iano Campisi assegni, in un sapiente disegno costruttivo, ai racconti compresi nella prima sezione, non a caso intitolata Di fronte alla vita, una funzione non semplicemente introduttiva, bensì specificamente e incisivamente tematizzante, compendiosamente propositiva dei motivi principali della propria ricerca intellettuale-narrativa, indicativa dei nuclei sostanziali di un discorso culturale e artistico. Innanzitutto egli dimostra uno spiccato, vivo interesse per l’universo naturale, armonioso e coinvolgente, ad un tempo energetico e pacificante, malgrado i guasti sempre più diffusamente prodotti dallo scriteriato, irresponsabile comportamento degli umani, prigionieri della «gabbia di freddo artificiale» (Vento caldo) che si ostinano a considerare la civiltà.

Talora la natura può sembrare “impazzita”: a ben vedere «è solo arrabbiata, per l’irrazionalità e gli abusi dell’uomo» (ivi); continua però a offrire un indispensabile apporto fisicamente corroborante e moralmente rasserenatore: «Stamattina mi sono dedicato un paio d’ore alla campagna. L’ho trovata sofferente, per la temperatura elevata e per la scarsità d’acqua, ma nonostante tutto viva. Mi spingevo tra rovi, sterpaglie e alberi di cui spostavo leggermente le fronde. Nelle mie elucubrazioni irrazionali, parlavo con i limoni, induriti dalle difficoltà ambientali, con l’erba secca e con dei fiorellini bianchi che emergevano dal seccume con una incredibile e miracolosa forza (…) Una natura che ti contestualizza e ti ingloba nel suo habitat, che ti affascina mentre ti immergi nel profumo degli agrumi, e sospiri del leggero movimento dei rami e delle foglie… La passeggiata è stata come riconciliarsi con la natura e con sé stessi, nonostante il solleone» (Passeggiata, corsivi miei).

Nel convinto, intenso apprezzamento della vitalità naturale è la matrice del sicuro, suggestivo descrittivismo che caratterizza le quattro sezioni del libro, d’ora in poi contrassegnate con i numeri romani. Appaiono particolarmente riuscite le pagine dedicate al mare, ora placido e riposante («Dall’alto delle dune, Stefano guarda la spiaggia e il mare che l’accarezza con onde leggere e spumeggianti. I granelli dorati assorbono l’acqua salata, si ristorano e la restituiscono, ad alimentare il continuo andirivieni. È un gioco inarrestabile che coinvolge la terra e il mare (…) Questo balletto che sembra non finire mai, lo sciabordio delle onde, non è monotonia né assurda ripetitività, ma musica soave» (Estate d’inverno, IV), ora sconvolto dai venti e impetuoso, terribile: «Il mare era in tempesta. Alte onde si infrangevano sul molo quasi a volerlo risucchiare nel proprio ventre. Anche la spiaggia sembrava che stesse per essere inghiottita dalle onde del mare. L’aria era invasa da minuscole goccioline d’acqua marina che sembravano essersi alleate con quelle delle nubi basse e minacciose, e non consentivano di guardare al di là del proprio naso (…) Quelle minuscole particelle di idrogeno e ossigeno, strettamente legate, sembravano impazzite e adesso esplodevano in una danza infernale, come sospinte da una forza imperiosa e travolgente. Era incredibile come il mare, spesso così dolce e timido e accogliente, si fosse tramutato in un essere malefico, un mostro pronto a divorare chiunque gli si fosse anche solo avvicinato» (Il piccolo delfino, II).

Non può mancare al proposito una pagina di aspra denuncia del suo crescente, rovinoso inquinamento: «Sopra tutto e tutti c’è il mare, il mare cristallino, caraibico, ma solo per poco. D’un tratto, ecco materializzarsi la ‘macchia’ di bollicine, mica quelle della coca di Vasco, sono segni di vaporosi scarichi fognari che la corrente, capricciosa, sposta a proprio piacimento. In poche parole, il mare si presenta col volto nuovo di cloaca. E pazienza se ci sciacquiamo la bocca mentre continuiamo col nostro piscio clandestino ad aumentare l’effetto cloaca (…) È scomparso l’habitat originale che rappresentava l’immagine dell’equilibrio e del rapporto secolare tra le specie viventi. In più, come se non bastasse, il mare dalle acque limpide e pulite, è diventato una fognatura a cielo aperto» (Cronaca stravagante e noiosa di quattro giorni d’estate di fine Covid, I).

Risulta poi consequenziale la scoperta polemica contro il mondo della tecnologia e la sua desolante inautenticità basata sull’esteriorità impersonale ed eterodiretta, sull’intima solitudine delle persone, sempre più “imbambolate” e mortificate, perse nel culto ossessivo dei feticci della modernità: «Ritorno con la mente al centro commerciale. Tanti turisti, tanta gente distratta, chi non rinuncia a una gita domenicale nella città dell’apparenza? Al centro commerciale si cerca di tutto, si guarda e non si compra, o anche si compra e si continua a girovagare per le viuzze del quartiere degli imbambolati esseri umani, automi. Ogni tanto ci si siede al bar o su uno degli scomodi sedili per intrattenere il rapporto con il cellulare. Lì, dentro questa macchinetta infernale, c’è la vita nuova, (…) che è solo virtuale, ma è la nuova vera vita, quella del guardone che ti permette di entrare in tutte le camere di tutti, amici, finti tali e sconosciuti» (Al centro commerciale, I, corsivi miei).

A petto della superficialità insignificante e dell’equivoca opacità di relazioni siffatte lo scrittore siciliano sottolinea e valorizza con decisione la profondità etico-sentimentale e il forte valore altresì culturale dei legami familiari e dei rapporti generazionali in racconti quali il già citato Il piccolo delfino (II), o anche La Vespa 50 gialla (ivi) e U nannu Ninu (IV): egli ama pertanto riflettere sulle radici storiche e ideali di sé e di ognuno, nel commosso recupero memoriale di figure ed episodî salienti, i quali consentono di investigare i processi sovente oscuri e tortuosi attraverso cui si è formata la nostra personalità, si è plasmato il nostro carattere: «Torno all’immagine del nannu Ninu che più mi è rimasta impressa nella mente (…) Ero curioso e volevo comprendere come mai quella persona anziana e parzialmente autonoma, avesse testardamente deciso di non allontanarsi dalla casa in cui era nato e poi vissuto con la moglie scomparsa da tempo (…). Capisco ora il vero senso del termine “radici”, quando si parla di stretti e indissolubili legami col posto in cui affondano i ricordi, belli o brutti, e le vicende che hanno contraddistinto la vita di una persona (…). La povertà non riesce ad estirpare le radici della propria identità, anzi ti rende più legato all’ambiente e ai ricordi» (U nannu Ninu, op. cit., gli ultimi due corsivi sono miei).

Vi è inoltre una peculiarità inconfondibile e ineliminabile nell’atteggiamento dell’uomo che conferisce ulteriore densità problematica alla sua esperienza di vita e che può essere ricondotta alla tenace inclinazione razionale, all’aspirazione, sempre risorgente, a comprendere interamente ed esattamente la realtà, a voler chiarire ogni aspetto dell’esistenza scandita e tormentata dal tempo, dimensione tanto manifestamente propria della “situazione umana”, costituita dalla mobile, sfuggente articolazione di passato, presente e futuro: esso, nel mentre trascorre, modifica continuamente, e dopo logora e distrugge tutte le cose. Nondimeno queste ultime rimangono un mistero, che respinge e frustra le nostre pretese intellettualistiche, come capita al professor Antonio Scapellato, protagonista di un testo quale Salvuccio (I), costretto a conclusione di un personale percorso “interrogativo” e indagatore al ripiegamento amaramente scettico, sulla falsariga dell’inquietante lezione di un prestigioso narratore e drammaturgo della sua regione, Luigi Pirandello: «Il professore meditava su quanto la vita, così variegata, fosse difficile da interpretare. “Siamo soggetti strani e incomprensibili”, pensava, “gli eventi ci modificano, ma è anche la nostra innata predisposizione che determina gli eventi, dal più banale al più complesso. Inutile porsi domande. Come diceva Pirandello: “Così è, se vi pare”». (…)

Floriano Romboli

 

Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.

 

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L’AUTORE

Corrado Campisi, detto Iano, è nato nel 1949 ad Avola (SR) dove risiede. Laureato in biologia, svolge il ruolo di direttore di un importante laboratorio di analisi cliniche e genetiche della Sicilia. Ha pubblicato vari libri di narrativa.

 

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