fantasy
Il Signore degli Anellini
Evviva! Dopo un accuratissimo editing, finalmente il mio libro di genere fantasy è bello che finito, però, prima di consegnarlo all'editore, desidero trarne una stampa personalizzata, una rilegatura in pelle di drago d'India, sulla quale verranno intarsiate svariate squame (beh, il tatto vuole la sua parte) e titolarlo con caratteri d'argento sterling.
Fischiettando Fantasy degli Oliver Onions, e scorreggiando a più non posso, (d'altro canto... anche gli scrittori mangiano fagioli) mi incammino verso una stradicciola per dirigermi nella miglior tipografia della città gestita dai Nani Moretti.
***
Porco orco! Sono stati veloci, una foderatura a regola d'arte.
Uno dei Nani mi consiglia di non lasciare il romanzo vicino a delle fonti di calore, altrimenti il rivestimento di rettile alato rischierebbe di far bruciare le pagine, pagine ricavate dalla cellulosa estratta dal legno di ontano nero della Foresta Diafana.
Sì, starò attentissimo, considerando poi che tra qualche giorno parteciperò alla Fiera dell'Est, dove avrò l'occasione di conoscere l'affermato autore Ken Folletto, mi conviene tenere il libro... a caldo.
Miss Spring
Nelle lande di Myrthop, disseminate di case malmesse dai camini fumanti che sfregiavano un cielo grigio e minaccioso, tra spinosissimi rovi e pozze di fango maleodoranti, frotte di persone scavavano incessantemente il terreno per seppellire i propri cari e i propri concittadini, a seguito di tante battaglie contro l'esercito dei goblin. Gli umani avevano vinto la guerra e, nel contempo, l'avevano persa, in quanto una pesante abulia si abbatteva su di loro.
Una mattina di marzo, inaspettatamente giunse la radiosa e vivace miss Spring, il cui vestito era arricchito di fiori bellissimi e profumati. Ella, fin da subito, diede tutta sé stessa, contribuendo così a rendere sopportabili quelle distese di dolore e desolazione.
Nelle settimane successive i myrthopini assaporarono la Rinascita, attraverso la quale prima o poi la falce della Morte avrebbe fatto un passaggio di consegna nelle mani dell'Uomo per ben altra mietitura.
Chi era miss Spring? Una potente e benevola maga proveniente da chissà dove? No, si trattava della Primavera, che eccezionalmente volle tramutarsi in una ragazza per essere maggiormente vicina a quelle genti, allo scopo di rilasciare la forza prorompente della Vita e della Natura.
Antonio Piras, "Visioni di mutamento"
Recensione originariamente pubblicata su Fantascienza. com , Delos Books, a firma Silvio Sosio
Era un po' in effetti che non si sentiva il nome di Antonio Piras, che anni addietro aveva pubblicato l'ottimo romanzo Triguna per Delos Books e aveva collaborato per un po' con FantasyMagazine, e soprattutto aveva vinto i premi Alien e Robot. Da non molto è uscita una sua nuova raccolta di racconti, di difficile classificazione, per l'editore Dialoghi.
Visioni di mutamento. Storie contaminate è una raccolta antologica che riunisce dieci racconti legati al concetto di cambiamento in varie sfaccettature.
Alcuni cambiamenti sono relativi all’interiorità, oppure il mutamento riguarda la realtà esterna entro la quale i protagonisti si muovono. Il sottotitolo, Storie contaminate, slega le narrazioni dall’inquadramento in un genere puro, contenendo esse elementi appartenenti a varie branche del fantastico, dal paranormale al fantasy, dal fantascientifico al mitologico, dall’esoterico al simbolico. In sostanza, le storie contenute nell’antologia rientrano, più propriamente, nella categoria delle contaminazioni letterarie. I molteplici e originali riferimenti storici, filosofici e scientifici fanno sì che ogni racconto permetta al lettore di calarsi in un universo culturale differente.
Antonio Piras è originario di Montenero Val Cocchiara (IS). Laureato in Giurisprudenza, appassionato di filosofie orientali ed esoterismo, ha ideato e condotto per Radio Luna una rassegna di letteratura fantastica, Frammenti dall’Archivio di Pok. Nel 1994 ha vinto il Premio Alien con il racconto Status judicandi e nel 2004 il Premio Robot con il racconto L'enigma del coniglio, finalista anche al Premio Italia nel 2006. La raccolta di racconti Sette ossi di rana (Il Cerchio) è stata finalista al Premio Italia del 1997. Il romanzo Triguna, uscito nella collana Fantascienza.com di Delos Books, è stato finalista al Premio Italia 2004. Sue storie, racconti e saggi sono comparsi in varie antologie, riviste cartacee e online. Ha collaborato con il portale Fantasy Magazine (Delos Books), per il quale è stato responsabile della selezione narrativa e ha curato la rubrica di esoterismo, simbolismo e miti L'iside svelata.
Antonio Piras, Visioni di mutamento, storie contaminate Dialoghi, 174 pagine, euro 18,70, ebook non disponibile.
Antonio Messina, "Le cupole di Illyu"
Antonio Messina
Le cupole di Illyu
Pag. 140 – Euro 13 - Onirica Edizioni
Un libro che vi sorprenderà e che amerete anche se non siete (come me) appassionati di fantasy, perché l’autore si serve di strumenti tipici della narrativa fantastica, costruendo un mondo surreale che forse è il panorama di un possibile futuro, ma questo non posso anticiparlo, perché i fili della trama vanno a compimento solo nel finale. Antonio Messina lo conosco bene come ottimo scrittore di narrativa pura e di poesia, ma in questo romanzo si supera nelle descrizioni fantastiche, inventa un mondo martoriato e cadente, presenta i diversi personaggi con buoni dialoghi, inserisce convincenti idee avventurose ed elabora una trama che si dipana misteriosa. A prima vista si tratta di un racconto on the road dove un uomo chiamato Javier deve superare prove indicibili, in lotta contro il malvagio computer Caronte e contro i Sabotatori, in partenza dalla mitica stazione di Senofonte, alla ricerca disperata di una famiglia perduta. Affascinante l’idea di una pillola che cancella ricordi e controlla l’umore, che va assunta come preciso obbligo dai cittadini per ordine di chi comanda; vediamo una popolazione affamata, alla perenne ricerca di cibo, governata dalla dittatura dei Seminatori che fanno il bello e il cattivo tempo, mentre i Sabotatori si limitano a eseguire ordini. Javier perde la cognizione del tempo, vive in una condizione sospesa, un vero e proprio inferno, percorre una città in rovina, tra cadaveri pietrificati e i ricordi della città di Nazca, compreso le cupole di Illyu, costruzione della sua memoria. A un certo punto mi è venuto a mente I viaggiatori della sera di Umberto Simonetta, sceneggiato per il cinema da Ugo Tognazzi (regista e attore), per certe suggestioni legate alla soppressione degli anziani e dei nati deformi o malati, ma la storia che racconta Messina (lo scoprirete leggendo) è ben diversa. Il protagonista si aggira per le strade di un universo ingannevole, dove sembra che sia lui a decidere il paesaggio, a inventare i ricordi, mentre l’autore descrive la follia di non essere liberi, di non avere cibo, narrando una dittatura che realizza campi di sterminio come Il campo delle gabbie sospese. Ma è realtà o finzione? Siamo in una dimensione onirica o nella vita vera? Il protagonista è un Sonnambulo che parte dalla stazione di Senofonte per non fare più ritorno alla sua vita? Javier è un criminale politico, un individuo pericoloso per la società - uno scarto di semina, come viene definito - che la dittatura deve eliminare? Il protagonista viene rinchiuso in una cella putrida in mezzo ai topi e alla sporcizia perché è un sovversivo o è soltanto un buon cittadino che vorrebbe essere libero? Sono tutti interrogativi che trovano risposta nel capitolo finale, che sconvolge ogni certezza e che non posso rivelare perché fa parte della bellezza di questa affascinante lettura. Vi dico solo che Antonio Messina maneggia molto bene gli strumenti della suspense e della descrizione fantastica. Buona la cura editoriale di Onirica, prezzo adeguato al libro, un ottimo prodotto intrattiene in maniera colta e fa pensare.
29esimo Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico
La scadenza per partecipare al 29esimo Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico è prorogata al 20 aprile 2023.
Il Trofeo RiLL è un premio letterario bandito dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare, col supporto del festival internazionale Lucca Comics & Games e della casa editrice Acheron Books.
Il concorso è dedicato ai racconti fantasy, horror, di fantascienza e ad ogni storia sia (per trama e/o personaggi) “al di là del reale”.
Ogni autore/autrice può inviare una o più opere, purché inedite, originali e in lingua italiana.
Da un decennio i racconti ricevuti sono oltre 300 a edizione (nel 2022: 371 racconti), scritti da autori/autrici residenti in Italia e all’estero.
I racconti possono essere spediti, a discrezione di ogni partecipante, per posta oppure in via telematica. Per chi risiede all’estero è raccomandata la spedizione in formato elettronico.
I dieci racconti finalisti del 29esimo Trofeo RiLL saranno pubblicati (senza alcun costo per i rispettivi autori/autrici) in un e-book della collana “Aspettando Mondi Incantati”, curata da RiLL. Inoltre, i migliori 4-5 racconti fra quelli finalisti saranno pubblicati (sempre gratuitamente) nell’antologia del concorso (collana “Mondi Incantati”, ed. Acheron Books), in uscita a Lucca Comics & Games (novembre 2023).
Infine, il racconto primo classificato sarà tradotto e pubblicato in Spagna (su Visiones, antologia annuale di Pórtico - Asociación Española de Fantasía, Ciencia Ficción y Terror) e in Sud Africa (su PROBE, il magazine dell’associazione SFFSA - Science Fiction and Fantasy South Africa).
L’autore/autrice del racconto primo classificato riceverà un premio di 250 euro.
La selezione dei racconti finalisti sarà curata da RiLL. Tutti i racconti saranno giudicati in forma anonima (cioè senza che i lettori-selezionatori conoscano il nome dei rispettivi autori/ autrici).
La giuria del Trofeo RiLL sceglierà poi, fra i racconti finalisti, quelli da premiare e pubblicare nell’antologia “Mondi Incantati” del 2023. Fra i giurati dell’edizione 2022 del concorso: gli scrittori Donato Altomare, Mariangela Cerrino, Giulio Leoni, Gordiano Lupi, Massimo Pietroselli, Vanni Santoni, Sergio Valzania; lo sceneggiatore di fumetti e scrittore Roberto Recchioni; il sociologo e autore di giochi Luca Giuliano; l’anglista e saggista Cecilia Barella; la poetessa Alessandra Racca; i giornalisti ed autori di giochi Andrea Angiolino, Renato Genovese e Beniamino Sidoti.
Ogni partecipante al 29esimo Trofeo RiLL riceverà in omaggio una copia dell’antologia “QUEL SIGNORE IN SALOTTO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni” (ed. Acheron Books, 2022, collana Mondi Incantati), che prende il nome dal racconto primo classificato del 28esimo Trofeo RiLL, scritto dal modenese Nicola Catellani.
Il libro propone tredici storie: i migliori racconti del 28esimo Trofeo RiLL e di SFIDA 2022 (altro premio bandito da RiLL) e i racconti vincitori di quattro concorsi per storie fantastiche organizzati all’estero (in Australia, Portogallo, Spagna e Sud Africa) e con cui il Trofeo RiLL collabora.
Tutti i libri della collana “Mondi Incantati” sono disponibili su Amazon, Delos Store, Lucca Fan Store e nell’Edicola del Fantastico di Fantasy Voice, oltre che (a prezzo speciale) su RiLL.it
Gli e-book della serie “Aspettando Mondi Incantati”, dedicata ai racconti finalisti del Trofeo RiLL, sono invece disponibili nel Kindle Store di Amazon e, come EPUB, su KOBO, La Feltrinelli e Mondadori Store.
La cerimonia di premiazione del 29esimo Trofeo RiLL si svolgerà a Lucca Comics & Games 2023, il prossimo novembre.
Per maggiori informazioni si rimanda al bando di concorso, all’e-mail e al sito di RiLL (che ospita ampie sezioni sul Trofeo RiLL e le connesse collane di antologie/ e-book).
Associazione RiLL - Riflessi di Luce Lunare
via Roberto Alessandri 10, 00151 Roma
https://www.rill.it/
info@rill.it
L’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare è attiva dai primi anni ’90.
La principale attività è il Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico, un premio letterario curato dal 1994 e che ha riscosso un interesse crescente fra gli/le appassionati e gli/le scrittori esordienti.
Dal Trofeo RiLL sono nate tre collane: “Mondi Incantati” (antologie con i racconti premiati in ogni annata di concorsi RiLLici), “Memorie dal Futuro” (antologie personali dedicate agli autori/ autrici che più si sono distinti nei premi organizzati da RiLL) e “Aspettando Mondi Incantati” (e-book che pubblicano i racconti finalisti di ogni edizione del Trofeo RiLL). Le antologie/ e-book curati da RiLL sono tutti realizzati senza alcun contributo da parte degli autori/ autrici.
Sul sito di RiLL sono on line molte informazioni sul Trofeo RiLL e le sue diverse edizioni, sugli altri concorsi e iniziative organizzate da RiLL e un vasto archivio di articoli e interviste.
Patrizia Poli, "Axis Mundi"
Il mito assume aspetti diversi nel tempo a seconda delle culture, dei narratori, del pubblico a cui si rivolge, dell’epoca in cui viene narrato, MA il suo significato profondo, il suo messaggio, resta inalterato perché a quello deve l’eternità, il suo non essere stato dimenticato insieme a tante altre storie. Rimangono le storie più importante per il loro significato profondo e per il modo come sono scritte.
Qual è il significato del mito di Artù e dei suoi cavalieri più famosi, le cui storie si sono aggregate solo in seguito? Tristano e Isotta incarnano l’amore fatale, che travolge le istituzioni, in particolare quella del matrimonio su cui poggia la costruzione del potere nel medioevo e nei secoli successivi (“Tristano e Isotta è il grande mito lasciato in eredità dal Medioevo all’età moderna" in Romanzi medievali, pag XL); Lancillotto e Ginevra, al contrario, la fedeltà alle istituzioni, aldilà dei propri sentimenti, bisogni e desideri; Parsifal la difficoltà di diventare adulti, Galaad l’innocenza e la perfezione delle anime giovani.
Le versioni della stessa storia sono infinite: le une riprendono le altre, aggiungono particolari o episodi, oppure li abbandonano, esaltano comportamenti, li condannano o li negano ecc. Patrizia Poli ha dato una nuova trasformazione e lettura di questi racconti immortali.
Questo è un libro sul potere. Artù è un re che ha un grande potere ma non lo usa, cioè lo usa per il bene del suo popolo ed è questo che fa di lui un sovrano. Come dice San Francesco, è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati e morendo che si resuscita alla vita eterna e in effetti re Artù vive in eterno perché muore da re. Artù è caratterizzato dall'onestà e dalla gentilezza, il che non gli impedisce di essere un guerriero (armatura opera di sangue), ma lui non ama la guerra, è costretto a farla per difendere il regno o i deboli però è un re di pace, un giovane “di cuore”, “da amare”, come lo vede Ginevra quando si incontrano. Artù perdona le miserie degli altri e le vive in prima persona. Conosce la gioia, il dolore, la paura, l’odio, l’amore, la tristezza, la sconfitta. Insomma è un uomo vero, un uomo normale. Non è un eroe puro come Lancillotto o un eroe amante come Tristano. Loro sono creature “mitiche”, Artù è una persona. Forse anche Morgana lo è, ma lei è anche “magica”, “primitiva”, legata alla grande dea, Artù è umano e basta. E in questo essere umano e restare umano sta la sua grandezza e dalla sua regale grandezza viene il bene del suo popolo e dell’intera natura. La grandezza di Artù sta nel non usare il suo potere, il potere è solo servizio per il bene del suo popolo, per il bene della comunità, si direbbe oggi. Non esercita potere sulle persone (moglie, amici…) non utilizza mai le loro debolezze e le loro fragilità, non condanna i loro errori nonostante la sofferenza che gli procurano. Lui è tradito nel suo essere marito, fratello, padre, nella fiducia per la moglie, nell’affetto per la sorella, nel legame col figlio. Eppure lui capisce e perdona, senza mai rinnegare la delusione, la gelosia, la frustrazione, il dolore e anche l’orrore che queste persone a lui così profondamente legate gli procurano. Nel vivere con dignità e consapevolezza la sua fragilità sta la sua grandezza di uomo e il suo potere di monarca. Non usando il potere come comunemente si intende, lui lo esercita nel senso più alto. Potere vuol dire che si “può”, cioè si può fare il bene come il male, si può stare sopra o accanto, si può schiacciare o sostenere. Il potere è una vox media, dipende da come si usa e da come si intende, come la fortuna. In Artù, al momento della sua morte, c’è anche il tema della solitudine per l’allontanamento dalle persone care.
Forse la storia più “commovente” è quella di Parsifal, perché è una storia di iniziazione, quindi attualissima: un ragazzo orfano di padre, con una madre possessiva - iperprotettiva diremmo oggi - che lo tiene al riparo - e quindi lontano – dal mondo, che a un certo punto si cimenta con la realtà. Non si può sfuggire al destino di diventare adulti, sembra dire la storia, forse sarebbe bello restare nel mondo ovattato e senza nubi dell’infanzia, protetti dai genitori e dalla famiglia. Ma sarebbe anche senza senso, noioso, alla fine. E comunque non si può: come Siddartha e come il ragazzo delle papere di Boccaccio, la natura, il mondo, la vita esercitano un richiamo irresistibile. Parsifal significa” che si apre un varco” e questo varco verso la vita reale lui se lo apre con tutte le sue forze.
La figura di Merlino è molto diversa in "Axis Mundi". Religione e magia si incontrano.
Questa è una nuova, affascinante, moderna lettura di un mito antichissimo che sta alla base della nostra cultura, del nostro immaginario e della nostra anima. Sta a voi scoprire chi sono Artù, Ginevra, Tristano ecc raccontati da Patrizia, quali miti ci narrano, quale veste nuova ha dato l’autrice, se e che cosa continua a toccarci nel profondo. Oppure, semplicemente, potete godervi una storia raccontata come al solito con audacia, maestria e con una nuova, piacevole “morbidezza”. Il piacere del racconto è ciò che ha permesso a quelle di Beroldo, Chretienne ecc, fra le varie e innumerevoli versioni, di arrivare fino a noi. È il piacere del racconto, il MODO come è raccontato, a salvare quella versione di una storia immortale di per sé. Perciò: buona lettura.
Alessandro Del Gaudio, "Lo specchio dell'anima"
Alessandro Del Gaudio
Lo specchio dell’anima
Saga Edizioni, 2021 – Pag. 310 – Euro 19
www.saga-edizioni.com – info@sagaedizioni.com
Alessandro Del Gaudio è un autore che conosco molto bene per aver pubblicato diversi suoi libri interessanti, da saggi come Identità segreta - libro sui supereroi che andrebbe ristampato e aggiornato - e Kyoko mon amour, per finire con una trilogia fantasy (Metallo d’ombra, Lacrime d’ombra e Anello d’ombra) e alcuni romanzi classici (Italoamericana). Lo specchio dell’anima esce per Saga, un editore di narrativa pura, specializzato nel genere fantasy che Del Gaudio ama narrare e per il quale è decisamente portato. Vediamo la trama desunta dallo strillo editoriale. Radian vive a Roccabruna, mentre la sua esistenza gli scivola tra le dita, tra notti insonni e uno strano dado, un dono del suo amico Ferge. Durante una di quelle serate vuote, decide di entrare al Bianconiglio, un locale dove niente è ciò che sembra, nel quale incontra Feef, un personaggio alquanto singolare, molto interessato a quel dado di cui Radian è estremamente geloso. Dopo quell’incontro, niente sarà più lo stesso: Radian perderà un occhio e si ritroverà su Najar, una dimensione in cui vige ancora un sistema feudale. Il Pescatore di Anime gli ha ghermito l’anima e a lui non resta che prepararsi, assieme ai suoi nuovi amici per la battaglia che libererà la dimensione da quel sovrano spietato: lo scontro finale. Un breve estratto: Tu potrai riavere la tua anima, ma per farlo dovrai trovare il Pescatore di Anime e affrontarlo con il tuo dado. Esso ti aiuterà, ti è già servito una volta a sconfiggere un suo maleficio.
Abbiamo avvicinato l’autore per fare qualche domanda.
Da dove nasce l’ispirazione?
In genere i miei libri possono iniziare da un titolo, da un’idea, o da una tipologia di personaggio. Ormai posso dire che nelle mie storie, più che in passato, ci sia il giusto equilibrio tra quel che vedo intorno a me e ciò che leggo, tenuto conto che le mie letture virano dal fantastico al thriller scandinavo, dalla narrativa asiatica alla graphic novel.
Inizio di una nuova saga o romanzo autoconclusivo?
Lo Specchio dell’Anima è, insieme a Aurora d’Inverno, una serie di romanzi autoconclusivi che avrebbe dovuto far parte dello stesso ciclo, pur senza aver punti di contatto tra le storie, se non per pochi elementi. In entrambi i libri, infatti, compaiono personaggi che si conoscono, anche se le loro avventure si svolgono in universi diversi. Questo fa sì che ogni lettore possa decidere di cominciare da uno qualsiasi dei libri per iniziare a leggere, senza correre il rischio di perdersi informazioni importanti dalla lettura degli altri.
Pensi di tornare alla saggistica?
Al momento non credo. La saggistica, un po’ come la poesia, hanno rappresentato delle parentesi nella mia carriera di romanziere o più propriamente di scrittore di narrativa, dato che negli ultimi anni ho scritto anche racconti. Per adesso preferisco proseguire su questa linea.
Progetti per il futuro.
Con la mia nuova casa editrice, la Sága Edizioni, ho in programma tre o quattro libri nuovi, che abbracciano il fantastico a 360 gradi. A novembre esordirò nella fantascienza, con un romanzo ispirato ai mecha giapponesi e al cyberpunk. Poi sarà il turno (per il 2023) di un’antologia di racconti in stile hard boiled con protagonisti degli investigatori alle prese con casi che immancabilmente sconfinano nel mistero e nell’impossibile. E poi darò alle stampe il mio romanzo più corposo, un urban fantasy che molto probabilmente sarà pubblicato in due volumi separati. Ho in lettura presso gli editori anche un thriller fantasy e sono in attesa di responso.
Gordiano Lupi
www.ilfoglioletterario.it
Merlin
Forse è un segno del destino che io abbia visto l’ultima puntata della serie televisiva Merlin proprio il giorno dopo l’uscita del mio Axis Mundi. Certo quando ho iniziato a seguire la prima stagione di questa lunga produzione ormai datata - trasmessa da BBC One dal 2008 al 2012 - non avrei mai pensato di spenderci due parole. Invece, vuoi l’affezione ai personaggi, vuoi il mutamento e l’evoluzione di stagione in stagione, ora lascio Arthur e Merlin con dispiacere e con il magone.
La serie parte con un piglio e una allure infantile, sembra una di quelle storie televisive per bambini degli anni 90, per capirci, Fantaghirò. Ma poi cresce, stagione dopo stagione, fino alla quinta che raggiunge uno status epico anche nelle scene corali e di battaglia. Mutano pure i personaggi, persino nel fisico. All’inizio poco più che ragazzi scapestrati, diventano alla fine quello che hanno sempre rappresentato nel mito, figure gigantesche ed eroiche.
Tutto si basa su un bromance, o meglio una storia di “quasi amore” asessuato fra due amici maschi, Arthur e Merlin. Arthur (Bradley James) è bello, nobile e incarna la regalità. Ha un cuore d’oro nascosto sotto modi altezzosi ed è un grande e imbattuto guerriero. Ma la figura centrale è Merlin (Colin Morgan), con il suo viso da elfo, la sua bontà, la sua apparente goffaggine, la sua semplicità e totale umanità. Merlin, però, è anche, di nascosto a tutti, Emrys, il più grande incantatore mai vissuto, l’ultimo signore dei draghi.
Arthur, che è retto ma cieco e offuscato dai pregiudizi e dall’arroganza inculcatagli dal padre, capisce la statura di Merlin solo nel finale. Solo allora comprenderà quanto Merlin gli sia stato vicino, quanto lo abbia aiutato, quante volte gli abbia salvato la pelle, quanta maieutica abbia messo in atto per tirare fuori le sue qualità fino a farne il Grande Re. Persino la famosa estrazione della spada è congegnata da Merlin per aiutare Arthur a credere in se stesso.
Per tutta la vita, Merlin sostiene Arthur, gli è a fianco in ogni avventura, sempre disarmato e un passo indietro, sempre all’apparenza inferiore ai cavalieri del re e tuttavia indispensabile, sempre umile ma capace di indirizzare il sovrano verso le scelte giuste. Lo fa con testardaggine e pazienza, senza mai ricevere un grazie o il dovuto rispetto.
Merlin non può rivelare i propri poteri magici ad Arthur, come a nessun altro, in un regno da cui la magia è bandita pena la morte. Ho sofferto pensando alla forza intrappolata dentro il giovane mago il quale, fino all’ultima puntata, non ha potuto mostrare la propria natura e ha dovuto nascondersi sotto un aspetto dimesso e imbranato, quello che una parte di lui effettivamente è. “Sono sempre la stessa persona” dice ad Arthur morente, dopo che questi ha finalmente scoperto la verità.
Il loro rapporto va oltre la fratellanza scanzonata, è puro destino, è mito. Arthur è nato per essere re e Merlin per aiutarlo nel suo compito, “per amore di Camelot”. Merlin, quindi, non ha quei poteri per se stesso, ma per un compito che è indissolubilmente legato al destino di Arthur e di Albion tutta. Ciò che accade ad Arthur, nel bene ma anche nel male, è dovuto proprio a Merlin, alle sue decisioni, alla sua volontà di contrastare la profezia nefasta che vedrà Arthur cadere a Camlann per mano di Mordred. Le azioni compiute da Merlin metteranno in moto l’inevitabile destino, certe sue scelte compassionevoli risulteranno poi fatali. Quindi Merlin è colui che aiuta Arthur ma anche chi ne decreta involontariamente la fine. Perché è così che deve essere, perché il destino è già stato scritto.
Alcuni rapporti fra personaggi sono molto interessanti. Arthur è devoto al padre Uther Pendragon ma ne è anche succube, non riesce a essere pienamente ciò che è, un re giusto e capace, se non dopo la morte dell’ingombrante e ottuso genitore. Merlin, a sua volta, ha un rapporto tenero e filiale con il medico/mago Gaius, e uno controverso con lo splendido e nobile drago Kilgharrah, bestia sapiente e minacciosa come tutti quelli della sua specie.
Certo ci sono delle incongruenze nella trama, ci si chiede come mai tutto ciò per cui Arthur e Merlin lottano sia un regno di pace, prosperità e giustizia che dura solo tre anni. Ciò avviene perché non si vuole invecchiare i protagonisti, perché Arthur e Merlin devono restare quelli che erano all’inizio: due ragazzi. Però si lascia intendere che Arthur tornerà, come è nella effettiva profezia del ciclo arturiano. Quando la Britannia ne avrà bisogno, il re dormiente ricomparirà e perciò, nell’ultima scena, si vede un Merlin invecchiato che percorre una strada ai giorni nostri. Sta aspettando, crediamo, il ritorno del re che lui, ancora una volta, fedelmente servirà.
Axis Mundi
Con grande piacere e orgoglio vi presento il mio nuovo libro, al quale sono particolarmente affezionata. Scritto nel 2020, durante i mesi bui del lockdown duro, mi ha tenuto a galla e aiutato a evadere in un mondo fantastico popolato da cavalieri dall’armatura luccicante, dame belle e appassionate, re che maneggiano prodigiose spade del potere.
A distanza di quaranta anni da Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley e, soprattutto, dal meraviglioso film Excalibur di John Boorman, ho scritto il libro che ho sempre avuto in animo di scrivere: Axis mundi, compiendo un’operazione a ritroso, di recupero delle origini. Sono tornata indietro, alla fiaba, a un Artù molto meno storico e molto più mitico.
Con questo romanzo si conclude la mia ideale “Trilogia della dea”, iniziata con Signora dei filtri e continuata con L’uomo del sorriso. Tre figure femminili forti, che incarnano una religiosità tellurica e matriarcale: dopo Medea di Colchide e Maria Maddalena ecco adesso a voi Morgana di Cornovaglia.
Nato, come dicevo, in un periodo nero per tutti noi, “Axis Mundi” esce in un momento storico altrettanto terribile. Con la speranza che vi aiuti a passare qualche ora serena.
Laura Nuti, "Storia di Melusina"
Storia di Melusina
Laura Nuti
Marchetti Editore, 2022
pp 63
10,00
La leggenda di Melusina, metà donna e metà serpente (o forse sirena), risale ad antichi miti celtici ed è giunta a noi in versioni diverse, tutte volte a esaltare remoti casati europei, soprattutto quello dei Lusignano. La sua figura è presente principalmente nel folklore francese, nella versione scritta da Jean D’Arras e in quella successiva di Coudrette, ma viene poi ripresa da molti autori moderni, fra i quali spicca Goethe.
Melusina ha origini fatate, è bella in modo sovrannaturale, con un corpo flessuoso e occhi cangianti. Incontra Reymund nella foresta e i due si piacciono. Solo lei è in grado di consolarlo dalla sua disperazione. Decidono di sposarsi, lui, però, non dovrà mai cercarla di sabato, pena la fine del loro matrimonio. Accetta perché da subito ne è soggiogato, Melusina si rivela affascinante, competente, splendida. Gli partorisce molti figli, solo due dei quali sono normali, gli altri hanno qualche sembianza animalesca: artigli, zanne, musi pelosi, occhi da ciclope. Ma sono comunque giovani forti, ardimentosi, prestanti. La stranezza della prole non diminuisce l’amore e l’affiatamento della famiglia. Melusina e Reymund si amano, lei, intelligente e saggia, aiuta il marito a condurre in porto imprese brillanti, a governare con giustizia. Insieme allevano i figli nel segno della dedizione e dell’amore.
Nella versione di Laura Nuti, Melusina rappresenta un femminino erotico, fertile e materno insieme, che spaventa l’uomo non in grado di comprenderlo e accettarlo. Melusina è la divinità antica che si fonde col nuovo concetto medievale cristiano, dove la donna è legata alla stregoneria e discende dalla prima peccatrice. E Reymund è combattuto fra questa mentalità medievale e il proprio istinto che gli dice di fidarsi della moglie, di amarla senza riserve, sospetti o timori. Ma gli altri si mettono in mezzo, la coppia deve per forza uscire dalla bolla incantata in cui vive e scontrarsi con la cattiveria e i pregiudizi del mondo esterno. La bolla scoppia, il matrimonio finisce, sopravvive solo l’istinto materno, l’ultimo a morire, l’unico accettato dalla società. Eppure, siamo consapevoli che il sentimento dei coniugi, così profondo e tenace, sarà comunque capace di sfidare la lontananza e la divisione. Reymund e Melusina continueranno ad amarsi, a distanza, oltre ogni tempo, ogni luogo e ogni diversità.
Con questa bella narrazione, Laura Nuti si conferma esperta studiosa di mitologia e fiabe ma anche e soprattutto brava narratrice. Leggendola, mi vengono in mente le atmosfere di Gianbattista Basile. Ci riracconta la storia con un’affabulazione che scorre come acqua di fonte. Le sue parole scivolano facili e felici e hanno il sapore delle antiche narrazioni, quelle del Cantafiabe ne “Le fiabe sonore” dei fratelli Fabbri, quelle dei libri ingialliti nelle soffitte, appartenuti a chissà quale antico bambino. Questa leggerezza, questa capacità affabulatoria, è frutto di uno sforzo certosino di lima, di un lavoro di riduzione all’osso, a un essenziale mai scevro di romanticismo e arcano mistero.