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Laura Nuti, "Storia di Melusina"

12 Marzo 2022 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #laura nuti, #recensioni, #fantasy, #miti e leggende

 

 

 

 

Storia di Melusina

Laura Nuti

Marchetti Editore, 2022

pp 63

10,00

 

 

La leggenda di Melusina, metà donna e metà serpente (o forse sirena), risale ad antichi miti celtici ed è giunta a noi in versioni diverse, tutte volte a esaltare remoti casati europei, soprattutto quello dei Lusignano. La sua figura è presente principalmente nel folklore francese, nella versione scritta da Jean D’Arras e in quella successiva di Coudrette, ma viene poi ripresa da molti autori moderni, fra i quali spicca Goethe.

Melusina ha origini fatate, è bella in modo sovrannaturale, con un corpo flessuoso e occhi cangianti. Incontra Reymund nella foresta e i due si piacciono. Solo lei è in grado di consolarlo dalla sua disperazione. Decidono di sposarsi, lui, però, non dovrà mai cercarla di sabato, pena la fine del loro matrimonio. Accetta perché da subito ne è soggiogato, Melusina si rivela affascinante, competente, splendida. Gli partorisce molti figli, solo due dei quali sono normali, gli altri hanno qualche sembianza animalesca: artigli, zanne, musi pelosi, occhi da ciclope. Ma sono comunque giovani forti, ardimentosi, prestanti. La stranezza della prole non diminuisce l’amore e l’affiatamento della famiglia. Melusina e Reymund si amano, lei, intelligente e saggia, aiuta il marito a condurre in porto imprese brillanti, a governare con giustizia. Insieme allevano i figli nel segno della dedizione e dell’amore.

Nella versione di Laura Nuti, Melusina rappresenta un femminino erotico, fertile e materno insieme, che spaventa l’uomo non in grado di comprenderlo e accettarlo. Melusina è la divinità antica che si fonde col nuovo concetto medievale cristiano, dove la donna è legata alla stregoneria e discende dalla prima peccatrice. E Reymund è combattuto fra questa mentalità medievale e il proprio istinto che gli dice di fidarsi della moglie, di amarla senza riserve, sospetti o timori. Ma gli altri si mettono in mezzo, la coppia deve per forza uscire dalla bolla incantata in cui vive e scontrarsi con la cattiveria e i pregiudizi del mondo esterno.  La bolla scoppia, il matrimonio finisce, sopravvive solo l’istinto materno, l’ultimo a morire, l’unico accettato dalla società. Eppure, siamo consapevoli che il sentimento dei coniugi, così profondo e tenace, sarà comunque capace di sfidare la lontananza e la divisione. Reymund e Melusina continueranno ad amarsi, a distanza, oltre ogni tempo, ogni luogo e ogni diversità.

Con questa bella narrazione, Laura Nuti si conferma esperta studiosa di mitologia e fiabe ma anche e soprattutto brava narratrice. Leggendola, mi vengono in mente le atmosfere di Gianbattista Basile. Ci riracconta la storia con un’affabulazione che scorre come acqua di fonte. Le sue parole scivolano facili e felici e hanno il sapore delle antiche narrazioni, quelle del Cantafiabe ne “Le fiabe sonore” dei fratelli Fabbri, quelle dei libri ingialliti nelle soffitte, appartenuti a chissà quale antico bambino. Questa leggerezza, questa capacità affabulatoria, è frutto di uno sforzo certosino di lima, di un lavoro di riduzione all’osso, a un essenziale mai scevro di romanticismo e arcano mistero.

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