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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

cinema

Travel on Set

1 Novembre 2024 , Scritto da Redazione Con tag #cinema, #cinzia diddi

 

 

 

 

Cinzia Diddi è una scrittrice e imprenditrice di successo, nota stilista italiana, specializzata nella creazione di costumi per teatro e cinema, dove l’abito rivela il carattere del personaggio ancor prima delle parole. Esperta di comunicazione non verbale, ha collaborato con registi, sceneggiatori e scenografi per costruire personaggi attraverso i costumi, grazie a una profonda conoscenza del linguaggio filmico e a una lunga esperienza sul campo.

Proprio per queste competenze, Ermelinda Maturo, produttrice cinematografica e ideatrice del progetto unico e innovativo Travel on Set, ha scelto Cinzia Diddi come referente. Accanto a lei, la sua socia Angela Bellia e i tanti professionisti del settore, tra i quali Luca Ward, Gianni Mammolotti e tanti altri artisti che portano prestigio e qualità al progetto, selezionati con cura per la loro riconosciuta professionalità.                                                                                   

 

1. Cinzia, può parlarci di Travel on Set e del suo ruolo nel progetto?

 

Il progetto Travel on Set, ideato da Ermelinda Maturo, è un’iniziativa che mira a portare il cinema nelle scuole, avvicinando i giovani a questo mondo con un percorso formativo innovativo e sperimentale.  Quando mi è stato proposto di assumere il ruolo di referente per la Toscana, ho accettato subito, coinvolgendo le migliori scuole del territorio. Oggi molte scuole stanno rispondendo positivamente, e ne sono entusiasta, perché credo nel valore educativo di questo progetto, ma soprattutto conosco Ermelinda e il valore che dà a tutto cio' che fa.

 

2. Qual è l’obiettivo formativo di Travel on Set?

 

Travel on Set è stato riconosciuto anche dall’Accademia Pontificia di Teologia di Papa Francesco e dal Vescovo Antonio Stagliano' per il suo valore sociale ed educativo.

Il progetto si propone di fornire ai giovani, dalle elementari alle superiori, un’introduzione pratica al cinema con lezioni di recitazione, regia, produzione, dizione e doppiaggio, tenute da professionisti. Questo percorso vuole sviluppare le loro competenze creative e relazionali, rendendoli più consapevoli e sicuri.

 

3. Come è organizzato il percorso e quali opportunità offre?

 

Il corso dura 80 ore e si terrà durante l’anno scolastico fino a maggio/Giugno 2025. Oltre a offrire un’educazione pratica, potrebbe anche portare alla firma di contratti di lavoro per i giovani più promettenti. Ogni anno, i migliori studenti saranno selezionati per un premio unico: la possibilità di lavorare su un set a Los Angeles, New York o in Italia. Inoltre, parteciperanno alla realizzazione di una serie TV internazionale che esplora temi attuali come amicizia, relazioni e salute mentale, con la partecipazione speciale di un attore di Hollywood.

 

4. Cosa l’ha convinta ad accettare?

 

Ho accettato questo ruolo perché la recitazione è uno strumento potentissimo di crescita personale. Aumenta l’autostima, supera la timidezza e insegna a gestire il confronto con gli altri. Penso sia rivoluzionario iniziare tutto questo fin da adolescenti e pre-adolescenti, poiché crea una base solida per futuri adulti capaci di fiducia e autonomia.

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L'esorcista del papa

23 Aprile 2023 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni, #cinema

 

 

 

 

Pur con un rischio boiata del 99% sono andata a vedere l'ex gladiatore nei panni di Padre Gabriele Amorth solo per la compagnia del collega e il cinema con poltrone reclinabili e la Coca Cola gusto lampone. Un ormai irrimediabilmente imbolsito Russel Crowe che gira Roma in motocicletta senza mai separarsi dalla sua fiaschetta di bruciabudella, viene fortemente osteggiato dal Vaticano nel suo ruolo di esorcista, nonostante il Papa in carica (un Franco Nero nei panni di Woytila ancora meno probabile del protagonista) lo appoggi. Spedito in Catalogna, dove arriva in motocicletta (e da lì per me non è stato più possibile restare seria), per un ragazzino posseduto da Asmodeo, il più potente dei Diavoli, inizia a praticare i suoi rituali con il prete locale, un giovane prelato con la passione per le adolescenti con le tette grosse. A parte i soliti numeri tipo voci stile Pazuzu, persone che camminano come ragni, gente che vola ecc ecc, si segnalano tra le scene più trash Woytila che ha uno sbocco chilometrico di sangue in faccia al vescovo piu viscido della congregazione, e la lambretta che il nostro Crowe utilizza come un tuttofare alla maniera di McGyver. Ovviamente alla fine il bambino viene salvato grazie a dei medaglioni stile Sailor Moon che hanno il potere di liquefare i demoni evocati, tanto che ci si chiede perché non li avesse tirati fuori prima, visto che li teneva nella cassetta di emergenza sul portapacchi della motocicletta. Tutto questo mentre lo stesso Crowe/Amorth è posseduto da Asmodeo solo che a lui chissà perché, non fa effetto. Tralascio le battutine all'americana stile "Padre, mio figlio è posseduto dal demonio, che facciamo?" e lui "Un bel caffè" o dopo la battaglia demoniaca il giovane prete spagnolo gli chiede "Padre, in che condizioni sono?" e lui "Stai veramente dimmerda". Però sulle poltroncine reclinabili era quasi sopportabile.

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Mia

16 Aprile 2023 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni, #cinema

 

 

 

 

Mia è un film che andrebbe mostrato e spiegato nelle scuole superiori. Parla di una quindicenne graziosa, studiosa, seria, che si trova alle prese col primo amore che però ha 20 anni, figlio di papà, ed è palesemente manipolatorio. La ragazza continuerà la relazione nonostante gli amici e il padre cerchino di dissuaderla e questo gesto le costerà quasi la vita, distruggendo anche quella dei genitori. I temi trattati sono tanti: l'adolescenza con la sua fragilità, l'abuso sessuale, il revenge porn, quel sottile equilibrio tra educare un figlio, amarlo e fare il suo bene, tre cose che non sempre coincidono. Anzi. Soprattutto nel tratteggio psicologico dei genitori emergono questioni importanti. Mentre il padre si rende subito conto dei pericoli a cui sta andando incontro Mia (come dice alla moglie "Lo so io che mi passava per la testa a 20 anni") in quanto maschio, che sa come vengono educati mediamente gli appartenenti al suo sesso, sa che spesso agiscono per dimostrare qualcosa più che per sentimento, sa che in certe situazioni gli uomini tendono a controllare, oggettificare, la madre, intrisa di una visione stereotipata e romantica sul "primo amore", infila un paio di lenti rosa con cui osservare questa relazione tossica che le cresce in casa, normalizzando la figlia che ha smesso di truccarsi o vestirsi, che sta sempre isolata, che ha smesso di giocare a pallavolo. Così Mia andrà fino in fondo per scoprire le parti più miserabili di una relazione amorosa: la violenza fisica e psicologica, la gogna mediatica sul web, devastanti per una donna adulta, insostenibile per una ragazzina. E anche nel dopo i genitori si divideranno: la madre che assiste la figlia in ospedale, ricucendo un filo con la vita di noi coscienti, raccontando, condividendo. E il padre invece, annientato da quelle immagini che gli rivelano una figlia ormai suo malgrado diventata donna e che lui non accetta, che si rifugia nei video in cui era ancora la bimbetta amorevole di papà. Il finale inaspettato, amaro, tragico induce alla riflessione sulla prevenzione di certo fatti, sulla giustizia, su un ruolo dei maschi nella nostra società che, siano essi predatori siano giustizieri, non escono dallo schema della violenza.

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Gordiano Lupi & Patrizio Avella, "Pier Paolo Pasolini, il cinema, l'amore e Roma."

15 Aprile 2023 , Scritto da Redazione Con tag #recensioni, #cinema

 

 

 

 

 

Gordiano Lupi & Patrizio Avella
Pier Paolo Pasolini, il cinema, l’amore e Roma
Il Foglio Letterario Edizioni, 2023 – Pag. 462 – Euro 16

 

Un libro su Pier Paolo Pasolini non cattedratico e dogmatico, ma facile e piacevole da leggere come se fosse un romanzo. Gli autori scelgono il filo conduttore del cinema e della vita, corredando l’opera con alcune poesie e diversi brani legati all’esistenza e alla produzione letteraria dello scrittore bolognese. Gordiano Lupi analizza uno dopo l’altro i film del grande regista che a un certo punto della sua vita – pur digiuno di tecnica che apprende da Tonino Delli Colli – decide che non può accontentarsi di narrare con la forma romanzo e decide di passare alle immagini evocative tipiche di un cinema di poesia. Le recensioni, in ordine cronologico, sono molto leggibili, non scritte con intellettualismi cinefili spesso incomprensibili, ma con la volontà di rendere semplice anche ciò che può apparire complesso. Il lettore conoscerà tutti i misteri di Accattone, perché Fellini non lo avrebbe voluto far uscire, ma anche le problematiche di un enigmatico Salò, la poesia de La rabbia e de La terra vista dalla luna, per non parlare di Che cosa sono le nuvole? e di Teorema. Patrizio Avella, invece, esperto di cucina e profondo conoscitore di Roma, svela i gusti di Pasolini in fatto di ristoranti e di cibo, va alla scoperta dei luoghi dove il poeta ha vissuto, indaga il suo amore per il calcio (l’ultima rappresentazione dell’umanità), svela gli amori dello scrittore, le donne (e gli uomini) importanti della sua vita. Federica Marchetti, altra collaboratrice del volume, impagina alcuni luoghi simbolo della biografia romana pasoliniana, prende per mano il lettore, lo conduce nei vicoli più reconditi di Roma e lo porta a scoprire le strade della Tuscia. Un libro che farà conoscere il Pasolini segreto, il suo intimo più profondo, le cose che pochi hanno osato scrivere, che convincerà a passare serate davanti al video per rivedere una filmografia suggestiva che percorre le borgate romane, i misteri della vita, la religione e la trasgressione, fino alla dicotomia amore e morte. Non solo, il lettore si troverà a dover provare i piatti semplici delle trattorie romane amati da Pasolini, deciderà persino di fare un viaggio a Roma per vedere quei luoghi e provare le stesse emozioni del nostro più grande intellettuale del Novecento. Il libro è corredato di foto e illustrazioni. Copertina bellissima e originale di Antonio Guacci che ritrae un insolito Pasolini con la maglia del suo Bologna, gli immancabili occhiali da sole e la macchina da presa. Consigliata la lettura.

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Everything Everywhere All at once

27 Marzo 2023 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni, #cinema

 

 

 

 

Se questo film meritasse o meno gli Oscar, se è stata la vittoria del politicamente corretto, non lo so.  So solo che chi me lo ha consigliato lo ha trovato deludente. Io l'ho trovato pazzesco in tutti i sensi. La trama non è riassumibile, è a suo modo un viaggio dell'eroe (eroina in questo caso) ma invece che svolgersi in orizzontale si svolge in verticale, ovvero tra i numerosi universi paralleli. Evelyn, una donna ormai apatica in una famiglia abbastanza sfigata, scopre che può accedere al Multiverso, saltando da un piano all'altro e assorbendo le capacità sviluppate in mondi paralleli: questo le servirà per salvare il Multiverso stesso da Jobu Tupaki, un mostro che lei stessa ha creato nel Mondo in cui era una scienziata, facendola saltare talmente tanto da averla frammentata e averla resa ubiquitaria. Jobu nella sua follia vuole che tutto venga divorato dal caos ed Evelyn è la prescelta per un motivo molto semplice: in questa Realtà ha fallito ogni singola cosa abbia fatto, dalla vita privata, al lavoro, agli hobby. Centoquaranta minuti di citazioni, combattimenti pirotecnici, scene assolutamente ridicole, nonsense che possono anche essere goduti semplicemente così, lasciandosi trasportare da un film che capisco possa sembrare girato da due che si sono presi una dose di allucinogeni scaduti. Se però si scende nei piani di lettura, si può trovare molto di più. La multipotenzialitá in ognuno di noi: non a caso per accedere ad un altro universo occorre fare "qualcosa di assurdo che non faresti mai" (lascio a voi scoprire i metodi esilaranti che i protagonisti hanno di volta in volta messo in atto) perché sperimentarci nelle novità può consentirci di accedere ad abilità che ignoravamo di avere. Le coincidenze e la serendipitá come veri e propri stati di coscienza: in ogni universo Evelyn è circondata sempre dalle stesse persone ma con rapporti diversi. E anche dove decide di non fidanzarsi con il futuro marito, lo ritrova comunque. Perché come diceva Rumi "ciò che cerchi ti sta cercando" e a questo non si sfugge. La Gentilezza come stile di combattimento. Si può essere campionesse di Kung fu e abbattere tutti con la forza dei mignoli ma la sua Maestra le ricorda che tutto è Kung fu, anche un biscotto: se offerto alla persona giusta si possono ottenere lo stesso i risultati. L'Amore come unica Forza universale che può opporsi al Caso, ristabilire i rapporti, impedire la devastazione. La Leggerezza come modo di vivere: senza preoccuparsi troppo, cercando sempre il lato buono, ridendo durante un combattimento che si trasforma in una enorme seduta di psicoterapia di gruppo. La vita è caos, vero. Ma non saremo noi con i nostri sforzi a darle un senso. Godersi una baracconata simile rischia di farci avere la vera illuminazione.

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Departures

6 Marzo 2023 , Scritto da Altea Con tag #altea, #cinema, #recensioni

 

 

 

 

Departures

Giappone, 2008

 

Il destino spesso fa giri enormi, con tragitti improbabili e parecchi scossoni. E quello di Daigo, violoncellista disoccupato da un giorno all'altro, è uno di questi. Sentendosi perduto e fallito decide di tornare al paesello natale con la moglie e ricominciare. Peccato che l'unica opportunità che gli si presenta sia quella di "tanatoesteta", ovvero colui che cura e trucca i corpi dei defunti prima dell'ultima partenza, come dice il titolo. Nonostante tutte le famiglie in lutto lo chiamino per i suoi servigi, lo stigma presso i conoscenti e i parenti del morto è enorme, tanto che entrerà in crisi anche il suo matrimonio. Ma Daigo svolge il suo lavoro con una amorevolezza e una grazia impermeabile a qualunque giudizio, perché, nonostante la ritrosia iniziale, ha scoperto lo scopo della sua vita: accompagnare le spoglie mortali con dolcezza alla cremazione. Nei suoi servizi funebri incontra il dolore dei parenti rimasti ma anche la rabbia, la gratitudine, la leggerezza, l'amore che va oltre la morte. E la sua vicenda personale sarà un percorso di autoanalisi e consapevolezza (non a caso lo sceneggiatore ha scelto un artista per questa storia, sono le persone più a contatto col proprio sé) che lo condurrà, ma solo quando sarà pronto, a risolvere il più grande conflitto della sua vita, che si trascina come un pesante fardello da bambino: l'abbandono da parte del padre. Smarrito nel mondo per questo rapporto di rabbia inespressa verso il genitore, scopre, sotto diverse declinazioni, che la morte è solo un cancello, e che ogni genitore non lascia mai indietro nessun figlio. Come gli dice il suo datore di lavoro "Tutti alla fine vogliamo tornare da dove veniamo". E non credo si riferisse alla località geografica. Ci torneremo, e a fare la differenza sarà il sassolino che terremo nel pugno al momento dell'ultimo respiro.

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Decision to leave

9 Febbraio 2023 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni, #cinema

 

 

 

 

Questa immagine credo rappresenti al meglio la storia d'amore tra i due protagonisti: sensuale, ironica, misteriosa, asincrona. Lui è un poliziotto coreano, lei è la moglie del morto su cui lui indaga. Lui è sposato a una scienziata, una donna ipercontrollante e razionale che vede solo nei fine settimana e gli chiede di fare del sesso meccanico solo perché fa bene alla salute, mentre gli impedisce di mangiare sushi e fumare. Lei è una giovane badante cinese che parla un coreano un po' demodé, imparato dai drammi d'amore che guarda in TV. Lui è insonne ma impara a dormire meravigliosamente quando fa gli appostamenti per spiarla, perchè è rimasto folgorato da lei appena l'ha vista, e pazienza se è sospettata. Il sentimento di lui si trasforma in ossessione. Il suo acume di detective si annienterà di fronte al tocco delle mani ruvide di lei, sarà capace di scalare una montagna durante una nevicata per avere da lei l'unico bacio, un abbraccio gli costerà la deontologia di poliziotto.  La trama, come già in Oldboy, è decostruita temporalmente, per cui la storia procede, torna indietro per mostrare scene da un diverso punto di vista, apparentemente si interrompe o fa salti temporali, ma tutto ha un senso che si inserisce nel rigoroso filo logico della storia, per cui nessuno fa spiegoni riassuntivi, sta allo spettatore ricordare e mettere insieme i pezzi. Poetiche le scene in cui lui immagina di dormirle accanto, nel divano in cui lei mangia sensualmente il gelato col cucchiaino, mentre la osserva per lavoro. Il sonno ristoratore come conseguenza dell'amore vero, anche senza sesso consumato prima. Lei che quando vuole comunicare concetti profondi, vuole connettersi davvero al suo cuore, preferisce parlare il cinese e usare il traduttore automatico, perché mai siamo davvero noi stessi se non quando usiamo una lingua che non sia quella madre. Terribilmente ridicola e vera la scena in cui lui scambia il suo dramma d'amore con un pregiudicato che ha il suo stesso problema di cuore, dopo un inseguimento e prima che questo si getti da un tetto. Un Amour fou asincrono come l'intera storia, prima per lui e poi per lei, un sentimento totalizzante, viscerale che finirà per annientarli entrambi in modi e tempi diversi. E che dice molto su cosa ancora oggi, nonostante l'emancipazione, faccia colpo sui sessi: sugli uomini la donna ambigua, vittima e crudele allo stesso tempo, su noi donne l'uomo che rinuncia a tutto per noi, a costo di perderlo. Il finale non è lieto ed è molto melodrammatico: ovviamente sul mare, perché come diceva Confucio "alle persone sagge piace il mare, alle persone benevole la montagna" e lei, la femme fatale di questo film, non era certo benevola. Regia davvero strepitosa.

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Roma che non abbozza

22 Dicembre 2022 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #le recensioni pazze di walter fest, #recensioni, #cinema, #teatro, #unasettimanamagica

 

 
 
 
 
 
Le feste di Natale sono tanto belle ma per me diventano un vero stress, finalmente ho finito il mio turno serale al centro commerciale. Cinquanta euro al giorno per vestirmi da babbo Natale e poi farmi fotografare da tutti i visitatori sono proprio soldi guadagnati con fatica e ora eccomi qua a bordo della mia 500 per ritornare a casa, spogliarmi del costume e poi cucinare due spaghetti al volo. 
Azz! La macchina  è rossa, io sono vestito di rosso e la spia della benzina è pure a rosso fisso, al primo benzinaio mi devo fermare, sarò pure babbo Natale ma mica posso fare miracoli. Infatti la 500 senza bumba non carbura, adesso borbotta, zoppica, sobbalza, cazzo si sta per fermare, sono rimasto a secco.
La mando a folle, che culo, mi trovo su Viale Regina Margherita, vedo un cancello aperto, per istinto mi ci ficco. Sono arrivato a vela, parcheggio dove capita, perbacco, non ho molte alternative, preferisco qua che in mezzo alla strada.
Ma dove mi trovo? Bella questa palazzina, chissà se adesso mi prestano una tanichetta per fare rifornimento. Entro e vado a chiedere, di fuori su una  targa vedo scritto “Anica”. Anica? Ma sarà la sede della celebre associazione? Vabbè, speriamo che dentro trovi qualcuno che mi dia una mano.
 
Il  malcapitato, cioè io, sale le scale, si guarda intorno ma non vede nessuno. 
 
- Ciao, babbo Natale.
 
- Ah! Meno male che c’è  qualcuno. Chiedo scusa, sono rimasto senza benzina e ho dovuto parcheggiare qua da voi, mica avreste da prestarmi una tanichetta, un recipiente qualsiasi per andare dal benzinaio, che dopo ve  la riporto?
 
- Boh? Forse sì, ma prima le farebbe piacere entrare?
 
Lui chi è? E' un tizio sulla cinquantina, cicciottello, in testa un cappello da cow boy e due baffetti da sparviero (omaggio a Gianfranco D'Angelo). Il sorriso è ammaliante e, con un gesto accomodante, fa entrare Babbo Natale in una sala vuota.
 
- Ma questa è una sala cinematografica?
 
- Sì, bella vero? La prego, sediamoci, sta per iniziare lo spettacolo.
 
Buio in sala, scorrono i primi titoli di testa, Roma che non abbozza scritto da Claudio Oldani per la regia di Paolo Battisti.
 
- Babbo Natale, possiamo darci  del tu? Adesso non mi fare troppe domande, vedrai che ti piacerà.
 
La storia, che adesso sta per essere proiettata, è ambientata a Roma nel 1867. Tutto si svolge su una piazzetta come tante altre, da una parte c’è una fontanella, davanti la facciata d'una casa, poi un portone, una finestra e un'osteria, fuori dalla quale due botti di vino, sedie e un tavolino.
A quel tempo c'era un fermento di cambiamento e i giovani, insieme ai  garibaldini, volevano ribellarsi al potere temporale. Il popolo, composto da gente semplice, onesta e dal cuore grande, ha scritto pagine di storia senza che nessuno le abbia mai fatto un monumento o un ricordo alla memoria.
Solo la gente dei rioni sapeva come erano veramente andate le cose. Uomini, donne, vecchi e ragazzini, passata la buriana, hanno, giorno dopo giorno, fatto Roma come la conosciamo adesso.
Mentre gli anni passavano e la storia cambiava, eccoci arrivati ai primi del ‘900. Il popolo è sempre lo stesso e pure la gente che comanda non sempre fa della giustizia regola di vita. Mica è bello, ma i Romani hanno fede e tirano avanti senza abbozzare, perfino nel momento più buio e assurdo della storia dell’umanità, nel 44 della seconda guerra.
E così l'osteria diventa un forno, il tranviere perde il lavoro per non aver aderito e fatto la tessera del partito, un figlio parte in guerra alla conquista della colonia africana perché con il padre non si comprende. Salvo che poi nel finale la verità - e il cuore della gente che non ha perso la speranza - decide che è arrivato il momento di finirla con la prepotenza.
La storia è piena di sangue versato e di impari lotta, ma il sacrificio non è stato vano, Roma ha retto botta e dobbiamo solo dire grazie a questa brava gente, veri eroi che dei più neanche sappiamo il nome.
 
- Allora, ti è  piaciuta?
 
- Ma quello che ho visto è stato uno spettacolo teatrale?
 
-Sì, oh! Che sbadato che sono, non mi sono neanche presentato. Sono Paolo Battisti e, mi raccomando, sta in campana. Se mi dici che sono parente di Lucio, mi incazzo.
 
- Ma che scherzi? Piacere mio mi, mi, mi chiamo Armando, per gli 'amici “Zagaja”. Ecco, lo  sapevo, adesso che mi son, che, che, che, che mi son emozionato, comincio a balbettare.
 
- Tranquillo, bevi un goccetto.
 
Paolo porge ad Armando una boccetta.
 
- Ammazza, bono, ma che robba è?
 
- Disinteressati, bevi, e vedrai che adesso ti passa tutto.
 
- Ma che sei un mago?
 
- No, sono il regista di Roma che non abbozza e questa boccetta è un ricetta di mia nonna. Allora, cosa dicevamo?
 
- Insomma, quello che ho visto l'avete fatto a teatro vero?
 
- Sì, nel mese di Giugno del 2022, è stato portato in scena qui a Roma al teatro Garbatella, scritto da Claudio. La regia è stata mia, hanno partecipato come attori più di venti persone, insomma, un lavorone. E adesso, grazie ad Augustarello, hai potuto assistere  a questa proiezione.
 
- A Paolè, ma lo sai che il testo era vera poesia? Oh! Secondo me i dialoghi avevano un certo non so che di veramente poetico. Accipicchia, ma chi l'ha scritto è stato proprio bravo! E poi lo sai che è stata proprio una bella idea? 
 
- Quale?
 
- Quella di narrare le vicende di  questi protagonisti di generazione in generazione. Ma lo sai che assomiglia  tanto a quello della mia famiglia?
 
- Certamente simile alla tua e a quella di tanti altri romani.
 
- Per esempio devi sapere che mio padre era del 1922 e poteva essere il fornaretto, mio nonno, che non ho mai conosciuto, non ricordo, forse era nato nel 1898 e magari faceva proprio il tranviere. E Vincenzo, il mio bisnonno, sono quasi sicuro che faceva il carrettiere. Immagina che quando tornava la sera a casa s'addormentava sul carretto con la pipa in bocca. E il cavallo, che di nome faceva Garibaldi, per fortuna conosceva la strada, trucche, trucche cavalluccio, e così il padre di mio nonno non perdeva mai la strada di casa. A Paolè, sai che tè dico? 
 
- Dimmi tutto.
 
- Che tu questa storia la devi continuare. Dammi retta, organizza un altro spettacolo teatrale che inizi con la fine della guerra, gli anni '50 con la ricostruzione, e poi prosegui con gli anni ‘60, il boom economico, per poi passare agli anni ‘70 - 80, quelli della contestazione e della violenza, poi gli anni ‘90 del consumismo e della finzione, poi il 2000 fino ai giorni nostri, che pertanto è storia recente. Trova una famiglia a caso, se non c’è  la puoi inventare, mica vuoi dirmi che ti manca la fantasia?
 
- Direi di no e poi?
 
- E poi la morale della favola è che, essendo ora la nostra una vita che va tutto alla rovescia, il messaggio che dovete dare è di ottimismo e di fiducia nel cuore della gente e nella testa. L'unico pensiero è di volerci bene, che la vita è bella ed è una sola, che il paradiso noi lo abbiamo già qua e che, pure dopo secoli di idiozia, verrà il momento di pacifica normalità, dove tutti lavoriamo, studiamo e ci divertiamo, che Roma della pace è capitale e questa nazione della cultura è il faro, che ne dici, si può fare?
 
- Ci devo pensare.
 
- A proposito di robba forte, con te credo che prima t’ho dato la boccetta sbagliata.
 
-E perché? 
 
-Mi sembri troppo gasato.
 
-A Paolè, devi avere fiducia in babbo Natale.
 
- Sarai pure gasato ma sei pure rimasto senza benzina!
 
- A proposito, ma ce l’hai una tanichetta? E voi, mica ci avreste cinque euro da prestarmi? 
 
Amici lettori di signoradeifiltri, buon Natale a tutti, e per tutti pace, serenità e felicità per l’anno che verrà, un 2023 migliore dei precedenti, un nuovo anno che ci ripaghi, che ci consoli, che ci regali tutto quello che abbiamo perso e il destino avverso ci ha negato.
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I PREMI FINALI DEL 48 HOUR FILM PROJECT ITALIA XVI edizione

21 Dicembre 2022 , Scritto da Redazione Con tag #eventi, #cinema


 

 

 

 

 

Con la premiazione presso il Teatro Italia di Roma si è conclusa la sedicesima edizione di 48 Hour Film Project Italia, competizione cinematografica che coinvolge 140 città in 5 continenti e Roma come unica tappa italiana. Dopo Los Angeles, Parigi, Shanghai anche Roma, nel weekend tra il 18 e il 20 novembre scorso, è stata invasa da centinaia di giovani e agguerriti professionisti del cinema impegnati nella realizzazione di un cortometraggio in sole 48 ore. L'evento, prodotto e organizzato da Le Bestevem - Tania Innamorati, Eva Basteiro-Bertoli ed Ester Stigliano – ha visto come film vincitore il corto 'Con il piede giusto', diretto da Ivana Gloria realizzato con la squadra Finché c’è vita, che gareggerà con i cortometraggi provenienti da tutto il mondo al Filmpalooza 2023. Qui, oltre al Gran Premio finale, potrà aggiudicarsi la possibilità di concorrere nella sezione Court Métrage al Festival di Cannes 2023.

La Giuria del 48 Hour Film Project Italia 2022, composta dal regista e sceneggiatore Paolo Virzì, dalla sceneggiatrice Heidrun Schleef, dal direttore della fotografia, il Premio Oscar Philippe Rousselot, dal montatore Bernat Vilaplana, dallo scenografo Massimiliano Sturiale, dal tecnico del suono Maricetta Lombardo e dalla truccatrice Jana Carboni, ha premiato:

Miglior corto: 'Con il piede giusto', diretto da Ivana Gloria, della squadra Finché c’è vita

Miglior regia: Ivana Gloria per 'Con il piede giusto', della squadra Finché c’è vita

Miglior sceneggiatura: Ivana Gloria per 'Con il piede giusto', della squadra Finché c’è vita

Migliore attrice: Brigitta Fiertler per il corto 'Change' della squadra Onda’s corporation

Miglior attore: Filippo Contri per il corto 'A tempo debito' della squadra Real Regaz

Miglior fotografia: Marco Ranieri per 'Togli un posto a tavola' della squadra Viaggi organizzati

 

Miglior trucco e acconciatura: Sveva Germana Viesti per il corto 'Lacryma' della squadra Pellicola Produzioni

Migliori costumi: Sara Marino per 'Fitoterapia' della squadra Class97

Miglior scenografia: Roberta Infante per 'No plant B' della squadra EffettoNotte

Miglior suono: Riccardo De Cillis e Lorenzo Di Tria per 'Uncoming out' della squadra The happy hours

Migliore colonna sonora: Maria Chiara Casa per 'No plant B' della squadra EffettoNotte

 

Miglior montaggio: Amelia Sartorelli per 'Oxy bar' della squadra I Marchetta


E' stato anche consegnato il Premio del Pubblico al corto 'Ancora in fiore' della squadra Filma Manent, che ha totalizzato 1007 commenti su YouTube

Questa sedicesima edizione del 48HFP è stata – dichiara la direzione artistica de Le Bestevem - molto difficile da organizzare sia in termini di risorse economiche a disposizione che di disponibilità delle location. Tornare in presenza dopo due anni di pandemia e due edizioni digitali è stato, in termini organizzativi, molto difficile, tra sale e teatri chiusi e costi di affitto triplicati. Nonostante tutto, abbiamo registrato un aumento esponenziale dei numeri delle squadre iscritte e del riscontro sui social, concludendo meravigliosamente questa edizione. Possiamo anticipare con orgoglio che il successo delle edizioni italiane non è passato inosservato: abbiamo in cantiere una enorme sorpresa per i partecipanti al concorso. La sveleremo a breve sui nostri canali social...”

Il 48 Hour Film Project Italia è un progetto promosso da Roma Capitale-Assessorato alla Cultura, è vincitore dell'Avviso Pubblico Contemporaneamente Roma 2020 – 2021 –2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE. È realizzato sotto l'altro patrocinio del Parlamento Europeo. New partners per la sedicesima edizione sono stati: @weshort_ e @pignetofilmfestival.

Per maggiori informazioni:
https://www.48hourfilm.com/it/rome-it
https://it-it.facebook.com/the48hourfilmproject.italia/
https://www.youtube.com/watch?v=lWc8ALP-eRE&list=PLrFF_CKcdIHotORbJc0baMzr9DIEftmfK
roma@48hourfilm.com

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Il fantasma di Alessandro Appiani, un film che non ti aspetti...

22 Novembre 2022 , Scritto da Giacomo Telera Con tag #giacomo telera, #cinema, #recensioni

 

 

 

 

Il regista sipontino Stefano Simone ritorna con un nuovo film e questa volta lo fa, più che mai, in maniera inconsueta e sorprendente. Il titolo del film - Il fantasma di Alessandro Appiani - potrebbe trarre in inganno gli spettatori, inducendoli a pensare a una pellicola horror o velata di mistero, come spesso il regista ci ha abituati in questi anni. E invece ecco la sorpresa: il lungometraggio, di circa un’ora e mezza, è una bella commedia, leggera e con un paio di gag spiritose.

Un film che scorre senza pause e che rende la visione godibile per lo spettatore. Non mancano i riferimenti ad altri film del camaleontico regista, in particolare a L’uomo col cilindro. Infatti, in una scena viene mostrato alla protagonista un libro intitolato Luoghi arcani e misteriosi con l’immagine di Villa Rosa che campeggia sulla copertina (Villa Rosa è la location dove è ambientata la narrazione de L’uomo col cilindro). Altro riferimento al medesimo film è la camminata dei protagonisti sui binari morti.

Pur essendo una commedia, un filo di mistero percorre tutta la pellicola e annoda le morti di alcuni personaggi alla presenza di un fantasma, quello di Alessandro Appiani. Il finale è un piacevole colpo di scena. Come le location risultano appropriate al contesto, anche la musica si mostra funzionale, coinvolgendo lo spettatore e creando suspense. Ben curati i dialoghi. Ma a fare alzare l’asticella del livello qualitativo del lungometraggio è senza dubbio la bravura di tutti gli attori, specialmente dei giovani protagonisti Rosa Vairo e Matteo Mangiacotti, veri talenti naturali.

 

Giacomo Telera

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