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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

I gialli di mastro Leonardo e la sua banda: per qualche rock dollaro in più

30 Luglio 2020 , Scritto da Walter Fest Con tag #walter fest, #racconto

 

 

 
 
 
Amici lettori del blog che non vi lascia mai soli e che non conosce distanziamento culturale, eccoci ritornati a voi con una serie di gialli per l’Estate, protagonista sarà una banda dai nomi importanti e altisonanti che scorrazzerà in soccorso della città per delle imprese rapidissime e creative. Un commissario e il suo stretto collaboratore cercheranno invano di scoprire gli autori dei misfatti a fin di bene. Buona lettura, la vacanza con noi sarà più bella.
 
Per qualche rock dollaro in più
 
Era un po di tempo che in città c’era qualcosa che non tornava, la polizia era in fibrillazione, fortunatamente la stampa e ogni altro organo di informazione erano stati lasciati all'oscuro di tutto e gli unici testimoni, i tecnici del poligrafico dove venivano stampate le banconote, erano stati corrotti con tre mesi e mezzo di ferie pagate doppio. E di tutta questa storia nessuno sapeva niente, mentre la centrale di pubblica sicurezza era stata messa a ferro e fuoco dal sindaco che pressava per avere spiegazioni.
Volete sapere perché tutto sto can can? Perché era stato rubato il cliché per stampare le banconote verdi da 100 euroni, e non c'era la minima traccia degli eredi dei soliti ignoti. Nell'ambiente losco nessuno sapeva niente e anche loro si chiedevano chi potesse essere stato così audace da tentare questo colpo. Insomma, zero totale per tutte le indagini, con la problematica che, se si fosse saputo in giro, lo scandalo sarebbe diventato internazionale. In verità di quel taglio di moneta frusciante ormai se ne vedeva poca, voi capirete, a causa della crisi secolare c'erano in giro solo le quisquilie. In ogni caso rimaneva un gran mistero, avvalorato dall'assoluta mancanza di impronte digitali, o meglio, gli unici segni del furto compiuto dai ladri ignoti erano dello zucchero sparso sul pavimento, della cioccolata cremosa a terra e, in tutta l'area, un fortissimo profumo di bomba. Ma che state pensando? Non la bomba che scoppia ma quella che si mangia, e, se uno più uno fa?... Boh? Ma che c'entra? Insomma, tutto faceva pensare a una banda delle bombe al cioccolato, perdincibacco se almeno ne avessero lasciata qualcuna!
 
INTANTO AL PIANO DI SOPRA
 
- Bravi ragazzi, fatemi vedere...  ma, prima di tutto, avete portato quello che vi avevo chiesto?-
 
- Dove le hai messe? Le avevi tu!-
 
- Mi dispiace! Non ho resistito!-
 
- Cretinooo!!! Le bombe al cioccolato erano per mastro Leonardo! 
 
- Ero stanco di mangiare hot dog, mostarda, plum cake e bere latte! 
 
- Jimi, se me lo dicevi ti facevo affogare nella cioccolata! 
 
- Non fa niente ragazzi, date qua la matrice che dobbiamo sbrigarci a modificarla, l'arte è una cosa seria e voglio delle banconote speciali! Hendrix, per punizione stamperemo sulle banconote il tuo muso nero con i capelli biondi e gli occhiali alla Elton John! 
 
- Ma lo avevamo promesso a B.B. King!
 
-No, lui è troppo ciccione, glielo avevo detto di smetterla di mangiare troppa carbonara alla mensa del paradiso, perché insieme alla sua Lucille avrebbe preso troppo spazio sulla banconota. Al limite, dopo Jimi Hendrix, possiamo stampare una serie con James Brown e con Fred Mercury, adesso fatemi lavorare, queste banconote devono essere messe in circolazione per Natale, la gente ne ha bisogno... Ivan Graziani e Rino Gaetano tenetevi pronti con i sacchi per il trasporto. 
 
- Mastro Leonardo, vuole venire con noi anche Claudio Villa! 
 
- E anche Carosone!
 
- Lucio Dalla ha detto che senza di lui non si muove un casso .
 
- Ma sì, portatevi pure loro, sono bravi ragazzi.
 
E così la polizia non seppe mai chi fosse stato a falsificare le banconote con le facce di Jimi Hendrix e James Brown, ne smerciarono così tante che la gente non smise più di ridere ed essere felice e... Risalì pure il pil, ma erano così belle, e la gente che misteriosamente riceva gratuitamente i rock dollari così felice, che mastro Leonardo decise di anticipare la distribuzione delle banconote prima delle vacanze estive, divenne un successo da hit parade!
 
ALLA CENTRALE DI POLIZIA
 
- Sergente Pacchiarotti in servizio non si mangia il gelato.
 
- Commissario Trabalza, l’ho acquistato con una banconota caduta dal cielo e insieme ad essa c’era un post it che diceva “con questa banconota firmata Jimi Hendrix puoi comprare un gelato e la felicità”.
 
- Ancora una banconota falsa con l’immagine di un cantante? Dobbiamo arrestare gli autori al più presto, speriamo che il sindaco non lo venga a sapere altrimenti ti faccio trasferire a Castel Gianfranco!
 
Logicamente, il sindaco, grazie agli spifferi dietro le quinte, lo venne a sapere e, preoccupato per la figuraccia, stava per telefonare a Trabalza, ma poi pensò ai benefici della popolarità, in vista delle prossime elezioni sarebbe stata una bella operazione di marketing!
 
Posò la cornetta e ripensò al misfatto, se sulla banconota avessero stampato anche la sua faccia l’audience avrebbe potuto prendere il volo, senza sapere che per apparire doveva essere una cantante per giunta scomparsa.
 
Il giallo continua……
 
Amici lettori, la prossima volta vi presenterò gli altri della banda. Se volete potete pure andare a fare il bagno, vi aspettiamo alla prossima puntata. La signora dei filtri non va in vacanza e ricordatevi che l’arte è per tutti e non nuoce gravemente alla salute.

 

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Billy Roche, "I racconti di rainwater pond"

21 Luglio 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #racconto

 

 

 

 

I racconti di rainwaterpond

Billy Roche

Traduzione di Beatrice Masi

 

Battaglia edizioni, 2019

pp 303

17,00

 

Peccato per alcuni errori di editing, perché è stata davvero un’ottima idea, quella di Battaglia Edizioni, di tradurre dall’inglese - per la collana “franchi traduttori” – I racconti di Rainwater pond di Billy Roche.

Una serie di novelle ambientate in Irlanda - ma dallo stile narrativo vagamente americano - legate da fili invisibili che le collegano a formare un romanzo corale, l’affresco di una cittadina, Wexford, fra trattorie di paese, stazioni, alberghi, pompe di benzina, negozi di merceria, bar.

Le storie si svolgono tutte attorno allo stagno di Rainwater, sorta di laguna a ridosso del mare, invaso di acqua piovana semi-salata in una cava dismessa, oscuro e apparentemente senza fondo, simbolo di tutto ciò che non si vede ma esiste, nascosto e abissale come certi tormenti senza rimedio.

Attorno a questa pozza si dispiegano le vite degli abitanti di Wexford, operai, artigiani, musicisti, giocatori di hurling, gente che lavora di giorno e si fa una birra al pub la sera. Gente banale che, però, coltiva, nascosti nel cuore, amori lunghi una vita, eterni, tempestosi e romantici, passioni travolgenti e immortali. I personaggi di queste amare e struggenti storie sono quasi sempre donne, viste attraverso la lente deformante di chi di loro è innamorato da sempre, ma anche uomini stanchi, demotivati, che cercano il riscatto di una vita e lo trovano, a volte, in un piccolo insignificante gesto controcorrente, come nel racconto Il giorno libero, che mi ha ricordato La carriola di Pirandello.

Sembra che gli abitanti di Wexford passino la vita ad amarsi l’un l’altro non ricambiati. Queste donne, belle e apparentemente destinate a qualcosa di grande, non capiscono la felicità a cui rinunciano non contraccambiando l’amore ossessivo di uomini sensibili e generosi, barattandolo piuttosto con l’indifferenza di mariti grossolani, coriacei, disillusi, fedifraghi. E così sfioriscono senza perdere, agli occhi di chi le ha amate tutta la vita, la bellezza, il fascino misterioso e insondabile. Personaggi infelici, che hanno lasciato da parte i sogni, che sono diventati mogli, madri e poi nonne, con un nocciolo di dolore e nostalgia a straziar loro il cuore mentre in silenzio qualcuno da lontano le covava con gli occhi, le spiava, provando il desiderio di consolarle o di vendicarsi di loro.

Racconti struggenti e poetici, belli come antiche ballate, costruiti attorno ad amori incompiuti, dove c’è sempre qualcuno che arriva da fuori a portarti via chi hai amato tutta la vita inutilmente.

Una boccata di buona letteratura, una tantum.

 

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Alberto Simone, "L'arte di volerti bene"

20 Luglio 2020 , Scritto da Rita Bompadre Con tag #rita bompadre, #recensioni

 

 

 

 

L'arte di volerti bene di Alberto Simone (Tea Edizioni, 2020) è un invito purificatore all'arte della cura, una saggia priorità esistenziale, in cui la necessità e l'urgenza del monito individuale a coltivare il bene, a riconoscere il valore potenziale della nostra anima e l’accettazione delle nostre finitezze umane, meritano la possibilità intensa dell'arricchimento emotivo. L'autore offre il sostegno efficace dell'autostima, analizzando ogni valutazione positiva delle proprie capacità,  dedicando l'attenzione alla preziosa abitudine alla disponibilità umana, a custodire il corpo e la mente, in un equilibrio meraviglioso sulla soglia dell'espressione. Il libro è un dono propizio strategicamente sostenuto nel linguaggio brillante e costruttivo e nel degno senso di amore e di comprensione, facoltà comunicative utili affinché possano crescere e progredire  i nostri aspetti migliori. Attraverso il coraggio percettivo di cambiare le cose, l'autore consegna un favorevole apprendimento, una beata opportunità per imparare a vivere di nuovo, anche attraverso gli errori, ed estrarre l'insegnamento nascosto dietro alle colpe. La serena lezione di Alberto Simone è una compiuta scommessa alla benevolenza, sui luoghi, sulle relazioni, sulle attività e sui pensieri che nutrono la gioia di vivere, la pace e la piacevolezza. Un'energia necessaria per affrontare lo stress della vita quotidiana e un incoraggiamento incondizionato ad apprezzare la possibilità infinita della spontanea dedizione di ogni disposizione d'animo. I testi descrivono l'abilità essenziale della salute emozionale, costituiscono la base per valorizzare il nostro cammino e costruire una vita appagante, prendendoci premura del nostro benessere. Un'occasione adatta per riconoscere il giusto valore del tempo, per privilegiare la sintonia, l'intesa e la complicità con il mondo, identificando pensieri e gesti in un atteggiamento cosciente. Ogni motivazione dell'anima è un ascolto intimo, un miracolo emotivo che sprigiona forza poetica dalla sua materia, raccontando attraverso una lettura privata e strettamente privilegiata la raffinata sensibilità, amplificando con le facoltà sensoriali tutta la sincerità sentimentale dell'autore. Alberto Simone si rivolge sempre al lettore, con le sue infinite evocazioni, antiche corrispondenze di buon senso tra sensazioni sorprendenti e meraviglie ancestrali che si assestano nel riflesso della consapevolezza e hanno sempre vita e luce propria. La realtà abbraccia l'esigenza eloquente del valore morale come un contenuto di profonda ed autentica originalità. Il tema trattato alterna spazi e tempi assoluti, si svolge tra dolore e ironia, precarietà e perfetta lucidità nella fedele, costante ed inalterabile fiducia nell'uomo. Le vicissitudini umane, che toccano ognuno di noi, rintracciano e ritracciano la memoria dell'autore, capace di restituire in dono i sapori, gli odori, i colori della vita. Giochi di specchi, sovrimpressioni, rifrazioni generano disorientamenti inattesi negli ostacoli, ma graditi e felici compiacimenti nelle “resistenze interiori”. Le parole non sono mai in fuga, hanno la complicità dell'ascolto, elemento fondamentale nella comprensione umanissima e carnale. L'ebbrezza di ogni nuova gratificazione convince e persuade il passaggio di ogni piccola rinascita emotiva, meditata per evolvere il desiderio di essere felici.

 

Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”

https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

La buona notizia è che puoi sottrarti in ogni momento a un'esistenza guidata dal passato o dagli automatismi mentali in cui ti sei ritrovato incastrato. Concediti la possibilità di praticare l'ascolto consapevole: vedrai la mente svuotarsi un po' alla volta di tanti pensieri inutili e tornerai a essere presente con la rinnovata spontaneità di un bambino.”

 

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“La nostra essenza più autentica è la sola che si trasmette e si propaga intorno a noi. Ancora una volta la corrispondenza tra la dimensione interiore e la realtà si rivela determinante se la comprendiamo e cominciamo a vivere rispettando questa verità. Prenditi dunque cura del tuo giardino interiore con la fiducia che questo e null'altro cambierà la realtà intorno a te.”

 

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“Accettare significa smettere di creare separazione tra te e il mondo, e soprattutto cercare di aggiustarlo perché corrisponda alle tue aspettative anche quando non  ce n'è alcun bisogno.”

 

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“Dunque quello che pensi può farti ammalare o può guarire le tue stesse malattie. E siccome sei tu e nessun altro “il pensatore”, osserva bene quello che pensi e decidi la tua terapia.”

 

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“Ed è dalla comprensione di cosa proviamo, di come ci sentiamo, che ricaviamo il principale orientamento e siamo in grado di valutare la convenienza, la bontà e l'utilità delle nostre decisioni. Guardare dentro noi stessi è la strada migliore per creare il mondo che vogliamo.”

 

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“Una mente calma è la condizione preliminare per raggiungere qualsiasi cosa e realizzare qualsiasi obiettivo, ma, più di ogni altra qualità, una mente calma è una mente riparativa, che può curare qualunque distorsione o squilibrio in te e nella realtà che ti circonda. Prenditi cura della tua mente e ti prenderai cura del mondo intero.”

 

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“Essere consapevole del valore energetico di quello che vive dentro e fuori di te ti permetterà di fare le tue scelte, evitando ciò che ti indebolisce a favore di ciò che ti rende più resiliente, una visione che ti aiuterà a orientarti tra le emozioni, i pensieri, le relazioni con quello che ti circonda e presto manifesterà i suoi benefici in ogni aspetto della tua vita.”

 

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“L'arte di volersi bene può nascere da una decisione istantanea, da un'illuminazione o da un lampo improvviso di consapevolezza. Oppure da un percorso che ha già le sue aree di sosta e di progressiva riparazione....”

 

 

 

 

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Cinzia Diddi presenta a Porto Cervo il suo libro.

18 Luglio 2020 , Scritto da Cinzia Diddi Con tag #cinzia diddi, #moda, #eventi

 

 

Cinzia Diddi Presenta a Porto Cervo il suo Libro La Stella più bella/ Falco editore.

Il 28 Luglio a Porto Cervo Barbara Castellani presenta la 3 edizione di Fashion Night. Ospiti dell’evento Miriana Trevisan e Antonio Zequila. Ore 20:30 presentazione del Libro a seguire sfilata del Luxury brand Cinzia Diddi.

In La Stella più Bella abiti raffinati, 11 modelle ma anche poesie e frasi di personaggi: si sono uniti infatti al libro, dando il loro amichevole contributo con un pensiero scritto, parole molto belle e di grande sensibilità, personaggi del mondo dello spettacolo, dell’arte, medici, musicisti, giornalisti: Giucas Casella, Luca Ward, Fabrizio Manfredini, Marino Bartoletti, Serena Grandi ed il figlio Edoardo Ercole, Carmen Russo, Lorenzo Flaherty, Josè Dalì, Fabrice Quagliotti, Elisabetta Pellini, Carmen Di Pietro, Serena Baldaccini, Luigi Landi, Philippe Leon, Stefano Brizi, Jean Michel Byron, Mauro Massimiliano Calandra, Ivan Margari, Marko Carbone, Giovanni Errera, Rosaire Riccobono, Eugenio Mori, Gianluca Martino, John Biancale, Antonella D’Adamo, Francesca Lecce, Alessio Arcaleni, i medici Marco Giannini, Concetta Rotondo, Edoardo Raspelli, Alberico Lemme.

Alta moda, bellezza, poesie, pensieri, raccolta di fondi: il ricavato della vendita del libro sarà devoluto in beneficenza. Cinzia Diddi è una nota stilista italiana e scrittrice, conosciuta non solo per il suo marchio di lusso ma anche per aver vestito molti personaggi del mondo dello spettacolo, in film programmi televisivi, red carpet, spettacoli teatrali. Attrice in film e cortometraggi. È stata considerata, dalla cronaca, come la stilista che veste l’anima.

Nasce a Prato, la patria del tessuto. Il Luxury brand Cinzia Diddi è indossato da molte persone del mondo dello spettacolo. Attori importanti, annunciatrici televisive, soubrette, red carpet, spettacoli teatrali hanno tutti il colore, lo stile e la firma della stilista pratese. Molti i personaggi famosi vestiti: Emanuela Aureli, Stefania Orlando, Edoardo Ercole, Veronica Satti, Beppe Convertini, Enzo Paolo Turchi, Francesco Guasti, Gabriella Carlucci, Ilary Blasi, Serena Grandi, Carmen Russo, Carmen Di Pietro, Giucas Casella, Piero Maggiò, Mariagrazia Cucinotta, Annalisa Minetti, Eleonora Daniele, Mila Suarez, Demetra Hampton, Stefano Masciarelli, Alessandro Haber, Elisabetta Pellini, Milena Vukotic, Daniela Giordano, Barbara Kal, Cristofer Lambert, Marino Bartoletti, Corinne Clery, Corrado Solari, Chiara Iezzi, Ray Abruzzo.

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Torna Elba Book Festival

17 Luglio 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #eventi

 

 

 

 

Elba Book Festival torna con un’edizione speciale:

martedì 21 luglio serata unica a Rio nell’Elba, con il Premio “Lorenzo Claris Appiani”

e il ricordo di Luis Sepúlveda, insieme a Ilide Carmignani, Loredana Lipperini e Marino Sinibaldi.

 

 

Il senso di ritrovarsi dal vivo. Il 2020 sarà un anno che non dimenticheremo, in cui gli eventi hanno preso pieghe inaspettate e inimmaginabili, il mondo è stato travolto e tutti siamo chiamati a riflettere sulle ripercussioni sociali, culturali, economiche che ci porteremo addosso per lungo tempo. Le manifestazioni culturali sono in gran parte migrate online, ma Elba Book Festival ha scelto di rimanere ancorato alla propria natura fortemente connotata dallo stretto legame con il territorio. Non potendo invitare gli editori e allestire gli stand, gli organizzatori hanno voluto dare un segno tangibile di resilienza, restando fedeli alla vocazione comunitaria di questo evento che da sei anni celebra la lettura come atto di emancipazione e consapevolezza politica e il coraggio delle imprese editoriali indipendenti. La sesta edizione, patrocinata e sostenuta dal Comune di Rio, manterrà fede al Patto per la Lettura sottoscritto con la Regione Toscana, e sarà possibile anche grazie al supporto di aziende premurose e lungimiranti quali Moby, Locman Italia e Ilva.

«Senza l’emergenza e le conseguenti restrizioni – esordisce Andrea Lunghi, presidente dell’Associazione “Elba Book” – la sesta edizione del festival avrebbe organizzato una riflessione circolare sul vuoto: una sensazione intima, profonda, personale, una grande metafora sociale da analizzare, per provare a dare risposte generative. A partire dalle suggestioni paesaggistiche di quest’isola, come le miniere di ferro, un tempo fonte di lavoro e benessere, poi lungamente neglette, oggi ambiente educativo da valorizzare in modo più deciso e convinto. Pensando al futuro dei giovani e alle opportunità a portata di mano che possono rappresentare ricchezza culturale e fonte di nuovi immaginari vitalizzanti. Da sempre lavoriamo sul coinvolgimento attivo dei residenti e dei ragazzi nello specifico. La cultura dovrebbe essere elemento trainante di una parte del settore turistico, generatrice di indotto economico e stimolo per la nascita di micro filiere imprenditoriali. Gli editori indipendenti in questo sono di grande esempio. Mettendo in luce questi temi, intendiamo mostrare quali opportunità il comparto culturale potrebbe offrire se concepito in una prospettiva imprenditoriale e strettamente legata all’isola e alle sue peculiarità». Ritrovarsi fisicamente in uno spazio pubblico e condividerlo tramite la nostra presenza resterà fondamentale per nutrire il confronto e riappropriarsi della realtà in maniera paritaria, specialmente dopo il lockdown.

«Focalizzandoci sull’ideogramma giapponese del vuoto, abbiamo involontariamente anticipato lo svuotamento di persone e di significati che la pandemia avrebbe provocato nei nostri quartieri da lì a poco – afferma il direttore artistico Marco Belli – La paura ci ha condizionato per mesi e ci ha privati dell’empatia, modificando in noi la percezione dell’altro. Ripartiamo dai nostri corpi nelle piazze, non arrendiamoci allo streaming. Ogni cambiamento lo si fa coi corpi. Sarà dura risollevarsi, ma non dobbiamo arrenderci. C’è chi ha quantificato in un trenta percento i piccoli editori che non riusciranno ad arrivare a fine anno in Italia, dove si legge troppo poco. Compriamo i libri in libreria e nelle librerie indipendenti per salvaguardare la bibliodiversità e i suoi alfieri. I temi delle ultime edizioni di Elba Book sono stati “rigenerazione”, “luoghi” e ora “vuoto”. Con maggiore consapevolezza, mi piacerebbe integrarli per riprenderli nel 2021 senza temere o tacere il concetto di fatica: rigenerarsi nel e dal vuoto insieme e attraverso i luoghi, affrontando la fatica». Elba Book, nella persona di Belli, è stato tra i fondatori della Rete PYM al fine di stimolare un’azione coordinata e collettiva orientata alla diffusione e valorizzazione della lettura come strumento di benessere individuale e sociale per mezzo di manifestazioni profondamente radicate ai luoghi d’origine che si scambiano risorse umane.

 

Dare voce alle differenze culturali, celebrare i traduttori. L’edizione 2020 si svolgerà in un’unica serata per la consegna del premio alla traduzione letteraria, dedicato alla figura luminosa del giovane avvocato Lorenzo Claris Appiani. Quest’anno la giuria presieduta dall’Università per Stranieri di Siena, ha scandagliato l’orizzonte della traduzione dal giapponese, consacrando il raffinato e vasto lavoro del professor Gianluca Coci, che presenzierà alla cerimonia, con il romanzo La ragazza del convenience store (e/o), di Murata Sayaka.

Nel cuore di Rio nell’Elba, in piazza Matteotti, alle 18, parteciperanno alla premiazione i membri della giuria, la presidente della Regione Toscana Monica Barni, le autorità locali, il sindaco Marco Corsini e l’assessore alla cultura Raffaela Franceschetti, la famiglia Appiani e la direzione di Elba Book. Non mancherà la madrina del premio Ilide Carmignani, instancabile valorizzatrice di una professione della quale oggi più che mai si comprende il rilievo, per la capacità intrinseca di costruire legami, diffondere culture, dare valore al potere connettivo della parola. A lei, che sostiene il premio da due anni, dobbiamo la presenza speciale sull’isola di Loredana Lipperini e Marino Sinibaldi, rispettivamente conduttrice della nota trasmissione dedicata ai libri e ai lettori “Fahrenheit” e direttore di Radio Rai 3.

A seguire, alle 21.30, sarà trasmessa sui muri del borgo una retrospettiva di Elba Book ai suoi esordi, seguendo le inquadrature e gli scorci di Roberta Bistocchi, giornalista umbra scomparsa di recente, che con il marito Arturo Pellegrini aveva realizzato un reportage sulla costa orientale dell’isola e sulla manifestazione. 

 

 

Omaggio a Luis Sepúlveda e alla sua penna onesta. Alle 22, sarà Ilide Carmignani a condividere un ricordo dell’intellettuale cileno, come sua traduttrice e amica: «Per me è stato un grandissimo privilegio diventare la voce italiana di Luis Sepúlveda, scrittore, giornalista, persona di grandissima umanità e al tempo stesso tenace combattente che ha conosciuto il carcere e l’esilio ma non si è mai stancato di lottare per un mondo migliore». Tra i tanti che quest’anno terribile ci ha portato via, le sue parole risuonano ancora nell’aria: «Io credo che la felicità sia il fine naturale e ultimo della specie umana».

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Federico Tadolini, "Il cinema horror italiano 1970-1990"

16 Luglio 2020 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni, #cinema

 

 

 

 

 

Federico Tadolini
Il cinema horror italiano 1970 - 1990
Quando gli artigiani si fecero autori

Sensoinverso - pag. 230 - Euro 15

 

Federico Tadolini è un giovane ricercatore cinematografico - laureato alla scuola di cinema di Pisa - che conosciamo per alcuni saggi su Lo squalo, Poltergeist e Winding Refn. Questo lavoro edito nella pregevole collana Italia nascosta di Sensoinverso Edizioni affronta il cinema horror italiano del periodo d’oro 1970 - 1990, senza dimenticare i precursori degli anni Sessanta, autori di grande livello come Mario Bava e Giorgio Ferroni.  Un testo interessante, utile come primo approccio al tema, che contiene una bibliografia di riferimento alla quale si può attingere per approfondimenti, ma che è perfetto per uno spettatore curioso in cerca di rapide informazioni. Tadolini racconta i principali film di molti artigiani del cinema italiano, elencati in ordine alfabetico, soffermandosi sui vari sottogeneri, dal thriller a tinte fosche al cannibalico, passando per splatter e gore, dispensando notizie e valutazioni su opere popolari che hanno reso indimenticabile un periodo storico e che hanno influenzato registi come Quentin Tarantino e Tim Burton. In rapida carrellata scorrono davanti ai miei occhi nostalgici film che hanno segnato un’orrorifica giovinezza, opere indimenticabili come Cannibal Holocaust, Antropophagus, Profondo rosso, L’aldilà, Il profumo della signora in nero, Contamination, Il medaglione insanguinato … Per me che ho scritto decine di saggi sul tema (persino una storia del cinema horror in cinque volumi) si tratta di una sorta di piacevole ripasso, ma per molti lettori potrebbe essere l’occasione per conoscere artigiani - autori come Ruggero Deodato, Luigi Cozzi, Lucio Fulci, Sergio Martino, Dario Argento, Francesco Barilli … Ben vengano libri simili e collane editoriali dedicate ai favolosi anni Settanta (ma anche gli Ottanta e i Novanta non sono da trascurare), un periodo storico intenso da un punto di vista artistico e culturale, che non solo non va dimenticato ma dovrebbe essere preso come esempio per una pronta rinascita.

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Domenica Blanda, "Le mie impronte"

3 Luglio 2020 , Scritto da Gino Pitaro Con tag #gino pitaro, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Domenica Blanda, alias Anna Cavestri (o forse no?), è una poetessa di origini siciliane che sin da bambina abita nella bella Verbania, alle rive del Lago Maggiore.

La poesia dell’autrice è pervasa da alcuni punti cardine, che poi sono le sue sofferenze, quelle dei tempi andati e che affondano in legami familiari antichi e più recenti, che hanno come base la separazione, secondo un concetto ampio ed estensivo. Sofferenze che lacerano, che provocano fratture mai del tutto ricomposte nell’animo. Formano la base del sentire della poetessa. Eventi mai resi noti al lettore, ma che abilmente prendono forma nel qui e ora dell’autrice, senza mai essere esplicitamente enunciati.

 

È bastato mettere un segno.

Un pezzo di vita che muore.

Un sogno infranto, un fiore appassito.

E quello che rimane è

Un piccolo germoglio.

 

L’autrice pur nel suo crogiolarsi nel passato guarda sempre al futuro, in un suo futuro, dinamico, spaziale. Il passato è sia spinta che vincolo per Anna.

 

Com’è bello

Di tanto in tanto,

abbondonare il timone

Lasciarsi andare.

E sorprendersi.

Nel procedere leggeri.

Sentirsi fatti d’aria

Staccarsi da terra.

E fluttuare.

Euforia dell’essere.

Dolcezza dei pensieri.

Lasciarsi portare dal vento.

Alito di vita.

 

C’è questo indugiare in sé stessi, percorrendo spazi, lasciandosi coinvolgere dalle suggestioni che essi evocano: una caratteristica peculiare dell’autrice e che sento anche molto mia. In tal senso l’essenza struggente della natura e della materialità è sempre colta dalla poetessa, in cui lo spazio fisico svolge un ruolo essenziale.

 

In un tappeto d’acqua

guardo i miei giorni che passano,

i miei malanni.

In un tappeto verde

stendo i miei dolori,

alzo gli occhi e vedo

i miei mattini grigi.

In un tappeto di terra

Metto la mia caducità.

In un tappeto di cielo c’è dentro la mia caducità.

In un tappeto di cielo c’è dentro la mia notte

e la mia insofferenza.

È lì la mia inquietudine

Come dentro una gabbia dorata.

 

Esemplificativa lirica del modo di possedere l’ambiente da parte della poetessa e di interagire con esso. Ripeto, è un aspetto che sento molto mio. Poesia lacustre, fatta di fiori, alberi, scorci urbani, come le sue foto, come secondo una poesia molto bella della sua raccolta, di cui riporto alcuni versi: Un pensiero gentile/Che accolga la mia mente/Che coccoli tutti i miei pensieri/e che inviti i desideri/a un dolce riposare. Ma c’è anche l’attesa: Un giorno,/quando l’anima mia si scioglierà/in tenero pianto/e le energie del mondo tutte/nel mio cuore andranno,/allora,/ti incontrerò./Ogni memoria/svanirà/Insieme andremo/In un posto segreto,/con la musica/tra le nuvole,/sonno eterno.

 

L’animo gentile, aperto della poetessa, ci dice che ‘Sto  alla notte/come l’ape al fiore/L’aurora per quanto rosa,/mi porta via il miele.

 

E noi percorriamo le stesse orme dell’autrice, facendole nostre, lungo la battigia del lago, metafora autentica della raccolta.

La silloge è edita nel 2019 da Edizioni Effetto, casa editrice torinese nata nel 2017.

 

Domenica Blanda, nasce a Mezzojuso (PA) nel 1960. All’età di sette anni si trasferisce a Verbania, sul Lago Maggiore, dove tuttora vive e lavora. Dopo gli studi classici consegue la Laurea in Scienze Sociali presso l’Università Bicocca di Milano, e in seguito a Genova (dove vivrà per dieci anni) consegue specializzazione in ambito psichiatrico e diploma triennale di musicoterapia.

Nel 2017 pubblica la raccolta di poesie L’eco e io (Il Viandante).

Nel 2018 riceve il premio come “autore segnalato” sezione silloge inedita al Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Giovanni De Scalzo” – Città di Sestri Levante.

Nello stesso anno pubblica poesie inedite nell’Antologia dei poeti (Il Viandante) e partecipa al Concorso “Racconti siciliani”, con la pubblicazione di alcuni racconti selezionati (Historica Edizioni).

Nel 2019 partecipa con poesie inedite al concorso letterario del Festival Etna Book, a Catania e riceve il Premio della Critica.

Link Wikipoesia: https://www.wikipoesia.it/wiki/Domenica_Blanda

 

 

Note biografiche di Gino Pitaro:

Nel suo percorso svolge varie attività, tra cui quella di redattore e di documentarista indipendente.

Nel 2011 il suo esordio con I giorni dei giovani leoni (Arduino Sacco Editore), poi per la Ensemble pubblica rispettivamente nel 2013 e 2015 Babelfish, racconti dall'Era dell'Acquario’ e Benzine, vincendo numerosi premi letterari.

La Vita Attesa è il romanzo per Golem Edizioni pubblicato nel 2019

L'autore vive in provincia di Roma.

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Aldo Dalla Vecchia, "Viva la Franca".

2 Luglio 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #televisione, #personaggi da conoscere

 

 

 

 

Aldo Dalla Vecchia è davvero instancabile. Dopo averci deliziato con Mina per Neofiti, ritorna con questo nuovo libretto, sempre per i tipi di Graphe.it, dedicato a Franca Valeri e ai suoi splendidi cento anni.

Franca Norsa, in arte Valeri, nasce a Milano nel 1920 e sta per compiere cento anni. Oggi la sua voce nelle interviste è un poco strascicata ma non ha perso il fascino e il piglio è il solito: arguto, intelligente, intellettuale, sobrio.

Aldo Dalla Vecchia compie un excursus in stile saggistico, non ripercorrendo diacronicamente tutta la vita della Valeri ma analizzandola, sempre cronologicamente, attraverso le varie arti nelle quali ha eccelso. Si parte dal teatro, per approdare alla radio, quindi al cinema, alla televisione, alla pubblicità (una forma d’arte anch’essa) per finire alla scrittura.

Quest’ultima è la base delle precedenti. Dietro ogni personaggio teatrale, radiofonico, televisivo o cinematografico c’è, in effetti, la scrittura lucida e tagliente della Valeri, definita “chirurgica”. I suoi personaggi sono raffinati, popolari ma non per tutti. Le sue signorine snob, la signora Cecioni, la sora Cesira e i tormentoni come “Scostumato” sono rimasti nell’immaginario e nel linguaggio comune, ma hanno anche saputo fustigare con arguzia e determinazione i vizi della società dell’epoca. La Valeri fa parte di quel panorama colto e blasé da cabaret meneghino anni settanta, quello a cui apparteneva anche Giorgio Gaber.

La sua è una comicità basata sul reale ma anche assurda, cerebrale, caustica. Ella incarna un modello di donna diversa da tutte le altre, la cui principale realizzazione non è la vita coniugale ma che, in ogni caso, sente la sua relativa indipendenza – spesso minata da madri ingombranti e autoritarie – come malinconica solitudine. Una donna moderna e avanti con i tempi, elegante ma che non ha mai puntato sull’aspetto fisico, piuttosto sul cervello e sull’autoironia pungente e sarcastica.

Franca Valeri è davvero patrimonio della nostra cultura nazionale.

 

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