Overblog Tutti i blog Blog migliori Letteratura, poesia e fumetti
Segui questo blog Administration + Create my blog
MENU
Pubblicità
signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

Giorgio Bolla, "Navigando sotto il sole"

30 Maggio 2025 , Scritto da Raffaele PIazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Giorgio Bolla

Navigando sotto il sole

 Guido Miano Editore, Milano 2025

 

 

Giorgio Bolla, poeta e saggista veneto, nato nel 1957, svolge la professione di chirurgo pediatra.

La sua è una poesia probabilmente “filosofica”, sicuramente necessaria (per lui), se è vero che la poesia salva la vita.

Il riferimento al sole nel titolo, nella raccolta che prendiamo in considerazione in questa sede, con la metafora della navigazione, che è quella dell’esistere, quella dell’affrontare la quotidianità che ha anche un risvolto epico, pare essere un segnale d’ottimismo nelle intenzioni di questo medico-poeta, perché il sole stesso per antonomasia è simbolo e portatore di luce e calore come elementi di consolazione e gioia.

Egli come chirurgo pediatrico di “Medici senza frontiere” fa appunto della sua vita stessa una nobile missione e non a caso la sua poesia ha incontrovertibilmente anche un afflato mistico.

La silloge presenta una prefazione di Michele Miano esauriente acuta e ricca di acribia.

È inserita nel testo una breve premessa dell’Autore nella quale il Nostro afferma che nel volume la sezione eponima nasce dalle impressioni vissute come chirurgo pediatra in Monrovia, capitale della Liberia, mentre la parte Progressione poetica è per il poeta l’avvicinamento lirico ad una data per lui importante. 

I componimenti di Bolla formalmente sono connotati da una forte verticalità che si realizza attraverso versi scabri e brevissimi spesso costituiti solo da due o tre brevi parole.

L’io-poetante nell’esprimersi pare pervaso dalla sensazione della vita come quella di un sogno ad occhi aperti ed è in sé stesso molto autocentrato anche se a volte c’è un tu al quale si rivolge che presumibilmente potrebbe essere un’entità trascendente e inoltre il lettore si sente immerso leggendo questi versi, attraverso le descrizioni, nella natura e nei paesaggi della Liberia per noi occidentali infinitamente diversa dalle nostre città tecnologiche.

In Dietro la notte: «Dietro la notte/ arriva il vento/ dietro l’albero/ la notte arriva/ dove uomini soli/ scelgono il tempo/ nella loro costruzione/ io guardo il passo/ ma dove sta il tempo/ quando io non so?».

Molte poesie della raccolta sono brevi e molto concentrate come Raggiungi il bordo: «Raggiungi il bordo/ nel giorno più lungo/ raccogli la storia/ e vietane la stoltezza…».

Attraverso le parole di Giorgio, leggendo tra le righe, traspare un forte amore, un affetto inevitabile e spontaneo per i suoi piccoli pazienti dell’ospedale da lui operati con professionalità, come quando la professione di medico chirurgo diviene passione e si crea virtualmente un’osmosi tra i due aspetti, le due facce della stessa medaglia, quella del medico e quella del poeta e del resto anche nell’epoca attuale, come nei tempi passati, questo binomio è un fenomeno frequente.

In Io e Te leggiamo: «Io e Te/ avevamo creduto/ vicino alla certezza,/ di aver vinto la/ Signora./ È la scelta del tempo/ che è stata/ sbagliata/ ed ora, in questo tempo/ navighiamo/ in quel mondo/ parallelo/ che mai potrà far toccare/ la nostra povera/ vittoria».   

Da notare che i componimenti della prima scansione appaiono anche tradotti in inglese e questo diviene motivo dell’accrescimento del fascino di questi versi, effusioni dell’anima per il fortunato lettore e che suscitano forti emozioni.

Quello che emerge nella superficie dei versi proviene da uno scavo interiore a dimostrazione del fatto che, come diceva Goethe, la poesia è sempre d’occasione e in questo caso in questi versi si avverte la manifestazione della condizione di un medico nato in Italia che vive in prima persona lo spaesamento in una terra lontana primitiva rispetto all’Europa, dove inevitabilmente più che nell’Occidente la natura domina sull’essere umano, e proprio attraverso la poesia in questo clima Bolla, realizzato nel lavoro e affascinato dalla parola, riesce a ritrovare una felice nuova identità. 

Raffaele Piazza  

 

    Bolla Giorgio, Navigando sotto il sole, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 70, isbn 979-12-81351-56-1, mianoposta@gmail.com.

 

Mostra altro
Pubblicità

Antonietta Natalizio, "L'anima della speranza"

27 Maggio 2025 , Scritto da Enzo Concardi Con tag #enzo concardi, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

L’anima della speranza

 Antonietta Natalizio

 Guido Miano Editore, Milano 2025

 

I poeti in genere amano ridare alle stampe le proprie opere, spesso a distanza di anni dalla loro prima data di pubblicazione. Non è detto che questo avvenga attraverso rifacimenti e revisioni delle singole poesie, o con un’edizione integralmente identica a quella originale: anzi, per lo più succede che essi preferiscano la forma di un florilegio poetico, costituito da liriche scelte dall’editore o da un suo critico letterario. È il caso della presente raccolta di Antonietta Natalizio, poetessa campana trapiantata in terra piemontese, che propone ai lettori una rassegna antologica costituita da suggestioni della parola e delle immagini, tratte da Officina poetica (2019), I colori delle emozioni (2022) e Grappolo di perle (2023).

Tre strutture stilistiche, tematiche e semantiche che sono certamente rappresentative della poetica dell’autrice in modo sufficientemente omogeneo – con alcune differenziazioni è ovvio – e quindi soggette ad un’analisi critica unitaria. Ad un prima approccio la scrittura della Natalizio appare come un insieme di raffigurazioni e scenari compiuti in sé e, allo stesso tempo, di versi e strofe aperte ad altre dimensioni lasciate intuire con rimandi prospettici e simbolici: da qui l’inserimento frequente di figure retoriche, sapientemente distribuite nella metrica e nelle scansioni, allo scopo di rendere i testi più efficaci, allusivi e, se vogliamo, criptici, così da indurre all’interrogarsi, al riflettere, al chiedersi le ragioni del messaggio.

Vi sono composizioni tenute in alti livelli di tensione comunicativa, con pregnanza di contenuti, con linguaggio di tenore classico, ed altre – forse volutamente – meno impegnate, più sul quotidiano, che conoscono talvolta anche pause d’ispirazione. È dunque necessaria una visitazione più ravvicinata dei testi che ci consente di entrare nel suo mondo poetico, costituito da numerose perle e da variegati colori, humus fondamentale della sua visione ottimistica della vita. Una delle cifre ricorrenti di tale anelito verso il futuro, il cielo, il bello della natura, s’identifica con la virtù teologale della speranza: la poetessa non accosta quasi mai il concetto di spes a terminologie religiose, probabilmente per non appesantire la liricità del verso, ma si può parlare di Dio, anche senza mai citarlo.

L’albero maestro è un inno alla speranza, una lirica ricca di simboli tratti dal mondo marinaresco, metafore, accostamenti tra linguaggio della natura e lessico umano, dove è chiaro l’intento pedagogico del messaggio: «Torre simbolo del mare,/ fiero, forte e umile/ indica la rotta./ Tra le onde del cuore…/ s’infrange ogni dì./ Vivaio di emozioni, / barlume di speranza…». Da questa iniziale fiammella che ravviva i cuori, si passa nell’epilogo alla potenza di una forza capace di metamorfosi: «…Accogliere è accompagnare,/ educare e sentirsi figlio./ Il giglio tra grandi scogli si erge,/ l’identità del simbolo./ Passato e presente si uniscono…/ bussano alla porta del tuo cuore/ nell’energia della speranza».

La fiaccola allarga lo sguardo dalla speranza, ancora citata, ad una visione più complessiva della vita, in cui emergono i valori fondamentali dell’uomo, si traccia una sorta di vademecum per uno stile di vita coerente con i principi professati. La poetessa qui richiama ad alcune parole-chiavi a sostegno della nostra esistenza, come luce, coraggio, amore, libertà, fede e passione: «…Dal credere o non credere,/ nasce la consapevolezza dell’uomo.// Credere è speranza, bellezza,/ coraggio di saper scegliere./ Vivere con passione/ anche per una sofferenza,/ aiutare con amore,/ fa nascere la speranza,/ l’immortalità del bene…».

In questo alveo di positività – che tanto si contrappone alle visioni minimaliste, nihiliste, riduttive, liquide dell’oggi filosofico – si sviluppa una poetica della verticalità, della trascendenza e del divino che esalta la spiritualità e l’anima dell’essere umano. Le visioni diventano metafisiche e metastoriche e, di conseguenza, le immagini poetiche luminose, coloratissime, proiettate nell’oltrità. Nella poesia Arcobaleno di luce, dopo aver richiamato ancora alla illuminazione della mente; ai colori gentili di viole, mughetti e gelsomini; alla felicità vissuta adesso e non rimandata, la Natalizio conclude la lirica con un distico ammiccante al soprannaturale: «L’occhio di Dio/ è più in alto». Così le vie dell’anima sono quelle preferite anche dall’ispirazione poetica, sulla scia dei semi gettati e germogliati nel terreno dell’amore (Spiritualità). In tale poetica va segnalata la suggestiva ed ammaliante Papaveri rossi, in un perfetto equilibrio tra natura (dorate spighe, blu del fiordaliso, folate di zagara, spodestati ulivi, uggiosi piovaschi…) e immagini dell’anima (velata, silenziosa, inerme, carezzevole …) fino all’emblematico verso: «L’invisibile diventa presenza!» (ovvero dimensione mistico-contemplativa).

Inoltre vanno certamente ricordate anche Ero lì, con le sue atmosfere rarefatte e di quiete, dal desiderio di ricerca di ariosi spazi («Mi accinsi ad esplorare/ nuovi silenzi…»), dalla tensione verso il cielo a portata di mano; e La Grazia, un inno alla vita e al suo Creatore: «…È un canto Altissimo!/ Istanti di felicità/ di eternità/ si respirano nell’anima…». E cosa sarebbe la vita senza l’Amore, si chiede la poetessa altrove, una domanda retorica diventata quasi un luogo comune nella nostra cultura sentimentale: la risposta è scontata, sarebbe nulla dal momento che, nella sua visione, l’amore è vita, gemma preziosa, fulgido sentimento, sinergia e conoscenza, dono, meraviglia… (L’Amore). E nell’incontro fra lei e lui («…mi voltai…/ ed incrociai i suoi occhi,/ il suo sorriso/ rapì il mio cuore…») si realizza il legame tra l’umano e il divino: «…Lo invitai a contemplare…/ la profondità del mare/ e l’intima presenza di Dio,/ perché nascesse…/ il più bel fiore del creato!»; inebriata e rapita da eros le sembra di volare «come un giovane gabbiano», di vivere fra «un tintinnio di emozioni,/ luci, suoni e colori», sfogliandosi «come una candida/ rosa rossa» (Un amore con le ali).

L’idillio continua nell’immersione quasi panica in mezzo alla natura: ne è testimonianza soprattutto la composizione Il risveglio del bosco, lirica in cui l’amore per il particolare spicca ovunque e si concretizza dando spazio agli abitanti della foresta, siano essi alberi, fiori o piccoli animali: il canto ha un suo significato simbolico, poiché il risveglio della natura nella stagione primaverile simboleggia il risveglio e la continuità della vita. Uno speciale “lirismo descrittivo” immaginifico ci introduce in un mondo fiabesco dimenticato dal vivere metropolitano, mondo che tuttavia è anche reale, solo se ci si mette alla sua ricerca: così ci accorgeremmo dell’esistenza degli ultimi lembi di neve sopravvissuti ai raggi del sole; del canto dell’usignolo, del fringuello, del picchiettio del picchio; del cuore vibrante in cerca del calore; del bucaneve, del leprotto e della volpe; dei castagni, delle querce, dei pini; delle fragoline, delle primule e delle piccole chiocciole… Tutto questo pulsare frenetico è racchiuso nell’incipit e nell’epilogo della lunga poesia, inizio e fine che ne stabiliscono il messaggio: «Il bosco, dopo il gelido inverno,/ si riapre alla vita./ Il cuore si rallegra,/ e con stupore osserva in silenzio/ le meraviglie del creato/ (…) Ondeggiano al leggero soffio di vento/ profumati anemoni, narcisi e ciclamini,/ come voler salutare da lontano,/ per non mancare all’appello/ del nuovo giorno che arrivato è già,/ e la vita che dà continuità».

Tali sono anche gli squarci naturalistici del Paesaggio simbolico, dove «la bellezza educa lo sguardo», mentre una variante sul tema è rappresentata da Il richiamo del mare, poesia in cui la natura assume volti severi, forti, selvaggi («onde di pietra», «mare in tempesta», «è ruggito dove tutto trema e ribolle», «l’indifferenza è selvaggia natura»), tanto da rievocare certi toni del romanticismo tedesco e dell’Ortis foscoliano. Ciò ci introduce a quei titoli emblematici della poesia della Natalizio che sono l’altra faccia della medaglia di quanto finora esposto, ma che registrano una realtà odierna e storica da non trascurare: Torre di Babele, chiaro simbolo della confusione spirituale, del dissolvimento dei valori, dell’umanità smarrita, di un mondo alla deriva; Il male di esistere, di evidente ispirazione montaliana, raffigurazione del vuoto esistenziale e della pietrificazione dei rapporti umani; Solitudine, non quella scelta che è quiete e meditazione, ma quella subita che è angoscia e disperazione; I violini parlano, memoria dei campi di concentramento nazisti, dura, efficace, immagini graffianti, condanna totale, il sonno della ragione, Milano Binario 21: il viaggio della morte»…; La nebbia, affascinante e misteriosa pensandola dal di fuori, ma nemica, ostile vissuta da dentro, quando diventa il buio della mente e t’impedisce il cammino, deviando dal destino che ti è stato assegnato; Anima arida, se si vivono assenze, distanze, negazioni affettive e sentimentali che lasciano gelo e indifferenza, invece che abbracci e slanci d’amore; Abisso, il riemergere dai fondali della mitica ninfa del mare, figura della classicità antica, immagine della memoria ovvero degli echi del passato…

Ma L’anima della speranza vive già di chiara luce…

Enzo Concardi

 

_________________________

L’AUTRICE

Antonietta Natalizio è nata a Nola, e vive in Piemonte. Scrittrice, Poetessa, Psicologa Clinica e di Comunità, da sempre è impegnata nel sociale. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Officina Poetica (2019), Quando si diventa anziani (2021), I Colori delle Emozioni, edizione italiano/inglese (2022), Calendario Letterario (2022), L’infinito è più blu (2023), Grappolo di perle (2023). Si occupa anche di pittura.

 

Antonietta Natalizio, L’anima della speranza, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 64, isbn 979-12-81351-37-0, mianoposta@gmail.com.

 

 

Mostra altro

AA. VV., "La poesia di Wanda Lombardi nella critica italiana"

22 Maggio 2025 , Scritto da Maria Rizzi Con tag #maria rizzi, #recensioni, #saggi

 

 

 

 

AA. VV., La poesia di Wanda Lombardi nella critica italiana

Guido Miano Editore, Milano 2025

 

Mi trovo per l’ennesima volta a contatto con le opere, la storiografia e l’anima della poetessa di Morcone (Benevento), infinitamente cara al mio cuore. Il libro in oggetto è una ricca antologia di testi critici riguardanti la poesia di Wanda Lombardi, che ha dedicato alla spiritualità e ai versi il tempo terreno, nella consapevolezza che si prega e si scrive per alleviare le ferite dell’anima e per arrivare dove si annida l’invisibile.

Ho avuto l’onore di prefare due indimenticabili testi dell’autrice sannita: Tempi inquieti e altre poesie e l’Opera Omnia, e in questa carrellata di omaggi trovo la conferma al mio umile dire, alla convinzione che esiste una poesia che non è dipendenza dalle parole, ma desiderio di trascenderle.

Leggendo le sue liriche, solo in apparenza semplici e intimiste, si comprende come la mia Wanda raccolga nello scrigno del cuore i frutti di una semina commovente. Le sue opere sono state inserite presso biblioteche locali, nazionali, e accademiche, a disposizione degli studenti, realizzando il suo desiderio di lasciare un tesoro non solo morale alle nuove generazioni. Sono certa, peraltro, che i giovani attingono e attingeranno dallo scrigno del suo lirismo, che l’ottimo Raffaele Piazza definisce di “realismo mistico”.

La poesia, madre di tutte le arti, attraversa un periodo difficile, si potrebbe dire che naviga in burrasca a causa delle avanguardie artistiche, che proclamano la rottura con il passato e l’accelerazione verso la modernità. Tali movimenti sono contraddistinti da una forte carica di provocazione, i rimandi al significato si sono ingarbugliati al punto che regna sovrana l’ambiguità. In questo clima si avverte la necessità di attendere che i semi di pace di Wanda Lombardi sboccino e ci inondino con il loro profumo. Il “realismo mistico” va inteso come un modo per avere conoscenza; è vicino alla filosofia, ma in quest’ultima il metodo d’indagine è orizzontale, mentre nel misticismo è verticale. Per dirla con Don Bosco equivale a “camminare con i piedi sulla terra e abitare il cielo con il cuore”.

L’Autrice è allenata a incontrare Dio non ai margini dell’esistenza ma nella vita di ogni giorno. La sua lunga carriera di docente le ha consentito di confrontarsi con i giovani e la sua ispirazione le ha senza dubbio permesso di trasformare gli insegnamenti da requisiti basilari a desideri di cambiare il mondo. Mentre si tendeva ad arco verso gli studenti affrontava i dolori personali e, come sottolinea con efficacia Carlo Onorato, concepiva versi di meditazione filosofica sull’esistenza, attraverso i quali non parlava a Dio, ma ascoltava le Sue risposte. D’altronde la meditazione è un uso positivo e creativo della mente, che collega il mondo esterno a quello interno.

Wanda possiede, a mio umile avviso, due ali: l’amore e il raccoglimento. Se da un lato sembra plausibile considerarla un’artista pessimista, dall’altro va analizzato quanto peso hanno avuto le sottrazioni nei lunghi periodi del suo passato. Non sono mai riuscita a considerarla chiusa in se stessa, annientata, anche se nei suoi versi ho colto le angosce, lo struggimento. Lei canta il suo Sannio, la tenacia di un popolo mai domo, una terra ricca di storia e cultura, di dolci colline alternate a morbide valli, di borghi incantevoli. Canta e la fatica di vivere si scioglie in una dolce, struggente malinconia.

La poesia agisce catarticamente sullo spirito della Nostra ed è purificatrice anche per i fortunati che la leggono. Si potrebbe dire che “la grande poesia è un’eco che chiede all’ombra di ballare” (Carl Sandburg).

Wanda Lombardi, attraverso i suoi libri, è divenuta insegnante di Speranza. Ed è la speranza il sigillo della sua fede. Dio fornisce il vento, ma noi dobbiamo alzare le vele. Questo testo, che ha sapore di lascito artistico e morale, è scritto dai critici letterari, e da coloro che, come la sottoscritta, si sono innamorati della sua voce sin dai primi versi. Per lascito non intendo un testamento, Wanda continuerà a scrivere per tanti anni, ma una donazione. Ella affida al cielo le preghiere, agli uomini e alla natura rigogliosa della sua terra le poesie.

La nostra Autrice guarda il mondo con gli occhi della fede, è consapevole che ogni volta che si è trovata a bussare alla dimora della solitudine, della sofferenza, ad aprirle la porta è stato il Signore. Di questa sublime poetessa, temprata dalla sofferenza, mi ha colpito subito l’innocenza. Le ferite, che hanno costellato le sue stagioni, sono diventate inconsapevoli punti di forza, sa portarle sul petto e nella vita come medaglie.

Nel leggerla l’ho vissuta come un’amica caratterizzata da vellutata purezza. e ho considerato quanto sia estenuante il lavoro dei cuori innocenti: devono assorbire i rumori della realtà, gli aspetti marci e contaminati, continuando a emettere vibrazioni positive. Wanda non è pessimista, patisce la nostalgica malinconia di ciò che poteva essere e non è stato, ma senza rabbia, con la levità degli angeli. Il suo lirismo, in virtù di queste caratteristiche può dirsi non solo meditativo, bucolico, filosofico, ma anche civile. Per quanto questo pianeta sia macchiato di sangue, il colore del cielo resta sempre lo stesso, il profumo dei fiori è sempre stordente… un’Artista come la nostra lo ricorda in ogni lirica, e induce a perseguire il coraggio dei sogni.

Maria Rizzi

 

_________________

L’AUTRICE

Wanda Lombardi è nata e vive a Morcone (Benevento), città dell’Alto Sannio. Laureata in Pedagogia, ha insegnato Materie Letterarie nelle scuole secondarie. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Sensazioni (2001), Nel silenzio (2002), Luce nella sera (2011), Oltre il tempo (2015), Voci dell’anima (2016), Gocce di rugiada (2017), Attimi lievi (2018), Il senso della vita (2019), Nel vento dell’esistere (2020, con traduzione in inglese), Volo nell’Arte (2021), Miti e realtà (2022), Opera Omnia (2023), Tempi inquieti e altre poesie (2024). I libri di narrativa: Proverbi e modi di dire morconesi (2008), Racconti fiabeschi, letture per la scuola (2011). I romanzi: L’eco del passato (2012), Sulla scia del destino (Poppi 2016). I testi teatrali:  La fortuna dietro l’angolo, commedia in tre atti (2013), Una volta… c’era, commedia in tre atti (2014), Ce la faremo, commedia in tre atti (2016).

________________

 

AA. VV., La poesia di Wanda Lombardi nella critica italiana, prefazione di Maria Rizzi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 104, isbn 979-12-81351-57-8, mianoposta@gmail.com.

 

 

Mostra altro

Bianca come la neve

19 Maggio 2025 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #fantasy

 

 

 
 
Con piacere vi annuncio la mia uscita con Literary Romance.
 
Bianca come la neve di Patrizia Poli collega alcune fiabe (Biancaneve e i sette nani e Rosaspina dei fratelli Grimm, I cigni selvatici di Andersen) al mito dei nosferatu, i non morti delle leggende dell’Europa dell’est.
 
 
La contessa Elenore Florescu e suo marito Radu desiderano tanto un figlio. La donna è disposta a tutto per concepire. Un giorno si punge con l’ago, gocce di sangue bagnano la neve sul davanzale. Insieme al marito, Elenore vuole una bambina bianca come la neve e rossa come il sangue. Ma il sangue chiama lo strigoi, il vampiro… S’innesca un destino che porterà Bianca Florescu, la loro figlia, a essere una non morta, a vivere un amore incestuoso, violento e proibito, a cercare per l’eternità di non perdere la propria anima, di non abbandonarsi all’oscurità e al male.
 
"Bianca come la come la neve» disse mio padre, «così la voglio, questa figlia del desiderio.»
Mia madre cuciva accanto alla finestra, si punse, gocce di sangue bagnarono il gelido cuscino sul davanzale. Si voltò allora verso mio padre, posò il lavoro, gli tese quella mano diafana che già ne presagiva la morte: «Sì. Bianca come la neve» rispose col suo molle sorriso, «ma anche rossa, come il sangue. Sarà nostra, sarà parte di me e di te, sarà l’impronta del nostro amore.»
Bianca come la neve
Mostra altro
Pubblicità

Il biscotto della fortuna

16 Maggio 2025 , Scritto da Patrizia Poli

 

Immagine generata con ChatGPT

 

 

Un falegname di nome Pino entra in un ristorante giapponese, dove si mangiano le migliori nipponerie della città di Quercia. Tutti i tavoli risultano occupati o prenotati, tranne un kotatsu con un morbido cuscino poggiato a terra.

«Dice il faggio: persona "levigata", persona onorata. Irasshaimase», lo saluta Ginkgo, il proprietario, accogliendolo con gentilezza in tenuta medievale che, data la bassissima statura, lo fa sembrare un bonsai più che un samurai.

Pino, da testa di legno che è, lo ignora. Si siede e ordina un vassoio di sushi, che non tarda a venire. Tuttavia si dimostra contrariato.

«Per mille chiodini del gazebo! Ehi, piccoletto giallo, le bacchette non sono di bambù, ma di plastica!» impreca l'artigiano.

«Perdoni, dare quelle che volere lei», si scusa Ginkgo con un inchino, piegando il torso e il capo verso il cliente legnoso, cioè lagnoso.

Il gestore del locale, risentito da tale scortesia e non potendo rispondere a tono per non tradire la tipica e rinomata educazione del Sol Levante, decide di rifarsi in ben altro modo.

Il bifolco, per dessert, chiede dell’anmitsu. Gli viene servito assieme a un Biscotto della Fortuna, nel quale è racchiuso un pezzetto di carta, che di norma riporta un motto oppure una frase profetica. Appena finito di divorare il dolcetto, apre il bigliettino e legge cosa c'è scritto: «Se non vuoi che qualcuno ti seghi le gambe con una sega circolare, paga il conto. Poi, circolare!»

 

 

Mostra altro

Enza Sanna, "Epifanie"

15 Maggio 2025 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Enza Sanna

 Epifanie

 Guido Miano Editore, Milano 2025.

 

 

Poetessa, scrittrice, saggista e critico-letterario Enza Sanna è nata a Genova dove vive e opera.

Come scrive Maria Rizzi con acutezza nella prefazione a Epifanie, la raccolta di poesie di Enza Sanna che prendiamo in considerazione in questa sede, molte delle poesie che costituiscono il volume sono state scritte durante il periodo della pandemia e questo non è un caso.

A questo proposito si deve affermare che studi riconosciuti hanno dimostrato che nei tristissimi giorni della pandemia stessa molte persone che non avevano mai scritto poesie nell’era del verso libero si sono messe a scrivere versi, uomini e donne di tutte le età sono diventati poeti.

Ancora una volta quindi la poesia è divenuta tensione verso la salvezza con l’attaccamento alla vita nei giorni della paura e del dolore affinché la vita stessa non desse scacco e anche in quei giorni non mancava il desiderio di varcare la soglia della speranza, di trovare il montaliano varco per aggrapparsi a qualcosa che non poteva non essere che la scrittura poetica, praticata anche solo per sé stessi.

Epifania significa manifestazione e quindi anche misticamente la Sanna è conscia di essere mediatrice tra la musa, l’inconscio e lo Spirito Santo come diceva Borges, aggiungendovi l’impronta della sua soggettività, della sua anima e da questa mediazione con l’intervento dell’identità unica della persona, nascono i suoi versi sempre icastici e ben controllati.

A questo proposito come scrive la Rizzi la poetessa realizza la prima fuga dal quotidiano nella natura: il suo spirito entra negli alberi, nei prati, nel mare.

Da notare che il testo presenta una postfazione di Enzo Concardi profonda nel delineare la poetica della Sanna.

Nell’incontrovertibile cifra neo lirica la poetica della Sanna, connotata da una vena di riflessione dell’io-poetante sulle cose e i fenomeni, si tende alla linearità dell’incanto con una esemplare chiarezza e cristallinità che è sottesa a un pensiero complesso che comunque tende all’ottimismo come quando in un verso capovolgendo l’assunto, afferma che non c’è spina senza rosa.

Da notare che la silloge non è scandita in sezioni e che spesso leggendo queste poesie si ritrova la sensazione d’immergersi in un sogno ad occhi aperti.

Spesso il discorso si realizza in un inno alla vita come quando la Sanna scrive in Una nuvola d’oro: «Si rinnova intorno primavera/ nel risveglio della prodiga natura:/ a noi non è dato/ se non godere con gli occhi e col cuore/ dei suoi girotondi…»

In Quando la parola è immagine: «Fascinazione profonda per la bellezza/ la forza di trasmettere a chi legge/ la struggente densità dei pensieri/ degli affetti delle memorie/ dei sogni che abitano il cuore». Quella che potrebbe essere definita una poesia sulla poesia.

In Dell’invenzione poetica: «Mi sorprendo spesso a pensare/ la necessità dell’invenzione poetica/ coltivata a lungo nel cuore/ linfa vitale della nostra esistenza/ Perché l’estro poetico non è menzogna/ parola contro ragione e coscienza/ ma secondo ragione/ la cosa doveva essere/ e non è stata...»

Una grande originalità connota il poiein della Sanna in cui tutto è presunto, primevo e sorgivo.

Raffaele Piazza

 

Enza Sanna, Epifanie, prefazione di Maria Rizzi, postfazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 100, isbn 979-12-81351-48-6, mianoposta@gmail.com.

 

Mostra altro

Enza Sanna, "Epifanie"

13 Maggio 2025 , Scritto da Fulvia Donatella Narciso Con tag #fulvia donatella narciso

 

 

 

 

Enza Sanna

 Epifanie

 Guido Miano Editore, Milano 2025

 

 

Vorremmo innanzitutto citare nella poesia “Nel silenzio della natura” i seguenti versi:

a) “Ho bisogno del silenzio della natura intorno/ per scrivere nel linguaggio dell’anima” dove la poetessa Sanna è alla ricerca di una dimensione interiore:

b) il “puer aeternus” che “ferma il tempo sul pendolo della giovinezza” e “che è in ciascuno di noi…”;

c) una strumentazione verbale… “musica” che “ti fa sentir fratello ad ogni prossimo”… e che “una sideralità dell’anima/ improvvisamente offusca”, in cui la Sanna esprime rammarico per l’opacizzazione dei suoi buoni sentimenti, da parte di una realtà non sempre amica;

d) la magistrale resa paesaggistica dei versi: “il mare della costa/ teso a violentar la rena…”;

e) notiamo la metafora nella poesia “Saga di famiglia”, nei versi “il fascino isolano/ di terre separate dal mondo…”;

f) nella poesia “Una nuvola d’oro” risplendente di versi quali “una mimosa fiorita”, “dona la sua nuova d’oro/ alla mia vista stupita”, in cui si percepisce l’aura del fiore terso, che la poetessa nota con rinnovato stupore.

 

Per quanto riguarda il resto del libro, si può dire che è ricorrente lo sguardo attento di una realtà in movimento, determinante stati d’animo alternativamente di gioia, di malinconica sofferenza interiore, ovviabile tramite un fanciullesco e cristallino stupore per eventi naturali ed umani.

I nostri complimenti vivissimi alla brava poetessa Enza Sanna !

 

Ad maiora ! …

Fulvia Donatella Narciso

 

 

NEL SILENZIO DELLA NATURA

 

Ho bisogno del silenzio della natura intorno

per scrivere nel linguaggio dell’anima

e di fronte alla natura la bellezza mi nutre

che è già di per sé preghiera,

pur con i suoi equilibri troppo spesso alterati

dal nostro modus vivendi eccessivamente invasivo.

Mi vive dentro quel puer aeternus

che è in ciascuno di noi

e ferma il tempo sul pendolo della giovinezza

con i suoi rimpianti e le sue attrattive

ad alimentare una strumentazione verbale

che attiene al mondo della musica

e ti fa sentir fratello ad ogni prossimo

anche se nel quotidiano si perdon certe tenerezze

che, pur sentite, una sideralità dell’anima

improvvisamente offusca.

Passo tra i filari spogli

cui dona brezze l’oro del sole

negli occhi i colori dell’autunno

e il loro splendore anche quando il vento

ha denudato i rami.

In lontananza il mare della costa

teso a violentar la rena

punteggiata di conchiglie sparse

dove, appoggiando l’orecchio,

ne senti le voci e il mare

in questo mio paese sonoro

per l’urto dell’onda contro la scogliera.

A sera svapora il pensiero nella foschia dei ricordi

e la volubilità delle dimenticanze

mentre l’eco del tempo

accende sogni e speranze

della giovinezza.

 

 

SAGA DI FAMIGLIA

 

In questa società votata al chiasso

alla ricerca degli assembramenti,

sfida al timore del contagio

e d’ogni pandemia,

mi attrae il fascino isolano

di terre separate dal mondo,

forse dal pieno della vita,

sospese in una dimensione altra

tra alterità e solitudine

nell’impagabile sensazione

di lasciarsi finalmente alle spalle

ogni stabile certezza.

Preziose perle di mare

falesie, fortificazioni a difesa

solitarie torri di vedetta

e per la gioia degli occhi

spettacoli naturali inaspettati a illuminare

l’isola di Arturo

capitale di cultura oggi.

Nel loro esserci

accompagnate da innumeri sorelle lacustri

non meno belle

pur con un fascino più meditabondo e austero:

le tue isole, madre

l’Isola dei Pescatori, l’Isola Bella

per sempre scolpite nel tuo cuore

perché là inizia la nostra storia

la vita della nostra famiglia,

indimenticabile “saga” d’ombre e di luci

come è della vita.

 

 

UNA NUVOLA D’ORO

 

Si rinnova intorno primavera

nel risveglio della prodiga natura:

a noi non è dato

se non godere con gli occhi e col cuore

dei suoi girotondi.

Questo mi suggerisce ogni anno

una mimosa fiorita

che nel giardino di casa

dona la sua nuvola d’oro

alla mia vista stupita.

 

 

Enza Sanna, Epifanie, prefazione di Maria Rizzi, postfazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 100, isbn 979-12-81351-48-6, mianoposta@gmail.com.

 

Mostra altro

Daurija Campana, "Qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di blu, qualcosa di prestato"

13 Maggio 2025 , Scritto da Enzo Concardi Con tag #enzo concardi, #recensioni, #poesia, #pittura

 

 

 

Daurija Campana

Qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di blu, qualcosa di prestato

 Guido Miano Editore, Milano 2024

 

Abbiamo avuto – lo staff Miano e chi scrive - l’occasione di conoscere Daurija Campana e la sua famiglia nella città di Cesena, luogo di residenza, presentando, davanti a un folto pubblico, la raccolta precedente dal titolo: Sola tra memoria e dolore, della Casa Editrice milanese Guido Miano, per la quale stesi il saggio introduttivo. Fu un’accoglienza squisita, da cui è nato un rapporto fiduciario che ha generato la nascita e la pubblicazione dell’opera Qualcosa di nuovo (settembre 2024), appartenente alla collana “Parallelismo delle Arti”: l’autrice infatti è poetessa e pittrice e dunque il libro – che reca la prefazione di Michele Miano – si caratterizza per il connubio tra poesie e dipinti, essendo le diverse forme artistiche espressione di un’unica anima creatrice, di una sola sensibilità spirituale. Parole e colori s’incontrano e dialogano in qualunque caso, frutto di una felice istintività, o di un complesso e tormentato percorso interiore.

Mi soffermerò qui soprattutto sulla parte letteraria della pubblicazione, più consona alle mie competenze critiche, mentre esprimerò emozioni ed impressioni riguardo ai quadri inseriti in essa. I testi poetici di Daurija Campana penetrano in alcune dimensioni fondamentali dell’esistenza umana, toccano l’essenza delle cose e nascono da una sofferta elaborazione di eventi del passato per nulla cancellati, anzi dei quali ella vuole conservare memoria perenne. Vi sono, in tale contesto morale e spirituale simile ad un magma vulcanico, parentesi e pause o squarci di serenità conquistata a fatica, e costituiti da vissuti relazionali con la natura medicatrice e con la memoria stessa, sublimata da dolore in speranza: occorre qui leggere le poesie in cui l’autrice non si rassegna alla perdita di alcuni cari, che crede fermamente di rivedere in futuro, in altre dimensioni di vita. È questa la valenza più coinvolgente e commovente della sua poetica, in quanto tocca corde e sentimenti che, al contatto con il suo canto, possono risvegliarsi in tutti noi dal sonno in cui li abbiamo relegati per non soffrire a nostra volta.

Tale tematica è evidente in diverse composizioni. Si può citare Sera come testo paradigmatico: “Il giorno in cui potrò venire lieta/ a te ritornerò quasi ansimante/ e sotto quel cipresso che tu ami// mi troverai seduta a piene mani;/ e lì m’accoglierai con un sorriso,/ la luce brillerà sulla mia ombra// e parleremo ancor tutta la sera/ nascosti dal chiarore della notte./ Ma ora silenzioso tace il cuore// neppure sento aliti di vento/ acceso e spento il sole che ormai muore/ qui resto, né un conforto, né un colore”. Si realizza qui quella “corrispondenza di amorosi sensi” tra i vivi e i morti di foscoliana memoria, ma non solo, la poetessa esprime quella speranza cristiana del ricongiungimento con i propri cari nella dimensione della vita eterna. Sera è anche un modello formale di poesia classica: quattro terzine di immagini limpide, armoniose, dove vi è un equilibrio perfetto tra linguaggio e valenza semantica, tra fonetica e misura della parola. A Sera si possono accostare Sorrisi (“sanno ridere i nostri cuori”); il racconto fantastico contenuto ne Il lago, una sinfonia dell’infanzia, della giovinezza e della lancinante perdita di un sogno: “Da allora quanti anni son trascorsi?/ Troppi, senza di lui, e troppo pochi/ per lenire in qualche modo il dolore/ che turba dentro come una tempesta...”; Il bosco, struggente rimembranza del padre: Tu non ci sei, mi manca la tua mano/ che conduceva ogni mio passo lontano…” e L’albero, la presenza-assenza del padre.

 La Natura entra prepotentemente nella poetica dell’autrice con affinità sensitive di tipo pascoliano-dannunziano, versi onomatopeici, il segreto della pioggia-pianto (Non piace); con le rime studiate (alternanza a-c / b-d) delle sei quartine de Il canto del cuculo, un inno al lavoro nei campi dai modi pascoliani; con la delicata sensibilità rivolta alle effimere ma leggiadre creature che sono le farfalle (Vanessa cardui, Odette); con il canto alla Mietitrebbia, attaccamento alla vita agreste ormai perduta e con la leopardiana Nostalgia, tale perché rievoca la poesia di borgo cara al recanatese: qui è Meldola (“madre e matrona”), il paese natale, ad essere cantato, le vie, le piazze, la gente, le donne, i bambini, le lucciole e la “cara luna della sera”. … Poi il lettore saprà scoprire da sé le altre perle dell’anima della poetessa. Per quanto riguarda la pittura colpiscono gli occhi lucenti, profondi e gli sguardi indecifrabili, interroganti degli autoritratti; la tecnica praticamente perfetta nel dipingere i capelli delle figure femminili; i vividi colori della natura con le farfalle simbolo della leggerezza dell’essere; il pelo fulvo delle figure canine ritratto con maestria realistica…

Enzo Concardi

 

Daurija Campana, Qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di blu, qualcosa di prestato, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2024, pp. 80, isbn 979-12-81351-41-7, mianoposta@gmail.com.

 

 

Mostra altro
Pubblicità

Gabriella Carrano, "Èros e Thànatos nel mondo greco-romano"

10 Maggio 2025 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #saggi

 

 

 

 

Gabriella Carrano

 Èros e Thànatos nel mondo greco-romano

Antologia di saggi critici.

Guido Miano Editore, Milano 2025.

 

 

Gabriella Carrano, autrice del volume che prendiamo in considerazione in questa sede, è nata a Salerno ed ivi residente; è titolare di Lettere greche e latine presso il Liceo Classico Torquato Tasso della sua città. Ha pubblicato monografie afferenti all’Anglistica ma i suoi interessi sono focalizzati soprattutto sul mondo antico.

Con Guido Miano Editore ha pubblicato la raccolta di poesie Mosaici lirici (2023) e un saggio intitolato La scoperta dell’anima nell’apologia platonica (2024) rispettivamente nei volumi 17 e 18 di Alcyone 2000-Quaderni di poesia e di studi letterari.

Come scrive Enzo Concardi nell’acuta premessa sono sei i saggi critici di questa antologia, visitatrice del mondo culturale e ideologico ellenico e latino, sulla tematica complessiva riguardante alcuni aspetti di Eros e Thanatos nel mondo greco-romano.

A livello di categorie Eros e Thanatos in tutte le culture ipostatizzano un discorso complesso e approfondendo l’argomento si può affermare che all’Eros che dovrebbe incarnare l’amore e la vita, come contraltare esiste anche la modalità del Pathos che è dolore specialmente se riferito alla sfera erotica e amorosa.

Il pregio della scrittura saggistica della Carrano è quello di raggiungere la sintesi tra acribia e discorsività, tra complessità e chiarezza, elemento che trasporta il lettore nelle atmosfere della classicità, che sembrano rivivere, riattualizzarsi con la loro visione del mondo diversissima da quella della nostra attualità e che sono portatrici, anche tramite l’arte, di un fascino arcano.

Proprio per la chiarezza e comprensibilità dei concetti profondi espressi in queste pagine viene spontaneo credere che questa pubblicazione possa essere diffusa e letta non solo dagli addetti ai lavori, dai professori e dai cultori dell’antichità, ma anche dagli studenti liceali e universitari per perfezionare i propri strumenti nell’approccio alla cultura e alla letteratura greca e latina in modo empatico e profondo e forse questa idea era già presente nella mente della Carrano prima di scrivere questa acuta e poderosa opera, che non a caso pare avere anche un intento divulgativo.       

Eclettica è la serie delle tematiche che la Carrano ci presenta in questo composito lavoro, suddiviso nei seguenti capitoli: 1. Introduzione Le origini della tragedia e del tragico le riflessioni di Mario Untersteiner, 2. Eros e Thanatos nell’epos, il desiderio e il dramma della conoscenza nella trasfigurazione di Ulisse. Il viaggio dell’ulisside tra arethè e entropia planetaria. 3. Patogenesi dell’Eros al femminile nell’universalità del dramma classico Fedra, Medea, Didone tragedie di passione, passioni della storia. 4. Il fiore di Nosside in tessa Locrese balsami alessandrini per una mistica della femminilità. 5. Ovidio e le pratiche abortive Ethos elegiaco e scienza ellenistica in Lucrezio e negli elegiaci. 6. La meditatio mortis tra finis et transitus: i traslati del lessico e dell’interiorità.

Tutto in questo volume diviene un esercizio di conoscenza e le concezioni sull’Eros e Thanatos nell’antichità divengono un viatico e una provenienza per la vita nel terzo Millennio che ha per modello delle società dei vari popoli caratteristiche lontane anni luce per usi e costumi, visioni del mondo e tecnologia da quella degli antichi greci e degli antichi latini.

Nel Novecento Eros e Thanatos come pulsioni sono stati oggetti di studio e di approfondimento anche da parte di Freud e della psicoanalisi come poli antitetici della personalità umana che nel loro fondersi fanno in modo che in un certo senso si delinei ed emerga l’identità della persona.

Emerge che Eros e Thanatos come categorie fondanti si realizzino in due maniere diverse ma che possono essere considerata l’una lo specchio dell’altra e viceversa e queste due modalità sono ovviamente la letteratura e la vita che è anche quella dei lettori delle stesse opere letterarie nei loro vari generi.

Viene spontaneo leggendo i saggi che costituiscono il volume riflettere sulla varietà degli argomenti trattati e cercare di definire quali di essi hanno attinenza con la sfera dell’Eros e quali altri invece con quella di Thanatos.

Per esempio quando viene detto l’omerico Ulisse con la sua sete di conoscenza e sapendo che l’eroe del mito greco è un vincente pare che implicitamente si voglia alludere ad argomenti che hanno a che fare con l’Eros non solo a livello amoroso, ma anche con quello della pienezza dell’essere, della realizzazione materiale e spirituale dell’individuo con il suo diritto alle felicità.

Viceversa quando viene detta la patogenesi dell’eros femminile con gli esempi di Didone e Medea siamo ovviamente in un universo di pulsioni di sofferenza fortissima e di morte per la qualcosa si può affermare che qui si debba parlare di Thanatos e di perdita, connessa ad alienazione e al male di vivere del peggio possibile, del baratro.

Nel momento in cui vengono detti i balsami alessandrini per una mistica della femminilità si rientra nella sfera dell’Eros perché misticismo ed erotismo si toccano mentre nelle riflessioni latine sulla morte ovviamente si entra nel campo di Thanatos anche se pare che la stessa morte venga vista serenamente.

Un’opera profonda quella della Carrano perché ogni lettore riesce a scorgere nelle situazioni da lei utilizzate prese dalla mitologia greca e latina, avvenimenti che riguardano anche l’etica di tutti i tempi; per esempio quando Ovidio si scaglia contro il fenomeno dell’aborto possiamo vedere una similitudine tra l’atteggiamento del poeta latino e quello della Chiesa Cattolica del Terzo Millennio sullo spinosissimo tema dell’aborto stesso.

Sicuramente se consideriamo questo volume in toto ai può affermare che oltre ad essere un’opera letteraria ha una fortissima valenza anche filosofica, psicologica, pedagogica e anche vagamente antropologica.

Una trattazione precisa esauriente e completa di tale opera non si può esaurire in una recensione come in questo caso e richiederebbe a sua volta un saggio corposo e profondo.

Raffaele Piazza

 

Gabriella Carrano, Èros e Thànatos nel mondo greco-romano, premessa di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 124, isbn 979-12-81351-43-1, mianoposta@gmail.com.

        

Mostra altro

Gabriele Giuliani, "Quartine"

9 Maggio 2025 , Scritto da Rita Bompadre Con tag #rita bompadre, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

“L'Uno diventa Due, /i Due diventano Tre, /e per mezzo del Terzo/il Quarto compie l'Unità” (Maria Profetissa) Questa intestazione appartiene a Quartine di Gabriele Giuliani (RPLibri, 2024 pp. 160 € 16.00) ed esprime nel contenuto il pensiero alchemico che contraddistingue l'intero orientamento del libro. La poesia di Gabriele Giuliani scompone l'interpretazione esoterica e simbolica dei segreti dell'esistenza umana. La seducente intonazione dei versi insegue il desiderio del poeta di abitare i sentimenti e di trasformare la percezione compiuta dello spirito, collega l'ascendente enigmatico delle parole all'antica sapienza di esaminare il significato filosofico del numero, inteso come principio di tutte le cose, di identificare ogni entità del reale in una relazione riconducibile alla natura del numero e alla sua stessa sostanza. Gabriele Giuliani analizza la propria visione del mondo attraverso l'iniziatica descrizione di ogni impressione vitale, il vincolo ancestrale e perfido tra anima e corpo, illustra il requisito della conoscenza come strumento speculativo di ricerca interiore, contempla il mutamento occulto delle emozioni, sperimenta l'oscillazione contrastante dell'equilibrio e l'inquietudine incalzante nella psiche umana, elabora l'identificazione del caos, dirige l'armonia cosmica, riconoscendo la purificazione dello spirito nel divenire, disgiunge l'essenza primordiale in un paradigma riflessivo di comunicazione e di comprensione con l'universo. Quartine suggerisce la suggestione del numero quattro, ricco di affascinanti definizioni nel mondo della numerologia per la sua consistenza perfetta, l'elemento rappresentativo, punto di riferimento determinante. Gabriele Giuliani circonda di un'aura impalpabile e ipnotica il rinnovamento della consapevolezza, addensando di luci e di ombre il proprio cammino di estensione emotiva, emana le introspettive tematiche della sua opera poetica con l'espediente complesso e intellettuale delle metafore, il carattere geometrico della decifrazione, le proprietà ascetiche e misteriose dei rimandi letterari, la radice impenetrabile e indecifrabile dell'indagine poetica, il sostegno attendibile della ciclicità del tempo, svelato all'incarnazione catartica degli avvenimenti. Il libro concede al lettore una lettura analitica stimolante, foriera di autentiche esortazioni per sostenere la superficie fertile della vita, accompagnare le inclinazioni dell'inconscio, gli interrogativi esistenziali, l'insinuazione istintiva e la certezza razionale, la spontaneità della bellezza. La scrittura di Gabriele Giuliani rivela il disorientamento fatale del destino, impresso nella necessità inalterabile di ogni legge di natura, traduce l'efficacia esclusiva della coscienza, l'indicazione prospettica dell'universo e della materia. Attribuisce all'esperienza del sentire la prima, persuasiva indicazione assimilabile all'evocazione animista, illumina le intuizioni dell'anima, segue l'incantesimo del poeta che percorre un prodigioso cammino elegiaco, offre fascinose e visionarie corrispondenze nel mezzo espressivo, nel criterio esplicativo, piegato alle esigenze del trascendentale, parafrasando i passaggi cognitivi come l'ispirazione, lo stupore, il presagio e la sensibilità. Gabriele Giuliani dona l'accordo ai suoi versi con la saggia versione dell'archè, componente originaria della realtà, infiamma la dicotomia tra essere e apparenza, oltre la sensazione della decadenza, nella vocazione linguistica dell'origine artistica.

 

Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

Discorso estivo

 

Evapora il vecchio apparecchio,

si lasciano andare le parole disidratate

e nel mondo senza senso:

la rubiconda tipografia d'un discorso alla carne.

 

 

Pioggia

 

Come le ali d'una tortora

lo scricchiolio del tetto

racconta la prima goccia

che ha disegnato la linea dei monti.

 

 

Stelle nel vigneto

 

Le nuvole affamate

divorano ottantotto grappoli di cielo

e sulla gelida terra

s'accende un firmamento

 

 

D'estate non si muore

 

Le notti spiaggiate, madide di stelle, svelano il senso.

Con le nuvole che costruiscono castelli di sale

e la schiuma-fiore-di-mirto che rinasce col sole

una voce canta l'inizio che discende dall'acqua.

 

 

Il consiglio di Antonia Pozzi

 

Socchiudi l'arco delle palpebre,

lascia andare lo sguardo verso

bianche sponde, la luce d'un mare mosso

in un verde ipnotico di fronde.

 

 

Refrain

 

Comunione e condivisione:

rapsodica visione ombra d'illusione,

sogno d'espressione d'una vita

assimilare alla sillabazione.

 

 

Ombre teatrali

 

Assetate dalla luce d'una nuova scena

non sanno mai

che lo spettacolo allestito

è finito con l'arrivo del sipario.

 

Doplero

 

Nel buio della stanza accendo una sigaretta

per vedere fiocamente

per giocare con la mente

e capire se ricordo tutte le tue linee.

 

 

Raccoglitore

 

No, non sono fogli. Sono giorni e giorni.

Giorni che fanno anni e anni.

Anni che fanno una vita.

Vita vissuta dentro e fuori, sui fogli.

 

 

Mostra altro
1 2 > >>