Amelio Cimini, "In cammino, 50 anni di poesia i musica"
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Amelio Cimini
In cammino, 50 anni di poesia in musica
Guido Miano Editore, Milano 2025.
Questo libro in versi del sacerdote Amelio Cimini dal titolo In cammino non è a rigore un libro di poesie ma di canti, canti liturgici. Il poeta, o meglio il cantore, è infatti un musicista, molto prolifico, e dedito soprattutto alla musica sacra popolare. Sacerdote, non solo unisce alla missione di pastore anche quella di insegnante, nei seminari, nei licei e negli istituti di scienze religiose, ma riserva pure ampio spazio di tempo anche all’arte musicale; ha fondato infatti l’Associazione “Musica e vita” che per lui sono un binomio inscindibile: “Musica che nasca sempre dalla vita” e nel contempo una “vita che diventi sempre più musica!” (Musica e vita).
Sensibile ai suoni del Creato, don Amelio Cimini vede in questo lo specchio dell’Amore di Dio che invita a Sè: “Suoni del creato intorno a noi … voci di innocenza e di umiltà: / tutto è un grande invito del suo Amor!” (Musica e vita) perché nel Creato “Tutto parla e ci conduce a Dio: / dal vivo scintillar dei cieli / a quest’aria che ci avvolge!” (La vera vita).
Se queste poesie in effetti sono canti, è pur vero che questi canti sono poesia. E dal momento che la poesia ha come prerogativa la parola, questi canti sono poesia perché ci parlano: parlano al cuore, lo vivificano, lo risvegliano, lo orientano alla dimensione divina. È l’amore di Dio che il sacerdote, musicista e poeta, fa pulsare nell’interiorità dell’animo di chi legge, e pure lo illumina su un aspetto della esistenza, tanto oscuro e misterioso quale è il senso della vita. Nei suoi versi, nei suoi ritornelli si avverte che, qua e là, fa capolino il pastore. La sua opera, dunque, anche in campo musicale, è evangelizzazione. “Vera è solo quella vita / consumata nell’amor/ purissimo e intenso / del mio Signor!” (La vera vita). E ancora: “Senso ha la vita soltanto se diventa / dono agli altri in umiltà” (Vocazione) e spiega come “…per dare un senso a questa umanità, / prese Lui stesso il volto dell’Amor!” perciò di riflesso: “…se tu ami Egli è con te / Il mondo guarderà / e allora scoprirà / il volto di Cristo dentro te” (Lungo le rive).
Originale e significativo il paragone che il sacerdote fa tra l’essere umano e l’epistola: “Siamo una lettera di Dio: / è realtà! / Dio mi ha mandato al tuo indirizzo / e te al mio!” (“Ogni creatura è speciale e personale messaggio vivente per l’umanità” afferma nell’introduzione al componimento) e, per quanto riguarda lui, così prorompe: “Voglio esser sempre messaggero / di ciò che pensa e fa il mio Dio!” (Lettere vive).
Nei versi di don Amelio Cimini avvertiamo Dio, che si manifesta anche nei fatti e nell'uomo, oltre che nella natura, come verità, verità che è amore, e non solo, ma anche amore che è bellezza. “La vita, sai, è libertà / fondata sulla verità, / vissuta nella carità.” (Se scende la sera). La vita “…è amore fatto per amare, / è luce per illuminare questa umanità.” (Il cielo è blu). Viene colta di Dio la verità, la Bontà e la Bellezza.
Bellezza che ci giunge anche attraverso lo stile del linguaggio, come quello di Gesù, sobrio, terso, cristallino; pregno di insegnamenti, intriso di luce e di calore. Talora vertici di poeticità: “Splendono in cielo e danzano le stelle, / rendono omaggio al loro Creatore; / solcano i mari e danzano i pesci” (Il fuoco di Betlem). Nel complesso il suo è il linguaggio della vita. Come la musica.
“La vita è una canzone…è un cammino” (La vita), un cammino che ha come meta l’infinito, l’Eternità. “Se guardi la tua vita / in chiave di eternità, riscopri un po' il coraggio, ritrovi serenità.”
E se talora il cammino è aspro e duro, se ci si affida e si confida in Dio, “Egli ti donerà la gioia.” Ecco perché la vita è musica perché la musica è gioia. La vita è una canzone.
E se pensiamo a Sant’Agostino che affermava che chi canta prega due volte, allora i canti di don Amelio Cimini non solo sono poesia, ma anche sono preghiera.
Maria Elena Mignosi Picone
Amelio Cimini, In cammino – 50 anni di poesia in musica; a cura di Marco Zelioli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 64, isbn 979-12-81351-10-3, mianoposta@gmail.com.
Maurizio Zanon, "Il soffio salvifico della poesia"
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Maurizio Zanon
Il soffio salvifico della poesia
Guido Miano Editore, Milano 2025
L’eco dei passi dell’autore veneziano, Maurizio Zanon, ascoltato in Tutto fu bello qui e in Fralezze, torna a risuonare nell’antologia poetica Il soffio salvifico della poesia, introdotta magistralmente da Enzo Concardi, che mette in rilievo come il lirismo rappresenti per il nostro autore il modo di superare il disagio esistenziale. Ho esordito parlando di ‘eco dei passi’, perché dalla lettura della prima raccolta di poesie ho avvertito la sensazione di camminare accanto al prolifico poeta veneziano che, a mio umile avviso, patisce poco il mal di vivere, è semplicemente consapevole che impariamo e cresciamo attraverso il dolore. La pena quotidiana consiste nel prendere atto, come afferma Khalil Gibran che “amare la vita attraverso la fatica è penetrarne il segreto più profondo”. Zanon denuncia la crisi di valori nella quale siamo precipitati, che coinvolge l’intera civiltà, asservita al sistema finanziario, invece di esserne la padrona. Per evitare di sopravvivere occorre un forte rispetto per se stessi, puntare all’eccellenza, possedere la dote dell’intensità, sacrificarsi per un domani migliore. Sono certa che Zanon possieda queste doti, e conosca l’unica rivoluzione possibile, quella dello spirito. Non a caso la lirica dal titolo pessimistico “…E così muoio piano piano” , tratta dalla silloge “Tutto passa”, termina con il verso ossimorico: “E sogno come un bimbo sogna”.
La scelta delle poesie per questa raccolta antologica sembra mirata a evidenziare i nuovi stati d’animo del poeta. Tutto è stato bello, ma ‘panta rei’ e il fiume nasce diverso ogni giorno… per dirla con Eraclito. L’instabilità della condizione umana è un dato di fatto inconfutabile e la gioventù, con il suo delirio di onnipotenza, diviene inevitabilmente sempre più lontana, ma leggendo l’esistenza con occhi lirici gli anni tendono a serbare le delicatezze passate e i corpi sono geografie di storie. Il nostro canta in “Riflessione pomeridiana”, dalla raccolta “Un treno carico d’inquietudine”: “Ho l’età dei morti, / ma l’ingenuità di un bimbo…”. Mi si potrebbe accusare di cercare, come rabdomante, i versi tesi alla redenzione, in realtà mi arrogo il diritto, che non mi spetta, di conoscere i meandri dell’anima di quest’autore legato alla città lagunare, intima, vicina e al tempo stesso, lontana, esotica.
Nel pensare a Venezia il pensiero corre alla musica, al sogno e all’altrove. E Zanon è figlio in ogni aspetto artistico e umano della sua città che non è terra né mare. “Il cielo / che sia azzurro oppure bigio / porta in sé / quell’alone di mistero / a uomini oscillanti come noi / sul filo della solitudine” - “Il cielo” da Fralezze. Questa lirica, riportata per intero, credo rappresenti in pieno il poeta, e pur terminando ‘in battere’, ovvero in modo forte e negativo, per ricorrere al linguaggio musicale, rende ancora e sempre l’idea della levità e della raffinatezza che lo caratterizzano. I versi di Zanon sono note di arpa, che in araldica è simbolo di tranquillità e animo eletto.
A livello stilistico l’antologia sublima gli aspetti riscontrati nelle varie sillogi. Attraverso l’uso sapiente di figure retoriche, allitterazioni, assonanze, rime e un timbro assordante, il Nostro crea un flusso armonioso che amplifica il significato dei sentimenti espressi. Si potrebbe asserire, senza timore di esagerare, che Maurizio Zanon incarna la poesia. La incarna nel modo di intendere le isole care della memoria, tenerissimo il desiderio di ‘rivivere un giorno solo della giovinezza’; nel dolore per un clima che muta i paesaggi e rende l’uomo artefice e vittima del suo destino; la incarna nel legame verso ‘la sua città sulla laguna, venduta e ferita’; e soprattutto la incarna in un amore vero, raro, incontaminato, che ‘andrà oltre il cielo, oltre il mare, a spiare chissà quale luna’. Nell’antologia l’ottimo Floriano Romboli mette a confronto l’amore del nostro poeta per Venezia e per la sua donna, pur nelle altalenanti stagioni della convivenza, e il sentimento straniante della poetessa americana Emily Dickinson, che dall’iniziale passione involve in un ‘gelido cupio dissolvi’.
L’intera opera completa l’affresco di Maurizio Zanon, che come stampa antica, si staglia sui tramonti lagunari e intona il suo canto leggero e intenso, che ammalia il lettore e lo avvolge in un respiro infinito.
Maria Rizzi
Maurizio Zanon, Il soffio salvifico della poesia, prefazioni di Enzo Concardi, Floriano Romboli, Gabriella Veschi; Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 80, isbn 979-12-81351-50-9, mianoposta@gmail.com.
Gabriella Carrano, "Èros e Thànatos nel mondo greco-romano"
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Gabriella Carrano
Èros e Thànatos nel mondo greco-romano.Antologia di saggi critici.
Guido Miano Editore, Milano 2025.
I temi trattati da Gabriella Carrano nei sei saggi che compongono Eros e Thanatos nel mondo greco-romano (Guido Miano Editore, Milano 2025) sono molti, ma qui ne possiamo indicare solo alcuni, importanti perché, per dirla col prefatore Enzo Concardi, ci fanno «scoprire dimensioni umane oggi forse perdute nelle grandi illusioni tecnocratiche, virtuali, egotistiche, socialmente liquide» (Premessa, p.8).
È un libro dotto, ma che tutti possono apprezzare, perché le citazioni greche e latine sono tradotte e spiegate in modo che chiunque possa comprenderle. Così, attraverso analisi e tendenze interpretative di alcuni autori greci e latini, siamo portati a spasso attraverso i secoli.
A partire dalle riflessioni di Mario Untersteiner sulle origini della tragedia antica, si vede come essa sia stata capace di unificare il particolarismo di Atene nei secoli V e IV a.C. ed il cosmopolitismo ellenico, ed anche il sentimento profondo di diversi popoli e civiltà nel lungo trascorrere del tempo. Se ciò è potuto accadere, è per la sempre uguale partecipazione emotiva degli spettatori.
In particolare la Carrano presenta la tensione tra il ruolo tradizionale della donna nel mondo greco antico (curarsi della casa e mettere al mondo dei figli, preferibilmente maschi) e l’emergere di una nuova voce ‘al femminile’. Ci presenta i forti personaggi femminili di Euripide, Medea e Ifigenia, che incarnano la lotta per l’autonomia e la giustizia nonostante la loro condizione ingiustamente limitata dalla società del tempo: esse non sono solo custodi della casa, ma anche agenti di cambiamento. La tragica complessità delle passioni femminili nel teatro classico è scrutata ripercorrendo altre figure, come Fedra e Didone, per le quali l’amore è passione, sì, ma anche delirio, vergogna e rovina. Sono figure che rivelano la complessità e il dramma della condizione femminile, e le loro vicende tragiche evidenziano sfide e sofferenze, rivelano vulnerabilità e forza: sono vittime che affrontano e pongono profondi dilemmi morali e sociali. Le loro passioni non solo ne influenzano le vite, ma hanno anche ripercussioni storiche e culturali, e diventano emblema di conflitti più ampi che attraversano le diverse epoche, fino a noi.
La Carrano non guarda solo al teatro, ma anche alla poesia lirica greca. Ne Il “fiore” di Nosside in terra locrese vibra una delle ultime voci femminili del mondo ellenico, seguace di Saffo: Nosside (cui la città di Locri dedica il contemporaneo “Premio Internazionale Nosside di Poesia”). Questa “mistica della femminilità” rappresenta un caso unico nella poesia femminile del greco tardoantico, con la sua scrittura epigrammatica in un linguaggio dorico ricco di immagini, raffinato, dalla struttura metrica elegante: un’ibridazione che evidenzia una poetica realistica e individualistica. La sua visione dell’amore, in un contesto aristocratico e tutto sommato matriarcale, è espressa come esperienza terrena più che come aspirazione all’immortalità. Il suo canto d’amore, che contrasta coi temi guerreschi tipici dell’archetipo antropocentrico della cultura greca dell’epoca, ha influenzato molti poeti successivi e contribuito alla rinascita della poesia femminile.
Altro tema affrontato dalla Carrano è il “viaggio di Ulisse” come raffigurazione del perenne “desiderio e dramma della conoscenza”. L’eroe omerico, figura centrale nell’èpos greco, ricorre nella letteratura da Omero a Dante ed oltre, fino agli autori contemporanei, ed il suo viaggio è da sempre e per sempre metafora di ricerca e scoperta, di tensione tra centro e periferia, simbolizza l’anelito umano verso l’immortalità e la saggezza, riflette le ansie e le aspirazioni dell’intera umanità.
L’Autrice prende in considerazione anche la poesia lirica latina nel saggio Ovidio e le pratiche abortive. Del poeta mette in luce, in contrasto con le filosofie libertine, l’opposizione alle pratiche abortive, considerate un crimine contro la vita (anticipando i dibattiti moderni sulla dignità umana e il valore della vita). La sua visione dell’eros coniugale è centrale, in una Roma da lui prefigurata come paradigma di un mondo ideale, dove fides e pudicitia sono proposte contrapposte alla luxuria imperante a quel tempo; perciò Ovidio utilizza i miti classici di Teti, Rea Silvia e Venere per dimostrare l’importanza della vita e della procreazione. Il messaggio è chiaro: la vita è sacra, va rispettata, e l’aborto è un atto che va contro la natura e la moralità.
Ultimo tema presentato è quello della morte: la meditatio mortis di Seneca, che non la affronta in chiave escatologica, ma esistenziale, utilizzando metafore per descrivere il divenire della vita. Esplora Thànatos attraverso la metafora della clessidra, presentando la vita come un continuo scorrere verso la morte; utilizza la metafora del fiume per descrivere il flusso inarrestabile del tempo e della vita ed illustrare la transitorietà dell’esistenza umana. Seneca usa un linguaggio incisivo per presentare la drammaticità della condizione umana, che solo la consapevolezza della morte porta ad un livello riflessivo, in cui la memoria è elemento chiave: rievocare il passato è un modo per affrontare la brevità della vita. Seneca, parlando di libertà interiore e valore del tempo, sostiene che la vera libertà è nella capacità di vivere pienamente il presente, per affrontare la fugacità della vita, che scorre rapidamente – il che spinge a vivere in modo più autentico e significativo. In ciò, Seneca anticipa molti aspetti del pensiero cristiano.
Questo bel libretto di letteratura classica, insomma, è un valido strumento di supporto per studenti e studiosi, un libro parascolastico, ma anche di approfondimento critico per chi voglia conoscere meglio l’eredità a noi giunta dalla classicità.
Marco Zelioli
Gabriella Carrano, Èros e Thànatos nel mondo greco-romano, premessa di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 124, isbn 979-12-81351-43-1, mianoposta@gmail.com.
LA POESIA DI WANDA LOMBARDI NELLA CRITICA ITALIANA
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LA POESIA DI WANDA LOMBARDI NELLA CRITICA ITALIANA
Guido Miano Editore, Milano 2025
La poesia di Wanda Lombardi nella critica italiana è una pubblicazione fresca di stampa (maggio 2025 - Milano), curata dalla Casa Editrice Guido Miano per i tipi della collana Il Cammeo. Trattasi di un’opera appartenente alla saggistica letteraria, in quanto raccoglie prefazioni, recensioni, premesse, comparazioni tematiche e stilistiche con autori stranieri, analisi ragionate delle interpretazioni critiche. Nella presentazione, curata da Maria Rizzi, vengono sottolineati soprattutto i motivi fondamentali della poetica di Wanda Lombardi, intorno ai quali ruotano in sostanza tutti gli interventi scelti ed entrati a far parte di questa antologia della critica; motivi che si possono sintetizzare emblematicamente intorno a parole-chiavi, come: spiritualità, anima, realismo mistico, ricerca della pace interiore e fra i popoli, presenza di Dio nella vita quotidiana, l’educazione della gioventù, la triade dolore-pessimismo-speranza, le radici sannitiche (la poetessa è nativa di Morcone in provincia di Benevento), fede nella Trascendenza. La Rizzi sottolinea anche il contributo della Lombardi alla cultura locale e nazionale, poiché “… le sue opere sono state inserite presso biblioteche… a disposizione degli studenti, realizzando il suo desiderio di lasciare un tesoro non solo morale alle nuove generazioni...”. Un dato biografico significativo è l’esperienza vissuta al Nord come insegnante nelle scuole secondarie; conclusa la fase didattica è tornata nell’amato Sannio, dove si è dedicata alla scrittura, dalla quale emergono inequivocabilmente i segni di una giovinezza non felice, causa della sua visione dolorosa dell’esistenza.
La poetessa in realtà, oltre che alla lirica in versi - sulla quale è strutturata la pubblicazione che stiamo presentando - si è dedicata anche ad altri generi letterari e principalmente la narrativa e il teatro: vorrei qui richiamare l’attenzione del lettore soltanto su alcuni titoli significativi, emblematici, paradigmatici del suo approccio alla realtà, che quindi suggeriscono per proiezione la cifra letteraria personale. Tra le sillogi poetiche: Il senso della vita, Nel vento dell’esistere, Voci dell’anima, Oltre il tempo, Nel silenzio. Tra le opere in prosa: Sulla scia del destino (romanzo), Proverbi e modi di dire morconesi (studio linguistico). E la commedia Una volta ...c’era. Prima del florilegio critico sulla sua poesia, era già stato pubblicato un lavoro simile, ovvero Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Wanda Lombardi (a cura di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2022). E ora è doveroso citare gli AA.VV. che hanno apposto la loro firma in calce agli stralci critici editi, e cioè il coro di voci costituenti le diverse interpretazioni della poetica lombardiana: Amato Fabio, Angrisani Alfonso, Castrucci Anna, Cauchi Tito, Cerniglia Rossella, Concardi Enzo, Luzzio Francesca, Magrograssi Sandra, Manitta Giuseppe, Mellea Marcella, Miano Guido, Occidente Lupo Rita, Onorato Carlo, Pardini Nazario, Piazza Raffaele, Prisco Ada, Rizzi Maria, Romboli Floriano, Rubino Monica, Santoro Mario, Veschi Gabriella, Zelioli Marco.
Infine, per concludere, spulciamo qua e là un paio di lacerti dei nostri critici, lasciandoli anonimi per non scontentare nessuno, e che consentiranno ulteriormente un certo avvicinamento alla personalità artistica della Lombardi: «... In questi testi, la dimensione paesaggistica, densa di suggestioni affettive e nostalgiche, appare devotamente ancorata al passato e al ricordo. In altri testi, ci discostiamo decisamente da questa visione, attraversata da una mite e fluente elegia dove il paesaggio è trascrizione dell’anima, per inoltrarci nei dedali di un “presente” che traccia un quadro sconfortante del decadimento dell’odierna società nei suoi valori più alti ed autentici, e del trionfo di nuovi idoli - potere e denaro - che in un egoismo sfrenato conducono all’odio, alla sopraffazione e alla violenza ...». «... Ne consegue anche la scelta fideistico-religiosa quale atto di ferma speranza e di abbandono alla volontà di Colui che intende appieno i desiderî e le necessità delle sue creature. In alcuni luoghi la voce dell’autrice assume i tratti dell’invocazione accorata, dell’intensa preghiera...».
Non resta che leggere il saggio per scoprire tutto il resto.
Enzo Concardi
AA. VV., La poesia di Wanda Lombardi nella critica italiana, prefazione di Maria Rizzi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 104, isbn 979-12-81351-57-8, mianoposta@gmail.com.
Marco Zelioli, "Speranze di pace"
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Speranze di pace
Marco Zelioli
Guido Miano Editore, Milano 2025.
Speranze di pace, di Marco Zelioli, coniuga desideri, aspirazioni, progetti, che gran parte dell’umanità - o almeno coloro che vengono chiamati “uomini di buona volontà” - vorrebbero veder realizzati nella convivenza fra i popoli della Terra, al di là di ogni differenza esistente fra i gruppi umani che abitano il Pianeta, sia essa di carattere economico, sociale, politico, ideologico, religioso o altro. Le meditazioni dell’autore, se da un lato sono state sollecitate dagli eventi bellici degli ultimi tre anni, come egli stesso dichiara nella Nota di apertura, non costituiscono solo un richiamo all’attualità storica mondiale, ma intendono portare avanti un discorso più generale ed universale sul valore della pace come bene e dono prezioso che non va disperso e come volontà divina: «Non uccidere» (Quinto comandamento, Esodo, 20, 13) che dunque sancisce la natura sacra della vita, appartenente soltanto a Dio, e che nessun uomo può arrogarsi il diritto di sopprimere.
Forse per questo egli ha suddiviso il libro in tre parti: Guerra e pace, dove esprime il suo punto di vista - quello di un credente che è sequela degli insegnamenti evangelici e della Chiesa; Settimana santa e Via Crucis, dove i suoi commenti agli ultimi eventi della vita del Cristo assurgono anche a preghiera per la pace, un atteggiamento che contiene perdono, misericordia, pentimento, elementi necessari per essere costruttori di pace. Un messaggio allora che possiede basi teologiche e cristologiche, ma aperto a tutti coloro che ritengono la guerra disumana, perniciosa, inutile, imposta dai potenti per i loro interessi. A proposito si potrebbero citare alcuni versi di Bertolt Brecht, notoriamente pensatore marxista, ma non ortodosso, del Novecento: «La guerra che verrà non è la prima./ Prima ci sono state altre guerre./ Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti./ Fra i vinti la povera gente faceva la fame./ Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente» (dalla poesia La guerra che verrà o anche Breviario tedesco).
Vi sono nei testi alcuni passaggi-chiave per un cammino di pace - talvolta singole parole, talaltra versi interi, o anche più versi - che ricorrono con maggior frequenza, poiché indicano la strada da percorrere per acquisire disposizioni d’animo, cultura, mentalità, valori … necessari (conditio sine qua non) per realizzare veramente ciò che ancora oggi sembra essere sogno o utopia, da quando ci furono la caduta iniziale nel giardino dell’Eden (il peccato originale), il primo omicidio perpetrato da Caino su Abele, dando così inizio alla progressiva decadenza e divisione dell’umanità, poi dilagate con le conseguenze derivate dalla costruzione della Torre di Babele (Genesi 11,1-9), ovvero l’atto di ybris (orgoglio, superbia) da parte degli uomini verso Dio, principale responsabile della confusione linguistica fra i popoli del mondo: non si compresero più e iniziò la storia delle guerre perpetue, come in effetti è stata finora la storia umana.
I passaggi-chiave indicati da Zelioli non sono soltanto concetti intellettuali, sì nobili ma che lasciano le cose come stanno, ma devono farsi vita, incarnarsi in ogni persona e nelle strutture familiari, sociali e politiche: una generalizzata conversione alla pace è l’unica via possibile, così come nella storia sacra si è verificata l’Incarnazione del Cristo per la salvezza dell’uomo.
Seguiamo allora il nostro autore nel suo procedere e scopriamo quanto egli ami la pace con le sue accorate invocazioni a favore del dialogo e del cessate il fuoco, il “mai più la guerra” di Paolo VI: «Chiese d’Oriente, Chiese d’Occidente,/ brandite come arma la preghiera/ perché non passi come nulla fosse/ lo scempio che si compie con la guerra…» (Pace contro guerra 2). Ci furono anche in passato parole-chiave contro la guerra, come quella famosa di Benedetto XV (1° agosto 1917) che in un’esortazione apostolica indirizzata “ai capi dei popoli belligeranti” definì la Grande Guerra una “inutile strage”, locuzione utilizzata per la prima volta nella storia per dare un volto reale ad un conflitto: appello purtroppo inascoltato.
In Cento giorni troviamo i versi: «Eppur fratelli tutti noi nasciamo...» ma spesso «...ci scordiamo com’è bello/ e dolce che i fratelli stiano insieme». Fratelli tutti è una Enciclica (3 ottobre 2020) di Papa Francesco sulla fraternità e l’amicizia comunitaria, il cui titolo risale alle parole che il Santo di Assisi usava scrivendo ai fratelli e alle sorelle per proporre loro una forma di vita evangelica. E i due versi successivi (nel testo di Zelioli in corsivo) sono mutuati dal Salmo 133 di Davide, sovente cantato nelle liturgie cristiane.
Altro passaggio-chiave lo scopriamo fin già dal titolo della poesia Il perdono, via per la pace: «C’è troppa gente che pensa, convinta:/ “Quelli che donano il perdóno pèrdono”./ Invece è un modo semplice per vincere/ ogni conflitto fino alla radice…». Solo così si può spezzare la catena perversa di odi e vendette, «se vuoi la pace», «prepara la pace!».
Se il lettore visiterà almeno tutta la prima parte del libro, s’imbatterà in altre espressioni foriere di pace, in primis la speranza, la virtù teologale che supera le paure per realizzare i sogni, che si fonde con la preghiera, che rende possibile quel che sembra impossibile. La pace è una beatitudine evangelica e l’uomo di pace in situazioni di guerra si preoccupa delle vittime innocenti: questo ci ricorda Zelioli, non si può restare inerti ad osservare lo scempio delle ingiustizie, l’uccisione dei bambini, il grido delle madri di ogni terra e di ogni tempo; la cura del prossimo diventa ora ancora più urgente per chi vuole essere umano e cristiano. Tutti coloro che sono seminatori di morte sono chiamati in causa dall’autore, nelle guerre alla ribalta e nelle guerre dimenticate, che siano all’est o all’ovest, a destra o a sinistra: «Ascolta, Israele! Ascolta il tuo cuore!/ Non ascoltare la ruvida legge/ dell’occhio per occhio, dente per dente/ che infiniti lutti adduce alla Terra!// Cerca la pace con ogni straniero,/ ché tale tu fosti a lungo in passato/ e solo in pace trovasti giustizia.// Ritorna ad essere esempio di vita,/ non portatore d’orribile morte.// Per te invocasti pace: ora donala!» (Convivenza pacifica).
Infine assume un sapore profetico e di testimonianza in tali contesti, rivisitare le altre due parti del libro: Settimana santa e Via Crucis, ovvero le radici della missione del Cristo, un messaggio di salvezza e di pace per l’umanità.
Enzo Concardi
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L’AUTORE
Marco Zelioli (Monza, 1951) ha insegnato materie letterarie e diretto scuole statali in provincia e in città di Milano dal 1984 al 2015. Dal 1978 si è occupato di integrazione scolastica degli alunni con disabilità, seguendo le orme del padre, Aldo (1915-2008, ispettore centrale del Ministero della Pubblica Istruzione). Ha pubblicato le raccolte di poesie: Come spuma di onde (2017), Coriandoli di vita e di pensieri (2019), Briciole di vita (2020), Le mie lune e altre poesie (2021), Frammenti di luce (2021), Momenti (2023), Speranze di pace (2025). Ha inoltre pubblicato i libri: Le parole dell’handicap (2001), Introduzione alla ricerca e all’uso dei dati scolastici (2002), Se l’handicap è nella scuola (2004).
Marco Zelioli, Speranze di pace, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 72, isbn 979-12-81351-62-2, mianoposta@gmail.com.