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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

L'angelo custode

30 Aprile 2025 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto

 

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L'angelo Raphael, in attesa del prossimo incarico da parte dei "piani alti" se ne stava spaparanzato su una scogliera di un'isola hawaiana a godersi il panorama. Si sentiva in pace con se stesso, nonostante il fallimento della missione riconducibile a una certa Kimberly che gli era stata assegnata. Infatti, per tutta la durata della sua breve vita, non l'aveva mai protetta dai pericoli fisici e l'aveva pure trascurata a livello spirituale.

Nel rievocare determinati accadimenti, Raphael rise sguaiato, trovandoli alquanto spassosi. Finché, nel rialzars,i notò che l'aureola era sparita, mentre le piume delle ali via via si tingevano di nero pece; per non parlare della materia di cui era composto, che iniziava ad assumere un colore rossastro

«Ma che diavolo sto diventando?» si chiese costernato, per poi realizzare di essersi risposto da solo.

 

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Iano Campisi, "Di fronte alla vita"

27 Aprile 2025 , Scritto da Maria Rizzi Con tag #maria rizzi, #recensioni, #racconto

 

 

 

 

Lo scrittore siciliano Iano Campisi, nell’Opera Di fronte alla vita (Guido Miano Editore, Milano 2025), presenta una miscellanea di aforismi e racconti che mettono in rilievo il suo atteggiamento di fronte all’esistenza. Il Prof. Floriano Romboli, nella prefazione, mette in luce con sguardo lucido le tematiche care a quest’autore, ricco di valori e di una malinconia, intesa come dolore raffinato, lieve, che si posa sui perduto con toni realistici e sognanti al tempo stesso.

Da biologo Campisi è teso a guardare la sua terra con forte spirito di appartenenza e con una palese avversione verso la cieca irruenza dei progresso tecnologico. Ama il mare disperatamente, e leggendolo, ho pensato alla lirica di J. Baudelaire “L’uomo e il mare”: “Uomo libero, amerai sempre il mare / il mare è il tuo specchio; contempli l’anima tua/ nell’infinito muoversi dell’onda…”. Sembra impossibile pensare ai siciliani senza vedere per riflesso l’aria mediterranea che li avvolge e il nostro autore non fa eccezione, infatti lega le considerazioni sugli affetti ai riti della sua natura, “ai profumi degli agrumi, e ai sospiri del leggero movimento dei rami e delle foglie” (“Passeggiata”) .

Credo si potrebbe dire che il testo, nelle considerazioni e nella maggior parte dei brani, ha sapore di diario, in pochi altri spalanca le porte dell’invenzione. L’aspetto autobiografico é dimostrato da vari racconti, tra i quali cito: “Appunti sparsi di un ricovero in ospedale” dettagliato, permeato di condivisione, di pietas, che mette in risalto una splendida distinzione tra il tempo della coscienza, elastico, e quello della scienza, segnato dalle lancette dell’orologio; e dal brano “Cronaca stravagante e noiosa di quattro giorni d’estate di Covid”, dai toni che evocano il Verga delle novelle, descrittivi, pessimisti, tesi a evidenziare l’assenza di interesse per le storie di sempre.

L’immaginazione è la protagonista di testi come il brano in forma di sceneggiatura intitolato “Amori”, che narra la storia tra Alessandro e Margherita, i loro mondi lontani anni luce, il sentimento che nasce sempre non ‘perché’ si è affini, ma ‘sebbene’ si sia diversi e in apparenza incompatibili.

Inevitabile la sofferenza che il Nostro dimostra verso i cambiamenti climatici. D’altronde il clima non rappresenta una cosa aliena, ma l’umanità tradotta in intemperie. E, purtroppo, siamo proprio noi uomini a inquinare, offendere e tradire madre - terra, quasi inconsapevoli di distruggere noi stessi. Gli scrittori nati e vissuti sulle isole, a mio umile avviso, portano in loro l’incanto dell’infinito e dei confini. Inevitabilmente, infatti, le isole sono entità talattiche, che si sorreggono sull’instabile.

Leggendo Iano Campisi ho avvertito un equilibrio elegante, che taglia l’aria, sfida il vento, un perenne impegno verso il compromesso tra i sogni e la realtà. Il lavoro di biologo e la scrittura rappresentano, forse, i due poli diversi e complementari che permettono all’autore di trovare stabilità.

Il nerbo narrativo di questo scrittore è senza dubbio superbo: possiede vitalità, efficacia espressiva, lessico fluido ed eloquente, mostra padronanza dell’ars narrandi e sa viaggiare su tutti i registri. Credo che quelle che vengono riduttivamente definite ‘riflessioni’ rappresentino il punto più alto del suo respiro artistico. Attraverso gli aforismi Campisi piange, canta, ride, si piega su se stesso e, soprattutto sogna. E di fatto, la scrittura, quella vera, intrisa di sangue e di ideali, unisce una parola all’altra nella speranza di unire un uomo all’altro…

Maria Rizzi

 

Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.

 

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Don Giovanni Mangiapane, "Poesie del Santo Rosario e della Via Crucis"

23 Aprile 2025 , Scritto da Maria Elena Mignosi Picone Con tag #maria elena mignosi picone, #recensioni, #poesia

 

 

 

Don Giovanni Mangiapane

Poesie del Santo Rosario e della Via Crucis

Guido Miano Editore, Milano 2025.

 

La fede si veste a festa: indossa la veste della poesia. Bella oltre che buona e vera è la Parola di Dio perché la bontà ovvero l’amore, è la verità e la verità, che è la bontà, risplende nella bellezza. Ma ora questa bellezza rifulge ancora di più. La sua luce si potenzia fino ad arrivare anche a chi non può accostarvisi per carenza di mezzi espressivi nella lingua ufficiale perché conosce solo il dialetto, così don Giovanni Mangiapane, come Papa Francesco, arriva agli ultimi, suscitando così forse anche conversioni.

La poesia in questa sua opera dal titolo Poesie del Santo Rosario e della Via Crucis non è quella aulica ma è poesia dialettale, viva quanto mai, del dialetto siciliano o, come preferisce chiamarlo l’autore lingua siciliana.

Non sono versi liberi ma il poeta rispetta dell’arte poetica, quello che è la metrica, con la strofe, il verso con il numero di sillabe ben definito, la rima, e per di più con la costante di una simmetria che conferisce pure in aggiunta il decoro dell’ordine.

Due sono i temi in cui sono raggruppati i componimenti poetici, il Rosario e la Via Crucis, ma il numero esiguo non significa niente di restrittivo perché nel Rosario c’è compresa tutta la vicenda terrena di Gesù, dalla nascita, anzi dal concepimento, fino alla Resurrezione. La Via Crucis inoltre non è di quattordici stazioni, ma di quindici, includendo anche la Resurrezione, esclusa comunemente, mentre già era compresa sin dai tempi antichi.

È meritorio che l’autore metta in risalto la Resurrezione perché i Cristiani non sono i piagnoni di Girolamo Savonarola, ma sono lieti nella speranza, perché per la fede cristiana la morte non ha l’ultima parola.

Tornando alla espressione linguistica diciamo che la lingua ufficiale o nazionale sta alla lingua dialettale come l’abito elegante, da cerimonia, sta alla divisa; entrambi sono abiti come entrambe sono lingue ma con peculiarità diverse, e il dialetto è come il folklore, che è specifico di ogni regione caratterizzandola in modo efficace ed incisivo. Come non si può abolire la parola folklore così non si può, e non si deve, abolire la parola dialetto. Che sia lingua poi è già implicito nella etimologia della parola, dal greco, equivalente a parlare, con riferimento alla viva lingua parlata in contrapposizione a quella scritta. Oggi si rifugge dal dire dialetto e si preferisce connotarlo come lingua siciliana, ma sarebbe allora meglio dire lingua del dialetto siciliano. Questa sostituzione si potrebbe spiegare per il fatto che il dialetto è stato relegato a un rango inferiore e inoltre perché se ne paventa la scomparsa dal momento che in generale ora si parla in italiano ma con un uso che lo sta rendendo un ibrido, pieno di errori come “facile da fare” e non, come sarebbe esatto, “facile a farsi” perché non è lo stesso di “libro da leggere” cioè “che deve essere letto”. Allora noi diremo che l’autore, don Giovanni Mangiapane, ha scritto questa sua opera nella lingua del dialetto siciliano perché troppo cara ci è la parola dialetto, la sentiamo parte di noi e non ci vogliamo rinunciare. Per onorarla magari la scriviamo con la maiuscola: il caro e amato Dialetto.

Don Giovanni Mangiapane, sacerdote e poeta, che in questa sua opera ha aggiunto per ogni poesia, anche una sua riflessione quasi una breve omelia, preceduta dalla citazione di uno stralcio evangelico e seguita dal riferimento a problematiche attuali quali le migrazioni, il bullismo, la violenza, la guerra, non cessa di sentirsi, come lo è, il pastore, il pastore delle anime.

Ardente e vibrante si leva la sua voce in difesa della verità, nello sprone alla bontà, fino al raggiungimento così dello splendore della bellezza. Non per nulla infatti ha scelto di rivestire la fede di poesia.

Maria Elena Mignosi Picone

 

 

Don Giovanni Mangiapane, Poesie del Santo Rosario e della Via Crucis, testi in lingua siciliana con traduzione italiana a fronte; prefazione di Marco Zelioli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 72, isbn 979-12-81351-52-3, mianoposta@gmail.com.

 

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Laura Cecchetto, "Il canto del cucculo"

22 Aprile 2025 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Laura Cecchetto

Il canto del cuculo

Guido Miano Editore, Milano 2025

 

Laura Cecchetto, autrice della raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, è nata nel 1954 a Torino dove attualmente vive e svolge la professione medica da 45 anni.

La silloge presenta una prefazione di Michele Miano che afferma acutamente che la poesia di Laura canta la magica quotidianità delle cose semplici in quei mezzi toni che hanno segnato il sussurrare malinconico della nostra tradizione crepuscolare, con i delicati colori di una vita che scorre in ognuno di noi, segnata da momenti sereni e da dolori veri.

Si può dire che la poetica della Cecchetto è neo-lirica ed elegiaca tout-court e che questa raccolta non essendo scandita è molto compatta e può quasi definirsi come connotata da una struttura avvicinabile a quella di un poemetto.

Non a caso con avveduta coscienza letteraria la poetessa ha intitolato la silloge il canto del cuculo, volatile che diviene un simbolo perché l’avrebbe potuta chiamare, nominare, anche con il garrire della rondine o il pigolare del pulcino o il canto del gallo, se in poesia è tutto presunto e nello stesso tempo nulla in essa avviene a caso.

Ed è proprio attraverso l’approfondimento del simbolo – cuculo e del suo canto che si giunge alla chiave interpretativa della silloge per indagarne le sue ragioni che divengono affascinanti e avvincenti per il lettore.

Questo uccello è ritenuto messaggero della primavera, viene immortalato nei proverbi, compare nelle canzoni popolari ed è il marchio di fabbrica di un intero ramo dell’industria orologiera e inoltre nella Valnerina, villaggio montano, il canto novello del cuculo era ritenuto saturo d’un misterioso e benefico potere di rinnovamento e guarigione e inoltre il latino cuculus indicava metaforicamente un uomo molto furbo e questo volatile che vive nascosto ha ispirato molte leggende.

Ma che influenza può avere il cuculo sulla poesia di questa silloge di Laura Cecchetto?

Credo che l’atteggiamento della poetessa consista nell’attendere segnali dalla natura come lo spirare del vento e la pioggia che sono sottesi proprio al canto del cuculo beneaugurante per la vittoria della felicità sul dolore e del bene contro il male nel miracolo di una primavera anche interiore.

Emblematica rispetto a quanto suddetto la poesia Spirito del fiume: «Spirito del fiume/ nella notte silente/ sussurri tra le pietre/ mentre passi veloce/ nel tuo letto tra i monti/ e la luna crescente/ sfiora lievemente/ i gorgoglianti spruzzi/ che giocano tra i sassi./ E un misterioso canto/ riempie la buia notte/ e porta con sé una voce/ che giunge da altri tempi./ E chissà mai quale ricordo/ vuole portare tra il vento».

Qui il canto detto con urgenza è presunto ed è quello del cuculo con la sua fortissima carica incantatoria un canto che giunge da altri tempi e porta remoti ricordi tra lo spirare del vento.

È la natura detta secondo la linearità dell’incanto la protagonista di questo volume. In La festa leggiamo: «Nei giorni della festa/ l’aria del mattino/ ha quel che di frizzantino/ e il sole splende con amore/ in quel cielo così azzurro/ e una nuvola passando/ disegna un dolce volto./ Forse un angelo passando/ ci manda il suo saluto/ e tutto in assoluto/ è così dolce e beato./ E fuori dalla porta/ il profumo della torta/ che mamma ha fatto per te».

L’afflato naturalistico che ha qualcosa di cosmico nella suddetta composizione trova come sua antitesi qualcosa di minimalistico come il profumo della torta, una piccola cosa che si connette agli autentici sentimenti familiari perché la poetessa specifica che la torta è stata fatta da una madre per il figlio.

Per una porta invisibile che è un varco salvifico entra in scena la poesia stessa, poesia che è sottesa alla vita stessa, e che rende la vita degna di essere vissuta come dono da apprezzare.

Raffaele Piazza

      QQ

        

Laura Cecchetto, Il canto del cuculo, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 64, isbn 979-12-81351-59-2, mianoposta@gmail.com.

 

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Iano Campisi, "Di fronte alla vita"

20 Aprile 2025 , Scritto da Enzo Concardi Con tag #enzo concardi, #recensioni, #racconto

 

 

 

 

Iano Campisi

Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni

 Guido Miano Editore, 2025

 

A cura di Floriano Romboli, che ha svolto un prezioso lavoro di selezione dei testi, scrivendone anche la prefazione, all’inizio di questa primavera è uscito a Milano – per i tipi della Casa Editrice Guido Miano – il volume di narrativa Di fronte alla vita: l’autore è il siracusano nativo di Avola Iano Campisi, biologo, direttore di un importante laboratorio di analisi cliniche e genetiche in Sicilia. L’apparente discrasia tra la sua specializzazione professionale e il campo letterario nel quale è attivo dal 2015, può essere forse spiegata dall’attaccamento profondo alle radici isolane, alla terra delle origini, ambienti in cui avviene la quasi totalità delle vicende raccontate nel libro e che quindi costituiscono la primaria e più importante fonte d’ispirazione letteraria.

Come sottolineato anche nella prefazione dal critico toscano Floriano Romboli, in Iano vive infatti un forte sentimento di appartenenza alla natura e al passato, il quale fa sì che si sviluppi in lui una sorta di disagio della civiltà per dirla con Freud – ovvero un’istintiva avversione al progresso tecnologico, non in quanto tale, ma quando non si pone al servizio dell’uomo e diviene piuttosto un fattore alienante, inquinante dell’ambiente e delle menti, massicciamente invasivo della libertà interiore e condizionante la comunicazione autentica. Perciò egli auspica il recupero di una ricca umanità; una presa di coscienza sul limite ed il mistero dell’esperienza terrena; un’attenzione solidale verso le questioni sociali in particolare degli esclusi, degli emarginati, dei deboli; accetta con fatalismo tipico della cultura mediterranea il destino comune a tutti i mortali, maturando un sostanziale pessimismo filosofico e storico di stampo pirandelliano, il quale si stempera soltanto con il motivo dell’amore, irrazionale se non talvolta anche folle.

Il lavoro di Campisi è suddiviso in quattro parti datate: la prima sezione riporta il titolo generale, Di fronte alla vita, tuttavia con l’aggiunta del sottotitolo Racconti e riflessioni inediti, 2022-2024 (le meditazioni dell’autore sono numerose e quasi tutte fanno corpo unico con il discorso narrativo e sono sviluppate sia in prima persona che attribuite ai personaggi; s’incontrano inoltre brevi lacerti sotto forma di aforismi ragionati); Di ricordi e fantasia (2018) con spazio prevalente alle suggestioni della memoria; Così come sono (2023), con storie di donne, non senso della vita, altri ricordi; e infine Piccole storie (2022), definite “vere, verosimili, stravaganti”, nelle quali i temi della solitudine, della ricerca identitaria, dell’esclusione e dell’aspirazione a felicità non fugaci si rincorrono, come in tante altre storie sparse ovunque.

Prevalgono nei testi forme di autobiografismo con monologhi autoreferenziali, come in Appunti sparsi di un ricovero in ospedale, che l’autore considera un “carcere duro” vissuto “in avanzato stato di depressione” e con la “più straziante e desolante malinconia”; come in Due mondi, preoccupato di non riuscire a definirsi, con il sospetto di essere un “soggetto insicuro, un po’ bipolare, infedele, inaffidabile”; come in Il mio cervello, dove egli si sdoppia ed imbastisce un filosofico dialogo col proprio cervello, la cui conclusione, riguardo i soliti misteri della vita e della morte, suona così: “credimi, né tu né io sappiamo nulla...”. Anche i racconti della memoria vivono nelle dimensioni soggettive dei vissuti dell’infanzia, della giovinezza, dei raffronti generazionali, ma anche dei cambiamenti climatici (La stazione, Il piccolo delfino, La vespa 50 gialla, Dei tempi andati, Via Malta…).

Seguono pagine sul montaliano “male di vivere” contemporaneo, generato dall’estraneità del prossimo, dal dominio del consumismo, dalla solitudine in mezzo alla massa; esemplare è la descrizione di un odierno ‘santuario’ della mercificazione, ovvero Al centro commerciale, dove osserva “... imbambolati esseri umani, automi, alla ricerca di chissà cosa. Entrano coppie disfatte o in via di disfacimento”, gente dai cervelli in putrefazione, che sa coltivare solo sentimenti di “diffidenza” ed “apparenza”, quasi morti che camminano. Qui troviamo anche storie di esistenze difficili, come quelle di Zaira - della vita e della morte, di Iris, di Cristina; storie di Solitudine (L’uomo e il cane) il cui personaggio sentenzia: “Soli si nasce e soli si muore: è la paura della solitudine che rende indispensabile la compagnia”; storie di emarginazione, come quella di Bartolo, dal simbolico titolo Il brutto anatroccolo. Ma all’uomo resta l’amore, con poesia: “Poco fa guardavo i tuoi occhi, distintamente scortati da una vivida luce. Ci vedevo l’immensità del cielo e la profondità del mare” (Due mondi).

Enzo Concardi

 

Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.

 

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Come il soffio dolce del vento. La poesia di Laura Cecchetto

19 Aprile 2025 , Scritto da Floriano Romboli Con tag #floriano romboli, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

Laura Cecchetto

Il canto del cuculo. Poesie

Guido Miano Editore, Milano 2025

 

A voler caratterizzare la ricerca lirica di Laura Cecchetto con un’annotazione generalizzante, criticamente compendiaria, ma non frettolosamente sovrapposta ai testi, proporrei quella della sentimentalità tenue e raccolta, dell’attenzione stupefatta, intensa eppur delicata, ai tanti aspetti intimamente coinvolgenti e moralmente gratificanti della vita. L’autrice, di professione medico, nutre un amore profondo per la vita, per tutta la vita, della quale apprezza con convinzione il valore inestimabile e il sovrano equilibrio: “E quando tornerò/ finito questo viaggio/ ti porterò in regalo/ i cesti di ferite/ le borse di dolore/ ma anche la saggezza/ il coraggio l’amore” (Il ritorno, corsivo mio, come sempre dopo).

L’esperienza del viaggio esistenziale riempie l’animo di sentimenti contrastanti, di stati interiori assai differenti (“E alla morte che falcia/ il soffio della vita/ porti il canto gioioso/ della vita che esplode./ E con la primavera/ aleggia nella strada/ ancora bagnata di pioggia”, Vento di primavera), il cui acuto avvertimento determina nei versi la formalizzazione antitetica dei contenuti etico-psicologici: “Dolce soffio di vento/ che porti il fresco effluvio (…) entri fresco e furtivo/ dalla finestra aperta/ del tetro e buio ospedale”(ivi).

Il bilancio dei tanti accadimenti che occorrono a ognuno è agli occhi della poetessa senz’altro positivo, pur non ignorando essa lucidamente i momenti di privazione, di delusione, di sofferenza: “Inchinati senza dire/ che amara è questa valle/ perché ogni esperienza/ di questo sacro viaggio/ è un punto di partenza/ per dare al tuo destino/ sempre una marcia in più/ e mettere più luce/ su questo tuo cammino” (Inchinati alla Vita).

L’inequivoco amor vitae proprio della scrittrice diviene nel libro nucleo generativo di spunti tematici aggiuntivi, fonte di altri motivi, quali, ad esempio, l’interesse partecipe alla dimensione naturale, còlta e rappresentata in un felice descrittivismo non alieno da precisi rilievi cromatici: “Pioggia di foglie gialle/ che danzano nel vento/ e dolcemente volano/ sull’umido asfalto/ sulle auto che passano/ e il sole sorride/ dal cielo di novembre”(Festa d’autunno); “E un cormorano osserva/ col suo collo flessuoso/ dall’altra riva il tramonto/ e gli alberi dalle rosse foglie/ danzano allegramente/ al suono della campana/ sulla riva del fiume” (Giorgia). Inoltre dalla contemplazione dell’armonia della natura originano atteggiamenti altruistici, moti di commossa solidarietà (“E la gente sotto l’ombrello…passa senza vedere/ che davanti al supermercato/ un vecchio col suo cane/ steso su un misero letto/ fatto di vecchi stracci/ chiede un pezzo di pane/ o forse solo un sorriso”, Indifferenza),  tenerezze affettive (“Tutte le notti a maggio/ sotto al misterioso raggio/ della luna piena/ e tra il dolce profumo/ del glicine fiorito/ vorrei amarti nel prato/ tra la canzone dei grilli”, Maggio), corroboranti situazioni spirituali, alle quali la fugacità non toglie dolcezza e valore, importanza e “memorabilità”: “Alla nostra età/ trovi tutto lo spazio/ che conservi nel cuore/ per godere un tramonto/ e sentire il rumore/ dell’onda sugli scogli/ e raccogliere le bacche/ che crescono nel bosco/ di godere l’amicizia/ e i momenti speciali./ E la vita è più bella/ perché ora la cogli/ e la sai apprezzare.. .(“Alla nostra età); “Quanto tempo è passato/ ma se penso al senso/ di amicizia e di casa/ che dentro a quelle mura/ riceveva il mio cuore,/ vorrei tornare indietro…” (Il cortile).

Inoltre la bellezza del creato reca traccia palese di un ordine superiore: “E guarderò dal cielo/ il tuo profondo mare/ dalle onde increspate/ e le cime innevate/ dove soffia perenne/ lo Spirito divino” (Alla Terra).

Nell’autrice risulta poi pienamente coerente un linguaggio essenziale, contraddistinto dalla sintassi molto lineare e da un lessico nel complesso “medio” e colloquiale, privo di ricercatezza intellettualistica, nondimeno lontano dal semplicismo immediato e trascurato, dall’assenza di elaborazione stilistica e ritmica. Mi permetto al proposito di segnalare il ricorso alla figura dell’anafora (“Inchinati alla Vita…Inchinati anche quando…Inchinati senza dire”, Inchinati alla Vita, cit.) oppure alla rima (“Finché non sarai libero/ dovrai sempre tornare/ a contemplare l’alba/ ad ascoltare il mare”, Tornare) e all’ enjambement: “Dolce e inaspettata/ corrente di vita… Chissà da che mondo giungi,/ chissà quanti ricordi/ sopiti nel passato” (Corrente di vita).

L’omaggio ideale-culturale che Laura Cecchetto con il suo lavoro d’arte rende alla vita si basa sulla convinzione che in fondo essere venuti al mondo è stato per tutti un grande dono: “Questo è il tuo vero volto/ scolpito dal tempo/ scolpito dal dolore/ temprato nella fatica/ del quotidiano affanno./ Questo è il tuo vero volto/quello per cui è valso/ lanciarti in questo viaggio” (Il tuo vero volto).

Floriano  Romboli

L. Cecchetto, Il canto del cuculo. Poesie, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp.62.

 

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E guardo lo spazio da un oblò

18 Aprile 2025 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #fantascienza

 

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Da circa dieci mesi, stiamo attraversando la Via Lattea alla ricerca di nuovi pianeti da esplorare a bordo dell'Entertreck NW-01, una nave stellare composta da un equipaggio di 2700 persone, tra civili e militari dello Space Army.

Io, in qualità di tenente a due "stelle", mi occupo dell'armeria e della gestione delle quattro torrette laser collocate vicino gli alettoni di destra.

Credo nel mio lavoro e mi ritengo fiero della divisa che indosso, sebbene ammetto di avere una tremenda nostalgia della Terra. Mi manca sentire il vento sulla faccia, mi manca la brezza marina e l'odore di salsedine ma soprattutto mi mancano i temporali, poichè trovavo tonificanti le gocce d'acqua a contatto della mia pelle. 

Sì, amo da morire la pioggia. Qui al massimo è possibile imbattersi in una "pioggia" di meteore e, pur non negando che sia un bellissimo spettacolo, preferisco comunque ben altra precipitazione, accontentandomi adesso come adesso di quella generata dal getto scrosciante del soffione.

«Michael, quanto ci metti?»

È Billy, il mio compagno di alloggio oltre che parigrado, appena rientrato dal poligono di tiro.

«Un attimo!» esclamo irritato e, girandomi di scatto, imposto le manopole su Off.

Una volta fuori dal box doccia, mi asciugo, mi vesto ed esco dalla camerata per avviarmi nel corridoio in direzione del distributore di bevande per pigliarmi qualcosa di energetico. Nell'attesa che dal vano erogatore esca un bicchiere di tè caldo alle erbe rosse di Marte, sospiro e appoggio la fronte su uno dei tantissimi finestrini dalla caratteristica forma circolare. 

E guardo lo spazio da un oblò.

 

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Albino Baresi, "Ricordi lievi ed oltre"

17 Aprile 2025 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

 

 

Albino Barresi

Ricordi lievi ed oltre. Poesie (1985 – 2024)

Guido Miano Editore, Milano 2025.

 

 

La silloge di poesie Ricordi lievi ed oltre (Guido Miano Editore, 2025) di Albino Barresi, che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Michele Miano acuta e ricca di acribia.

La memoria involontaria di proustiana ascendenza, con tutte le sue implicazioni, è un costante argomento per ogni poeta nel suo poiein perché la riattualizzazione, il senso di una provenienza temporale e anche spaziale è incontrovertibile e lo scopo nel momento in cui si scrive diviene il desiderio di fermare il tempo stesso nell’attimo, istante di passaggio tra passato e futuro se la poesia è sempre metafisica.  

In un certo senso nella sua sorgiva ricerca d’infinità il poeta si fa veggente e il discorso si collega al tentativo di abitare poeticamente la terra che si traduce per i poeti lirici nell’esprimersi attraverso versi che bene s’intonano alla ricerca che porta al risultato della linearità dell’incanto.

La raccolta di poesie di Albino Barresi, nato a Villa San Giovanni (R.C.), manifesta a partire dal suo esplicito titolo la tematica del ricordo e l’intento di trattare il tema del tempo è sugellato dalla specificazione dell’autore stesso che ci fa sapere che le poesie della silloge sono state scritte in un periodo che va dal 1985 al 2024.

Se i ricordi del poeta sono lievi bene s’intonano alla manifesta leggerezza dei dettati sempre ben controllati in una poetica che ha per cifra distintiva la matrice neo lirica  ed elegiaca.

Il volume è scandito in due sezioni e i componimenti sgorgano in ognuna delle due parti in ordine cronologico.

Le parti in cui si compone sono due: Ricordi lievi ed oltre (1985-2010) e La mia vita… qui (2020-2034).

Particolarmente bella la poesia che apre la raccolta intitolata Sogno nella quale il poeta si rivolge ad un tu che è presumibilmente la persona amata che in questo caso si fa Musa.

La  suddetta poesia è suddivisa in quattro strofe ed è presente, nell’accorato rivolgersi del poeta alla figura femminile, qualcosa di unico nel suo genere perché Albino non canta la sua donna attraverso la fisicità, la materialità del corpo, come avviene quasi sempre nel genere della poesia amorosa ma attraverso la tensione verso la sua anima, la sua coscienza, la sua interiorità così che il risultato del poeta diviene un interanimarsi con la persona nel dichiarare di volerle carezzare appunto l’anima e di voler percorrere le sue sfumature interiori.

Sogno: «Sogno/ di accarezzarti l’anima/ lievemente condiscendere/ i suoi contorni/  le sfumature interiori percorrere/ mentre mi fingo/ attraversare altri mondi/ di sensazioni alternative.// Sogno/ di seguire i tuoi occhi/ fintantoché sfioro/ le tue gote fascinose/ e le labbra si schiudono/ in un pallido sorriso/ visione di vissuti interiori/ indicibilmente reali.// … sensazioni scarnificate/ smarrimenti dell’anima/ altre vite immaginate/ dentro il quotidiano/ calpestare la nera terra…».

C’è nella suddetta composizione un’estasi controllata dell’io-poetante, una fortissima carica affettiva e di desiderio verso la persona amata detta con urgenza e una straordinaria originalità che diviene il pregio più prezioso di questa scrittura.

In Come passano gli anni il poeta scrive: «È dell’altro giorno/ vivere in altri luoghi/ in realtà diverse/ convinti dell’umanità di tutti.//  È di ieri la delusione/ del ritrovare a tutte le latitudini/ miserie e nobiltà/ accomunate da biechi interessi.// È di oggi/ la certezza che un uomo/ non cambia il suo essere/ con l’incipiente progresso».

Un fare poesia quello di Barresi sotteso ad un andamento dei versi, a un ritmo inconfondibili e ottima è la fusione tra forma e contenuti che provoca nei lettori salutari emozioni.

 

Raffaele Piazza

           

Albino Barresi, Ricordi lievi ed oltre, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 64, isbn 979-12-81351-58-5, mianoposta@gmail.com.

 

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Maurizio Zanon, "Il soffio salvifico della poesia"

7 Aprile 2025 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #poesia

 

 

 

Maurizio Zanon

 Il soffio salvifico della poesia

Guido Miano Editore, Milano 2025

 

Maurizio Zanon è nato nel 1954 a Venezia dove attualmente risiede.

Il presente volume è inserito nella collana Analisi Poetica Sovranazionale del terzo millennio di Guido Miano Editore.

Il titolo di questo libro coglie nel segno riportando esplicitamente quella che dovrebbe essere la funzione costruttiva della poesia e cioè quella di dovere aprire esteticamente ed eticamente attraverso la parola rarefatta e detta con urgenza un varco salvifico di montaliana memoria.

Si tratta di un confine, una soglia, oltre il quale l’essere umano può ritrovare sé stesso nella leggerezza così necessaria in un mondo sempre più tecnologico e cibernetico.

Del suddetto passare attraverso possono usufruire il poeta stesso e anche il pubblico dei suoi lettori per superare il male di vivere e abitare poeticamente la terra riscoprendo la capacità d’amare e anche quella d’incantarsi.

Con la pratica della poesia, attraverso il suo soffio salvifico, come dice Zanon, per il poeta e il lettore si realizza una sintesi benefica e sinergica della sfera fisica e di quella psichica.

Anche una salutare fusione di conscio, preconscio e inconscio utile pure per sentirsi vicini maggiormente alla natura nel nostro universo quotidiano occidentale postmoderno liquido e alienato, si realizza attraverso l’esercizio di conoscenza che è la poesia stessa.

Nell’entrare nell’analisi specifica dell’opera che prendiamo in considerazione in questa sede il primo dato che viene alla luce, dopo un primo approccio, è quello di una fortissima complessità architettonica del volume che, per la sua struttura intrinseca, costituisce un unicum nel nostro panorama letterario.

Il libro si apre con una premessa dell’Editore che scrive che questa collana di libri ambisce ad indicare di taluni autori un solco di scrittura nella quale sia da individuare una sorta di fratellanza d’arte, nel nostro caso della poesia.

Il volume è scandito in tre sezioni che sono tre capitoli indipendenti tra loro ognuno dei quali presenta una prefazione di un noto critico relativo alle poesie del Nostro presenti, componimenti relativi ad un certo argomento e in ogni scritto critico, secondo quella fratellanza suddetta Zanon viene paragonato ad un poeta o ad una poetessa straniera, affini a lui per sensibilità e tematiche trattate.

Le scansioni sono le seguenti: Cap. 1: “La fatica di vivere” in Maurizio Zanon e Alfred Tennyson (prefazione di Enzo Concardi), Cap. 2: “La felice passione d’amore in Maurizio Zanon e la pena d’amare in Emily Dickinson” (prefazione di Floriano Romboli), Cap.3: “Madre Terra”: un compendio di armonie in Maurizio Zanon e in Emily Dickinson” (prefazione di Gabriella Veschi).   

Sarà il fortunato lettore di questa eclettica e affascinante opera a scegliere attraverso l’indice del libro quanto più l’appassiona nell’approfondire il discorso sul poeta Zanon e sulla sua opera, poeta che fatto notevole ha avuto l’onore di essere accostato in sede critica a poeti e poetesse ormai storici nella Storia della poesia come Tennyson e Dickinson.

Scrive Zanon nel componimento Polesine: «La nebbia ti avvolge nella solitudine autunnale/ piano piano al sorgere dell’alba/ il delta del Po recita meravigliosi magici versi.// Ieri le alluvioni oggi la siccità:/ quanta sofferenza, quanto patimento/ terra dolce d’incantevole acquea poesia!».

Raffaele Piazza

 

   

Maurizio Zanon, Il soffio salvifico della poesia, prefazioni di Enzo Concardi, Floriano Romboli, Gabriella Veschi; Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 80, isbn 979-12-81351-50-9, mianoposta@gmail.com.

 

 

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Iano Campisi, "Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni"

5 Aprile 2025 , Scritto da Raffaele Piazza Con tag #raffaele piazza, #recensioni, #racconto

 

 

 

 

Iano Campisi

Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni

Guido Miano Editore, Milano 2025

 

 

Il corposo e denso volume che prendiamo in considerazione in questa sede è sotteso all’intelligenza eclettica e versatile dell’Autore che, provvisto di una forte, lungimirante e fertile coscienza letteraria, si affaccia dal balcone dell’anima sullo scenario del mistero della vita, producendo un testo totalizzante e unico nel nostro panorama letterario.

Vita e non mero esistere è quella che vuole indagare per comprenderla Campisi e non c’è pagina dell’opera che il fortunato lettore non senta empaticamente nella sua coscienza leggendola come qualcosa di già sperimentato nel suo cammino, nella sua vita stessa, ma che non avrebbe mai saputo dire, nominare e quindi le pagine nel loro essere lette svolgono una funzione maieutica connessa ad un processo d’identificazione con lo scrittore stesso e con il suo pensiero.

Illuminante la prefazione di Floriano Romboli che si è occupato anche della curatela del libro.

L’interessantissima opera è composita a livello architettonico e strutturale ed è scandita nelle seguenti sezioni: quella eponima, Di ricordi e fantasia, Così come sono, Piccole storie e ognuna delle suddette parti è costituita da brevi brani che sono appunto i racconti e le riflessioni, che comunque per la materia trattata hanno un fattore x in comune che li lega, che è la ricerca, l’indagine proprio dell’essenza della vita stessa attraverso la scrittura, sia che ciò avvenga a livello letterario narrativo, sia che si determini tramite la riflessione vagamente filosofica esistenzialistica.

Nell’incipit della sua prefazione, intitolata programmaticamente Uno sguardo partecipe sul mistero dell’esistenza: la sensibilità interrogativa di Iano Campisi Romboli scrive che gli pare che Campisi assegni, in un sapiente disegno costruttivo, ai racconti compresi nella prima sezione, non a caso intitolata Di fronte alla vita, una funzione non semplicemente introduttiva, bensì specificamente e incisivamente tematizzante. compendiosamente propositiva dei motivi principali della propria ricerca intellettuale-narrativa indicativa dei nuclei sostanziali di un discorso culturale e artistico.

Per entrare nel merito della prosa del Nostro si riporta un frammento narrativo intitolato Spiaggia inserito nella prima scansione del libro: «In prossimità del bagnasciuga, luogo in cui il mare non si stanca di parlare, sogno la quiete e il riposo che neanch’io possiedo. Calpesto la sabbia, infinite porzioni di briciole di terra che non smettono mai di muoversi, trascinate ora qui ora là dalle onde. Zona di confine, il bagnasciuga, che partecipa a due mondi contemporaneamente, la terra e il mare. Luogo ambiguo, che si contrappone alla banalità della vita quotidiana…».

Si avverte nel brano suddetto l’eleganza di una scrittura controllata nella quale forte è la connotazione intellettualistica e nella quale prevalgono l’icasticità, la leggerezza e la precisione.

Come mette bene in risalto il curatore, fondamentale nelle intenzioni di Iano la presenza di una natura a volte incantevole nel rasserenare l’uomo e sollevarlo dal mare magnum dell’alienazione e dalla caduta dei valori, altre volte inquietante e che pare essere impazzita.

Un esercizio di conoscenza tout-court quello di Campisi che per essere analizzato in profondità e in ogni sua sfaccettatura richiederebbe un vero e proprio saggio vista la complessità e l’estensione del testo.

Raffaele Piazza

      

 

Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.

 

        

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