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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

fantascienza

E guardo lo spazio da un oblò

18 Aprile 2025 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #fantascienza

 

Immagine generata con Chatgpt

 

 

Da circa dieci mesi, stiamo attraversando la Via Lattea alla ricerca di nuovi pianeti da esplorare a bordo dell'Entertreck NW-01, una nave stellare composta da un equipaggio di 2700 persone, tra civili e militari dello Space Army.

Io, in qualità di tenente a due "stelle", mi occupo dell'armeria e della gestione delle quattro torrette laser collocate vicino gli alettoni di destra.

Credo nel mio lavoro e mi ritengo fiero della divisa che indosso, sebbene ammetto di avere una tremenda nostalgia della Terra. Mi manca sentire il vento sulla faccia, mi manca la brezza marina e l'odore di salsedine ma soprattutto mi mancano i temporali, poichè trovavo tonificanti le gocce d'acqua a contatto della mia pelle. 

Sì, amo da morire la pioggia. Qui al massimo è possibile imbattersi in una "pioggia" di meteore e, pur non negando che sia un bellissimo spettacolo, preferisco comunque ben altra precipitazione, accontentandomi adesso come adesso di quella generata dal getto scrosciante del soffione.

«Michael, quanto ci metti?»

È Billy, il mio compagno di alloggio oltre che parigrado, appena rientrato dal poligono di tiro.

«Un attimo!» esclamo irritato e, girandomi di scatto, imposto le manopole su Off.

Una volta fuori dal box doccia, mi asciugo, mi vesto ed esco dalla camerata per avviarmi nel corridoio in direzione del distributore di bevande per pigliarmi qualcosa di energetico. Nell'attesa che dal vano erogatore esca un bicchiere di tè caldo alle erbe rosse di Marte, sospiro e appoggio la fronte su uno dei tantissimi finestrini dalla caratteristica forma circolare. 

E guardo lo spazio da un oblò.

 

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Antonio Piras, "Visioni di mutamento"

10 Maggio 2024 , Scritto da Silvio Sosio Con tag #silvio sosio, #recensioni, #fantascienza, #fantasy, #racconto

 

Immagine di copertina olio su tela di Antonio Piras

 

 

 

 

Recensione originariamente pubblicata su Fantascienza. com , Delos Books, a firma Silvio Sosio

 

 

Era un po' in effetti che non si sentiva il nome di Antonio Piras, che anni addietro aveva pubblicato l'ottimo romanzo Triguna per Delos Books e aveva collaborato per un po' con FantasyMagazine, e soprattutto aveva vinto i premi Alien e Robot. Da non molto è uscita una sua nuova raccolta di racconti, di difficile classificazione, per l'editore Dialoghi.

Il libro

Visioni di mutamento. Storie contaminate è una raccolta antologica che riunisce dieci racconti legati al concetto di cambiamento in varie sfaccettature. 

Alcuni cambiamenti sono relativi all’interiorità, oppure il mutamento riguarda la realtà esterna entro la quale i protagonisti si muovono. Il sottotitolo, Storie contaminate, slega le narrazioni dall’inquadramento in un genere puro, contenendo esse elementi appartenenti a varie branche del fantastico, dal paranormale al fantasy, dal fantascientifico al mitologico, dall’esoterico al simbolico. In sostanza, le storie contenute nell’antologia rientrano, più propriamente, nella categoria delle contaminazioni letterarie. I molteplici e originali riferimenti storici, filosofici e scientifici fanno sì che ogni racconto permetta al lettore di calarsi in un universo culturale differente.

L'autore

Antonio Piras è originario di Montenero Val Cocchiara (IS). Laureato in Giurisprudenza, appassionato di filosofie orientali ed esoterismo, ha ideato e condotto per Radio Luna una rassegna di letteratura fantastica, Frammenti dall’Archivio di Pok. Nel 1994 ha vinto il Premio Alien con il racconto Status judicandi e nel 2004 il Premio Robot con il racconto L'enigma del coniglio, finalista anche al Premio Italia nel 2006. La raccolta di racconti Sette ossi di rana (Il Cerchio) è stata finalista al Premio Italia del 1997. Il romanzo Triguna, uscito nella collana Fantascienza.com di Delos Books, è stato finalista al Premio Italia 2004. Sue storie, racconti e saggi sono comparsi in varie antologie, riviste cartacee e online. Ha collaborato con il portale Fantasy Magazine (Delos Books), per il quale è stato responsabile della selezione narrativa e ha curato la rubrica di esoterismo, simbolismo e miti L'iside svelata.

Antonio Piras, Visioni di mutamento, storie contaminate Dialoghi, 174 pagine, euro 18,70, ebook non disponibile.

 
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Maurizio Cometto, "Le leggi dell'ordine etico"

7 Maggio 2024 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni, #fantascienza

 

 

 

 

Maurizio Cometto
Le leggi dell’ordine etico
Delos Digital - Pag. 255 - Euro 18

 

Maurizio Cometto credo che abbia debuttato con il mio Foglio Letterario. Il suo primo libro che ho letto (e pubblicato) era una raccolta di racconti fantastici sullo stile di Italo Calvino e Dino Buzzati: L’incrinarsi di una persistenza. Ma con Il Foglio ha pubblicato anche Il costruttore di biciclette, Cambio di stagione e Magniverne (in catalogo), sempre storie a tema fantastico, suo vero campo di elezione, dove esprime al meglio un talento letterario riconosciuto anche dal grande Valerio Evangelisti. “Se mi chiedessero, a bruciapelo, qual è l’autore italiano di narrativa fantastica che preferisco, risponderei Maurizio Cometto”, diceva il Maestro. E noi chi siamo per contraddirlo? Soprattutto perché dovremmo, visto che Cometto lo abbiamo scoperto e lanciato. Get Back è un’interruzione al filone fantastico, un ottimo romanzo di formazione, una storia insolita per Cometto, di nuovo pubblicata dal Foglio Letterario. Adesso ritroviamo Cometto a dirigere una collana per Delos Digital (Frattali), dedicata al fantastico, a pubblicare fantasy (Il libro delle anime, in 5 volumi) e fantascientifico, o - come dicono quelli che parlano bene - distopico. Le leggi dell’ordine etico è ambientato in un futuro prossimo - il 2072 – quando l’Italia si trova a vivere una sorta di nuovo fascismo, una dittatura che ha costruito la Grande Muraglia Italiana per separarsi dal resto del mondo. Fantapolitica alla George Orwell sulla falsariga di mondi che esistono, ché Cuba la conosco bene e i suoi cittadini vivono in un mondo popolato da spie e piccoli delatori, proprio come nella fantascienza di Cometto. Comanda un Comitato di salute Pubblca, la sola lingua ammessa è l’italiano, non si possono usare termini stranieri, sono vietati gli smartphone e siamo tornati ai telefoni fissi. Questa Italia di fantasia ha prodotto il sogno autocratico di Mussolini, vive di quel che produce, chiusa in se stesa, sfruttando l’energia eolica e diffondendo il nucleare, con un simbolico ritorno all’agricoltura. Una fantomatica Madre della Patria ha salvato l’Italia dalla Terza Guerra Mondiale e adesso si è chiusa a riccio per proteggere i suoi cittadini dai temuti stranieri. Il romanzo - appassionante e ricco di dialoghi, scritto con stile asciutto e rapido - si propone di far capire che cosa esiste al di là della Muraglia, approfondendo un programma social come Empathy che Guido Fossbergher (un pericoloso  sovversivo?) sta cercando di diffondere tra la popolazione.

Gordiano Lupi
www.gordianolupi.it

 

Qui di seguito trovate l'incipit del romanzo Le leggi dell'ordine etico.

In se è quasi un racconto compiuto, e rappresenta la trasfigurazione di un ricordo di quand'ero bambino.

 

 

"Il ricordo più nitido che ho di mio papà risale all’inizio del duemilatrentasette, quando avevo quasi cinque anni. Ripensandoci, forse non è soltanto il più nitido: forse è l’unico.

Papà lavorava per un’agenzia immobiliare che aveva interessi nel ponente ligure. Spesso prendeva la sua macchina e partiva per Alassio o per Finale, a incontrare qualche cliente. E certe volte, quando gli affari lo permettevano, mi portava con sé.

Era un tipo allegro. Le sue risate facevano vibrare le pareti delle stanze, e si sentivano fin fuori. Era alto come me adesso, ma aveva una bella pancia rotonda, e, così diceva la mamma, ogni tanto beveva.

Quando viaggiava, papà quasi mai prendeva l’autostrada. Lui amava le statali, ancor più le provinciali. Si vantava di non aver mai fatto la stessa strada per andare da Torino a Savona, o da Torino a Milano. Gli piaceva scoprire nuovi percorsi e attraversare paesaggi inediti.

Quella volta ricordo che doveva andare a Noli, vicino a Savona. Partimmo la mattina presto di un sabato di primavera. Con lui le levatacce erano obbligatorie, e la sera si tornava tardi. 

A un certo punto incontrammo il cartello che indicava l’ingresso a Mondovì. Vedere quel nome stampato a caratteri cubitali (avevo già imparato a leggere) mi fece venire in mente un indovinello che avevo sentito da mia cugina Sandra. Glielo recitai:

- Nel mondo vi sono trecento città, una l’ho detta, quale sarà?

L’abitacolo fu invaso dalla sonora risata di mio padre. Si girava a guardarmi, riportava gli occhi sulla strada, e continuava a ridere, ridere, ridere. E la sua risata era così contagiosa, che pure io, che avevo sentore che fosse un poco di scherno, non resistetti e risi.

Smise quando ci fermammo a un semaforo, all’uscita da Mondovì. Prese in mano un oggetto rettangolare e sottile, luminoso. Lo guardò velocemente, e la risata scemò in un sorriso malinconico. Allo scattare del verde ripose l’oggetto in un vano del cruscotto, facendo al contempo ripartire l’auto.

- Nel mondo vi sono trecento città, una l’ho detta, quale sarà? -, ripeté.

- Hai indovinato?

- Fammici pensare… Cuneo?

- No.

- Roma?

- No.

- Firenze?

- No.

- Napoli?

- No.

- Ma è una città lontana o vicina?

- Vicina, papà. Anzi: vicinissima.

Di nuovo scoppiò a ridere. E mi guardava e aveva quasi le lacrime agli occhi. Io non risi più. Lui cessò all’istante. Mi mise la grande mano sui capelli e me li scompigliò. Poi disse:

- Sei un bravo bambino. Dai, non riesco a indovinare. Che città è?

- Davvero non riesci a indovinare?

- Davvero. Dimmela tu.

- È Mondovì!

- Mondovì… “nel mondo vi sono”… -, ripeté, come in trance. Si sbatté la mano sulla fronte. - Già, è vero! Senti un po’, chi te l’ha detto questo indovinello?

- La cugina Sandra.

- La cugina Sandra… - , ripeté lui, perplesso. Lo guardavo aspettandomi che dicesse qualcosa su di lei, o sull’indovinello. Qualcosa di importante, di rivelatore.

Ma non disse nulla. Oppure forse disse altro, ma io non so che cosa. Perché il ricordo si interrompe qui.

Ecco, questo è ormai l’unico ricordo che ho di mio papà. Non so perché sia proprio questo episodio. La memoria segue percorsi strani, a volte.

Papà sarebbe morto l’anno dopo, insieme a tutte quelle migliaia di persone, nell’attacco al Quadrilatero Romano.

Spesso vado al Memoriale e mi fermo davanti alla sua tomba, ma non serve a nulla. La foto di papà, su quella croce, è muta. Lo vedi che potrebbe dirti tante cose, raccontartene di ogni colore, ridere, ma non può farlo.

Quel missile a testata nucleare, il venticinque aprile del duemilatrentotto, gli ha chiuso la bocca per sempre."

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Il meteorite gigante

5 Aprile 2024 , Scritto da Giuseppe scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #fantascienza

 

Immagine generata con PicFinder AI

 

 

 

Un meteorite gigante, tra una quarantina di minuti, si schianterà sulla Terra, si prevede una catena di eruzioni dalle quali seguirà l'esplosione che spazzerà via tutto quanto.

Negli ultimi anni gli scienziati hanno vagliato le possibilità di evitare l'imminente catastrofe, senza però giungere a una soluzione. Addirittura un generale dell'Aeronautica Spaziale ha proposto di distruggere l'enorme aerolite tramite i missili atomici, praticamente seguendo l'esempio di un antichissimo lungometraggio intitolato Meteor con Sean Connery e Natalie Wood, per poi sentirsi dire dai vertici dell'Esagono che tale idea era da ritenersi mera fantascienza.

Ho deciso di restare a casa. Le ciotole di popcorn, di patatine e di salatini che si trovano sul tavolino del salotto, aspettano di essere svuotate. Nel frattempo in TV stanno trasmettendo la diretta. 

Cercherò di non commuovermi durante le sequenze dell'impatto che sancirà la fine del pianeta Terra, tra l'altro disabitata visto che venne abbandonata dai nostri antenati circa trecento anni fa.

Meno male che ho pagato l'abbonamento mensile a Mars Channel, sennò mi perdevo l'evento.

 

 

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Lost in Space

21 Gennaio 2024 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #serie tv, #fantascienza

 

 

 

 

Che dire di Lost in Space –  serie remake dell'omonimo telefilm americano degli anni '60 ispiratore di un film del 1998 (che all’epoca ho visto e mi è piaciuto) e risalente ai  romanzi di Johann David Wyss prima e Jules Verne poi – dopo aver visto tutte e tre le stagioni, se non che si tratta (finalmente!) di buona fantascienza in stile anni 80, alla vecchia maniera, molto ben confezionata, con tanto di navi intergalattiche, robot, pianeti alieni, avventure mozzafiato, rischi inverosimili da cui i protagonisti si salvano per un pelo all’ultimo secondo, effetti speciali superlativi, ottimi attori  e personaggi molto ben caratterizzati ed amabili, se non che il rapporto fra Will Robinson, il più piccolo e il più coraggioso dei protagonisti, con il suo Robot, è veramente un elemento eccezionale e vale l'intera storia?

Will Robinson, novello Crusoè naufragato con la famiglia su pianeti alieni, è un antieroe, per la giovanissima età che lo rende naturalmente timoroso e perché non ha nemmeno passato la selezione per intraprendere il viaggio verso la colonia Alpha Centauri. Veniamo a sapere che è stata sua madre, Maureen, formidabile scienziato, a imbrogliare per farlo ammettere. Il piccolo crescerà durante le tre stagioni, di statura e di dimensione etica, fino a divenire il salvatore dei mondi, l’anello di congiunzione fra le specie, colui che, liberando i robot alieni dalla schiavitù dei programmi, farà loro capire che possono scegliere di non combattere gli umani ma di collaborare in un rapporto che non è più di schiavitù bensì paritario.

Robot” è un meccanismo alieno creato da una razza che si è poi estinta proprio a causa dell’intelligenza artificiale. Viene salvato da Will, bambino indifeso, e ne diviene il paladino. Dapprima lo serve per riconoscenza, poi ne diventa amico e lo ama, e questa emozione lo affranca. Scopre che amare vuol dire sacrificarsi per l’altro, volere il bene dell’altro, non per interesse o condizionamento, non per un algoritmo, ma per scelta.

Interrogativi etici, avventura e molti buoni sentimenti, tra i quali non spicca l'innamoramento se non in modo fugace e poco coinvolgente, lieto fine assicurato per tutti, persino per la “cattiva” di turno, dottor Smith. I legami familiari sono strettissimi e fondamentali, ma anche la nuova amicizia con Robot ha accenti elegiaci e commoventi. Insomma, un bel prodotto che mi sono goduta dal primo all’ultimo episodio.

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RoboZoo

31 Dicembre 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #fantascienza

 

Immagine generata con PicFinder AI

 

 

Anno 2630

 

«'Ste sbarre laser, le ritengo un po' esagerate» osservò il piccolo Walter, rivolgendosi ai suoi genitori e mordicchiando un cubogelato al ginseng con alghette caramellate e granella di tulipani.

«Un RoboZoo non è tanto diverso da uno zoo» rispose freddamente la madre, mentre si stava fumando una digisigaretta.

«Sì però, questi AnimalMachine non mi sembrano pericolosi come i CammelCommando a tre gobbe di quei terroristi cattivoni dell'AndroQaida» insistette il bambino.

«Vedi diodino mio, essendo dei prototipi di seconda generazione, hanno dei cervelli di tipo Genesys, se non venissero preservati nelle tecnogabbie, rischierebbero di lobotomizzarsi e di conseguenza si estinguerebbero» intervenne il padre, dando al figlioletto un buffetto sulla guancia. 

«Allora perché rinchiuderli e privarli della libertà? A 'sto punto, per non farli soffrire, non sarebbe meglio incenerirli con il proton?» domandò ancora il piccolo.

«Non dire stupidaggini! Piuttosto guarda quanto sono carini!» esclamò la madre, tagliando corto.

I tre componenti della famigliola, prima di terminare la visita al RoboZoo di Delta Roma, scattarono un centinaio di liquidfoto per poi pubblicarle su FaceBot.

 

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Loro, robot

2 Novembre 2023 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #fantascienza

 

Immagine generata con Pic Finder AI

 

Daniel Affleck, uno scienziato americano di fama mondiale considerato il principale punto di riferimento nel campo della robotica, con orgoglio rimase a osservare per svariati minuti i cinquecento robot schierati sull'attenti in quell'hangar segreto della Fortezza delle Scienze. Le macchine antropomorfe in tuta mimetica erano pronte per essere caricate sulle camionette dei Marines, in quanto era prevista una simulazione a Desert Brown, nel Colorado.

All'improvviso, il flusso dei pensieri dello scienziato venne interrotto da Mizuki Kurata, il tecnico e assistente di origine giapponese, appena sopraggiunto alle sue spalle. 

«Queste unità ci permetteranno di vincere qualsiasi guerra, per di più con perdite umane minime, quindi vedi di non scocciarmi» affermò convinto Affleck, riaccendendo una discussione che li aveva visti impegnati la sera precedente e non senza qualche accento polemico. 

«Temo che un giorno i robot potrebbero insorgere ai nostri danni» disse titubante il suo collaboratore. 

«Visto che hai contribuito al Progetto Origin dovresti sapere che la loro affidabilità è garantita.»

«Hai presente l'Antica Roma? Durante la terza guerra servile, nel 71 a.C, gli schiavi via via finirono per ribellarsi tanto da formare un esercito agguerrito» espose il dottor Kurata.

«Le macchine sono impostate per obbedire, ragion per cui non potranno mai prendere decisioni» insistette il luminare.

«Ascolta, gli l'ED-209 risultano programmati proprio per neutralizzare esseri umani. Oltretutto hanno la predisposizione ad evolversi» riattaccò il nipponico braccio destro. 

Il borioso scienziato, con un cenno di mano, respinse infastidito le perplessità del collega, per poi dirigersi verso le porte aperte dell'hangar. Nel frattempo, il terzultimo robot, in prima fila sulla sinistra, girò la testa e lo guardò andarsene.

 

 

Nota dell'autore: il titolo Loro, robot riadatta e rende omaggio a Io, robot, una raccolta di racconti di fantascienza di Isaac Asimov, mentre gli ED-209 si rifanno al film Robocop, invece il Progetto Origin sul videogioco F.E.A.R. - First Encounter Assault Recon ed infine la Fortezza delle Scienze omaggia una serie televisiva anime intitolata Il Grande Mazinger

Dedico questo racconto a un amico scrittore di nome Dario De Santis, un cultore del cinema e della letteratura Sci-Fi.

 

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Laura Pugno, "Sirene"

7 Aprile 2023 , Scritto da Altea Con tag #altea, #recensioni, #fantascienza

 

 

 

 

 

Sirene

Laura Pugno

Marsilio, 2022

 

Leggere un libro solo per finirlo è come andare a lavorare solo per i soldi: si ha la sensazione di avere perso tempo e che avremmo potuto fare qualcosa di meglio. Non so perché questa volta ho concesso a questo libro la lettura veloce della seconda metà invece di mollarlo prima. Una storia da cui già sarei dovuta stare lontana per il tema principale, la distopia climatica, argomento spinoso che quasi nessuno riesce mai a trattare in maniera convincente, con futuri mondi sempre poco plausibili, storie aggrovigliate, personaggi depressi. Invece mi ha attratto la presenza delle sirene descritte non come quelle di Andersen ma come quelle mitologiche, animali antropomorfi feroci, dotate di zanne con cui dilaniano le carni dei fuchi (ovvero i "Sireni") e che sull'essere umano esercitano un'attrazione morbosa. Nel mondo creato dalla Pugno la gente vive in un Underworld perché l'esposizione al sole fa ammalare di un cancro nero della pelle, contagioso e che conduce a morte rapidamente. In questo mondo ctonio dominato dalla Yakuza, una delle tante cose che nel romanzo restano inspiegate, le sirene, animali che si sono palesati dopo la pandemia, vengono o macellate, utilizzate per la riproduzione o sfruttate nei bordelli. Uno dei guardiani, Samuel, un ragazzo con un passato costellato di traumi, decide un giorno di avere un rapporto con una sirena mentre è in estro, non immaginando che questo sarà fecondo, con tutte le conseguenze che si possono immaginare. Il racconto ha uno spunto anche interessante ma a parte i personaggi che sono abbozzati, un pregresso che viene accennato, descrizioni da schizzo su carta, una trama non benissimo legata, tanto che ho avuto la netta sensazione che fosse materiale molto più adatto ad un albo a fumetti che ad un racconto lungo, il punto è che non mi ha lasciato nulla. Un messaggio, una metafora, un passaggio talmente scritto da volerlo sottolineare. Nulla. La sceneggiatura scritta male di un fumetto fantasy. Solo che disegnata ci passi una mezz'ora, così ce ne vogliono 4 e non vale la pena. Ci ripensi la Pugno. Per una storia così ci vedrei bene Corrado Roi a disegnare la parte più mostruosa delle sirene. Altrimenti non lo consiglio proprio.

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Nope

18 Agosto 2022 , Scritto da Altea Con tag #altea, #cinema, #recensioni, #fantascienza

 

 

 

 

Jordan Peele mi era piaciuto con il suo surreale e corrosivo Get out, per cui mi ha incuriosito questo suo nuovo lavoro che comincia con una scena se non altro originale: un uomo viene ucciso da una moneta che ad alta velocità cade dal cielo conficcandoglisi nel cervello. I figli devono prendersi cura del ranch ma le cose non vanno bene. Finché il giovane non si rende conto che nei cieli della sperduta valle in cui vive dimora quello che pare a tutti gli effetti un UFO. E insieme alla sorella decide di "svoltare" riprendendolo, magari creando una piattaforma propria, per andare dalla mitica Oprah e diventare ricchi e famosi. Alternata alla storia principale viene proposta in flashback quella di Gordie, personaggio fittizio di una sitcom anni '90 interpretato da uno scimpanzé che un giorno, senza motivo, uccise quasi tutti i presenti sul set risparmiando solo due bimbi. Nope è un film che affronta tanti temi ma che ha per protagonista lo sguardo: nostro sul mondo, del mondo su di noi. Oggi immortalare il mondo ha trasceso i comuni fini artistici per diventare una immensa fonte di guadagno: dallo scatto dell'influencer a chi riprende un omicidio, alle telecamere di sorveglianza che, ignare, testimoniano tragedie. Il primo che le posta, le divulga, le trova, si accaparra fama e soldi. Per le polemiche c'è spazio dopo. Ma a Peele interessa il mentre: quanto costa ottenere quello scatto, quel video perfetto che potrebbe cambiarti la vita? Magari la vita stessa. Perché in definitiva con lo sguardo cerchiamo di replicare ciò che facciamo da millenni: controllare la Natura, che notoriamente, la sa molto più lunga di noi, e se vuole, con un buffetto ci scaraventa all'inferno. La strage di Gordie, il calcio iniziale del cavallo, la terrificante scena allo spettacolo di rodeo, ci indicano più volte che le reazioni esterne a noi sono spesso imprevedibili. E invece gli sguardi perenni dei protagonisti a scrutare le nuvole, la chrome ball sul set, il pozzo che scatta le foto al cielo, siamo noi che pur guardando in alto vediamo solo il nostro dito furiosamente egocentrico. Non a caso tra i due figli, chi trova la chiave di volta è il fratello più riservato che, addestrando i cavalli, sa che il predatore non va mai guardato negli occhi e quando lo vede li tiene bassi. Come dire umiltà, voliamo basso, mettiamoci da parte ogni tanto. E guardiamo che fine fa lo scatto perfetto fatto dalla esuberante sorella quando alla fine si rende conto di essere sopravvissuta nonostante tutto. Fotografia davvero notevole. 

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Terrestri? Puah!

18 Marzo 2022 , Scritto da Giuseppe Scilipoti Con tag #giuseppe scilipoti, #racconto, #fantascienza

 

 

 

 

Il capitano Xaxooxoxo, dopo essere uscito dal nascondiglio, (un bidone vuoto della spazzatura) si mise a correre a perdifiato in direzione dell'astronave ben mimetizzata tra la vegetazione di un bosco nei pressi di una cittadina dove l'ufficiale aveva il compito di effettuare una breve ricognizione.

«Apri i portelli, presto!» urlò a Roxooroxoxo, il suo pilota. Quest’ultimo rimase attonito alcuni secondi, per poi azionare due leve di forma cubica. 

«Chiudi i portelli, decolla e allontaniamoci il più possibile» ordinò ansimando il suo superiore appena rientrato nel veicolo stellare. 

Una volta che furono oltre l'atmosfera terrestre, il responsabile di volo spaziale chiese spiegazioni.

«Perché sei così agitato?»

«Noi zoxooxoxoniani, abbiamo delle fattezze simili a quelle degli umani, purtroppo…»

«Purtroppo... cosa?»

«Sono da considerarsi una razza violenta e selvaggia, per di più risultano decisamente strani» continuò a raccontare il capitano Xaxooxoxo con aria sconvolta e accasciandosi in un sedile vicino ai comandi. «Attivando il traduttore simultaneo modello Gnywywyxoxo ho sentito una madre pronunciare al proprio figlio parole del tipo "Mi fai ribollire il sangue!" - “Quando tuo padre tornerà a casa ti spellerà vivo!" - "Mi sta scoppiando la testa!" -"Per colpa tua mi sono mangiata il fegato!" e quant'altro.»

«Qual è stata la reazione del figlio?»

«Le ha risposto dicendole che si era rotto l'apparato genitale e di come la prendeva sempre nell'ano, a differenza della faccia di escrementi del fratello.»

«Che schifo, si prestano a delle cose a dir poco blasfeme» commentò rabbrividendo Roxooroxoxo. «È meglio lasciar perdere, sicuramente troveremo altri posti da poter colonizzare.»

 

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