persoanggi da conoscere
Siulvana Ramazzotto Moro, "Van Gogh, l'uomo"
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Silvana Ramazzotto Moro
Van Gogh, l’uomo
Guido Miano Editore, Milano 2024.
Cosa c'è ancora da dire su Van Gogh? Molto, soprattutto perché su di lui si sono diffusi pregiudizi, stereotipi, errori non ancora del tutto estirpati. Molto, perché il grande pubblico, giustamente attratto dalla forza, dai colori, dal fascino della sua pittura, poco si è interessato dell'uomo Vincent che v'è dietro all'artista. Tali doverosi approfondimenti si possono effettuare attraverso la lettura delle sue lettere, scritte in abbondanza durante tutta la vita – e chi ama veramente l'arte, la pittura, la letteratura e lo stesso Van Gogh come persona - senz'altro s'inoltrerà in questo viaggio affascinante. Lo ha fatto, prima di tutto per se stessa - rimanendo colpita, entusiasta, motivata ad andare fino in fondo alla verità – e di riflesso per tutti noi, Silvana Ramazzotto Moro, avvocatessa di professione, ma appassionata anche di filosofia, letteratura ed arte, per cui si è gettata a capofitto, dopo aver studiato le lettere del genio olandese, nella scrittura di un libro che ha intitolato Van Gogh, l'uomo, con un sottotitolo esplicativo: “Raccontato da lui stesso nelle sue lettere: autoritratto, amore, vocazione mistico-religiosa, rapporti con i genitori e con il fratello Theo, arte, soldi, malattia”.
La pubblicazione è avvenuta nel dicembre 2024 a Milano, da parte della Casa Editrice Guido Miano, con la prefazione dello stesso Michele Miano. Per completezza d'informazione occorre precisare che le illustrazioni sono costituite dai disegni del pittore allegati alle sue lettere, e che i brani autobiografici sono riportati secondo la traduzione italiana di Marisa Donvito e Beatrice Casavecchia nell'opera Tutte le lettere di Van Gogh di Silvana Editoriale d'Arte (1959).
Nella sua Introduzione l'autrice giustamente e opportunamente spiega cosa non è questo lavoro, per non far sorgere equivoci e fraintendimenti di sorta: «Questo libro non è, e non vuole essere, un saggio di critica d'arte relativa all'opera del pittore Vincent Van Gogh … L'unico mio obiettivo è promuovere e facilitare la conoscenza dell'uomo che stava dietro al pittore. In una lettera alla sorella, minore… scriveva: “Tu leggi un libro per trarne la forza necessaria a stimolare la tua attività. Io invece ricerco nei libri l'uomo che li ha scritti, lo stesso vale per la pittura e per tutte le arti”. Io ho seguito il suo esempio» conclude la Ramazzotto Moro, ponendo così un sigillo di chiarezza sulla sua opera. Più avanti si preoccupa di affermare altri aspetti del suo ritratto umano, distaccandosi nettamente da certe “leggende metropolitane” a lungo circolate sull'identità di Van Gogh: «… non era pazzo. Era un pittore culturalmente aggiornato, lettore e collezionista di volumi e di stampe, attento alle nuove tendenze artistiche del suo tempo. Fin da ragazzo, infatti, legge instancabilmente libri in olandese, francese e inglese (Voltaire, Dickens, Zola, Maupassant, Shakespeare e tanti atri), studia a fondo la Bibbia».
Già da queste premesse siamo sulla retta via per comprendere umanamente una persona geniale che ha anche sofferto per tante incomprensioni. Inoltre i 13 capitoli del libro ci guidano ad un'ulteriore, approfondita disanima del “chi era veramente Van Gogh”. 1 Autoritratto: Vincent parla di se stesso. 2 La vocazione mistico religiosa giovanile: il periodo dell'infervorarsi religioso per il bene degli altri. 3 L'amore: Ursula, Kee, Sien e Margot, quattro amori infelici. 4 Il rapporto con i genitori: tensioni per le diverse mentalità. 5 Rare ombre nel rapporto con Theo: i dubbi di Vincent perché il fratello, venditore d'asta di quadri, non riesce a piazzarne nemmeno uno dipinto da lui. 6 Il mistero della vita: lettere a Theo in cui esprime le sue meditazioni sul senso dell'esistenza. 7 L'arte, gli artisti e il sogno di un cenacolo di artisti: associarsi con spirito solidale per affrontare le difficoltà d'una vita stentata. 8 Fotografie di paesaggi: descrizioni meticolose dei paesaggi contemplati. 9 Le leggi dei colori: studio approfondito in materia, nulla di improvvisato. 10 Maledetti soldi: il contrasto tra la povertà di Vincent e le quotazioni odierne delle sue opere. 11 La malattia: si legge qui il perché Vincent non fosse né pazzo, né schizofrenico. 12 Vincent e l'arte giapponese: grande ammirazione per l'arte giapponese, compra più di 600 stampe, è preso dal “japonisme'. 13 Spigolature: specie di aforismi di varia natura.
Siamo di fronte quindi ad un'opera assolutamente consigliabile, soprattutto per chi non voglia sobbarcarsi l'onere di leggersi tutte le lettere di Van Gogh, poiché l'autrice ha attuato un'intelligente selezione suddivisa per tematiche.
Enzo Concardi
Silvana Ramazzotto Moro, Van Gogh, l’uomo, prefazione di Michele Miano, Guido Miano Editore, Milano 2024, pp. 376, isbn 979-12-81351-51-6, mianoposta@gmail.com.
Roberto Mistretta, "Rosario Livatino - L'uomo, il giudice, il credente"
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Roberto Mistretta
Rosario Livatino - L’uomo, il giudice, il credente
Edizioni Paoline - Pag. 440 - Euro 22
Dopo l’ottimo libro su don Ferdinando Di Noto e la sua battaglia in favore dei bambini, Edizioni Paoline affida a Roberto Mistretta un lavoro altrettanto importante - direi quasi indispensabile - sulla figura del giudice Rosario Livatino, già pubblicato sette anni fa, ma rivisto e ampliato dopo la beatificazione di un uomo definito martire di giustizia e della fede. Roberto Mistretta è scrittore conosciuto per i piacevoli romanzi gialli che vedono protagonista il pacioso commissario Bonanno (Premio Tedeschi, 2019), ma anche di racconti per bambini e saggi divulgativi a tema sociale. Rosario Livatino è un personaggio che affascina lo scrittore siciliano, perché è un uomo coraggioso e indomito, appassionato difensore della legalità, profondo conoscitore del diritto e della società, sorretto da una fede forte, convinto che il suo unico compito fosse quello di servire lo Stato. Livatino, il giudice ragazzino, ha compiuto il suo dovere fino in fondo, contro tutto e tutti, questo libro gliene dà merito, sin dalla presentazione evangelica, scritta da monsignor Russotto, che lo definisce l’uomo delle Beatitudini, un giudice santo pur se profondamente uomo, un coraggioso eroe del Vangelo e della giustizia. Mistretta prosegue sul solco tracciato dalla fede, perché avvisa il lettore che il suo libro - oggi più di sette anni fa - è dedicato soprattutto a chi crede nel Vangelo e si propone di mettere in evidenza l’umanità e la profonda spiritualità del giudice ragazzino. Prima di cominciare a scrivere su Livatino, l’autore si reca in pellegrinaggio ad Agrigento e sosta in raccoglimento davanti alla camicia intrisa del suo sangue, quella che indossava il giorno del martirio. Il libro è dedicato a un Beato, a un giudice integerrimo, eroe della fede, servitore dello Stato, che pone sempre Dio e la legge al centro del suo lavoro. Trentotto anni ancora da compiere, il più giovane magistrato ucciso in Italia, il primo a essere dichiarato Beato. Il libro si sviluppa in cinque parti: L’uomo e il magistrato, Le agende specchio dell’anima, Sangue innocente, La vita oltre la morte: i miracoli, Interventi pubblici di Rosario Livatino. Mistretta racconta vita e opere di un uomo cresciuto a pane e diritto, destinato a compiere grandi cose sin dai tempi del liceo e di una doppia laurea, magistrato zelante e meticoloso che indaga su uomini intoccabili e pericolosi, su potenti mafiosi che ne decretano la condanna a morte. Livatino era un uomo schivo, non si lasciava intervistare, non amava la ribalta, neppure le fotografie, preferiva lavorare con passione (persino in ferie!) e compiere il suo dovere senza esibire successi e impegno. Il giudice ragazzino, dopo la morte si è meritato gli onori di un film girato da Alessandro di Robilant tra Comitini, Naro e Agrigento, per narrare la vita e la figura di un magistrato ucciso da quella mafia che aveva cercato di combattere. Mistretta racconta il metodo di lavoro, approfondisce l’uso delle agende che contengono elementi importanti per ricostruire il suo pensiero e il lato umano di un personaggio che soffriva un grande senso di isolamento, cercando rifugio nella fede in Dio. Terribile il capitolo intitolato Quel cornuto lo dobbiamo ammazzare, dove da buon scrittore di thriller l’autore ricostruisce l’organizzazione dell’omicidio e l’agguato a un uomo indifeso, vittima sacrificale di un sistema corrotto. Cosa vi ho fatto, picciotti? Ha appena il tempo di sussurrare il giudice ragazzino, finito da cinque colpi di pistola. Tieni, pezzo di merda! È la terribile risposta che accompagna gli spari. Mitra e pistola, poi un colpo in pieno volto. Mistretta racconta tutto, con stile piano e suadente, grazie a capitoli brevi e testimonianze, con umile partecipazione alla vita di un Beato, di un futuro Santo. Non mancano le parole dei pentiti e i miracoli compiuti, ma anche se non credete al soprannaturale e se non avete fede, il più grande miracolo di quest’uomo è aver affrontato la vita come la morte, convinto di fare il proprio dovere e di servire lo Stato fino in fondo. Leggete questo libro e approfondite la sua esistenza. Vi sarà utile.
Aldo Dalla Vecchia, "Diabolik dietro la maschera"
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Diabolik dietro la maschera
Indagine sul Re del Terrore
Aldo Dalla Vecchia
Graphe.it, 2022
pp 102
9,00
Il mio unico ricordo di Diabolik coincide con le scenette che Johnny Dorelli recitava in Johnny sera, uno spettacolo del 1966, dove impersonava Dorellik, parodia, appunto, del fantomatico Diabolik. Ah, i mitici varietà della tv in bianco e nero, dove risaltava la faccia pallida e fintamente sardonica di Dorelli avvolto nella calzamaglia!
Al fumetto Diabolik, Aldo Dalla Vecchia dedica la sua ultima fatica, un saggio intitolato Diabolik dietro la maschera. Diabolik è un personaggio nato nel 1962 dalla fantasia delle sorelle Giussani, per la casa editrice Astorina. Si rifà a illustri predecessori del calibro di Fantomas, Rocambole e Arsenio Lupin.
Precursore e capostipite del fumetto nero italiano, Diabolik è stato un fenomeno trasversale che ha resistito dal 1962 fino ai giorni nostri. Ha come protagonisti un ladro capace di spettacolari trasformazioni, la sua amata compagna di nome Eva Kant – bella, algida e sensuale – e la controparte che gli dà la caccia, il nemico storico, l’ispettore Ginko, affiancato da Altea.
Avvenente, con un fisico scolpito e gli occhi gelidi, spietato ma innamorato e geloso della sua Eva – con la quale costituisce una coppia convivente non sposata, scandalosa per gli anni in cui il fumetto fu concepito – Diabolik è maestro del travestimento, grazie alle maschere con cui riproduce i lineamenti di chiunque. Ha una sua morale ma non è un personaggio positivo e in questo sta il suo fascino perverso.
Sebbene l’argomento sia trattato in modo didascalico e rigoroso, trabocca la passione di Dalla Vecchia per questo fumetto tutto chiaroscuri, patinato, forbito nel linguaggio e sottilmente sensuale senza mai essere volgare. Capitolo dopo capitolo vengono studiate le origini dell’opera, la storia delle sorelle che lo idearono, il personaggio di Diabolik, quello del suo avversario e delle due donne. Si analizzano poi le imitazioni e le parodie – mitica quella di Paperinik –, i tentativi di riproduzione cinematografica, dal trash di culto di Mario Bava alla versione vincente del 2021, il merchandising.
Un saggio ricco di dettagli, aneddoti, curiosità per cultori del fumetto elegante.
Radio Blog: Sandra Petrignani

Appena ho finito di leggere questo libro, esattamente il giorno dopo o forse due al massimo… ho ricominciato a leggerlo di nuovo! Non è uno scherzo, non ho potuto resistere a quella brutta sensazione di solitudine che ti prende quando finisci un libro che avresti voluto continuare all’infinito e, quel che più mi ha sorpreso, è che la seconda lettura mi è parsa forse ancora più entusiasmante della prima. Di Natalia Ginzburg avevo letto diversi libri, ma non immaginavo che, ancor più dei suoi racconti, sarebbe stata la SUA personale storia che mi avrebbe definitivamente conquistato, la storia di Natalia Levi prima, poi Natalia Ginzburg.
Già nelle pagine di Lessico famigliare la si inizia a conoscere piuttosto bene e, in fondo, in tutta la sua produzione letteraria la scrittrice parla indirettamente di lei e della sua famiglia. Come lei stessa dice, intervistata da Luigi Silori: “La realtà io in fondo l’ho raccontata sempre, soltanto la mascheravo e la mescolavo ad elementi fantastici”. Ma è con questo libro, La Corsara, che finalmente abbiamo un ritratto accurato e completo di questa grande scrittrice e intellettuale italiana del Novecento.
Oggi a Radio Blog abbiamo il grandissimo piacere di conversare con l’autrice Sandra Petrignani dunque, come al solito, mettetevi comodi e … buon ascolto!
A cura di Chiara Pugliese
Musica: Bensound
Per contattarci: radioblog2017@gmail.com