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Marco Franzoso, "Il bambino indaco"

5 Gennaio 2020 , Scritto da Mariarosaria Conte Con tag #mariarosaria conte, #recensioni

 

 

I libri che preferisco sono quelli che ti tolgono il sonno. Tra i numerosi romanzi letti e riletti, uno che mi è entrato nell’anima, al punto tale da consigliarlo a chiunque mi chieda un testo da leggere, è proprio Il bambino indaco.

Il romanzo di Franzoso comincia con un flash back, che lascia il lettore spiazzato, quasi disorientato, intrappolato nelle parole dello scrittore in maniera ineluttabile.

Una donna è morta, si chiama Isabel, la voce di suo marito Carlo torna indietro per raccontare com’è andata. Ed ecco apparire uno sguardo maschile, che s’inoltra con sensibilità ed intraprendenza nelle emozioni che travolgono una donna in attesa di diventare madre.

La relazione tra Carlo e Isabel è nata grazie ad un appuntamento al buio.

I due, nonostante le diversità, si scoprono subito attratti l’uno dall’altra, vanno a vivere insieme, si sposano per amore e per amore concepiscono un figlio.

A poco a poco, però, Carlo osserva sua moglie Isabel cadere in un abisso di tristezza senza fondo ed apparentemente immotivata. Assiste al dissolversi della famiglia e della passione.

Con una scrittura limpida e diretta, ma anche delicata e tenera, il Franzoso ci racconta che, forse, non è vero che l’istinto materno non sbaglia mai. Nella voce di Carlo, infatti, ritroviamo  la  disperazione  di un padre che deve salvare il suo bambino dalla propria madre. Dalla donna che lui stesso ha creduto perfetta.

… Rivedo proprio su quel divano mia moglie che si spoglia, il neonato sulle ginocchia, infagottato dentro una piccola coperta di lana. Il bambino si agita, vuole liberarsi ma non riesce. Le gambe, il corpo, sono avvolti nell’involucro troppo stretto.
Lei sfila il maglione, sbottona la camicetta e sgancia il reggiseno. La sua magrezza è impressionante, ha raggiunto il traguardo dei quarantadue chili. Tre mesi dopo il parto, anche se i seni rattrappiscono, si ostina ad allattare. Si ostina a somministrargli il proprio latte anche se per questo si disidrata e si sgonfia. È straziante assistere alla sua inutile determinazione.
Il seno è minuto, cascante e grinzoso. La pelle attorno ai capezzoli sembra secca.
Isabel avvicina nostro figlio alla mammella e lui inizia a succhiare. Succhia solo per alcuni secondi, poi agita la testa e boccheggia come un pesce gettato sull’erba.
Si attacca e si stacca ripetutamente, con movimenti nervosi del capo. Scatta sul capezzolo con la bocca spalancata, succhia e poi si allontana di nuovo, deluso. Non capisce perché da quel seno non esca niente, non capisce dove sbaglia. Ma ha fame e subito si riattacca e cerca di succhiare con tutte le forze. Si innervosisce. Inizia un gridolino di smarrimento che mi mette i brividi e che vorrei interrompere subito, in qualunque modo.
Riprova a succhiare, si stacca ancora, osserva il bersaglio del capezzolo e riprende. Potrebbe andare avanti per ore. Tutto inutile.
– Vedi, – dice Isabel. – Vedi che non ha fame?
Io non dico niente.

 

Il Franzoso, attraverso la voce di Carlo, osserva e racconta, con efficace ferocia, piantato nel bel mezzo di una  tempesta familiare, l’inizio del tracollo e la dissoluzione di un grande amore, e lo fa senza mai emettere una sentenza.

 

 

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Concerto dell’Epifania e Bacio del Bambinello

4 Gennaio 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #eventi, #musica, #postaunpresepe

 

 

Domenica 5 Gennaio, alle ore 21:00, a Giulianello (LT), presso la Chiesa di San Giovanni Battista, si terrà il Concerto dell’Epifania che vedrà esibirsi la corale polifonica locale “Schola Cantorum”, organizzatrice e promotrice dell’iniziativa, e il Coro polifonico “Armonia Mundi”. L’appuntamento rientra nella 3ª edizione di “PACE TRA I POPOLI – NATALE 2019”, il cartellone di eventi per le festività messo a punto dal Comune di Cori e dalla Pro Loco Cori con il contributo della Regione Lazio – Le Feste delle Meraviglie – e BCC di Roma – Agenzia di Cori.

La “Schola Cantorum” è il coro della Parrocchia di San Giovanni Battista di Giulianello fondato nel 1994 da don Antero Speggiorin per curare il canto nella liturgia. I cantori non sono professionisti, ma portano avanti l’impegno con fede, passione e spirito di comunione, prestando servizio in parrocchia con costanza e dedizione. Per l’occasione proporrà una selezione di brani del repertorio liturgico di grande bellezza e forza, con l’intervento di incantevoli voci soliste.

Il Coro “Armonia Mundi”, formazione a quattro voci miste diretto dal M° Matteo Sartini, nasce in seno alla Parrocchia Santissimo Nome di Maria di Genzano di Roma nel 2003. Il suo repertorio concertistico spazia dalla polifonia pura alla musica sacra classica e lirica e operistica. Domenica presenterà un programma che guarda alla tradizione popolare italiana, francese e americana, con brani sacri di Mozart, Verdi, Adam. Insieme alla Corale ci saranno due voci soliste: il Soprano Angelica Ercolani e il Mezzosoprano Michela Moroni.

L’ingresso ad offerta libera servirà a finanziare le opere della Parrocchia, in particolare la prosecuzione dei lavori di ristrutturazione e restauro della facciata danneggiata della cinquecentesca Chiesa di San Giovanni Battista, luogo sacro di rilevanza storica e architettonica, ma anche simbolica per tutta la comunità, essendo l’unica parrocchia del borgo, intorno alla quale si è sviluppato l’antico Castrum Julianum. Nel parcheggio della Chiesa si potrà inoltre godere del suggestivo Presepe realizzato da giovani parrocchiani, ricco di effetti, statue in movimento, cascata, suoni e musica.

Lunedì 6 Gennaio, sempre a Giulianello, si rinnova la tradizione del Bacio del Bambinello. La statuetta del Bambin Gesù, scolpita nel XVI secolo da un devoto francescano sul legno d’ulivo del Getsemani, è custodita all’interno della sacra cappella della Chiesa di San Giovanni Battista, ed è stata benedetta da Sua Santità Giovanni Paolo II durante l’udienza papale del 2 Dicembre 1998. Come dal 1798, la mattina dell’Epifania, dopo la santa messa delle ore 10:30, la statuetta viene fatta sfilare in processione per le vie del paese, portata in spalla dagli storici “Incollatori”. Alle ore 15:30, avrà luogo il Bacio del Bambinello, un rito che da sempre riesce a coinvolgere tanti cittadini, che trovano tranquillità e conforto nello sguardo rasserenante e fiducioso del Gesù Bambino.

 

 

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Gaglione - Izzo, "Uccidendo il secondo cane"

4 Gennaio 2020 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni

 

 

 

 

Gaglione – Izzo
Uccidendo il secondo cane

Oblomov – Euro 18 – Pag. 175

 

Varsavia, 1956. Fra le rovine di una Polonia sgretolata, piena zeppa di ubriaconi e reietti, il giovane scrittore Marek Hlasko (1934-1969) osserva e descrive l’individualismo e la disperazione dei sobborghi. Intanto una giovane coppia, Piotr e Agnieszka, vive la propria storia d’amore all’ombra dell'oppressivo regime socialista. Attraverso l’occhio attento del James Dean polacco - la somiglianza con l’attore era impressionante - prende vita un decadente affresco costellato di bettole fumose, alcol e violenza. Voce scomoda in patria (le sue opere furono vietate per 20 anni), Hlasko conduce un’esistenza randagia di cui saprà anche costruire astutamente il mito: ex camionista, scrittore in fuga dalla Francia all’Italia poi pappone a Tel Aviv e sceneggiatore al fianco di Roman Polanski a Hollywood, fino al tragico epilogo nella Germania dell’Ovest.

 

Non è stato inutile aver fondato Il Foglio Letterario nel 1999, visto i talenti che abbiamo scoperto, pure se pochi ce ne riconoscono il merito, quasi nessuno ci cita, finisce che ci tocca dirci bravi da soli. Non abbiamo un buon ufficio stampa, come tanti fanfaroni che poco fanno e molti raccolgono, questo è certo. Fabio Izzo è una mia scoperta di cui vado fiero, più volte presentato al Premio Strega, ha debuttato con Eco a perdere, proseguendo con Balla Juary, Doppio umano, To jest, Il nucleo, Ieri Eilen, tutti romanzi usciti sotto la mia direzione editoriale. Valerio Gaglione, invece, ha esordito con il romanzo grafico Se sapessi come fai - Le cinque prove del’omicidio di Luigi Tenco, scritto da Giusepe Bità, sempre con Il Foglio. Autori di cui vado fiero e che - da lettore onnivoro appassionato pure di fumetto - ritrovo con piacere alla corte di Oblomov, sotto la guida di un maestro come Igort, nel catalogo di un marchio editoriale importante, non solo per dimensioni ma anche per spessore culturale. Uccidendo il secondo cane è un concentrato narrativo dello stile di Izzo, perché con poche e incisive pennellate tratteggia il carattere di uno scrittore maledetto (alla Modigliani), ne descrive le notti a base di alcol e trasgressione, approfondisce la sua lotta politica, il suo essere contro un regime che osteggia il suo lavoro. Lo stile grafico di Gaglione è maturo e superbo, tutto chiaro scuri, in un evocativo bianco e nero che rimanda ai grigi tempi di una Polonia comunista, con un tratto che sembra vergato da un poetico carboncino. Uccidendo il secondo cane è il titolo di un libro di Hlasko, pubblicato nel 1965, inedito in Italia, ed è perfetto per ricollegare due delusioni, due momenti esistenziali in cui lo scrittore tocca il fondo e non riesce a riemergere. Izzo conosce molto bene la Polonia, per apprezzare a fondo la sua scrittura e i suoi personaggi forse sarebbe importante saperne quanto lui, ma basta qualche nozione sui danni prodotti dal regime comunista per capire il senso dell’epigrafe: Giulietta e Romeo non si sarebbero mai incontrati a Varsavia nel 1956. Non era terra per l’amore quella dittatura, era terra per il dolore, per la disillusione, per l’alcol e per notti disperate, per avere soltanto voglia di fuga e di ribellione. I protagonisti del romanzo grafico sono scrittori dissidenti che hanno scelto di non tacere e hanno sacrificato la loro vita per un profondo desiderio di libertà. Un graphic novel da non perdere, se amate il fumetto colto e la letteratura.

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

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Leggere con i figli: Il Giovane Holden di J.D. Salinger

3 Gennaio 2020 , Scritto da Mariarosaria Conte Con tag #mariarosaria conte, #recensioni

 

 

 

 

Ho trovato il coraggio di pubblicare i miei lavori grazie ai miei figli. Loro mi hanno cambiato la vita. Mi hanno resa più matura, una donna coraggiosa, da ogni punto di vista!

Le mie ragazze furono le prime a chiedermi di scrivere un libro e, quando me lo chiesero, erano due bambine e leggevo con loro sotto l’ombrellone. Quest’abitudine non l’abbiamo ancora persa! Sul mio comodino vi sono in lettura Bella mia di Donatella Di Pietrantonio, che mi ha stregata dopo L’Arminuta e Non avevo capito niente di Diego De Silva. Con calma vi parlerò anche di questi due romanzi, non appena li avrò terminati. Oggi vorrei di raccontarvi de  Il giovane Holden lettura affidata a mia figlia dalla prof d’italiano. Insieme al famoso Holden abbiamo letto anche Il paradiso degli Orchi’, un altro classico che vi lascerò scoprire da soli. Ma Holden e l’odio per l’ipocrisia mi hanno nuovamente incantata, come quando lo lessi la prima volta da ragazza.

Partiamo dalla copertina: bianca con la scritta nera, perché un libro non si giudica dalla copertina! E così è, a mio avviso, per ogni cosa di questo assurdo mondo.

E dal titolo originale: The catcher in the rye (L’acchiappatore nella segale). Colui che salva dal dirupo i bambini che giocano in un campo di segale. Oppure Catcher uno dei giocatori della squadra di baseball, il ‘prenditore’, cioè colui che sta dietro il battitore per cercare di afferrare la palla che quest’ultimo non riesce a respingere con la mazza. Con il nome rye si potrebbe designare il ‘whisky rye’ ottenuto dalla fermentazione di segale, quindi ‘Il terzino nella segale’. Colui che prende l’alcol, che dipende dall’alcol.

In Italiano il titolo originale suonerebbe assurdo, in una parola intraducibile, ma ‘Il giovane Holden’  è ormai qualcosa di più di un titolo.

Il nostro giovane amico, come colui che salva i piccoli dal dirupo, cerca di salvare, con i suoi messaggi, i giovani dal mondo degli adulti, dai risvolti oscuri: ipocrisia, falsità, perversione, menzogna!

O forse è il nostre eroe che, attraverso la sua avventura, cerca disperatamente l’acchiapatore di segale per essere salvato dalle brutture della vita?

O forse, ancora, il suo rifugiarsi nell’alcol perché tutt’intorno è veramente troppo falso (whisky rye’) è la vera chiave di lettura del titolo?

A voi la soluzione, se lo leggerete, ma alla fine ciò che conta è che stiamo parlando di un libro pubblicato nel 1951 e la cosa stupefacente è che ho trovato questo romanzo, ancora una volta, nella forma e nei contenuti, di un’attualità sconvolgente.

Il protagonista del romanzo è Holden Caufield un sedicenne americano, proveniente da una famiglia americana benestante.

Holden, nonostante la sua giovane età, ha già sofferto tanto per la perdita di una persona a lui molto cara (non voglio svelare troppo) e sembra non ancora essersi realmente ripreso. Non riesce a trovare la sua dimensione, vaga di scuola in scuola, di professore in professore, di storia in storia… in balia di se stesso.

A prima vista il Caufield sembra il classico adolescente lavativo e ribelle, che vuole dar noia a familiari, compagni e insegnanti. Lui è irrequieto, come lo sono la maggior parte dei giovani d’oggi, è disperato, soffre.

La trama del romanzo in sé è abbastanza semplice, ma le descrizioni, il sarcasmo, l’analisi dettagliata di ogni singolo stato d’animo con un linguaggio diretto, schietto, a tratti feroce, rendono, a mio avviso, questo libro un capolavoro.

Mia figlia non lo ha apprezzato quanto me. Il continuo contestare tutto e tutti del nostro giovane eroe le dava noia. Ha protestato un po’ durante la lettura, lei come lui voleva polemizzare sul modo di guardare il mondo del protagonista. Ed effettivamente, a volte, la polemica continua di Holden può stancare, ma lui è così critico perché rappresenta un giovane che vive un grande disagio e la sofferenza di questo personaggio del 1951 (forse ideato ancor prima dal Salinger nei suoi racconti per il New Yorker ) è  attualissima. I nostri giovani vivono ancora situazioni più grandi di loro, di cui non riescono a venire a capo, dove non riescono a trovare conforto nel mondo degli adulti. Nel romanzo non c’è un solo compagno disposto ad aiutare Holden, anzi quello che noi oggi chiamiamo bullismo era dilagante allora come ora, un adulto che riesca a mettersi sulla sua stessa lunghezza d’onda, una persona che riesca a guardarlo negli occhi e che riesca a comprenderne il   dolore.

Il povero Holden troverà conforto nella ‘vecchia’ Phoebe, la sorella minore (la fanciullezza non ancora inquinata). E proprio con l’immagine di lei che gira sulla giostra dei  cavalli e il nostro Holden che la guarda felice da una panchina, si conclude il romanzo. Un romanzo di formazione semplice ed efficace, che mi ha permesso, ancora una volta, di andare oltre gli stereotipi e di chiedermi che fine facciano le anatre del laghetto di Central Park durante l’inverno.

E ancora, è cambiato qualcosa per i nostri adolescenti dopo più di sessant’anni? Qualora siano in difficoltà, perché troppo fragili per affrontare da soli la burrasca dell’adolescenza avrebbero punti di riferimento?

La famiglia salva il nostro eroe, ma oggi la famiglia è pronta ad accogliere e comprendere?

Non lo so, a voi le risposte.

Buona lettura!

 

 

 

 

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Mariarosaria Conte, "Mare nell'anima"

2 Gennaio 2020 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #recensioni, #mariarosaria conte

 

 

 

 

Mare nell’anima

Mariarosaria Conte

 

Book on demand di grafica elettronica, 2015

 

Mare nell’anima, di Mariarosaria Conte, è un romanzo che si tiene volentieri sul comodino e si legge velocemente perché è fresco, scorrevole e scritto con uno stile pulito. Tuttavia non lascia molto. A sua discolpa c’è il fatto che si tratta solo del primo della serie, forse, leggendo gli altri, lo spessore dei personaggi e del tessuto sociale si approfondirà. Così com’è, il primo volume rimanda l’idea di una storia semplice, con un’atmosfera a metà fra Elena Ferrante - di cui non ha però lo stile incisivo - e Antonella Boralevi.

Morena è la classica cenerentola. Di una bellezza inconsapevole, timida, gentile e un poco goffa, trascorre le vacanze al mare a Oti, meta di ricchi borghesi partenopei. Lei, prima di andare in spiaggia, deve fare le faccende domestiche e occuparsi della sorella minore, pigra e svogliata. Va da sé che incontrerà, e conquisterà, il principe azzurro: Davide, il ragazzo più bello e ambito della compagnia.

I cliché della fiaba ci sono tutti, in questa ennesima – forse involontaria – rivisitazione: Morena è timida e solitaria, Morena è costretta a fare i lavori più umili, Morena è poco stimata dalla famiglia, Morena va al ballo con un vestito che piove dal nulla e bacia il suo meraviglioso principe senza macchia e senza paura. Ma se la fiaba in tutte le salse ha ancora fascino, qui i personaggi sono un poco sbiaditi, primo fra tutti Davide, il bello e possibile, che subisce la sua conversione da irraggiungibile playboy a tenero e premuroso innamorato, senza che ci sia un adeguato sviluppo del personaggio.

Certamente l’estate dei sedici anni di Morena segna una svolta, quella che la trasforma da bambina succube a ragazza capace di prendere decisioni autonome, consapevole di sé, delle proprie possibilità, del proprio fascino e dei propri desideri.

Pur fra ricordi di canzoni, trasmissioni televisive e libri, l’ambientazione anni 90 è un poco vaga e sfocata, c’è un tentativo di analisi sociale dei personaggi, con le loro vite patinate che nascondono, però, difficoltà e dolori. I dialoghi risultano a volte artificiali se visti da una prospettiva adolescenziale.

Detto questo, rimane il fatto che alla fine non manca comunque la voglia di andare avanti col secondo volume della serie, per capire se la ragazzina proletaria riuscirà a conquistare il suo posto nel mondo snob e respingente dell’alta borghesia, e se il tenero amore appena sbocciato saprà resistere alla differenza di personalità e status sociale.

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L'inganno del primo dell'anno

1 Gennaio 2020 , Scritto da Costantino Delfo Con tag #costantino delfo, #racconto

 

 

 

 

Aveva settant’anni, ma era ancora un giocherellone. Sua madre aveva cercato il suo nome guardando le stelle in una notte chiara, e aveva deciso per Castore, la stella più splendente. Abbaglio o inganno, Castore non fu così splendente, ma anzi proprio brutto, fin da ragazzino. Era piccolo ed esile come un fuscello ed era difficile dire quale dei singoli attributi del suo viso meritasse la sufficienza: gli occhi erano piccoli e neri come le pelose sopracciglia, il naso sporgeva grosso e adunco. Forse la bocca dalle grandi labbra o i capelli corvini tutti ricci meritavano la sufficienza, ma in un migliore contesto corporale. Di professione faceva il calzolaio: bravo ad aggiustare, lucidare e colorare scarpe, aveva la sua clientela e in città era conosciuto.

Nonostante l’età smanettava sullo smartphone e aveva più di mille amici su Facebook: con tanti chattava e scambiava opinioni, like e aneddoti. Soffriva di cuore e anche i polmoni non erano tanto in salute, ma non era ancora così mal ridotto da cedere alla paura della morte. Dunque, avvicinandosi l’età matura per morire, non era detto che quel termine così vicino dovesse per forza essere imminente, ma l'incertezza di quando, dove e come sarebbe morto gli impediva di vivere serenamente. “Si può morire da un momento all'altro, ma chi è vecchio e malato sa che tra un anno o dieci, forse anche fra un solo mese o un giorno, non ci sarà più. Potrei morire anche adesso se mi venisse un colpo” pensava.

Per il dove e come si era creato delle certezze: “Morirò nel mio letto a causa di un colpo al cuore o di una crisi di respiro” mugugnava. Era il quando che più lo turbava e così, poco a poco, cominciò a delineare un profilo della situazione alla sua morte: senza famiglia, solo al mondo, nessuno l'avrebbe pianto.

Si inventò allora uno stratagemma per eludere l’ora della sua morte e, forse, anche farsi piangere… ogni anno, al primo giorno di gennaio, prese a pubblicare sul diario di Facebook il proprio necrologio: Oggi è venuto a mancare all’affetto dei propri cari... , con tanto di croce nera e fotografia. Molti furono i ‘RIP’ e i commenti commemorativi alla sua anima, ma dopo un giorno o due Castore smentiva l’accaduto e tornava in vita. Durò così per anni, e, anche se molti amici non lo piansero più, altri se ne aggiunsero commossi, così Castore scordò ogni malinconia di morte.

Quell’anno il suo necrologio non fu più cancellato. Gli emoticon con le faccine tristi fioccarono, forse qualcuno lo pianse. Castore era riuscito ad ingannare il giorno e l’ora della sua morte.

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Complimenti di buon anno

31 Dicembre 2019 , Scritto da Pietro Pancamo Con tag #pietro pancamo, #unasettimanamagica, #poesia

 

 

 

Humour nero ed umor nero

son due cose differenti;

lo sa bene il criminale:

l’assassino ancora attivo,

l’assassino dunque in corso

che mi dice quanto segue:

«Complimenti di buon anno

a tutti i miei peccati:

è molto più poetico

uccidere a Natale!».

 

Pietro Pancamo

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Il grande oroscopo del 2020

30 Dicembre 2019 , Scritto da Loredana Galiano Con tag #loredana galiano, #astrologia

 

 

 

 

Qualunque sia il vostro segno zodiacale, la mia ricetta è semplice: prendete un po’ del vostro tempo e leggete il vostro segno a intervalli regolari.  Alcune righe vi regalano sorrisi, altre invece un confronto, ma in ogni caso non siete mai soli nell’Universo: alieni ed extra terrestri vi offrono un prosecco.

 

ARIETE: indossate una tuta spaziale
Non è un anno che invita ai rischi, alla scommessa, poiché le quadrature di Plutone, Giove e Saturno possono creare momentanei rallentamenti o qualche fatica in più.

E’ saggio fermarsi di tanto in tanto, facendo il punto della situazione senza amplificare a dismisura i desideri del vostro Io più ambizioso e baldanzoso.

Siete pronti all’esaltazione, a scaldare i motori, a partire a razzo, ma serve anche una fredda ed essenziale lucidità mentale.

Saturno, Giove e Urano determinano i vostri periodi di cambiamento con fiducia e con grande energia, perché anche con la complicità di Marte, dal canto suo, il pianeta piazza le tende a casa vostra per lungo tempo, regalandovi grinta ed enfasi nel portare a termine i vostri progetti.

 

TORO: siete protetti contro i raggi cosmici

E’ possibile che per tutto il 2020 si avveri un progressivo consolidamento delle posizioni acquisite, senza che ci siano ostacoli durante il cammino.

Non sono per nulla esclusi i grandi cambiamenti come una telefonata attesa o improvvisa, un’occasione che determina la svolta nel vostro lavoro, la conquista di una vita materiale più salda e sicura, per cui il vostro atteggiamento è più leggero e sollevato.

Cominciate a immaginare la vostra vita diversamente da come l’avete sempre sognata, perché il vento di Urano è imprevedibile e insospettabile e stravolge tutti i vostri progetti, cominciando da voi stessi.

 

GEMELLI: avete voglia di evadere

Nei mesi trascorsi avete acquisito una forza di volontà ferrea e lucida e nello stesso tempo siete consapevoli dei vostri limiti.

Ora il vostro atteggiamento è quello dell’umiltà e della concentrazione e questo non vuole dire per nulla rinchiudersi prendendo le distanze dal mondo, ma vuole semplicemente significare come la vostra attenzione è posta su nuovi binari della libertà personale e di pensiero.

Questo nuovo anno sia per voi di buon auspicio ora siete concentrati a recuperare quell’ottimismo che avevate perduto per raggiungere concretamente tutti i vostri obiettivi, perché dalla primavera si vola: benedetto sia il transito di Saturno in Aquario!

 

CANCRO: amate lasciarvi andare come un fiume all’ombra di un salice

Le azioni contrastanti di Saturno, di Giove e di Plutone vi portano avanti tra sentieri difficili e dirupi pericolanti, tra salite faticose e discese ripide.

Certo, è molto stancante, ma scoprite di avere una forza soprattutto interiore, di farcela e di raggiungere quelle cime alte, nonostante il paracadute difettoso.

Il vostro compito prezioso è soprattutto il lavoro in prima persona, dovete essere attenti e scrupolosi in tutti i settori della vostra vita, specie in termini di potere e ambizione.

Il potere, soprattutto per voi, non è quello che si esercita in maniera dura e cinica, ma è essenzialmente capire che dentro di sé esiste una grande forza capace di ottenere quello che vuole.

Servono metodo e costanza, dunque, anche se in qualche occasione voi sognate la calma e il beato isolamento di un orizzonte senza alcune incombenze.

 

LEONE: arrivate da altri mondi con un’astronave di mille luci e bandierine

Il lungo transito di Urano nel segno del Toro è più provocatorio che negativo e trasmette lampi di genio e scosse interessanti, specialmente nell’ambito professionale e nel settore dell’autonomia.

Certo, Saturno in Aquario non facilita il vostro percorso, ma è una fonte essenziale per attingere risorse concrete e utili nei rapporti con i soci e i vostri colleghi, con i vostri collaboratori ma anche con il vostro partner.

Saturno è il grillo parlante che vi mette di fronte alla realtà tirando fuori la polvere da sotto il tappeto e mettendo in chiaro le vostre situazioni, quelle più difficili, impossibili ma salutari.

Alcuni progetti vanno rivisti, dal matrimonio a quello lavorativo.

E’ utile e necessario tagliare tutto ciò che è secco e vuoto per rinvigorire e far germogliare nuovi sentimenti,  -importanti i rapporti personali, lavorativi - e migliorando soprattutto se stessi.

 

VERGINE: siete degli extraterrestri con un quoziente sopra alla media degli abitanti di questo pianeta

Potete contare sui favolosi trigoni di Giove, di Plutone, di Saturno e di Urano che riescono a dare un contrappeso di risposte sempre valide.

Emergono ancor di più le qualità di un carattere che rimane pragmatico, concreto, umile, attivo, concentrato sul lavoro e coscienzioso verso i propri doveri.

Il proprio valore è riconosciuto nell’ambito professionale e in moltissimi casi potete avere avanzamenti di carriera e aumento dei guadagni.

La vita non è sola fatica, ma anche soddisfazione che cresce sul binario di una tranquillità quotidiana ora più solida.

Ora la vita diventa anche emozione e gioia e soprattutto cresce una femminilità o un maschile più sicuro di sé. 

Siete meno rigidi e bloccati, in grado di togliervi qualche soddisfazione seduttiva, ma di puntare a una qualità del vivere i sentimenti finalmente all’altezza del valore del segno.

 

BILANCIA: il cuore torna a battere con pulsazioni più dolci e musicali

Giove, Plutone e parte anche Saturno in aspetto ostile al vostro Sole potrebbero rendervi il compito non facilissimo ma senz’altro avvincente e ricco di novità.

In alcuni casi i successi sono stati paralleli a un aumento di responsabilità e le responsabilità comportano anche una certa fatica.

Ora si tratta di trarre profitto senza esitazioni da tutto quello che avete raggiunto, muovendovi con una certa prudenza e attenzione.

In quest’anno Giove dispettoso v’invita a rivedere le vostre priorità, ad ascoltare i vostri bisogni senza tornare a quelle forme antiche di senso del dovere troppo rigido.

Potrebbe succedere che Giove faccia tornare a galla alcuni difetti sostanziali del vostro carattere, ad esempio quello di non saper pensare troppo a se stessi e di non possedere quel sano egoismo che fa sì che la felicità di tutti passi in primo luogo attraverso la porta della vostra felicità.

 

SCORPIONE: non avete paura di nessuno, grandi spazi e nomadismi liberi

La strada diventa dritta, lineare e, chi in progressione, chi rapidamente e all’improvviso, tutti potete stilare un bilancio di questo anno assolutamente nuovo.

Da un certo punto di vista i successi non dipendono sempre da voi, ma da una serie di connessioni ed eventi oggettivi e fortunati.

E’ l’anno giusto per puntare in alto, per non negarvi i progetti e gli obiettivi più elevati.

Urano vi costringe a trasformarvi da signori del buio, della notte e dell’inconscio, a guerrieri solari che non temono di far vedere quello che sono e quello che pensano.

Mettete con chiarezza sul tavolo le vostre idee e iniziate a costruire, complice un Saturno saggio, che vi ha aiutato a costruire un’impalcatura solidissima che dura già da qualche anno.

E’ l’inizio di una nuova epoca che porta il vostro segno sempre più in alto. Sempre più vicino a quella che si può chiamare felicità.

 

SAGITTARIO: la tua mente cosmica butta via la spazzatura, vi muovete anche quando state fermi

Vi siete sentiti vivi, esuberanti, generosi, sempre ottimisti, specie quando tutto vi andava bene, ottenendo grande gratificazione e ottimi risultati.

Forse vi siete scontrati con l’illusione di Nettuno, che vi ha fatto vedere una realtà diversa da come l’avevate sognata.

Questo 2020 si prospetta come una girandola di emozioni contrastanti ma molto vivaci.

Il lungo trigono di Marte dal segno dell’Ariete vi fa girare tutto l’Universo su una moto con la voglia inesauribile di entusiasmo.

Sempre pieni di energia e di carica vitale progettate di creare grandi opere d’arte, di scrivere tanti libri, di coltivare le vostre passioni, di suonare il vostro flauto sui palcoscenici di tutto il mondo.

Avete voglia di concepire un bimbo, o di adottare un cucciolo abbandonato, di coltivare alberi, di tirar tardi la sera, mentre intonate una vecchia canzone di Domenico Modugno.

 

CAPRICORNO: nella sala di comando esplorate nuovi posti e incontri del terzo tipo

Voi abitate all’ultimo piano del grattacielo e non avete la testa tra le nuvole né i piedi staccati da terra.

Siete concreti e spartani, responsabili e tosti, dignitosi e orgogliosi.

Siete roccia, montagna, pietra dura, eliminate tutto ciò che è vecchio, inutile, anche se è bello, non v’importa la vanità, v’importa la sostanza.

E’ un anno fatto di rivincite, di svolte storiche e inattese, di cambiamenti improvvisi, di ambizioni sfrenate, di grandi energie sul fronte professionale, di benessere quotidiano, di flirt e d’innamoramenti mordi e fuggi.

Giove vi fa visita per tutto l’anno ma non amate fare il passo più lungo della gamba. Anche nelle faccende d’amore e di passione volete viaggiare ma senza rischiare troppo.

Quest’anno investite tutte le vostre energie nell’ambito familiare, nel vostro arredamento, nel cambiare il vostro divano e il lume della vostra scrivania.

 

AQUARIO: siete più flessibili e capaci di alzarvi in volo senza perdere il senso di realtà

Il vostro 2020 è all’insegna di una bella e prolungata sferzata di energia, ma anche di sentimenti allegri e spensierati, di creatività e passione che vi tengono compagnia per lungo tempo.

Vi piace vivere la vita senza costrizioni e in totale libertà, seguendo la moda e i suoi colori. Vi piace essere sciolti e non avere nessun legame fisso.

Amate la spontaneità e l’estrema naturalezza, ecco, è così che vi piace vivere la vostra vita, seguendo i vostri ritmi dettati dalla vostra mente.

Il lungo transito di Venere in Gemelli e di Marte in Ariete vi anticipa un anno da vivere in un safari, dove tutto è avventura dalle mille sorprese, dallo studio all’improvvisazione.

Volete dipingere tutti i colori del cielo e degli spazi infiniti, ma anche di un verde prato o di un blu mare.

Preparate un dolce con essenze di vaniglia e di frutti di bosco, mentre girate fra i mercatini e acquistate foulard da annodare al collo.

 

PESCI: la vostra mente non si dispera nell’infinito, avete bisogno di più spazio per scoprire nuovi orizzonti.

Il vostro si prospetta un anno fantastico grazie a Giove, che ora si pone in aspetto favorevole al vostro Sole, grazie a Marte in Ariete che vi regala un pieno di carica vitale nella vostra seconda casa solare; a Venere in Gemelli, che vi dona vivacità e allegria in famiglia per lunghe settimane.

Il tutto con un contorno squisito di Urano e Plutone, che vi porteranno nuovi contatti di collaborazione, vere amicizie, importanti conoscenze e condivisioni di progetti e idee.

Il vostro viaggio nelle nebbie di Nettuno vi porta a immaginare grandi voli pindarici, a far sì che la vostra immaginazione superi la realtà, che la vostra vita debba essere vissuta con fantasia e stravaganza, con sfumature impercettibili.

Siete il genio per eccellenza, dall’intuito facile e dalle emozioni intense.

Siete il sogno per il vostro vicino di casa, il conforto per una persona ammalata, le cure per un micio randagio, il sostegno per un’amica del cuore.

Risolvete ogni confronto con piglio deciso e con tanta umanità.

Ritrovate la voglia di agire con impeto per poi ridere a crepapelle quando il vostro cane rovescia un vaso di fiori.

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La casa del padre (2019) di Vincenzo Totaro

29 Dicembre 2019 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni, #cinema

 

 

 

 

La casa del padre debutta in prima assoluta il 29 ottobre, a Vico del Gargano, prosegue a Foggia (4 novembre), Manfredonia, Milano, Roma, Valle Leventina e altre date, per poi affidarsi alla distribuzione televisiva della Running Tv International. In breve la trama. Antonio torna nella casa della sua infanzia, per venderla secondo indicazioni del fratello Corrado, ma finisce per compiere un tuffo nel passato, immergendosi nei ricordi. La potenziale cliente arriva, ma non è la vera Angela che dovrebbe vedere la casa, bensì una ragazza smarrita, in crisi, in fuga dalla sua esistenza, in attesa di operarsi per una grave malattia. Pure Antonio è un uomo tormentato, malato, ex fumettista e disegnatore, ha un figlio che vive lontano e che sta scrivendo una tesi sui suoi vecchi lavori. Antonio percorre le stanze della casa abbandonandosi a una cascata di ricordi, mentre una notte di tempesta scuote i vetri, scosse di terremoto fanno muovere gli oggetti, pioggia e vento colpiscono le imposte. Angela e Antonio s’incontrano per caso, sboccia una sorta di amore impossibile, un sentimento soffuso di poesia e languore, intrecciato ai troppi pensieri del passato. Totaro gira un film teatrale, intenso e introspettivo, ricco di suspense narrativa, forse troppo dilatato nei tempi, anche se resta il sospetto che per affrontare simile tematica ci fosse bisogno della lunga distanza. Spettacolari gli effetti speciali che mostrano il cosmo come cornice iniziale e finale della storia; da sottolineare alcune poetiche dissolvenze, soprattutto quella che dagli occhi della protagonista conduce lo spettatore verso le stelle. Attori bravissimi e credibili, soprattutto i due protagonisti (Boccanera e Del Nobile), che danno vita a un lungo dialogo letterario mai artefatto e stucchevole, ma realistico e dal sapore bergmaniano. Molti riferimenti cinematografici portano a Beckett (il fratello è una sorta di Godot che telefona ma non arriva mai), Bergman (rapporto uomo - donna), Scola (la pistola nella borsa, l’incontro in una giornata particolare), Tarr (il paesaggio apocalittico, i piani sequenza, l’incontro). Storia narrata proustianamente, con andamento circolare, che si apre e si chiude con la visione dell’universo, il ciclo della vita eternamente uguale, la consapevolezza che la nostra esistenza è una piccola cosa nel cosmo infinito. Straordinaria la fotografia in bianco e nero, curate le scenografie, sceneggiatura senza punti morti, dialoghi ben confezionati, musiche di Chopin adeguate a una storia montata con ritmi compassati. La casa del padre è una storia d’amore improbabile, un incontro tra un uomo e una donna che sono giunti a un bivio della loro esistenza, un’esperienza di amore e morte che si celebra nella casa dove l’uomo ha vissuto la sua infanzia, in un contenitore di ricordi che ognuno di noi possiede nella memoria. Se riuscite a vederlo - problema del buon cinema indipendente -, non ve ne pentirete.

 

Regia: Vincenzo Totaro. Fotografia: Antonio Universi. Operatore di Riprese ed Effetti Speciali: Luisa Totaro. Fonico Presa Diretta: Vincenzo Moccia. Microfonista: Tonino Bitondi. Costumi: Federico Del Nobile. Scenografia: Leonarda Fabiano, Matteo Del Nobile. Musiche (non originali): Giuseppe De Salvia. Case di Produzione: Silentium Film, Aelita Film. Produttori: Antonio Del Nobile, Vincenzo Totaro. Genere: Drammatico. Durata: 118’. Colore: B/N. Interpreti: Manuela Boccanera (Angela/Cristina), Antonio Del Nobile (Antonio), Rosanna Trotta (Signora Angela), Adriano Santoro (voce di Corrado).

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Roberto Saporito, "Come una barca sul cemento"

28 Dicembre 2019 , Scritto da Gordiano Lupi Con tag #gordiano lupi, #recensioni

 

 

 

 

Roberto Saporito
Come una barca sul cemento

 

Arkadia - Collana Sidekar - Pag. 110 - Euro 13
www.arkadiaeditore.it

 

Conosco e apprezzo Roberto Saporito dal 1999, anno di fondazione del Foglio Letterario, pure se con la mia casa editrice non ho mai pubblicato un suo romanzo ma solo racconti all’interno della rivista e di antologie tematiche. Siamo stati insieme nel gruppo di autori che un grande talent-scout come Luigi Bernardi ha portato nella squadra di Perdisa Pop, un tentativo di fare qualcosa di nuovo nell’asfittico mondo editoriale italiano. Il caso editoriale dell’anno, un romanzo contro il mondo editoriale, lo feci pubblicare da Anordest, realtà nella quale credevo ma che si è rivelata modesta e fallimentare. Adesso ritrovo Saporito alle prese con un racconto noir veloce e graffiante, edito dalla cagliaritana Arkadia, strutturato in capitoli brevi e incisivi, impaginato tra dialoghi e concise descrizioni, ambientato tra Roma, Torino, Pisa e la zona dove vivo (San Vincenzo, Baratti e Piombino). La narrativa dello scrittore di Alba non è cambiata dai tempi di Harley Davidson (piccolo successo di Stampa Alternativa, altro mitico editore che abbiamo frequentato insieme): usare il noir per raccontare la società che cambia, la psicologia umana, il rapporto tra un uomo e una donna. Protagonista del racconto - di questo si tratta più che di un romanzo - è un professore cacciato dalla scuola pubblica per oscuri motivi (si capirà alla fine ma non spoileriamo) che si ritrova a fare il guardiano di barche a San Vincenzo e si mette a caccia di vecchie fiamme giovanili che a suo tempo non è riuscito a portarsi a letto. Verranno fuori tutti i lati oscuri del protagonista ma anche delle donne con cui viene a contatto, soprattutto la prima, depressa e maltrattata da un marito che non farà una bella fine. Non aggiungo altro. Il libro ha il ritmo di un giallo e la profondità di un noir, si legge in meno di un’ora, ché lo stile di Saporito - avvolgente e intrigante - cattura il lettore e non gli consente di abbandonare la lettura fino alla parola fine. Consigliato anche per chi cerca in un libro qualcosa di più di una storia ben scritta, perché tra le righe di un racconto strutturato per immagini, come se fosse una sceneggiatura, viene fuori tutto il lato inquietante della natura umana.

 

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

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