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signoradeifiltri.blog (not only book reviews)

moda

I giorni della merla

30 Gennaio 2017 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #moda

 

 

Per me la domenica è sempre uguale”, scrivevo il 16 febbraio 1970. “Ieri come sempre sono restata in casa con i miei genitori. La mattina ho giocato mentre la mia mamma faceva le faccende e il mio babbo non so. Il pomeriggio ho giocato e poi alle cinque abbiamo guardato la televisione fino a tardi poi abbiamo mangiato e dopo si è riguardato la televisione. Così succederà tutto l’inverno ma a primavera noi andremo a fare qualche gita a fine settimana.”

Quello che facciamo da bambini, sia esso frutto di una nostra libera scelta oppure delle imposizioni familiari, plasma ciò che diventeremo e ci piacerà fare da grandi. Mi pare che le mie domeniche non siano poi tanto diverse da quelle del lontano 1970. Certo, ora esco di più, ma lo faccio per dovere, verso il marito, verso il cane e verso me stessa, ché una boccata d’aria e un po’ di movimento fanno bene. Se fossi io a decidere, però, starei tutto il giorno in casa, dopo aver pulito e messo in ordine, essermi fatta una doccia e aver indossato un tutone comodone e calzettoni di ciniglia. Ma un marito irrequieto e un mezzo border collie mal si sposano con le mie aspirazioni segrete e con la mia pigrizia innata.

E la televisione, così come i libri, è sempre stata un must nella mia vita. Non ho nessuna remora a dirlo, non temo il giudizio degli intellettuali per i quali esisti solo se leggi Tolstoj prima di dormire e se conosci a memoria tutte le poesie di Majakovskij. Io, invece, amo le fiction in costume stile Elisa di Rivombrosa e la Dama Velata e non me ne vergogno certo.

Le giornate stanno impercettibilmente allungando e anche nei fatidici giorni della merla già intravedo una luce di primavera, meno radente e obliqua, e sento profumo di erba tagliata e di salmastro nell’aria. Ogni attimo della nostra breve vita, ogni novità, ogni conquista sembrano così recenti, così nuovi di zecca e significativi da divenire immutabili, invece tutto cambia, basta guardare le foto di qualche anno fa, basta voltarsi indietro per rendersene conto. E la vita diventa una strada buia che va verso il nulla.

Che cosa c’è di nuovo nel guardaroba per accompagnare questo inverno che gocciola via giorno dopo giorno, interminabile e veloce come la vita stessa?

 

La camicetta fantasia, con un tocco di tutti i colori che ho già nell’armadio e quindi facile da abbinare.

Il lupetto di lurex nero, uguale a quello che ho indossato per Natale ma comprato in saldo.

Il cappellino stile turbante da vecchia signora, impreziosito da un microscopico filo luccicante.

Il piumino in oro pallido, con la cerniera illuminata da brillantini.

Il trench, intramontabile, chic, e adatto alla primavera che speriamo arrivi presto.

I giorni della merla
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L’Epifania tutte le feste se l’è portate via

12 Gennaio 2017 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #moda

 

L’Epifania tutte le feste se l’è portate via e ci ritroviamo alle prese con la meravigliosa vita normale, senza feste e balli, parenti e amici, inviti e regali forzati. Ci ritroviamo con la casa che, priva di albero, sembra più spoglia ma più grande, e con un'esistenza che appare, allo stesso tempo, più vuota e più libera.

Con questo clima non ho voglia di fare granché, vado in letargo, sto bene in casa, esco solo se costretta - paventando locali affollati fra influenze e meningiti - reputando fastidioso rimanere all’aperto col vento di grecale che, come diciamo noi, “pela”. Ne approfitto per scrivere e fare ricerche per un nuovo romanzo, e non trovo nulla di male nel mettermi sul divano, con i gatti sulle ginocchia, avvolta nel plaid, a guardare trasmissioni che parlano di delitti, di attori e del prossimo Sanremo.

Dimenticate tutto quello che ho detto sul freddo che non c’è e la lana che non serve. Gennaio ha portato il generale inverno e si gela. Servono i maglioni che avevamo comprato l’anno passato senza usarli, servono i guanti, i cappelli e le sciarpe, accessori glamour capaci di trasformare qualsiasi triste giaccone in un look particolare.

E sono arrivati i saldi. La cosa migliore è uscire senza aver bisogno di niente, zittendo i sensi di colpa ad ogni acquisto. Inevitabile chiedersi per chi o per cosa si comparano tanti oggetti e la risposta è solo perché ci piace farlo.

Ho sentito che i must have di quest’inverno sono dei jeans, un cappello maschile, un cappotto, una borsa con la tracolla, un maglione. Bene, a parte il maglione, non ho seguito i diktat e ho comprato altri oggetti.

 

Ecco il cardigan rosa, benedetto chi lo ha voluto così lungo e coprente, speriamo che non passi mai di moda.

Ecco la maglietta con qualche accenno di leopardo, da portare sotto i maglioni, in casa e fuori.

Ecco il maglione di lana che sembra un poncho senza esserlo, per quel vago look Che Guevara che tanto NON mi si addice.

Ecco la tuta rosa blu, per stare sul divano o portare fuori il cane, da sola o in compagnia di qualche amico cinofilo.

Ecco i tronchetti, immancabili, che non slanciano ma sono talmente di moda da non poterne fare a meno, neri e con un po’ di tacco.

 

L’Epifania tutte le feste se l’è portate via
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Nero fuori e dentro

27 Dicembre 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #moda

 

Vesti la giubba e la faccia infarina”. Eh, sì, a volte i vestiti sono davvero giubbe da pagliaccio che bisogna indossare per poi infarinarsi la faccia con un sorriso mentre dentro non c’è un solo pensiero pensabile.

Natale è passato e scivoliamo verso il giorno più triste dell’anno: San Silvestro, in cui ci si rende conto di essere soli al mondo e che nessun volto e nessuna voce riuscrebbero comunque a colmare il vuoto e scacciare la malinconia.

Sopra a tutto questo malumore che cosa possiamo indossare per apparire, almeno da fuori, quello che non siamo e non saremo mai dentro?

 

 

Il giaccone grigio, sportivo, col cappuccio.

La maglia profilata di pizzo.

Il lupetto argento col collo morbido.

La maglia pelosa bianca, anche questa, come il lupetto, molto più lunga dietro che davanti.

La maglia di pizzo stile ottocento in tinta con lo stato d'animo.

Le sneakers  rialzate da terra, con i brillantini.

Le scarpe viola per fare sport che siamo troppo pigri e depressi per praticare.

Nero fuori e dentro
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In dirittura d'arrivo sul Natale

21 Novembre 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #moda, #unasettimanamagica, #postaunpresepe

In dirittura d'arrivo sul Natale

Siamo ormai in dirittura d’arrivo di questo Novembre che, come tutti gli altri mesi, sta volando. Ricordate quanto erano lunghi i mesi un po’ di anni fa? Soprattutto quelli anonimi, grigi e bui, come Novembre, Gennaio o Febbraio. Ora non più, ora volano, anche quando sono noiosi, quando non accade niente e le giornate si scorciano. Il tempo altalena tra freddo e vento caldo, davvero non si sa in che modo vestirsi, le zanzare pungono, la pioggia si trasforma in alluvione, la brezza in tromba d’aria, le scossette in terremoti che triturano interi paesi e distruggono il nostro patrimonio millenario, come se, davvero, “mille e non più mille”.

Certe temperature umide e sciroccose stridono con le luci di Natale che s’incominciano a intravedere nei centri commerciali, cattedrali omologate di un consumo globalizzato. Ma tant’è, le feste si avvicinano e, se non ci sono problemi gravi, val la pena celebrarle con tutti i crismi, magari cercando di ritrovarle – più che in un surplus di acquisti, cene, lustrini e parenti serpenti - nelle piccole cose sgualcite che profumano di ricordi.

Ad esempio quel bel tappeto di muschio su cui cammino in campagna potrà servire da base per il presepe che mi ostino a fare in questo Natale sempre più rarefatto, stilizzato, islamizzato fino a scomparire, come se ci vergognassimo delle nostre origini, delle tradizioni, di ciò che siamo. Quando, invece, niente scatena ricordi più belli dell’odore di borraccina secca, cavata da una vecchia scatola da scarpe terrosa. C’erano le mani di mia nonna e della mia prozia in quella scatola, a tirar fuori le solite lucine dell’anno prima, magari con qualche pisellino bruciato.

E poi, finalmente, anch’io nel 1969, decisi che volevo un presepe tutto mio:

“Quest’anno farò il presepe”, scrivevo il 13 dicembre, “e sto preparando le casine di cartone da mettere sui monti. Ho comprato delle statuine che rappresentano: la lavandaia, la nonna che fila, lo zampognaro, un uomo inginocchiato, il lattaio ed un giovane pastore che ha una pecorella sulle spalle. Comprerò altri personaggi. Ho anche delle pecore e degli agnelli e molti altri animali. Gesù Bambino, La Madonna e San Giuseppe non li ho dovuti comprare perché sono alla piccola capannuccia che ho sempre avuto e che ho sempre messo sotto l’albero di Natale.”

Mi accorgo che gli abiti e la moda stanno diventando un pretesto per parlare d’altro, di ricordi e di un mondo che non c’è più. La nostalgia alla mia età è una brutta bestia.

Vabbè, bando ai rimpianti e pensiamo a come vestirci, con un occhio alla temperatura ballerina e uno alle prossime, invitabili, occasioni sociali. Gli acquisti non sono molti perché ci sarà da spendere per le feste e fra poco arrivano i saldi.

Continua la serie delle camicette fantasia, cui si aggiunge quella in pizzo immacolato, materiale che sembra andare per la maggiore.

Ecco la maglia pelosa e bianca, con un fiocco sulla schiena. Chissà a cosa devo tutto questo improvviso candore?

Ecco un paio di cintoline pitonate, che possono sempre servire, nonostante, ormai, sia la pancia a tener su i pantaloni e non viceversa.

In dirittura d'arrivo sul Natale
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L'estatina dei Morti

25 Ottobre 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #moda

L'estatina dei Morti

Fine ottobre, si avvicinano i Morti, con le visite al cimitero, gli storni neri a nugoli nel cielo dei Lupi, i crisantemi e tutte le nuove tradizioni di zucche, streghe e fantasmi. Ricordo quando mio padre comprava i fruttini di marzapane a mia madre. Tanti anni fa, loro erano ancora fidanzati, i fruttini costituivano l’equivalente dell’odierno San Valentino. Ricordo anche che in questi giorni non si festeggiava, non ci si vestiva da streghe ma si commemoravano i defunti, si andava al cimitero a trovare i nonni che non c’erano più, ci si collegava alle radici della famiglia.

Io ho due cimiteri da visitare”, scrivevo il 28 ottobre del 1969, “uno è i Lupi e un altro è la Misericordia. Alla Misericordia ho un nonno e uno zio. Ai Lupi invece ho tanti cari. Innanzi tutto il mio fratellino, la mia bisnonna, uno zio e due nonni. Il mio fratellino è nato morto cioè si è strozzato con un cordone di carne che serviva a nutrirlo ancora in ventre. La mia bisnonna non la ho neppure conosciuta perché quando è morta, la mia mamma non era neppure fidanzata. Il mio zio è morto di un brutto male inguaribile, e pensare che non era mai stato colpito da un po’ di male. Quegli altri due nonni non li ho conosciuti. A Roma per ricordare i caduti in guerra c’è il milite Ignoto cioè hanno preso un soldato morto senza saperne il nome e l’hanno sotterrato, così tutte le mamme che hanno perso il figlio in guerra credono di averlo lì.

Eh, già… Il due novembre alla televisione non c’era mai niente di allegro, il lutto era lutto, durava un anno intero, durante il quale non si ascoltava la radio, non si guardava la tivù, non si andava a teatro né al cinema. Avevi il tempo di elaborare il dolore, di capire la perdita, di sentire la mancanza. Ora la morte è un tabù, va rimossa e, se tanto tanto ti azzardi a essere triste troppo a lungo, t’imbottiscono di antidepressivi.

Ormai è tutto diverso, fa caldo, dobbiamo arrenderci al fatto che l’autunno arriva ma poi va via di nuovo, che l’estatina dei Morti diventa una perenne indian summer dalle punte quasi soffocanti, dove ti ritrovi sudata, stanca e pinzata dagli insetti. Per questo, forse, i bei maglioni di lana, le sciarpe e gli impermeabili che s’indossavano da bambini nei primi mesi di scuola risultano importabili e si va verso un appiattimento nel vestiario senza più stagioni. La lana, diciamolo, sta scomparendo dagli scaffali e dai nostri guardaroba, molto meglio coprirsi a strati.

Ed ecco, infatti, due camicette che un tempo avrei riservato alle sere d’estate, una nera e una a fiori, ecco due spolverini leggeri, uno grigio profilato e l’altro blu elettrico, a sostituire trench e paletot, ecco la maglia in lurex viola, (sebbene, dopo una certa età, sia meglio non esagerare con i lustrini), ecco la maglietta grigio azzurra con la scritta davanti, leggera e adatta a qualsiasi tempo, ecco le scarpe sportive disegnate.

Per finire, a sorpresa, i sandali bianchi, essenziali, indispensabili. Della serie “me li ritrovo l’anno prossimo”, se ci arrivo.

L'estatina dei MortiL'estatina dei Morti
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Di vecchie ciccione, armadi e passeggiate nel bosco

10 Ottobre 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #moda

Di vecchie ciccione, armadi e passeggiate nel bosco

Autunno, arrivato all’improvviso e per davvero. Non mi dispiace, ogni stagione ha il suo fascino, specialmente se è vissuta a pieno. Tempo di passeggiate nei boschi, di funghi, di castagne, di cambio degli armadi. Ho svuotato e buttato via con decisione tutto quello che non mi piace e non mi sta più bene. Continuo a prendere peso, sono curvy, in realtà qualcuno ha detto pane al pane e mi ha pure chiamato “vecchia cicciona”, perciò ho bisogno di forme fluide, lunghe, avvolgenti.

Certe serate in città da sola, col tramonto che incendia le gru del porto, certi pomeriggi a passeggio con cani e amici, mentre il bosco profuma di erba e pino, riconciliano con la vita, fanno dimenticare i brutti pensieri. Se il mio cane mi corre incontro con gli occhi stellati, se amici e famiglia stanno bene e sono sereni, tutto va a posto anche per me.

Vediamo, dunque, fra acquisti e regali di compleanno, cosa c’è di nuovo nell’armadio.

La camicia trasparente, in una fantasia vagamente hippy, mitigata dal grigio.

La camicetta a piccoli fiori marroni e azzurri. Penso che potrò indossarla comodamente anche sotto i pullover, invece delle solite tristi magliette di cotone.

Il cardigan marrone che sostituisce lo spolverino e nasconde le forme.

La collana che unisce silver, oro rosso (tanto cool), e nero, portabile con tutto.

I jeans sfrangiati alla vita e alle caviglie. Almeno un paio per stagione vanno comprati, magari con qualche piccolo dettaglio a diversificarli da tutti gli altri che già abbiamo. Ormai li prendo solo elasticizzati perché non sopporto di sentirmi costretta.

Il golf beige, lunghissimo, praticamente un vestito, col collo alto morbido e dei piccoli bottoni ai polsi.

Il pull bianco, semplice, luminoso, caratterizzato solo dal fatto di essere più lungo dietro.

La felpa sportiva bianca, essenziale, purissima, che, con un po’ di coraggio, può reinventarsi come giacca.

Il piumino effetto denim. Ebbene sì, sono capitolata anch’io, dopo aver provato quello nero (ricordate?) l’ho trovato talmente comodo e leggero da non poterne più fare a meno.

(Ciao a tutti e perdonate le foto che, lo so, sono terribili.)

Di vecchie ciccione, armadi e passeggiate nel boscoDi vecchie ciccione, armadi e passeggiate nel bosco
Di vecchie ciccione, armadi e passeggiate nel bosco
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La valigia blu

20 Settembre 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #moda

La valigia blu

Normalmente le “fescionblogghe” che si rispettano scrivono un post sulla valigia che stanno preparando. Io non ho avuto tempo prima di partire e così vi posso solo raccontare, ora che sono tornata, che cosa avevo scelto e come mi sono trovata.

Contrariamente alle mie abitudini, non ho portato abiti interi, anche se sono andata in un luogo molto caldo. Ho puntato su pantaloni leggeri e gonne fresche e mi sono concentrata su un colore, il blu, in tutte le sue sfumature, dal celeste all’indaco, con abbinamenti prevalentemente di bianco. Tessuti che non si stropicciano, camicette che vestono senza ostacolare, un paio di accessori azzeccati in tinta e il gioco è stato fatto. Molto pratica ma femminile. Mi sono trovata bene e senza sprechi, senza oggetti che non sai perché ti sei portata dietro.

Di seguito vi propongo alcuni nuovi acquisti, presi prima, dopo, e persino durante, il viaggio.

La camicetta rossa, che illumina, riveste e non si stira.

La canotta bianca lavorata, un po’ troppo larga, tende a ingrassare: ho risolto annodandola su un fianco.

La borsa da mare con àncora, in stile marinaro.

Il copricostume bianco, chic e di moda.

La maglia rosata, semplice e scivolata, a coprire i chili messi su in vacanza.

La camicia bianca, in tessuto molto easy e con cerniera, un classico rivisitato che può trasformarsi anche in capo importante e risolvere occasioni formali.

E ora vi dico che si torna volentieri anche a casa, che la stagione ha un suo fascino struggente, che ogni mese ha la sua luce da godersi, che mi piace questo periodo di morte e rinascita, i negozi che riaprono, la ripresa delle attività normali - ché non si può vivere di solo mare e divertimenti - il ricordo di quando a scuola si andava per san Remigio, non c’erano zanzare e si portavano impermeabile ed ombrello. L’autunno era autunno, allora. Ma forse tutte le cose erano quello che dovevano essere, ormai è tutto veloce, sovrapposto, globalizzato.

La valigia blu
La valigia blu
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Come se fosse l'ultima

11 Agosto 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #moda

Come se fosse l'ultima

Vivo questa estate come se fosse l’ultima. Non pensate a cose eclatanti o a incontri mondani. Niente aperitivi etc. etc. Sto solamente rispolverando tutte le vecchie, personali tradizioni, tutti i riti collegati alla bella stagione che ho accumulato negli anni. Visti da fuori non hanno nessuna attrattiva e, in parte, molti li avevo anche accantonati. Ora li riesumo, come quegli abiti che non hai il coraggio di buttare perché hanno il profumo dei ricordi più cari.

Parlo di un pomeriggio sonnolento in Fortezza, sui pratini sterrati; parlo di camminare la notte per le strade del centro, sentendo l’asfalto che ribolle sotto la gomma delle infradito e i cassonetti che esalano odori forti; parlo di un frate del mercato, gonfio e bollente, che ti lascia tutta la bocca sporca di zucchero; parlo di una pizza da Ughino, quando finisce Effetto Venezia e ci si riappropria dei Fossi.

Poi ci aggiungo altre consuetudini, altri “mi piace” legati ai nuovi spazi, alla nuova vita di adesso, come leggere un libro di ritorno dal mare, con l’usciale del terrazzo aperto e il vento leggero a rinfrescarmi prima di cena.

E, intanto, penso alle vacanze, a che mettere in valigia. Di certo quasi tutti gli ultimi acquisti: c’è chi porta in viaggio le cose più vecchie e consumate, per quello ho già me stessa e allora incigno.

A proposito di questi termini, usciale, incignare, ribollire sono parole che usiamo dalle mie parti dove il sì suona, e suona talmente bene che non sbaglia mai. Andate sul dizionario e vedrete che il toscano, al quale, invecchiando, sempre più mi lego - la bella lingua di mia nonna e della mia prozia - è italiano purissimo e primigenio.

E ora le novità nel guardaroba.

Il top con le maniche scese sulle spalle, sembrava dovesse essere la moda di quest’anno ma in giro, a dire il vero, se ne vedono pochi, quindi l’ho preso più come pezzo originale che di tendenza. A proposito, queste canotte lunghe dovrebbero essere portate, come fanno le giovani, con pantaloncini corti alla stessa altezza: il risultato è una frotta di ragazzine tutte uguali che girano con apparentemente indosso solo la maglia. Io che sono nonna mi sono inventata una maniera per coniugare l’età con la moda: le abbino a pantaloni oppure a gonne sotto il ginocchio delle quali resta visibile solo una striscia.

La canotta celeste semplicissima, appena un poco più corta davanti, che sta bene col denim.

La canotta bianca, in tessuto simile all’organza ma sintetico, un classico che risolve tanti problemi.

E… infine… scarpe scarpe scarpe!!! La mia passione, la passione di tutte noi. Due sandali caratterizzati da un minimo di zeppa, che avrei preferito con meno lustrini ma mi sono dovuta adattare a quello che ho trovato.

Speriamo di non risentirci tanto presto, perché non è proprio il caso che io compri altra roba almeno per ora. Ciao!

Come se fosse l'ultima
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Tempo d'estate

31 Luglio 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #moda

Tempo d'estate

Fine luglio, tempo di mare, di piscina, di cene in terrazza, di notti di festa nei quartieri, di ristoranti a picco sugli scogli. La voglia di viaggiare comincia a farsi sentire, sottilmente. Sono logorata dentro da troppi pensieri che vorrei lasciarmi alle spalle per un po’ ma so già che non ci riuscirò. E si compra, sperando (e un po’ anche temendo) di avere occasione di sfoggiare.

La camicetta plissettata, in quel tessuto al quale ormai mi sono affezionata perché non si stira. Queste nuove bluse rivestono molto più delle magliette di cotone, sono pratiche ed eleganti, me le sento bene addosso, non si ritirano né sformano quando le lavi.

Un’altra con le maniche più lunghe, a fiorellini bu, colore che odiavo e, invece, quest’anno prediligo, forse perché è di moda, forse per via di un cambiamento interiore che darà i suoi frutti prima o poi.

I pantaloni ocra, un classico che non si sbaglia mai a indossare.

Due costumi che qui, fra morchia a denti di cane, si consumano facilmente e bisogna comprarne almeno un paio ogni anno. Anche se sono inflazionati, mi piacciono quelli con gli smerli tanto romantici. Ne ho scelto uno a fiori e farfalle e un altro a coda di pavone.

Un paio di shorts comodi. Non mi piace mostrare il ginocchio da elefante vizzo ma mi occorrono dei calzoni corti, specialmente in vista del prossimo viaggio al caldo.

Per finire, gli accessori: un braccialettino azzurro e una collana a grandi fiori rossi, capace da sola di trasformare il più semplice dei top in un abbigliamento glamour.

Buona estate a tutte.

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Un tocco vintage

12 Luglio 2016 , Scritto da Patrizia Poli Con tag #poli patrizia, #moda

Un tocco vintage

Finalmente fa caldo come piace a me, però l'umore non è dei migliori, i rapporti con la gente sempre più difficili, così ho deciso di pensare a me stessa senza tanti sensi di colpa.

Nonostante i saldi, con questa temperatura in città si va meno spesso, gli acquisti non sono molti e il portafoglio ringrazia.

Anyway, ecco due foulard, in tinta unita, da abbinare ai top fantasia.

Ecco la camicetta fiorita, con la manica tre quarti, in un tessuto che non si stira e si asciuga subito. Non è il massimo per la traspirazione, ma, se la metti a palla dentro uno zaino, non prende una grinza.

Ecco i pantaloni blu classici che in un guardaroba pratico non possono mancare.

Ecco la vestina della nonna rivisitata in chiave moderna, più corta davanti e con un incrocio che lascia scoperto un piccolo triangolo di schiena.

Ecco, infine, la borsa vintage, non comprata da nessuna parte ma tirata fuori dall'armadio della mamma. Pura lucertola, ancora lucida e splendente dopo cinquanta anni, molto adatta per la sera.

Bei tempi quando mamma la portava infilata sul braccio e uscivamo a passeggio insieme, lei col tailleur ed io col vestitino di pizzo bianco.

Un tocco vintage
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